mercoledì 14 luglio 2021

Inflazione, prezzi degli asset e prezzi al consumo

 

 

di Alasdair Macleod

“La FED si trova tra l'incudine e il martello: o continua a stampare denaro e crollerà l'intero castello di carte basato sulla fiducia negli asset finanziari, oppure rialzerà i tassi d'interesse ed il dollaro crollerà”.

Sono state avanzate diverse ipotesi su cosa possa succedere ai valori degli asset in un crollo iperinflazionistico. La base della questione è diventata improvvisamente rilevante, perché il consumo in America e Gran Bretagna è stato stimolato con un'inflazione monetaria senza precedenti rivolta ai consumatori e ha incontrato un'offerta di beni limitata, portando ad un forte aumento dei prezzi su tutta la linea.

In breve, a meno che non vengano presi provvedimenti urgenti, la possibilità di un esito iperinflazionistico è diventata una possibilità. L'unica alternativa è fermare l'inflazione monetaria e quindi far crollare deliberatamente l'economia globale.

Insieme ad altre banche centrali, la FED è intrappolata. Partiamo dal presupposto che, piuttosto che affrontare questa realtà, stati e banche centrali continueranno a stampare denaro fino a quando sia le loro valute fiat che i sistemi finanziari non affronteranno il collasso. Tutti i precedenti storici indicano che verrà imboccato quest'ultimo percorso.

Stando così le cose, è opportuno esaminare come un crollo dei poteri d'acquisto delle valute fiat possa influenzare i prezzi degli asset e dei consumatori. Questo articolo si basa su teoria monetaria e su prove empiriche alla ricerca di risposte. Inutile dire che le risposte sorprenderanno e disturberanno molti dei lettori.


Introduzione

È una percezione comune che in tempi di inflazione gli asset finanziari e tangibili offrano protezione dalla svalutazione monetaria. Invece di aumentare rapidamente, fintanto che le conseguenze dell'inflazione sono contenute come lo sono state dai primi anni '80, gli investimenti a tasso fisso sono stati una buona copertura contro l'inflazione. Ma cosa succede ai prezzi degli asset se l'inflazione non è contenuta e sale?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima definire cosa intendiamo per inflazione contenuta. I tassi d'interesse normalmente mettono un freno alla perdita del potere d'acquisto di una valuta, limitando l'inflazione ad un ciclo di credito. In altre parole, il mercato dev'essere preparato a funzionare e consentire ai tassi d'interesse di funzionare come compensazione per le conseguenze dell'inflazione monetaria e creditizia. Questa condizione non si applica oggi perché le banche centrali sopprimono i tassi d'interesse e obbligazionari, nonché qualsiasi prova del ciclo del credito bancario. Inoltre sia i detentori esteri di una valuta che i suoi utilizzatori domestici devono essere soddisfatti delle condizioni monetarie per mantenere la loro esposizione ad essa. Nel caso del dollaro, che è la valuta che conta davvero per tutti noi, ciò è stato indubbiamente vero finora, ma in questi tempi di crescente inflazione monetaria arriverà un punto in cui la mancanza di compensazione da parte degli interessi per la svalutazione monetaria inizierà ad indebolirne il potere d'acquisto, e questo è particolarmente importante per i detentori esteri.

È in questo contesto che è pertinente un esame più approfondito del rapporto tra asset e tasso accelerato di emissione delle valute fiat. Che il tasso di espansione monetaria abbia accelerato non è un segreto, ma finora i probabili effetti sul potere d'acquisto del dollaro, e anche per altre valute ad esso allineate, sono stati ignorati dagli investitori. I banchieri centrali sono stati timidi sull'argomento e, armeggiando con le medie dell'inflazione dei prezzi, gli statistici hanno seppellito le prove. Quest'ultima cosa è risultata un fattore importante in quella che è una campagna concertata di disinformazione sull'inflazione.

Sebbene queste condizioni si siano accumulate per decenni, finora i valori degli asset ad interesse non fisso avevano offerto protezione per il capitale degli investitori. Per le classi medie i valori delle loro case, spesso orientati attraverso prestiti ipotecari, sono aumentati notevolmente. Anche i valori dei loro portafogli e piani pensionistici ne hanno beneficiato enormemente. Per loro queste condizioni sono state estremamente vantaggiose, motivo per cui le banche centrali hanno sfruttato l'effetto ricchezza e ora stanno dirigendo nuovo denaro nei mercati azionari a ritmi senza precedenti attraverso il quantitative easing.

