La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto ptobabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-piano-dellue-per-soffocare-la)
I lettori abituali ormai conoscono il Digital Services Act (DSA) dell'UE di cui abbiamo parlato in diverse occasioni dal luglio 2023. Per chi non lo sapesse, una breve introduzione: il DSA impone alle piattaforme online di grandi dimensioni (VLOP) e ai motori di ricerca online di grandi dimensioni (VLOSE) l'obbligo legale di intervenire tempestivamente contro i contenuti illegali ospitati sulle loro piattaforme, rimuovendoli, bloccandoli, o fornendo determinate informazioni alle autorità competenti.
I VLOP e i VLOSE sono inoltre tenuti ad adottare misure contro rischi che vanno oltre i contenuti illegali, tra cui vaghe minacce al “dibattito civile”, ai “processi elettorali” e alla “salute pubblica”. Spetta alla Commissione o alle autorità nazionali definire cosa potrebbero comportare tali minacce. È qui che ha iniziato a prendere forma il regime di censura di massa dell'UE.
L'obiettivo principale del DSA è combattere, ovvero sopprimere, la disinformazione online, non solo in Europa ma potenzialmente in tutto il mondo. Si inserisce in una tendenza più ampia dei governi occidentali e delle istituzioni delle Nazioni Unite che spingono per censurare le informazioni su Internet, perdendo gradualmente il controllo sui principali filoni narrativi.
Le piattaforme che violano la legge rischiano multe salate, fino al 6% del loro fatturato annuo globale. Pertanto è lecito supporre che pecchino di prudenza, cancellando contenuti che potrebbero essere considerati dannosi, anche quando sono del tutto legali. Inizia così la china scivolosa della censura sistemica online.
Come ha avvertito il giudice tedesco in pensione, Manfred Kölsch, in un editoriale sul Berliner Zeitung, il DSA non solo rappresenta una minaccia esistenziale alla libertà di parola in Europa, ma viola anche molte delle leggi dell'UE sulla libertà di espressione e di informazione:
Uno sguardo attento dietro la facciata dello stato di diritto rivela che il DSA mina consapevolmente il diritto alla libertà di espressione e di informazione garantito dall'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE, dall'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dall'articolo 5 della Legge fondamentale (la Costituzione scritta della Germania, approvata dagli alleati nel 1949, quando fu istituito il primo governo del dopoguerra nella Germania occidentale).Il testo dell'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea recita quanto segue:
Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o comunicare informazioni e idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.Come avevamo anticipato nel 2023, è probabile che le ripercussioni del DSA si estendano ben oltre i confini dell'UE e potrebbero persino avere portata globale, proprio come il suo predecessore, il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Tali preoccupazioni sono state ribadite da un rapporto pubblicato a gennaio dalla Commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, che ha definito il DSA una “minaccia di censura estera”:
[Il rapporto] include informazioni non pubbliche su come la Commissione europea e le autorità nazionali attuano le norme, tra cui informazioni riservate provenienti da workshop dell'UE, e-mail tra l'esecutivo dell'UE e le aziende, richieste di rimozione di contenuti in Francia, Germania e Polonia, e resoconti di riunioni della Commissione con le aziende nel settore tecnologico.
“Sulla carta il DSA è pessimo; nella pratica è anche peggio”, si legge nel rapporto.
“I censori europei” nella Commissione e nei Paesi dell'UE “prendono di mira i dibattiti politici che non sono né dannosi né illegali, tentando di soffocarli su temi come l'immigrazione e l'ambiente”. La loro censura è “in gran parte unilaterale” nei confronti dei conservatori.
Queste affermazioni sono supportate dalle recenti dichiarazioni del fondatore di Telegram, Pavel Durov, secondo cui all'inizio di quest'anno i funzionari dell'intelligence francese lo avrebbero contattato con la richiesta di censurare contenuti filo-conservatori in vista delle elezioni rumene del maggio 2025, una richiesta che lui afferma di aver rifiutato. Come scrive Le Monde, Durov non ha fornito alcuna prova a sostegno di queste affermazioni. Tuttavia, visti gli sforzi compiuti dall'UE per intromettersi nelle elezioni rumene, non si tratta certo di ipotesi inverosimili.
È interessante notare che le controversie diplomatiche sulla formulazione del DSA sono solo una delle numerose questioni che ostacolano l'accordo commerciale tra UE e Stati Uniti. Secondo il Financial Times, l'UE sta cercando di impedire agli Stati Uniti di prendere di mira le norme digitali dell'Unione, mentre le due parti si scontrano sui dettagli finali di una dichiarazione posticipata:
I funzionari dell'UE hanno affermato che i disaccordi sul linguaggio relativo alle “barriere non tariffarie” – che gli Stati Uniti hanno precedentemente affermato includere le norme digitali – sono tra le ragioni del ritardo nella dichiarazione congiunta.
