venerdì 14 agosto 2020

La Modern Monetary Theory è solo l'ennesima variazione sul tema dell’economia neokeynesiana







Stephanie Kelson, una delle maggiori rappresentanti della Modern Monetary Theory, ha di recente pubblicato un libro in cui spiega la sua teoria economica. Questo articolo esamina ed indaga le basi fondamentali della MMT, che tra l'altro sono state spiegate dalla Kelton in un precedente video rilasciato l’anno scorso.



Introduzione

La Macroeconomia è diventata una vera e propria religione, la quale è tal punto aliena dalla realtà che i suoi adepti non riescono minimamente a concepire l'esistenza di un'economia reale; un fatto – questo – che non è mai stato così ovvio quanto oggi. Sebbene i macroeconomisti si ritengano essere degli esperti di economia, in realtà sono alla mercé di coloro che li tengono sul libro paga: un misto tra istituzioni statali ed istituzioni finanziarie con un non così velato interesse affinché non si indaghi a fondo le conseguenze delle politiche fiscali e monetarie. L’ultima creatura nata in questo mondo neokeynesiano è la “Modern Monetary Theory”, ossia la teoria che – in virtù della sua giustificazione all’intervento statale e all’espansione della quantità di valuta fiat – non rappresenta altro che la logica estensione del keynesismo.

Il libro di Stephanie Kelton, intitolato “Il mito del deficit: la Modern Monetary Theory e la nascita dell’economia per il Popolo”, è stato dato alle stampe martedì 9 giugno: “La brillante spiegazione della MMT cambierà radicalmente la nostra comprensione di come possiamo affrontare delle questioni importanti che spaziano dalla povertà, passando per la disuguaglianza e alla creazione di posti di lavoro, fino all’ampliamento della copertura del sistema sanitario, il cambiamento climatico e la costruzione di infrastrutture solidissime”.

Questa è la prima parte della descrizione che Amazon fa del libro. Se queste pretese di universalità fossero vere, i problemi economici del mondo potrebbero essere risolti facilmente; tuttavia dobbiamo mettere da parte le frasi commerciali e studiare la MMT in modo molto più serio.



La spesa in deficit è la soluzione della MMT ad ogni cosa

Un saggio breve sul tema non renderebbe giustizia ai temi esposti in un libro appena uscito (e, in questo senso, esistono dei revisori selezionati che ottengono delle copie in un tempo congruo per effettuare tale lavoro); pertanto mi limiterò a commentare la spiegazione che la Kelton ha fornito circa la MMT in un video del marzo 2019, mandato in onda dalla CNBC. Dal momento che stiamo dissertando di teoria economica, dovrebbe essere valido ancor oggi come si presume lo fosse un anno fa. Quindi possiamo presumere che il suo libro non sia altro che un’estensione dei punti trattati in quel video.

Se tali presupposti non sono giusti, allora il resto della teoria può tranquillamente essere ignorato e possiamo altresì asserire che il libro non fa altro che confondere i suoi lettori. Nel presente articolo andrò a rispondere a ciascuno dei punti trattati in quel video. Un ultima nota circa la notazione usata e le citazioni: “SK” sta per “Stephanie Kelton” e citerò alla lettera le sue parole, alle quali seguirà un breve commento.


SK

La MMT parte da una semplice assunto: il dollaro statunitense non è altro che un monopolio dello stato. In altre parole, la valuta degli Stati Uniti deriva dal governo statunitense e non può derivare da nessun’altra fonte. Quindi il significato di tutto ciò è che il governo federale non è come una qualsiasi famiglia o come qualsiasi privato. Se un’azienda privata o una famiglia volessero spendere, devono – prima di tutto – raccogliere del denaro, giusto? E il governo federale non può mai sperimentare una scarsità di moneta, non può mai affrontare un problema di insolvenza con delle obbligazioni che non può ripagare. In sintesi, non deve preoccuparsi affatto del raccogliere denaro per poter spendere.

Commento

In altre parole, la MMT è una riedizione della teoria della moneta statale resa famosa da George Knapp nel 1905; una teoria che, allo stesso tempo, ha permesso a Bismarck di finanziare la costruzione dell’arsenale militare tedesco prima della Grande Guerra, la quale – a sua volta – ha comportato l’iperinflazione tedesca che nel 1923 distrusse il marco. Non c’è alcuna novità in questa teoria, la quale presenta dei contenuti che sono stati da sempre sbandierati dagli inflazionisti di tutte le risme fin dalla prima apparizione delle valute fiat.

L’argomento in questa sede è un trucchetto molto usato dagli economisti per far credere ai loro interlocutori che la macroeconomia sia qualcosa che si trovi su un piano diverso (più alto) rispetto all’azione umana. L’asserzione secondo cui le finanze pubbliche si trovano a dover rispondere a regole completamente diverse rispetto a quelle private è vera solo se uno stato può coprire la sua spesa in deficit con l’espansione dell’offerta di moneta fiat. In ogni altro aspetto, la dinamica delle finanze pubbliche è regolata dalle stesse leggi finanziarie e monetarie che valgono per il resto degli esseri umani.

Ma lo stato non può stampare moneta indefinitamente: tale pratica può al massimo spostare il momento in cui la sua insolvenza diviene manifesta e solo nella misura in cui può sottrarre ricchezza dalla popolazione mediante la svalutazione della moneta. Più lo stato inflaziona, più deve farlo; fino al punto in cui – alla fine – si presenta il conto.


SK
 
Quindi il deficit alla fine importa: solamente che non come siamo stati abituati a credere. Penso che le persone ritengano il deficit come qualcosa da dover evitare a tutti i costi, pensano che non dovremmo fare deficit in quanto prova di irresponsabilità fiscale. Ma la verità è che il deficit può essere troppo grosso, la cui prova sarebbe fornita dalla presenza di inflazione. 
 
Commento

Qui la Kelton sta presumendo che lo stato possa controllare il grado di deficit finanziato con l’espansione monetaria. Ma lo stato potrebbe essere paragonato ad un tossico: una volta nel gorgo del denaro facile usato come pagamento per i propri debiti, è difficile farlo smettere dall’usare la droga monetaria quale fonte primaria di entrate.
 
Quello che la Kelton non ci dice è che il finanziamento inflazionistico della spesa pubblica comporta un costo: il trasferimento di ricchezza da coloro che hanno dei risparmi e dei redditi fissi in denaro fiat. I beneficiari di questa pratica sono il governo, le sue agenzie e gli "amici degli amici" (di solito le banche commerciali e le grandi imprese). In altre parole, la svalutazione della moneta mette in difficoltà le stesse persone che i suoi propugnatori pretendono di aiutare. 

Definendo l’inflazione come un “aumento generale del livello dei prezzi”, la Kelton presuppone che fino a che tali aumenti sono abilmente celati da tetti massimi agli stessi, lo stato può espandere la quantità di moneta a suo piacimento. Tuttavia tale affermazione è valida solo se lo stato è capace (o abbia la volontà politica) di restringere la quantità di offerta di moneta qualora l’obiettivo prefissato venisse raggiunto. 

Tra l'altro quest’ultimo punto si è dimostrato storicamente non vero, e ciò viene provato dal fatto che è stato cambiato il metodo statistico con il quale viene calcolata l’inflazione, il che ha reso necessario trovare un metodo alternativo. I calcoli realizzati da Shadowstats e dal Chapwood Index ci fanno concludere che il livello generale dei prezzi sia cresciuto ad un ritmo annuale molto più vicino al 10%, piuttosto che all’1,5 o al 2% (il tasso calcolato dagli econometrici al soldo del governo statunitense). Se prendiamo per buone queste stime indipendenti, l’evidenza ci mostra che l’inflazione può essere nascosta e quindi la proposizione della Kelton può essere invalidata.
 
