venerdì 3 ottobre 2025

Gesti vuoti

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

____________________________________________________________________________________


di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/gesti-vuoti)

L'ingegneria della realtà richiede tre componenti: il potere istituzionale per creare la narrazione, la pressione sociale per imporla e la persecuzione deliberata di chiunque la metta in discussione. L'era del COVID ha fornito il caso di studio perfetto sul funzionamento di questo meccanismo e ha rivelato come l'attivismo in sintonia con le narrative ufficiali ne sia il meccanismo di imposizione più potente.

Ogni elemento importante della narrazione ufficiale sul COVID si è rivelato falso: le origini del virus, la validità dei test PCR, la soppressione dei trattamenti precoci, la negazione dell'immunità naturale, la cosiddetta “sicurezza ed efficacia” dei vaccini e l'utilità delle mascherine, dei lockdown e dei green pass. Ciononostante coloro che ne hanno messo in discussione anche solo una parte hanno dovuto affrontare un ostracismo e una persecuzione senza precedenti.

Il panico creato ad arte ha ignorato la realtà: il COVID rappresentava un rischio minimo per le persone sane sotto i 70 anni, ma era significativamente più pericoloso per gli anziani e gli immunodepressi. Invece di concentrare le risorse sulla protezione di coloro vulnerabili, abbiamo distrutto economie, rubato infanzia e imposto misure prive di senso epidemiologico. Non si trattava solo di controllo: si trattava di un colpo di stato economico orchestrato, il più grande consolidamento finanziario del potere nella storia moderna. Mentre le piccole imprese venivano chiuse forzatamente, i profitti di Amazon salivano alle stelle; mentre i quartieri operai erano in difficoltà, Wall Street celebrava guadagni record. La classe operaia pubblicava post del tipo “siamo tutti sulla stessa barca” dalle proprie case, mentre i lavoratori essenziali erano costretti a consegnare la spesa in condizioni descritte come pericolose. Le stesse aziende che decantavano il loro impegno per l'“equità” attraverso i criteri DEI stavano distruggendo la mobilità economica per le stesse comunità che affermavano di sostenere.

Pochi mesi prima del COVID, il Johns Hopkins Center for Health Security, in collaborazione con il World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation, ha ospitato l'Event 201, un'esercitazione pandemica di alto livello, il 18 ottobre 2019 a New York. Un'analisi dell'evento rivela che la priorità dell'esercizio non era incentrata sui protocolli di trattamento, o sulla protezione dei vulnerabili, bensì su come il controllo delle informazioni potesse essere utilizzato per indurre l'adesione di massa.

Quando è arrivata la vera crisi, questa strategia ha trovato complici volontari in una cultura già predisposta all'attivismo in sintonia con le narrative ufficiali. Il culmine di questa ipocrisia si è manifestato durante la pandemia, smascherando non solo gesti di virtù vuoti, ma anche la partecipazione attiva a una delle più eclatanti violazioni dei diritti civili nella storia recente. Mentre milioni di persone cambiavano le loro foto profilo e pubblicavano simboli di solidarietà per la giustizia sociale, queste stesse voci sono rimaste in silenzio o, peggio ancora, hanno partecipato attivamente alla persecuzione di due gruppi distinti: i non vaccinati e i danneggiati dai vaccini.


L'esibizione del potere

La devastazione economica si è abbattuta più duramente su chi era meno in grado di sopportarla. Mentre i colletti bianchi partecipavano alle riunioni Zoom in pigiama, i lavoratori nel settore dei servizi si sono trovati di fronte a una scelta impossibile: presentarsi in quello che veniva pubblicizzato come un ambiente mortale, o perdere il proprio sostentamento. I dati raccontano la storia:

Le imprese di proprietà di neri sono diminuite del 41% durante i primi mesi di lockdown;

• La disoccupazione tra i latinoamericani ha raggiunto il 18,9%, il livello più alto tra tutti i gruppi demografici;

• Le donne hanno lasciato il lavoro in numeri senza precedenti, cancellando decenni di guadagni;

• Le piccole imprese, la principale via per la stabilità della classe media nelle comunità minoritarie, hanno chiuso a un ritmo triplo rispetto alle aziende concorrenti.

Era chiaro chi fossero i beneficiari finanziari:

• Il valore di mercato di Amazon è aumentato di $570 miliardi;

• Le azioni di Zoom sono salite del 396%;

• I dirigenti di Moderna sono diventati miliardari da un giorno all'altro;

• Pfizer ha fatto registrare profitti record per $100 miliardi;

• BlackRock ha acquisito il 34% delle case unifamiliari nei principali mercati.

Durante il lockdown, messo in atto per “proteggere i vulnerabili” solo all'apparenza, le piccole imprese vulnerabili hanno perso $4.600 miliardi in valore: le imprese di proprietà di minoranze hanno rappresentato il 41% delle chiusure, nonostante fossero solo il 20% del totale delle imprese. Non si trattava solo di ipocrisia, ma di un consolidamento del potere calcolato sotto le mentite spoglie della salute pubblica.

Il doppiopesismo riguardo le aziende è stato particolarmente evidente nello stesso periodo in cui l'America stava facendo i conti con la giustizia razziale dopo l'omicidio di George Floyd. Nike proclamò di “opporsi al razzismo” mentre licenziava i dipendenti appartenenti a minoranze che non si erano conformati alle disposizioni antiscientifiche sui vaccini anti-COVID. BlackRock pubblicò relazioni sull'“equità sul posto di lavoro” mentre creava un sistema di uffici segregati. Google celebrava l'“inclusione”, mentre le sue linee di politica obbligatorie escludevano in modo sproporzionato i lavoratori appartenenti a minoranze che avevano ragioni storiche per diffidare delle autorità sanitarie.

Queste stesse aziende, che affiggevano simboli di solidarietà, costringevano i loro lavoratori meno pagati a scegliere tra iniezioni sperimentali o il sostentamento delle loro famiglie. I loro comitati DEI (Diversità, Uguaglianza e Inclusione) rilasciavano dichiarazioni sull'“inclusione”, escludendo chiunque mettesse in discussione la narrazione ufficiale. Celebravano la “diversità” in messaggi pubblici attentamente curati, mentre i loro obblighi avevano un impatto sproporzionato sulle comunità minoritarie, le stesse persone che le loro iniziative DEI erano apparentemente progettate per proteggere.

Questa ipocrisia era essenzialmente una guerra economica mascherata da virtuose banalità. L'empatia di facciata dei colletti bianchi ha permesso il più grande trasferimento di ricchezza e opportunità verso l'alto nella storia moderna. Il loro attivismo sui social media ha fornito una copertura a politiche che hanno devastato la classe operaia, in particolare nelle comunità minoritarie. Mentre cambiavano le loro immagini del profilo per ostentare virtù, hanno modificato il panorama economico per imporre la dipendenza.

