martedì 15 dicembre 2020

Perché le valute digitali del sistema bancario centrale sono una pessima idea

 

 

di Tomas Forgac

Le valute digitali delle banche centrali (CBDC) vengono vendute con la narrativa di proteggere i consumatori che prediligono sempre più i pagamenti senza contanti. Alcuni dicono che tale scelta ci priverà dei vantaggi della privacy insiti nel denaro contate, esponendoci a corse agli sportelli, blackout delle reti di pagamento e avversari finanziari stranieri.

Sebbene questi rischi siano reali, sarebbero trascurabili se non fosse stato per gli interventi sul mercato delle banche centrali e dei regolatori finanziari. Le CBDC peggiorano questi interventi e ne introducono di nuovi, molto più grandi.


Implicazioni progettuali

Sebbene l'intenzione dichiarata dietro le CBDC sia di mantenere le banche commerciali in piedi, queste valute digitali avvicineranno i loro utenti finali alle banche centrali. Questo perché le blockchain e le tecnologie di registro distribuito ispirate alla blockchain sono costruite su un unico registro comune, che viene distribuito senza autorizzazione o autorizzato. La distribuzione senza autorizzazione permette l'accesso a molte informazioni sui partecipanti alla rete, ma in combinazione con la verifica della prova di lavoro rende molto difficile per un avversario attaccare e superare la rete e, ad esempio, modificare il tasso d'inflazione.

Una rete autorizzata senza prova di lavoro o algoritmo di consenso non solo non fornisce la funzione di immutabilità, ma avendo un unico registro autorizzato offre un potenziale controllo a coloro che concedono i privilegi di rete. Di conseguenza il sistema bancario centrale, in quanto emittente di autorizzazioni definitive, avrebbe un controllo molto più forte sul sistema monetario e sulla rete di pagamento di quanto non abbia in questo momento. Ciò conferisce alle banche centrali tre capacità molto pericolose.


Soldi dagli elicotteri

Il motivo per cui abbiamo assistito ad un ciclo economico così duraturo nel secolo scorso è il sistema monetario fiat delle banche centrali. L'espansione innaturale dell'offerta di moneta provoca boom, che sono insostenibili, ed i mercati cercano di eliminarli quando sono esposti come tali.

Gli economisti della Scuola Austriaca capiscono che il vero problema è il boom e la crisi economica il meccanismo di pulizia necessario. Sfortunatamente la risposta (neo) keynesiana ad un tale evento è di sostenere i mercati con ulteriori interventi monetari.

Il problema è che l'attuale struttura del sistema bancario richiede il ruolo di intermediario delle banche commerciali nell'emissione di credito alle imprese. Le banche centrali si sentono frustrate quando le banche commerciali esercitano cautela in un'economia che non ha completamente cancellato le precedenti misallocation e non ha portato i prezzi dei beni capitali a livelli più sostenibili. Inutile dire che l'approccio cauto delle banche commerciali nei confronti del credito al consumo in un periodo di crescente disoccupazione non è in linea con gli obiettivi del sistema bancario centrale. Durante la crisi Covid i governi sono riusciti in una certa misura ad aggirare questi ostacoli emettendo una fiumana di benefici attraverso il welfare, ma questi sono complicati dalla logistica, dalla burocrazia o dalla legislazione. Poiché la narrativa keynesiana predominante è che la spesa alimenta l'economia (suggerimento: invece no, gli investimenti di capitale sì), le banche centrali vorrebbero stimolare una maggiore spesa al consumo emettendo offerta di moneta direttamente ai consumatori.

Con una più stretta integrazione del rubinetto monetario, dei consumatori finali e delle imprese, il sistema bancario centrale può emettere molto più facilmente credito nei confronti di privati ​​ed entità commerciali "trasmettendo" loro nuovi token. Non si comprometterebbe nemmeno la loro intenzione dichiarata di mantenere in piedi le banche commerciali: servirebbero comunque come custodi delle chiavi di accesso e avrebbero persino la capacità di emettere credito lungo le linee tradizionali.

Ciò porterebbe a conseguenze disastrose. Le economie diventerebbero dipendenti dalla droga delle banche centrali. Con ogni nuova crisi si sono aumentate le dosi di intervento nello stesso modo in cui i drogati hanno a che fare con la loro droga preferita. Come per ogni dipendenza, più a lungo dura e più forte cresce, più difficile è curarla. E mentre overdose monetarie come quelle che abbiamo visto in Zimbabwe o in Venezuela potrebbero non arrivare molto presto, i drogati non si comportano bene, come hanno dimostrato i tre decenni persi di interventi della Banca del Giappone (BOJ).