L'attuale situazione degli asset finanziari e non finanziari ha portato non solo ad un aumento del valore, ma è ora fondamentale per la fiducia economica da cui dipendono interamente le politiche delle banche centrali. Ma il problema della fiducia è che presuppone che la folla debba essere permanentemente rialzista e che la realtà non debba mai interferire. Le politiche basate su poco più della speranza perpetua sono destinate a fallire.

Ammettendo per la prima volta che potrebbe perdere il controllo dei tassi d'interesse a causa dell'aumento dei prezzi al consumo, l'ultima dichiarazione del FOMC ha sollevato interrogativi fondamentali sulle ipotesi rialziste. Per gli investitori le nuvole hanno cominciato a diradarsi, rivelando un FOMC che potrebbe perdere il controllo sui mercati. La reazione iniziale, che è tutto ciò che abbiamo visto finora, è che i tassi d'interesse in dollari a breve termine sono leggermente saliti, scontando un possibile aumento dei Fed Fund. I tassi a più lungo termine sono leggermente scesi, riflettendo l'effetto deflazionistico previsto. E il dollaro è salito rispetto ad altre valute, le cui banche centrali devono ancora ammettere che i prezzi probabilmente saliranno più di quanto previsto in precedenza.

L'effetto iniziale sui prezzi di azioni, materie prime e metalli preziosi è stato quello di farli scendere tutti. Passeremo alle materie prime e ai metalli preziosi più avanti in questo articolo, adesso pensiamo alle azioni. Sono saliti ai livelli attuali principalmente sulla scia del QE mensile da $120 miliardi, rivolto a fondi pensione e compagnie assicurative. Il QE incoraggia queste istituzioni ad aumentare i loro profili di rischio d'investimento passando dai debiti del Tesoro USA e delle agenzie governative a debiti societari ed azioni.

Parte delle chiacchiere nel mondo degli investimenti verte sulla necessità della FED di ridurre il QE per smorzare l'inflazione monetaria, il che semplifica eccessivamente la situazione. Se le azioni stanno finendo in un nuovo mercato ribassista, la FED sarà pronta ad aumentare il QE per supportare le azioni e limitare i rendimenti obbligazionari, perché questa è la sua linea di politica: i pianificatori centrali non possono permettersi di veder evaporare la fiducia degli investitori. Lo abbiamo visto a metà marzo 2020, quando in risposta ad un calo dell'indice S&P 500 di un terzo, la FED ha tagliato i tassi d'interesse a zero e ha aumentato il QE a $120 miliardi al mese.

Se l'indice S&P è sull'orlo di un altro movimento al ribasso, il salvataggio inizierà da tassi d'interesse a zero e QE a $120 miliardi al mese. I tassi d'interesse non possono essere abbassati ulteriormente. Possiamo escludere tassi negativi sulla base del fatto che ciò farebbe crollare l'attività dei fondi del mercato monetario, oltre a mettere l'intero complesso delle materie prime in una backwardation permanente. Semmai i tassi d'interesse dovrebbero salire a causa della rapida escalation della minaccia di un calo del potere d'acquisto del dollaro. Poi c'è il QE. La FED può fare una o entrambe le cose: può acquistare direttamente ETF indicizzati, aggirando i fondi pensione e assicurativi e seguendo la politica della Banca del Giappone, e può aumentare la quantità mensile di QE.

L'ovvio difetto di questa soluzione è che il modo per fermare l'inflazione è smettere di gonfiare la quantità di denaro, non aumentarla. Ma la FED si trova tra l'incudine e il martello: o continua ad inflazionare, o l'intera valutazione basata sulla fiducia degli asset finanziari crolla. O rialza i tassi d'interesse, o il dollaro crolla.

Siamo ad un punto critico per le azioni, illustrato dal picco del sentimento degli investimenti, e non c'è indicatore migliore per il sentimento della misura in cui gli investitori sono disposti a prendere in prestito per aumentare i loro profitti. Questo è il messaggio del seguente grafico, che chiaramente grida avidità estrema e totale assenza di paura delle perdite, fenomeno sempre associato ad un picco estremo e ad un inevitabile crollo a seguire.

