giovedì 31 dicembre 2020

I guai veri per il dollaro sono appena iniziati

 

 

di Alasdair Macleod

Non è affatto una sorpresa che le criptovalute stanno ruggendo ed i metalli preziosi stanno recuperando terreno. Nell'ultimo mese ci sono stati sviluppi che indicano una nuova fase di accelerazione dell'inflazione monetaria per il dollaro e il denaro fiat sta iniziando ad essere scambiato con suddette coperture contro l'inflazione ad un ritmo crescente.

L'iperinflazione del dollaro sta ora diventando ovvia per una crescente coorte di investitori. È alimentata da fattori su entrambi i lati dei bilanci bancari, con i grandi depositanti che stanno riducendo i loro depositi a termine e aumentando i loro conti correnti ad accesso immediato. Inutile dire che ciò è alla base dell'aumento di M1, alimentato quindi da spostamenti da M2 la quale include anche i depositi di risparmio.

Si tratta di una corsa agli sportelli bancari nascosta. Nel frattempo i crescenti problemi nelle supply chain stanno portando al ritiro del credito bancario dalle attività non finanziarie, facendo implodere i bilanci bancari man mano che il credito bancario si contrae.

Viene altresì ritirato il supporto estero agli asset ad interesse fisso denominati in dollari e al dollaro stesso, il che porterà sicuramente ad un aumento dei rendimenti obbligazionari e dei tassi d'interesse durante il nuovo anno, indebolendo la bolla nel mercato azionario.

La FED si trova ora ad affrontare non solo il finanziamento del deficit di bilancio federale, ma anche quello delle supply chain statunitensi nella loro interezza, il che è corroborato dai problemi logistici globali in corso, vincolando $34.000 miliardi di pagamenti annui intra-aziendali nella sola America. L'impegno incrollabile della FED nei confronti di politiche monetarie keynesiane la porterà a dover compensare questi problemi commerciali, a salvare le banche che non riescono a sopravvivere all'inevitabile contrazione del credito bancario ed a far fronte ai crediti inesigibili che emergeranno.

È un compito epocale che abbraccia l'intera economia degli Stati Uniti, il che richiede una stampa di denaro ancora più rapida e mastodontica, compito impossibile da sostenere senza distruggere il dollaro scoperto.


Introduzione

Da maggio ho messo in guardia i lettori nei confronti di un crollo del dollaro. Ho mostrato che materie prime, azioni, criptovalute e metalli preziosi stavano salendo di valore a causa della perdita di potere d'acquisto del dollaro.

I media continuano a riferire sugli effetti economici solo del Covid-19, sottovalutando questi fattori ed ignorandone altri. Ritornare alla normalità è sempre stato un faro di speranza: la primavera della speranza in un inverno di disperazione. Ed è stata solo una piccola minoranza ad aver sottolineato che, lungi dall'essere una soluzione, il finanziamento inflazionistico ha conseguenze negative. E ancora meno di noi hanno cercato di dimostrare che invece di stimolare l'attività economica, la svalutazione della moneta in realtà la uccide.

Il ritmo della distruzione monetaria sta facendo un nuovo balzo. Il Grafico 1 rappresenta l'offerta di moneta della valuta di riserva mondiale, che sta salendo ad un nuovo ritmo. Nelle ultime due settimane di novembre, l'offerta di moneta M1 è aumentata di oltre il 14%, un tasso annuo del 367%.

La tendenza iperinflazionistica dell'offerta di moneta statunitense M1 è chiara, ma tutti sono diventati così confusi da questi sviluppi che praticamente la ignorano, mentre i prezzi di azioni, materie prime e Bitcoin esplodono. Questi sviluppi non devono essere ignorati da chiunque desideri preservare la propria ricchezza e forniscono importanti indizi sulla strada da percorrere.


I depositi di risparmio statunitensi vengono smobilitati

Secondo i dati più recenti, la somma dei depositi totali e della componente monetaria di M1 è salita a novembre di $435,7 miliardi, un incremento dell'11,6%, mentre i depositi a risparmio totali sono diminuiti di $88,5 miliardi (0,75%). La differenza tra i primi due e il secondo è l'accesso istantaneo. Rappresenta a tutti gli effetti una svolta: dal rapido aumento dei depositi a risparmio tra aprile e giugno, all'aumento della liquidità e dei conti correnti. Nella misura in cui il cosiddetto helicopter money ha rafforzato i conti di risparmio, tale effetto è svanito e, a seguito del rallentamento del tasso di aumento dei depositi a risparmio, questi ultimi sono effettivamente diminuiti per la prima volta quest'anno.

