venerdì 17 marzo 2023

The Whale e l'eutanasia della classe media

 

 

di Francesco Simoncelli

I film, per quanto mi riguarda, sono una buona fonte d'ispirazione. La cinefilia è una delle mie passioni durante il tempo libero e devo ammettere che alcune pellicole meritano d'essere citate anche per descrivere aspetti sociali molto più ampi rispetto all'intento (probabile) originale del regista. Non è un caso, infatti, che sul blog trovate il tag "cinema". Di recente ho potuto ammirare l'ultima opera del regista Aronofsky, il quale aveva già dato prova di non essere un semplice mestierante ma di "avere qualcosa da dire". Ecco è quest'ultimo dettaglio che permette a determinati artisti di emergere rispetto ad altri e di venire apprezzati per le capacità che riversano nei loro affreschi cinetici. Darren Aronofsky, infatti, aveva stupito con L'albero della vita e Il cigno nero, ma ritengo che il suo estro sia stato consacrato con il fenomenale Madre!. Se nei primi due la linearità della narrazione presentava al pubblico opere di potere magnetico straordinarie, soprattutto il secondo dove l'intensità dello sguardo finale della Portman sfonda la quarta parete e fa a pezzi la psiche dello spettatore, nel terzo l'ermetismo e la metafora dell'ispirazione trattano con maestria il duro lavoro di chi ha fatto della proliferazione delle idee la sua professione. È un eccitante compito di costruzione, ma, poi, quanto si deve dare al pubblico e quanto si deve essere originali? Esseri "servi" di chi guarda o legge, oppure presentare sempre e comunque i propri punti di vista con tutte le conseguenze del caso (soprattutto essere incompresi)? Inutile dirlo, questo è un dilemma che attanaglia sempre i creatori di contenuti.

Nonostante nella sua nuova pellicola, The Whale, si torni alla linearità della narrazione, ciò non la rende meno intensa e apprezzabile rispetto alle altre. La prova è il fatto che sono qui a scriverne. Il film narra la storia di Charlie, un uomo di mezza età affetto da grave obesità e che, arrivato molto probabilmente al capolinea della sua vita, vuole redarre il suo testamento. Sì, The Whale è la storia toccante di un suicidio. Le ultime volontà del protagonista non vengono incise su carta, come canonicamente accade, ma nella ricostruzione (o il tentativo) dei rapporti con quelle persone che più ritiene importanti. I movimenti di macchina non anticipano gli attori, ma li accompagnano sottolineando l'imparzialità del regista che narra la storia. La fotografia poi, per quanto possa essere cupa e claustrofobica per far immedesimare ancor di più lo spettatore, non tanto nel problema fisico del protagonista, ma nello stato d'animo dello stesso, è studiata per sorprenderlo al "momento giusto". Tecnicamente superbo, quindi.

Ma qual è il tema che m'ha spinto a parlarvene, cari lettori? Sebbene il seguente non sia uno SPOILER importante della trama, resta sempre un elemento cardine del susseguirsi degli eventi e di conseguenza potrebbe essere inteso come tale. Chi ancora non ha visto il film, e sì, al di là delle pubblicità superficiali che se ne fanno a riguardo vale davvero la pena andare al cinema (chi ancora avesse dubbi a riguardo è pregato di vedere Hugo Cabret di Scorsese), può adesso saltare la lettura di questa sezione e andare direttamente alla prossima.

