lunedì 23 giugno 2025

Non esiste il libero scambio

In geopolitica non esistono amici, solo alleanze temporanee. E l'Europa lo sta imparando nel modo peggiore. I controlli più severi sulle esportazioni di terre rare da parte della Cina rischiano di far precipitare il settore industriale tedesco in una grave crisi. Con quasi l'85% della raffinazione globale di terre rare sotto il suo controllo, Pechino è il principale fornitore di metalli chiave come disprosio, terbio e ittrio, fondamentali per motori elettrici, tecnologia medica e sistemi di difesa. Dall'aprile 2025 l'accesso a queste materie prime è limitato ai soli esportatori autorizzati, un embargo di fatto. Le conseguenze sono immediate: diversi produttori tedeschi sono già stati costretti a ridurre le attività; altri rischiano la chiusura. I prezzi dei metalli industriali continuano a salire e la fragilità delle catene di approvvigionamento globali è ora sotto gli occhi di tutti. La dipendenza dell’Europa dalle commodity sta diventando un grosso problema e una debolezza strategica nei prossimi negoziati sulla guerra commerciale. Pechino, infatti, sta giocando la sua carta più efficace: le terre rare. Non si tratta solo di una questione economica: è una mossa geopolitica volta a proteggere la stabilità interna. Il messaggio della Cina è chiaro: l'Europa deve assorbire il colpo della sua perdita d'accesso al mercato statunitense. Pechino, come Bruxelles, non ha alcuna intenzione di abbandonare il suo modello mercantilista “beggar thy neighbour”: scaricare le disfunzioni interne attraverso il canale delle esportazioni globali. La minaccia è esplicita: o si acconsente o si viene tagliati fuori. La vulnerabilità dell'Europa risiede nella sua dipendenza da materie prime critiche, un tallone d'Achille strategico ora pienamente esposto. Allo stesso tempo le fondamenta economiche del governo cinese si stanno sgretolando: l'economia interna sta vacillando, i suoi settori immobiliare e industriale lanciano segnali di recessione, il contratto sociale un tempo – “State fuori dalla politica e noi porteremo prosperità” – sta perdendo credibilità a causa della disoccupazione giovanile e della stagnazione economica. L'UE e la Cina sono affini ideologicamente in materia economica: entrambi abbracciano il protezionismo, la manipolazione monetaria e politiche commerciali dall'alto verso il basso. Infatti l'UE vanta da tempo un surplus nei confronti degli Stati Uniti favorito da barriere normative, manipolazioni monetarie e ostacoli burocratici che derubano le imprese extraeuropee. Non si tratta di una normale disputa commerciale, ma di una guerra economica aperta. In gioco c'è la sovranità, la sopravvivenza economica e la capacità dell'Europa di rimanere vitale in un'epoca di confronto geoeconomico. Ma ecco la furbizia della Cina: a porte chiuse Pechino starebbe negoziando un accordo multimiliardario per la fornitura di aerei con Airbus. L'Europa deve ora decidere: perseguire guadagni industriali a breve termine o proteggersi dalla dipendenza strategica a lungo termine? Un tale accordo puzza di cavallo di Troia: avvolto in un mantello di cooperazione, cela al suo interno una strategia molto più subdola.

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da The Epoch Times

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/non-esiste-il-libero-scambio)

Da quando esiste il commercio dazi, tasse, imposte e quote sono stati applicati in ogni forma e dimensione sulle merci che entravano in un Paese. Alcuni continuano a promuovere l'idea che il libero scambio esista, ma in realtà non è mai esistito.

Un commercio libero ed equo potrebbe essere una visione ideale per cui vale la pena lavorare, ma è risaputo che le nazioni agiscono nel proprio interesse e spesso violano gli accordi commerciali.

Fino agli anni '40 gli Stati Uniti utilizzarono una serie di dazi per accaparrarsi una quota importante del commercio mondiale.

Per decenni gli Stati Uniti hanno contribuito a sovvenzionare gran parte del mondo, sia economicamente sia attraverso il loro ampio sistema di sicurezza.

Questo rientrava in un tentativo di stringere più alleanze globali e di contribuire allo sviluppo economico. Tuttavia molte nazioni finirono per dipendere dalla fortuna americana, pur proteggendo i propri mercati attraverso dazi e altre barriere alle imprese straniere che desideravano competere nei loro mercati. Questo squilibrio è diventato insostenibile.

La minaccia del presidente Donald Trump di imporre dazi su una serie di nazioni è stata attuata per una serie di ragioni.

Trump sta prendendo di mira i più grandi trasgressori delle barriere commerciali, la maggior parte dei quali si trova in Asia. Questi Paesi godono di surplus commerciali grazie ai dazi elevati applicati alle merci importate dall'estero, alla manipolazione monetaria, alle industrie sovvenzionate dallo stato e al dumping di prodotti a basso costo all'estero. Queste azioni distorcono le forze di un mercato libero ed equo.

