giovedì 30 gennaio 2020

Due semplici domande a cui i keynesiani preferiscono non rispondere





di Gary North


I keynesiani hanno QI superiori alla media. A volte sono matematicamente qualificati e si laureano presso università con nomi altisonanti. Tuttavia diventare un keynesiano rende intellettualmente inabile la persona che ha scelto questo percorso intellettuale. Deve diventare un difensore di sciocchezze. Più rigorosamente, un keynesiano si allena per difendere il sistema.



LA GRANDE IDEA DI KEYNES

John Maynard Keynes propose solo un'idea: la spesa pubblica permette di superare le recessioni aumentando i consumi. Questo fu l'errore del 1936, anno in cui fu pubblicata la Teoria Generale. Abbellì questo errore con un gergo incoerente ed i suoi discepoli aggiunsero equazioni irrilevanti e grafici superflui.

Keynes non si prese mai la briga di affrontare questa domanda: "Da dove lo stato ottiene i soldi che spende nell'economia?" Questa è la domanda cruciale a cui i keynesiani devono rispondere. Nonostante tutte le loro equazioni, il loro gergo incomprensibile e la loro retorica, non rispondono mai a questa domanda.

È una domanda semplice e ha una risposta semplice. Uno stato può ottenere denaro solo da tre fonti: tasse, prestiti e inflazione monetaria. Non ci sono altre fonti.

Gli stati hanno deficit enormi e certamente durante depressioni e recessioni. Non prendono tutte le loro entrate dalle tasse, se lo facessero non avrebbero deficit. I keynesiani comprendono che aumentare le tasse in una recessione deprimerebbe l'economia. Pertanto i keynesiani raccomandano al governo nazionale di prendere in prestito denaro. Da chi? Dal settore privato o dalla banca centrale.

Credere che i prestiti allo stato aumentino la ricchezza è credere che i politici ed i burocrati siano più saggi dei proprietari di quel denaro. Questa è una credenza universale tra i keynesiani, perché si fidano del giudizio economico a breve termine delle persone che non hanno niente in gioco. Si fidano delle persone che spendono i soldi degli altri.

In breve, si fidano delle persone come loro: burocrati che sono immuni al controllo pubblico. Non possono essere licenziati a causa del fallimento delle loro raccomandazioni.

Preferisco fidarmi del libero mercato, che è guidato da offerte monetarie competitive di persone con i loro soldi in prima linea. Se sbagliano, perdono soldi... i loro soldi, non i vostri ed i miei.

E voi? Di quale sistema vi fidate?



INVESTIMENTO PRIVATO CONTRO SPESA PUBBLICA

Ecco una domanda ovvia che gli economisti di libero mercato dovrebbero porre direttamente ai keynesiani, ma non lo fanno mai: "Che cosa avrebbe fatto il creditore con i soldi che invece ha prestato allo stato?" È una domanda semplice e ha una risposta ovvia: li avrebbe investiti. Il finanziatore non avrebbe usato i suoi soldi per beni di consumo. Ne possiede molti e non ne ha bisogno di altri.

Inoltre le persone quando c'è una recessione riducono la spesa al consumo. Questo vale per i ricchi, i ceti medio-alti, i ceti medi, i ceti medio-bassi e persino i poveri. I ricchi vedono opportunità di investimento: vendita di beni capitali in saldo. Il resto della popolazione si spaventa e quindi molte persone mettono i loro soldi in banca. Cosa fa la banca con questi soldi? Non li mette in un caveau, perché così non generano alcun interesse. Compra asset d'investimento. Può concedere prestiti ai consumatori, ma questi ultimi tendono ad essere spaventati durante le recessioni. Riducono il debito. Forse la banca concede prestiti ai consumatori che desiderano una spesa immediata e che quindi aumentano il debito della loro carta di credito. Ma, come gruppo, prendono in prestito poco per fare la differenza nell'economia più ampia.

