venerdì 11 novembre 2022

Mappe per cui non vale la pena morire

 

 

di David Stockman

Washington non vuole togliersi di mezzo, questo è certo. Dopo aver imprudentemente ridotto la RSP (Riserva Strategica di Petrolio) della nazione a soli 23 giorni di fornitura, il livello più basso dall'inizio degli anni '80, l'OPEC ha ora inflitto uno schiaffo in faccia da 2 milioni di barili al giorno (mb/g).

Vale a dire, il calo di circa $1 a gallone dei prezzi della benzina sin da metà giugno, facilitato dal dumping di 1 mb/g di fornitura di greggio dalla RSP nel mercato mondiale, inizierà a invertirsi e quindi risalire. Entro l'8 novembre Joe Biden sarà lasciato a bocca aperta – con elettori arrabbiati alle urne e un umiliante rimprovero da parte di tutti i membri dell'OPEC quando si tratta della sua guerra delle sanzioni contro la Russia.

Proprio così. L'OPEC si è schierata con la Russia e i suoi stessi interessi, il che significa che il petrolio tornerà a $100 al barile e la benzina a $5 al gallone per un motivo e uno solo: a causa delle scosse di assestamento della crociata malata di Washington contro il demonizzato Putin e la diffamazione di tutto ciò che è russo.

Questi ignoranti in politica estera che urlano da entrambe le rive del Potomac hanno drasticamente alterato l'equilibrio energetico mondiale. E questo disordine è destinato a peggiorare progressivamente quando l'embargo dell'UE su tutto il petrolio greggio russo entrerà in vigore il 5 dicembre, seguito dalla certezza di un altro fiasco: il tetto mondiale al prezzo del petrolio russo fortemente voluto dall'amministrazione Biden.

Quindi si ripresenta la solita domanda: perché diavolo doversi andare a infilare in un litigio territoriale e una guerra civile nell'est e nel sud dell'Ucraina per poi giustificare ciò che equivale a una guerra economica contro il sistema mondiale di scambi e pagamenti basato sul dollaro?

Quest'ultimo, ovviamente, è stato la fonte della prosperità odierna sia a livello internazionale che qui negli Stati Uniti. Ma in balia della diabolica proposizione neoconservatrice, secondo cui tutta la proprietà e il commercio internazionale sono un mezzo per i suoi fini egemonici e statalisti, Washington sta ora portando arbitrariamente miseria non solo al popolo e all'economia dell'Ucraina, ma all'intera comunità mondiale, compreso il popolo americano.

In questo contesto, andiamo al sodo. La guerra per procura di Washington in Ucraina e la guerra delle sanzioni al commercio globale non riguardano principi nobili – lo stato di diritto e la santità dei confini – sbandierati da sciocchi come Antony Blinkin. Anche se lo fossero, i primi ad averli violati sono proprio quelli che adesso risiedono su entrambe le rive del Potomac e dovrebbero essere gli ultimi a sollevare tale questione.

Ma, ahimè, sono sempre i primi invece ad aprir bocca. Come abbiamo documentato più e più volte, suddetti principi nobili non si applicano in ogni caso, perché non c'è mai stato uno stato-nazione stabile chiamato Ucraina. Di conseguenza ciò che sta accadendo ora non è nemmeno un'"invasione" attraverso un confine legittimo.

Al contrario, gran parte dei territori che compongono l'attuale Ucraina sono stati uniti alla madre Russia per la maggior parte degli ultimi tre secoli: durante l'epoca imperiale attraverso la protezione come territorio vassallo e durante il brutale governo dei comunisti sovietici tra il 1922 e il 1991 tramite il comando totalitario.

Ma rimuovete il vile lavoro di Lenin, Stalin e Krusciov durante quest'ultimo intervallo di tempo, e non esisterebbe nulla come la mappa di oggi, né Washington avrebbe potuto alimentare una guerra economica globale che farà arrivare i prezzi della benzina a $5. Questo perché i quattro territori "annessi" di recente dalla Russia sarebbero già stati parte integrante della Russia!

In questo saggio mostrerò diverse mappe che raccontano la storia e che fanno carne trita della presunta santità dei confini di Washington. Infatti il territorio approssimativo delle quattro regioni annesse – Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia – più la Crimea sono evidenti nell'area gialla di questa mappa di 220 anni fa (≈1800).

Collettivamente erano conosciuti come Novorossiya, o "Nuova Russia", ed erano stati acquisiti dai sovrani russi, tra cui Caterina la Grande tra il 1734 e il 1791.

Com'è evidente dagli anni segnati in rosso sulla mappa, l'Impero russo aveva gradualmente acquisito il controllo dell'area, firmando trattati di pace con l'etmanato cosacco (1734) e con l'Impero ottomano al termine delle varie guerre russo-turche del XVIII secolo.

