venerdì 25 marzo 2022

La fine del denaro fiat in piena vista...

 

 

di Alasdair Macleod

Per quanto tragica sia diventata la situazione in Ucraina, la vera guerra, quella finanziaria ed iniziata qualche tempo fa, è ora approdata anche sulle materie prime. Putin può anche aver commesso un enorme errore nell'aver invaso l'Ucraina, ma la reazione dell'Occidente, cercare di isolare la Russia e le sue esportazioni di materie prime dal mercato globale, è stato decisamente più grande.

Inoltre, poiché l'Ucraina è il granaio dell'Europa ed un importante esportatore di fertilizzanti, quest'estate vedremo una grave carenza di cibo, aggravata dal fatto che la Cina ha già accumulato la maggior parte dei cereali del mondo per la propria popolazione. L'inflazione misurata dai prezzi al consumo ha appena iniziato a salire.

Dato che scontano il calo del potere d'acquisto delle valute, l'aumento dei tassi d'interesse ed il crollo dei prezzi delle obbligazioni sono ora inevitabili. Essendo pieno di obbligazioni ed asset finanziari come garanzia, le conseguenze per il sistema bancario globale saranno tali che è praticamente impossibile vedere come possa sopravvivere. E se il sistema bancario rischia il collasso, non essendo supportato da qualcosa di diverso dalla rapida scomparsa della fiducia in esso, anche le valute fiat falliranno.


Conseguenze finanziarie ed economiche impreviste

Negli anni '60 Harold Wilson, in qualità di Primo Ministro britannico, dichiarò che in politica una settimana è molto tempo. Oggi possiamo anche commentare che è passato molto tempo nei mercati delle materie prime, nei mercati azionari, nella geopolitica e in quasi tutto ciò a cui ci interessa. La rapidità del cambiamento potrebbe non essere catturata in soli sette giorni di calendario, ma nelle ultime settimane abbiamo assistito all'iniziale scoppio della bolla del denaro fiat e di tutto ciò che fluttua con esso.

Si sta rivelando un evento finanziario estremo. Lo sfondo è l'attenuazione delle distorsioni economiche. Attraverso una combinazione di espansione monetaria e soppressione dei mercati, la differenza tra i prezzi controllati dallo stato e la realtà del mercato non è mai stata così grande. Tassi d'interesse a zero e negativi, rendimenti obbligazionari reali profondamente negativi ed una politica deliberata di creazione di ricchezza artificiale (alimentando una bolla finanziaria per distogliere l'attenzione dall'aggravarsi della crisi economica degli ultimi anni), hanno tutti contribuito al divario tra le aspettative rialziste e la realtà del mercato.

Oggi quasi più nessuno pensa che le banche centrali ed i loro governi possano fallire, per non parlare di perdere il controllo sui mercati. E se camminate come un keynesiano e parlate come un keynesiano, allora siete keynesiani. Tutti lo sono ormai, anche i monetaristi, ed i keynesiani credono nella teoria statale del tutto, disprezzando i mercati e temendo ora la loro realtà.

Le scorse settimane hanno visto crescenti preoccupazioni sul fatto che i tentativi guidati dagli americani di spodestare Putin abbiano delle conseguenze. Mettete da parte la distruzione provocata dalla guerra, stiamo parlando del granaio d'Europa e finora quest'anno i prezzi del grano sono aumentati di oltre il 50%. Dopo aver devastato le successive nazioni arabe da quando Saddam Hussein invase il Kuwait nel 1990, le persone che sono sopravvissute alle guerre guidate dagli americani in Medio Oriente e Nord Africa, e non sono emigrate come profughi, ora affronteranno la fame.

Alimentati dall'espansione della valuta e del credito, non saranno solo i prezzi del grano ad aumentare ma anche quelli di altri prodotti alimentari. E apprendiamo da varie fonti che i cinesi sono stati abbastanza preveggenti da accumulare enormi quantità di cereali e altri materiali commestibili per proteggere i loro cittadini da una crisi alimentare estiva. Il 23% della popolazione mondiale si è assicurata più della metà del mais e di altri cereali del mondo. E sono passati due mesi prima che Putin ordinasse l'invasione dell'Ucraina, il che ha peggiorato ulteriormente la posizione sulle forniture alimentari globali. La posizione dominante della Cina nel mais colpirà in modo particolarmente duro l'Africa subsahariana, mentre la carenza globale di riso colpirà le nazioni dell'Asia meridionale e orientale.