Le ragioni di questa inversione di tendenza riflettono una nuova riluttanza dei depositanti a vincolare fondi nel sistema bancario. Per essere chiari, con i depositanti più piccoli protetti dal FDIC, i cambiamenti nei depositi avverranno sicuramente nei saldi superiori, riflettendo quasi certamente una classe di depositanti finanziariamente informata che probabilmente negozia asset finanziari. L'apparente repentinità del cambiamento di atteggiamento tra i grandi depositanti dovrebbe suscitare il nostro interesse.

Non possiamo incolpare i tassi d'interesse a zero per questo sviluppo, perché ci sono stati massicci afflussi per un totale di $1.240 miliardi di depositi a risparmio totali a marzo, aprile e maggio, quando anche allora i tassi d'interesse erano a zero. La ragione più probabile per cui i depositi vincolati non vengono rinnovati è perché si tratta di un primo passo verso un'esposizione agli asset reali, ai beni e ai servizi.

Nel contesto di una combinazione di inflazione monetaria ed effetto sui prezzi degli asset, l'incasso dei depositi a risparmio ha senso. Non ne ha invece prestare denaro alla banca ad interessi zero, quando i prezzi degli asset e dei beni salgono. E se questi ultimi vengono venduti, non ha senso impegnare i proventi in depositi a termine; meglio comprare qualcos'altro. Anche se questo cambiamento di comportamento sembra segnalare che i depositanti sono sempre più consapevoli che i prezzi stanno aumentando e che i beni dovrebbero essere acquistati prima piuttosto che poi, devono ancora apprezzare che il fenomeno è la conseguenza di un potere d'acquisto della valuta in calo piuttosto che di un aumento dei prezzi.

Questo ci dà un'indicazione sul dove siamo nel processo di iperinflazione. Il segnale che ci viene dato dall'aumento di M1 è che alla fine porterà ad un'accelerazione dello smaltimento del denaro da parte di tutti i depositanti bancari. Ma non siamo ancora arrivati a questo punto.

In passato le iperinflazioni portavano ad un aumento della domanda di valuta sotto forma di banconote. Nella Germania del 1922-23 i salariati dovettero incassare i loro stipendi per spenderli immediatamente, il che portò ad un rapido aumento della domanda di marchi di carta mentre il loro potere d'acquisto crollava. Questo è il motivo per cui le stampanti monetarie funzionavano a pieno regime. Nell'economia moderna in cui le banconote e le monete giocano solo un piccolo ruolo, l'aumento della liquidità di spesa presso le banche crea un serbatoio di fondi, che quando arriva uno shock, è pronto a fluire rapidamente in tutto ciò che non è denaro fiat.

Se questa condizione si attiva, sposterà il potere d'acquisto del dollaro sul precipizio. Un aggiustamento su queste linee porterà ad un aumento più repentino dei prezzi dei beni di consumo rispetto ad un'economia in cui le banconote sono i principali mezzi di pagamento. Ma non siamo ancora arrivati a questo punto.

Per le banche commerciali l'effetto iniziale di una riduzione dei conti di risparmio è una maggiore esposizione al disallineamento temporale tra liquidità e portafoglio prestiti. In passato ciò ha portato a corse agli sportelli bancari, come quella di Northern Rock nel Regno Unito nel 2008. Un esempio più appropriato, forse, è il crollo dell'intero sistema bancario cipriota nel 2012.

Il presupposto negli ambienti finanziari è che la lotta al contante e il miglioramento della comunicazione tra le banche e le loro autorità di regolamentazione facciano sì che le operazioni bancarie siano un ricordo del passato. Il problema ricadrà sui clienti che non sono riusciti a recepire questo messaggio.

Ora abbiamo una spiegazione parziale del motivo per cui, come ha mostrato il nostro primo grafico, M1 sta salendo alle stelle: il denaro è stato dirottato dai depositi di risparmio inclusi solo in M2. Ciò lascia un altro enigma da risolvere, che si trova sul lato dell'attivo di bilancio del sistema bancario.


Il prestito bancario si sta improvvisamente contraendo

Oltre alla diminuzione dei depositi in M2 e all'aumento dei fondi nei conti correnti, l'origine della maggior parte dell'improvviso calo di M2 negli Stati Uniti a novembre è legata alla contrazione dei prestiti bancari. Il Grafico 2 mostra M2 meno M1, cosa che ci fornisce un'approssimazione dell'andamento del credito bancario.