L'ipocrisia ha raggiunto il suo apice durante la controversia Roe contro Wade. Le stesse voci che difendevano con passione l'autonomia corporea nei diritti riproduttivi sostenevano con entusiasmo le procedure mediche imposte dallo stato, spesso negli stessi feed sui social media.

Un giorno ho visto chiaramente questa contraddizione e ho condiviso un meme che la catturava perfettamente: una donna con un cartello “Il mio corpo, la mia scelta” mentre indossava una maglietta con la scritta “Obbligo di vaccinazione subito!”. L'ironia era ovvia, o almeno così pensavo. Ma invece di affrontare la questione, un'amica da 20 anni mi ha risposto: “Il diritto all'aborto è in gioco e, a differenza dell'obbligo di vaccinazione, rimane una scelta (concessa con un peso notevole in termini di occupazione per chi sceglie di non farlo)... Paragonare le due questioni fa sicuramente incazzare le donne, ma non credo che faccia molto per promuovere la tua di causa”.

La sua risposta definiva l'obbligo di vaccinazione come una “scelta con un peso notevole”, riferendosi ad esso come alla “mia causa”, come se l'autonomia corporea fosse una posizione di parte piuttosto che un principio universale. La cosa più significativa è ciò che sarebbe successo dopo: quando ho condiviso dati di sperimentazioni e studi peer-reviewed sui problemi di fertilità, non ho ricevuto risposta. La conversazione si è semplicemente conclusa. Questo schema si è ripetuto in innumerevoli relazioni: il desiderio di mantenere una realtà costruita si è dimostrato più forte di decenni di amicizia, o persino di prove scientifiche che avrebbero potuto proteggere i propri cari.

Una semplice osservazione, che avrebbe dovuto essere di buon senso, è stata trattata come un tradimento ideologico, persino con una buona amica. È stato in quel momento che mi sono reso conto di quanto le persone avessero interiorizzato la realtà artificiale, dove sottolineare le contraddizioni era di per sé un crimine.

Mentre i colletti bianchi si facevano portavoce della virtù di facciata da casa, i lavoratori essenziali si trovavano di fronte a scelte impossibili. Coloro che avevano costruito una carriera sostenendo le comunità emarginate improvvisamente celebravano la privazione dei diritti fondamentali dei loro vicini. È stato profondamente illuminante osservare coloro che si dichiaravano appassionati nella lotta alla discriminazione celebrare le persone che perdevano il lavoro per aver fatto scelte mediche personali. La loro empatia si estendeva esattamente quanto i loro portafogli azionari farmaceutici e/o la loro incrollabile fede nell'autorità statale – marciando contro la discriminazione finché non diventava sconveniente per i loro interessi tribali, mobilitandosi contro la coercizione medica finché non potevano applicarla loro stessi.


L'industria dell'odio

La demonizzazione di chi non rispettava le regole era sistematica e sconfinava in un territorio che sarebbe stato considerato incitamento all'odio se fosse stato rivolto a qualsiasi altro gruppo. I principali media facevano a gara per esprimere la condanna più feroce dei non vaccinati. Il New York Times ha pubblicato titoli come “Sono furioso contro i non vaccinati”, mentre il Washington Post ha dichiarato che “essere non vaccinati in pubblico dovrebbe essere considerato grave quanto guidare in stato di ebbrezza”.

Non si trattava solo di retorica mediatica: ha direttamente influenzato la percezione pubblica e normalizzato opinioni estreme. Un sondaggio Rasmussen del gennaio 2022 rivelava che quasi la metà degli elettori democratici era a favore non solo di multare i non vaccinati, ma anche di confinarli nelle proprie case, mandarli in campi di quarantena e persino portar via i loro figli. I funzionari della sanità pubblica hanno coltivato e poi amplificato questa ostilità, parlando di una “pandemia dei non vaccinati”, creando una narrativa di colpa che sarebbe stata utilizzata per giustificare una discriminazione su una scala senza precedenti nell'America moderna.

La retorica dei personaggi dello spettacolo è stata particolarmente rivelatrice. Gene Simmons ha dichiarato: “Se siete disposti a camminare tra noi senza vaccinarvi, siete il nemico”. Sean Penn ha portato questa mentalità oltre, affermando: “Mi sembra criminale... se qualcuno sceglie di non vaccinarsi dovrebbe scegliere di rimanere a casa, non andare al lavoro, non avere un lavoro... Finché paghiamo tutti per queste strade, dobbiamo percorrerle in sicurezza”. La sua inquadratura catturava perfettamente la prospettiva privilegiata della classe benestante, paragonando i diritti fondamentali del lavoro a un privilegio che poteva essere revocato in caso di inosservanza. Don Lemon sosteneva la completa esclusione sociale: “Se non hai il vaccino, non puoi andare al supermercato... Non puoi andare alla partita... Non puoi andare al lavoro... Niente maglietta, niente scarpe, niente servizio!” Piers Morgan celebrava la discriminazione: “Adoro l'idea di passaporti COVID per ogni dove: voli, club, palestre, negozi. È ora che i pazzi anti-vaccinisti e negazionisti del COVID vedano smascherate le loro sciocchezze”.

La disumanizzazione ha raggiunto nuove vette quando Jimmy Kimmel prese in giro i non vaccinati in cerca di cure mediche: “Vaccinati, fatevi avanti. Non vaccinati che hanno ingoiato melma di cavallo... Riposate in pace, sfigati”. Howard Stern chiedeva la vaccinazione obbligatoria, maledicendo la libertà stessa: “Quando la smetteremo di sopportare gli idioti in questo Paese e diremo che è obbligatorio vaccinarsi? Fanculo loro, fanculo la loro libertà”. Persino Arnold Schwarzenegger, che un tempo difendeva i diritti individuali, ha dichiarato “Al diavolo la vostra libertà!”.

Non si trattava di voci marginali: erano artisti mainstream con milioni di follower, a dimostrazione di quanto rapidamente l'intrattenimento “progressista” potesse normalizzare la discriminazione e celebrare la privazione dei diritti umani fondamentali. Il loro pubblico, che in genere si vanta di difendere gli emarginati, applaudiva le richieste di persecuzione quando queste si allineavano alla loro identità tribale e ne rafforzavano il capitale sociale.

L'assurdità era evidente a chiunque osasse pensare in modo critico. Gli artefici di questo inganno ora ammettono apertamente ciò che i critici hanno sempre sostenuto. Janine Small ha testimoniato davanti al Parlamento europeo: “No, non sapevamo se il vaccino bloccasse la trasmissione prima di distribuirlo”, giustificandosi dicendo che dovevano “muoversi alla velocità della scienza”.