La curva di distribuzione della ricchezza di Pareto ci dice che la stragrande maggioranza della ricchezza di qualsiasi nazione, che si avvicina all'80%, è di proprietà del 20% dei cittadini. Questo era vero quando Vilfredo Pareto lo scoprì nel 1890 ed è vero ancora oggi.

La maggior parte della produttività proviene da circa il 20% della popolazione. Pertanto la maggior parte della ricchezza di una nazione appartiene a questo gruppo. La maggior parte delle entrate di una nazione finisce nei conti bancari di tale gruppo. Questo non dovrebbe sorprendervi, perché la ragione di ciò venne spiegata più di due secoli fa da J. B. Say nella sua famosa Legge: "La produzione crea la propria domanda [supponendo che i prezzi non vengano applicati dallo stato]". Keynes, più di ogni altro economista, respinse la Legge di Say. La Teoria Generale è un libro incoerente contro la Legge di Say.

La Teoria Generale è davvero incoerente. Se non mi credete, provate a leggerla. Questo è il motivo per cui raramente viene citata, se non dai critici che devono riportare le sciocchezze ovvie al suo interno. Nessuno cita Keynes alla lettera per vincere una discussione, questo perché non si può vincere una discussione citando gergo incoerente e sciocchezze ovvie.

L'uomo che persuase il mondo accademico ad adottare il keynesismo non fu Keynes, ma Paul Samuelson. Ciò ebbe inizio nel 1948, quando venne pubblicato per la prima volta il suo libro di testo per i college: Economics. Non è mai andato fuori stampa. Ogni edizione, dal 1961 al 1976, vendette circa 300.000 copie. È alla sua 19° edizione ed è stato il libro di testo universitario di maggior successo nella storia. Rese Samuelson un miliardario grazie alle royalties del libro. Fu Samuelson, non Keynes, a diventare il pifferaio dell'economia nelle aule scolastiche. Ma era un pifferaio al contrario: non condusse i ratti infettati fuori dalle comunità ammalate, bensì dentro di esse.

Ecco la valutazione di Samuelson sull'impatto della Teoria Generale. Scrisse un saggio elogiativo nel 1946, che è stato pubblicato sulla rivista Econometrica. Scrisse in modo chiaro e schietto, che non è mai stato lo stile di Econometrica.
Ecco il segreto della Teoria Generale: è un libro mal scritto, mal organizzato; qualsiasi profano che, sedotto dalla precedente reputazione dell'autore, avesse acquistato il libro sarebbe stato derubato dei suoi cinque scellini. Non è adatto per l'uso in classe. È arrogante, irascibile, polemico e non generoso nei suoi riconoscimenti. Abbonda di confusioni. In esso il sistema keynesiano non si distingue affatto, come se l'autore fosse a malapena consapevole della sua esistenza; e certamente è al suo peggio quando espone le sue relazioni con i suoi predecessori. Lampi di intuizione intervallano l'algebra noiosa. Una definizione imbarazzante improvvisamente lascia il posto ad una buona cadenza. Quando finalmente entra nel vivo, la sua analisi risulta ovvia e allo stesso tempo nuova. In breve, è un'opera di genio.

Non è stata l'opera di un genio. Era un'opera di inganno concettuale. Venne difesa con incoerenza verbale e il compito autoproclamato di Samuelson era cercare di ricavare il meglio da quel caos. Ha convinto tre generazioni di economisti, i quali poi hanno dedicato la propria vita a promuovere un il mantra del debito pubblico (che non può essere ripagato e non sarà ripagato).

Ludwig von Mises caratterizzò correttamente l'economia keynesiana nel 1948, anno del libro di testo di Samuelson: l'economia delle pietre trasformate in pane.