Su qualsiasi piano lo si voglia analizzare, questa tesi della Kelton risulta essere completamente fallace. Per dirla in altro modo, l’inflazione non consiste né può essere misurata dal tasso di aumento del livello generale dei prezzi quanto piuttosto dal tasso di incremento della quantità di moneta. Un aumento nel livello generale dei prezzi è un sintomo e non la causa dell’inflazione. Questa parzialità nelle definizioni, qualche volta presa per buona inconsciamente (mentre altre volte in malafede), impedisce una profonda comprensione del fenomeno inflazionistico. Prendendoci in giro – e facendo la stessa cosa con sé stessa – la Kelton non sta facendo altro che dare credito alle teorie propagandate dagli economisti mainstream.


SK
 
Tuttavia il deficit può anche essere troppo piccolo per sostenere la domanda nell’economia, e il segnale è la presenza di disoccupazione. Quindi se per un attimo pensate al deficit statale come ad una differenza tra ciò che il governo spende e ciò che tassa, possiamo fare l’esempio di un governo che spende $100 nell’economia statunitense e tassa solo per $90. Questa differenza è ciò che noi chiamiamo deficit, registrato nei bilanci statali di fine anno. Quello che spesso dimentichiamo di fare è vedere che fine fanno quei $10, i quali sono ora in circolazione nell’economia grazie al deficit statale, senza il quale – probabilmente – sarebbero finiti da qualche altra parte. 
 
In altre parole, i deficit statali diventano i nostri surplus: quello che loro segnano in nero (le entrate) diventano le nostre uscite, così come quello che loro segnano in rosso (ossia le uscite) diventano le nostre entrate. Dobbiamo ricordarci di tutto ciò e porci, quindi, una semplice domanda: dovremmo forse espandere la politica fiscale? Bisogna fare dei deficit sempre maggiori per stimolare la crescita economica?
 
Commento
 
Credere che il deficit sia una soluzione alla disoccupazione è una teoria tanto diffusa quanto errata. Lo stato non ha la conoscenza imprenditoriale per allocare i beni capitali allo scopo di soddisfare i desideri dei consumatori e, per tale ragione, finisce sempre per soddisfare dei fini che sono diversi da quelli economici. Oltretutto, impiegando le risorse con logiche diverse da quelle di mercato (che, al contrario, allocano le risorse nel modo più efficiente), l’intervento statale si traduce sempre in un fardello per l’economia nel suo complesso, riducendo il potenziale economico di una società.
 
I macroeconomisti di tutte le risme credono che la spesa in deficit riesca a stimolare l’economia; questo perché non capiscono che l’espansione monetaria mette in moto il ciclo del credito. L’idea keynesiana era quella di usare la spesa in deficit allo scopo di ridurre l’impatto di un ciclo economico negativo e ridare fiducia agli imprenditori affinché tornassero ad investire. La riduzione nel rischio dell’attività creditizia incoraggia le banche ad espandere il credito, un mezzo di espansione monetaria autorizzato dallo stato. Invariabilmente i banchieri diventano avidi e quando il boom arriva alla fine della sua corsa, cominciano a realizzare che si sono accollati un rischio eccessivo. Quindi l’avidità dei banchieri si trasforma rapidamente in paura e il credito bancario si contrae, portando il sistema economico al bust. 
 
È da circa due secoli che avviene questo processo e una riforma strutturale dell’intero sistema bancario rappresenta una parte della soluzione, il cui completamento consiste nel perseguimento – da parte dei governi – di politiche di bilancio prudenti piuttosto che pericolose manovre che altro non fanno che peggiorare l’esplicitarsi del ciclo del credito. 
 
La tesi di base dietro quella che si configura come una vera e propria “fede macroeconomica” è che lo stato possa dare dei fondi al settore privato che – in altre condizioni – non avrebbe ricevuto. Tuttavia tutto ciò è una pura finzione. Supponiamo che il deficit venga finanziato dai risparmiatori: in questo caso l’economia soffre per la mancanza di fondi da destinare agli investimenti (i quali sarebbero quindi stati usati in un modo molto più produttivo); il regalo di $10 ipotizzato dalla Kelton non è altro che una mera redistribuzione degli stessi, in quanto finanziati dai risparmiatori. Alternativamente, se il deficit viene finanziato da un’espansione dell’offerta di moneta, la popolazione nella sua totalità paga per questo deficit scontando la perdita di potere d’acquisto dovuta alla svalutazione della moneta. 
 
 
SK
 
Quindi il giusto obiettivo della politica economica è quello di mantenere un’economia saldamente ancorata alla piena occupazione. Voi vi preoccupate di un’accelerazione nell’inflazione, ma gli economisti di tutto il mondo ritengono che a stimolare la crescita a lungo termine siano gli investimenti in cose come l'istruzione, le infrastrutture, la ricerca e lo sviluppo. Queste sono tutte cose che tendono ad accelerare la crescita della produttività in modo che il PIL reale possa essere, nel lungo termine, più elevato.
 
Lo stato può fare degli investimenti oggi, e quindi aumentare momentaneamente i deficit, e trovare dei modi per produrre di più nel futuro e infine ripagarlo.
 
Commento
 
La Kelton sostiene che lo stato dovrebbe ancorare l’economia alla piena occupazione. Al di là della nozione molto scivolosa insita nel concetto di “economia bilanciata”, costei sembra soprassedere circa l’esposizione di molte verità scomode. La prima è quella contenuta nella Legge di Say (che, come la maggior parte dei neokeynesiani, viene rigettata dalla Kelton), la quale descrive in che modo e perché operiamo in un sistema di divisione del lavoro e quindi perché ci specializziamo nella produzione di ciò che sappiamo fare meglio allo scopo di soddisfare i nostri bisogni e desideri. Ne consegue da questa Legge che se uno stato sottrae risorse derivanti dalla divisione del lavoro per mezzo della tassazione, spendendo tali soldi in ciò che esso (e non i consumatori) vuole e svalutando il mezzo di scambio mediante il quale tale divisione è possibile, allora il processo di miglioramento dell’essere umano è inevitabilmente compromesso. 
 
Non c’è bisogno dello stato per fornire istruzione, per costruire infrastrutture, o per operare nell’ambito della Ricerca&Sviluppo, attività che sono eseguite in maniera molto più efficiente da individui singoli desiderosi di cooperare gli uni con gli altri. I benefici di lungo termine, che vengono descritti dalla Kelton in termini di “produttività” o di “PIL reale”, non sono l’occupazione primaria dello stato. Con riferimento alla produttività, essa è compito degli imprenditori che – in un’economia libera – non fanno altro che cercare l’uso più efficiente dei beni capitali (tra i quali c’è anche il lavoro). 
 
Il PIL, inoltre, è soltanto una somma monetaria; e il deflatore che restituisce il “PIL reale” non serve a nessun altro scopo se non a quello di definire l’inflazione come un aumento nel livello generale dei prezzi. E perfino quest’ultima statistica è soggetta alla discrezionalità degli stati: se il tasso d'inflazione vero fosse vicino a quello calcolato da statistici indipendenti, come quelli succitati di Shadowstats e Chapwood Index, la prova dell’ampiezza del trasferimento di ricchezza dall’economia produttiva allo stato sarebbe visibile a tutti. 
 
Nello stabilire un livello appropriato di finanziamento a deficit, la Kelton sostiene che lo stato possa “assicurarsi che non vi sia un'accelerazione dell’inflazione”; non solo non esiste alcuna prova al riguardo, ma è anche contraddetta dal fatto che le banche centrali stanno tutte inflazionando senza limite alcuno. 
 