Queste ammissioni si stanno moltiplicando. Il direttore del CDC, Walensky, ora riconosce che era “troppo tardi” per riconoscere l'immunità naturale. I funzionari della FDA ammettono che i rischi di miocardite erano noti da prima che venissero scoperti dalla gente comune. Ogni rivelazione conferma non solo ciò da cui i critici avevano messo in guardia, ma anche ciò che i dati avevano mostrato fin dall'inizio.

La cosa più significativa è che la Dott.ssa Deborah Birx, ex-Coordinatrice della Risposta al Coronavirus della Casa Bianca e una delle principali artefici delle politiche americane contro il COVID, ha finalmente ammesso: “Quello che abbiamo sbagliato in sanità pubblica è che non abbiamo spiegato che i vaccini contro il COVID non erano per niente simili ai vaccini normali [...]. Non è questo lo scopo per cui è stato progettato il vaccino contro il COVID. Non era stato progettato contro l'infezione”.

Eppure queste ammissioni arrivano solo dopo che il danno è già stato fatto, dopo che vite umane sono state sconvolte, carriere distrutte e diritti fondamentali violati per coloro che si sono limitati a indicare prove che contraddicevano la narrazione ufficiale.

Per quasi cinque anni chiunque sottolineasse i dati e i fatti ora rivelati con noncuranza dai funzionari della sanità pubblica ha dovuto affrontare l'esilio sociale e professionale. L'intera giustificazione per obblighi, green pass e licenziamenti di massa si basava su affermazioni che i funzionari pubblici e la popolazione compiacente non si erano mai preoccupati di verificare, o avevano attivamente represso, prima di costringere milioni di persone a conformarsi.

Se i vaccini proteggevano davvero i vaccinati, perché le scelte mediche di chiunque altro avrebbero dovuto avere importanza? La risposta rivela l'obiettivo più profondo: non si è mai trattato di salute, ma di far rispettare la coercizione sociale. Come ha documentato Matt Orfalea in una delle sue compilation di video, i media più influenti cantavano roboticamente “nessuno è al sicuro se non lo sono tutti”, mentre una società civile sprofondava in una psicosi tribale.

Questa psicosi di massa non era casuale: era il prodotto di una sofisticata ingegneria della realtà. Gli stessi sistemi che avevano prodotto il consenso per guerre infinite venivano ora impiegati per far rispettare le norme mediche e sociali. Ma questa volta disponevano di nuovi strumenti: algoritmi dei social media, moderazione dei contenuti tramite intelligenza artificiale e controllo della narrazione in tempo reale. E a tutti i livelli l'inganno è stato coordinato dall'alto verso il basso:

• Dr. Fauci: “Quando le persone sono vaccinate non si infettano”;

• Presidente Biden: “Non si contrae il COVID se si fanno queste vaccinazioni”;

• Direttore del CDC, Walensky: “Le persone vaccinate non sono portatrici del virus e non si ammalano”;

• Rachel Maddow: “Ora sappiamo che i vaccini funzionano abbastanza bene da fermare il virus”;

• Bourla, amministratore delegato di Pfizer: “Non esiste una variante che sfugga alla protezione dei nostri vaccini”;

• Bill Gates: “Chiunque si vaccini non protegge solo sé stesso, ma riduce anche la propria trasmissione”.

I fact-checker di oggi affermeranno che queste dichiarazioni sono state “estrapolate dal contesto”, ma la verità è più semplice: non si trattava di errori, o fraintendimenti, ma di inganni deliberati progettati per indurre il rispetto delle norme. Anche se i dati interni contraddicevano queste affermazioni assolute, il messaggio è rimasto incrollabile.


La fabbricazione dei dati

L'inganno è andato ben oltre la mera retorica. L'analisi statistica del 2021 del professor Norman Fenton ha rivelato come i dati degli studi clinici siano stati manipolati attraverso una classificazione ingannevole dei decessi, avvertimenti sistematicamente ignorati da coloro che ora ammettono di aver commesso “errori” nella copertura mediatica. Fenton, insieme al professor Martin Neil, ha proseguito la sua analisi, scoprendo prove sempre più schiaccianti di manipolazione statistica. I loro articoli hanno documentato come le autorità sanitarie abbiano sistematicamente classificato erroneamente i decessi, manipolato i tempi dei test e oscurato dati chiave per mantenere viva la narrativa “sicura ed efficace”.

La gola profonda, Brook Jackson, direttore regionale del Ventavia Research Group, ha denunciato violazioni dei protocolli di integrità dei dati presso i siti di sperimentazione Pfizer, tra cui dati falsificati, l'inappropriata apertura del cieco dei partecipanti e la deliberata soppressione delle segnalazioni di eventi avversi. Le sue rivelazioni, che avrebbero dovuto interrompere immediatamente gli studi, sono state ignorate sia dalla FDA che dai principali media.

Un'analisi forense dei dati degli studi clinici Pfizer rivela una manipolazione preoccupante. Un articolo del settembre 2023 intitolato, “Forensic Analysis of the 38 Subject Deaths in the 6-Month Interim Report of the Pfizer/BioNTech BNT162b2 mRNA Vaccine Clinical Trial”, ha documentato un soggetto originariamente nel gruppo placebo, ma che ha ricevuto un'iniezione di Moderna il 23 dicembre 2020. Questo soggetto è stato successivamente ricoverato in ospedale per COVID il 31 dicembre, è deceduto l'11 gennaio 2021 ed è stato comunque classificato come “morte non vaccinato” nonostante l'avesse ricevuto. Questa deliberata ed errata classificazione ha distorto i dati sulla mortalità a favore della vaccinazione. Senza questa manipolazione, i dati avrebbero mostrato che i vaccinati avevano il 31% di probabilità in più di morire.

Non si è trattato di un caso isolato. Secondo il Post-Marketing Experience Report di Pfizer, pubblicato ai sensi del FOIA, sono state presentate 42.086 segnalazioni di effetti avversi nei soli primi 90 giorni dalla pubblicazione, inclusi 1.223 decessi. Nonostante questi segnali allarmanti – che avrebbero dovuto indurre a una revisione immediata – alla popolazione è stata ripetutamente assicurata la sicurezza del prodotto, mentre coloro che sollevavano preoccupazioni sono stati sistematicamente messi a tacere. “Sicuro ed efficace” potrebbe benissimo essere la menzogna più grave della nostra epoca.

Infatti la FDA ha tentato di nascondere i dati dello studio per 75 anni: un'ammissione sbalorditiva di ciò che sperava di nascondere. È soprattutto grazie all'incessante contenzioso FOIA dell'avvocato Aaron Siri che la popolazione ha potuto accedere a questi documenti. Quando alla fine sono stati costretti a pubblicarli, i documenti hanno rivelato nove pagine di effetti collaterali precedentemente nascosti. Autori come Ed Dowd e Naomi Wolf hanno meticolosamente documentato questi inganni.