A seguito di questa spinta all'espansione, che includeva massicci investimenti russi e l'immigrazione di grandi popolazioni russe nella regione, la Russia istituì il Governatorato di Novorossijsk nel 1764. Quest'ultimo doveva originariamente prendere il nome dall'imperatrice Caterina, ma decretò che avrebbe dovuto essere chiamato invece "Nuova Russia". Il suo centro amministrativo era originariamente nella fortezza di Santa Elisabetta (oggi Kropyvnytskyi) per proteggere i confini meridionali dall'Impero Ottomano, e nel 1765 passò a Kremenchuk.

Completando l'assemblaggio della Nuova Russia, l'imperatrice Caterina la Grande liquidò con forza lo Zaporizhian Sich (l'attuale Zaporizhzhia) nel 1775 e annesse il suo territorio alla Novorossiya, eliminando così il governo indipendente dei cosacchi ucraini. Successivamente, nel 1783, acquisì anche la Crimea dai turchi, che fu anch'essa aggiunta alla Novorossiya.

Durante questo periodo, il famigerato sovrano ombra sotto Caterina, il principe Grigori Potempkin, diresse la colonizzazione e russificazione di quelle terre. Infatti, dal 1774 in poi, l'imperatrice russa gli aveva concesso i poteri di un sovrano assoluto su quell'area.

Lo spirito e l'importanza della Nuova Russia in quel momento storico sono catturati dallo storico Willard Sunderland:

La vecchia steppa era asiatica e apolide; poi venne rivendicata per la civiltà europeo-russa. Il mondo di confronto era ancora quello degli imperi occidentali, di conseguenza era chiaro che l'impero russo meritava la propria Nuova Russia per andare d'accordo con la Nuova Spagna, la Nuova Francia e la Nuova Inghilterra. L'adozione del nome Nuova Russia era infatti l'affermazione più potente immaginabile del raggiungimento della maggiore età per la Russia.

Ebbene sì, ma sapete... i confini!

Infatti il passare del tempo ha consolidato il confine della Novorossiya in modo ancora più solido. Un secolo dopo l'area giallo chiaro di questa mappa del 1897 dava un messaggio inequivocabile: nel tardo impero russo non c'erano dubbi sulla paternità delle terre adiacenti al Mar d'Azov e al Mar Nero, le quali facevano parte della "Nuova Russia" da 125 anni.

Dopo la follia della prima guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica, i confini di gran parte dell'Europa centrale e orientale furono drasticamente ridisegnati. Ad esempio, alla cosiddetta Conferenza di pace di Versailles nel 1919, nuovi Paesi furono modellati da zero (Cecoslovacchia) e Paesi morti da tempo (Polonia) furono fatti rivivere sia sulle loro antiche terre che su quelle dei loro ex-vicini.

Un'altra di queste creazioni del dopoguerra fu la Jugoslavia. Il regno fu formato nel dicembre 1918, con la famiglia reale serba, i Karadjordjevic, che divennero i monarchi del nuovo Paese e che fu ufficialmente chiamato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni fino al 1929, quando divenne Jugoslavia. Nel 1946 era stato incorporato nel Patto di Varsavia sovietico, con i confini e le parti costitutive mostrati di seguito.

Inutile dire che tutte queste creazioni e confini del 1919 hanno cessato di esistere da tempo. Dopo un decennio di guerre civili e massacri negli anni '90, la Jugoslavia s'è divisa in sette nazioni indipendenti, alcune delle quali sono nate solo a causa dell'intervento militare della NATO e la maggior parte delle quali ora sono effettivamente membri della NATO!

Allo stesso modo, gli attuali confini della Polonia furono spostati molto più a ovest su insistenza di Stalin a Yalta. Di conseguenza la rinata nazione della "Polonia", creata da Woodrow Wilson a Versailles per corteggiare il crescente voto polacco nel Midwest, assunse confini completamente nuovi.

Vale a dire, la Polonia era stata smembrata e cancellata dalle mappe geografiche dalle potenze europee alla fine del XVII secolo; venne fatta risorgere dalle richieste ignoranti di Wilson a Versailles che andarono a pescare in profondità nei territori storici tedeschi e fornirono il carburante politico per il revanscismo di Hitler; e poi drasticamente riorganizzata di nuovo a Yalta, dove il cinico Churchill e il malevolo Stalin superarono in astuzia il senile Roosevelt.

Pertanto l'area delineata in blu era la Polonia di Wilson, ma l'enorme striscia rossa divenne parte della Russia a Yalta, mentre le aree marroni tra cui la città libera di Danzica e il corridoio di Danzica alla sua destra furono spazzate via dai resti della Germania di Hitler.

