martedì 22 settembre 2020

Le bancarotte aumentano nonostante migliaia di miliardi in nuova liquidità

 

 

di Daniel Lacalle

I lockdown hanno distrutto l'economia globale e l'impatto durerà per anni. L'errore della tesi "vite o economia" è evidente a tutti ora, anche a chi lo ignorava di proposito, visto che ci sono stati Paesi come Taiwan, Corea del Sud, Austria, Svezia e Olanda capaci di preservare il tessuto imprenditoriale e l'economia mentre hanno svolto un lavoro migliore nella gestione della pandemia rispetto ai Paesi con lockdown più severi.

Uno dei fatti più allarmanti di questa crisi è il ritmo con cui crescono le bancarotte. Nonostante un'iniezione di liquidità da $11.000 miliardi e aiuti statali, azioni e obbligazioni ai massimi storici e rendimenti sovrani e societari ai minimi storici, le società stanno fallendo al ritmo più veloce sin dalla Grande Depressione. Perché? Perché una crisi di solvibilità non può essere mascherata dalla liquidità.

Migliaia di miliardi di liquidità stanno dando agli investitori e agli stati un falso senso di sicurezza, perché i rendimenti sono bassi e le valutazioni sono alte, ma è un miraggio alimentato dagli acquisti del sistema bancario centrale e che non può mascherare la velocità con cui le aziende hanno a che fare con problemi di solvibilità a lungo termine. Questo è un punto importante, perché l'impennata delle bancarotte e l'aumento delle aziende zombi significa meno occupazione, meno investimenti e una crescita più bassa in futuro.

La liquidità nasconde solo il rischio, non risolve i problemi di solvibilità causati dal crollo dei flussi di cassa mentre i costi rimangono elevati.

Secondo il Financial Times le dichiarazioni di bancarotta da parte di grandi società statunitensi stanno ora procedendo ad un ritmo record e dovrebbero superare i livelli raggiunti durante la crisi finanziaria del 2009. Al 17 agosto, un record di quarantacinque società, ciascuna con un patrimonio di oltre $1 miliardo, hanno presentato istanza di fallimento. In Germania circa cinquecentomila aziende sono considerate insolventi e sono state zombizzate da un'inutile "legge sull'insolvenza" che semplicemente estende il dolore delle imprese tecnicamente fallite. In Spagna la Banca di Spagna ha avvertito che il 25% di tutte le società è sull'orlo della chiusura per insolvenza. Secondo le stime di Moody's, oltre il 10% delle imprese nelle principali economie sono in grave stress finanziario, molte ormai in fallimento tecnico.

Com'è potuto accadere? Dalla crisi del 2008 tutte le azioni politiche sono state mirate a mantenere bassi i rendimenti dei titoli di stato, salvando la spesa pubblica ed i deficit stratosferici; e le massicce iniezioni di liquidità hanno avvantaggiato le grandi società quotate che hanno utilizzato il denaro per proteggere le loro valutazioni attraverso riacquisti ed ingegneria finanziaria a basso costo. Tuttavia il denaro facile ha anche innescato cattivi investimenti, allocazione errata del capitale e livelli di debito superiori al normale. Le piccole imprese non hanno visto i presunti benefici dei massicci programmi di liquidità e deficit, mentre le grandi aziende si sono assuefatte a livelli elevati di debito, scarso ritorno sul capitale impiegato e rapporti di solvibilità troppo bassi in un'economia in crescita.

Denaro facile e salvataggi statali hanno gettato i semi di una crisi di solvibilità innescata dalla decisione irresponsabile di alcuni governi di chiudere intere economie. Se avete un'economia altamente indebitata e con rapporti di produttività e solvibilità bassi, chiuderla per due mesi è l'ultimo chiodo nella bara. E le ripercussioni dureranno per anni.