La manipolazione è continuata a ogni livello. Città come Chicago hanno utilizzato “definizioni vili” per oscurare dati reali durante l'ondata Delta. Ma la verità sarebbe poi emersa attraverso istituzioni troppo prestigiose per essere ignorate. Uno studio rivoluzionario della Cleveland Clinic su 51.000 dipendenti ha rilevato che più dosi venivano somministrate, maggiore era la probabilità di contrarre il COVID-19. Per usare le parole sorprendenti degli autori: “Le analisi multivariate hanno rilevato che [...] maggiore era il numero di dosi di vaccino precedentemente somministrate, maggiore era il rischio di COVID-19”.

Oltre all'inefficacia, sono aumentati i problemi di sicurezza. Uno studio peer-reviewed del febbraio 2023 pubblicato sull'European Heart Journal ha valutato 8,9 milioni di giovani adulti provenienti da Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, scoprendo che “la dose di richiamo è associata a un aumento del rischio di miocardite negli adolescenti e nei giovani adulti”. Tra i maschi, una terza dose del vaccino Pfizer o Moderna è stata associata a un “aumento del tasso di incidenza di miocardite” entro 28 giorni dall'inoculazione. Studi condotti in Thailandia e Svizzera hanno mostrato effetti cardiovascolari simili. In un mondo sano e giusto, questi prodotti non sarebbero stati approvati in primo luogo, né tantomeno imposti o difesi a tutti i costi.

Questi dati contraddicevano direttamente ogni giustificazione utilizzata per perseguitare i non vaccinati. I rapporti di sorveglianza di inizio 2022 dell'Agenzia per la Sicurezza Sanitaria del Regno Unito hanno confermato questi risultati, mostrando tassi di infezione più elevati ogni 100.000 abitanti in molte fasce d'età tra i vaccinati, tre volte di più rispetto ai non vaccinati. Negli anni successivi decine di studi sottoposti a revisione paritaria da parte di istituzioni di tutto il mondo hanno costantemente convalidato queste osservazioni, formando una schiacciante mole di prove: le affermazioni originali sulla prevenzione della trasmissione erano false. Eppure, a quel punto, carriere erano state distrutte, famiglie divise e vite sconvolte sulla base di una bugia. Ma la manipolazione dei dati era solo una componente di un sistema molto più ampio progettato per proteggere la narrazione a tutti i costi.


L'architettura del controllo

I social media hanno trasformato questa realtà ingegnerizzata in un sistema automatizzato. Gli “aggiustamenti” delle piattaforme hanno ridotto del 95% l'interazione sui post che mettevano in discussione i vaccini: mettere in ombra i critici isolati amplificando al contempo le narrazioni approvate, creando un consenso artificiale. La moderazione dei contenuti tramite intelligenza artificiale ha garantito che solo le prospettive favorevoli al settore farmaceutico raggiungessero un vasto pubblico.

L'intreccio finanziario tra media e industria farmaceutica ha completato il ciclo di influenza:

• Le aziende farmaceutiche sono diventate collettivamente il secondo maggior investitore pubblicitario negli Stati Uniti nel 2021, superando le aziende tecnologiche, grazie all'impennata della spesa per promozioni digitali e televisive.

• Durante la pandemia di COVID-19 la pubblicità farmaceutica è aumentata significativamente sulle principali reti, con le aziende farmaceutiche che si sono affermate come inserzionisti dominanti nei notiziari in prima serata.

• A metà del 2021 le aziende farmaceutiche rappresentavano una quota dominante delle entrate pubblicitarie sulle principali reti di informazione, superando quasi tutti gli altri settori.

Non si trattava solo di pregiudizio, ma di un ecosistema attentamente strutturato di interessi personali. Lo stesso sistema che aveva arricchito Halliburton attraverso guerre infinite, ora arricchiva Pfizer attraverso infiniti incentivi. Il complesso militare-industriale aveva trovato la sua controparte medica. Le aziende che vendevano vaccini controllavano i canali che ne riportavano la sicurezza, creando un perfetto circuito chiuso di propaganda: dai comunicati stampa aziendali ai titoli delle notizie, dalla condivisione sui social media alla verifica dei fact-checker, fino alle politiche pubbliche.

L'amplificazione selettiva delle narrazioni non è un caso: è parte integrante dell'ingegneria della realtà. Considerate questo: il West Texas ha registrato 58 casi di morbillo, alcuni tra i vaccinati, e la cosa fa notizia a livello nazionale. Nel frattempo il VAERS segnala 2.659.050 reazioni avverse ai vaccini COVID (inclusi 38.398 decessi) e viene ignorato. I media trattano l'una come una crisi e l'altra come una teoria del complotto.

Sebbene il VAERS sia concepito come un sistema di allerta precoce piuttosto che come uno strumento di valutazione definitivo, il netto contrasto nel modo in cui questi segnali di sicurezza sono stati trattati rispetto ad altri vaccini rivela un preoccupante doppio standard nel monitoraggio della sicurezza. E questo senza considerare il fatto che il VAERS è notoriamente sottostimato.

Questo messaggio coordinato non è stato casuale. Una ben documentata porta girevole tra autorità di regolamentazione e aziende farmaceutiche ha consolidato il loro predominio sulle narrazioni riguardo la salute pubblica.

• Mark McClellan: da commissario della FDA che regolamenta Johnson & Johnson a membro del suo Consiglio di Amministrazione;

• Scott Gottlieb: da commissario della FDA che regolamenta Pfizer a membro del suo Consiglio di Amministrazione;

• Stephen Hahn: da commissario della FDA che regolamenta Moderna a CMO del loro finanziatore di capitale di rischio;

• James C. Smith: da amministratore delegato della Reuters che “informa” sui vaccini a membro del Consiglio di Amministrazione di Pfizer.

Questo sistema circolare si è esteso alla copertura mediatica stessa. La popolazione avrebbe continuato ad avere fede nella “narrazione ufficiale” se avesse capito che i giornalisti “imparziali” venivano pagati dalla pubblicità farmaceutica? Solo Pfizer ha speso $2,4 miliardi in pubblicità televisiva nel 2021. Ogni segmento di “ultime notizie” sulla pandemia è stato di fatto “offerto da Pfizer” – la stessa azienda che ha tratto profitto dalle soluzioni pubblicizzate. Non si è trattato di mera parzialità, si è trattato di un conflitto di interessi che ha trasformato i notiziari in canali di marketing farmaceutico con una parvenza di credibilità giornalistica.

