mercoledì 23 novembre 2022

Una critica alle teorie bancarie di Diamond e Dybvig

 

 

di Kristoffer Mousten Hansen

Dall'assegnazione del Premio Nobel per l'economia a Ben S. Bernanke, Douglas W. Diamond e Philip H. Dybvig, la maggior parte dell'interesse dei media si è comprensibilmente concentrata su Bernanke. Mark Thornton ha scritto una feroce critica dello zio Ben, mentre Tyler Cowen lo ha inspiegabilmente elogiato.

Ciò ha permesso a Diamond e Dybvig (D&D) di sfuggire all'attenzione pubblica, il che è un peccato, dal momento che il loro lavoro è più responsabile di quello di Bernanke per lo stato in cui versa l'economia moderna. DD hanno anche avuto molta più influenza sul modo in cui gli economisti analizzano il sistema bancario. Il loro saggio del 1983 sul Journal of Political Economy, "Bank Runs, Deposit Insurance and Liquidity", ha oltre tredicimila citazioni su Google Scholar, un numero che ora è destinato a crescere ancora di più. È stato anche descritto come “un significativo progresso concettuale e metodologico nello studio degli accordi bancari”. Quindi diamo uno sguardo critico a questo saggio che è stato così influente e che ora è incoronato con gli allori del Nobel.


La concezione del sistema bancario secondo D&D

D&D volevano studiare l'attività bancaria e, in particolare, vedere quali tipi di equilibri un sistema bancario avrebbe prodotto e quali interventi statali avrebbero potuto migliorare l'esito del mercato. Per fare ciò hanno costruito un modello, e piuttosto particolare.

Nel modello D&D c'è un solo bene economico e l'economia funziona in tre periodi, T = 0, 1, 2. Nel periodo 0, ogni persona riceve un'unità del bene ed esso può essere consumato solo nei periodi 1 o 2: se viene investito nella produzione fino al periodo 2, frutterà il doppio e la persona potrà consumare due unità.

Nel periodo 0 tutti investiranno, poiché il bene può essere ritirato dalla produzione e consumato nel periodo 1. Nel periodo successivo accade qualcosa di magico: ognuno si sveglia e realizza il proprio tipo di personalità. Le persone del primo tipo hanno una preferenza temporale molto alta e vogliono consumare immediatamente, nonostante i rendimenti alti dell'investimento; le persone del secondo tipo hanno una preferenza temporale bassa e sono disposte ad aspettare fino al periodo 2 prima di consumare. Di conseguenza le persone del primo tipo consumano i loro beni nel presente, mentre le persone del secondo tipo aspettano.

Prima di passare alla discussione sulla concezione del sistema bancario da parte di D&D, vale la pena notare una particolarità del loro modello: qui non c'è denaro, anzi D&D affermano esplicitamente che non c'è alcuno scambio. I problemi del settore bancario sono, come insegnò Ludwig von Mises, un sottoinsieme della teoria monetaria, un punto che anche gli economisti tradizionali accettano, poiché concordano sul fatto che le banche forniscono liquidità. Tuttavia il modello che costituisce la base di gran parte della teoria bancaria moderna esclude esplicitamente il denaro: cosa molto singolare, si potrebbe pensare.

D&D poi introducono una “banca”: invece d'investire, le persone consegnano i loro beni alla banca in cambio di un credito liquido, cioè che possono ritirare in qualsiasi momento (ovvero nel periodo 1 o 2). Pertanto la banca fornisce liquidità, anche se, ancora una volta, è difficile vedere il punto in un'economia in cui lo scambio, e quindi il bisogno di denaro e liquidità, è stato esplicitamente escluso.

Dopo aver introdotto una banca, D&D procedono quindi a mostrare come sono possibili equilibri multipli: un equilibrio in cui tutte le richieste sono soddisfatte e un equilibrio di "corsa agli sportelli" in cui ognuno ritira il proprio bene nel periodo 1, portando a produzione zero nel periodo 2. Sebbene il settore bancario fornisca quindi un utile servizio di trasformazione della liquidità, D&D concludono che è anche intrinsecamente instabile e che è necessario un aiuto esterno – un'assicurazione sui depositi sponsorizzata dallo stato o da una banca centrale – per evitare corse agli sportelli.


I problemi chiave nella teoria bancaria di D&D

Dal momento che non c'è denaro nel modello D&D, ne consegue che non ci può essere alcuna attività bancaria in senso convenzionale. Nella definizione classica, il banchiere è un uomo che presta denaro altrui: fa da intermediario tra persone diverse, risparmiatori e mutuatari. La "banca" secondo D&D non fa nulla del genere: è semplicemente un direttore di produzione, non un intermediario finanziario. Raccoglie beni, gestisce il processo di produzione e restituisce i beni ai depositanti su richiesta. Può mettersi nei guai solo nella misura in cui paga i beni prima della fine della produzione, e solo se paga più di quanto i depositanti potrebbero naturalmente richiedere nel periodo 1. In breve, per dare un senso al modello, dobbiamo concepirlo come una sorta di schema piramidale.