Adesso ci mancano solo raccolti miseri. A proposito, la carenza di fertilizzanti, esacerbata dalla guerra in Ucraina e dai prezzi elevati del gas, è destinata ad influenzare negativamente la produzione alimentare globale per quanto riguarda il raccolto di quest'anno. E complimenti ai nostri leader eletti per aver imposto sanzioni alle esportazioni russe di fertilizzanti, che insieme alla conservazione delle sue forniture da parte della Cina garantiranno ai nostri poveri, e a tutti gli altri, l'aumento dei prezzi dei generi alimentari e persino la fame nel 2022.

Eppure pochi sembrano essere consapevoli di questa crisi. Sebbene l'Ucraina sia un ovvio fattore che fa aumentare i prezzi di cibo ed energia, la causa principale è stata e continuerà ad essere una: le politiche monetarie sconsiderate. La storia è disseminata di esempi di svalutazione delle valute che portano ad una crisi alimentare e disordini civili: l'editto sui prezzi dell'imperatore Diocleziano nel 301 d.C.; la svalutazione della moneta che portò all'impennata dei prezzi dei generi alimentari nel 1124 d.C. al tempo di Enrico I d'Inghilterra; il crollo della lira di John Law nel 1720 in Francia; ecc.

Il dollaro, l'euro, lo yen, le sterline tutti sono stati svalutati in quello che un tempo veniva chiamato il mondo civile. E la comprensione di cosa sia il denaro e l'evidenza empirica indicano entrambi una conseguente crisi alimentare quest'estate.

Come pagheremo i prezzi più alti? Le autorità se ne occuperanno: il sistema bancario centrale emetterà semplicemente più valuta e potreste persino vederne un po' scendere dagli elicotteri. I controlli sui prezzi si dimostreranno irresistibili per i nostri leader e, proprio come Diocleziano penalizzò macellai e fornai che non potevano aumentare i loro prezzi pena la morte, i fornitori di beni di prima necessità di oggi saranno accusati di speculazione e tassati di conseguenza.

E come possiamo garantire che i nostri stili di vita non siano compromessi? Possiamo prendere in prestito di più per pagare auto e vacanze. E come ci assicuriamo di preservare la nostra ricchezza? Il sistema bancario centrale sopprimerà i tassi d'interesse per mantenere i mercati azionari in fermento.

In sostanza, è un tiro mancino giocato a tutti noi usando la valuta fiat mascherata da denaro tradizionale. Il rischio è che chi investe, e poi Main Street, vengano travolti: prima scoppia la bolla degli asset finanziari e poi non saremo in grado di alimentarci. Coloro che intravedono il pericolo pensano che il declino sia un processo graduale. L'errore che commettono è un elemento umano, il quale si traduce in conseguenze impreviste sotto forma di un'improvvisa crisi finanziaria ed economica.

Questo articolo parla dell'imminente crisi finanziaria e bancaria. Inizieremo con un controllo della realtà sullo stato attuale della guerra alle merci, finanziaria ed economica. Ancora oggi sta imperversando e quasi certamente destabilizzerà l'attuale ordine mondiale. E le conseguenze sui tassi d'interesse richiederanno la ricapitalizzazione dell'intero sistema finanziario mondiale, a cominciare dalle banche centrali.


La crisi finanziaria e la crisi delle materie prime

Se Putin fosse rimasto fedele al suo obiettivo originale di creare una frattura tra Europa ed America, sarebbe stato in grado di aumentare i prezzi del gas naturale in Europa occidentale senza ricorrere ad altre armi economiche. Gli eventi hanno preso una piega diversa ed ora l'America ha unito i suoi membri europei della NATO per far salire i prezzi dell'energia e dei generi alimentari a livello globale vietando tutti i pagamenti finanziari con la Russia. La preoccupazione economica più ampia è che l'impennata dei prezzi delle materie prime, dell'energia e dei prodotti alimentari porterà ad un crollo mondiale.

