venerdì 20 novembre 2020

Dal price discovery al gap discovery



di Francesco Simoncelli

Che l'Italia fosse un Paese finito e in bancarotta era chiaro ad analisti come il sottoscritto, ma sebbene non venga ancora detto in modo palese per il popolino addormentato, c'è chi lo sta ventilando indirettamente. Infatti con questa dichiarazione Cottarelli ha praticamente detto che non solo l'Italia è un Paese commissariato, ma senza un sostegno artificiale nel giro di una manciata di secondi si ritroverebbe in compagnia di Argentina e Venezuela. Questa non è altro che l'eredità dell'inflazionismo del passato e dei conseguenti errori economici spazzati sotto il tappeto, divenuti successivamente enormi sulla scia di un maggiore interventismo da parte dei pianificatori monetari centrali. È il motivo per cui nel 2011 l'Italia è finita nell'occhio del ciclone e adesso rappresenta un punto critico a livello sistemico per quanto riguarda la sostenibilità dell'Europa. Come sottolineato spesso su queste pagine, il problema alla base di queste distorsioni è la soppressione artificiale di una determinazione onesta dei prezzi. Progressivamente gli "intoppi" all'interno delle economie diventano talmente preponderanti che ciò inficia ineluttabilmente il calcolo economico ponendo fine bruscamente a tutte le manipolazioni eseguite fino a quel momento.

L'evento in sé non è affatto importante, poiché rappresenta la fine di un processo che nel tempo sparge criticità sempre più ingombranti all'interno del panorama economico. È tale processo che bisogna monitorare per avere una bussola funzionante e cercare di direzionare le proprie scelte. Soprattutto perché i mercati canonici vengono ampiamente deformati dalle politiche di credito facile del sistema bancario centrale e assistiamo a pattern senza senso spinti solamente dall'euforia. L'inflazionismo è la risposta imprescindibile di chi ha costruito una società sulle menzogne e per mantenerle procede a distruggerla progressivamente. È un processo selettivo, che toglie linfa vitale (capitale) dalla classe media, laddove gran parte della produzione avviene, per poi darla a coloro che beneficiano per primi degli effetti distorsivi della stampa di denaro.

È un processo che prevede una distruzione sistematica silenziosa, permettendo ai clientes di avvantaggiarsi rispetto al resto della popolazione. Questo fenomeno è capito, al massimo, da una persone su un milione ed incapsula tutte quelle forze che infine sono destinate a fare tabula rasa della società.


LA SPIRALE DISTRUTTIVA DEL SISTEMA BANCARIO CENTRALE

Ogni volta che la banca centrale allenta la sua posizione monetaria, innesca un boom: devia risparmi reali dai creatori di ricchezza a chi invece la spreca. Ogni volta che la banca centrale inverte la propria posizione monetaria, ciò rallenta o pone fine a suddetta deviazione e manda in crisi quelle attività che sprecavano ricchezza reale. Il fattore scatenante dei cicli boom/bust sono le politiche monetarie della banca centrale e non fattori presumibilmente misteriosi. La severità della fase di bust è dettata dall'entità delle distorsioni provocate durante il boom artificiale: quanto maggiori sono state le distorsioni, tanto più grave sarà la fase di bust. Qualsiasi tentativo da parte della banca centrale e dello stato di contrastare la fase di bust attraverso stimoli monetari e fiscali, non farà altro che indebolire il bacino dei risparmi reali.

Ogni volta che la banca centrale cambia la sua posizione monetaria, l'effetto non si afferma istantaneamente: ci vuole tempo. L'effetto inizia in un punto particolare e si sposta gradualmente da un mercato all'altro, da un individuo all'altro. La precedente posizione monetaria potrebbe dominare la scena economica per molti mesi prima che la nuova posizione inizi ad emergere. Di norma i sintomi di una recessione emergono dopo che la banca centrale restringe la sua posizione monetaria; ciò che determina se un'economia cade in una recessione o soffrirà solo di un normale rallentamento economico è lo stato del bacino dei risparmi reali. Finché questo è ancora in espansione, una politica monetaria più restrittiva culminerà in un rallentamento economico. Nonostante le varie attività che sprecano ricchezza ne risentiranno, la crescita economica complessiva sarà positiva. Il motivo è semplice: ci sono più creatori di ricchezza rispetto ai consumatori di ricchezza.