Al fine di ricalibrare gli scambi e ridurre il nostro deficit commerciale, i dazi reciproci saranno sospesi per 90 giorni per le nazioni che si oppongono al libero scambio ma sono disposte a cambiare rotta. I periodi di incertezza creano oscillazioni di mercato, ma il mercato azionario è spesso guidato da eventi, dal sentiment degli investitori e dalla speculazione. Rappresenta solo aspetti parziali dell'economia complessiva, mentre le piccole imprese costituiscono una parte importante dell'economia.

La finta indignazione che si diffonde da molte capitali per le tattiche “da bullo” americane è ironica, perché per decenni nemici e “amici” hanno già preso di mira i prodotti statunitensi con tasse e sussidi. Alcuni Paesi, come la Cina, vi hanno anche applicato l'imposta sul valore aggiunto (IVA), mentre le loro merci attraversano diversi Paesi prima di arrivare a destinazione. La Cina ha per decenni reso vittime sia i suoi avversari che i suoi alleati di pratiche commerciali sleali.

Per molti anni l'America ha permesso alle nazioni straniere di rovinarci, proteggendo i propri mercati e applicando dazi esorbitanti su specifici prodotti americani. Tuttavia, mentre gli Stati Uniti hanno permesso l'importazione di una serie di prodotti più economici, molte nazioni rendono quasi impossibile alle nostre aziende di penetrare nelle loro economie.

Ciò ha avuto un impatto negativo sui lavoratori americani, nonché sul debito pubblico e dei consumatori. Inoltre molti prodotti provenienti dai Paesi in via di sviluppo non rispettano gli standard di lavoro e i meccanismi di controllo qualità che vengono dati per scontati in Occidente.

Tuttavia potrebbero esserci delle buone notizie all'orizzonte.

Abbiamo un'amministrazione che finalmente è intervenuta per mettere al primo posto l'interesse nazionale, invece di accomodarsi con le nazioni che praticano un commercio predatorio attraverso barriere e livelli osceni di tasse sui prodotti americani.

Minacciare dazi reciproci sui Paesi con dazi elevati può avere una serie di effetti.

• In primo luogo, le nazioni più flessibili saranno ansiose di negoziare per eliminare le proprie barriere commerciali o ridurle, in modo che le catene di approvvigionamento con gli Stati Uniti possano proseguire. Questi eventi stanno iniziando a concretizzarsi, con oltre 70 nazioni disposte a sedersi al tavolo delle trattative.

• In secondo luogo, alcuni Paesi sviluppati saranno aperti alla contrattazione, mentre altri potrebbero reagire con barriere mirate a beni e investimenti americani. La Cina, insieme a diverse nazioni dell'Unione Europea, è la principale responsabile del protezionismo commerciale, pur sostenendo di praticare il libero scambio. Il team di Trump potrebbe costringere gli alleati asiatici ed europei più restii ad abbassare le barriere, altrimenti la nostra presenza militare in termini di sicurezza verrebbe ridotta e loro dovrebbero difendersi da soli dagli avversari.

• In terzo luogo, l'applicazione di dazi doganali elevati alla Cina è probabilmente il primo passo verso un eventuale distacco commerciale dal Paese, con ripercussioni sulla nostra sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti hanno bisogno di una leva contro una nazione che corrompe, imbroglia e inganna nell'economia globale. La Cina non ha mai veramente mantenuto le promesse fatte in qualità di beneficiaria del nostro status di “nazione più favorita” e nell'ambito degli accordi dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC).

Le nazioni che rispettano le regole commerciali dell'OMC possono anche iniziare a prendere le distanze dagli scambi con la Cina a favore di mercati più amichevoli e forse raggiungere una maggiore autosufficienza nel settore manifatturiero. Se alcune nazioni tagliassero o eliminassero i dazi e le barriere commerciali, gli Stati Uniti potrebbero sospendere l'applicazione dei dazi nei prossimi mesi. Ciò potrebbe innescare una vera concorrenza, senza distorsioni del mercato. Tuttavia devono essere messi in atto protocolli di “fidarsi ma verificare” per garantire che eventuali barriere e scappatoie non risorgano come una fenice. Di conseguenza, a lungo termine, potrebbe verificarsi un commercio più equo e libero.

Secondo Trump, che spesso cambia idea all'improvviso, gli accordi sono sempre possibili anche con le nazioni recalcitranti.

Se i dazi doganali venissero abbassati in generale e le principali attività manifatturiere potessero ripartire in patria, una prosperità reale diventerebbe molto probabile.

Combinando tutto questo con la deregolamentazione interna, la riduzione del personale pubblico e i tagli fiscali a lungo termine, la crescita economica accelererà. Questo, a sua volta, può aumentare il gettito fiscale, contribuendo a contrastare il debito pubblico e i deficit annuali, e dando inizio alla proverbiale età dell'oro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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