 
SK
 
Alla fin fine, quindi, è impossibile stabilire una precisa cifra al deficit da fare. Nessuno può sapere il punto oltre il quale il debito è “troppo”. Se guardiamo ai dati attuali del Giappone, possiamo osservare una nazione il cui rapporto debito/PIL ha raggiunto il 240%, dei numeri sicuramente superiori rispetto a quelli osservati oggi (o addirittura previsti) per gli Stati Uniti. E quindi la questione verte su come il Giappone possa sostenere un debito di questa magnitudine. Non dovrebbero avere un problema di inflazione? Non dovrebbero esserci, in conseguenza di ciò, dei tassi d'interesse più alti? Non dovrebbe tutto questo, in qualche modo, portare ad una distruzione totale del sistema economico? La risposta a tutte queste domande, come il Giappone ci dimostra da anni, è semplicemente una: no. Il rapporto debito/PIL del Giappone è vicino al 240%, quasi un quadrilione: è un numero davvero grande e nonostante ciò i tassi a lungo termine sono vicini allo zero. Non c’è alcun problema di inflazione e quindi – nonostante le dimensioni del debito – non ci sono conseguenze negative per l’economia. Penso che il Giappone ci impartisca un’importante lezione. 
 
Commento
 
Dopo la Seconda Guerra Mondiale vennero messi in piedi due sistemi monetari di successo:  quello della Germania (prima che confluisse nell’Eurosistema) e quello del Giappone. Entrambi condividevano le medesime caratteristiche: l’incoraggiamento e la preservazione dei risparmi, fattore che fu di vitale importanza nell’impostare la strada per la ripresa nel dopoguerra. La Germania ed il Giappone non adottarono politiche interventiste e perseguirono – in linea generale – delle politiche orientate al mantenimento di un denaro sano ed onesto. Gli osservatori esterni li ritenevano due esempi di miracoli economici, se comparati con la stagnazione tipica delle economie keynesiane e socialiste (tutte perse, queste, a procedere con una massiccia redistribuzione della ricchezza). La popolazione giapponese ha ancora una forte etica del risparmio, il che significa che quando la Banca Centrale giapponese espande l’offerta di moneta essa viene detenuta in banca dalla popolazione nel momento in cui la riceve: in questo modo vengono alimentati gli investimenti invece che l’inflazione dei prezzi dei beni di consumo. Questa è la ragione per cui il sistema economico del Giappone, nonostante le migliori [in senso ironico, ndt.] intenzioni dello stato per inficiarlo, mostra una piccola inflazione nei prezzi di consumo e una relativa stabilità. 
 
Usare il modello giapponese come base per effettuare una comparazione con l’economia statunitense è un esperimento molto pericoloso. 
 
 
SK

Pensate a cosa è successo dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il rapporto debito/PIL degli USA era vicino al 125%. Se dovessimo parlarne nei termini in cui siamo abituati a parlarne oggi, dovremmo dire che si trattava dell’imposizione di un fardello economico sulle generazioni future, una pietra tombale sulla sicurezza della Nazione e tutti dovevamo strapparci i capelli e dire: "Pensiamo davvero che i nostri nonni siano un peso sulla generazione successiva a causa di tutti quei titoli di stato venduti durante la seconda guerra mondiale per vincerla e costruire la classe media più forte? Davvero pensiamo che sia un peso tutto ciò che ha prodotto il periodo più lungo di prosperità in tempo di pace?". È stata l’era d’oro del capitale: tutto ciò è nato sulla scia della seconda guerra mondiale la quale, aumentando in modo massiccio i deficit, ha aumentato l’ammontare del debito nazionale. E, naturalmente, la generazione successiva ha ereditato questi debiti; essi non sono oneri per costoro: i titoli di stato diventano i loro asset.
 
L'unico rischio potenziale con l'aumento nel tempo del debito nazionale è l'inflazione; e nella misura in cui non credete che gli Stati Uniti abbiano un problema di inflazione a lungo termine, non dovreste credere che gli Stati Uniti stiano affrontando un problema di debito a lungo termine.
 
Commento
 
È vero che durante la Seconda Guerra Mondiale il debito USA si sia enormemente espanso, ma ancora una volta la Kelton tralascia di dire alcuni fatti importanti (ed inconvenienti). In conseguenza del Piano Marshall e di altri finanziamenti effettuati nel dopoguerra da parte degli Stati Uniti – molti dei quali vennero erogati per tenere fuori le nazioni emergenti dalle grinfie e dalla sfera d'influenza dell’URSS – le aziende americane espansero le loro attività all’estero riportando poi indietro ricchezza, negli Stati Uniti. Venivano stampati dollari per le operazioni di export e non solo per ripagare i debiti fatti con guerre costosissime come quelle in Corea ed in Vietnam. Questo gioco di prestigio venne completamente messo a nudo alla fine degli anni Sessanta, quando il London Gold Pool rimase senza oro. 
 
L’accordo di Bretton Woods del 1944 legò il dollaro all’oro, permettendo alle banche centrali estere ed a certe organizzazioni transnazionali di domandare oro (in cambio di dollari) contenuto nei forzieri del Tesoro USA al tasso ufficiale di cambio a $35. Dopo l’implementazione dell’accordo, nel 1945, il Tesoro statunitense aveva ammassato 17.848 tonnellate d’oro; ammontare che nel 1950 raggiunse il totale di 20.279 tonnellate. Nello stesso anno l’offerta d'oro già estratta era stimata a 51.760 tonnellate, delle quali 31.096 erano usate per scopi monetari. 
 
In altri termini, nel 1950 gli Stati Uniti godevano di una posizione di monopolio sull’oro, visto che detenevano il 40% dell’offerta di metallo giallo già estratto. Questo permise agli Stati Uniti di nascondere i sintomi inflazionistici di un’espansione monetaria, a spese – ovviamente – delle loro riserve d’oro. La credenza secondo cui l’espansione del debito (che rappresenta un sintomo dell'espansione dell’offerta di moneta) sia stata e continui ad essere una forza benigna è quindi viziata alla radice; un fatto – questo – diventato particolarmente evidente nel momento in cui il presidente Nixon, nell’agosto 1971, annunciò la fine dell’accordo di Bretton Woods, evento a partire dal quale il dollaro ha perso il 98% del suo potere di acquisto. 
 
Oggi siamo privi della stabilità monetaria che veniva a stento preservata da quella foglia di fico di convertibilità in oro rappresentata dagli accordi di Bretton Woods; e le conseguenze quali l’esplosione a livelli astronomici dei debiti sovrani espressi in ogni valuta, ossia la politica economica sostenuta dalla MMT, finiranno per essere molto diverse da quelle avutesi nei periodi post-bellici. 
 
Quanto alla convinzione che, nel lungo termine, gli Stati Uniti non debbano affrontare un problema di debito ed inflazione, gli eventi attuali stanno indebolendo la veridicità di questa supposizione.
 
 
SK
 
Quindi la miglior difesa contro l’inflazione è l’attacco, ossia ciò che la MMT si propone di diventare; non a caso ritengo che essa sia estremamente sensibile ai rischi dell’inflazione. Non vedo nessun'altra scuola di pensiero macroeconomico che ponga una così grande attenzione ai rischi dell’inflazione come facciamo noi. 
 
Commento
 
La Kelton sembra contraddirsi in questa parte. Il contesto suggerisce che costei stia lanciando offese contro coloro che sono preoccupati dei rischi inflazionistici insiti nelle teorie della MMT. Tutto ciò sostenendo che la MMT stessa sia estremamente sensibile nei confronti dei problemi che sono impliciti nelle ricette di politica economica che essa stessa propone. 
 