E quindi finché suddetto bacino cresce, la banca centrale e lo stato possono dare l'impressione di avere il potere di annullare una recessione mediante il pompaggio monetario e abbassare artificialmente i tassi d'interesse. In realtà, queste azioni rallentano o arrestano solo il fallimento di quelle attività che si sono avvantaggiate dalla politica monetaria allentata, continuando così a deviare risparmi reali da chi contribuisce a farli crescere. L'illusione che attraverso il pompaggio monetario sia possibile mantenere in carreggiata l'economia, va in frantumi una volta che il bacino dei risparmi reali inizia a calare e successivamente si finisce in recessione. Anzi, piuttosto che invertire il crollo, una politica monetaria più accomodante indebolirà ulteriormente il flusso di risparmi reali e la struttura della produzione.

L'economia, come tante altre "cose" nella vita, è un ordine complesso, dinamico ed adattativo. Le variabili sono sconosciute e, anche se fossero note in un certo punto nel tempo, a causa della natura dinamica del sistema, cambierebbero costantemente in modo imprevisto, rendendo praticamente impossibile una misurazione precisa. Non si può gestire ciò che non si può misurare. 

Tuttavia le banche centrali si sono arrogate il compito di gestire l'economia ed il sistema finanziario, prendendo di mira l'inflazione dei prezzi. In accordo con i loro modelli, si attengono ostinatamente ad un indice dei prezzi al consumo (IPC) che esamina la media ponderata dei prezzi di un paniere di beni di consumo e servizi, come trasporti, cibo e cure mediche. Concentrandosi solo sui prezzi al consumo, l'inflazione in azioni, obbligazioni, immobili o qualsiasi altro asset finanziario viene completamente esclusa dal quadro. Non notate una punta di discriminazione? I piani alti considerano la maggior parte delle persone come stupidi salariati a cui non interessa possedere beni fruttiferi. Inutile sottolineare che le cose non stanno così: le persone risparmiano non per comprare una mela ad un prezzo inferiore domani, ma per permettersi in futuro una casa in cui vivere. E questa stessa casa attualmente non è inclusa nelle misure dell'inflazione. Se lo fosse, l'inflazione dei prezzi ufficiale dovrebbe essere molto più alta.

L'elevata inflazione dei prezzi degli asset a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni è una conseguenza dell'immensa espansione monetaria. Nel 1971 gli Stati Uniti abbandonarono il gold standard, avviando una race to debase tra le varie divise mondiali. Sotto l'amministrazione Volcker, nel 1983, gli Stati Uniti fecero un altro passo decisivo: la FED non avrebbe più preso di mira l'offerta di moneta, ma il prezzo a cui si prende in prestito denaro. Ancora oggi la FED manipola il tasso d'interesse di riferimento, il Federal funds rate, lasciando fluttuare l'offerta di moneta. In questo modo si sono spalancate le proverbiali porte dell'inferno, data l'enorme espansione monetaria attraverso il sistema bancario ombra. Dopo il 1983 le banche centrali, con la FED in prima linea, hanno iniziato a rendersi conto che molti dei loro strumenti di politica monetaria stavano diventando sempre più inefficaci.

Infatti non sono state in grado di spiegare l'enorme crescita dell'offerta di moneta proveniente dalle istituzioni private e solo negli ultimi anni gli economisti hanno riconosciuto che la misurazione dell'offerta di moneta in variabili come M0, M1, M2 e M3 è piuttosto incompleta, visto che tralasciano i molti titoli e asset che hanno sviluppato una sorta di "moneyness" nel corso del tempo. Poiché i banchieri commerciali sanno che lo stato li salverà, aumentano i loro rischi (es. bassi rapporti di capitale, portafogli d'investimento pressoché simili tra le varie banche, maggiore esposizione ad asset rischiosi, uso intensivo dei mercati OTC, ecc.). Quando i tempi sono buoni, diventano ricchi; quando il mercato si muove contro di loro, vengono salvati. Questo è ciò che gli economisti chiamano una relazione asimmetrica. A partire dal diciannovesimo secolo, gli economisti ed i critici degli schemi di protezione delle banche da parte dello stato hanno definito in modo chiaro questo fenomeno: azzardo morale.