Spinti da una fuga iniziale dei fondi di investimento dal rischio verso la sicurezza, i rendimenti obbligazionari sono stati inizialmente spinti al ribasso rispetto ai massimi recenti. Il seguente grafico mostra come i rendimenti obbligazionari per le obbligazioni a 10 anni in America, Germania e Giappone siano calati rispetto ai picchi recenti di inizio settimana.

Sebbene da allora i rendimenti siano leggermente saliti, questi ribassi sono stati una sorta di ancora di salvezza per la FED, la BCE e la BOJ, e sarebbe conveniente per loro se si stabilizzassero ai livelli attuali. Si adatta alla loro narrativa preferita: l'inflazione, con la quale intendono l'aumento dei prezzi al consumo, è alimentata da fattori temporanei che scompariranno nel tempo e quando Putin sarà costretto a rinunciare alla sua aggressione contro l'Ucraina, i prezzi si normalizzeranno.

I pianificatori politici occidentali vedono che le loro economie sono indebolite da questi sviluppi e si aspettano che le prospettive cambieranno: dall'inflazione alla recessione. Pertanto i banchieri centrali e gli economisti stanno iniziando a pensare che rialzare i tassi d'interesse si rivelerebbe un errore che potrebbe trasformare una lieve recessione in un possibile crollo.

Anche le valute sono influenzate dalla fuga verso la salvezza. L'opinione convenzionale è che la valuta più sicura sia il dollaro, il quale ha subito un forte rialzo, come mostrato nel grafico seguente.

Ma va notato che la proprietà estera è già fortemente divisa in dollari ed asset denominati in dollari. Secondo gli ultimi dati del Tesoro statunitense, lo scorso dicembre i titoli a lungo e breve termine ed i depositi bancari di proprietà di stranieri totalizzavano $34.000 miliardi, circa il 150% del PIL degli Stati Uniti e da allora sono quasi certamente aumentati ulteriormente.

L'attuale ondata di depositi in valuta estera che fuggono verso il dollaro significa guai futuri per il biglietto verde, perché o rappresentano liquidità impiegata in modo inefficiente per gli stranieri che contabilizzano in altre valute o sono investiti in asset finanziari sopravvalutati. Ma per ora non solo il dollaro è il re delle valute, ma la vicinanza dell'Eurozona all'Ucraina ed i legami commerciali con l'Europa orientale in senso lato indeboliscono la fiducia nell'euro. L'euro è la componente più grande nell'indice del dollaro.

Ma la fuga verso la sicurezza in valute ed obbligazioni è un passo temporaneo alimentato da investitori in balia della macroeconomia keynesiana. Essendo stati istruiti esclusivamente al keynesismo, mancano di comprensione dell'oro e del suo ruolo monetario. Quando è liberamente rimborsabile in oro, solo allora una valuta assume le qualità monetarie del metallo giallo. Sono passati ottantanove anni da quando il dollaro ha goduto di questo status, e negli ultimi cinquantuno anni è stato totalmente scoperto, portando con sé tutte le altre valute. Infatti la sospensione temporanea dell'accordo di Bretton Woods è stata sostituita con la propaganda contro l'oro per assicurarsi l'egemonia del dollaro.

Le poche persone che hanno capito cos'è il denaro e gestiscono asset finanziari sono andate in pensione da tempo. Tutte le valute sono ora fiat, emesse dallo stato, vulnerabili ad uno scisma tra il loro potere d'acquisto e quello dell'oro. La fuga da queste caratteristiche malsane sarà senza dubbio nel denaro metallico, cioè oro e argento, quando alla fine scomparirà la fiducia del pubblico nella valuta fiat.


La banca centrale russa valuterà la sua posizione

La posizione della Russia è invece diversa. Negli ultimi due anni la sua M2 è aumentata del 27% rispetto al 41% di quella del dollaro. Il rublo non è stato trascinato al ribasso tanto dalle politiche inflazionistiche quanto da una minaccia esterna. Ciò ha portato a prelievi di contanti dai conti bancari da parte della classe media russa, riflettendo un'erosione della fiducia interna nelle banche commerciali. Il rublo si è quasi dimezzato rispetto al dollaro. La Banca centrale russa adesso prenderà in considerazione la sua linea di politica sulle riserve, al di là della sua risposta iniziale di rialzare i tassi d'interesse al 20% ed imporre controlli restrittivi sui cambi.