Come detto precedentemente, la corretta definizione del fenomeno inflazionistico è un’espansione della quantità di moneta e non del suo più o meno misurabile effetto sui prezzi. La pretesa della Kelton di essere “estremamente sensbile” non può essere presa sul serio, a meno che essa non abbia come oggetto la quantità di moneta, non i prezzi.  Ma il fatto che abbia detto che la sua scuola di pensiero si preoccupa dell’inflazione più di quanto facciano le altre scuole, espone queste ultime – in maniera del tutto corretta, per altro – ad essere identificate come “inflazioniste”.
 
Su questo piccolo dettaglio possiamo essere d’accordo con la Kelton, sebbene ella sbagli nel non menzionare l’esistenza della Scuola Austriaca (in particolare, quella parte di teoria Austriaca esposta in maniera magistrale da Ludwig von Mises, il quale – sulla base di un ragionamento deduttivo e su una solida teoria economica – condannò a più riprese le politiche inflazionistiche); omissione – questa – che può essere spiegata dal fatto che quella della Scuola Austriaca non è una scuola di pensiero del filone keynesiano. Ma la Kelton, come tutti i keynesiani, non può conoscere l’esistenza della Scuola Austriaca, figuriamoci la di questa metodologia. 
 
 
SK
 
Quindi quello che vorremmo far passare è il seguente approccio all’economia: se – per esempio – siete membri del Congresso e state considerando un nuovo progetto di spesa, invece di pensare ai modi in cui questo nuovo progetto si aggiungerà al debito o al deficit, dovete pensare alle possibilità che questa nuova spesa possa creare inflazione. Quindi, invece di andare all’Ufficio Bilanci del Congresso e chiedere quali possano essere gli effetti di quel progetto sul debito pubblico nel corso del tempo, bisognerebbe andare lì (oppure da qualsiasi altra agenzia governativa) e dire: “Stiamo approvando un progetto miliardario per – ad esempio – realizzare delle infrastrutture. Questo è il nostro progetto di spesa che stiamo pianificando di realizzare nel corso dei prossimi cinque anni. Diteci se questo creerà qualche problema all’economia reale, valutate il rischio d'inflazione e dateci qualche risposta in merito alla fattibilità del progetto stesso”. Questo è il tipo di approccio “fiscalmente responsabile” che vorrei veder messo in pratica dal Congresso. 
 
Commento
 
La Kelton sostiene che la MMT presti più attenzione al rischio d'inflazione rispetto a qualsiasi altra scuola macroeconomica, salvo poi sostenere che il Congresso sia troppo preoccupato per l'inflazione; tutto ciò è, a dir poco, incoerente.
 
Il problema nelle previsioni da parte dell’Ufficio Bilanci del Congresso (così come da qualsiasi altra agenzia) circa gli effetti della spesa pubblica, risiede nel fatto che i necessari calcoli economici sono effettuati da burocrati ed amministratori che sono totalmente sprovvisti dei mezzi necessari allo scopo. Oltretutto gli economisti che vi lavorano sono assunti con il preciso scopo di trovare una giustificazione teorica all’ampliamento del ruolo dello stato nell’economia, con poca (o nessuna) esperienza nei settori non finanziari dell’economia privata. Pertanto hanno una limitata comprensione dei fenomeni economici. 
 
Quantificare il rischio d'inflazione dei prezzi – ossia la materia a cui sta facendo riferimento la Kelton – è impossibile: è ingenuo presumere che la quantità di denaro spesa in un progetto abbia degli impatti eterogenei che possano essere quantificati a priori. Presumendo, infatti, che questo progetto sia finanziato con mezzi diversi dai risparmi privati, tutta la spesa statale è in qualche misura inflazionistica e quindi diluisce il valore dell’offerta di moneta a vantaggio di alcuni ed a svantaggio di altri. Oltretutto si afferma spesso (erroneamente) che il debito pubblico acquistato dalle banche commerciali e poi non venduto alla FED rappresenti un investimento e non un finanziamento inflazionistico.
 
Ho dei seri dubbi sul fatto che qualche dipendente pubblico o i funzionari nel Congresso capiscano a pieno l’impossibilità di prevedere le conseguenze di una spesa in deficit, specialmente nel caso in cui queste previsioni si basano su dei modelli inappropriati. È chiaramente una cosa priva di senso economico dire che spendere mille miliardi di dollari su un progetto avrà impatti meno inflazionistici che spendere la stessa cifra su un altro.
 
Il Congresso preferirà sempre spingere per ottenere una maggiore spesa pubblica; e – indipendentemente da quello che possano dire l’Ufficio Bilanci o una qualsiasi altra agenzia governativa – ogni consiglio è destinato ad essere messo a tacere dalle vicende intrinseche al processo legislativo: questa è la base su cui poggia la politica, aiutata dalle politiche economiche di “pasti gratis” propugnate dalla MMT. 
 
 
SK
 
Quindi la domanda su cosa fare se l'inflazione diventa un problema è diversa, e penso che la prima cosa che bisogna fare è identificare quale sia il fattore scatenante; questo perché pensare che l'inflazione diventerà importante in futuro in ragione del fatto che ci sono troppe spese aggregate è davvero difficile da credere. Infatti se guardiamo alla storia economica, per quasi un secolo l'economia degli Stati Uniti non ha sperimentato quella che potremmo definire come “inflazione da domanda”. I tipi di inflazione che sono stati importanti negli Stati Uniti sono quasi sempre stati dal lato dei costi: ciò che definiamo difatti inflazione da costi, o "cost-push inflation". Questo fenomeno accade a causa di cose come gli shock di prezzo del petrolio. Si potrebbero vedere aumenti dei tassi d'inflazione a causa della componente abitativa o dell'assistenza sanitaria; quindi quando si pensa a come combattere l'inflazione, se essa deriva dagli aumenti dei prezzi dell'energia, probabilmente non si otterrà molto con la politica della FED (es. rialzo dei tassi) e nemmeno con un rialzo delle tasse. Si deve fare qualcos'altro che funzionerà, quindi rifiuto l'idea che la MMT riguardi l'uso delle tasse per combattere l'inflazione. Questa è una caratterizzazione errata di tutto ciò che abbiamo scritto, ma la gente lo dice sempre.
 
Commento
 
Abbiamo già parlato della fallace definizione di inflazione presentata dalla Kelton, la quale in questa parte conclusiva compie l’ulteriore errore di separare in due categorie i fattori scatenanti l’inflazione: quelli afferenti al lato della domanda e quelli afferenti al lato dell’offerta. L’errore, in questo caso, consiste nel non comprendere che il ruolo del denaro è consentire al consumatore una molteplicità di scelte mediante la comparazione in termini oggettivi di un bene rispetto ad un altro al fine di soddisfare i suoi desideri. Se salgono i prezzi del petrolio, le preferenze del consumatore si adatteranno alla situazione. Cambiamenti di questo tipo accadono in ogni momento, anche se avessimo un gold standard. La chiave per comprendere ciò che determina i cambiamenti dei prezzi è riconoscere che il consumatore effettua delle scelte comparando un bene con un altro: in questo senso, il denaro è solo un mezzo. 
 
La teoria della cosiddetta “inflazione da costi” espressa dalla Kelton si accorda perfettamente con quella che vuole i prezzi determinati dai costi di produzione, la quale, sebbene sia la base per i servizi monopolistici statali e per la teoria filosofica marxista, non ha assolutamente alcun fondamento nel mondo reale, governato dalle leggi del libero mercato. Al contrario, i sostenitori della MMT propagandano delle politiche economiche che non considerano affatto il consumatore come un attore capace di effettuare delle scelte e dove la quantità di moneta può essere espansa ad libitum al fine di consentire al consumatore di acquistare qualsiasi cosa egli desideri. Economicamente parlando, tutto ciò è privo di senso. 
 