La stessa storia vale per la Cecoslovacchia. Le sue tre nazioni costituenti furono unite a Versailles dai resti dell'Impero austriaco, ma alla fine presero strade separate dopo la fine del regime comunista nel 1991. Oggi la Cechia e la Slovacchia coesistono pacificamente fianco a fianco e il mondo non è un luogo peggiore a causa della loro separazione.

Guarda caso c'è una mappa del dopoguerra, disegnata anch'essa a tavolino, che non è stata annullata. Per ragioni conosciute solo dai neocon e dall'apparato belligerante di Washington, i confini moderni dell'Ucraina – messi insieme da Lenin, Stalin e Krusciov dopo il 1918 – sono l'eccezione alla regola.

Infatti sono ritenuti così sacrosanti da giustificare il martellamento dell'economia mondiale con una distruttiva Guerra delle Sanzioni, fino al punto da rischiare un acceso confronto militare tra le due maggiori potenze nucleari del mondo.

Come nel caso della Polonia, dell'impero austro-ungarico, della Jugoslavia e della Cecoslovacchia, la mappa delle terre di confine della Russia è cambiata drasticamente dopo la rivoluzione bolscevica. Le potenze alleate depredarono le sue regioni occidentali per conto della Polonia a Versailles, mentre i nuovi governanti comunisti a Mosca decretarono l'esistenza di uno stato – l'Ucraina – che non era mai esistito prima nella forma che gli avevano dato in quel momento.

Nel 1919 Lenin creò lo stato socialista dell'Ucraina su una parte del territorio dell'ex-impero russo. L'Ucraina divenne ufficialmente la Repubblica popolare ucraina con capitale Kharkov nel 1922 (si trasferì a Kiev nel 1934).

Di conseguenza il nuovo stato comunista inghiottì la Novorossiya nelle porzioni orientale e meridionale della mappa (area rosa). Ciò includeva gli oblast di Donetsk e Lugansk, nonché le regioni di Kherson e Zaporizhzhia al confine con il Mar d'Azov e il Mar Nero. Questi sono i luoghi degli odierni referendum sulla secessione sponsorizzati dalla Russia.

Per comodità di amministrazione, se non altro, i territori della Nuova Russia furono aggiunti ai territori cosacchi originari (area gialla) che divennero vassalli russi a metà del XVII secolo, e le regioni centrali e occidentali (aree verde chiaro) furono riunite tra il 1654 e la fine dell'impero zarista nel 1917.

Come mostrato in modo più distintivo nella mappa qui sotto, lo stato originario dell'Ucraina (area gialla) controllato dai sovietici ha continuato ad espandersi sotto Stalin durante l'era della seconda guerra mondiale. Così, nel 1939, a seguito del famigerato patto nazi-sovietico, Stalin annesse i territori orientali della Polonia, come indicato dalle aree marrone chiaro della mappa. Così il territorio storico della Galizia e la città polacca di Lvov furono incorporati in Ucraina dal decreto congiunto di Stalin e Hitler.

Poi nel giugno del 1940, dopo aver ottenuto il via libera da Hitler, Stalin annesse successivamente la Bucovina settentrionale (area verde) dalla Romania.

Ma non è durato a lungo. Quando Hitler si rivolse contro l'Unione Sovietica nel 1941, l'Ucraina occidentale e centrale fino alla Crimea divennero territori tedeschi (area gialla), mentre anche la maggior parte del Donbass cadde sotto il controllo militare tedesco.

Durante questa era, la popolazione locale dell'Ucraina occidentale fu pesantemente reclutata dalla Wehrmacht di Hitler. Fu allora che fu creata l'eredità nazista dell'Ucraina, poiché le popolazioni filo-tedesche si unirono all'attacco a tutto ciò che era russo.

Lo sconquasso nelle aree di lingua russa della Novorossiya condotto dalle reclute tedesche non è mai stato dimenticato dalle popolazioni di quelle regioni. Né gli eroi filonazisti in tempo di guerra, come Stepan Bandera, furono dimenticati nelle aree anti-russe.

Tuttavia Stalin non aveva ancora finito di regalare al mondo l'odierno stato dell'Ucraina. Alla conferenza di Yalta nel 1945, su insistenza di Stalin nei confronti di Churchill e Roosevelt, la Rutenia dei Carpazi ungherese (area blu) fu incorporata nell'Unione Sovietica e aggiunta all'Ucraina.

Presi insieme, questi sequestri stalinisti sono ora conosciuti come Ucraina occidentale, la cui gente comprensibilmente non si adatta alle cose russe. Allo stesso tempo, l'85% della popolazione di lingua russa che abitava nell'area grigia (Crimea) fu donato all'Ucraina da Krusciov nel 1954 proprio per estendere la propria ascesa al potere.

