venerdì 3 dicembre 2021

La stampa di denaro fiat non genera affatto crescita: l'esempio italiano

 

 

di Francesco Simoncelli

Un argomento quello di oggi che è stato trattato più e più volte su queste pagine, sia con analisi approfondite sia con analisi più agili e di breve lettura. Tutte avevano lo stesso messaggio: non esistono pasti gratis, nemmeno quando esiste qualcuno che può controllare la stampante monetaria per creare tanti foglietti di carta colorata con cui presumibilmente espandere il bacino della ricchezza reale. Anzi, gli stessi stampatori conoscono questa realtà e nonostante a parole siano alquanto populisti mettendo avanti il bene comune e altre favolette simili, sfruttano l'Effetto Cantillon annesso a questo privilegio per sé stessi e per la cerchia di clientes a loro strettamente connessi. Jerome Powell, in particolare, è l'esempio più eclatante. Inutile dire che questa è la più grande menzogna che è stata data in pasto alla popolazione: l'esistenza di un gruppo di individui che, attraverso il monopolio sulla merce più commerciata, sarebbero in grado di trasportare la società nel suo complesso verso lidi di prosperità. Il sottostante delle valute fiat è semplicemente una pericolosa banda di idioti che crede di poter fare il bello e cattivo tempo coi progetti di vita altrui. Una cosa a dir poco folle e, sinceramente, sconcertante da vedere quando gli accademici mainstream la giustifica con la stessa retorica con cui viene venduto il truffone monetario da 100 anni a questa parte. La storiella del full faith and credit sta venendo sotterrata progressivamente dalle politiche monetarie senza precedenti che gli accademici ritenevano impensabili per l'Occidente prima del 2009, ma non hanno commentato una volta che sono state attuate. Gli economisti Austriaci l'avevano visto arrivare, malgrado ciò sono sempre stati trattati come paria. Ma non è questo il punto in realtà, bensì la progressiva e sostenuta velocità con cui gli individui continuano ad essere privati delle libertà economiche attraverso il furto dei loro risparmi mediante tasse ed inflazione.

Il rendimento del decennale italiano, nel momento in cui viene scritto questo articolo, è solo dello 0,94%. Questo asset, a livello mainstream, è la spina dorsale dei fondi pensione, dei risparmi aziendali, della previdenza sociale, dei programmi assicurativi e di altre partecipazioni istituzionali. Ma a questo ritmo perdono il 2,06% dei loro soldi ogni anno visto che il tasso d'inflazione, in base alle cifre ufficiali, corre al 3%. Chi sano di mente accetterebbe questa proposta? Ecco perché i deficit dell'Italia sono ora finanziati quasi interamente dal denaro appena stampato della BCE e perché Draghi può "permettersi" di sfoggiare deficit fino al 9% nonostante le criticità economiche di cui soffre il Paese. Nel frattempo i prezzi salgono, ma gli stipendi rimangono al palo. Infatti la crescita dei salari in Italia è ferma allo 0,6% annuo e, con un'inflazione ufficiale al 3%, la perdita di potere d'acquisto si attesta a -2,4% annuo. È così che funziona la tassa dell'inflazione: ricade soprattutto sui poveri e sulle classi medie che non hanno modo di sfuggirvi. E, dulcis in fundo, come ho descritto nel mio ultimo articolo, la pressione fiscale in ascesa completa il quadro predatorio dello stato sulla popolazione.

Secondo la Lagarde, però, tutta la situazione attuale è transitoria e già per l'anno prossimo vedremo un miglioramento delle condizioni di inflazione e supply chain. Innanzitutto, poiché la Lagarde non sa nulla delle catene di approvvigionamento, non ha idea di cosa ci sia di sbagliato in esse o di come risolvere i guai annessi. In secondo luogo, le supply chain sono l'effetto del vero problema, non la causa. Terzo, una maggiore stampa di denaro peggiorerà, non migliorerà, il vero problema: l'inflazione monetaria. Solo negli ultimi due anni la BCE ha aggiunto alla sua base monetaria €4.000 miliardi e non c'è fine a questo delirio visto che, nonostante le chiacchiere della stampa mainstream su una crescita economica, i tassi non verranno fatti salire.