Salvare le aziende zombi non farà che peggiorare le cose e nuovi lockdown potrebbero essere letali. La soluzione è ciò che nessuno stato vuole fare, perché non cattura i titoli dei giornali né dà l'impressione che i politici stiano salvando il mondo: misure dal lato dell'offerta che attivano i meccanismi di rifinanziamento, ristrutturazione e miglioramento dell'efficienza.

Più politiche dal lato della domanda, piani di stimolo inutili atti a costruire qualsiasi cosa a qualsiasi costo e più iniezioni di liquidità peggioreranno le cose e spingeranno l'economia verso la stagflazione. Il problema successivo sarà quindi una crisi finanziaria mentre le bancarotte aumentano e le valutazioni degli asset bancari scenderanno, poiché i prestiti in sofferenza saliranno nonostante la massiccia azione del sistema bancario centrale.

Gli stati preferiranno seguire la rotta del Giappone: più debito, più salvataggi e massiccia spesa pubblica. Tuttavia ciò porterà solo alla stagnazione ed a squilibri perpetui impossibili da nascondere, soprattutto quando gli stessi errori commessi in Giappone emergeranno nella zona Euro, in Cina e negli Stati Uniti. Non vi è alcun modo in cui le grandi spese e le abbuffate di liquidità produrranno altro che debito più elevato, una crescita più debole e salari reali più bassi.

Per porre fine al problema delle imprese zombi e al rischio di ulteriori salvataggi, abbiamo bisogno di un mercato più aperto, meno burocrazia e meccanismi di ristrutturazione più flessibili. Qualsiasi altra cosa produrrà semplicemente stagnazione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Sostenibile è, chi sostenibile fa. E questo, cari lettori, non è sostenibile. Il debito pubblico e privato totale dell'economia statunitense è ora circa $80.000 miliardi, o 3,5 volte il PIL, ma questo è un effetto non la causa di una crisi, visto che nel 2008 era di $53.000 miliardi ed è successo tutto quel putiferio economico finanziario. Senza contare che nell'ultimo decennio non ci sono state tracce di deleveraging. Questo perché quando le banche centrali falsificano i tassi d'interesse a livelli subeconomici, tutti sono incentivati ​​a prendere in prestito. E, molto spesso, è per scopi improduttivi, come più welfare state e più ingegneria finanziaria.

    Debito aziendale in percentuale del PIL:
    1955: 31%
    1970: 47%
    1980: 49%
    1995: 55%
    2007: 69%
    2020: 78%

    Detto in modo diverso, la repressione finanziaria cronica e la falsificazione dei tassi d'interesse da parte del sistema bancario centrale sono equivalenti ad una sepoltura al rallentatore del settore delle imprese; debito che negli ultimi decenni è stato destinato alla contrazione dell'equity delle imprese, spostando così la ricchezza dall'economia produttiva ai quartieri di Wall Street.

    Infatti il credito facile della FED non lascia quasi mai i canyon di Wall Street, dove premia i carry-trader e gli speculatori in asset di rischio, perché il denaro a costo zero è sempre il driver della speculazione con leva finanziaria. Inoltre, come si legge dall'articolo del FT, le aziende sono ossessionate dal gonfiare artificialmente le loro stock option attraverso l'ingegneria finanziaria (riacquisto di azioni, ricapitalizzazioni con leva finanziaria, accordi di fusione/acquisizione, LBO, ecc.) come sostituto di una crescita organica. Solo che queste manovre si limitano a sostituire l'equity e la resilienza finanziaria con il debito e la fragilità finanziaria.

    Bisogna anche sottolineare che malgrado la FED abbia favorito una massiccia esplosione del debito delle imprese dopo la crisi finanziaria del 2008, non si è tradotto affatto in crescita degli investimenti produttivi. Infatti il CapEx aziendale reale meno il consumo di capitale corrente (deprezzamento e ammortamento addebitato sulla produzione corrente) è oggi poco più alto di 20 anni fa alla vigilia del crash delle dotcom.

    In breve, la FED ha promosso un'economia zombi ed è il crollo degli zombi che alla fine la abbatterà.

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