A un certo punto della trama scopriamo che Charlie, il protagonista e interpretato da Brendan Fraser, ha una figlia e con la quale vorrebbe ricostruire un rapporto visto che l'aveva abbandonata alla tenera età di otto anni. Spesso si dice che da tanto amore, se infranto, può nascere un odio proporzionale, e molto probabilmente questo è il caso della figlia di Charlie, Ellie e interpretata da Sadie Sink. Lei, infatti, riversa in ogni aspetto della sua vita astio, rancore e rabbia... soprattutto in tutto ciò che riguarda le relazione dirette e indirette col padre, come la letteratura ad esempio visto che Charlie è un insegnante. Una nota a margine deve essere dedicata alla trattazione che se ne fa di Moby Dick di Melville, visto che viene inquadrato dagli occhi di un'adolescente che, a causa di rancori personali e incapacità della scuola di stimolarne il pensiero critico, lo ritiene spazzatura. L'opera di Melville è in realtà un trattato su Dio e l'uomo, e questo Aronofsky lo sa dato che la tematica religiosa era già stata presentata in Madre! e L'albero della vita. Infatti, in una scena iconica di The Whale, quando Charlie capisce che deve uscire dagli schemi canonici della scuola moderna se davvero vuole essere un vero insegnante, in un moto di rabbia suggerisce alla sua classe di mandare al diavolo i canoni estetici ed effimeri richiesti dalla maggior parte dei professori e pensare con la propria testa. Ovverosia, essere onesti e sinceri, e se qualcosa non piace dirlo apertamente.

Su queste pagine tale critica è stata trattata molte volte attraverso gli scritti del grandissimo John Taylor Gatto, ma non è con la rabbia che deve essere affrontata (come invece fa Charlie), bensì con consapevolezza. È giusto incentivare onestà e sincerità in ambito istruttivo, ma è altrettanto istruttivo arrivare a chiedersi “Ma cosa vuole dirMI l'autore?”. In questo modo, cari lettori, capirete istintivamente se gli artisti con cui vi interfacciate hanno davvero qualcosa da dire oppure no, e allora sì che possono essere relegati nella pattumiera della letteratura. Non è un caso che tempo fa, su queste pagine, anche io abbia rielaborato in chiave economica il capolavoro di Melville.

Ma ritorniamo all'ispirazione che ha dato vita a questo mio pezzo. Per convincere la figlia a stare in sua compagnia, e quindi tentare di ricucire un rapporto lacero, Charlie le offre in cambio tutti i suoi risparmi: la "bellezza" di circa $100.000. Cruciale la seguente battuta: “Tanto io li spendo solo per il cibo e pochissime altre cose”. Al di là delle motivazioni sentimentali, genitoriali ed emotive, al giorno d'oggi una persona deve arrivare praticamente a morire se vuole essere un risparmiatore. Infatti Charlie sa benissimo quanto gli verrebbero a costare le cure mediche di cui avrebbe bisogno e decide quindi di rinunciarvi. Non solo, ma egli fa parte della classe media visto che, oltre ad avere un lavoro come tale, è proprietario dell'abitazione in cui vive. Per quanto egli voglia suicidarsi per ragioni personali, in realtà "viene suicidato" a livello economico da un sistema monetario fiat che gli impedisce d'essere un latore di benessere e prosperità attraverso il risparmio. Anzi, è costretto a essere un risparmiatore forzato a causa della manomissione dei segnali economici da parte dei pianificatori centrali: in un contesto in cui tassi artificialmente bassi hanno spinto investimenti improduttivi e inflazione dei prezzi erode progressivamente il potere d'acquisto di chi utilizza la valuta fiat, la classe media viene silenziosamente derubata a livello economico e ciò ha inevitabili ripercussioni sulla sfera sociale. Rabbia, nevrosi e irrequietezza imperversano in tutta la pellicola di Aronofsky, così come accade nella vita reale, e la maggior parte delle persone non riesce a capire da dove derivi questa ondata di sentimenti negativi.

Da dove deriva? Dall'incomunicabilità tra individui, che non è solo a livello sociale ma soprattutto a livello economico. La valuta scoperta usata oggi negli scambi impedisce una comunicazione onesta e genuina, impedendo così un flusso sostenibile di segnali economici e di conseguenza un'allocazione corretta delle risorse economiche scarse. A cascata si sviluppano deformazioni nella struttura di produzione che infine portano a situazioni economiche insostenibili per lo status quo, ma che vengono forzatamente tenute in piedi per motivi clientelari. Una staticità imposta a un processo di mercato che invece è dinamico. I processi di aggiustamenti, come Charlie che cerca di risparmiare rinunciando a quasi tutto, sono il tenace tentativo del libero mercato di correggere le deformazioni introdotte dalla pianificazione centrale e dal suo interventismo. Inutile dire che i keynesiani considererebbero Charlie come un "disgustoso" accaparrattore e ironizzerebbero sulla sua stazza proprio per portare avanti tale punto. D'altronde era così che Keynes sostanzialmente giustificava la cosiddetta "eutanasia del redditiero" e Charlie, oggi, è la vittima perfetta di questo assassinio.