Powell è in trappola. La Lagarde è in trappola. Loro ed i loro colleghi hanno spinto il mondo più in profondità in quello che può essere definito circolo vizioso del sistema bancario centrale. Non c'è nulla all'orizzonte che suggerisca che il sistema verrà riformato in modo da poter sfuggire agli effetti della massiccia espansione dei bilanci delle banche centrali. Il problema non sono mai stati i bilanci delle banche commerciali, ma i bilanci delle banche centrali, che riforniscono il sistema bancario di riserve. Il problema non ha avuto origine con Goldman Sachs o JP Morgan, ha avuto origine con il Federal Reserve System. C'è solo una via d'uscita da questo circolo vizioso: abbandonare del tutto il sistema bancario centrale.


INFLAZIONISMO: CUI PRODEST?

L'intervento della pianificazione centrale può assumere molte forme, una delle più popolari prevede la stampa di migliaia di miliardi in denaro fasullo. La disarmonia simbiotica dello stimolo fiscale e monetario è destinata a fallire, ma nel frattempo il mercato azionario lo adora. Poiché sempre più denaro fasullo viene distribuito per stimolare in qualche modo l'economia, lo stock di denaro viene diluito.

Sta accadendo qualcosa di tanto strano quanto terribile: il nuovo denaro immesso nell'economia sembra pari a quello "vero". Le persone possono toccarlo nella loro busta paga, possono vederlo nei loro conti in banca e possono contarlo. Ma quando vogliono spenderlo, per andare a fare la spesa al supermercato, o per pagare le bollette, si ha come l'impressione che non basti mai. Il loro valore è stato confiscato dall'inflazionismo del sistema bancario centrale e trasferito a coloro che hanno ricevuto per primi il denaro creato ex novo.

La svalutazione monetaria va avanti da migliaia di anni. Negli Stati Uniti è in corso sin dall'approvazione del Federal Reserve Act nel 1913 ed ha accelerato dal 1971, quando Nixon pose fine alla convertibilità del dollaro in oro. Il dollaro ha perso oltre il 96% del suo valore sin dal 1913. Ciò significa che oggi varrebbe meno di 4 centesimi del 1913. Per quanto tempo questa corruzione del dollaro potrà continuare? Quanta acqua si può aggiungere ad una bottiglia di Pepsi prima che venga completamente rovinata? Potremmo scoprirlo molto presto...

Il debito nazionale degli Stati Uniti supera i $27.000 miliardi, il deficit di bilancio per il solo 2020 è stato di $3.100 miliardi e l'anno prossimo vedrà l'aggiunta di altri $2.000 miliardi. Questo debito non sarà mai ripagato onestamente, ma sarà ripagato in modo disonesto. E sarà la popolazione in generale a ripagarlo, attraverso l'inflazionismo. Badate bene, questo vale per ogni altra nazione. Il denaro fiat che avete in mano, che guadagnate, che usate per acquistare le cose che desiderate, è stato irrimediabilmente danneggiato. E quando il denaro muore, muore anche la società. Quando il denaro è corrotto, anche la società lo è.

Stampare denaro in eccesso rispetto a beni/servizi crea inflazione, una "tassa" nascosta. Con un'inflazione del 10%, €1 acquista solo 90 centesimi di beni/servizi nel mondo reale. I super ricchi non fanno affidamento sui salari o sui risparmi in denaro; possiedono asset fruttiferi i cui rendimenti aumentano con l'inflazione; possiedono immobili, quindi possono aumentare gli affitti compensando gli effetti dell'inflazione; possiedono beni che tendono a conservare il loro potere d'acquisto rispetto al denaro fiat. I mercati attribuiscono un premio a tutti gli asset che tengono il passo o superano l'inflazione dei prezzi, quindi il valore degli asset di proprietà dei super ricchi aumenta, arricchendo ulteriormente i pochi che li possiedono.