Il sentimento rialzista è probabilmente più alto di quanto abbiamo mai visto nelle nostre vite e sicuramente è simile al tempo in cui fattorini, lustrascarpe e tassisti erano la fonte di ispirazione per gli investimenti dei nostri nonni. Forse inconsapevolmente la FED ha scelto questo momento per gettare uno scintillio di dubbio nelle menti degli investitori.


Politiche monetarie e di mercato da qui in avanti

Le lezioni del passato ci hanno insegnato che i banchieri centrali notano la minaccia di un mercato ribassista solo in ritardo, quindi se il mercato azionario sta raggiungendo il massimo, dovrà scendere in modo significativo prima che la FED agisca per sostenerlo.

L'ultima volta è stato poco più di un anno fa, quando dal 20 febbraio 2021 l'indice S&P 500 è sceso di un terzo in un mese per poi raddoppiare ai massimi recenti a seguito dell'intervento della FED. Il grafico qui sopra illustra come questo salvataggio abbia provocato una straordinaria follia tra gli investitori, e di conseguenza qualsiasi perdita di slancio rialzista minaccia di far crollare il mercato. Solo su questa base e mettendo da parte i fattori di valutazione soggettivi, le azioni sembrano presagire un significativo ribasso. Stando così le cose, le partecipazioni estere in azioni statunitensi ($11.200 miliardi) saranno quasi certamente ridotte, aggiungendo carburante al falò del mercato orso. Alcune delle vendite fuggiranno anche dal dollaro, mettendolo sotto pressione, visto che la proprietà estera è stimata a $31.000 miliardi ($24.700 miliardi in titoli a lungo termine più $6.300 miliardi in investimenti a breve termine e depositi bancari) ed è un livello record di esposizione per gli stranieri, pari al 150% del PIL statunitense. Le disponibilità statunitensi di titoli esteri che compensano gli interessi esteri del dollaro sono meno della metà di questa cifra, con la maggioranza investita in azioni.

Se la FED decide di intervenire e rafforzare la fiducia nel mercato azionario, dovrà affrontare diversi conflitti in tale arduo compito. Con i tassi d'interesse ancorati allo zero, non possono essere ulteriormente abbassati. L'unica opzione è aumentare la portata e l'efficacia del QE. In parole povere, il sostegno ai mercati obbligazionari e azionari dovrà essere più sfacciato. Ma stampare denaro per sostenere gli asset finanziari è più inflazionistico, aggiungendo benzina al fuoco. Per farla franca la FED dovrà persuadere gli stranieri sovraccarichi di dollari, i quali possono far salire i mercati senza la necessità di indebolire la valuta. E c'è un ulteriore problema che non viene previsto dai pianificatori monetari centrali: lo stato dell'economia stessa.

Per decenni le autorità monetarie hanno chiuso un occhio sugli effetti impoverenti sul settore privato non finanziario causati dal trasferimento di ricchezza attraverso la svalutazione monetaria. Dalla crisi della Lehman, un'analisi statistica indipendente di John Williams su Shadowstats.com ha stimato che il dollaro ha perso potere d'acquisto ad una cifra compresa tra il sette e il dieci per cento all'anno, ora a oltre l'11%. L'analisi semestrale del Chapwood Index (prima che il Covid rendesse impraticabile la raccolta dei dati) avvicina i dati post-Lehman al 10%. Aggiustando il PIL nominale in base a questi numeri realistici invece che ad un obiettivo del 2%, ci informa che l'economia statunitense è stata in un crollo continuo almeno dalla crisi Lehman, se non prima.

Vedendo solo il denaro in eccesso speso dal governo federale e non tenendo conto della sua fonte, la svalutazione monetaria, è stata creata un'illusione di prosperità. Mentre l'uomo della strada è stato in grado di far quadrare i conti solo integrando le sue entrate con il debito, gli stati, le loro agenzie e l'establishment degli investitori sono beatamente inconsapevoli delle conseguenze accumulate della continua svalutazione monetaria.

Una spinta al rialzo del livello generale dei prezzi viene ora dalla rottura del legame tra consumo e produzione, conseguenza di politiche monetarie ed economiche che hanno chiuso un occhio sul funzionamento della divisione del lavoro, comunemente espressa come Legge di Say. Sovvenzionando la disoccupazione e rendendo l'occupazione meno efficiente dal punto di vista del datore di lavoro, la produzione è stata progressivamente sottratta al mercato interno e le importazioni hanno sostituito la produzione nazionale. E con i massicci aumenti dei disavanzi di bilancio del governo degli Stati Uniti, anche il deficit commerciale aumenterà sostanzialmente rispetto ai livelli attuali... meno che i consumatori americani non decidano collettivamente di aumentare i propri risparmi per aiutare a finanziare il deficit di bilancio piuttosto che continuare a spendere (cosa molto improbabile).

