martedì 6 aprile 2021

Più suicidi che morti per il virus C tra i giovani

Così come per altri articoli tradotti, anche questo si adatta benissimo alla situazione italiana. L'analisi particolare della situazione USA è solo un punto di riferimento per capire quanto in profondità sono penetrati i danni psicologici subiti dai giovani. La colpa è del virus? Chi ancora la pensa così è tanto colpevole di aver torturato i giovani quanto i media terroristi e lo stato aguzzino. Almeno questi ultimi per loro natura devono ricorrere alla violenza per sopravvivere, ma quale scusa ha la gente comune? Sottostare ad un ricatto, per quanto coercitivo possa essere, ha pur sempre alla sua base una componente di volontarietà. Qual è questo ricatto? "Riavere" la vita precedente. Ma come si fa a togliere qualcosa a qualcuno se anche prima non ce l'aveva? La libertà è qualcosa che si possiede a priori, nessuno può concederla; e se la si concede significa che quella precedente era schiavitù. Come si fa a riprendersi qualcosa quando il compromesso per riottenerla prevede le peggiori nefandezze? Ecco la grande lezione che nell'ultimo anno è stata impartita alla popolazione mondiale: l'ascesa dello stato ha significato la discesa delle libertà individuali nel corso del tempo, un processo silenzioso e progressivo che ha instillato nella mente della maggior parte degli individui il bias della "dipendenza" a scapito della "indipendenza". L'attuale crisi è stata marginalmente sanitaria, mentre è stata prevalentemente economico-sociale. Lo stato sta morendo, sì, ma nel frattempo sta mostrando che tipo di mostri ha creato: una mentalità propensa a sacrificare i propri figli per il presente. È difficile ammettere di essere stati raggirati, ma fare pace con sé stessi è l'unico modo per non peggiorare ulteriormente la situazione già precaria in cui ci troviamo. Soprattutto economica. C'è chi dice che questa "non sia vita"; questa è esattamente la vita, senza le illusioni che fino all'anno scorso ci venivano raccontate su democrazia e sulla "bontà" dello stato. È questo il brusco risveglio, il redde rationem, di cui gli Austriaci hanno a lungo parlato.

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di Micha Gartz

Prima del Covid, un giovane americano moriva per suicidio ogni sei ore. Il suicidio è una delle principali minacce per la salute pubblica e una delle principali cause di morte per le persone di età inferiore ai 25 anni, cifre di gran lunga più grandi di quelle del Covid. Ed è qualcosa che abbiamo solo peggiorato poiché, guidati da politici e "scienza", abbiamo privato i nostri membri più giovani della società, che costituiscono un terzo della popolazione degli Stati Uniti, dello sviluppo educativo, emotivo e sociale per oltre un anno.

E perché? Per che cosa?

Avevamo paura. Avevamo paura per le nostre vite e per quelle delle persone che amiamo. E, come il tedesco medio per strada negli anni '30 e '40, credevamo che fare quello che ci veniva detto e sostenere la causa nazionale avrebbe salvato noi e le nostre famiglie.

La realtà è che abbiamo sacrificato gli altri senza pensarci due volte. Abbiamo sacrificato la vita dei nostri giovani e il loro sostentamento futuro nel disperato tentativo di salvare una piccola minoranza di popolazione anziana che ha superato l'aspettativa di vita media negli Stati Uniti (78,8 anni) e di coloro che erano già sul punto di morire.

Fonte: dati da "NC-EST2019-SYASEXN, stime annuali della popolazione residente per singolo anno di età e sesso negli Stati Uniti: dal 1 aprile 2010 al 1 luglio 2019". Census 2020.