CHARLIE, “DISGUSTOSO” REDDITIERO

Il protagonista di The Whale, infatti, è il protoipo perfetto della classe media, la quale viene attualmente saccheggiata affinché l'apparato di comando/controllo costituito dall'accoppiata banche centrali e stati possa continuare a sopravvivere. Keynes, per giustificare tale sopravvivenza, se ne uscì con il cosiddetto Paradosso della parsimonia, dove affermava che se gli individui nell'economia nel suo insieme cercano di aumentare il risparmio aggregato, non solo non avranno successo, ma potrebbero anche ridurre la produzione aggregata, il reddito e l'occupazione. Questo perché un aumento del risparmio a un dato livello di reddito aggregato significa una diminuzione del consumo e, con una diminuzione del reddito aggregato, le persone avranno più difficoltà a risparmiare, implicando una conseguente diminuzione dei risparmi aggregati nell'economia. Secondo Keynes: “Ogni tentativo di risparmiare di più riducendo i consumi influirà sui redditi a tal punto che il tentativo fallirà necessariamente da solo”.[1] Secondo questo modo di pensare, mentre il risparmio può aprire la strada alla ricchezza per un individuo, se la nazione nel suo insieme decide di risparmiare di più, il risultato può essere la povertà per tutti.[2] Da qui la giustificazione per le autorità, monetarie e fiscali, affinché rendano disponibile "capitale" a buon mercato in modo tale da "stimolare" l'attività economica, cosa che, nel processo, diluisce il potere d'acquisto della valuta di riferimento e crea carenze (artificiali) diffuse.

L'intervento sistematico del sistema bancario centrale è causa dei ricorrenti cicli di boom/bust. Ad esempio, quando si percepisce che l'economia non si espande "abbastanza rapidamente", la banca centrale allenta la sua posizione monetaria e questo alimenta l nascita di bolle insostenibili. Il boom risultante è in realtà un'allocazione errata delle risorse economiche scarse. A causa dei tassi d'interesse artificialmente bassi, le imprese decidono d'avviare vari progetti che prima della politica monetaria accomodante non erano considerati fattibili. Una volta che il boom viene percepito come "troppo forte", la banca centrale restringe la sua posizione monetaria e ciò va ad intaccare principalmente suddetti progetti innescando il processo di bust. Una volta che la crisi diventa troppo "dolorosa", la banca centrale allenta nuovamente la sua posizione monetaria, mettendo in moto un nuovo boom. Pertanto il processo d'intervento sistematico del sistema bancario centrale genera nuovi boom a cui seguono, poi, i bust.[3]

Il risparmio, infatti, è arrivato a essere considerato, nell'accezione comune, come una perdita dato che indebolisce il flusso della spesa e di conseguenza la crescita economica complessiva. Ma non è così. Quando un agricoltore produce dieci pomodori e ne mangia uno, il suo risparmio è di nove pomodori. Con i pomodori risparmiati, poi, può decidere di farci ciò che vuole: usarli per sostenersi durante la settimana successiva, scambiarne alcuni con altri beni di consumo, oppure scambiarli con beni di capitale che miglioreranno la sua semina. In quale fase di questo processo il risparmio causa una "perdita" e, quindi, un calo dell'attività economica? Al contrario, il risparmio è proprio ciò che sostiene l'attività economica.