 
 
Conclusione
 
Prendendoci qualche minuto per esaminare la teoria economica della MMT, alla fine scopriamo che c'è poco di nuovo in essa. Non aggiunge nulla alla macroeconomia neo-keynesiana tranne il suo estremismo. Martedì (9 giugno) il professor Paul Krugman ha twittato: “Concordo con la Kelton sul fatto che i deficit non rappresentino un problema. Ma lo posso capire adottando un approccio mutuabile dalla macroeconomia convenzionale, non dalla MMT. Qual è, quindi, il contributo della MMT?”
 
Proprio cosi.
 
La Kelton pronuncia delle affermazioni molto ingenue sui metodi mediante i quali si può controllare l’inflazione, definita da costei come un aumento nel livello generale dei prezzi. Viene posta una fede senza limiti nella capacità dello stato di governare l’economia, soprattutto per quanto riguarda la sua capacità di usare responsabilmente il denaro quale metodo per fare ciò. Tutto questo nonostante una solida teoria economica – unitamente all’evidenza empirica – provi il contrario. 
 
Può esserci, di conseguenza, una sola conclusione: la MMT è un effimera fede macroeconomica che ci dice molto sulla condizione psicologica di un sistema che sta esaurendo la sua potenza di fuoco.  È, forse, il sintomo di un’apoteosi finale della macroeconomia, la quale – in quanto disciplina – è in procinto di scivolare nel dimenticatoio sulla scia di un fallimento catastrofico, dopo il quale non potrà che essere totalmente rigettata. 
 
Le prove di una catastrofe finale per la macroeconomia sono in aumento. Decenni di crescente interventismo statale, alimentati dalle politiche economiche neo-keynesiane da cui la macroeconomia deve le sue origini, ci hanno portato al limite del più grande abisso economico dagli anni '30, e forse molto peggio. E lo strumento preferito della MMT per la gestione economica, la valuta fiat, quasi sicuramente non rimarrà tanto a lungo tra di noi.


[*] traduzione di Giordano Felici per Francesco Simoncelli's Freedonia: https://www.francescosimoncelli.com/


14 commenti:

  1. Vero ma infatti la scuola di Kansas City Missouri la associa ai Job Guarantee Programs teorizzati dall'economista Matthew Forstater.

    C'è un problema della MMT che va a cozzare con la produttività. Ma i lavori garantiti per ristrutturazione delle infrastrutture dello Stato e pubbliche, anche se non impattano sul surplus produttivo, impattano sulla qualità della vita della popolazione.

    E a quello mirano i Job Guarantee nei periodi di crisi pro-ciclica.

    E comunque quell'articolo è fazioso, e lo potrei considerare spazzatura.

    P.S. Io ho studiato con Mosler.

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  2. Si capisce dal livello di supercazzole con cui ci delizi ogni volta che la merda merda tanta viene chiamata, su questo blog, con il suo nome: merda.

    I cani di Pavlov sono gente seria a confronto.

    R.G.

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    1. Così come l'inutilità dei suoi commenti mostrano una personalità aggressivo-passiva tipica dei nevrotici e degli psicotici, ignoranti per altro.

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  3. Chissà perché la storia dei "Job Guarantee" mi ricorda tanto un esempio nostrano...
    Suggerimento per il lettore distratto: navigator.

    Le loro paghe inostre sono arbitrarie e non settate da domanda/offerta di mercato. Questi lavoratori vengono risucchiati da un'occupazione produttiva nel settore privato e mandati nel regno del pubblico, fornendo un servizio di scarsa utilità nella migliore delle ipotesi. Inoltre perché i datori di lavoro dovrebbero essere interessati ad assumere qualcuno che ha trascorso, diciamo, gli ultimi tre anni a lavorare nel settore del lavoro garantito? Che non mi si venga a dire che essere stati navigator fa curriculum...

    Inutile ricordarlo, la paccottiglia della MMT si regge in piedi sono su due assunti: poiché le banche centrali hanno la capacità legale di stampare denaro, dovremmo smetterla di preoccuparci di come lo stato "pagherà" i vari programmi di spesa che il pubblico desidera. Se stampano troppi soldi sperimenteremo un'inflazione elevata, ma lo stato non ha bisogno di preoccuparsi di "trovare i soldi" come fa una famiglia o un'azienda.

    Questo è un messaggio incredibilmente pericoloso. Se si trattasse di mero inflazionismo, potremmo sperare che un numero sufficiente di persone comuni ed esperti farebbe affidamento sul buon senso per scartarla. Tuttavia, poiché la Kelton infarcisce il suo messaggio con equazioni ed esperimenti mentali, potrebbe convincere un numero allarmante di boccaloni che la MMT sia la panacea di tutti i mali economici odierni. Not a chance.

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    1. Troppe inesattezze e faziosità nella sua risposta.

      Lo Stato ha sempre definito il cosiddetto "paniere" per una vita dignitosa, lo Stato può in qualsiasi momento decidere qual'è la paga dignitosa per arrivare a fine mese. Niente meccanismo domanda/offerta. Ed il sistema privato sarebbe costretto ad adeguarsi.
      Questo è umano e dignitoso. Il sistema di mercato domanda/offerta non tiene conto dell'umanità e della dignità, ma solo dell'efficienza. Ed è ingiusto e quindi in definitiva anche patogeno.

      Il sistema italiano fino all'abolizione della scala mobile (ed il divorzio Tesoro Bankitalia) è sempre stato keynesiano ed ha permesso ad un paese senza risorse di crescere fino a far parte dei G7 e 4° risparmio al mondo dei cittadini.

      Andiamo oltre...

      «perché i datori di lavoro dovrebbero essere interessati ad assumere qualcuno che ha trascorso, diciamo, gli ultimi tre anni a lavorare nel settore del lavoro garantito?»

      E perché dovrebbero essere interessati ad assumere uno che ha preso redditi di cittadinanza senza lavorare e disimparando mestieri?

      L'economista Forstater è stato chiaro, se lei l'avesse letto...
      I Job Guarantee (a differenza dei redditi improduttivi) servono proprio per mantenere la gente abile al lavoro secondo le proprie attitudini.
      Per cui sì i datori di lavoro dovrebbero essere interessati a riassumere proprio perché fino a quel momento la persona ha lavorato, è motivata, è abile.

      «Se stampano troppi soldi sperimenteremo un'inflazione elevata...»

      Non è vera questa affermazione! Perfino la più micragnosa Wikipedia dice chiaramente che hai inflazione solo quando la massa monetaria circolante supera i beni acquistabili. Quella circolante però, non quella ferma nei risparmi.

      Massa monetaria dormiente nei risparmi non può generare inflazione, finché non viene spesa.

      Mosler dice chiaramente, ogni cent che lo Stato getta nel settore non governativo può prendere solo 2 strade: 1. in tasse, 2. in risparmi.

      Il denaro "dormiente" in risparmi non può generare inflazione!

      Ora c'è una cosa che lei non sa... Il funzionamento dei sistemi di controllo interbancario che ha lo Stato. Io lo so perché nel settore bancario ci ho lavorato anni.
      Ed oggi coi sistemi telematici lo Stato può quasi in tempo reale conoscere la massa di denaro che lascia i conti correnti per attività di mercato.

      È a quel punto che la MMT regola la massa monetaria per evitare inflazione, alzando IVA ed alcune accise per distruggere denaro e livellare l'inflazione.

      Gli strumenti ci sono specie oggi con le tecnologie telematiche e dei big data. Sono gli economisti e quelli come lei che non li conoscono e continuano a parlare di inflazione immediata non appena si crea denaro.
      E questo non è vero! Non è mai stato vero!

      La MMT non è perfetta, ma permette di risolvere brillantemente moltissimi problemi, specie se ad essa si affiancano altre idee e strumenti.
      I Job Guarantee sono uno.
      I sistemi telematici di controllo interbancario sono un altro.