Inizialmente era previsto pochi giorni dopo l'annuncio di un accordo commerciale da parte della Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avvenuto il 27 luglio in Scozia. Due funzionari dell'UE hanno affermato che gli Stati Uniti volevano lasciare la porta aperta a possibili concessioni sul Digital Services Act dell'Unione, che obbliga le Big Tech a controllare le proprie piattaforme in modo più aggressivo. La Commissione ha affermato che allentare quelle regole rappresenta una linea rossa.
Chat Control
Nel frattempo Bruxelles sta spingendo con forza su un altro fronte: il cosiddetto Regolamento per la prevenzione e la lotta contro gli abusi sessuali sui minori. Denominata legge “Chat control”, la proposta mira a frenare la diffusione di materiale pedopornografico (CSAM) online. Sebbene si tratti di un obiettivo lodevole, il modo in cui l'UE lo sta perseguendo non solo minaccia i diritti fondamentali e le tutele di tutti, ma rischia anche di trasformare Internet in un ambiente ancora più centralizzato e sorvegliato.
Nella sua forma attuale la legge sul controllo delle chat impone di fatto la scansione delle comunicazioni private, comprese quelle attualmente protette dalla crittografia end-to-end. Se entrerà in vigore, le piattaforme di messaggistica, tra cui WhatsApp, Signal e Telegram, saranno tenute a scansionare ogni messaggio, foto e video inviato dagli utenti, anche se crittografati, a partire da ottobre.
Come scrive il Brussels Signal, il meccanismo al centro della proposta si chiama scansione lato client e la presidenza semestrale a rotazione della Danimarca nel Consiglio dell'UE è determinata a portarla avanti: infatti la ripresentazione della legislazione sul controllo delle chat, proposta per la prima volta nel 2022, è stato il primissimo passo formale della presidenza dopo la sua assunzione delle funzioni a luglio:
Attraverso la scansione lato client, il contenuto viene analizzato sul dispositivo dell'utente prima della crittografia. Per il lettore meno esperto di tecnologia, questo significa aprire una backdoor permanente che aggira le garanzie di privacy di una comunicazione sicura. Sarebbe come far leggere le lettere dallo stato prima di sigillare la busta, e sottoporrebbe i messaggi privati di ogni cittadino dell'UE a un controllo automatizzato. I lettori della Germania dell'Est potrebbero trovare familiari questi strumenti stasiani; la maggior parte non vorrebbe che tornassero di moda, né in Germania né altrove.
Purtroppo, invece di leggere le opinioni dei presenti e studiare versioni alternative e più blande della legislazione, (la prima ministra danese Mette) Frederiksen ha scelto di puntare ancora di più su questo grave errore politico e storico. Ben 19 Stati membri dell'UE ora sostengono la proposta. La Germania rimane per il momento non impegnata, ma probabilmente avrà un ruolo fondamentale. Infatti se Berlino si unisse al campo del “sì”, un voto a maggioranza qualificata – che richiede 15 Stati membri e che rappresentino il 65% della popolazione dell'UE – potrebbe portare all'approvazione della legge entro metà ottobre. La presidenza danese sta guidando questo processo attraverso i gruppi di lavoro del Consiglio, con l'obiettivo di definire le posizioni entro il 12 settembre 2025. L'unico passaggio che mancherebbe sarebbe il voto finale di ottobre.
Gli svantaggi del Chat Control dell'UE sono evidenti, osserva l'articolo di Brussels Signal, e dovrebbero essere sufficienti a indurre le nazioni europee a respingerlo, cosa che ovviamente non accadrà:
Una volta implementato, il sistema potrebbe estendersi oltre i contenuti pedopornografici (CSAM), praticamente a qualsiasi altro contenuto, come il dissenso politico – una preoccupazione sicuramente ragionevole, visto che in Gran Bretagna Starmer si sta impegnando a fondo per vietare le VPN, che al principale candidato presidenziale francese è stato impedito di candidarsi alle prossime elezioni, o che in Germania quasi 10.000 persone vengono incriminate ogni anno per aver condiviso online meme e barzellette “politicamente scorrette”. Infatti, mentre gli eurocrati cercano di spiare le vostre conversazioni online, Bruxelles sta anche spingendo per una moderazione aggressiva dei contenuti ai sensi del Digital Services Act.
