giovedì 9 dicembre 2021

Il caos nelle supply chain non può far altro che continuare

 

 

di James Rickards

Il quaranta per cento di tutto il carico negli Stati Uniti passa attraverso i porti di Los Angeles e Long Beach. Al largo ci sono migliaia di container accatastati sulle navi in ​​attesa di entrare. Quanti container possono scaricare i porti in un giorno normale?

Senza contare che tanno arrivando nuovi container. Quando verrà eliminato l'arretrato delle catene di approvvigionamento?

La risposta è mai. Se ne arrivano più di quelli che si possono scaricare e c'è un arretrato esistente che sta peggiorando, la risposta ovviamente non può che essere mai.

Ma diciamo solo che senza nuove spedizioni in arrivo, ci vorrebbero 30 giorni solo per scaricare ciò che sta già aspettando al largo. Trenta giorni, tra l'altro, a dicembre e con la corsa del Natale.

E scaricarlo è solo l'inizio perché poi bisogna mettere il carico su un treno o un camion e portarlo in un centro di distribuzione, poi metterlo su un altro camion e portarlo in un negozio.

Ma aspettate, c'è anche una carenza di autotrasporti. Questa è una parte importante del problema delle catene di approvvigionamento. Se si può scaricare la merce ma non trasportarla a causa di una carenza di autotrasporti, a cosa serve?

Quindi la situazione non sta migliorando.

Potreste aver sentito parlare di una carenza di semiconduttori, ma non avete bisogno di un computer, quindi qual è il problema? Beh, no, ci sono semiconduttori in tutto: frigoriferi, lavastoviglie, sistemi di intrattenimento domestico, ecc.

Il punto è che dipendiamo fortemente dalle catene di approvvigionamento, le quali attualmente stanno crollando. Dovrà succedere qualcosa di radicale: ad esempio smettere di importare merci e la Cina potrebbe effettivamente obbligarci, anche se non per questi motivi...

La Cina ora ha quella che viene definita una politica zero-COVID. Ciò significa che non tollereranno nessun caso e se ne vedono uno, intraprenderanno azioni estreme.

Ma quello è un Paese di 1,4 miliardi di persone ed è la seconda economia più grande del mondo: davvero ha zero casi COVID? Mi dispiace, ma non è realistico.

La politica è destinata a fallire. Molte prove indicano che i lockdown non funzionano e le mascherine non funzionano. Il virus va dove vuole, farà il suo corso e poi svanirà, qualunque cosa accada.

Ma se avete deciso che la vostra polizza è zero casi COVID? Beh, chiuderete la vostra economia, o parti di essa: città, hub, reti di trasporto, fabbriche, più o meno casualmente. Ciò andrà a ridurre la produzione economica, ovviamente, ma interromperà anche le catene di approvvigionamento.

E se l'epidemia in particolare facesse chiudere una fabbrica? Certo, è un male per la fabbrica, ma cosa succede se quella fabbrica è un fornitore fondamentale di parti intermedie per un'altra fabbrica che non è chiusa?

Indovinate un po'? L'altra fabbrica sarà inattiva perché non riceverà le parti che le servono.

Quel singolo atto di chiusura si ripercuote a cascata e questo è l'elemento chiave. Il commercio globale è un sistema complesso e dinamico ed è molto efficiente in circostanze normali, ma quello che sappiamo dei sistemi complessi e dinamici è che basta poco per disturbarli. Un evento molto piccolo da qualche parte può causare il guasto dell'intero sistema.

Abbiamo più di un evento del genere, per inciso, e non sono piccoli. Non sorprende quindi che il sistema stia crollando.

La Cina ha una grave carenza di energia in questo momento: ben oltre il 50% della sua produzione totale di elettricità proviene da centrali a carbone. Ottiene la maggior parte di questa materia prima dall'Australia, ma la Cina ha iniziato una guerra commerciale con l'Australia perché quest'ultima chiedeva un'indagine indipendente sull'origine del virus COVID, cosa che la Cina invece non voleva. Il risultato è stata una carenza di carbone in Cina.