Quando l'agricoltore scambia il suo pane con sedie o maglie, ad esempio, accresce il suo benessere e quello del calzolaio o del falegname. Sono i pomodori risparmiati che sostengono la sussistenza di quest'ultime due figure, permettendo loro di continuare a produrre ciò che meglio producono (es. vantaggio comparato). Inoltre se l'agricoltore decide di scambiare i suoi pomodori con beni di capitale che migliorano la qualità della sua coltivazione, la produttività sarà la prima cosa che ne beficierà e, quindi, la quantità di prodotti che successivamente potrà offrire sul mercato. In parole povere, l'agricoltore potrà  risparmiare di più e acquisire una maggiore varietà di beni e servizi. Anche se "tutti" decidessero di aumentare il proprio livello di risparmio, come ciò potrebbe abbassare il ritmo dell'attività economica? In realtà una maggiore produzione di beni non farebbe altro che sostenere una maggiore domanda di beni, dopotutto quando un agricoltore produce i suoi beni di consumo agricoli non li usa tutti per il suo consumo personale. La maggior parte viene scambiata con altri beni e servizi di cui ha bisogno e, quindi, la sua produzione gli consente di acquisire altri beni e servizi.

Quando, poi, un qualsiasi produttore di un bene di consumo scambia i suoi beni risparmiati con denaro, fornisce comunque all'altro produttore i suoi beni risparmiati. Il denaro ricevuto da quest'ultimo è interamente coperto dalla sua produzione non consumata. Ogni volta che le persone acquistano beni di capitale, come i macchinari, trasferiscono denaro a quegli individui che li fabbricano ed essi possono scegliere se scambiarlo con beni di consumo o servizi. Chi presta i propri servizi come fa Charlie attraverso la sua attività d'insegnante, e che riceve il denaro, potrebbe a sua volta scambiarlo con beni di consumo e servizi, ecc. Senza il mezzo di scambio indiretto non potrebbe esserci alcuna economia di mercato sofisticata e quindi nessuna divisione del lavoro, tuttavia è utile ricordare anche che il mezzo di scambio non è il mezzo di pagamento: gli individui pagano con i beni e i servizi che producono, non pagano con il denaro in quanto tale. Il denaro facilita solo i pagamenti e consente di scambiare i beni di uno specialista con i beni di un altro specialista.

Tramite il denaro un individuo può incanalare il risparmio, cioè i beni di consumo non consumati, verso altri individui, il che a sua volta consente l'ampliamento del processo di creazione di ricchezza reale: “Il denaro, di per sé, non può essere consumato e non può essere utilizzato direttamente come bene nel processo produttivo. Il denaro di per sé è quindi improduttivo; è stock morto e non produce nulla”.[4]


ABBONDANZA ILLUSORIA, CARENZA REALE

Ora vediamo le implicazioni di quanto detto finora nel mondo reale. Prendiamo ad esempio il caso italiano, dove possiamo notare dalle più recenti statistiche che il reddito disponibile personale è rimasto su un percorso rialzista costante e sostenuto. Di conseguenza questo semplice fatto potrebbe portare a pensare che gli individui hanno a disposizione risorse monetarie non indifferenti grazie alle quali poter permettersi di sopperire alle difficoltà fiscali dello stato italiano. Questo, inutile dirlo, significa avvalorare le proiezioni del DEF secondo cui sono veritiere le aspettative di entrate in ascesa per sopperire a una spesa pubblica cavalcante.

Reddito disponibile personale in Italia. Fonte: Trading Economics

Certo, il reddito disponibile è aumentato nell'aggregato, e questo è quello che si vede... cos'è che non si vede? Inutile dire che la spesa al consumo è ritornata ai livelli pre-crisi sanitaria, quindi una buona parte del reddito deve per forza di cosa ricadere in questa voce per sostenere la vita delle persone. Parallelamente a questo fatto c'è quello legato al risparmio personale, il quale, in soli due anni, è crollato da circa il 20% a circa il 7%. E vorrei soffermarmi sulla rapidità di questa discesa, perché dagli anni 2000, dove si attestava inizialmente a circa il 14%, ha impiegato una decina d'anni prima di arrivare a un minimo di circa il 6%. La velocità con cui è colato a picco questo parametro è a dir poco sconcertante, data l'importanza che esso ha nel tessuto economico come spiegato nella sezione precedente. Quindi, a parte la breve e momentanea parentesi del lockdown, gli italiani sono tornati al loro vecchio modus operandi: vivere di busta paga in busta paga