Delle riserve estere totali della Banca centrale russa, circa $500 miliardi sono in valuta estera e $130 miliardi in oro. Le sanzioni contro di essa hanno svalutato l'elemento valute. La differenza tra valuta fiat ed oro è stata chiaramente dimostrata: solo le riserve auree fisiche, che non hanno rischio di controparte, hanno valore per lo stato russo. La questione ora è come stabilizzare la valuta interna e restituire la fiducia della popolazione in essa.

Ha alcune carte di alto valore in mano. La corsa agli sportelli è destinata a scemare nel tempo ed il rublo dovrebbe stabilizzarsi dopo il calo iniziale sul mercato dei cambi. Un periodo di stabilità eliminerà la pressione sul sistema bancario, mentre il panico si allontanerà. L'aumento dei prezzi delle materie prime globali contribuirà notevolmente a stabilizzare le finanze della Russia, nonostante le sanzioni dell'Occidente. La Russia si adatterà alle sanzioni e troverà il modo di esportare energia e materie prime. Ogni volta che sono state imposte sanzioni, come contro il Sud Africa negli anni dell'apartheid, dopo uno shock iniziale la nazione ne emerge più forte e, nel breve termine, il costo del lavoro viene dimezzato rispetto alla produzione di materie prime.

Nel frattempo una conseguenza della mancata conquista dell'Ucraina aumenterà la probabilità che Putin intensifichi la crisi energetica e delle materie prime come mezzo per destabilizzare i nemici occidentali della Russia. È stato costretto in un angolo in tal senso e non abbiamo ancora visto la sua risposta. La domanda è cosa farà la Russia riguardo all'oro.

Con la maggior parte delle sue riserve monetarie sanzionate dall'Occidente, l'oro è diventato la risorsa principale. E se la Banca centrale russa sente la necessità di stabilizzare il rublo a lungo termine, le sue riserve auree potrebbero essere impiegate per stabilizzarlo ed assicurarlo contro future ostilità. Per promuovere una politica dell'oro, potrebbe voler aumentare il prezzo dell'oro in dollari prima di fissare un tasso per il rublo, il che avrebbe anche l'effetto di aumentare il valore delle sue riserve auree rispetto ai rubli in circolazione. Potrebbe farlo attraverso i mercati asiatici, in particolare lo Shanghai Gold Exchange, dispiegando le sue riserve di yuan.

Per il momento qualsiasi azione del genere è solo una congettura, ma le conseguenze per l'Occidente ed il suo sistema monetario basato sul dollaro sarebbero pesanti, rendendola un'opzione interessante per Putin. Insieme all'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia, l'aumento dei prezzi dell'oro attirerebbe l'attenzione sui rischi di controparte cui sono esposti i detentori di valute nelle divise estere. È probabile che la risposta dell'Occidente sarà ostacolata dalla propaganda americana contro l'oro ormai vecchia di 50 anni e verrebbe a galla la mancanza di lingotti fisici in possesso del Tesoro degli Stati Uniti da vendere sui mercati: ciò è stato messo in evidenza dalle difficoltà che la Germania ha avuto nel convincere la Federal Bank of New York nel 2013 a restituire una parte minore dell'oro stanziato lì.

Se l'oro diventasse un problema, senza dubbio l'America farebbe pressione sugli europei affinché vendessero parte del loro oro per far scendere il prezzo. Ma questo probabilmente giocherebbe a favore di Putin, perché è improbabile che le banche centrali europee, le quali hanno le proprie difficoltà (ne parleremo più avanti), collaborino; ciò creerebbe una frattura tra America ed Europa, che prima della sua errata invasione dell'Ucraina era il vero obiettivo di Putin.

Nonostante ciò che potrebbe accadere all'oro, se i tassi d'interesse delle valute occidentali non venissero lasciati salire, il loro potere d'acquisto verrebbe indebolito ad un ritmo crescente. Ricordiamolo ai nostri amici keynesiani: i tassi d'interesse non sono il prezzo del denaro, ma la compensazione richiesta dai mercati per le aspettative di perdita di potere d'acquisto di una valuta. Scomparso quel compenso, scompare la valuta fiat.