L'inflazione degli asset avvantaggia i super ricchi più di chiunque altro perché possiedono la stragrande maggioranza di questi beni. Quindi la stampa di denaro e l'inflazione genera una vittoria per i ricchi visto che spinge più in alto il valore dei loro beni, rendendoli ancora più ricchi, mentre la "tassa" nascosta impoverisce tutti coloro che dipendono da salari e liquidità. Non c'è da stupirsi che i super ricchi adorino la MMT e la stampa di denaro: l'inflazione li rende più ricchi mentre rende tutti gli altri più poveri. Sebbene possa sembrare un processo "senza fine", in realtà ciò che avviene realmente è una ridistribuzione della ricchezza verso l'alto. E come spiegato all'inizio di questo articolo, nel momento in cui i l bacino dei risparmi reali inizia a stangare o peggio a contrarsi iniziano ad emergere i guai. Tutta la società a tal punto ne soffrirà, anche chi crede di aver accesso ad un moto perpetuo in quanto a sequestro di ricchezza reale. È impossibile prescindere dalla disintegrazione del calcolo economico, così come non si può prescindere dalla violazione della Legge di Say. Infatti questo è pesantemente visibile dai grafici dei vari indici azionari, i quali sono spinti in alto solo dalle dichiarazioni dei vari banchieri centrali e si lasciano dietro una serie di gap che devono essere fillati.

Un tempo il mercato azionario rispecchiava una determinazione onesta e una scoperta onesta dei prezzi; ora abbiamo a che fare con una bisca clandestina che scommette grazie alla politica dei tassi a zero. E badate bene, i gap segnati nei grafici sono solo quelli che vanno fino allo scorzo marzo. Ce ne sono molti di più se andiamo indietro nel tempo e, per formazione tecnica, è una certezza matematica che verranno colmati (sebbene i tempi non si possano dire). Ho preso il NYSE, il DJI e l'SPX come esempio perché sono i più osservati dagli analisti, in modo da dimostrare l'importanza del meccanismo che ha sostituito il price discovery: il gap discovery. Tutti i balzi di prezzo sono ottenuti tramite un gap overnight, gli short pare che debbano essere piallati per l'ennesima volta e gli acquirenti in preda al panico inseguono il prezzo. Ripetete poi il pattern. Non esiste una cronologia di mercato che dimostri che tale azione sui prezzi sia sostenibile o addirittura desiderabile. La combinazione di questa struttura di mercato, con enormi gap aperti, resistenze storiche, ottimismo senza limiti e un enorme compiacimento lascia spazio per sorprese e backtest.

In sintesi, sebbene l'inflazionismo abbia garantito a grandi banche commerciali, ai relativi clientes e agli stati di depredare il resto della società della ricchezza reale per mantenere in piedi una illusione di solvibilità, continuare lungo questa strada non solo porterà alla disintegrazione della classe media, con relativa creazione di una classe strabordante di poveri, ma anche ad una demolizione di quel meccanismo tanto caro a coloro che fanno parte della classe di privilegiati.


CONCLUSIONE

Finora ci è stata somministrata una dieta a base di distanziamenti, divieti, quarantene e tracciabilità, dimenticandoci completamente del fatto che tutto questo doveva essere solo un esercizio di due o tre settimane per "appiattire la curva". E ora sta emergendo la verità: ciò che si sta pianificando è una nuova proposta mascherata da "grande reset". Bisogna capire che un cambiamento è inevitabile nella società dato il livello di distorsioni economiche accumulate nel tempo, solo che i pianificatori centrali vogliono indirizzare questo fenomeno a loro vantaggio attraverso una proposta completamente nuova riguardante l'intera organizzazione della società. Bisogna capire che i meccanismi economici sottostanti, che stanno spingendo questo grande cambiamento, esistono indipendentemente dal Covid ed esistono indipendentemente dagli oligarchi che promuovono la loro versione di "reset".