Tuttavia, dopo la disintegrazione dell'Unione Sovietica, l'Ucraina ha ereditato questi confini comunisti entro i quali c'erano oltre 40 milioni di russi, ucraini, polacchi, ungheresi, rumeni, tartari e innumerevoli nazionalità minori, tutti intrappolati in un Paese in cui non desideravano particolarmente risiedere.

Inutile dire che i cosiddetti confini "stabili" dell'Ucraina tra il 1954 e il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 non provano nulla sullo "stato di diritto". Il fatto è che i governanti fantoccio sovietici dell'Ucraina durante quel periodo di quattro decenni controllavano le popolazioni, sbattute insieme dai loro padroni comunisti, col pugno di ferro e la violenza.

Infatti non appena l'Unione Sovietica venne spedita nella pattumiera della storia, si sviluppò rapidamente nel Donbas e nelle regioni meridionali dell'Ucraina comunista un movimento per rilanciare lo stato indipendente della Novorossiya. Questo movimento ebbe iniziato a Odessa per il ripristino della regione della Novorossiya e, sebbene presto fallì, l'attenzione iniziale si era concentrata sugli oblast di Odessan, Mykolaiv, Kherson e Crimea; a questi, però, si unirono anche altri oblast.

In ogni caso, il nuovo stato indipendente dell'Ucraina ha lottato per la rottura e la secessione con il pretesto di elezioni democratiche durante i successivi 25 anni. Ciò è culminato nelle elezioni del 2010, che sono state drasticamente divisive tra le regioni e che alla fine hanno dato origine al colpo di stato di Maidan sponsorizzato da Washington nel febbraio 2014.

Quest'ultimo, ovviamente, ha cacciato dall'incarico il filo-russo vincitore delle elezioni del 2010; ha introdotto al potere a Kiev le forze cripto-naziste ereditate dall'Ucraina occidentale, che all'epoca scatenarono una campagna anti-russa culminata con l'incendio di Odessa in cui vennero uccise dozzine di russofoni; e alla fine ha promosso la brutale guerra di Kiev contro i separatisti del Donbass, che presto si sono resi conto di non avere futuro sotto il nuovo governo nazionalista.

Tuttavia la mappa qui sotto è davvero l'immagine che vale più di mille parole. Le aree rosa scuro nell'ex-Galizia, che Stalin aveva annesso nel 1939 e che erano diventate un focolaio di sostegno per le SS naziste durante la seconda guerra mondiale, votarono per il candidato nazionalista Tymoshenko con uno schiacciante 90%+.

Allo stesso tempo, nel Donbass e nel sud, le aree blu scuro mostrano che il voto presidenziale è stato in modo schiacciante per il candidato filo-russo, Janukovich: 80-90%+.

Quindi ecco di nuovo il punto: le popolazioni discordanti dello stato artificiale dell'Ucraina hanno mostrato alle urne, per lo più libere ed eque secondo gli osservatori internazionali, di volere il divorzio e la secessione. Molto prima dell'inizio della guerra cinetica il 24 febbraio, Vlad Putin ha affermato come stavano le cose:

Questa è la nuova Russia (Novorossiya), per usare la terminologia della Russia zarista: Kharkov, Lugansk, Donetsk, Kherson, Nikoleav e Odessa non facevano parte dell'Ucraina all'epoca. Questi territori furono ceduti all'Ucraina negli anni '20 dal governo sovietico. Come mai? Dio solo lo sa!

La dichiarazione qui sopra è stata fatta nel 2021. A quel tempo c'erano ampie opportunità per Washington e la NATO di negoziare la spartizione, garantita da ogni considerazione della storia e dalla sanguinosa evoluzione dei moderni confini ucraini.

Ma ciò non è accaduto. La follia dell'odierna guerra per procura e il caos delle sanzioni globali sono accaduti esclusivamente a causa di eventi non sul terreno in Ucraina, ma sulle rive del Potomac, dove i guerrafondai neocon non ne hanno mai abbastanza di conflitti ed egemonia.

Ecco come appare la mappa dopo i quattro referendum e il ritorno della Crimea alla Russia nel 2014: è esattamente come aveva commentato Putin e come è stata la lunga storia alle sue spalle.

Tuttavia i criminali che gestiscono la politica estera di Biden e che accendono la retorica belligerante della NATO pensano che questi confini debbano ancora essere bagnati del sangue delle persone e per cui il mondo intero ne soffra economicamente.

No, sono gli psicopatici che sfilano lungo le sponde del Potomac a dover subire le punizioni generate dalle loro indicibili follie.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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