martedì 18 maggio 2021

Le radici neo-marxiste della MMT

 

 

di Antony P. Mueller

È difficile ignorare l'influenza di Michal Kalecki sulla MMT: con le sue radici nella teoria macroeconomica neo-marxista, Michal Kalecki porta nella MMT l'eredità della teoria del valore-lavoro e dell'analisi marxista di stato e di classe. Per Kalecki esistevano due classi nell'economia: i capitalisti (la borghesia) e gli operai (il proletariato). Il marxismo ha inoltre preparato le basi teoriche per l'espansione della spesa pubblica, in particolare nei Paesi del terzo mondo. Sebbene la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo abbia abbandonato questa teoria, essa celebra il suo ritorno mascherata da "MMT".

La tesi secondo cui "i deficit non contano" non ha origine dall'economista inglese John Maynard Keynes, ma dall'economista polacco molto meno conosciuto Michal Kalecki (1899-1970). Questo economista marxista è annoverato tra i precursori della MMT. Kalecki spinse l'idea che la spesa pubblica creasse da sola l'avanzo di risparmio nel settore privato; i deficit, quindi, erano una caratteristica permanente di una politica economica volta a mantenere la piena occupazione. Mentre Keynes sottolineò che l'accumulo del debito pubblico non deve sfuggire al controllo e quindi dovrebbe essere liquidato nei tempi del boom, la posizione di Kalecki afferma che il debito pubblico poteva essere accumulato senza dover affrontare alcun limite.

Per dimostrare il suo punto di vista, Kalecki distinse tra il consumo dei capitalisti e quello dei lavoratori. Diversamente dal modello keynesiano, in cui il consumo è una parte della domanda aggregata insieme agli investimenti, alla spesa pubblica e alle esportazioni nette, Kalecki disse che il consumo dei capitalisti dipendeva dai profitti mentre quello dei lavoratori dipendeva dai salari che guadagnavano.

Keynes sosteneva che il risparmio è quella parte del reddito nazionale che non viene consumata. Al contrario, l'ipotesi macroeconomica kaleckiana afferma che i lavoratori consumano tutto il loro reddito. I lavoratori hanno un tasso di consumo marginale pari ad uno ed un tasso di risparmio pari a zero. Per i capitalisti, la situazione è diversa: il loro reddito esiste sotto forma di profitti e questi, così afferma la teoria kaleckiana, derivano dalla differenza tra reddito nazionale e salario. Poiché il consumo dei lavoratori è uguale al loro salario, l'investimento ed il consumo del capitalista sono un residuo. In una peculiare torsione dell'argomentazione ancora fondata sul suo modello di economia capitalista come società di classi, ne consegue che i profitti sono determinati dall'ammontare dell'investimento dei capitalisti stessi e dall'entità del loro consumo.

Joan Robinson, un buon amico e collega di Keynes e Kalecki a Cambridge, ha riassunto così la teoria kaleckiana: "I lavoratori spendono ciò che ottengono ed i capitalisti ottengono ciò che spendono".

Michal Kalecki disse:

[...] il deficit di bilancio si finanzia sempre da solo; vale a dire, il suo aumento provoca sempre un aumento proporzionale dei redditi e cambiamenti nella loro distribuzione tanto da far accumulare risparmi sufficienti per finanziarlo [...]. In altre parole, i risparmi netti sono sempre uguali al deficit di bilancio più gli investimenti netti [...] qualunque sia il livello di investimento privato, il deficit di bilancio produrrà sempre un importo uguale di risparmio per finanziare questi due elementi.

Non differendo dal modello keynesiano di base, in cui il reddito è composto da consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette, Kalecki determina il risparmio privato come quella parte del reddito che rimane al netto delle tasse e dei consumi. Questi risparmi privati ​​sono, secondo il modello kaleckiano, uguali agli investimenti, alla bilancia commerciale e al deficit pubblico. Nel modello kaleckiano investimenti e deficit di bilancio sono la controparte del risparmio privato. Questa tesi è anche il punto focale della MMT, la quale afferma, come sostenuto da Mosler, che nella misura in cui lo stato aumenta il suo debito, aumenta la ricchezza finanziaria nel settore privato.

La macroeconomia è in equilibrio fintanto che i conti risultano complessivamente in equilibrio. La somma della differenza tra investimento e risparmio, tra deficit di bilancio e bilancia commerciale, è zero. Gli investimenti dei capitalisti e i deficit pubblici generano contemporaneamente i risparmi per finanziare le spese. Secondo questo modello, i deficit di bilancio permanenti e l'accumulo incessante di debito pubblico non rappresentano una minaccia, perché il surplus di risparmio aumenterà grazie ai deficit fornendo così i fondi necessari per finanziarlo.