Negli ultimi nove anni la BCE ha mantenuto il suo tasso di riferimento chiave al di sotto del tasso d'inflazione, quindi i debitori hanno potuto ottenere denaro a tassi ridicoli. In un mondo normale le persone investono in aziende che producono beni e servizi, con profitto, e quest'ultimo rappresenta la ricchezza extra che le imprese creano, usandola poi per estinguere il debito. È così che la società prospera e progredisce. Ma in un mondo di denaro fasullo, perché preoccuparsene? È più facile prendere in prestito ed unirsi alla baldoria: riacquistare le proprie azioni per gonfiarne il prezzo, oppure acquistare i propri prodotti per aumentare i propri profitti.

C'è solo un problema in questa presunta macchina a moto perpetuo: peccato che tutto ciò ci renda più poveri. Non è per il bel tempo che la Svizzera è più ricca della Bolivia, bensì perché gli svizzeri hanno accumulato capitale per generazioni: risparmi, competenze, infrastrutture, fabbriche, macchine e, soprattutto, abitudini. Anche gli italiani erano abituati alla frugalità, ma molti anni di denaro fasullo e tassi d'interesse fasulli hanno preso il sopravvento: la mente della maggior parte degli italiani è poltiglia, le industrie manifatturiere se ne sono andate e l'outsourcing del know-how ha reso più competitivi gli asiatici. Inutile sottolinearlo, l'abitudine a risparmiare denaro è stata sterminata dai tassi d'interesse artificialmente bassi e continuerà ad essere uccisa, soprattutto perché capitale prezioso viene sperperato tra spesa pubblica crescente, aziende zombi e idee stupide. Il caso di Ita è emblematico.

E qui arriviamo al nodo gordiano di questa storia, della favoletta raccontata dalle autorità che si pavoneggiano per aver innescato la presunta crescita economica, ma che si guardano bene dal fornire il quadro generale. Comprendere la colpevolezza del sistema bancario centrale per il disastro inflazionistico che affligge l'economia italiana in particolare, significa partire dalla Grande Menzogna che sta alla base di tutte le macchinazioni dei banchieri centrali: il capitalismo di mercato tende naturalmente verso l'instabilità ciclica, la recessione ed il deficit cronico, quindi è compito delle autorità invertire la rotta e tornare su un percorso di piena occupazione. Da questa presunzione scaturisce un presunto requisito per lo "stimolo monetario" continuo: un'azione mediata dal ramo bancario dello stato per compensare le imperfezioni intrinseche del capitalismo che rallentano la crescita economica. Se davvero la politica della BCE ha ridotto l'instabilità ciclica e ha spinto la crescita economica sempre più vicino al suo potenziale di piena occupazione, allora la crescita della produttività sarebbe dovuta aumentare nel tempo in modo commisurato al dispiegamento più aggressivo delle sue politiche di "stimolo".

In questo contesto va notato che la crescita della produttività è una misura più pura dell'impatto della politica monetaria rispetto alla crescita totale del PIL reale. Questo perché quest'ultimo è in parte alimentato dalla demografia di lungo periodo e dalla crescita annuale dell'offerta di lavoro. La crescita della produttività ha mostrato un indiscutibile declino negli ultimi 30 anni, nonostante la politica monetaria, prima di Bankitalia e poi della BCE, sia diventata cronicamente più interventista. A scopo di analisi, possiamo suddividere il periodo 1970-2012 in cinque sottoperiodi che seguono grosso modo il progressivo aumento della politica di stimolo del sistema bancario centrale.

La crescita annua della produttività del lavoro è diminuita ad ogni fase, passando da circa il 4% nel primo sottoperiodo fino allo 0% di quello attuale.

Né i capi della BCE né i loro sostenitori possono affermare che la crescita della produttività a lungo termine non sia una misura appropriata dell'efficacia della loro linea di politica. La BCE sta spacciando una narrativa sulla crescita e sulla performance economica del tutto ingiustificata. È la Grande Menzogna atta ad offuscare una verità più profonda: il pompaggio di denaro è uno strumento autoreferenziale, anti-prosperità e pro-inflazione.

Servono solo il buon senso e l'osservazione per notare come la BCE sia diventata sempre più aggressiva nelle sue politiche di stimolo, ma l'esempio matematico che segue è quanto basta per far capire bene il punto a tutti:

Crescita del bilancio BCE / Crescita del PIL italiano annuo = rapporto di stimolo

• 1999-2010: crescita del bilancio BCE 9,4% / crescita PIL italiano 3,2% = rapporto di stimolo 294%;

• 2010-2020: crescita del bilancio BCE 11,2% / crescita PIL italiano 0,3% = rapporto di stimolo 3733%;

• 2015-2021: crescita del bilancio BCE 14,3% / crescita PIL italiano 0,1% = rapporto di stimolo 14.300%.