Tassi d'interesse negativi

Risparmiare è un male, o almeno così recita la narrativa moderna. Nel quadro keynesiano non c'è spazio per la funzione della liquidità come copertura in tempi di incertezza. I risparmi sono solo soldi che non servono a stimolare i miracoli della crescita economica alimentata dalla spesa e dall'offerta di moneta. I tassi d'interesse negativi, quindi, sono potenzialmente il metodo più efficace per prevenire l'accaparramento, incentivando i titolari di conti di risparmio a spendere i loro saldi in deprezzamento. Attualmente le banche centrali devono fare affidamento sulle banche commerciali per trasferire i tassi d'interesse negativi ai loro clienti, ma le banche commerciali invece stanno cercando di convincere i titolari dei conti a spostare i loro depositi da conti a rendimento negativo a prodotti finanziari fruttiferi e stanno consumando i tassi negativi sulla maggior parte dei saldi di cassa.

Con i token del sistema bancario centrale legati più strettamente alla loro istituzione di emissione, sarebbe molto più facile per gli interventisti imporre tassi d'interesse negativi su tutti i token in circolazione. Ciò aumenterebbe sicuramente la propensione dei consumatori e delle imprese a spendere e farebbe anche salire i prezzi degli asset man mano che le persone cercano di scaricare i loro risparmi. Pensare a questo sistema come a qualcosa di benefico, è sciocco. È stata proprio la spesa sconsiderata, risparmi inesistenti e valutazioni insostenibili degli asset che hanno portato alle bolle e alle crisi degli ultimi decenni. Pensare che più della stessa ricetta porterà ad un risultato diverso, figuriamoci migliore, è ridicolo.


Sorveglianza finanziaria

L'ultima grande implicazione della tokenizzazione del denaro è il potenziale che crea per la sorveglianza finanziaria. Le banche centrali dicono di voler introdurre token digitali per proteggere la privacy delle persone, ma l'idea che un ramo dello stato che impone regole KYC/AML sulle piattaforme di exchange, limiti l'uso del contante per prevenire l'elusione fiscale e utilizzi la sorveglianza finanziaria per catturare i "criminali" non violenti, si preoccupi della nostra privacy è schizofrenico.

Non stanno nemmeno nascondendo il fatto che la tokenizzazione del denaro consentirebbe loro di eseguire ciò che chiamano "analisi dei dati". Pensare che non farebbero il salto dall'analisi aggregata all'elaborazione dei dati individuali è a dir poco ingenuo.

Non è una coincidenza che la Cina sia il leader globale nelle CBDC. Il potenziale di sorveglianza della tokenizzazione centralizzata è estremamente allettante per uno stato che cerca di tenere sotto controllo ogni aspetto della vita dei propri sottoposti.


Le tesi a favore delle CBDC sono fuorvianti

I sostenitori dei token bancari centrali affermano che i consumatori devono essere protetti dagli attacchi mirati alla rete di pagamento di un Paese. Sebbene esista un tale rischio — ad esempio se un Paese come la Svizzera cercasse di fornire l'anonimato ai depositanti stranieri (come era solita fare) e di conseguenza Visa e Mastercard fossero sottoposte a pressioni per chiudere le loro reti di pagamento per il Paese — qualora dovesse materializzarsi l'economia potrebbe sempre tornare temporaneamente alla liquidità, supportata da una vasta rete di bancomat locali e filiali bancarie.

Non scordiamoci, però, che i più grandi attacchi al sistema monetario nel mondo occidentale sono arrivati dagli stessi governi che sospendono o limitano i prelievi di contanti in tempi di crisi di liquidità, come è avvenuto a Cipro o in Grecia (per non parlare del fatto che le stesse banche centrali hanno causato tali crisi con le politiche monetarie allentate dei periodi precedenti).

La tesi della protezione della privacy dei consumatori è esilarante considerando la storia della continua erosione della privacy finanziaria da parte delle banche centrali e dei regolatori finanziari.


Le CBDC peggioreranno le cose

In conclusione, le ragioni per cui le banche centrali sostengono le CBDC sono le stesse per cui le persone dovrebbero opporvisi. Ma mentre la pretesa di un'indagine sulla tokenizzazione del denaro fiat dà l'impressione che ci sia un dibattito sull'argomento, la realtà è che non c'è dibattito: le valute digitali verranno approvate e daranno alle banche centrali più controllo di quanto avevano prima, con tutti le conseguenze disastrose che tale controllo porterà.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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