Il credito bancario tende ad espandersi lungo un periodo di anni in cui i banchieri diventano gradualmente meno cauti riguardo ai prestiti, poiché i ricordi della precedente crisi finanziaria pian piano svaniscono. La Lemann era estremamente votata al settore finanziario e, con l'assistenza delle garanzie inflazionistiche della FED, non ha inedbolito i prestiti bancari al settore non finanziario, nonostante l'improvvisa caduta del PIL e della produzione lorda.

Il Grafico 2 racconta la storia dalla crisi della Lehman. Con l'inflazione dei prezzi ufficiale che rimaneva bassa e la FED che controllava i tassi d'interesse, il credito bancario si è espanso ad un ritmo costante per dieci anni. Quando le banche statunitensi hanno incontrato vincoli di bilancio nel settembre 2019, la FED è intervenuta nel mercato dei pronti contro termine per garantire che il credito bancario continuasse ad essere disponibile.

Il problema è stato risolto fino a marzo di quest'anno, quando la FED ha tagliato il tasso di riferimento allo 0% e pochi giorni dopo ha annunciato un QE illimitato. A quel tempo si pensava che nel giro di pochi mesi il virus sarebbe stato messo sotto controllo e l'economia globale sarebbe tornata alla normalità. I banchieri hanno ripensato alla Lehman: la soluzione era mantenere la calma e andare avanti. Con questo in mente e incoraggiate dalla FED, le banche commerciali hanno rapidamente ampliato il credito per contrastare quelli che si pensava fossero problemi di liquidità a breve termine nei settori non finanziari a causa delle supply chain e dei bloccati pagamenti lungo di esse. I prezzi delle materie prime sono aumentati, il che è stato preso come conferma da molti che le prospettive di produzione erano tornate a ruggire. Tra marzo e l'inizio di novembre il credito bancario è cresciuto di quasi $2.000 miliardi, nonostante fosse più che raddoppiato sin dal 2008.

Il credito bancario, e con esso i bilanci bancari, sono diventati ancora più sovraestesi e maturi per una contrazione significativa. Solo un aumento del capitale proprio può ridurre la pressione sui bilanci bancari se si vogliono mantenere gli attuali livelli di credito. Ma con il patrimonio bancario ai livelli di oggi rispetto al valore contabile, la diluizione del patrimonio netto è un'opzione poco attraente. L'unica alternativa è ridurre il rapporto tra asset e fondi degli azionisti, e così nelle ultime settimane il credito bancario ha iniziato a contrarsi bruscamente. E dato l'enorme aumento sin dalla crisi della Lehman, ora è probabile che si verifichi un ulteriore significativo ritiro dei prestiti bancari.


Psicologia del prestito

La psicologia dei cicli del credito bancario è facile da capire: i banchieri iniziano con una paura per il rischio, seguita dalla cautela nei prestiti, dalla crescente concorrenza per le imprese, quindi dall'avidità che comprime ulteriormente i margini e infine dalla paura di nuovo.

I banchieri hanno una forte tendenza ad agire all'unisono, creando un ciclo definitivo, una caratteristica vista in tutta la storia bancaria. Con ripetuti fallimenti ciclici, nel tempo gli istinti monopolistici collettivi dei banchieri li hanno portati ad unirsi per evitare che una crisi in una o più banche li infettasse (come nel caso di Barings nel 1890) e poi nel ventesimo secolo alle banche centrali che diventavano totalmente responsabili dei salvataggi bancari. Questo è stato uno dei motivi per cui è nata la FED.

Il conforto di salvarsi dalle proprie follie influenza l'istinto collettivo dei banchieri quando si tratta di elargire prestiti. Sanno che saranno sempre salvati. Molto prima di questi sviluppi, nel caso di Overend Gurney & Company nel 1866, Bagot scrisse che "queste perdite erano il frutto di azioni così avventate e così sciocche che anche un bambino avrebbe potuto fare meglio". La descrizione di Bagot possiamo applicarla anche al comportamento delle banche nel periodo precedente al fallimento della Lehman e alla condizione in cui si trovano oggi. Potrebbe essere estesa anche al comportamento delle banche centrali e delle autorità di regolamentazione bancaria che incoraggiano gli eccessi di credito.