Un incombente mercato ribassista per le azioni statunitensi sarà accompagnato da un ulteriore e netto deterioramento della bilancia dei pagamenti, in un contesto in cui il dollaro è già sopraffatto dagli stranieri. L'unica compensazione a breve termine sarebbe un forte deterioramento del tasso di cambio del dollaro. E quello che dovrebbe preoccuparci è la posizione della FED, che ha ignorato le conseguenze di legare insieme i futures del mercato azionario e del dollaro, sostenendo i primi gonfiando i secondi.


Le prospettive per le valute fiat

L'attuale situazione del dollaro è la conclusione di decenni di inflazione monetaria. Il potere d'acquisto del dollaro stava già calando quando nel 1971 è stato reciso da tutti i restanti collegamenti con l'oro. Da allora il biglietto verde ha perso oltre il 98% del suo potere d'acquisto, misurato in oro. Finora questa elisione non è diventata una questione pubblica, ma chiaramente l'accelerazione nell'espansione della quantità di moneta in circolazione dopo il fallimento della Lehman e l'ulteriore accelerazione nel marzo 2020, oltre all'abbandono di ogni disciplina monetaria per sostenere i mercati finanziari, quasi sicuramente finirà per mettere in dubbio il ruolo del dollaro come mezzo di scambio. A meno che non si faccia qualcosa, la perdita di tutto il suo potere d'acquisto sta diventando un risultato credibile.

Quel "qualcosa" è una domanda a cui rispondere. La minaccia dell'inflazione può essere rimossa solo se si interrompe la stampa di denaro, ma come fanno i pianificatori centrali a capirlo quando sembrano non capire nemmeno il legame tra quantità di moneta e prezzi? Come possono perseguire una politica antinflazionistica se non sono disposti a rinunciare al controllo sui tassi d'interesse ed a restituirlo agli attori di mercato?

Con nient'altro che una fragile fiducia in esso, gli attori stranieri che non necessitano di possederlo in quantità superiori a quelle nominali possono semplicemente venderlo. Ma anche le valute fiat alternative sono poco attraenti perché sono tutte legate al dollaro attraverso il suo status di riserva, e anche le principali valute vengono inflazionate dalle loro banche centrali. La seguente immagine illustra il grado di inflazione rispetto alla posizione precedente alla crisi Lehman.

In termini generali, l'espansione dei bilanci delle banche centrali può essere considerata una misura della svalutazione monetaria, ma le alternative alla FED e alla Bank of England hanno un appeal limitato sul capitale internazionale.

Per tutte le ragioni sopra esposte, le attrattive relative ai beni materiali, alle materie prime e ai metalli preziosi come riserve di valore potrebbero iniziare ad aumentare rispetto agli asset finanziari, anche se queste categorie non finanziarie hanno già visto aumenti di prezzo nell'ultimo anno. E per coloro che sospettano che le valute fiat siano sulla strada verso un ritmo di svalutazione accelerato, alcune di esse potrebbero emergere come migliori riserve di valore rispetto agli asset finanziari ad interesse non fisso.

Ma vendendo il dollaro, gli stranieri rischiano di intaccare l'intero complesso del denaro fiat. I legami tra tutte le valute fiat ed i loro mercati finanziari garantiranno che un calo sostanziale del potere d'acquisto del dollaro unito ad un crollo delle azioni statunitensi infetterà tutte le altre valute e tutti gli altri mercati. I prezzi dei metalli preziosi e delle materie prime sono destinati a salire in tutte le valute fiat e saliranno anche i rendimenti obbligazionari mentre i mercati azionari entreranno in crisi. È il valore del denaro fiat e degli asset finanziari ad essere minacciato.