Il quadro giuridico stesso ha smascherato l'inganno. Non si trattava di prodotti medicali soggetti ai normali protocolli di sicurezza: si trattava di contromisure militari che consentivano ai produttori di aggirare le normative, godendo al contempo di una completa tutela in termini di responsabilità. Il 4 febbraio 2020, con meno di una dozzina di casi confermati di COVID e zero decessi, il Dipartimento della Difesa lo dichiarò una “minaccia alla sicurezza nazionale” e attivò i poteri di emergenza previsti per le armi di distruzione di massa. La scienza passò in secondo piano rispetto ai protocolli militari, con dichiarazioni di emergenza senza precedenti che si susseguirono a ritmo serrato in tutti i Paesi.

Persino il linguaggio stesso è stato manipolato per adattarsi a questi nuovi prodotti. Il CDC ha cambiato silenziosamente la definizione di “vaccinazione” più volte: da “l'atto di introdurre un vaccino nell'organismo per produrre immunità a una specifica malattia” a “produrre protezione” – un cambiamento sottile ma cruciale che ha abbassato l'asticella dall'immunità effettiva alla mera “protezione”. Non si trattava di cavilli semantici, ma di una riformulazione deliberata per adattare la definizione a prodotti che non potevano soddisfare lo standard tradizionale. Cambiando il significato stesso di “vaccino”, avrebbero potuto affermare che questi prodotti di terapia genica appartenevano alla stessa categoria dei vaccini tradizionali, nonostante i loro meccanismi e risultati fondamentalmente diversi.

L'implementazione di questa architettura di controllo non è stata improvvisata, ma ha seguito un dettagliato manuale stabilito prima della crisi. Le raccomandazioni dell'Event 201 andavano ben oltre le discussioni teoriche sulla “disinformazione”. La simulazione delineava esplicitamente le tattiche che sarebbero state successivamente implementate:

• “Inondare la zona” con messaggi approvati per sopraffare le informazioni contrarie;

• Utilizzare “voci attendibili” (celebrità e influencer) per plasmare l'opinione pubblica;

• Sviluppare strumenti di sorveglianza per identificare il dissenso prima che si diffonda;

• Creare strategie di pre-bunking per screditare in anticipo le critiche;

• Istituire meccanismi per sopprimere le testimonianze personali che avrebbero contraddetto le narrazioni ufficiali.

La cosa più inquietante è stata la precisione con cui queste tattiche sono state impiegate contro i danneggiati dai vaccini. Proprio come previsto dalla simulazione, coloro che segnalavano effetti avversi sono stati sistematicamente etichettati come diffusori di “disinformazione”, esattamente come prescritto dal progetto.

La risposta mondiale sincronizzata ha dimostrato un coordinamento senza precedenti, al di là dei confini politici e geografici. I leader mondiali hanno adottato simultaneamente frasi identiche come “Ricostruire meglio”, implementando al contempo linee di politica sorprendentemente simili, indipendentemente dal loro orientamento politico o dalle circostanze specifiche dei loro Paesi. Questo perfetto allineamento di messaggi e politiche ha rappresentato un livello di coordinamento internazionale mai visto prima, il che suggerisce o una straordinaria coincidenza o un'orchestrazione deliberata che va oltre gli interessi nazionali. Come può una politica sanitaria pubblica stabilita democraticamente manifestarsi in modo identico in decine di nazioni culturalmente e politicamente diverse? La risposta sta nella pianificazione pre-crisi attraverso organizzazioni non governative e istituzioni globali non elette.

Non si è trattato di un caso, è stata una costruzione deliberata. La realtà stessa è diventata un prodotto artificiale, plasmato e rafforzato dagli algoritmi dei social media, dalle narrazioni nei media generalisti e dall'infrastruttura della censura. Non si trattava più di singoli fatti, ma dell'intero contesto in cui quei fatti esistevano.

La parte terrificante è che una volta bloccati in una di queste linee temporali, uscirne sembra impossibile. Non perché le persone siano incapaci di pensiero critico, ma perché vengono forniti loro solo i pezzi del puzzle che si adattano a una realtà precostruita. Se l'intero ambiente mediatico vi dice che i passaporti sanitari erano necessari per salvare vite umane, allora chiunque si opponesse doveva essere un egoista o un pericoloso. Se la vostra realtà vi dice che i danni da vaccino sono un'anomalia rara, allora chi sollevava preoccupazioni doveva essere un pazzo scatenato. Una volta che il contesto viene predisposto, le persone non hanno bisogno di essere ingannate attivamente: devono semplicemente non vedere mai le informazioni che contraddicono la loro versione della realtà.

E la parte più spaventosa? Non si trattava solo del COVID. Questo è ormai il modello per plasmare la percezione pubblica su ogni questione. Non viviamo solo in un'era di disinformazione, viviamo in un'epoca in cui intere realtà vengono costruite e assegnateci, e uscirne ha un costo personale e sociale. Non è solo che le persone sono state manipolate, è che sono state inserite in una linea temporale completamente diversa, in cui il dissenso stesso è impensabile.


L'esperimento senza consenso

Forse la cosa più agghiacciante è stata la totale assenza di consenso informato. La crisi ha rivelato la rapidità con cui abbiamo abbandonato le nostre più sacre protezioni. Il Primo Emendamento non è stato solo messo in discussione, ma sistematicamente smantellato. La libertà di parola, concepita per proteggere il flusso di informazioni e consentire alle persone di ascoltare tutte le parti, è stata sostituita da una censura coordinata. Le stesse voci che un tempo difendevano il principio di “dire la verità al potere” ora avrebbero chiamato in causa il potere per mettere a tacere il dissenso.

Queste azioni hanno violato non solo l'etica, ma anche i principi fondamentali stabiliti dopo la Seconda guerra mondiale per prevenire esattamente questo tipo di coercizione. Le stesse protezioni create per impedire la sperimentazione medica senza consenso sono state a loro volta violate.

Alla popolazione non è mai stato detto che stava partecipando a quello che equivale al più grande esperimento medico della storia umana. La formula che ha ricevuto l'approvazione della FDA non è mai stata somministrata: un escamotage che sarebbe criminale in qualsiasi altro contesto. Manchiamo ancora di dati adeguati sui test, con la popolazione generale che funge da soggetto inconsapevole.

L'assenza di consenso informato è stata particolarmente grave per le donne incinte e per quelle in età fertile. I documenti di Pfizer del dicembre 2020, pubblicati dal governo del Regno Unito, sconsigliavano la somministrazione di queste iniezioni a donne in gravidanza e in allattamento. I documenti sul consenso informato relativi allo studio affermavano esplicitamente:

Fonte: Documenti dello studio Pfizer, pagina 12

Ciononostante i funzionari nella sanità pubblica hanno promosso aggressivamente questi prodotti alle donne in gravidanza e alle ragazze senza divulgare tali avvertenze.