Risparmio personale in Italia. Fonte: Trading Economics

Non solo, ma a ciò s'è aggiunto il problema dell'inflazione dei prezzi a doppia cifra. Anche qui, i media generalisti si fermano solo a "ciò che si vede": l'inflazione (dei prezzi) generale è in discesa questo mese. Poi, però, se si vanno a guardare le singole voci, ci sono aumenti a DOPPIA cifra (soprattutto nei beni alimentari!). Senza contare che la tendenza dei prezzi al consumo di fondo rimane in ascesa, parametro che fino all'altro giorno era considerato sacro in quanto a precisione statistica. Ma al di là di ciò, il paravento del calo generale viene attribuito alle bollette... o almeno al loro presunto calo. A parte il fatto che la materia energetica, in particolare il gas, è ancora 4 volte superiore alla media in passato, e probabilmente si assesterà intorno ai €30 prima di ripartire, dal mese prossimo scattano i rinnovi delle tariffe contrattuali e lì gli aumenti sono consistenti. Ancora una volta, quindi, la statistica ufficiale deve sgonfiare artificialmente la situazione e confondere intenzionalmente le acque per dare l'impressione che tutto vada bene.

Prezzi al consumo di fondo in Italia. Fonte: Trading Economics

Quel che rimane del reddito personale disponibile, poi, deve essere ulteriormente dirottato a ripagare i debiti che nel corso del tempo sono stati contratti dagli italiani. Si passa dalla semplice rata per comprare beni di consumo a quella del mutuo per una casa, ma la realtà è che l'indebitamento da parte delle famiglie italiane è arrivato ai massimi storici: più della metà del loro reddito disponibile. E su questo punto possiamo aggiungere un elemento interessante che riguarda esattamente i beni "durevoli", o presunti tali, che nel tempo hanno visto peggiorare il loro ciclo vitale e che sono stati acquistati sempre più di frequente con rate e finanziarie. E questo fenomeno, la cui esistenza viene ammessa indirettamente dal seguente articolo di giornale, si sta legando a un altro tanto caro al WEF, ovvero quello della perdita dei diritti di proprietà, in un processo d'impoverimento deliberato e ricercato da parte delle autorità europee. La migliore arma che ha l'essere umano è la mente. Da tre anni a questa parte è necessario averla affinata ancora di più. Chi l'ha fatto e lo fa ancora ha un vantaggio assoluto, in termini di scelte e posizionamenti, rispetto a tutti gli altri. E bisogna approfittarne senza pietà degli sprovveduti, di coloro che liquidano il pensiero critico come "sovversivo", di coloro che liquidano le conclusioni logiche come "teorie del complotto", dei feticisti dell'empirismo, dei venditori di realtà uniche con tanto di retorica fumosa. È in atto una guerra per le menti, il corpo e la proprietà delle persone, e l'ultima cosa che dovreste volere è che la vostra "arma" s'inceppi.

Indebitamento delle famiglie italiane in rapporto al reddito. Fonte: Trading Economics

Senza contare, poi, che c'è un altro aspetto che spesso viene soprasseduto: le ore di lavoro impiegate per ottenere i beni di consumo o di capitale. A fronte di una tecnologia e funzionalità che non hanno fatto considerevoli passi in avanti rispetto a determinati beni del passato, oggi sono necessarie più ore di lavoro per entrare in possesso di beni che in passato richiedevano un impegno lavorativo inferiore. E anche ciò contribuisce a diffondere desertificazione industriale, impoverimento generalizzato e chiusura di attività. Come giustificare altrimenti l'inattività dei policymaker che si presume, sulla carta, debbano essere i primi a preoccuparsi di una situazione peggiorativa incalzante? Infatti le piccole e micro imprese continuano a sparire a ritmo preoccupante nell'indifferenza generale della classe dirigente. Quelle che tentano di resistere sono costrette a ricorrere a qualsiasi mezzo pur di sopravvivere, compresa l'usura, e questo vuol dire anche dover pagare le imposte. L'Italia, inutile dirlo, si sta incartando su sé stessa a causa di tutte le deformazioni economiche che si sono susseguite nel tempo e che ne hanno caratterizzato il tessuto economico, creando una cancrena incalzante che dapprima ha agito in background ma che adesso è emersa in tutta la sua concreta devastazione. E qual è la risposta delle autorità di fronte a questa crisi? Assumere più dipendenti pubblici. Più dipendenza, meno decentralizzazione e più ricattabilità. Per quanto si voglia assecondare l'agenda del WEF riguardo la visione di un futuro distopico, l'Europa è stata praticamente spogliata, a livello industriale e finanziario, di tutto quello che la rendeva un continente prospero. Ecco perché i piani di un Grande Reset si trasformeranno in un Grande Default.