QUATTRO DOMANDE, POI DUE

Non bisogna avere un QI superiore a 100 per poter criticare il keynesismo. Limitatevi a porre queste domande.
  1. Da dove vengono i soldi che lo stato spende?
  2. Se lo stato ha un deficit, che è ciò che i keynesiani raccomandano durante le recessioni, e non l'ha contratto attraverso le entrate fiscali, i soldi presi in prestito provengono da privati ​​o dalla banca centrale?
  3. Se i soldi provenissero da privati, cosa avrebbero fatto con i loro soldi se non li avessero prestati allo stato?
  4. Se il denaro non proviene da privati, deve provenire dalla banca centrale; in che modo il denaro creato dal nulla crea ricchezza?

In realtà possiamo ridurre il tutto a due domande: "Che cosa avrebbero fatto i finanziatori con i loro soldi se lo stato non avesse offerto la promessa di un rimborso garantito?" Quel denaro sarebbe stato speso per il consumo o la produzione. Ciò solleva una seconda domanda: "Perché una di queste opzioni sarebbe peggio per l'economia rispetto alla spesa da parte dei burocrati?"

Per comprendere gli errori di Keynes, non è necessario comprendere equazioni, grafici e gergo tecnico. Avete solo bisogno della capacità di seguire una discussione basata su questo principio: non esistono pasti gratis. In altre parole, non è possibile ottenere il pane dalle pietre.

Gli economisti keynesiani non sono abili nell'uso della logica, e tanto meno rispondono coerentemente. Sono istruiti dal loro corso di Economia 1 fino al giorno in cui si ritirano dall'insegnamento universitario a non ragionare da premesse ovvie. Non prendono in considerazione la possibilità di discutere in modo coerente senza equazioni e grafici. Probabilmente saranno penalizzati se tentano di farlo. Gli studenti laureati in economia apprendono molto presto questo fatto della vita accademica. Se non lo apprendessero, i loro voti non sarebbero sufficientemente alti.



LA GUERRA DI KEYNES AL RISPARMIO

Keynes divenne famoso per le sue critiche alla parsimonia. Ciò che criticò fu la parsimonia nel settore privato. La parsimonia era eccezionale se la persona parsimoniosa acquistava titoli di stato e poi lo stato spendeva i soldi per qualsiasi cosa. Pensate che esageri? Ecco una citazione diretta dalla Teoria Generale di Keynes.
Se il Tesoro dovesse riempire di banconote vecchie bottiglie, seppellirle a profondità adeguate in miniere di carbone in disuso che vengono poi riempite in superficie con immondizia e infine lasciare ad un'impresa privata con comprovati principi di laissez-faire il compito di scavare e ritrovarle, non esisterebbe più la disoccupazione e il reddito reale della comunità e la sua ricchezza di capitale probabilmente diventerebbero molto più grandi. Sarebbe davvero più sensato costruire case e simili; ma se ci fossero difficoltà politiche e pratiche in questo senso, quanto sopra sarebbe meglio di niente. (p. 129)

Ecco cosa ha scritto a pagina 220.
Finché vi siano milionari che trovino soddisfazione nel costruire magnifici palazzi per contenere i loro corpi finché sono in vita e piramidi per accoglierli dopo morti, oppure che, pentendosi dei loro peccati, erigano cattedrali o elargiscano somme a monasteri o missioni estere, il giorno nel quale l’abbondanza di capitali ostacoli l’abbondanza della produzione può essere procrastinato. Lo "scavar buche nel terreno" mediante risorse tratte dal risparmio accrescerà non soltanto l’occupazione ma anche il reddito reale nazionale, di beni e servizi utili.

Si noti che non chiedeva ai milionari di investire, li invitava a spendere. Non chiedeva loro di indirizzare i loro soldi verso la produzione: li invitava a spendere i loro soldi il più velocemente possibile. È la spesa al consumo dei milionari, non i risparmi per il consumo futuro, la chiave per la creazione di ricchezza nell'universo mentale di Keynes e dei suoi discepoli.