      Addirittura puoi togliere dalla circolazione la massa monetaria che contribuisce a TFR e previdenza. Le aziende non devono trattenere TFR e contributi previdenziali.
      Perché se il Tesoro apre un canale contabile tra Banca Centrale e INPS, ogni anno contabile viene interamente coperto. Ossia tutte le pensioni e perfino il TFR secondo tabelle di categoria che valutano il Valore dei Lavori in rapporto agli anni lavorati.

      Quindi hai ulteriore massa monetaria in meno da gestire e fare gestire a commercialisti e gestione personale delle aziende.

      E questi sono solo esempi di ciò che puoi fare con Banca Centrale di stretto controllo del Tesoro!

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    2. Ci sono così tanti errori in un solo commento che davvero non so da dove cominciare. In realtà dovrebbe essere lei a leggere quanto scritto qui per anni, visto che ogni riga di quanto ha detto richiederebbe un articolo a sé per smontare la caterva di inesattezze che essa contiene. Una su tutte il sistema interbancario. Ma la cosa che fa rotolare per le scale dalle risate è la seguente: "Lo stato decide..." Ma è pazzo o cosa? Da quando i ladri dovrebbero essere al comando e addirittura decidere? In che mondo vive?

      La morale e l'etica le lasciamo alla religione e infatti la MMT è una fede cieca in dogmi economici che meritano di finire nel luogo a cui appartengono: la pattumiera della storia. In sintesi, l'idea della MMT - vale a dire che gli stati che emettono valuta fiat devono solo temere l'inflazione dei prezzi, non l'insolvenza – è qualcosa che altri economisti hanno riconosciuto da decenni. Dove dice qualcosa di diverso è quando afferma che stampare moneta comporta un costo di opportunità solo quando l'economia è alla piena occupazione. Ma su questo punto la MMT – come i loro cugini più ortodossi, i keynesiani – hanno semplicemente torto. In breve, la ragione per cui la maggior parte degli stati (compresi gli Stati Uniti) nel mondo non sono "sovrani monetari" è che i membri della comunità finanziaria sono preoccupati che possano abusare della stampante. Questo fu il motivo alla base della scissione, ad esempio, tra Tesoro italiano e Banca d'Italia, non le fantasie riguardo foglietti di carta colorati che rendono un Paese presumibilmente competitivo a livello mondiale. Fu l'ambiente più liberale degli anni '60 che permise all'Italia di accumulare capitale sufficiente da creare un ambiente economico proficuo e remunerativo per gli imprenditori (soprattutto una volta che le riparazioni del Piano Marshall si esaurirono). Come sempre, è stata la proverbiale mano invisibile a conferire successo all'Italia, così come accaduto a Germania Ovest e Giappone nel secondo dopoguerra.

      È incredibile che ancora esistano persone che possano credere alle favolette di una pianificazione capillare dell'economia... tassare, distruggere denaro... ma come si regolano queste variabili? In base a cosa? Come si può essere certi di aver fatto la scelta giusta? Ma lei sa cosa c'è dietro i numeri e le equazioni?

      Commenti come questo, comunque, mi rendono sempre più fiducioso riguardo il futuro radioso di Bitcoin. Impartirà una lezione tremenda agli illusionati e a coloro abbagliati dalla promesse sempiterna dell'economia pianificata: trasformare le pietre in pane. Occhio a quando lo si addenta...

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  4. Ma l'articolo che ha postato sul sistema interbancario parla di tassi di intresse, io invece parlo dei sistemi di vigilanza che fanno capo a Bankitalia e di conseguenza alla Ragioneria di Stato. Vede che non ha capito di cosa sto parlando?
    Sono i meccanismi telematici che possono identificare in qualsiasi momento il valore degli aggregati che lasciano i conti correnti.

    Svia il discorso che lo Stato in qualsiasi momento può sapere quanta massa monetaria può andare a contribuire alla creazione di inflazione. Ed agire di conseguenza.

    Altra questione: «Da quando i ladri dovrebbero essere al comando e addirittura decidere? In che mondo vive?»

    Perché parte dal presupposto che in Italia ci siano solo ladri? Io ho fiducia in molti miei connazionali, ed in persone veramente preparate che ci possono essere. Mi fido di molte (non tutte) idee di Borghi e Bagnai, perché ho le competenze per valutarle.
    Mi fido di molti politici perché ho l'intelligenza per valutarli.
    Conosco Nino Galloni e mi piace la sua proposta di rivoluzione della contabilità bancaria per obbligare le banche a tornare ad avere ruolo sociale, invece che solo speculativo.

    Tutti gli altri politici utili idioti seguono agende dettate da spin doctor e lobbisti pilotati dal potere neoliberista.
    Io considero il neoliberismo un neofeudalesimo mercantile. Dove i nuovi feudatari sono rentiers, industriali e capitalisti da rapina. Lei quindi abolirebbe lo Stato democratico e repubblicano per istituire questo nuovo sistema feudale?
    Ma la maggior parte di questi individui sono persone profondamente disturbate, come hanno avuto modo di segnalare persone come Pepe Mujica, Noam Chomsky ed Alexander Dugin.

    Il neoliberismo stesso è un condensato di almeno 3 patologie psichiatriche:

    1. il disturbo ossessivo, per l'accumulo di denaro, rubandolo all'economia reale usando conoscenze di economia e finanza precluse alle masse;
    2. il disturbo paranoide, per la paura che poi il popolo rivoglia anche con la violenza ciò che gli è stato rubato;
    3. il disturbo narcisista, per la necessità di colmare il vuoto interiore con l'accumulo di oggetti e potere, e la vanità di mostrare lo status raggiunto.

    Lei dice che nello Stato ci sono pazzi? Io vedo più pazzi tra rentiers e capitalisti. Perché se dai solo 2-3 mandati gli eventuali pazzi li epuri dallo Stato nel giro di qualche legislatura.

    Il potere temporale dei neofeudatari rimane fino alla loro marte ed anzi si tramanda in famiglia. E ci sono molti studi sul fatto che in famiglia tramandi anche la vita psichica e i disturbi.

    «è stata la proverbiale mano invisibile a conferire successo all'Italia»

    Ancora con questa mano! Ma non ha nessuna valenza scientifica! Non è mai stato provato!
    Anzi le dirò di più, so che in copie originarie dei testi di Smith si parlava addirittura di provvidenza divina, ossia la mano invisibile era quella di Dio. Fu prontamente modificato nelle edizioni successive man mano che si faceva avanti un certo laicismo e la relgione perdeva l'importanza che ha avuto fino ad un certo periodo.
    Il protestantesimo in cui è cresciuto Smith credeva, e lo crede ancora, che si è ricchi per meriti divini!
    La maggior parte dei neoliberisti e 1% più ricchi sono anche WASP (white anglosaxons protestants) e si arrogano questo diritto.
    Perfino von Hayek scriveva che il potere va trasferito a chi se lo merita. Questo è ancora feudalesimo, razzismo, classismo.

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    1. Continua a fossilizzarsi sulle branche dello stato che si suppone riescano a controllare i mercati, quando invece questi ultimi sono in realtà avulsi da un loro controllo. Possono esserne influenzati, anche pesantemente, ma non controllati. Ecco cosa voleva veicolare il mio articolo, ma chiaramente preferisce incunearsi in sterili discorsi riguardo compartimenti inutili dello stato. Infatti se dovesse muovere una sola critica contro di essi cadrebbero successivamente le tesi sbrindellate riguardanti eventuali conoscenze supreme in grado di sapere in ogni momento la quantità giusta di denaro da avere in un'economia. Solo nella sua fantasia e in quella dei fanatici religiosi della MMT esiste qualcosa del genere; nel mondo reale è rigettato dall'empirica evidenza, anche, che qualsiasi quantità è sufficiente per operare uno scambio. Ciò che conta è il bacino dei risparmi reali e la sua buona saluta (quella che invece secondo lei, sbagliando nelle definizioni tra l'altro, definisce savings slack). Ripassi quando avrà capito la differenza tra un flusso ed il semplice accantonamento di risorse economiche.