Gli svantaggi sono quindi evidenti e dovrebbero di per sé spiegare perché questa legislazione dovrebbe essere respinta con fermezza dalle nazioni europee. E i vantaggi? Sono molto meno chiari. Un anno fa l'Europol ha osservato in un rapporto che i criminali più sofisticati utilizzano spesso piattaforme segrete e non regolamentate, rendendo la scansione di massa inefficace contro gli obiettivi designati e gravando i cittadini comuni con tutto il peso di un Leviatano repressivo. Piattaforme incentrate sulla riservatezza come Signal hanno minacciato di uscire dal mercato dell'UE piuttosto che adeguarsi. Dovrebbero farlo, ma ciò danneggerebbe l'economia digitale europea e spingerebbe gli utenti verso alternative meno sicure.
The EU's "Chat Control" proposal is horrifying. There's no way to implement this safely. It will destroy private communications online entirely.
— Theo - t3.gg (@theo) August 11, 2025
If you're in the EU, please fight this. pic.twitter.com/VVQtdC6p6e
L'esperienza del Regno Unito con le norme di verifica dell'età previste dall'Online Safety Act offre un assaggio di quanto caos possa essere generato dalle misure repressive governative sull'accesso e la libertà di parola online. Uno degli impatti più significativi finora è stata la proliferazione di soluzioni alternative, tra cui VPN e altri modi ingegnosi per aggirare i sistemi di verifica dell'età.
Come sta lentamente imparando il governo di Keir Starmer, cercare di limitare l'accesso delle persone a Internet è un gioco del tipo “colpisci la talpa” – e il governo inglese è destinato a perdere. Nel frattempo l'Online Safety Act ha scatenato una nuova ondata di disobbedienza civile di massa, in particolare tra i giovani utenti esperti di tecnologia.
This is what happens when Western authoritarians attempt to assert regulatory, centralised dominance with 'protect the children' ™
— STOPCOMMONPASS 🛑 (@org_scp) August 17, 2025
You cannot age verify & control the entire internet. https://t.co/63aIM29OjK
“Una lezione magistrale di conseguenze indesiderate”
Come sottolinea il Centre for European Policy Analysis, le conseguenze indesiderate stanno rapidamente aumentando:
Inviando i minori a navigare attraverso le VPN, la legge del Regno Unito potrebbe averli inavvertitamente esposti a spazi online più rischiosi e meno regolamentati. Molti servizi VPN gratuiti non sono affatto scudi per la privacy, ma strumenti di raccolta dati che vendono le informazioni degli utenti a operatori sconosciuti all'estero. Nel tentativo di bloccare i contenuti dannosi, i governi potrebbero spingere i minori verso angoli più oscuri e meno regolamentati di Internet.Le restrizioni hanno messo ulteriormente a dura prova il rapporto “speciale” del Regno Unito con gli Stati Uniti, determinati a proteggere gli interessi finanziari delle proprie aziende, aprendo al contempo un vaso di Pandora di complicazioni legali.
Byrne & Storm, P.C. (@ByrneStorm) and Coleman Law, P.C. (@RonColeman) represent 4Chan.
— Preston Byrne (@prestonjbyrne) August 15, 2025
We issue this statement on behalf of our client in response to press reports indicating that the U.K. Office of Communications, aka @Ofcom, intends to fine our client. pic.twitter.com/SVjmzlyuKK
Anche la BBC ha riferito che le piattaforme stanno intensificando la censura dei contenuti a seguito dell'Online Safety Act, in particolare su questioni delicate come la guerra in Medio Oriente e la guerra in Ucraina.
NEW: The BBC is now reporting that information about the wars in Ukraine and Gaza, UK rape gangs, and more is being censored online due to the government’s new Online “Safety” Act.
— Silkie Carlo (@silkiecarlo) August 1, 2025
WELL DONE LADS 🫠 pic.twitter.com/DnSyAxd1wx
Newsweek ha descritto l'Online Safety Act come “un esempio lampante di conseguenze indesiderate e di regolamentazione simbolica”:
Quando il primo ministro britannico Keir Starmer ha di recente dichiarato al presidente Donald Trump: “Abbiamo avuto libertà di parola per molto tempo, quindi, ehm, ne siamo molto orgogliosi”, ci si è chiesti: di cosa è esattamente orgoglioso?
Si riferisce alle 30 persone al giorno che il suo governo arresta per aver pubblicato contenuti “offensivi” online? O forse è orgoglioso del fatto che il suo governo abbia minacciato gli americani di accuse penali per il mancato rispetto dell'Online Safety Act?
E mentre l'Online Safety Act è stato istituito con il pretesto di proteggere i minori online, il governo inglese è anche inspiegabilmente coinvolto in un effetto Streisand, avendo annunciato di aver avviato un'indagine su quattro aziende che gestiscono 34 siti web pornografici. In sostanza, denunciando l'accaduto, l'autorità di regolamentazione ha indicato ai minori dove possono accedere a contenuti pornografici senza dover utilizzare la verifica dell'età [...].