L'American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) e la Society for Maternal-Fetal Medicine (SMFM) hanno invertito decenni di protocolli prudenti, raccomandando questi prodotti alle donne in gravidanza nel luglio 2021, nonostante l'assenza di studi clinici completati su questa fetta della popolazione. Questo scostamento senza precedenti dalle procedure di sicurezza consolidate ha esposto un'intera generazione di madri e i loro nascituri a un esperimento incontrollato.

Coloro che hanno sollevato preoccupazioni sulla somministrazione di farmaci sperimentali alle future mamme sono stati etichettati come pericolosi divulgatori di disinformazione. La cosa più scioccante è che gli “studi” utilizzati per giustificare la sicurezza in gravidanza non sono stati condotti su donne incinte, ma solo sui topi. L'establishment medico, che un tempo aderiva al principio di precauzione “prima di tutto non nuocere”, ora avrebbe abbracciato un esperimento senza precedenti sulla salute riproduttiva di un'intera generazione.

Le segnalazioni di aborti spontanei e nati morti nel VAERS sono aumentate del 450% nel 2022 rispetto al decennio precedente. Sebbene altri vaccini non abbiano mostrato alcun segnale simile, le autorità hanno respinto queste segnalazioni senza indagare. Le stesse voci che avevano promosso il “credere alle donne” avrebbero improvvisamente trovato infinite ragioni per dubitare delle esperienze delle donne quando queste contraddicevano gli interessi farmaceutici, proprio come la mia amica aveva respinto la contraddizione tra procedure mediche forzate e autonomia corporea.

Mentre il CDC e i funzionari della sanità pubblica continuavano a rassicurare la popolazione che l'mRNA rimaneva isolato al sito di iniezione, la proposta di Moderna a Wall Street raccontava una storia molto diversa. In una presentazione agli investitori (successivamente rimossa dal loro sito web ma archiviata tramite Wayback Machine), Moderna si vantava apertamente della capacità della propria tecnologia di veicolare mRNA al midollo osseo, portando alla “trasfezione di cellule staminali ematopoietiche (HSPC) e alla modulazione a lungo termine di tutte le linee emopoietiche”. Le loro slide mostravano con orgoglio come diverse formulazioni di LNP (nanoparticelle lipidiche) e il dosaggio ripetuto potessero “migliorare la trasfezione” in vari sistemi, tra cui midollo osseo e cellule staminali ematopoietiche (HSPC) umane (cellule progenitrici e staminali ematopoietiche) in “sistemi modello topo-essere umano”.

E i documenti depositati da BioNTech alla SEC erano altrettanto rivelatori. L'azienda metteva in guardia gli investitori dalla “modifica irreversibile del DNA in una cellula” e dalla necessità di “ulteriori test per gli effetti collaterali a lungo termine”.

Come avrebbe poi ammesso il direttore farmaceutico di Bayer, Stefan Oelrich, si trattava effettivamente di prodotti per la terapia genica, esattamente ciò per cui i critici venivano ostracizzati.

Il dibattito semantico sulla terminologia serviva principalmente a nascondere alla popolazione il nuovo meccanismo d'azione.

La duplicità è sbalorditiva. Una narrazione per la popolazione, un'altra per gli investitori. Una storia sulla sicurezza per il consumo di massa, un'altra sui rischi e l'impatto biologico per coloro che finanziano l'operazione. Alla popolazione non solo è stato negato il consenso informato, ma è stata anche attivamente disinformata sulla natura di ciò che veniva iniettato nei loro corpi.


Il costo umano

Ho assistito a queste storie in prima persona mentre lavoravo con la regista Jennifer Sharp al suo documentario Anecdotals. Il film offre una prospettiva umana sulle esperienze dei danneggiati dai vaccini, individui che si sono fidati del sistema e hanno pagato un prezzo devastante. Non si tratta solo di statistiche remote, o “casi rari” facilmente liquidati dalle aziende farmaceutiche; sono persone reali le cui vite sono state stravolte, prima dai danni e poi da un sistema che s'è rifiutato di ammettere la loro esistenza.

La forza del film sta nel dare voce a coloro che sono stati sistematicamente messi a tacere. Nonostante i tentativi di screditare le loro esperienze come “semplici aneddoti”, queste storie rivelano un modello che non può più essere ignorato.

Recentemente persino prestigiose istituzioni sono state costrette a riconoscere la realtà dei danni persistenti da vaccino. Diverse iniziative di ricerca, tra cui uno studio dell'Università di Yale, hanno iniziato a documentare ciò che in precedenza era stato ignorato: la persistenza della proteina spike dopo la vaccinazione, l'infiammazione cronica, la compromissione del sistema immunitario e la riattivazione di virus dormienti.

Nonostante le prove si accumulino, la verità viene spesso confezionata e monetizzata dalle stesse istituzioni che inizialmente l'hanno negata. La ricerca che convalida i danni da vaccino diventa una merce, con i pazienti trattati come dati piuttosto che come persone necessitanti di cure. Alcuni partecipanti si sono persino ritirati da questi studi, sostenendo che i ricercatori sembrano più interessati a gestire la narrazione che a soddisfare le loro esigenze mediche.

Per persone come Lyndsey, un'infermiera qualificata e “gola profonda” che ha documentato la produzione continua di proteina spike per oltre 1.500 giorni dalla sua vaccinazione nel dicembre 2020, queste attenzioni ufficiali arrivano troppo tardi e offrono troppo poco. I suoi risultati di laboratorio mostrano disfunzioni del sistema immunitario e marcatori infiammatori in linea con i risultati della ricerca emergente, eppure un trattamento completo rimane sancora assente.

Non si tratta solo di statistiche o persone distanti: sono i nostri vicini, amici e familiari che hanno avuto fiducia nel sistema e hanno pagato un prezzo impensabile. Non hanno bisogno di compassione virtuale o di gesti empatici di facciata; hanno bisogno di ricerca medica sui trattamenti, hanno bisogno di sostegno finanziario per le cure e, soprattutto, hanno bisogno che tutto ciò non accada mai più.

Eppure, invece di ricevere sostegno, coloro che hanno parlato hanno invece subito persecuzioni. Il meccanismo che ha messo a tacere i feriti ha preso di mira anche chiunque mettesse in discussione la narrazione prevalente.

Ho sperimentato questa mentalità di massa sulla mia pelle. Nel 2022 ho pubblicato quello che ritenevo un thread ponderato: metteva a confronto i passaporti sanitari con modelli storici di discriminazione. Come discendente di sopravvissuti all'Olocausto, ho notato che non stavo paragonando gli eventi attuali alla Germania del 1943, bensì stavo mettendo in guardia su come le società normalizzino la discriminazione attraverso passaggi graduali, esattamente lo stesso processo iniziato nel 1933.