I valori degli asset durante un crollo monetario

La storia, così come la logica, ci dice che l'asset più performante in un crollo monetario è il sound money (denaro sano ed onesto), perché è ciò che alla fine sostituisce le valute emesse dallo stato. Le qualifiche di base sono: mezzo di scambio comunemente accettato e quantità/uso decisi dal mercato non dagli stati. Ciò che ci interessa qui è il potere d'acquisto del denaro sano ed onesto rispetto alle valute fiat durante un crollo monetario. Inizialmente è condizionato dal fatto che le valute fiat sono ampiamente detenute mentre il sound money ed i suoi eventuali sostituti no. E quando si tratta di questi ultimi, nessuna banca centrale offre termini di conversione dell'oro in valuta fiat ad esempio. Gli ETF (presumibilmente) coperti dall'oro e dall'argento non costituiscono la proprietà del metallo pertinente e, essendo valutati in denaro fiat, le loro azioni dovrebbero essere considerate investimenti scoperti.

Per queste ragioni un crollo delle valute fiat porta direttamente ad un aumento del potere d'acquisto per oro e argento in termini di beni e beni scambiabili. Ciò è confermato dall'evidenza empirica: Stefan Zweig, l'autore austriaco che ha vissuto l'inflazione europea nei primi anni '20, ha raccontato come 100 dollari potessero comprare case familiari a sei piani in una strada alla moda di Berlino (l'equivalente di meno di cinque once d'oro dell'epoca).

C'è una differenza cruciale tra la Berlino del 1922-23 e la situazione che si sta evolvendo oggi. Esistevano valute estere che fungevano da sostituti credibili dell'oro. E in parte a causa del boom delle esportazioni in Germania e in parte a causa degli afflussi di capitali che approfittarono del crollo monetario, dollari e altre valute vennero importate in grandi quantità. Nulla di tutto questo c'è oggi, il che in un crollo monetario è destinato ad aumentare il potere d'acquisto del sound money anche più di quanto sperimentato in Germania quasi un secolo fa.

C'è l'ulteriore svantaggio di investire in proprietà fisiche per sfuggire alla svalutazione monetaria: il costo di manutenzione e l'impossibilità di affitti che stanno al passo con un declino della valuta. In queste circostanze, la proprietà residenziale diventa una passività e non un attivo.

In precedenza è stato affermato che le condizioni di inflazione monetaria contenuta hanno alimentato i prezzi degli immobili sufficientemente da offrire una ricompensa per la svalutazione monetaria. Tale beneficio scompare in condizioni di iperinflazione.

Misurato in valuta in deprezzamento, c'è ancora un certo valore per l'utilità di una casa. Il fattore che lo determina è il desiderio rispetto ad altri beni e la disponibilità di finanziamenti immobiliari. Nelle condizioni di un crollo monetario, è probabile che l'aumento della quantità in circolazione sia contenuto rispetto alla perdita di potere d'acquisto (questo fenomeno è ulteriormente spiegato in seguito). Una casa da un milione di dollari potrebbe non aumentare il suo valore scambiabile di molto, se misurato in valuta in declino, a causa di questa limitazione. Inoltre le piccole risorse monetarie esistenti rischiano di essere reindirizzate alla sussistenza umana, all'acquisizione di cibo ed energia, i cui potenziali di prezzo sono anche commentati di seguito.

Pur agendo inizialmente come fonte di fondi, è probabile che gli asset finanziari perdano il loro valore residuo. A differenza del mondo al tempo delle inflazioni europee degli anni '20, l'ubiquità del crollo della valuta fiat significa che gli interessi stranieri saranno quasi del tutto assenti.

L'aumento dei tassi d'interesse che accompagna un crollo della valuta fiat si fermerà solo con un'azione in stile Volcker. Mentre tutti desideriamo disperatamente che una tale soluzione funzioni di nuovo, le condizioni odierne sembrano escluderlo. Avendo legato le loro valute ai valori degli asset finanziari, la FED e le altre banche centrali sarebbero tenute a liberarle da questo obbligo e ad assumersi la responsabilità di innescare deliberatamente un crollo economico che farebbe sembrare gli anni '30 un picnic.

Dobbiamo accettare che consentire un rialzo illimitato dei tassi d'interesse è un'accettazione de facto dell'economia di mercato, cosa che era possibile solo nel 1980, ma 40 anni di interventi ed una regolamentazione sempre più stringente la rendono oggi inconcepibile. E come indicatore di volontà politica, o meglio di una sua mancanza, le condizioni sociali e morali si sono deteriorate al punto che politici, istituzioni e persino imprese non sono in grado di accettare la realtà delle cose. Come indicatore economico, l'umanità è caduta in un groviglio di economia comportamentale simile a quello visto in Germania nella grande inflazione. Di nuovo Stefan Zweig: "Anche la Roma di Svetonio non aveva mai conosciuto orge come i balli pervertiti di Berlino, dove centinaia di uomini in costume da donna e centinaia di donne in costume da uomo ballavano sotto gli occhi benevoli della polizia. Nel crollo di tutti i valori prese piede una specie di follia soprattutto negli ambienti borghesi che fino ad allora erano stati incrollabili nella loro probità".