È utile focalizzarsi sull'Italia perché rappresenta una bomba a orologeria finanziaria, una delle più grandi in Europa, e un esempio empirico perfetto per dimostrare la volontà subdola e sagace dei pianificatori centrali di approvare quantità crescenti di comando/controllo pur di far sopravvivere ancora un giorno in più l'attuale status quo. E non è un caso che la proprietà immobiliare venga attaccata senza mezzi termini ultimamente. Rimpacchettare questi titoli tossici in nuovi prodotti finanziari non elimina il problema, ma lo trasferisce al prossimo idiota di turno. Nel caso in particolare il sistema TARGET2 sotto forma di garanzie in bonis a fronte di ulteriori prestiti. La vicenda del "superbonus" è l'ennesimo esempio di ciclo boom/bust descritto fino alla nausea dagli Austriaci, dove l'espansione del credito stimola domanda aggiuntiva di mezzi fiduciari a fronte di un'offerta immutata di beni. In sintesi, l'abbondanza di credito si scontra con la scarsità di elementi costitutivi l'oggetto della costruzione (nel nostro caso materiali edili) e il risultato sono prezzi in aumento e mismatch progressivi nella struttura di produzione. Abbiamo vissuto una crisi immobiliare in stile 2008 tutta nostra, per così dire, e i crediti incagliati risultanti sono il prodotto tossico della cultura devastante del denaro fiat. Inutile dire, quindi, che ulteriore ingegneria finanziaria non farà altro che esacerbare il problema.

Ma non è finita qui, perché c'è un altro aspetti dell'inflazione dei prezzi che ancora non abbiamo considerato e va ad avvalorare ulteriormente la tesi fin qui portata avanti: essa è un mezzo attraverso il quale le autorità sottraggono di nascosto e indebitamente la ricchezza altrui: le rivalutazioni delle pensioni. Attenzione, rivalutazioni LORDE all'inflazione, ma che non ne pareggiano nemmeno il tasso reale. Ma al di là di ciò, l'ulteriore truffa è servita: ridistribuzione arbitraria da chi ha versato di più. Chi fosse abbastanza comunista da pensare che un simile approccio sia "giusto", no ha la minima idea di cosa sia la formazione del capitale, l'imprenditoria e la creazione di ricchezza reale. È da Adam Smith che è pacifico come l'appiattimento verso il basso della società stimola l'impoverimento generalizzato e non la prosperità (con relativa fuga di capitali). Le pensioni sono il più grande schema Ponzi mai ideato nella storia dell'economia.