Quanto sopra, però, diluisce i dati del 2020 la cui scala sarebbe stata impensabile perfino due anni fa con tutti i giri di LTRO e QE cui avevamo già assistito, portando ad un nuovo livello di follia l'esperimento fiscale e monetario in cui siamo immersi. Infatti il bilancio della BCE è salito alle stelle, aggiungendo allo stock monetario esistente ben €4.000 miliardi, la stessa quantità a cui era arrivato in 20 anni di gestione. Alla cifra esorbitante di €8.000 miliardi, quindi, stiamo parlando di una distorsione epocale dell'ambiente economico. Sebbene i dati riguardanti il PIL siano solo fino al terzo trimestre di quest'anno, i numeri sono sconcertanti:

• 2019-2021: crescita del bilancio BCE 19,6% / crescita PIL italiano 0% = rapporto di stimolo 19.600%.

Alla fine della fiera, l'unico vero "strumento" di politica che possiede la BCE è la stampante monetaria; vale a dire, non può abbassare i tassi d'interesse, implementare il QE, allentare le condizioni finanziarie sui mercati, o "favorire" una migliore performance economica su Main Street se non espandendo il suo bilancio. Di conseguenza il rapporto tra la crescita del bilancio della BCE e la crescita del PIL (nominale) è una stretta approssimazione quantitativa del suo livello di "stimolo" ed in base a tale misura i risultati sono l'opposto di quanto dichiarato e perseguito: peggioramento dell'andamento della produttività mostrato nei periodi analizzati.

La verità è che tutto ciò che rimane ai banchieri centrali ormai è la loro narrativa, non più fatti (presunti o reali) o analisi. L'unico modo per mandare avanti lo spettacolo è con le chiacchiere ed incrociare le dita affinché niente vada storto. Lo stimolo monetario è diventato imprescindibile, pena il crollo scomposto dell'attuale assetto finanziario e sociale.

L'assurdo pompaggio di denaro da parte della BCE è così conveniente sia per gli speculatori sui mercati azionari/obbligazionari, sia per il debito degli stati spendaccioni che nessuno mette in discussione la narrativa dei banchieri centrali. Nessuno fa notare che l'imperatore della crescita economica è nudo.


1 commento:

  1. La ripartizione del PNRR italiano è fortemente sbilanciata verso la cosiddetta transizione verde e digitalizzazione. Solo queste due voci sono quasi la metà dell'intero piano. Cerchiamo di capire un po' meglio di cosa trattano in realtà. Iniziamo dalla transizione verde. Il sistema energetico, dal 1900 al 2020, s'è sviluppato in un'economia per lo più libera con denaro affidabile (almeno fino al 1971). Era stato costruito senza sussidi o crediti d'imposta e prontamente adattato alle pressioni della domanda/offerta. Il sistema di "transizione" post-2020 è diverso: è diretto da burocrati, regolatori, politici e ficcanaso; è plasmato dallo stato, non dall'impresa privata. Ed esso è molto diverso da quest'ultima: le aziende guadagnano fornendo beni e servizi, lo stato non produce niente. Invece regola, limita, frena e controlla. In altre parole, sottrae ricchezza reale, non ne crea di nuova.

    La digitalizzazione, invece, non è altro che una buzzword che in realtà sta per "nuovi strati di burocrazia". Quali? Quelli legati all'identità digitale. Dov'è la semplificazione tanto decantata? Non c'è. Il lasciapassare non è altro che la manifestazione fisica di questa strategia, il quale per forza di cose aggiungerà ulteriori figure burocratiche a quelle esistenti. È così che lo stato guadagna favori, è così che lo stato espande il suo controllo ed è così che lo stato crea una dipendenza progressiva.

    Inutile dire che i finanziamenti di questi programmi provengono tutti dalla stampante monetaria e da spesa in deficit senza freni. Quindi è logico che tale piano si rivelerà un fallimento epocale (sarà gustoso vedere i fanatici di Draghi dover ammettere l'incapacità e l'incompetenza dell'eroe dietro cui sbavano), ma l'unica domanda che ci separa ancora dalla bancarotta è solo una: quanto dolore economico saranno in grado di sopportare ancora gli italiani? Nota a margine: più verrà sopportato più sarà doloroso dover accettare che è stato futile sopportarlo.

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