Keynes invitava gli stati a spendere in piramidi pubbliche ed a seppellire bottiglie piene di denaro perché non si fidava dei milionari. Sapeva che avrebbero investito in beni capitali. Criticava l'idea che i milionari potessero migliorare l'economia risparmiando e investendo nel settore privato. Il suo libro è dedicato alla confutazione degli investimenti durante una recessione. L'intero movimento keynesiano, che oggi domina il mondo accademico e politico, si basa su questa premessa intellettuale: "Consumare, non investire, durante le recessioni".

Perché i milionari dovrebbero fidarsi dello stato? Perché lo stato promette di garantire il ritorno dei loro soldi. Ma perché i milionari dovrebbero credere a questa promessa? Perché gli stati appoggiano questa promessa con la minaccia della violenza. Gli stati hanno il potere di mandare esattori nelle case delle persone e puntare loro contro una pistola: "Consegnate i vostri soldi", dice l'uomo con un distintivo. Gli stati vanno prima dai milionari e dicono questo: "Vendiamo promesse per restituire i vostri soldi. Possiamo garantirlo perché abbiamo il potere di tassare. Pertanto potete stare certi che riavrete i vostri soldi. Avete la nostra parola."



ORIENTAMENTO AL PRESENTE E POSIZIONE DI CLASSE

Keynes era il difensore dell'orientamento al presente. Era il difensore del "consumo ora". In pratica era il difensore del pensiero da strato sociale basso. Edward Banfield, teorico politico di Harvard alla fine degli anni '60, scrisse una sezione sugli atteggiamenti da strato sociale basso e alto nel suo libro The Unheavenly City (1968). Descrisse come il pensiero dello strato sociale basso fosse orientato al presente. Le persone al suo interno pensano poco al futuro e vogliono consumare nel presente. Prendono in prestito a tassi d'interesse elevati per potersi permettere suddetto consumo. Gli individui dello strato sociale alto pensano l'opposto. L'economia keynesiana è una difesa dell'economia dello strato sociale basso.

Gli economisti anti-keynesiani nelle università non osano usare questo tipo di retorica contro Keynes ed i keynesiani. Non otterrebbero il ruolo se lo usassero nelle loro carriere. Non verrebbero pubblicati su riviste accademiche mainstream e diventerebbero dei paria. Fortunatamente non faccio parte del mondo accademico, quindi posso dire pane al pane e vino al vino. Il keynesismo è davvero ben descritto dalla famosa frase di Keynes: "Nel lungo termine siamo tutti morti". Nel frattempo i keynesiani danno questo consiglio ai politici: "Prendete in prestito e spendete, inflazionate e spendete, monetizzate il debito pubblico e non ripagatelo mai".

L'economia keynesiana è l'economia della spesa dipendente dal debito: gli stati.

I keynesiani sono apostoli di uno stato sempre più grande. Nelle sue osservazioni conclusive nel suo articolo del 1946 su Keynes, Samuelson scrisse:
Rispetto al livello del potere d'acquisto e dell'occupazione, Keynes nega che vi sia una mano invisibile che incanala l'azione egocentrica di ciascun individuo verso l'ottimale sociale. Questa è la somma e la sostanza della sua eresia. Nei suoi scritti si trova la figura retorica secondo cui sono necessarie certe "regole della strada" e azioni statali che andranno a beneficio di tutti, ma nessuno se preso da solo è motivato a seguire. Lasciate a sé stesse durante la depressione, le persone cercherebbero di risparmiare e finirebbero solo per abbassare il livello di formazione e risparmio del capitale nella società; durante un'inflazione, l'interesse personale porta tutti all'azione.

Il messaggio è chiaro: "Lasciate a sé stesse" le persone non possono fidarsi dei propri soldi. Ciò significa l'allocazione delle risorse da parte della mano invisibile del processo di mercato. I keynesiani preferiscono affidare l'economia alle mani paralizzate dei burocrati di ruolo e alle mani dei politici, che vogliono accedere al denaro di altre persone per acquistare voti da gruppi con interessi particolari.