      Infine continua ad ignorare, o forse non lo vuol capire, che lo stato è un'idea, velenosa, che viene inculcata attraverso la liturgia della scuola nelle menti ancora giovani dei bambini affinché apprendano a prostrarsi di fronte all'autorità. Viene loro negato il diritto di conferire autorevolezza in base ad un criterio incentrato esclusivamente sui valori presenti nelle categorie della loro indole. Viene inserito nella loro mente un bias che eleva a presunti uomini superiori coloro che si definiscono agenti senza macchia di un processo decisionale di mercato migliore. Balle: il modo migliore affinché gli individui abbiano sovranità senza ostacoli è quella che passa attraverso una scelta libera della moneta (cosa che i suoi beniamini si guardano bene dal promulgare...). È il mercato che decide e solo così può emergere un ordine spontanea tale da permettere una prosperità genuina e soprattutto sostenibile.

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    2. Moneta creata da chi? E per quale scopo? In che quantità? Ma soprattutto priva da interesse?
      La moneta sovrana non è un debito, motivo per cui molti economisti non solo della MMT hanno proposto di cambiargli nome in "deficit positivo" o "ricchezza al netto del settore non-governativo". Se è moneta a debito come l'Euro, non ci sarà mai moneta sufficiente a ripagarla, e andrà rinnovata in uno strozzinaggio perpetuo.
      56,4 miliardi annui di interessi sul prestito in Euro, 3 giorni al mese lavori praticamente solo per chi ti ha prestato e fa usare l'Euro, problema che non hanno Svezia, Danimarca, Ungheria, Polonia e chi si è tenuto la sua moneta, e prende in prestito solo i fondi per le operazioni intrastat in Euro.

      Proporre l'abolizione degli stati basati sulle democrazie repubblicane, per farcisi depredare dai rentiers, è semplicemente un ritorno al feudalesimo.

      Questo discorso lo feci già con un altro fanatico, che diceva che la mano invisibile avrebbe automaticamente premiato i più meritevoli.
      Ed invece ho visto numerose analisi di sociologi ed economisti non invasati, che dicono chiaramente che in un sistema del genere vincono solo spregiudicati, ed ovviamente chi conosce le regole del gioco finanziario e monetario. Che sono precluse alle masse.

      È solo predazione intraspecie basato sull'ignoranza dei più che vengono derubati e la furbizia della piccola élite di predatori.

      Io dal canto mio li abolirei entrambi sia gli Stati che il denaro, ma quello fa parte dell'ingegneria sociale che verrà forse solo tra 3 secoli.

      Ora come ora c'è solo la predazione dei più furbi.
      Il denaro non si fa, si preleva dal settore non-governativo, in cui lo versa lo Stato.
      E i trucchi per predarlo sono di vario tipo.
      Il capitalismo non esiste! Non è mai esistito, dato che i monopolisti della moneta restano gli Stati, e scopo delle minoranze ricche è solo quello di aprire l'ombrello al contrario per rastrellarne quanto più possibile approfittando del popolo distratto.

      L'economia è semplice, specie il monetarismo, viene infarcita di spazzatura solo per renderla incomprensibile.

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    3. Forse potrei sembrare masochista nel voler continuare questa tiritera sterile, visto che abbiamo di fronte un credente, ma lasciare così questi spot di fede non va tanto bene. Soprattutto su queste pagine. Nel quadro della MMT la spesa pubblica crea nuova valuta, mentre la tassazione la distrugga. Poiché un disavanzo di bilancio si riferisce ad una situazione in cui un governo spende più di quanto incamera, si capisce perché gli MMTer dicono che il debito, che riflette la storia cumulativa dei disavanzi e avanzi di bilancio netti nel tempo, è uguale al numero netto di valuta che un governo ha speso. Questo è sbagliato. Quando il Tesoro fa fluttuare le obbligazioni, tale azione (nel quadro della MMT) distrugge anche valuta rimuovendola dalle mani del pubblico. Quindi, se tutto il debito del Tesoro fosse detenuto dal pubblico (o dalle banche centrali estere), i deficit di bilancio non corrisponderebbero a nessuna creazione netta di valuta, anche nel quadro della MMT.

      Facciamo un passo in più: nel quadro della MMT quando una banca centrale acquista titoli del Tesoro sul mercato secondario e li porta nel suo bilancio, questa azione crea nuova valuta. Nella misura in cui i titoli del Tesoro si trovano nel bilancio della banca centrale, quella parte del debito pubblico corrisponderebbe a quanta valuta è stata aggiunta nelle tasche delle persone. Anche questo è sbagliato, perché prendere in prestito denaro di per sé non crea nuovo denaro, sia che lo facciano le aziende o che lo faccia uno stato. (Immaginate solo 1 miliardo in valuta reale e che il Tesoro continui ad emettere nuove obbligazioni da 1 miliardo per continuare a prendere in prestito la stessa pila di foglietti di carta per risponderli continuamente. Questa procedura farebbe aumentare il debito pubblico quanto si vorrebbe, ma in qualsiasi momento ci sarebbe ancora lo stesso miliardo in valuta.)

      Se gli MMTer avessero ragione e il debito pubblico fosse un conteggio di quanta valuta lo stato ha speso, allora quando Andrew Jackson ripagò il debito nazionale americano, gli americani non avrebbero avuto più soldi: l'ultimo dollaro sarebbe stato distrutto.

      Per un'illustrazione ancora più chiara della confusione della MMT tra debito e denaro, si consideri quanto segue: Cosa succederebbe se la Banca del Giappone emettesse nuova moneta per acquistare ogni titolo di stato giapponese sulla Terra? Secondo gli MMTers non succederebbe niente, perché la ricchezza del settore privato sarebbe la stessa; la BOJ si impegnerebbe in un semplice scambio di asset. Poiché il loro reddito da interessi ora sarebbe inferiore mentre la loro ricchezza sarebbe la stessa, le persone nel settore privato spenderebbero meno dopo la monetizzazione del debito totale (!).

      Peccato per un solo punto: non si possono spendere i titoli di stato giapponesi nel negozio dietro l'angolo. Ecco perché denaro e debito sono cose diverse. Se la MMT avesse ragione, allora potremmo anche ragionare con ipotesi contraria: se il governo giapponese emettesse abbastanza obbligazioni per assorbire fino all'ultimo yen sul pianeta Terra, allora la domanda aggregata misurata in yen andrebbe alle stelle... eppure come potrebbe se nessuno avesse più uno yen in tasca?

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    4. Ultimo appunto sul sistema statale e la mano invisibile. In un ambiente di mercato senza ostacoli c'è probabilità di agenti truffaldini; in un ambiente di mercato ostacolato è SICURO.

      Lo stato è un sistema che è destinato ad estinguersi nel tempo, come teorizzato anche dal professor Van Creveld nel suo testo "Ascesa e caduta dello stato" dei primi anni '90. Di conseguenza è imperativo iniziare a prefigurarsi alternative a questo elefantico apparato dedito allo spreco e alla disorganizzazione. Ce ne sono? Sì, sebbene la sopravvivenza artificiale dello stato stesso sta sottraendo risorse a tale ricerca. Ciononostante le tecnologie blockchain, e Bitcoin in particolare, offrono un ambiente di sviluppo ottimo per suddette alternative.