La risposta ha dimostrato perfettamente la mia tesi. Il New York Times ha pubblicato un articolo che ometteva il contesto storico della mia spiegazione. Si era formata una folla che chiedeva le mie dimissioni dal birrificio che avevo costruito in un decennio. Ci sono migliaia di messaggi su Internet che descrivono quanto io sia una persona orribile. Dopo una brillante carriera ventennale nel settore tecnologico e poi con il birrificio, se cercate il mio nome su Google, la maggior parte dei contenuti descrive una persona che non riconosco. Non si è trattato di una semplice cancellazione, ma di una diffamazione a livello digitale. Alcuni amici non mi hanno più rivolto la parola. Il mio crimine non è stato paragonare gli eventi attuali agli orrori dell'Olocausto (non l'ho mai invocato), bensì osare sottolineare come nascono le “società del checkpoint”: con la normalizzazione della discriminazione nei confronti di un gruppo, come ad esempio una minaccia per la salute pubblica.

I parallelismi storici erano impossibili da ignorare, ma la cosa più inquietante era quanto poche persone li riconoscessero. Una generazione cresciuta senza comprendere la storia, il pensiero critico, o i principi scientifici di base, non riusciva a vedere gli schemi ripetersi davanti ai propri occhi. La propaganda nazista aveva dipinto gli ebrei come diffusori di tifo; i media generalisti hanno dipinto i non vaccinati come diffusori di COVID, nonostante le chiare prove che lo stato vaccinale non avesse alcun impatto sulla trasmissione. In entrambi i casi affermazioni pseudoscientifiche sulla salute pubblica venivano utilizzate per giustificare la privazione dei diritti fondamentali di un gruppo preso di mira.

Non si trattava di un episodio isolato. In tutto il Paese i professionisti che hanno sollevato dubbi, hanno dovuto affrontare campagne intimidatorie simili:

• I medici che hanno segnalato danni da vaccino hanno subito minacce alla loro licenza;

• Gli scienziati che hanno messo in dubbio i dati hanno subito censure accademiche;

• Gli imprenditori che si sono opposti agli obblighi hanno dovuto affrontare boicottaggi coordinati;

• I giornalisti che hanno indagato sui conflitti di interesse nel settore farmaceutico sono stati emarginati.

Lo schema è sempre stato lo stesso: prima la distorsione mediatica, poi la folla, poi la pressione istituzionale. È un mondo pericoloso in cui non possiamo dire ciò che crediamo sia giusto per paura di perdere tutto ciò per cui abbiamo lavorato duramente.

La realtà era qualcosa che condividevamo. Non più. Negli ultimi anni abbiamo assistito a qualcosa di senza precedenti: la deliberata frammentazione della realtà in linee temporali separate e incompatibili. Non basate sulla geografia o sulla cultura, bensì sui flussi di informazioni.

In una linea temporale gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un eroico sforzo globale per fermare una pandemia mortale. Gli stati hanno agito tempestivamente, i vaccini erano una soluzione miracolosa che ha salvato vite umane e coloro che li rifiutavano rappresentavano minacce alla sicurezza pubblica. In un'altra linea temporale lo stesso periodo è stato teatro di un'operazione psicologica di massa e coordinata, che ha giustificato l'autoritarismo, riscritto il contratto sociale e mistificato i feriti, convogliando al contempo migliaia di miliardi di dollari verso le aziende. Questa frattura temporale rappresenta il massimo risultato dell'ingegneria della realtà: non solo il controllo delle informazioni, ma la creazione di mondi percettivi completamente separati in cui gli stessi eventi hanno significati fondamentalmente diversi. Quando la realtà stessa diventa un prodotto artificiale, i concetti tradizionali di verità e prova non funzionano più come ancore sociali. A seconda della linea temporale in cui ci si trovava, l'intera comprensione del mondo – chi era buono, chi era cattivo, cosa era vero – era predeterminata.

Lo capisco, perché anch'io sono stato ingannato. Ci ho creduto. Sono stato così stupido da farmi “vaccinare” senza mettere in discussione (o, in realtà, nemmeno guardare) i dati. Solo giorni dopo, dopo che un amico mi ha spinto ad approfondire, mi sono reso conto di essermi iniettato qualcosa senza una reale comprensione di cosa fosse. E quando ho esaminato le prove, mi sono sentito tradito. La differenza è che io ero disposto ad ammettere di aver sbagliato; altri ancora non ci riescono, perché significherebbe riconoscere di aver partecipato a qualcosa di imperdonabile.

Non si tratta solo di ego, si tratta di identità. Ammettere di aver sbagliato significa affrontare il fatto di aver imposto un sistema di persecuzione contro i propri amici, familiari e vicini. Quindi si raddoppiano gli sforzi nella direzione sbagliata e si mente a sé stessi. Come vittime di una sindrome di Stoccolma, sono diventati ardenti difensori del sistema che li ha danneggiati. Anche dopo essere stati ingannati, costretti e, in molti casi, feriti, non sono riusciti a liberarsi dalla loro prigionia psicologica. Perché una volta che si contribuisce a imporre l'ingiustizia, ammettere la verità significa affrontare la propria complicità nella discriminazione di massa.

Alcune relazioni sono irrimediabilmente perdute. Non perché siamo cambiati, ma perché riconoscere la verità richiederebbe di smantellare la loro intera visione del mondo. Sono intrappolati in una realtà che non possiamo più condividere.


La fabbricazione della verità

La strada verso la giustizia richiede lo smantellamento sia dei meccanismi dell'ingegneria della realtà, sia dei suoi meccanismi di imposizione sociale. Dobbiamo riconoscere non solo la realtà dei danni da vaccino – ora convalidati da importanti istituti di ricerca – ma anche il sistema più ampio che ha reso possibile la loro persecuzione. Ciò significa creare spazi in cui le esperienze represse possano essere condivise senza paura, sfidando il sistematico gaslighting delle vittime e chiedendo conto sia agli artefici di questo inganno, sia a coloro che lo hanno imposto attraverso l'obbedienza.

Una vera resistenza richiede di denunciare i conflitti di interesse che guidano l'ingegneria della realtà, dai profitti farmaceutici alle agende militari. Soprattutto dobbiamo stabilire misure di salvaguardia contro l'uso del consenso sociale come arma per la coercizione medica. Questo include i modi in cui le istituzioni cooptano e controllano persino il riconoscimento dei propri illeciti. Quando prestigiose università finalmente convalidano ciò che i danneggiati affermano da anni, ciò fa emergere anche: monetizzazione dei dati, controllo attivo delle narrazioni, attenta limitazione della portata delle notizie dissidenti. La vera giustizia non riguarda solo il riconoscimento, ma anche la piena divulgazione e l'effettiva cura dei danneggiati.


