lunedì 3 settembre 2012

Deviazioni sulla Via Verso la Libertà: Dove si Sbagliava Milton Friedman

 «E così, esaminando le credenziali di Milton Friedman per essere il leader dell'economia di mercato, arriviamo alla raggelante conclusione che è difficile considerarlo un economista di mercato. Anche nella sfera micro, le concessioni teoriche di Friedman al grande ideale della “concorrenza perfetta” consentirebbero una gran quantità di antitrust governativo e la sua concessione dell'effetto vicinato all'intervento del governo potrebbe consentire un virtuale stato totalitario, anche se Friedman limita illogicamente la sua applicazione ad alcuni campi. Ma persino qui, Friedman usa questo argomento per giustificare la fornitura a tutti dell'educazione di massa da parte dello Stato.
Ma è nella sfera macro, sconsideratamente separata da quella micro da economisti che rimangono dopo sessant'anni ignari dell'impresa di integrarle di Ludwig von Mises, è qui che l'influenza di Friedman è stata la più funesta. Perché scopriamo che Friedman ha la pesante responsabilità sia del sistema di ritenuta fiscale che del disastroso reddito annuo garantito che appare all'orizzonte. Allo stesso tempo, scopriamo che Friedman richiede il controllo assoluto dello Stato sulla massa monetaria – una parte cruciale dell'economia di mercato. Ogni volta che il governo ha, irregolarmente e quasi per caso, smesso di aumentare la massa monetaria (come Nixon ha fatto per diversi mesi nella seconda metà del 1969), Milton Friedman era pronto ad issare nuovamente il vessillo dell'inflazione. E dovunque ci giriamo, troviamo Milton Friedman, che propone non misure in nome della libertà, non programmi per sminuzzare lo Stato Leviatano, ma misure per rendere il potere di quello Stato più efficiente e quindi, fondamentalmente, più terribile.
Il movimento libertario ha seguito fin troppo a lungo il pigro percorso intellettuale di non riuscire a fare distinzioni, o di non riuscire a discriminare, di non riuscire a fare una ricerca rigorosa per distinguere la verità dall'errore nei punti di vista di coloro che sostengono essere suoi membri o alleati. È quasi come se qualunque burlone di passaggio che borbotta poche parole sulla “libertà” dovessimo automaticamente stringerlo al nostro petto come membro dell'unica, grande famiglia libertaria. Con la crescita dell'influenza del nostro movimento, non possiamo più permetterci il lusso di questa pigrizia intellettuale. È ora di identificare Milton Friedman per quello che realmente è. È ora di chiamare una vanga vanga e uno statalista statalista.»


~ Murray N. Rothbard
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di Gary North


Ieri (31 Luglio 2012, ndt) è stato il 100° anniversario della nascita di Milton Friedman. Il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo elogiativo su di lui.

Quest'anno è il 100° anniversario di The Theory of Money and Credit di Ludwig von Mises. Non c'è stato alcun articolo sul Wall Street Journal. Il Mises Institute ha adottato il mio consiglio e ha tenuto diverse sessioni su questo libro nella sua Austrian Scholars Conference di Marzo. Un libro su questo libro sarà pubblicato il prossimo anno. Poche persone nel mondo accademico e nei media finanziari lo noteranno.

Ciò riflette la stato di questa nazione: cattivo.

Ci ricorda ancora una volta questo: le mezze misure non cambiano nulla. Si limitano a rallentare le cose. Troppo spesso deviano e confondono. Questo è stato il caso di Friedman dall'inizio alla fine.

Analizziamo l'articolo.

Nel 1960, Friedman spiegò notoriamente che "non esiste una cosa come un pasto gratis." Se il governo spende un dollaro, quel dollaro deve provenire da produttori e da lavoratori nel settore privato. Non vi è alcun "effetto moltiplicatore" magico nel prendere da Peter produttivo e dare a Paul improduttivo. Così ovvia come sembra, tale intuizione continua ad essere messa alla prova.

Questo fu un assalto diretto a Keynes. Eppure Friedman non si è mai confrontato direttamente con Keynes. Non ha mai scritto una critica completa di Keynes. Ha anche dichiarato, come è noto, "Siamo tutti Keynesiani ora" sulla rivista Time alla fine del 1965. Faceva riferimento alla metodologia, ma era un'ammissione di sconfitta cruciale.

Mises ed i suoi seguaci offrirono una metodologia diversa. Inizia con le decisioni individuali, non con la matematica.

Friedman non si impegnò direttamente nella battaglia teorica centrale dell'epoca: confutare la General Theory of Employment, Interest, and Money (1936). Anche la maggior parte degli economisti si rifiutò di farlo.