Sicuramente oggi le cose sono diverse, ma la perdita della bussola morale è un'indicazione poco osservata quando si deve valutare il vero stato degli affari monetari ed economici.


Prezzi al consumo

Un crollo del suo potere d'acquisto non sarà accompagnato da un aumento compensatorio della quantità di denaro. Questo stato di cose inaspettato deriva da un rifiuto di usare la valuta fiat come mezzo di scambio nelle fasi successive del suo crollo. Fu per questo motivo che tra l'aprile 1923 e il novembre successivo il marco cartaceo in Germania passò da 6,546 X 1012 a 400.3 X 1018, con un incremento di 61.152 volte. Allo stesso tempo, i prezzi misurati in marchi di carta salirono da 5.825 rispetto al marco oro a 522.3 X 1012, ovvero di 90 miliardi di volte (cfr. The Economics of Inflation — A Study of Currency Depreciation in Post-War Germany di Constantino Bresciani-Turroni). Pertanto la limitazione di un aumento della quantità di moneta non fermerà i prezzi che aumentano più velocemente.

Certo, l'esempio sopra riportato della Germania nel 1923 copre il momento in cui il marco cartaceo alla fine crollò, essendo stato rifiutato come denaro. Si spera che il Tesoro degli Stati Uniti stabilizzi la situazione per il dollaro prima che crolli definitivamente dispiegando le sue riserve auree, che si dice siano oltre 8.000 tonnellate. Supponendo che il suo oro esista, il Tesoro degli Stati Uniti può introdurre un gold standard credibile prima che il potere d'acquisto del dollaro scompaia del tutto. Ma poiché il suo potere d'acquisto accelera nel calo, è ragionevole presumere che i prezzi in dollari dei beni di prima necessità saliranno più rapidamente di quanto suggerirebbe l'espansione della quantità di dollari disponibili. Ciò porterà a notevoli difficoltà per quasi tutti coloro che vivono in America; e nella misura in cui altre valute subiranno un destino simile, anche per chi li usa in altre giurisdizioni.

In queste condizioni la domanda dei consumatori sarà limitata all'essenziale. Le aziende che producono beni non essenziali, in particolare i servizi, cesseranno di commerciare e se le valute fiat affonderanno, anche i produttori di beni essenziali cesseranno di commerciare, almeno finché non tornerà un mezzo di scambio credibile. Non solo la mancanza di offerta di beni farà abbassare ulteriormente il potere d'acquisto del dollaro, ma la produzione economica crollerà del tutto.


Sommario e conclusione

Questo articolo ha iniziato a delineare la sua tesi indicando l'evidenza della sopravvalutazione degli asset finanziari, alimentata dalle banche centrali che emettono valuta con l'esplicito scopo di garantire che continuino a crescere di valore. In seguito ha sottolineato le somiglianze tra oggi ed il deterioramento della moralità pubblica nella Germania del 1923 come indicatore sociale delle condizioni monetarie ed economiche. Misurati in questi termini, non siamo ancora nello stato di dissolutezza registrato a Berlino al momento del crollo del marco di carta, ma indubbiamente ci stiamo avvicinando.

Molto deve ancora accadere nel nostro viaggio iperinflazionistico. Il disinvestimento estero da un eccesso di dollari deve ancora iniziare, ma ora possiamo percepire che l'inflazione dei prezzi sarà il fattore destabilizzante. Le banche centrali hanno scelto di minimizzare l'effetto, ma la combinazione di un disastro logistico globale, prezzi delle materie prime prime nettamente più alti ed una mancanza di manodopera disponibile e occupabile sta portando ad una mancanza di offerta di prodotti per soddisfare la domanda dei consumatori.

E mentre le autorità ed i media mainstream hanno sbandierato il ripristino della crescita economica, più precisamente un riflesso dell'inflazione dell'offerta di moneta, non è stata per niente coperta la distruzione delle piccole e medie imprese lontano dai centri finanziari. Il Covid è stato il colpo di grazia per le piccole imprese, le quali erano riuscite a sopravvivere ad una stagnazione continua, risalente come minimo alla bancarotta della Lehman.