Detto questo, si ritiene che D&D abbiano modellato il modo in cui le banche si impegnano nella trasformazione delle scadenze: infatti la commissione per il Nobel si è concentrata su questo aspetto nella sua rappresentazione del modello D&D. La trasformazione delle scadenze significa che i risparmiatori preferiscono prestare a breve termine per ridurre i propri rischi e i mutuatari preferiscono prendere in prestito a lungo termine per poter investire senza dover rimborsare i prestiti prima che i processi di produzione siano completati. Le banche poi intervengono come intermediari: prendono in prestito a breve termine dai risparmiatori e prestano a lungo termine agli imprenditori. I prestiti a breve termine vengono poi continuamente rinnovati: alcuni risparmiatori se ne vanno e altri ne prendono il posto, ma nel complesso la somma dei risparmi disponibili per l'investimento non è volatile. D&D considerano la trasformazione delle scadenze come la causa dell'instabilità bancaria: per evitare o mitigare le corse agli sportelli, che qui significano che i depositanti ritirano i propri fondi a un ritmo maggiore del previsto, è necessario l'intervento dello stato.

Il problema per D&D e per i teorici bancari moderni è che non c'è niente di nuovo in tutto questo. Il problema della trasformazione delle scadenze era ben noto secoli fa e portò alla formulazione della cosiddetta "regola d'oro riguardo l'attività bancaria", come disse Ludwig von Mises citando Karl Knies: “La data in cui le obbligazioni della banca scadono non deve precedere la data su cui possono essere realizzate le rivendicazioni corrispondenti”. In altre parole, ben lungi da ciò che D&D vorrebbero farci credere, i teorici bancari hanno criticato la trasformazione della maturità molto tempo fa e avevano una risposta chiara su come i banchieri avrebbero dovuto gestirla: non farlo.

Anche gli economisti moderni hanno affrontato la questione della trasformazione delle scadenze in modo più ponderato: gli economisti Austriaci, Philipp Bagus e David Howden, hanno analizzato la pratica del disallineamento delle scadenze, cioè del non obbedire alla regola d'oro dell'attività bancaria, e ne hanno discusso la legittimità e le conseguenze economiche con Randy Barnet e Walter Block. Questi economisti, a differenza di Diamond e Dybvig, non hanno confuso la questione della trasformazione delle scadenze con le questioni fondamentali della teoria bancaria.

Il problema fondamentale con la teoria bancaria à la D&D è che ignora il problema delle banche e la ragione della sua importanza cruciale nella teoria economica. Non ha nulla a che fare con la trasformazione delle scadenze, che è semplicemente una questione di sana gestione bancaria. Le banche sono importanti dal punto di vista economico perché possono aumentare l'offerta di denaro emettendo sostituti monetari scoperti, cioè mezzi fiduciari. Una teoria sul sistema bancario, se deve affrontare la realtà economica, deve indagare le cause e le conseguenze di questo fenomeno. Inutile dire che D&D non lo fanno e i teorici che seguono il loro esempio lo fanno solo tangenzialmente. Qualunque valore abbiano i modelli di D&D, esso è vicino allo zero per la teoria economica.


Conclusione

La banca centrale svedese non celebra solo il sistema bancario centrale moderno con il Nobel di quest'anno, ma anche teorie bancarie sostanzialmente sbagliate. La teoria monetaria mainstream si è sempre più distaccata dalla realtà nel corso degli anni e il lavoro di Diamond e Dybvig ne è un esempio chiave: nella ricerca di modelli eleganti, chiudono gli occhi di fronte ai veri problemi del sistema bancario – espansione del credito e creazione di denaro dal nulla – e nella migliore delle ipotesi si concentrano su questioni marginali e tecnicismi bancari.

Ciò è sintomatico della tendenza generale dell'economia e da nessuna parte la superiorità della Scuola Austriaca è più evidente che nel caso della teoria monetaria. Da Theory of Money and Credit (1912) in poi, gli Austriaci hanno sottolineato che la questione chiave della teoria bancaria è la creazione di denaro ex nihilo nel processo di espansione del credito. Per parafrasare F. A. Hayek, ogni progresso importante della teoria monetaria durante gli ultimi cento anni è stato un ulteriore passo nell'applicazione coerente dei principi misesiani, cioè marginali e prasseologici. Sfortunatamente né gli svedesi, né Diamond e Dybvig, né Bernanke se ne rendono conto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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