Un appello per una vera giustizia

A coloro che ora pubblicano post sulla prossima causa di tendenza, fingendo che gli ultimi anni non siano mai accaduti: il vostro attivismo di facciata è stato smascherato per quello che è sempre stato, ovvero un accessorio di moda sociale, scartato nel momento in cui è stato richiesto vero coraggio. Avete perso ogni credibilità nel parlare di inclusione, giustizia, o diritti umani. Non vi siete limitati a osservare la discriminazione, l'avete celebrata; non vi siete limitati a ignorare la coercizione medica, l'avete richiesta; non vi siete limitati a assistere al silenzio dei feriti, vi avete partecipato attivamente.

La pandemia ha rivelato una verità sull'attivismo moderno: coloro che predicano la virtù più a gran voce spesso favoriscono il danno con più entusiasmo. Le stesse voci che cambiano i loro profili social per ogni causa di tendenza si sono rivelati partecipanti entusiasti alla discriminazione vera e propria quando questa era in linea con i loro interessi tribali. Il loro impegno per i diritti umani si è esteso esattamente quanto la loro posizione sociale percepita e i loro parametri di coinvolgimento.

Non si è trattato solo di ipocrisia, ma di un completo collasso morale mascherato da un teatrino algoritmico. L'instagrammazione della protesta, la riduzione della resistenza agli hashtag, la sostituzione dei principi con le cornici delle foto del profilo: tutto ciò ha contribuito a creare l'illusione di giustizia, permettendo l'opposto. La vera resistenza non riguarda gesti sui social media, o perdoni di comodo: si tratta di resistere con fermezza all'oppressione, anche quando – soprattutto quando – tale oppressione viene mascherata dal linguaggio del bene pubblico.

I non vaccinati e i danneggiati dai vaccini rappresentano i gruppi più brutalmente emarginati nella recente storia americana. La portata di questa esclusione sistematica non ha precedenti:

• Oltre 7 milioni di americani hanno perso il lavoro a causa di obblighi arbitrari;

• 22.000 militari congedati;

• Oltre 50.000 operatori sanitari licenziati;

• Innumerevoli famiglie a cui è stato negato l'accesso ai servizi di base;

• Bambini esclusi da scuole e attività;

• Ai feriti sono state sistematicamente negate cure mediche e indennità di invalidità.

Nessun altro gruppo sociale nella storia recente ha dovuto affrontare un esilio così totale dalla società: esclusi da luoghi di lavoro, istruzione, viaggi, intrattenimento e persino dall'assistenza medica di base, il tutto mentre venivano pubblicamente demonizzati dai media generalisti e da personaggi dello spettacolo.

La loro storia non era di tendenza; la loro bandiera non era di moda; la loro causa non faceva guadagnare like. Ma ignorarli non cancella ciò che è successo. Le stesse persone che hanno sbandierato pubblicamente la loro virtù con i selfie dopo il vaccino, ora fingono che gli ultimi cinque anni non siano mai accaduti. Ma noi ricordiamo e non permetteremo loro di riscrivere la storia.

Oggi molti di quegli stessi esecutori sono passati alle loro prossime cause: qualunque cosa generi il massimo coinvolgimento, qualunque cosa permetta loro di sfoggiare virtù di facciata senza rischiare nulla di concreto. Ma non si può andare avanti senza riconciliazione. Il meccanismo di coercizione sociale che hanno azionato con tanta passione è esposto, le loro virtù morali di facciata sono in rovina. La prossima volta che cambieranno la loro immagine del profilo per qualche causa alla moda, ricordate: ci hanno già mostrato chi sono veramente quando l'ostracismo dei dissidenti era di moda. Non è finita. Il sistema che ha messo i vicini gli uni contro gli altri rimane al suo posto, in attesa della prossima crisi che trasformi l'empatia in un'arma per l'acquiescenza. Dobbiamo agire ora per prevenire la prossima crisi creata ad arte: ciò significa esigere la completa trasparenza dalle istituzioni sanitarie pubbliche, sostenere la ricerca indipendente sui trattamenti per i danneggiati dai vaccini, creare tutele legali per l'autonomia medica e costruire reti di informazione resistenti alla censura. Soprattutto significa chiamare a rispondere delle proprie azioni coloro che hanno consapevolmente ingannato la popolazione, non per vendetta, ma attraverso un processo di verità e riconciliazione che garantisca che un danno così diffuso non si ripeta mai più. L'unica domanda è: la prossima volta, vi renderete conto che sta succedendo? E se obbedirete di nuovo, cosa rimarrà della vostra umanità quando sarà finita?

La vera solidarietà non si misura con le foto del profilo o gli hashtag, ma con la volontà di opporsi all'ingiustizia quando costa qualcosa. Durante il COVID, i veri alleati non avrebbero pubblicato selfie con gli aghi nel braccio, ma avrebbero chiesto trasparenza quando i feriti venivano messi a tacere, messo in discussione gli impatti sproporzionati sulle comunità emarginate e rifiutato di partecipare alla segregazione sociale, anche a costo della propria posizione sociale; avrebbero riconosciuto che i diritti umani non sono lussi che si applicano solo ai gruppi favoriti, ma principi universali che contano di più quando sono scomodi; avrebbero capito che la discriminazione mascherata dalla scusa della salute pubblica è pur sempre discriminazione. Invece la maggior parte degli autoproclamati attivisti ha fallito il test sui diritti civili più significativo della nostra generazione, rivelando che il loro impegno per la giustizia si estendeva esattamente quanto le loro metriche di coinvolgimento sui social media. La prossima volta che emergerà una crisi e vi verrà detto chi temere, chi escludere e quali domande non porre, ricordate: il coraggio non sta nell'unirsi al coro dei comodi, ma nel dire la verità quando le conseguenze sono reali. La storia ricorderà non solo chi ha commesso l'ingiustizia, ma anche chi è rimasto in silenzio mentre accadeva.

Il danno a lungo termine si estende oltre le vittime immediate. Le istituzioni sanitarie pubbliche hanno distrutto decenni di fiducia accumulata attraverso la loro volontaria partecipazione all'inganno. La prossima vera crisi sanitaria incontrerà il giustificato scetticismo di milioni di persone che hanno assistito a questo tradimento. Le autorità sanitarie hanno barattato la credibilità a lungo termine con l'adesione alle norme a breve termine, creando un vuoto pericoloso in cui ogni raccomandazione sanitaria verrà ora messa in discussione, indipendentemente dal merito. Ricostruire questa fiducia richiederà non solo una nuova leadership, ma anche trasparenza istituzionale, responsabilità per le azioni passate e il ripristino di principi come il consenso informato e l'integrità dei dati come fondamenti non negoziabili della salute pubblica.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Supporta Francesco Simoncelli's Freedonia lasciando una mancia in satoshi di bitcoin scannerizzando il QR seguente.


Nessun commento:

Posta un commento