Qualsiasi osservatore dei cicli di prestito avrebbe percepito questo fenomeno più e più volte. Nel nostro esempio contemporaneo, i banchieri sono convinti che la FED abbia saldamente il controllo; e che se non fosse per il Covid, l'economia sarebbe sana. Non possiamo sapere con certezza quale dei recenti eventi abbia portato dall'estremo ottimismo al dubbio e possibilmente al panico, ma l'evidenza ci suggerisce una risposta: le continue difficoltà con le supply chain ed i pagamenti annessi. Non si sono riprese dallo sconvolgimento iniziale causato dall'epidemia. E ora i banchieri nervosi vedono che i risparmiatori stanno liquidando depositi a risparmio a favore di conti correnti ad accesso istantaneo, una tendenza che cerca maggiore liquidità.


La logistica globale è nel caos

Le attività logistiche coinvolte nel trasporto, nello stoccaggio e nel flusso delle merci sono state gravemente sconvolte dal Covid. I contenitori pieni di merci si sono accumulati nei porti e la capacità di distribuzione è stata ridotta. Inoltre lo stoccaggio di alcune merci ha portato ad utilizzare i porti container come strutture di stoccaggio, intasandoli nonostante le sanzioni finanziarie. Un esempio è il governo del Regno Unito che accumula DPI a Felixstowe, dopo averne ordinati in eccesso nel panico iniziale e ora necessitano di stoccaggio per una riserva di scorte vitali. E con i container che non vengono restituiti rapidamente dalle nazioni importatrici agli esportatori, il flusso globale di merci è gravemente compromesso, motivo per cui così tanti si trovano nel posto sbagliato.

L'interruzione della logistica globale è iniziata all'inizio di quest'anno, con le spedizioni arretrate nei porti container della Cina e la mancanza di camionisti per ritirare e consegnare i container. Le compagnie di navigazione sono state costrette ad annullare le partenze e ciò ha portato ad una mancanza di componenti nei mercati dell'export cinese. Quando la Cina è uscita dal lockdown all'inizio di quest'anno, il trasporto su strada è tornato alla normalità. La pressione sulla distribuzione di container dalla Cina alla costa americana nel Pacifico si è inizialmente allentata, ma il corso dell'epidemia in America ha avuto un impatto sulla sua capacità di trasporto su strada, portando ad un accumulo di container nei porti nordamericani. Gli arretrati hanno portato le navi portacontainer a non essere in grado di ottenere slot di scarico e seminando il caos tra i rollover: il termine applicato ai container che non vengono caricati come programmato e riprenotati per la successiva navigazione disponibile, che a sua volta avrebbe potuto subire un rollover.

A metà ottobre fino ad un terzo dei carichi di trasbordo negli hub asiatici di spedizione di container era soggetto a rollover e rapporti più recenti suggeriscono che il problema non è stato risolto; anzi, è molto probabile che le condizioni siano peggiorate. E a causa della scarsa comunicazione, i proprietari di merci non hanno idea di dove siano le loro spedizioni nella catena logistica e quindi non possono gestire le proprie catene di approvvigionamento.

I problemi nelle supply chain stanno danneggiando l'economia globale. Inoltre l'aumento della spesa pubblica sta peggiorando le cose, ad esempio l'accumulo di container a Felixstowe pieni di DPI di proprietà dello stato. E il rapido aumento di tale spesa sta esercitando un'ulteriore pressione sulla logistica delle spedizioni, portando a maggiori squilibri commerciali.

Il fabbisogno finanziario delle imprese americane è proporzionale all'interruzione delle supply chain dovuta al caos dei container, indipendentemente dal fatto che l'impresa importi beni di consumo o componenti per la produzione. La totalità del problema è di gran lunga superiore al PIL, essendo direttamente correlata alla produzione lorda degli Stati Uniti, registrata l'ultima volta alla fine del secondo trimestre 2020 a $34.260 miliardi. Il grafico qui sotto ci mostra come tale parametro sia sceso dal suo massimo storico alla fine del 2019.

La contrazione della produzione lorda a metà anno si è avvicinata a $4.000 miliardi e, come abbiamo visto, la risposta iniziale delle banche è stata quella di estendere il credito per alleviare la crisi nelle supply chain. Ma dato che il movimento annuale di tutte le forniture è l'equivalente della produzione lorda, le implicazioni dell'aumento dei prestiti bancari sono state le seguenti: credito extra emesso pari a $1.600 miliardi e il settore non finanziario (cioè l'economia di base) ha assorbito i costi delle supply chain per un ammontare di $2.300 miliardi, lasciando le finanze aziendali molto tese.