I pianificatori centrali stanno cercando soluzioni per attuare una transizione verso una civiltà completamente separatista. Sanno che questo sistema non può andare avanti così com'è e il Covid è arrivato praticamente "al momento giusto". Ora una semplice influenza stagionale viene utilizzata per giustificare la messa al bando di diritti costituzionali e di una società pluralista. Il sistema economico focalizzato sul consumo, che si basa sia sulle catene di approvvigionamento globalizzate ma anche sull'obsolescenza pianificata, non è più sostenibile. Faceva affidamento su un terzo mondo affinché fosse una fonte sia di materie prime che di manodopera più economica, ma tale "mondo in via di sviluppo" si è ampiamente sviluppato.

Inutile dirlo, vogliono anch'essi far parte della scena mondiale che conta, soprattutto la Cina, la quale "ha conquistato" il mondo attraverso il commercio e l'outsourcing da parte degli altri Paesi del mondo. Questa minaccia, o presunta tale, ha richiesto una scelta epocale come quella avvenuta all'inizio degli anni '70. Il mondo, però, non è più quello di allora e cercare di far risorgere politiche macroeonomiche sulla scia di quelle che hanno caratterizzato sin da allora l'ambiente economico è impossibile. Basta guardare, infatti, al gap discovery sui mercati azionari ed i bilanci stratosferici delle principali banche centrali.

A questo proposito si profila all'orizzonte il seguente scenario: i tassi d'interesse rimarranno bassi e se si verificheranno altri shock i pianificatori monetari centrali si sentiranno obbligati a diffondere ulteriormente il welfare state, espandere la spesa pubblica e far salire il debito pubblico. Questo scenario si applica in particolare all'Europa. Tuttavia tassi d'interesse bassi e credito facile saranno inutili se nessuno sarà disposto ad accendere prestiti. In tal caso ci dirigeremo verso un quadro nuovo e alquanto inquietante.

Se la produzione continuerà a calare ed emergeranno strozzature, l'Occidente dovrà affrontare inflazione, debito pubblico vertiginoso, tassi d'interesse reali negativi e numerose bolle. I banchieri centrali arroventeranno ancora di più le stampanti monetarie, acquisteranno bond statali e permetteranno ai governi di spendere tutto ciò che serve per acquistare consenso. La credibilità dei nostri sistemi monetari verrà sottoposta a forti pressioni e la spesa pubblica porterà a nuove ed inquietanti tensioni.

Un altro mondo è possibile, basta semplicemente sapere dove guardare.


3 commenti:

  1. Ed ecco l'evidenza empirica che "tutti" stavamo aspettando: nonostante tutto il denaro a pioggia fornito ad imprese e lavoratori, ciò non li ha salvati/salverà dalla bancarotta. La stessa cosa si applica all'Europa e all'Italia, con tutti i ristori del caso. Diversamente dalle tesi degli economisti keynesiani/monetaristi, il problema è nella natura fiduciaria del denaro e del credito. Mi concentro su questo aspetto non perché mi preoccupo particolarmente del denaro stesso, ma perché gran parte della vita dipende da esso. Il denaro è ciò che usiamo per tenere traccia del tempo, della fatica, della fortuna, della pazienza, dell'autodisciplina, dell'energia, delle materie prime, del sudore, dell'innovazione e di tutte le altre cose che contribuiscono alla creazione della ricchezza reale.

    Una volta che il denaro viene reso fasullo, lo stesso accade anche all'intero universo di segnali, relazioni e realtà che governano le nostre vite. Il denaro fasullo falsifica tutto. Rende più facile ricorrere all'azzardo morale e aumentare il proprio potere e la propria ricchezza a spese del resto della popolazione. Da una porta si erode il futuro della società attraverso i deficit e dall'altra si erode il passato (bacino dei risparmi reali accumulati) attraverso la stampante monetaria. Nel mezzo rimane il presente, tartassato dalle tasse.

    RispondiElimina
  2. Grazie Francesco, ogni mattina la prima cosa che faccio appena sveglio e leggere la tua newsletter.
    In merito a questa che condivido appieno in tutta la sua analisi, ho avuto un vuoto di spiegazione sul fatto dei Gap che non riesco a spiegarne la motivazione che ti porta a concludere che prima o poi vadano fillati: perché?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Salve Riccardo.

      In analisi tecnica è un assolutismo prevedere che un gap sarà colmato. E infatti è inevitabile che accada. Non si conoscono i tempi ma è una certezza che prima o poi accadrà.

      Elimina