Mises vide prima di chiunque altro la minaccia che il mentore metodologico di Friedman rappresentava per la libertà: l'economia fiat money di Irving Fisher. Mises si confrontò con Fisher nel 1912 con The Theory of Money and Credit. Friedman fece più di chiunque altro nel ravvivare l'interesse accademico nell'economia di Fisher basata sulla moneta fiat e sulla banca centrale. Definì Fisher come il più grande economista Americano. Fisher era una catastrofe. Era l'economista che, nel Settembre 1929, disse che il mercato azionario raggiunse un plateau permanente. Morì senza un soldo, dopo aver perso la propria fortuna e quella di sua cognata.

Altrettanto illogica è la superstizione che il governo possa creare prosperità con il Presidente della Federal Reserve Ben Bernanke che stampa più dollari. Nel brevissimo termine, Friedman dimostrò che l'eccesso di denaro inganna le persone con un'illusione di prosperità. Ma il mercato se ne accorge rapidamente, e non vi è alcuna spinta nella produzione, solo prezzi più alti.

Questo fu l'intuizione di Mises. Non di Friedman. Friedman pensava che un po' di inflazione monetaria è una buona cosa: dal 3% al 5% annuo. Bernanke si è sempre posto come un discepolo di Friedman. Ha venduto tutte le scuole di opinione con la sua iperinflazione della base monetaria nel 2008 e nuovamente nel 2009. Ma è stato criticato solo dai seguaci di Mises.

Accanto a Ronald Reagan, nella seconda metà del XX secolo non vi era una voce più influente per la libertà economica a livello mondiale di quella di Milton Friedman. Piccolo di statura ma di un intelletto gigantesco, era l'economista che aveva salvato il capitalismo smembrando le idee della pianificazione centrale quando la maggior parte del mondo accademico era ipnotizzato dal credo del governo come salvatore.

Quale importante consiglio pratico i governi accettarono da Friedman? Solo uno: il sostituto d'imposta. Lo difese nel 1943. Possiamo leggerlo sul The Freeman,

Friedman, che aveva ammesso di essere "uno degli architetti" della proposta del Tesoro per il sistema del sostituto d'imposta, osservò giustamente nelle sue memorie che il sistema "sarebbe stato introdotto sia se fossi stato coinvolto o meno." Il sostituto d'imposta era un elemento essenziale per il governo al fine di incamenrare più entrate durante la guerra. "All'epoca," concluse Friedman, "ci siamo concentrati unilateralmente a promuovere lo sforzo bellico. Concedemmo poco riguardo alle conseguenze di più lungo periodo. Non mi è mai venuto in mente all'epoca che stavo aiutando a sviluppare meccanismi che avrebbero formato un governo che avrei criticato severamente come troppo grande, troppo invadente, troppo distruttivo della libertà. Eppure, quello era proprio quello che stavo facendo."

Promosse il libero scambio. Così come fece Adam Smith. Promosse una spesa pubblica ridotta in teoria, ma mai su una scala raccomandata dagli Austriaci. Nessun governo taglia mai la spesa. Gli economisti Keynesiani – la maggioranza oggi – ignorano il suo consiglio. Era una voce nel deserto. Venne ignorato, tranne una volta: nel 1943.

Il grande oppositore della pianificazione centrale era Mises, che nel 1920 scrisse il saggio definitivo su questo argomento: "Economic Calculation in the Socialist Commonwealth." Friedman non scrisse mai nulla di paragonabile.

Friedman fu insignito del Premio Nobel per l'economia nel 1976 – in un'epoca in cui quasi tutti i premi precedenti erano andati a dei socialisti. Ciò segnò la prima avvisaglia di un ritorno intellettuale ad un'economia di libero mercato dal 1930, quando John Maynard Keynes dirottò la professione.

F. A. Hayek lo vinse nel 1974. Aveva combattuto contro le politiche delle banche centrali, seguendo Mises, già dal 1931. Nel 1944 scrisse The Road to Serfdom, l'anno dopo che Friedman ci regalò il sostituto d'imposta. Quel libro cambiò il mondo in meglio. Fu un attacco frontale alla pianificazione centrale.

Il libro di Friedman del 1971 A Monetary History of the United States, scritto con Anna Schwartz (che morì il 21 Giugno), era un capolavoro e cambiò il nostro modo di pensare al ruolo della moneta.

Vero, e come "ci" pensiamo è ancora del tutto sbagliato. L'unica sezione di questo grosso libro che il mondo accademico cita sempre è la sezione in cui la colpa della Grande Depressione viene attribuita alla Federal Reserve per non essere stata disposta ad inflazionare, 1931-33. Ma la FED inflazionò. Quindi, non ha capito la storia. Quel libro è stato il documento citato dagli statalisti sin da allora sul perché la FED dovesse inflazionare, e come il gold standard fosse una passività – la posizione di Fisher e Keynes.