La situazione si è ulteriormente deteriorata dalla fine di giugno. Mentre inspirano e contano fino a dieci, i banchieri ora si rendono conto che la FED non ha fatto abbastanza per proteggerli dalla vera portata del disastro logistico. A differenza dei tempi della Lehman, ora sono completamente esposti ad una situazione in rapido deterioramento. Non possono più permettersi di sostenere le imprese a corto di liquidità mentre la FED vacilla, motivo per cui si sta verificando l'improvviso crollo dei prestiti bancari. E vedendo che i loro depositanti ritirano il prestito a termine, le banche commerciali stanno cedendo al panico per frenare i loro prestiti bancari e ridimensionare i loro bilanci.


I compiti gravosi della FED

Finora la FED ha agito in termini keynesiani per salvare l'economia statunitense. Per garantire che le conseguenze del Covid fossero contenute ha promesso un QE illimitato, attualmente pari a $120 miliardi al mese, in modo da finanziare l'aumento del deficit del bilancio federale. Ha imposto tassi d'interesse a zero per mantenere bassi i costi di finanziamento. Il ciclo iniziale di inflazione monetaria ha finanziato due terzi dell'aumento della spesa federale nella seconda metà dell'anno fiscale 2020 fino alla fine di settembre, il terzo rimanente è stato generato dalle entrate fiscali. Un secondo "pacchetto di stimolo" è previsto a breve, il quale sarà finanziato da un'ulteriore inflazione monetaria.

Il compito della FED si sta ora evolvendo dal finanziare il crescente deficit del governo federale a sostenere anche le interruzioni nelle supply chain, ora che i prestiti bancari non riescono a tenere il passo. Mentre il primo problema è ancora lungi dall'essere risolto, il secondo è molto più grande visto che senza l'intervento della FED ci sarebbe stato un crollo deflazionistico come quello degli anni '30, con le banche che andarono in bancarotta sotto la pressione dei precedenti eccessi di prestito e dell'aumento dei crediti inesigibili. Per salvare le banche, quindi, esse dovranno essere sostenute a fronte degli impegni di prestito attuali e futuri. E per quanto riguarda la futura espansione del credito, i regolamenti dovranno essere modificati o sospesi, perché le banche ora non hanno il sostegno a livello di equity per espandere sufficientemente i loro bilanci.

Anche se ciò potesse essere portato a compimento, la FED va contro la regola di Pareto 80/20, per cui circa l'80% dell'attività economica del settore privato è composta da piccole e medie imprese locali. Ottenere sostegno per le PMI è un compito immane e il semplice sostegno ai flussi di pagamento nelle supply chain, per quanto sostanziali, non sarà sufficiente per risolvere i problemi economici delle piccole imprese. Ma volendo adottare una soluzione keynesiana a tutto, la FED non può tornare indietro e comunque non ha mandato per farlo. Gli stimoli contro la crisi sanitaria stanno diventando una passeggiata di salute rispetto a quanto la FED deve ancora affrontare.

La crescente consapevolezza nella comunità bancaria che l'America e il resto del mondo stanno affrontando una profonda crisi economica farà ciò che queste condizioni sono destinate a fare: portare le banche ad accalcarsi verso le uscite. Le rassicurazioni della FED non fermeranno tale fenomeno. Anche gli stranieri, con oltre $6.000 miliardi di depositi bancari e $22.000 miliardi di asset finanziari denominati in dollari americani, si accalcheranno verso le uscite vendendo dollari in cambio di altre valute, materie prime, Bitcoin e oro. Ciò sta già accadendo, come mostra il Grafico 3.

I depositanti nazionali, di fronte alla scelta di essere creditori di qualsiasi banca (spostare fondi da una all'altra non è una soluzione per problemi sistemici), sceglieranno sempre più spesso di scambiare i loro conti bancari con qualcosa di diverso dai dollari in banca, portando ad un crack-up boom.

Un fattore non visto nei precedenti crolli monetari è che ora esiste una classe istruita di fan delle criptovalute, la quale capisce che la politica monetaria della FED sta causando il collasso del dollaro. La loro istruzione è lungi dall'essere completa, ma non importa. Stanno facendo soldi, misurati in denaro fiat, e tutti lo vedono. È finita la situazione in cui solo un uomo su un milione capisce cosa sta succedendo al denaro. E questo fatto può solo accelerare il ritmo del crollo del dollaro.