L'età media dei decessi con il Covid è 80 anni. Infatti rappresenta un rischio minimo per gli individui sani sotto i 65 anni ed è ancora meno una minaccia per i giovani (quelli di età inferiore ai 25 anni). I dati preliminari suggeriscono che il Covid ha rappresentato appena l'1,2% di tutti i decessi nella fascia di età inferiore ai 25 anni. Stiamo parlando della linea rossa lungo la parte inferiore del grafico qui sotto, quella che probabilmente passerebbe inosservata se non si attirasse l'attenzione su di essa. La distanza tra di essa e la linea rosa nella parte superiore ha attirato la vostra attenzione? Infatti rappresenta il restante 98,8% dei decessi che non hanno nulla a che fare con il Covid.

Fonte: dati da "Conteggi provvisori di decessi COVID-19 per sesso, età e settimana". CDC 2020. Poiché i dati sono provvisori, non contengono i dati completi per le ultime 8 settimane (il periodo di tempo con il forte calo sul grafico) e sono soggetti a cambiamento.

Un calcolo a spanne mostra che, rispetto ai decessi ogni 100.000 abitanti nel 2018 e nel 2019, il 2020 ha visto un decesso in più tra i minori di cinque anni, altri 1,5 decessi tra quelli di età compresa tra 5 e 14 e ben 23 decessi aggiuntivi tra i quelli di età compresa tra i 15 ed i 24 anni. Complessivamente i decessi ogni 100.000 abitanti in questa fascia di età sono aumentati da 106,4 nel 2019 a 131,7 nel 2020. Si tratta di un aumento del 23%, mentre il Covid rappresenta solo l'1,2% dei decessi totali nelle età 0-24 anni.

Fonte: dati 2018/2019 da "Mortalità negli Stati Uniti, 2019", Grafico 3: Tassi di mortalità per età pari o superiore a 1 anno: Stati Uniti, 2018 e 2019; e i dati del 2020 tratti da "Conteggi provvisori di decessi COVID-19 per sesso, età e settimana". I dati del 2020 sono una stima basata sul conteggio provvisorio dei decessi del CDC che potrebbe non includere dati completi per le 8 settimane precedenti ed è soggetto a modifiche.

Il maggior aumento dei decessi giovanili si è verificato nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, la fascia di età più suscettibile al suicidio e che costituisce il 91% dei giovani suicidi. Infatti già nel luglio 2020, appena quattro mesi dall'inizio della pandemia, Robert Redfield, direttore del CDC, osservava che:

c'è stato un altro costo che abbiamo visto, in particolare nelle scuole superiori. Stiamo assistendo, purtroppo, a suicidi di gran lunga maggiori ora di quanto non siano morti per COVID. Stiamo assistendo a morti di gran lunga maggiori per overdose di droga.

Sebbene i dati nazionali completi sui suicidi per il 2020 probabilmente non saranno disponibili al pubblico fino al 2022, l'affermazione di Redfield è supportata dall'aumento delle chiamate e delle e-mail a cui sono presenti le hotline per malattie mentali.

Tra marzo e agosto la National Alliance on Mental Illness HelpLine ha registrato un aumento del 65% delle chiamate e delle e-mail. Il progetto Trevor, che mira alla prevenzione del suicidio tra i giovani LGBTQ, ha visto raddoppiarsi il volume delle chiamate abituali. Il balzo delle chiamate al numero verde non si è interrotto alla fine del 2020: a novembre Crisis Text Line ha ricevuto 180.000 chiamate, il volume più alto di sempre ed un aumento di 30.000 rispetto al mese precedente. Oltre il 90% di queste chiamate proveniva da persone sotto i 35 anni.

Tali "morti per disperazione" tendono ad essere più elevate tra i giovani, in particolare per quelli in procinto di laurearsi o di entrare nel mondo del lavoro. Con la contrazione economica dovuta a lockdown e chiusure forzate delle università, i giovani devono affrontare sia minori opportunità economiche sia un limitato sostegno sociale, che gioca un ruolo importante nella segnalazione e nella prevenzione dell'autolesionismo. "Sappiamo che la partecipazione allo sport e il collegamento con la scuola possono avere un profondo effetto protettivo", afferma il professore di psichiatria di Pittsburgh David Brent. Ma "il fattore di stress che rappresenta il virus", afferma il professore di psicologia clinica dell'Università dell'Oregon Nick Allen:

porta via [le] cose buone [nella vita]. Non si può andare agli eventi sportivi, non si possono vedere i propri amici, non si può andare alle feste. […] Stiamo eliminando punti salienti nella vita delle persone che danno loro soddisfazione e significato. […] Nel tempo l'anedonia, la perdita di piacere, ti farà cadere molto di più.