In conclusione, o le banche centrali non servono a niente, oppure hanno pieno potere di quel che fanno e lo stanno facendo accadere. Lo scoppio d'inflazione dei prezzi, e il suo perdurare, rappresentano la pistola fumante o dell'inutilità del sistema bancario centrale (e la sua fantomatica promessa di stabilità dei prezzi), o della sua intenzionale volontà di affossare porzioni specifiche della società (e il dolo associato). In entrambi i casi si tratta di comportamento criminale. Prima si comprenderà questa verità, e si agirà di conseguenza, prima si smetterà di perdere tempo e denaro dietro alle illusioni che continua a spacciare nei mercati. Perché avere fretta di comprendere questa verità? Perché l'inflazione dei prezzi è un fenomeno CUMULATIVO. Detto in parole povere, le letture di un mese si cumulano a quelle di quello precedente e così via. Ricordate: la creazione artificiale di denaro non è mai neutra, influisce negativamente sui salari e sui risparmi e avvantaggia lo stato. Questa tassa nascosta danneggia sempre la classe media e rende più difficile investire e risparmiare per il futuro. La tesi degli interventisti, però, ci dice che la spesa pubblica torna alla società e quindi è positiva. Sulla carta, sicuro, nei fatti, invece, la realtà di tutti i giorni ci indica l'amara verità: la spesa pubblica non rafforza la crescita, o la produttività, ed è un massiccio trasferimento di ricchezza dal produttivo all'improduttivo. Quando si crede alla narrativa secondo cui lo stato elargirà roba gratis facendo pagare di più ai ricchi, state dicendo allo stato che voi siete quei ricchi a cui può prendere. Quando si chiede più stato, questo è ciò che si ottiene: una confisca rapace che incolpa di tutti i problemi sempre coloro che investono, risparmiano e creano posti di lavoro, mentre assolve quella stessa burocrazia che si viene a creare e che dovrebbe fornire i servizi promessi (ma non lo fa).

La narrativa interventista è cercare di dirvi che tutto è responsabile dell'inflazione dei prezzi tranne l'unica cosa che li fa salire tutti all'unisono: stampare denaro ben al di sopra della domanda. L'inflazione dei prezzi è cumulativa e ciò significa che è in atto un impoverimento progressivo e incalzante.


CONCLUSIONE

Il film The Whale è in sé un ottimo film e, indirettamente, Aronofsky ha sottolineato il malessere della classe media: per quanto possa essere vista come "disgustosa" accaparratrice, in realtà sta morendo lentamente e inesorabilmente sotto i colpi di un'inflazione dei prezzi voluta, alimentata e resa strutturale. Charlie è la rappresentazione della classe media e delle sue difficoltà finanziarie, mentre Thomas, personaggio che entra di prepotenza nella vita di Charlie e interpretato da Ty Simpkins, è la personificazione del keynesismo: sulla carta intende "salvarlo", in realtà invece prova disprezzo per lui e infine è costretto a confessarlo. È l'esempio perfetto di keynesiano: a parole vogliono aiutare la società a superare i momenti di difficoltà economica, in realtà sono una macchina perfetta sforna giustificazioni a supporto di un continuo intervento velenoso nell'economia. Hanno contribuito a rovinare la vita di Charlie, hanno contribuito a mandare in bancarotta la classe media attraverso dispositivi teorici folli come il Paradosso della parsimonia e l'eutanasia del redditiero, hanno aperto le porte a un sistema di comando/controllo pervasivo e sistematico.

Finché non vi è un forte intervento dello stato nel libero mercato, non si può assolutamente verificare alcun “eccesso di risparmio”. Il problema della teoria keynesiana è che trascura il ruolo della preferenza temporale come fattore determinante dell’investimento. Infatti ci sono sempre opportunità d'investimento dal momento che le esigenze umane sono insaziabili, ma siccome le risorse sono scarse, risparmi compresi, è necessario scegliere le priorità sulle quali dovremmo investire in base ai nostri obiettivi di preferenza temporale. Come scrisse Rothbard:

Sono le preferenze temporali (i ‘gusti’ della società per il consumo immediato rispetto a quello futuro) che determinano l’importo che gli individui decideranno di risparmiare ed investire. Quello che ci serve, insomma, sono i risparmi: questi sono il fattore limitativo di un investimento. Ed il risparmio, a sua volta, è limitato dalla preferenza temporale: la preferenza per il consumo presente più del consumo futuro. L’investimento deriva sempre da un allungamento dei processi di produzione, poiché i processi produttivi più brevi sono i primi ad essere sviluppati. I processi più lunghi rimangono bloccati sebbene più produttivi, perché non sono sviluppati a causa delle limitazioni di preferenza temporale. Ad esempio, non c’è alcun investimento in macchine migliori e nuove perché non è disponibile abbastanza risparmio.
Possiamo quindi concludere assolutamente che un ”eccesso di risparmio” non esiste. Al contrario, abbiamo bisogno di maggior risparmio reale per promuovere la crescita economica. Quello che abbiamo in eccesso è invece il credito fiduciario derivante dalle politiche inflazionistiche delle banche centrali. Tali politiche porteranno all’esasperazione gli alti e bassi del ciclo economico. Inoltre la politica delle banche centrali fatte di tassi d'interesse ultra-bassi induce gli imprenditori ad intraprendere progetti meno redditizi e si allenterà il vincolo che loro hanno sul libero mercato di soddisfare le esigenze più urgenti, non ancora soddisfatte, dei consumatori. Come afferma Mises nel suo capolavoro L'Azione Umana, nel mercato senza interferenze il tasso d'interesse “impedisce che l’imprenditore dia inizio a progetti la cui realizzazione verrà disapprovata dal pubblico a causa della lunghezza del tempo di attesa di cui hanno bisogno. E lo costringe ad impiegare lo stock disponibile di beni capitali in modo da soddisfare al meglio i bisogni più urgenti dei consumatori”. La manipolazione dei tassi d'interesse per portare a zero il costo del capitale rappresenta una ricetta per il disastro, provocando errori nelle scelte d'investimento e causa principale di stagnazione economica e depressione.

Se i piani di un Grande Reset avranno una minima possibilità di riuscita, i principali colpevoli saranno stati Keynes e la progenie deforme che ha diffuso, alimentato e poi portato alle estreme conseguenze le sue teorie.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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Note

[1] John Maynard Keynes, The General Theory of Employment, Interest and Money (New York: Macmillan, 1964), p. 84.

[2] William J. Baumol & Alan S. Blinder, Economics: Principles and Policy, 2d international ed. (Harcourt Brace Jovanovich, 1988), p. 187.

[3] Ludwig von Mises, Human Action: A Treatise on Economics (Auburn, AL: Ludwig von Mises Institute), p. 538–75.

[4] Murray N. Rothbard, Man, Economy, and State (Los Angeles: Nash Publishing, 1970), p. 670.

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1 commento:

  1. Tra bancarotte e diminuzione dei consumi la componente energetica pesa di meno, ma non è una buona notizia perché essa è passata dall'essere un bene di uso comune a quasi un lusso. Fino a ora la storia economica è stata abbastanza semplice: i pianificatori centrali hanno finanziato le spese in eccesso col denaro creato ex novo. Il risultato è stato l'inflazione dei prezzi. La BCE sta ora cercando di tenerla sotto controllo, i tassi più alti hanno causato migliaia di miliardi di perdite agli investitori e poteranno a una recessione.

    Inutile dire che il cosiddetto Trend Primario si è invertito: dopo 40 anni di aumenti dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni, ora stanno scendendo. E fintanto che la BCE continuerà a lasciar salire il suo tasso di riferimento, e ridurrà l'offerta di denaro, i prezzi degli asset scenderanno piuttosto che salire. In breve, il Trend Primario mira a correggere gli eccessi degli ultimi 20 anni: i tassi d'interesse erano troppo bassi, i prezzi delle azioni troppo alti, debiti e deficit fuori controllo, le politiche monetarie allentate hanno distorto i mercati, ecc.

    Secondo alcune stime, la correzione del 2021 ha cancellato $30.000 miliardi dalla ricchezza (cartacea) mondiale. Ma c'è un fattore "non visto" che non viene preso in considerazione, uno che rende l'uomo della strada l'agnello sacrificale sull'altare dello status quo dei pianificatori centrali. Il lavoratore comune, infatti, non ha avuto un aumento salariale reale da quasi 50 anni. Le cose che contano davvero (es. cibo, alloggio, energia, macchina, ecc.) sono molto più costose e gli richiedono di vendere più del suo tempo prezioso solo per stare al passo con loro. Ciò che ieri era la normalità, oggi sta diventando un lusso. Ecco il socialismo in tutto il suo orrendo e macabro fulgore.

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