Ha fatto più danni con quel libro che con qualsiasi altra cosa che abbia mai scritto.

Più influente degli scritti accademici di Friedman era il suo singolare talento per comunicare le virtù del libero mercato alla popolazione. I suoi due best-seller, Capitalism and Freedom (1962) e Free to Choose (1980), sono ancora molto popolari. I suoi video su YouTube su temi come la moralità del capitalismo sono brillanti e senza tempo.

Sono d'accordo con questa valutazione in merito a Free to Choose. Si tratta di un buon libro. Per quanto riguarda Capitalism and Freedom, è un minestrone. Promuove buoni scuola, una pessima idea. Promuove l'inflazione della Federal Reserve. Soprattutto, promuove un reddito garantito dal governo per tutti. Ma si oppone alle autorizzazioni professionali ed ai controlli sui prezzi. Il libro è popolare. Ha venduto 500,000 copie.

Friedman era immancabilmente ed eroicamente dalla parte dell'uomo della strada contro lo stato. Aveva l'abitudine di meravigliarsi che la sinistra intellettuale, che pretende di abbracciare "il potere al popolo," fosse fin troppo spesso condiscendente quando gli stati sopprimevano i diritti individuali.

Sciocchezze. Veniva ascoltato su questioni chiave perché era sempre pronto al compromesso con la politica. Aveva un piede in due staffe, il mercato libero e l'economia mista.

Amava ribaltare le tabelle intellettuali dei liberal avanzando la tesi secondo cui la regolamentazione spesso fa più male che bene. Il suo esempio preferito era la Food and Drug Administration, le cui normative ritardano continuamente l'introduzione di farmaci salvavita. "Quando la FDA vanta che un nuovo farmaco salverà 10,000 vite l'anno," avrebbe domandato, "quante vite sono andate perdute perché non ha lasciato che il farmaco arrivasse sul mercato l'anno scorso?"

Aveva un'influenza pari a zero su questo argomento. Così come i suoi discepoli. Lodarlo come un pioniere che ha ottenuto che la gente lo ascoltasse e seguisse il suo consiglio è fuorviante. Quando si sbagliava, i governi seguivano il suo consiglio, non perché fosse il suo consiglio, ma perché ai politici piace perseguire politiche che aumentano il loro potere. Quando aveva ragione, come sui tassi di cambio fluttuanti dopo che Nixon chiuse la finestra dell'oro, era perché le forze del mercato avevano costretto i politici a fare la cosa giusta. Il giorno in cui Nixon rese fluttuanti i tassi di cambio, impose anche controlli sui prezzi e sui salari (a cui Friedman si opponeva) ed uccise il gold standard (che Friedman voleva). Nixon non seguiva Friedman sull'economia. Interferiva semplicemente con i contratti.

Sosteneva la legalizzazione della droga (con grande disappunto dei sostenitori di destra) ed era particolarmente orgoglioso di essere una voce influente nel porre fine alla leva militare nel 1970. Quando i suoi critici sostennero che favoriva un esercito di mercenari, egli replicò: "Se vi ostinate a chiamare i nostri soldati volontari dei 'mercenari,' chiamerò coloro che volete che vengano arroulati nel servizio degli 'schiavi' involontari."

Il suo collega dell'Università di Chicago Sol Tax ebbe più influenza in questo campo di quanto ne avesse mai avuta lui. Fu Tax che promosse la prima conferenza sull'abrogazione dell'arruolamento. L'economista più importante nel porre fine all'arruolamento fu Martin Anderson, che era un consigliere di Nixon. Ho discusso di questo argomento qui.

La questione a cui dedicò la maggior parte dei suoi ultimi anni fu la scelta della scuola per tutti i genitori, e la sua Friedman Foundation for Educational Choice è dedicata a questa causa. Aveva l'abitudine di lamentarsi che "permettiamo che il mercato, la scelta dei consumatori e la concorrenza operino in quasi tutti i settori ad eccezione di quello che può contare di più: l'istruzione."

Non ha mai promosso una soluzione di libero mercato. Promosse scuole finanziate dalle tasse. Promosse buoni, che sono uno strumento per portare le scuole private sotto il controllo politico: "Nessuna conformità del curriculum – niente diritto ai buoni." La chiamo la doppia tassa. Ho discusso con Friedman su questo argomento.

Per quanto riguarda i Repubblicani del Congresso che rischiano di essere risucchiati in un'impennata di tasse a causa del budget, potrebbero decidere di ricordare un altro adagio di Milton Friedman: "Tasse più alte non riducono il deficit. I governi spendono tutto quello che prendono e poi cercano di farla franca in qualsiasi modo possibile."

Vero, ma non ha mai avuto nessun politico importante che gli credesse e votasse di conseguenza ogni volta. Ron Paul lo fece, ma è un seguace di Mises, non di Friedman.