Ricapitalizzare il sistema bancario occidentale

La fuga verso i titoli di stato e il dollaro mostrata sopra, è solo una risposta iniziale del mercato in cerca di sicurezza e di preservare la liquidità. Ed i rendimenti obbligazionari rimasti bassi sono coerenti con le aspettative irrealistiche secondo cui le prospettive diventino meno inflazionistiche e recessive nel tempo. Ciò riflette la speranza che Putin fallirà nel suo attacco all'Ucraina e che la crisi finirà presto.

Una corretta comprensione della crisi dei prezzi è che non sono alimentati dalla guerra stessa, ma dalla svalutazione delle valute fiat. A seguito sia del fallimento della Lehman che dei lockdown, la svalutazione delle valute fiat nella partnership occidentale è stata sia sostanziale che universale, e le ricadute della guerra di Putin non possono che aumentarla ulteriormente. Pertanto le misure dell'inflazione non diminuiranno nuovamente verso l'obiettivo del 2%, ma aumenteranno sostanzialmente. Dopo l'iniziale crisi delle materie prime, spinti dalle aspettative del mercato, i tassi d'interesse sono destinati a salire in modo significativo nonostante la repressione del sistema bancario centrale.

L'effetto di tassi d'interesse più elevati sul sistema bancario sarà sostanzialmente diverso dai cicli passati. Le banche commerciali statunitensi non hanno aumentato i loro prestiti nei confronti di Main Street negli ultimi anni, concentrandosi sulla creazione di credito per il settore finanziario ed il governo federale. Secondo la tabella H.8 della FED, dall'11 marzo 2020 (prima che abbassasse il tasso sui fondi a zero ed istituisse un QE di $120 miliardi al mese) l'espansione del credito bancario nel settore finanziario è aumentata del 32%; l'incremento a favore di mutui e locazioni è stato solo del 6%. Possiamo presumere che il ciclo del credito bancario nella sua fase di contrazione sarà alimentato più dall'aumento dei rendimenti obbligazionari e dal crollo dei mercati azionari che dalla tradizionale contrazione del credito alle imprese.

Le banche centrali sono diventate anch'esse vulnerabili. Hanno assunto il ruolo di investitori nel debito pubblico e la Banca del Giappone ha accumulato azioni attraverso fondi negoziati in borsa. Quindi non solo le banche commerciali subiranno perdite che minacciano di spazzare via il loro patrimonio netto, ma anche le principali banche centrali si trovano ad affrontare lo stesso problema quando l'aumento dei tassi d'interesse oltre il loro controllo comprometterà il valore dei loro investimenti. L'aumento dei tassi d'interesse significa che l'intero sistema bancario occidentale dovrà essere salvato mediante una ricapitalizzazione.

Sapere che il nuovo capitale per una banca viene sempre finanziato dal proprio bilancio può sorprendere coloro che non hanno familiarità con le differenze tra denaro, valuta e credito. Infatti il credito temporaneo si trasforma in capitale permanente. Ciò è dovuto al fatto che un deposito di un cliente o viene riallocato, o viene versato su un'altra banca creando un nuovo deposito. In alternativa, e questo è solitamente il caso oggi, viene nominato un agente per organizzare le sottoscrizioni per il nuovo capitale sotto forma di emissione di diritti o collocamento. Al termine l'agente trasferisce i depositi dei sottoscrittori su un conto di deposito creato allo scopo presso la banca ricapitalizzante. Il deposito viene quindi scambiato con il capitale extra promesso ai depositanti in base ai termini di sottoscrizione.

Comprendere il processo è importante. La maggior parte delle persone pensa che in questo processo sono coinvolti il denaro o la valuta, e invece no. Il capitale bancario è sempre fornito da credito bancario.

Una banca centrale raccoglie capitali con gli stessi mezzi, ma ha la possibilità aggiuntiva di creare e quindi riscattare le proprie banconote, scambiandole tra i suoi libri contabili con capitale permanente. Per questo motivo una banca emittente banconote o una banca centrale non è mai bloccata col capitale permanente. Inoltre quando si legge che una banca ha un capitale permanente di un miliardo di dollari, la maggior parte delle persone pensa che sia in denaro. È un'illusione, in realtà, finanziata interamente dal credito bancario, il credito creato dalla banca stessa.