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    5. Ma perché? Perché ci deve essere passaggio di carte tra Banca Centrale e Tesoro? Banconote in cambio di titoli?
      Perché ci si scambia carta straccia o entità astratte create entrambe dal nulla?
      Questa idiozia o complicazione nasce con la privatizzazione della FED. La FED è privata con partecipazione di banche, il Tesoro è dello Stato quindi i cittadini. Lo Stato si è indebitato creando Titoli e ottenendo banconote? E cosa vieta la Banca Centrale assolutamente di Stato invece che ente privato di diritto pubblico?

      Se la banca centrale è privata lo Stato emette titoli di debito, ma indebitando così i suoi cittadini. La BC privata li presta a strozzo i soldi chiedendo in cambio interessi, ma se l'origine di tutto il denaro circolante è sempre dalla BC privata, in circolazione non c'è denaro a sufficienza per ripagarlo e quindi andrà ripagato con beni tangibili, vera ricchezza.
      Funziona così lo status quo del concetto di debito perpetuo che non va messo in discussione.

      Se la BC e tutta dello Stato all'emissione non esiste alcun debito con nessuno. Ed infatti come ho già scritto sia da Randall Wray che da numerosi altri economisti in passato si chiedeva di smettere di chiamare questo concetto astratto come debito, ma ridefinirlo in deficit positivo o ricchezza al netto del settore non governativo, sempre se la BC è dello Stato.

      Lo Stato con la BC di sua proprietà non deve emettere Bond non ne ha alcun bisogno.
      E come ho già spiegato BOT e CCT servivano per conservare potere d'acquisto nelle svalutazioni. E queste svalutazioni erano necessarie per battere concorrenti europei come Germania e Francia, avevamo industria sovrapponibile ma con Lira debole rispetto al Marco gli stranieri compravano da noi (specie la metallurgia) e non dai tedeschi.

      Ma dovevi permettere ad aziende e privati di non perdere parte del patrimonio risparmiato, e così compravano BOT/CCT con buoni rendimenti.

      Il concetto stesso di titolo, perde di significato con la MMT e la Banca Centrale dello stato.

      Qui non parliamo di leggi della fisica che sono inalienabili.

      L'economia è il monetarismo è totale invenzione e convenzione umana. Le regole si possono cambiare dall'oggi al domani.

      Chi ha studiato economia è lui il vero religioso che si riferisce a dogmi.

      E quando mi parli di titoli come si accordano con la MMT o cosa succederebbe se il Giappone stampasse valuta per ricomprarsi i suoi titoli, i dimostri di non avere capito un razzo.

      Con la MMT il concetto di titolo perde di significato, e diventa come il BOT/CCT del tempo delle Lire, ed ha due scopi:

      1) rivalutazione il capitale in caso di svalutazione volontaria per favorire le esportazioni;
      2) congelare risparmi a scadenza per impedire che escano dai conti e producano acquisti e quindi possibile inflazione.

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    6. Le criptovalute sono cazzate!
      Sono l'equivalente dello standard aureo, dove più oro ti procuravi con l'estrazione o con le guerre di predazione, e più moneta potevi creare.

      Solo che con la criptovaluta devi procurarti tutto ciò che serve per il mining. Terre rare, silicio, brevetti per gli ASIC, fabbriche di ASIC e hardware per il mining e soprattutto i combustibili fossili per terawatt di energia per minare!
      Più potenza di calcolo ti puoi comprare, più mini, più sei ricco, e nuovamente solo pochi privati già ricchi avranno le mining farm più grandi e creeranno più criptovaluta. E ci saranno nuovi feudatari del mining, e in tutta la filiera del silicio e dell'energia per creare le fabbriche di mining.
      I minatori potranno creare moneta dal nulla con la potenza di calcolo, e tutti gli altri dovranno lavorare per accaparrarsi qualche frazione di criptovaluta.

      Van Creveld (se parli di Martin van Creveld) è un cialtrone, come lo era von Hayek.
      Chiunque propone l'abbandono degli Stati ti sta proponendo l'unica alternativa oggi possibile il feudalesimo.
      La società basata sulle risorse che non prevede né Stati ma neppure il denaro rimane una teorizzazione di Jacques Fresco, che nessuno si azzarda ad esplorare per il semplice fatto che togliendo il denaro togli lo strumento di schiavitù da salario e potere a chi lo controlla.

      Per tale motivo il potere del denaro lo devono avere solo Stati democratici con costituzioni repubblicane.

      Il problema non sono gli Stati, ma la distruzione della cultura che crea cittadini ignoranti, che daranno voti ignoranti, eleggendo individui proiezione del loro status di ignoranti, furbi, hater di sé stessi e dei propri simili, massificati, omologati.
      Tutto il processo di instupidimento e riduzione ad individui appiattiti e malati di vanità da consumo spetta ai media e la psicologia che hanno applicato per modificare la società in questo modo. Mi vengono in mente l'industria di Hollywood, aziende come Endemol, e tutta la psicologia delle folle che gira dietro le quinte degli studi cinematografici e televisivi.

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  5. La paura dell'insolvenza.
    Ma l'insolvenza di chi verso chi?
    Lo Stato verso l'estero? Ma se pretendi di stampare per pagare l'estero senza una contropartita in merci e risorse riporoduci Weimar, che voleva ripagare i debiti di guerra stampando e gli inglesi rivendevano allos coperto.
    Se stampi anche il triplo di quello che ha stampato Weimar, e lo usi per pagare la tua gente inculcandogli un ideale imperialista, rischi quasi di conquistare l'Europa come fece fare Hitler al suo direttore della Reichsbank tale Hjalmar Schacht che conosceva bene il potere del denaro usato nel modo corretto (leggere il suo testo "The Magic of Money").

    L'insolvenza dei Bond? Ma io credo che fosse chiaro che ad un Tesoro con stretto controllo sulla Banca Centrale non servisse emettere alcun tipo di Bond. I BOT e CCT al 10,60% non servivano per finanziarsi ai tempi della Lira, ma a garantire rivalutazione di capitali nei periodi di svalutazione VOLUTA della Lira per favorire le esportazioni.

    Quindi quando non si è insolventi con l'estero? Quando con la piena occupazione hai pieno stato sociale, lavoro, costruisci infrastrutture come vie di comunicazione e di scambio come strade, autostrade, porti, eroporti, dogane. Quindi sei pronto per comprare materie prime ed energia con denaro fiat che è come un pagherò, e l'estero si fida perché conosce il tuo paese ed il suo potenziale.
    E quando il tuo substrato produttivo avrà trasformato quelle materie prime e quell'energia in manufatti, hai una contropartita ed il denaro temporaneo può rientrare. Perché ora hai vera ricchezza da scambiare con chi ti ha dato materie prime, energia, ma anche caterpillat, robot industriali ecc.

    Cioè una nazione funziona così, con scambi, ma prima il denaro ti facilita l'approvigionamento.
    L'economia reale è così che funziona, non con i giri di partite della finanza che commercia fumo.

    Quindi nessuna mano invisibile dal dopoguerra fino a fine anni '90.
    Ma solo un apese col più alto QI al mondo che senza nessuna risorsa a parte sole e paesaggi, è riuscita con le politiche keynesiane a diventare un popolo di trasformatori ed entrare tra i G7 e 4° risparmio al mondo dei suoi cittadini.

    Lei è fortemente indottrinato, non conosce storia, non conosce psicologia, sociologia, antropologia.

    Fare l'economista solo con la dottrina economica e matematica, non serve a nulla, dato che le persone sono qualcosa in più che numeri e merci.
    È più importante la felicità degli individui con un po' di inflazione, che stabilità dei prezzi e un popolo disperato.

    E chi fece questo dicorso all'FMI fu Ivan Heyn economista 35enne della Kirchner, e fu trovato morto poco tempo dopo.

    Nei suoi articoli non si parla mai di bene della popolazione, di felicità, di virtuosismi, di umanità.

    Ci sono solo i numeri di un ossessivo indottrinato e totalmente separato dalla gente.

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