Allora cosa ha fatto la Cina? Ha imposto controlli sui prezzi del carbone, ma sappiamo tutti che i controlli sui prezzi non funzionano. È l'ABC dell'economia: quando si limita il ​​prezzo del carbone, se ne ottiene di meno.

La carenza di carbone non sta scomparendo e la Cina la sta affrontando deviando l'energia verso aree residenziali e abitazioni densamente popolate. Questo è comprensibile perché il Partito Comunista Cinese non vuole che la gente si congeli e rimanga al buio, ma è altresì una buona ricetta per disordini sociali.

Ma se c'è una carenza di energia e la si sta deviando per motivi politici, allora chi ne viene privato? La risposta sono le fabbriche. E così chiudono le acciaierie, ad esempio, il che provoca di nuovo un'altra interruzione nelle catene di approvvigionamento. L'effetto a cascata è inevitabile.

Una delle grandi industrie in Cina è l'estrazione del litio. Bene, se si interrompe l'estrazione perché non c'è carbone per far funzionare l'elettricità, dove si prende il litio per produrre le batterie agli ioni di litio e costruire una nuova Tesla?

La risposta è da nessuna parte. Infatti la lista d'attesa per avere una Tesla è di circa sei mesi. Non ho intenzione di entrare in un dibattito su questa azienda, ma se ne volete una, mettetevi l'anima in pace e aspettate.

Quando sommate tutto, c'è un problema serio qui.

Di recente ho parlato con l'amministratore delegato di una grande azienda e mi ha detto: "Jim, quello che devi capire è che ci sono voluti 30 anni per costruire queste catene di approvvigionamento. Le abbiamo mandate al macero in soli tre anni, a partire dal 2018, e non le si può rimettere in piedi. Ci vorranno come minimo 10 anni per ricostruire le filiere se non vogliamo farlo con la Cina e la globalizzazione".

Quindi non pensare che tutto questo caos se ne andrà presto.

La Germania è un altro esempio. A causa della pressione dei gruppi ambientalisti, la Germania si è sbarazzata di tutte le sue miniere di carbone e centrali nucleari. Indovinate un po'? I tedeschi congeleranno al buio quest'inverno, perché dipendono completamente dal gas naturale, che tra l'altro è un combustibile fossile. Non possono fare affidamento su eolico e solare perché sono intermittenti e non possono soddisfare la domanda.

Vladimir Putin controlla il rubinetto dei gasdotti e sta dicendo: "Volete il gas naturale? Preparatevi a pagarmi un sacco di soldi, o niente".

Ciò danneggerà la produzione industriale tedesca, la quale sta già diminuendo. Ancora una volta, ciò si traduce in una maggiore interruzione nelle catene di approvvigionamento.

Ora consideriamo il ruolo degli obblighi di vaccinazione nelle interruzioni delle catena di approvvigionamento...

L'amministrazione Biden sta spingendo forte su questo punto e ci sono anche molti obblighi statali e comunali, specialmente negli stati blu. Più blu è lo stato, in generale, più severi sono gli obblighi.

Questi vaccini sperimentali a mRNA non vi impediscono di contagiarvi o di diffonderlo ad altri, e la loro efficacia svanisce con il tempo, quindi gli obblighi hanno basi scientifiche scadenti. Ma mettete da parte tutte queste considerazioni e concentratevi sui loro effetti pratici.

Date un'occhiata al settore dell'aviazione. Ci sono migliaia, forse milioni, di componenti che entrano nella produzione di un aereo. Questi componenti sono specializzati e sono realizzati in luoghi diversi, quindi vengono spediti e assemblati.

L'industria dell'avionica (elettronica aeronautica) è molto concentrata nelle vicinanze di Wichita, Kansas, per ragioni storiche e di altro tipo. È come la Silicon Valley dell'avionica.

Ma l'industria ha un tasso di partecipazione molto basso riguardo l'obbligo di vaccinazione, il che significa circa il 50%. A livello nazionale circa l'80% ha ricevuto almeno una dose, ma in questo particolare settore, forse perché è più orientato agli uomini, forse perché è più conservatore, il tasso è molto più basso. Il motivo non ha molta importanza.