Per spiegare i meccanismi, possiamo fare riferimento a come il capitale della Banca d'Inghilterra venne aumentato nel 1697. La Banca fu fondata nel 1694 per agire come banchiere del governo con un capitale originario di £1.200.000.

Nella seconda metà del 1696 la Banca aveva sospeso i pagamenti a causa di una corsa agli sportelli sulle sue scorte d'argento, causata dalla carenza di nuove monete sulla scia del Recoinage Act del gennaio di quell'anno, e le sue banconote in circolazione erano scese ad uno sconto del 20% rispetto al loro valore nominale. Per ripristinare la credibilità nella Banca, il Parlamento nel 1697 decise di aumentarne il capitale di £1 milione, ma nessuna parte di quell'aumento di capitale fu effettivamente versata in denaro (l'Inghilterra aveva un silver standard a quel tempo). Ai sensi della legge vennero pagati £800.000 in conteggi dello scacchiere (di fatto un prestito emesso al Tesoro dalla Banca per consentire al primo di sottoscrivere azioni) e £200.000 in banconote. Pertanto al primo aumento di capitale dalle originarie £1.200.000, £200.000 del capitale erano costituite da banconote deprezzate. E la Banca fu poi autorizzata ad emettere banconote proprie per l'importo di tale quota in base all'aumento di capitale, in modo che la quantità di banconote in circolazione rimanesse la stessa.

Tali sono i metodi con cui è possibile aumentare il capitale di una banca che emette banconote, ma anche il capitale di una banca che non emette banconote può essere aumentato con mezzi simili. L'essenza dell'attività bancaria è concedere anticipi creando crediti o depositi che poi possono essere utilizzati per aumentare il suo capitale. Il metodo è stato dimostrato nel caso della Bank of Scotland quando aumentò il suo capitale nel 1727.

Supponiamo che una banca desideri aumentare il proprio capitale e che i suoi clienti desiderino sottoscriverlo. In teoria possono pagare in valuta (cioè banconote), ma oggi non succede mai. Possono dare alla banca un assegno preso dal loro conto e questa è la stessa cosa che pagare la banca con il proprio debito per sottoscriverne il capitale. Si rilascia un debito dovuto dalla banca al suo cliente ed esso diventa quindi un aumento di capitale corrispondente. Le procedure recentemente concordate per i bail-in bancari, in base alle quali una banca in dissesto viene ricapitalizzata scambiando obbligazioni ed ingenti depositi con azioni, concorda interamente con questi principi ed è il modo in cui viene aumentato il capitale di tutte le banche commerciali.

Chiarite le procedure, ora possiamo capire come ricapitalizzare il sistema bancario globale e le potenziali difficoltà.


Le conseguenze di una ricapitalizzazione bancaria

La ricapitalizzazione delle banche commerciali non irrimediabilmente fallite non è stata rara in passato. Per la prima volta è probabile che assisteremo ad ulteriori perdite sugli investimenti obbligazionari delle principali banche centrali (tranne Cina e Russia) che, sulla base del mark-to-market, cancelleranno il loro patrimonio nozionale, lasciando le passività di bilancio eccedenti i loro attivi. E poiché ciò avverrà quando i tassi d'interesse aumenteranno ed i prezzi delle obbligazioni scenderanno, è probabile che accada quando le banche commerciali dovranno salvarsi dagli stessi effetti dell'aumento dei tassi d'interesse sulle garanzie sui prestiti e sui loro investimenti obbligazionari, insieme alle complicazioni della consueta contrazione ciclica del credito bancario commerciale.

Nel 1697 la ricapitalizzazione della Banca d'Inghilterra doveva fermare la corsa alle monete d'argento. Nessun metallo prezioso venne coinvolto nella ricapitalizzazione e l'aspetto esteriore della stabilità della banca venne migliorato rimuovendo lo sconto imbarazzante sulle sue banconote, rendendole di nuovo accettabili come sostituti delle monete d'argento. Oggi l'obiettivo di una ricapitalizzazione di massa delle banche centrali sarà di puntellare la loro credibilità in quanto emittenti di valute fiat.