Ricordo di aver chiesto a Milton, un anno prima della sua morte, durante una delle nostre cene semestrali nel centro di San Francisco: Cosa possiamo fare per rendere l'America più prospera? "Tre cose," rispose immediatamente. "Promuovere il libero scambio, una scelta della scuola per tutti i bambini, e tagliare le spese del governo."

Così, eccoci qui. Il libero commercio, che è stato promosso in teoria fin dal saggio di David Hume del 1752. Friedman non aggiunse nulla di nuovo. I voucher, che nessuna città ha adottato, e che sono basati sulla coercizione. Infine, la riduzione della spesa pubblica. Eppure fu l'economista che fornì la giustificazione teorica per il maggior incremento delle entrate fiscali nella storia Americana: ritenuta d'acconto sul reddito. Nessun governo ha mai seguito il suo consiglio sui tagli della spesa. Nessun governo ha mai riconosciuto la sua leadership intellettuale sulla riduzione della spesa.

Se questa è la base di una parata per la vittoria, penso che guarderò i video su YouTube.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. A volte, come è giusto che sia quando l'età dell' entusiasmo viene sostituita dall' età della responsabilità, della prudenza, della disillusione e del realismo (e ti assicuro che non è affatto l'età della noia, soprattutto quando capita di vivere in un momento importante come il presente), a volte capita di dubitare dei testi cui si è approdati quasi per caso cercando di capire il tempo e con la nostalgia per l'idea della libertà negativa e sempre più negata.
    È tale l'informazione contraria, una volta riconosciuta anche dove appare meno evidente, che davvero, talvolta si vacilla.
    Se penso che è diffusa la convinzione che oggi l'unico valore decadente che effettivamente conta è il denaro. Sia per chi lo ha e soprattutto per chi non lo ha. Come se tutto fosse diventato secondario: la vita, gli affetti, il rispetto reciproco, ...
    Scoprire che è proprio il denaro facile il mito più disonesto del nostro tempo e che è conseguenza dell' illusione dello stato sociale e della moneta basata sul nulla......

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  2. Cian Andrea.

    La creatività, la fantasia, l'ingegno sono andati a farsi friggere. Viviamo in un periodo drogato di interventismo dove si "prospera" solamente dai periodi di boom indotti attraverso l'artificio della creazione di credito a buon mercato. In questo modo vengono finanziate attività che crescono solamente a causa di questo meccanismo e spingono il consumatore a consumare forsennatamente attività sostenute non dai loro desideri bensì dalla mano redistributrice dello stato.

    Poi escono fuori prodotti che non valgono un cazzo e si rompono al primo utilizzo; inondati dal delirio del guadagno facile si gettano tutti nei settori gonfiati artificialmente e sfornano carabattole buone solo per un buon focolare (come ricordavo nell'introduzione di questo articolo). Poi c'è chi compra roba veramente buona e gli dura: di solito lo fa con i soldi delle tue tasse, ma pare sia giusto così. Scommetto che al Quirinale (o in certe sedi sindacali) non si rompe una sedia da quando è nato Cristo. Tranne quando un sindacalista deve rifarsi il salotto per festeggiare il Primo Maggio. Ma questa è un'altra storia.

    In questo modo, il denaro non è più un semplice mezzo di scambio e di calcolo economico bensì il viadotto per la manipolazione centrale dello stato pianificatore che semina zizzania tra la popolazione.

    Io, ad esempio, imputo la colpa allo stato stesso per la perdita di quei valori che hai appena citato. Pensa alla solidarietà "forzata" attraverso prelievi coatti (es. accise sulla benzina), per poi scoprire però che per la solidarietà c'è bisogno di altra liquidità "solidale." E che succede poi? Pensa a Genova. Pensa all'Aquila. Questa scandalo continua crea apatia.

    Pensa al sistema pensionistico che recide il legame di forza di una famiglia basato sui figli che assistono in età avanzata i propri genitori, ed ogni famiglia è responsabile delle proprie finanze. Pensa al sistema scolastico statale (sia pubblico che privato, sia chiaro; quest'ultimo "prospera" dal valore legale che viene attribuito ai vari pezzi di carta svolazzanti) che si sostiuisce alle figure parentali come istruttori di vita.

    Il sistema statale si è insinuato subdolamente nelle nostre vite recidento chirurgicamente quei vincoli che facevano delle singole persone degli esseri pieni di risorse ed inventiva, nonostante fossero degli "animali cooperativi." Abbiamo barattato la libertà ed i principi che ci rendevano individui per una comoda prigione fatta di una falsa sicurezza. Siamo al sicuro dai pericoli esterni? Probabile, ma il nostro peggior aguzzino ci dà una pacca sulle spalle ogni mattina.

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