Ma se ormai non sono vaccinati, probabilmente non lo saranno mai. Non è che non sappiano che le siringhe sono disponibili gratuitamente presso il CVS locale. Dal momento che non obbediranno all'obbligo, si dimetteranno, verranno licenziati, andranno in pensione anticipata, ecc. Ciò significa una carenza critica nell'industria avionica.

Che succede quando le compagnie aeree non possono aggiornare la loro avionica? Gli aerei vanno fuori servizio, potenzialmente, oppure resteranno in servizio ma rimarranno fermi. Stiamo parlando di sei mesi per alcuni dei più sofisticati sistemi di navigazione e comunicazione.

Gli arretrati si stanno già accumulando in tal settore. In che modo questa situazione può aiutare l'economia se gli aerei restano fermi a causa della carenza di componenti?

E guardate l'impatto degli obblighi sui piloti: molti di loro esitano a vaccinarsi perché gli studi indicano che i piloti sono più suscettibili allo sviluppo di coaguli di sangue rispetto alla popolazione generale.

Bene, indovinate qual è un noto effetto collaterale di questi vaccini? Avete indovinato, coaguli di sangue.

Non solo i trombi possono ucciderli, ma potrebbero anche porre fine alla loro carriera perché i piloti devono sottoporsi regolarmente a rigorosi test sullo stato di salute.

Di recente Southwest Airlines ha dovuto cancellare migliaia di voli, poi è stata la volta di American ia cancellare migliaia di voli. A loro piace affermare che sia colpa del meteo, ma come mai il tempo colpisce solo una compagnia aerea alla volta?

Non era il meteo, erano i piloti (ed i controllori del traffico aereo) che conducevano scioperi informali a causa dell'obbligo di vaccinazione.

Oh, e gli obblighi si estendono anche ai grandi vettori aerei come FedEx e UPS che trasportano merci in tutto il mondo. Ulteriori interruzioni nelle catene di approvvigionamento se questi aerei non volano.

Le interruzioni nelle supply chain sono un grosso problema: è pervasivo e non se ne andrà tanto presto perché richiederà la distruzione di decenni di globalizzazione.

Dovrete abituarvi. Quando dico così, non intendo la sfortuna, ma che questo problema continuerà.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Lezioni di vita: quando lo stato interviene, in qualsiasi campo, potete star certi che il problema peggiorerà. E il bello è che sento ancora gente ignorante incolpare il capitalismo per il dissesto socio-economico tutt'intorno. Prendiamo l'ultimo esempio in ordine cronologico per mostrare la veridicità di quanto affermato con la prima frase: ad agosto lo Zio Sam appuntava un super burocrate per risolvere il problema delle supply chain.

    Morale della favola dopo tre mesi: lo stato sta contribuendo a rendere permanenti le carenze. Le supply chain sono troppo complesse per essere comprese da chiunque, inclusi i manager di aziende come Apple e Nike. Le aziende utilizzano fornitori e non conoscono tutta la loro logistica, il risultato è una serie di connessioni così intricate che una singola persona o gruppo di persone è impossibile che possa tenerne traccia o addirittura indirizzarle correttamente.

    Come disse Friedrich Hayek, la produzione rimane stabile solo perché le aziende effettuano quotidianamente centinaia di piccoli e grandi aggiustamenti. Le aziende si adeguano perché vedono i problemi incombenti e le potenziali soluzioni; l'incentivo del profitto le spinge ad agire in questo modo. Le modifiche non approvate invece interromperebbero i piani dello stato: un pianificatore supremo richiederebbe quasi certamente l'approvazione per effettuare eventuali aggiustamenti. Dinamismo contro staticità: sono queste le due forze in gioco e il delirio di onnipotenza dei pianificatori centrali li porta a credere di essere in grado di ricreare forze di mercato dinamiche in un ambiente controllato. Questa disperazione è il marchio distintivo di chi sa di aver perso il controllo, ma ricorre agli espedienti più assurdi pur di non doverlo ammettere.

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