mercoledì 25 agosto 2021

Fratture nella grande muraglia, Parte #3: Il fascino della Cina è finito

 

 

di Ethan Yang

Una delle strategie principali della Cina, che risale al periodo della Guerra tra Stati e che precedette la prima dinastia imperiale, è l'uso dell'inganno e del non confronto per salire silenziosamente al potere fino a quando non è troppo tardi per fermarla. La traduzione rozza è non chiedere all'imperatore il peso dei suoi calderoni, cosa che essenzialmente delinea la necessità di non dichiarare le vostre ambizioni all'inizio. La definizione contemporanea dell'idea è "nascondi la tua vera forza e aspetta il momento giusto per sferrare l'attacco".

Dal punto di vista strategico di base, ciò significa essere pazienti, raccogliere le forze, costruire le connessioni, indebolire lentamente il nemico e forse anche arrivare ad un punto in cui è troppo tardi per resistere. Questa è stata la strategia contemporanea della Cina sin dal mandato dell'ex-presidente Deng Xiaoping, un'offensiva di fascino contro l'Occidente, promesse di commercio e sviluppo per i Paesi vicini ed un falso sostegno all'ordine internazionale basato sulle regole.

Speravano, presumibilmente entro il 2049 (100 anni dopo la fondazione della Cina comunista), che sarebbero diventati così economicamente influenti, i loro militari così potenti e la loro posizione internazionale così rispettata da poter dichiarare le loro vere intenzioni e nessuno avrebbe saputo resistere. L'attuale presidente Xi Jinping si è allontanato da questa strategia, forse troppo presto, poiché è stato molto esplicito sulle ambizioni della Cina sulla scena mondiale.

È solo il 2021, le maschere sono cadute il mondo è notevolmente sconvolto.


Le basi dell'offensiva del fascino cinese

I cinesi sono stati maestri nell'esercitare potere mentre facevano crescere lentamente le loro forze armate per spingersi in un nuovo territorio. Un esempio emblematico è la crescente attività militare della Cina nel conteso Mar Cinese Meridionale, un'area in cui rivendicano una manciata di Paesi ed un punto critico del commercio globale. Negli ultimi anni la Cina ha avanzato richieste aggressive ai Paesi della regione, che si tratti del Vietnam, delle Filippine o dell'Indonesia.

Hanno anche costruito strutture militari nella regione. Se la Cina avesse provato a farlo troppo presto, probabilmente avrebbe fatto scattare un campanello d'allarme e le sue forze armate sarebbero state troppo deboli. Oggi, con la sua ritrovata forza sostenuta da decenni di globalizzazione, può ora permettersi di comportarsi in tal modo ed i suoi concorrenti non sanno proprio come rispondere.

Un altro esempio dell'offensiva del fascino della Cina è il suo commercio con l'Occidente. Anche se questo non dovrebbe essere visto come un avallo della disastrosa guerra commerciale dell'amministrazione Trump, non c'è dubbio che fare affari con le aziende occidentali gioca un ruolo chiave nella loro politica estera. In particolare consente loro l'accesso al mercato interno occidentale e poi esigono che servano gli interessi del PCC. Il professor David Jacobson della Cox School of Business della Southern Methodist University, scrive:

Questa non è solo un'ipotesi astratta. La Cina lo ha già fatto, di recente, con Standard Chartered e HSBC, due banche britanniche con attività a Hong Kong e nel continente. Pechino ha dato l'ultimatum: se non avessero espresso pubblicamente sostegno alla legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, avrebbero perso il diritto di continuare a fare affari in Cina. Entrambe le banche hanno aderito, scelta questa criticata dalla comunità internazionale. Ma Pechino non si è fermata qui, ha anche chiesto che entrambe le società reprimessero i clienti che avevano legami con il movimento a favore della democrazia a Hong Kong. Anche su questo punto le banche hanno ceduto.

Abbiamo visto tattiche simili impiegate sulle società statunitensi, come nel caso della pressione della Cina sull'NBA per mettere a tacere le proteste del 2019 a Hong Kong e l'ultimo film di Mulan della Disney girato in Cina. Il PCC è stato anche leader enogastronomico in Sud America ed Europa per raccogliere più simpatie per i suoi obiettivi.

L'America Latina è particolarmente vulnerabile perché non ha la capacità economica di resistere alle richieste cinesi. È così che la Cina ha convinto alcuni Paesi come El Salvador, Repubblica Dominicana e Panama a rompere i rapporti con Taiwan per ricevere investimenti infrastrutturali da Pechino.

L' iniziativa Belt and Road è un altro esempio di un enorme progetto infrastrutturale per acquisire influenza economica, il quale dovrebbe estendersi fino all'Europa. Tutti i Paesi coinvolti nel progetto riceveranno vantaggi esclusivi ed investimenti per migliorare le proprie economie. Questo, ovviamente, può comportare gravi violazioni della loro sovranità in seguito.

È innegabile che questa strategia abbia funzionato bene per i cinesi negli ultimi decenni, specialmente negli ultimi anni, dove ora hanno il potere di avanzare richieste incessanti. Hanno aspettato il loro tempo, hanno aumentato la loro influenza e ora che hanno il potere di cui hanno bisogno stanno iniziando ad usarlo.


I cinesi hanno giocato troppo d'anticipo?