E, "mentre gli adulti hanno avuto più anni per gestire lo stress e sviluppare competenze al riguardo", afferma Emily Moser, direttrice del programma YouthLine, "i giovani non li hanno avuti". Molti di coloro che chiamano YouthLine si sono lamentati di non essere in grado di fare le cose che normalmente potrebbero fare: dalle attività dopo la scuola, al trascorrere del tempo con gli amici, ecc. Secondo l'esperto di suicidi dell'Università di Bristol, David J. Gunnell, molti di questi problemi di salute mentale e comportamenti autolesionisti creati dai lockdown "è probabile che si manifesteranno più avanti nel tempo e raggiungano il picco più tardi rispetto alla pandemia effettiva".

Generalmente i suicidi diminuiscono subito dopo le emergenze locali o nazionali a breve termine (come gli uragani) perché, come ha spiegato Julie Cerel, direttore del Laboratorio di prevenzione dei suicidi all'Università del Kentucky: "Le persone adottano un tipo di mentalità che li fa compattare in tal momenti". Tuttavia questo effetto si disintegra in periodi di crisi più lunghi, come all'indomani delle crisi finanziarie. Tra il 2008 e il 2012 il suicidio è stata la seconda (età 15-19) e la terza principale causa di decesso tra i giovani (età 10-14 e 20-24).

Nell'agosto 2020 FAIR Health ha riscontrato un picco del 334% nelle richieste di autolesionismo intenzionale tra i 13-18 anni nel Nordest rispetto allo stesso mese del 2019. Le chiamate a livello nazionale per l'intervento medico contro l'autolesionismo sono quasi raddoppiate a marzo ed aprile dello scorso anno, mentre le overdose come percentuale di tutti gli interventi medici sono aumentate del 119%.

Infatti, durante i primi otto mesi del 2020, i suicidi a Los Alamos (NM) sono triplicati mentre i numeri di Fresno (CA) sono aumentati del 70% nel giugno 2020 rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Anche il CDC riconosce un aumento del 31% nella percentuale di visite al pronto soccorso legate alla salute mentale per i ragazzi dai 12 ai 17 anni tra marzo ed ottobre dello scorso anno rispetto all'anno precedente.

Il suicidio è già la decima causa di morte negli Stati Uniti, con un decesso ogni 24 tentativi. Eppure continuiamo a sacrificare il benessere di 103,3 milioni di giovani, equivalenti a circa il 31,5% della popolazione statunitense, per paura nei confronti di una frazione del 4% che vive oltre l'aspettativa di vita media.

Perché stiamo tentando di sottoporre l'intera popolazione degli Stati Uniti all'isolamento e all'uso di mascherine inefficaci, invece di sostenere una protezione volontaria e mirata per coloro che ne hanno effettivamente bisogno? E perché continuiamo a negare a tutti i gruppi l'opportunità di godersi e celebrare la vita quando, dopo un anno, i decessi per e con Covid equivalgono a malapena allo 0,16% della popolazione?

La società deve ricordare che la generazione a cui viene rubata la vita, un giorno gestirà il Paese. Gli insegnanti che resistono al ritorno in classe dovrebbero riconoscere che questa generazione attualmente rinchiusa a fare lezione da casa un giorno si prenderà cura di noi nella nostra vecchiaia. Ed i politici dovrebbero ricordare che questa generazione, i cui diritti sono stati violati in modo schifosamente palese, sarà presto in grado di votare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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