Le banche centrali hanno coperto i loro fallimenti gonfiando i mercati finanziari, alla maniera di John Law 301 anni fa. Law stampò livree scoperte per sostenere le azioni della sua impresa, ma la bolla scoppiò, portando alla distruzione della cartamoneta in soli sei mesi. Le banche centrali di oggi, guidate dalla FED, stanno ripetendo l'esperimento di John Law su scala globale.

Non importa se i mercati sono al loro apice e la bolla sta per scoppiare. Ci sono forti indicazioni, in particolare i $900 miliardi di leva del debito dietro i mercati finanziari, che siamo ad un soffio dal picco del mercato. La bolla scoppierà, questo è certo, e quando accadrà $11.000 miliardi di azioni di proprietà straniera cercheranno un'uscita dal panico; non solo dallo sgonfiamento della bolla degli investimenti, ma anche dal dollaro. I tassi d'interesse saranno quindi costretti a salire, poiché i mercati prenderanno il controllo di tutto e lo toglieranno alla FED.

Nel momento in cui la bolla inizierà a sgonfiarsi, gli investitori si risveglieranno dal sonno indotto dall'oppio delle banche centrali ed è probabile che gli eventi si sviluppino con una rapidità inaspettata. Dobbiamo sperare che gli stati sostengano le loro valute in modo credibile, con l'oro (o Bitcoin), prima che diventino completamente inutili.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Analisi interessante, ma c'e' un cortocircuito in cui mi perdo spesso. Si fa sempre riferimento a stati e banche centrali come se fossero una cosa sola, ma mi risulta che la FED sia privata e diciamo indipendente dallo stato. Per non parlare della BCE che di certo non risponde e non puo' rispondere a 27 stati dell'UE. A volte si parla di finanziare gli stati come se questo fosse l'obbiettivo, ma piu' spesso e sopratutto nel caso della FED si dice apertamente che il suo scopo sia sostenere i mercati finanziari. Questi ultimi non solo non sono di proprieta' dello stato, ma non sono neanche equamente distribuiti tra la popolazione, infatti sappiamo bene quale sia la loro porzione in mano all'1% o magari al 10% piu' ricco del paese. In realta' non credo di sbagliare dicendo che la FED appartenga proprio a questi veri proprietari dei mercati stessi, quindi si potrebbe dire che gli attori principali dei mercati attraverso la FED finanziano loro stessi a discapito dello stato stesso, quindi del resto della popolazione, come ben dimostrato dai bilanci delle banche centrali. Se questa enorme ricchiezza che si autoconferiscono attraverso i QE venisse impiegata per investimenti interni, per aumentare la produzione e generare lavoro sarebbe tutto a posto, ma in realta' gran parte finisce in paradisi fiscali, buyback, M&A ed eventualmente investimenti produttivi si, ma delocalizzati altrove. La mia domanda in conclusione e' semplice, nel momento del tanto agoniato crollo la soluzione non potrebbe essere proprio la nazionalizzazione delle banche centrali e conseguente cancellazione di quei bilanci? Per quale folle ragione si dovrebbe riconoscere un credito mostruoso da parte dello stato, quindi di tutta la popolazione, verso un manipolo di banche private (proprietarie della FED) che hanno accumulato tale credito autosalvandosi da crisi create da loro stesse?

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    1. Salve Giacomo. Credo che il suo errore di fondo sia quello di credere che le banche centrali siano un qualcosa di legato al mercato o in qualche modo connesse al settore privato. Non è così. Sono istituzioni di diritto pubblico che lavorano grazie ad un monopolio concesso dallo stato. Dove finisce l'influenza l'uno sull'altro è difficile dirlo, però possiamo metterla così: sono due zoppi che si reggono sulla stessa stampella. Per quanto riguarda la FED ciò è facilmente verificabile facendo un piccolo esperimento: guardare il dominio del sito web della FED, il quale è .gov. Mentre invece quello delle Federal Reserve regionali ha diverse denominazioni commerciali. Quindi se c'è un'istituzione "privata" è quella facente riferimento alle FED regionali, mentre invece quella a Washington DC è pubblica. Stesso discorso lo possiamo fare con la BCE, la quale è un'istituzione pubblica.

      Per quanto riguarda eventuali nazionalizzazioni, è una cattiva idea per le ragioni esposte in questo pezzo di Mises.

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