La scelta tra asset finanziari e altri beni

Finora abbiamo scoperto che i depositanti non protetti dal FDIC hanno smobilitato i loro depositi di risparmio a favore della liquidità al fine di investire in asset. Per ogni asset acquistato, c'è un venditore che incassa i proventi. E con criptovalute, azioni, materie prime e prezzi delle materie prime tutti in rialzo, i venditori stanno reinvestendo invece di prendere solo profitti. Chiaramente questa attività è alimentata dalla crescente speculazione nelle bolle e, in misura minima, dal timore che il dollaro perda il suo potere d'acquisto rispetto ai beni materiali. Per provarlo, dobbiamo solo guardare al sentimento nel mercato dell'oro, la cui performance è notevolmente inferiore a quella di altri asset finanziari.

In assenza di una paura diffusa per la svalutazione della valuta, dobbiamo concludere che le azioni sui mercati finanziari, ad eccezione dell'interesse fisso dove c'è un solo acquirente (la FED) sono effettivamente bolle. Quando le bolle scoppiano, il denaro che esiste solo nelle valutazioni scompare.

Una conseguenza importante è che le garanzie bancarie, sempre più sotto forma di asset finanziari quotati o ad essi collegati, diminuiscono di valore, esponendo le banche ad una leva di bilancio eccessiva ed a prestiti scoperti. Il problema delle garanzie bancarie è stato espresso da Irving Fisher nella sua analisi del crollo di Wall Street e di come ciò abbia portato a perdite per le banche.

Senza l'intervento della FED, una riduzione della disponibilità di credito bancario porterà a tassi di prestito nettamente superiori a causa delle crescenti richieste di rifinanziamento in un momento di contrazione del credito. Storicamente le condizioni che portano all'implosione delle bolle sono quasi sempre legate all'aumento dei tassi d'interesse e dei rendimenti obbligazionari, cosa che mette in luce i malinvestment.

Anche le conseguenze di una valuta in calo, e considerevolmente posseduta da stranieri, possono innescare queste condizioni. Per gli investitori stranieri, i rendimenti degli asset denominati in dollari sono inficiati dalle perdite a livello monetario e questo è particolarmente evidente negli interessi fissi, dove i rendimenti sono troppo bassi per compensare le perdite monetarie attuali. Secondo i dati TIC del Tesoro USA, negli ultimi dodici mesi gli stranieri nel settore privato hanno liquidato quasi $300 miliardi in obbligazioni del Tesoro USA ad interesse fisso, obbligazioni societarie e di agenzie governative. La liquidazione è superiore una volta che si rimuovono dal calcolo le società assicurative offshore.

La condizione sottostante è la preferenza temporale, che, in una valuta in calo, avvisa i proprietari stranieri di perdite future non compensate dai tassi d'interesse correnti. Questo è il motivo per cui le plusvalenze per compensare la mancanza di reddito da interessi sono diventate così importanti per gli investitori stranieri. Ma come mostra il Grafico 4, con l'aumento dei rendimenti vi è una crescente sensazione che i profitti saranno ora sostituiti da perdite sul capitale.

L'aumento dei rendimenti obbligazionari per il debito del Tesoro USA ha ulteriori implicazioni negative per i mercati azionari. Le valutazioni si basano esclusivamente sulla politica monetaria della FED e sono completamente separate dalle prospettive di business nel settore non finanziario, dove le supply chain stanno fallendo.

I depositanti bancari che non ricadono nella protezione del FDIC tenteranno di invertire le loro attuali posizioni nei confronti delle azioni. L'attrazione tradizionale verso un rifugio sicuro nei titoli del Tesoro USA sarà sostituita da una fuga verso la liquidità. L'unico rifugio diventerà una scelta tra metalli preziosi e criptovalute, nel tentativo di liberarsi dei dollari.

Gli sviluppi su queste linee stanno ripetendo l'esperienza di John Law in Francia esattamente trecento anni fa. Banchieri saggi, come Richard Cantillon, non shortarono l'impresa del Mississippi, ma la moneta cartacea di Law, il livre scoperto, sulle borse estere di Londra e Amsterdam in cambio di valute coperte da oro e argento. Quella fu la seconda fortuna che guadagnò dalle politiche paleo-keynesiane di Law, la prima fu la vendita segreta di azioni Mississippi depositate presso di lui come garanzia.

Non ci sono dubbi sul fatto che gli sviluppi monetari, bancari ed economici e la relativa necessità di un'espansione aggiuntiva ed illimitata dell'offerta di moneta siano destinati a distruggere il dollaro e tutte le altre valute fiat, così come la valuta di John Law crollò trecento anni fa. Nella loro comprensione di ciò che rappresenta il denaro, la comunità delle criptovalute è solo la prima ad aver recepito questo messaggio.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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