Preferirei vivere in un'economia governata dalla mano invisibile del libero mercato piuttosto che in un'economia governata dalle mani dei burocrati e dalle mani dei politici. Preferirei vivere in un'economia in cui i clienti hanno autorità piuttosto che politici e burocrati. I clienti spendono i loro soldi; politici e burocrati vogliono spendere i miei soldi. Posso spendere i miei soldi più saggiamente di quanto possano farlo politici e burocrati. Keynes non ci credeva e nemmeno Samuelson.

L'economia di libero mercato è regolata dalle sanzioni del sistema profitti/perdite. L'economia keynesiana è governata dalle sanzioni di distintivi e pistole. meglio il primo: maggiore libertà personale e maggiore ricchezza pro capite.



CONCLUSIONE

L'economia keynesiana è controintuitiva ed Henry Hazlitt lo dimostrò nella sua critica coerente e devastante a Keynes: il fallimento dell'economia keynesiana. Pochi l'hanno letto. Perché? Perché era ostile al clima prevalente dell'opinione accademica. Inoltre è facile da leggere. Eppure anche Hazlitt, nonostante tutte le sue intuizioni scritte senza equazioni e grafici, non ha ridotto la sua critica a due semplici domande.

Questo è strano. Il cuore del suo libro di economia, Economics in One Lesson (1946), era questa intuizione: la fallacia di ciò che non si vede. Il libro invita i lettori a porsi questa domanda: "Che cosa avrebbero fatto gli attori di mercato con i loro soldi se non avessero subito violenza?" Questa è la domanda che sta alla base delle mie due domande.
  1. Che cosa avrebbero fatto i creditori dello stato con i loro soldi se quest'ultimo non avesse offerto la promessa di un rimborso garantito?
  2. Perché questo esito sarebbe stato peggio per l'economia rispetto alla spesa gestita da burocrati?

I keynesiani non rispondono mai a queste due domande. Questo perché non possono rispondere senza sembrare ridicoli.

Il keynesismo è una lunga sfilata di aspiranti imperatori senza vestiti. Tentano di coprire la loro nudità concettuale con foglie di fico accademiche: equazioni, grafici e gergo tecnico. Questa era la strategia di Keynes e anche quella di Paul Samuelson.

Questi uomini sono il mago di Oz. Sono, collettivamente, l'uomo dietro la tenda.

Io invece sono Toto.



Toto non ha completato la procedura. Tirare la tenda era il primo passo, avrebbe poi dovuto completare la procedura sollevando la zampa sul mago. Questo è ciò che meritano ogni volta che impongono un ciarlatano economico con l'inganno mediante il potere dello stato.

Nel film il mago partiva da Oz in mongolfiera. I maghi dell'economia keynesiana non saranno altrettanto fortunati. Mantengono le loro posizioni di ruolo in governi e università, isolati e al sicuro dalle flessioni nei mercati del lavoro. Ma sta arrivando il giorno in cui gli stati di tutto il mondo andranno in default per le loro promesse economiche agli elettori. I keynesiani saranno chiamati dai politici a fornire giustificazioni per questo default e fornire anche spiegazioni che dimostrino perché non è colpa degli stati. È colpa del libero mercato. Quando tenteranno di adempiere al loro ruolo negli affari pubblici come profeti di corte, difendendo un grave fallimento dello stato in nome di Keynes, saranno accolti dalla popolazione infuriata con risate ed etichettati come ciarlatani.

Sono sempre stati ciarlatani e avrebbero dovuto essere sommersi dalle risate già da un pezzo. Abbiate pazienza, il giorno della resa dei conti si avvicina.

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Per ulteriori articoli sul ciarlatano Keynes e su come confutarlo, andate qui: https://www.francescosimoncelli.com/search/label/keynesismo


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Grazie come al solito per il prezioso lavoro di traduzione e diffusione.
    Mi dispiace non vedere mai repliche e difese da parte del sistema "mainstream".

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