È del tutto possibile che i cinesi abbiano sopravvalutato le loro capacità di sottomettere il mondo. È anche possibile che abbiano capito che la diffusione di idee come i diritti umani e la libertà avrebbero prima o poi richiesto un giro di vite a livello nazionale e all'estero. Forse è un misto di entrambi.

La recente soppressione delle libertà democratiche a Hong Kong è un esempio rappresentativo di questo dilemma. Hong Kong è stata restituita ai cinesi dai britannici nel 1997 dopo più di 150 anni di dominio coloniale inglese. Di conseguenza aveva libertà e norme uniche che i cinesi avevano promesso di rispettare: un Paese, due sistemi. Ciò ha portato la città-stato a diventare estremamente prospera poiché godeva di alcuni dei più alti livelli di libertà economica al mondo, con discrete libertà civili. Tuttavia ciò ha portato anche a forti desideri di indipendenza, maggiori livelli di democrazia ed una generale sfiducia nei confronti di Pechino, culminata in una serie di proteste contro il PCC. In particolare, veglie per il massacro di piazza Tiananmen si sono tenute a Hong Kong ogni anno, cosa estremamente censurata sulla terraferma.

Ciò ha creato un ovvio dilemma, perché questo comportamento aveva il potenziale di diffondersi nella terraferma. Ciò è culminato nella legge sulla sicurezza di Hong Kong nel 2019 la quale ha dissolto la maggior parte dell'autonomia e delle libertà civili della città, il che ha portato a vibranti proteste e ad una repressione che ha scioccato il mondo. Ha frantumato ogni idea di un'unificazione pacifica con Taiwan, che i cinesi speravano di poter realizzare attraverso manovre economiche e politiche.

Hong Kong può certamente essere vista come un esempio figurativo della fine dell'offensiva del fascino della Cina e di come il mondo stia reagendo. Un altro esempio potrebbe essere la stagnazione dell'Iniziativa Belt and Road nei confronti della quale i Paesi nutrono un maggiore scetticismo. E quest'ultimo è del tutto giustificao, poiché lavorare con Pechino su questo progetto significa potenziali violazioni della sovranità, debito paralizzante e devastazione economica mentre l'eccesso di capacità cinese inonda i fragili mercati interni.

In breve, il PCC è passato alla fase successiva: esercitare la sua volontà all'estero. Il mondo non è felice e l'immagine di una Cina benevola e ben educata è finita.


Il mondo è sveglio

In pochi anni la Cina è passata da nazione emergente con opportunità entusiasmanti a nemico pubblico numero uno. L'Europa è diventata molto più esitante a fare affari con la Cina. Negli Stati Uniti confrontarsi con la Cina è una delle poche questioni bipartisan. In Asia c'è un consenso emergente da parte di Giappone, India, Vietnam e persino Australia sul fatto che la Cina sia un problema. Sebbene il modo migliore per contenere le ambizioni autoritarie del PCC sia ancora oggetto di dibattito, soprattutto perché ogni Paese ha i propri interessi e priorità, pochi possono seriamente affermare che le intenzioni di Pechino per il mondo siano benevole.

Le aziende che desiderano avere legami con la Cina ora ci pensano due volte, dovendo bilanciare l'accesso sul mercato da un lato e il contraccolpo popolare dall'altro.

È chiaro che la strategia del PCC di nascondersi e fare offerte è giunta al termine. Forse credevano che la resistenza non sarebbe stata così rigida come s'è dimostrata, e forse avevano bisogno di agire per proteggere la loro presa sul potere. Forse è un mix di entrambi.

Alla fine, Pechino ha risvegliato la comunità globale di fronte alla sua vera natura e ha dato a tutti un assaggio di come sarebbe una Cina egemonica. Sarebbe sicuro dire che la fase della luna di miele del mondo con la Cina è finita e il percorso da seguire vedrà molta più resistenza alle ambizioni dei cinesi. Sembra che il PCC abbia esagerato e non sarebbe assurdo pensare che lo sappiano anche loro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


👉 Qui il link alla Prima Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2021/08/fratture-nella-grande-muraglia-parte-1.html

👉 Qui il link alla Seconda Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2021/08/fratture-nella-grande-muraglia-parte-2.html


1 commento:

  1. Evergrande deve oltre $300 miliardi a banche ed istituzioni finanziarie non bancarie, detentori di obbligazioni nazionali e internazionali, fornitori e acquirenti di appartamenti. Ha prestiti bancari per $90 miliardi, inclusi quelli dalla Agricultural Bank of China, dalla China Minsheng Banking Corp e dalla China CITIC Bank Corp (le quali sono esposte ad altre 128 banche). Migliaia di fornitori sono con l'acqua alla gola per un ammontare di $100 miliardi. Un nuovo cigno nero, sulla scia di quello Lehman nel 2008, sta facendo capolino. Su queste pagine avete potuto comprendere i meccanismi alla base, poi gli inneschi cambiano sempre. Infatti, nonostante la propaganda del sistema bancario centrale secondo cui tutto era stato aggiustato grazie alle iniezioni di liquidità, il rischio ha continuato a montare sotto la superficie ed il redde rationem è stato semplicemente rimandato nel tempo, ma non schivato. Ovviamente ad un prezzo maggiore, visto che nel frattempo la fame per rendimenti decenti tra i vari player nei mercati ha distorto fino all'inverosimile l'ambiente finanziario.

    RispondiElimina