Impigliati nelle loro riformulazioni matematiche di un'identità contabile macroeconomica, gli aderenti alla MMT perdono di vista un grosso problema: più uno stato spende, meno investirà il settore privato. In altre parole: mentre ci sarà un surplus di risparmio privato, non sarà il risultato di maggiori risparmi ma del calo degli investimenti. I conti si equilibrano, mentre l'economia reale affonda.

Nella macroeconomia convenzionale, il risparmio fornisce i fondi per finanziare gli investimenti ed un deficit di bilancio riduce il risparmio nazionale. La MMT, sulle orme di Kalecki, prende tale enunciato e lo mette sottosopra: più i capitalisti investono, maggiore sarà la spesa in deficit dello stato, maggiore sarà il surplus del risparmio nazionale. Sulla base di una serie di equazioni simili al modello di Kalecki, i sostenitori della MMT promuovono la spesa in deficit affinché alimenti la crescita economica. Il loro slogan, "i deficit non contano" e che la spesa pubblica non ha limiti, è abbracciato dai Democratic Socialists of America (DSA) e dai politici ad essi associati. La MMT serve come strumento intellettuale per giustificare un aumento sostanziale della spesa pubblica ed una spesa per il welfare state.

In passato, il modello kaleckiano non ha mai preso piede nelle nazioni industrializzate. Anche la ricetta della politica keynesiana fu abbandonata dopo la disastrosa stagflazione degli anni '70. La teoria di Kaleck è stata più influente per le politiche di sviluppo ed è ancora un punto di riferimento per la variante post-keynesiana della teoria della domanda aggregata.

La macroeconomia kaleckiana promuove politiche di deficit pubblico sistematiche senza tener conto delle loro conseguenze sull'onere del debito pubblico e sull'inflazione. Questo modello favorisce gli investimenti indipendentemente da qualsiasi orientamento imprenditoriale, operando esclusivamente con gli aggregati e trascurando completamente le basi microeconomiche. Come il modello keynesiano, Kalecki ignora non solo i prezzi relativi ma anche il livello dei prezzi.

Nonostante il suo nome, la MMT è priva di una teoria dei prezzi ed una teoria monetaria. Non sorprende che quei Paesi che hanno seguito il modello kaleckiano siano stati devastati da un massiccio sperpero di capitali, da uno tsunami di investimenti improduttivi e da un'inflazione elevata. In America Latina, dove questo tipo di ragionamento è ancora in voga in alcuni circoli, le politiche di spesa pubblica senza freni hanno creato un'economia caratterizzata da bassa produttività, bassi salari e diffusa miseria.

L'economia kaleckiana favorisce gli investimenti in termini puramente quantitativi, perché questa teoria sostiene che i deficit di bilancio creano il proprio finanziamento e quindi l'investimento significa automaticamente maggiori entrate. Nella macroeconomia kaleckiana, il capitalista crea automaticamente i suoi profitti e consumi. La conclusione è che se lo stato diventa un capitalista, raccoglierebbe i profitti da sé. Assumendo la funzione di investitore, lo stato assumerebbe il ruolo di classe capitalista e sarebbe in grado di consumare ciò che spende.

La politica economica di Kalecki richiede che la funzione d'investimento venga sottratta al capitalista nel settore privato e trasferita allo stato. Attraverso il suo investimento, il consumo dello stato potrebbe quindi essere aumentato. La politica suggerita prevede spesa pubblica finanziata in deficit ed investimenti che aumenterebbero il consumo sia dello stato che della popolazione allo stesso tempo. Malgrado il mondo delle favole promesso da queste teorie, non è mai accaduto che i deficit di bilancio si autofinanziassero attraverso maggiori risparmi. Invece i Paesi che hanno seguito il modello di Kalecki hanno sofferto di stagflazione cronica e sono rimasti bloccati nel sottosviluppo, situazione nota anche come trappola del reddito medio.

Mentre molti Paesi in via di sviluppo hanno abbandonato l'approccio fallito dello sviluppo basato sul debito e si sono rivolti a politiche economiche solide, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo sviluppato sta accadendo l'opposto. L'entusiasmo che hanno incontrato le proposte di istruzione gratuita, assistenza sanitaria per tutti e un'infrastruttura ecologica completamente rinnovata, è totalmente ingiustificato. Se realizzati, questi piani non porteranno prosperità e giustizia sociale, ma iperinflazione, stagnazione economica e caos socio-politico.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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