L'ovvia preoccupazione diventa come un tale esercizio influenzerà la fiducia nelle loro valute. Con la FED, la BCE, la BOJ e la BOE tecnicamente fallite e senza denaro reale a sostegno (oro fisico), le valute fiat che emettono dipendono dalla fiducia in esse. Le perdite sui loro investimenti obbligazionari dovute all'aumento dei tassi d'interesse e la necessità della loro ricapitalizzazione saranno sincronizzate dalle circostanze, ma dobbiamo tenere a mente che mentre le altre banche centrali possono effettuare una versione moderna della ricapitalizzazione della Banca d'Inghilterra del 1697, la BCE non ha un ministero del Tesoro che agisca come controparte principale.

I suoi azionisti sono le diciannove banche centrali nazionali del sistema Euro e quasi tutte hanno anche passività superiori ai loro attivi. C'è l'ulteriore complicazione che attraverso il sistema TARGET2 alcune banche centrali nazionali sono già creditrici della BCE e la maggior parte è in debito nei confronti della Bundesbank, del Lussemburgo, della Finlandia e una manciata di altre.

Un'ulteriore preoccupazione riguarderà la sopravvivenza delle banche commerciali in un contesto di tassi d'interesse più elevati. Dell'espansione del credito delle banche commerciali negli Stati Uniti sin dal marzo 2020, la stragrande maggioranza è andata in debito del governo federale e delle agenzie governative. La leva finanziaria media delle banche di importanza sistemica globale negli Stati Uniti (le G-SIB) è di circa undici volte, quindi un aumento dei tassi d'interesse sufficiente a scontare il calo del potere d'acquisto del dollaro spazzerà via il capitale in tutte queste banche, ancor prima che vengano contabilizzati altri effetti negativi di un crollo dei valori delle garanzie finanziarie.

Le reti di banche commerciali con la leva finanziaria più elevata si trovano nell'Eurozona, con rapporti asset/equity in media di oltre 21 volte. Anche le banche giapponesi sono a circa 21 volte. Sia la BCE che la BOJ hanno imposto tassi d'interesse negativi, quindi l'aumento dei tassi d'interesse globali è destinato a spazzare via prima il capitale delle banche commerciali in queste giurisdizioni.

Questi problemi non verranno risolti fino a quando l'establishment keynesiano non ocmprenderà le conseguenze dell'inflazione monetaria passata, presente e futura. Quando sarà chiaro che qualunque cosa accada in Ucraina non farà che aggravare le cose sui prezzi di cibo, energia ed altri, con i relativi effetti a catena, i prezzi delle obbligazioni saranno già crollate mandando al macero l'intero sistema bancario.

La fiducia nelle valute fiat è destinata a svanire, ripetendo su scala globale ciò che accadde nella Francia di John Law nel 1720.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Un altra volta le mie previsioni, purtroppo si stanno avverando.

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  2. Negli anni '70 i bond erano definiti “titoli di confisca garantita”. Negli anni '70, infatti, gli investitori pensavano di potersi proteggere dall'inflazione acquistando azioni. Le quotazioni azionarie rimasero più o meno stabili per tutto il decennio, ma l'inflazione ridusse costantemente i valori reali. All'inizio degli anni '80, al netto dell'inflazione, gli investitori erano in perdita di circa il 60% del loro capitale. Ma in un periodo inflazionistico i bond vengono massacrati ancor più delle azioni.

    Negli ultimi 14 mesi sono stati "confiscati" $3.000 miliardi circa nel mercato obbligazionario. A chi? A risparmiatori, pensionati, persone con investimenti a reddito fisso. E non scordiamoci i consumatori, ovviamente, che negli USA rappresentano circa il 70% del PIL. Solo quest'anno i consumatori si vedranno "confiscati" $1.760 miliardi al tasso d'inflazione odierno. Ecco quanto dovranno spendere di più solo per ottenere gli stessi beni e servizi che compravano a meno ieri.

    Solo negli ultimi due anni, quindi, la FED è costata agli americani circa $6.000 miliardi e quella pagliacciata di "tapering" fasullo non abbasserà affatto il conto.

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