Gli inglesi stanno reagendo con una petizione per abrogare la legge, la quale ha già raccolto oltre 450.000 firme. I legislatori americani farebbero bene a prestare attenzione ed evitare di commettere gli stessi errori. Possiamo proteggere i nostri figli senza sacrificare i principi fondamentali di un Internet libero e aperto.
Cavallo di Troia
Dall'entrata in vigore delle norme di verifica dell'età dell'Online Safety Act, “tutti gli utenti Internet del Regno Unito hanno accesso solo a una versione del web a prova di bambino, a meno che non siano disposti a sottoporsi a procedure di verifica dell'età invasive”, afferma Rebecca Vincent del gruppo per i diritti digitali Big Brother Watch. Oppure a ricorrere a soluzioni alternative.
Questo è un punto chiave: come abbiamo avvertito fin da novembre dello scorso anno, la verifica dell'età online è il cavallo di Troia per l'adozione di massa dei sistemi di identità digitale, che sono diventati silenziosamente una realtà legale nel marzo 2024.
Con l'entrata in vigore dell'Online Safety Act, tutti dovranno sottoporsi a un controllo online dei documenti per accedere ai social media e ad altri importanti servizi inter-utente, che il disegno di legge definisce servizi di Categoria 1. Anche le tecnologie di riconoscimento facciale vengono utilizzate, nonostante i loro innumerevoli difetti. Una volta che ci iscriveremo a questi processi di verifica, il nostro accesso ai contenuti sarà sempre più controllato avverte il giornalista Tim Hinchliffe, citando la spiegazione dello stesso Online Safety Act fornita dal governo britannico:
Gli utenti adulti di tali servizi [di Categoria 1] potranno verificare la propria identità e accedere a strumenti che consentiranno loro di ridurre la probabilità di visualizzare contenuti di utenti non verificati e di impedire a questi ultimi di interagire con i propri contenuti. Ciò contribuirà a impedire ai troll anonimi di contattarli.
La legislazione UE sul controllo delle chat presenta pericoli simili. Il sito web Fight Chat Control evidenzia sei potenziali rischi, intenzionali o meno:
• Sorveglianza di massa: “Ogni messaggio privato, foto e file viene scansionato automaticamente: non c'è bisogno di sospettare nulla, nessuna eccezione (a parte i politici dell'UE che pretendono la propria privacy), anche le comunicazioni criptate”.
• Violazione della crittografia: “Indebolire o violare la crittografia end-to-end espone le comunicazioni di tutti, compresi i dati sensibili finanziari, medici e privati, a hacker, criminali e attori ostili”.
• Diritti fondamentali: “Lede i diritti fondamentali alla privacy e alla protezione dei dati, garantiti dagli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti dell’UE, diritti considerati fondamentali per i valori democratici europei”.
• Falsi positivi: “Gli scanner automatici identificano sistematicamente contenuti innocenti, come foto di vacanze o barzellette private, come illegali, esponendo le persone comuni al rischio di false accuse e indagini dannose”.
• Protezione inefficace dell'infanzia: “Gli esperti e le organizzazioni per la protezione dell'infanzia, tra cui le Nazioni Unite, avvertono che la sorveglianza di massa non riesce a prevenire gli abusi e, di fatto, rende i bambini meno sicuri, indebolendo la sicurezza di tutti e distogliendo risorse da misure di protezione comprovate”.
• Precedente globale: “Crea un pericoloso precedente globale che consente ai governi autoritari, citando le politiche dell'UE, di implementare una sorveglianza invasiva in patria, minando la privacy e la libertà di espressione in tutto il mondo”.
C'è poi un altro punto chiave, sollevato da Meredith Whitaker, amministratore delegato dell'app di messaggistica crittografata Signal, durante le discussioni sull'Online Safety Act del Regno Unito un paio di anni fa. La Whitaker aveva avvertito che l'implementazione dell'Online Safety Act da parte del Regno Unito sarebbe stata vista come un precedente dai regimi più repressivi, i quali avrebbero raddoppiato le proprie attività di sorveglianza e censura su Internet. Stando alle parole del Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, la tendenza è “senza precedenti” e “un cambiamento di paradigma”.
The Online Safety Act's age verification rules are just the tip of the iceberg. Far more alarming is clause 111, which mandates that platforms implement backdoors and spyware upon request, gutting end-to-end encryption and eviscerating privacy.@mer__edith, CEO at Signal,… https://t.co/SSY3vHsyPm pic.twitter.com/DNTx9Fd19d
— Henry Palmer (@HenryJPalmer) July 27, 2025
Questo spiega anche perché l'attuale direzione di marcia è così pericolosa: si sta verificando a livello mondiale.
The online safety act didn’t happen in the UK in isolation. Remember it’s not a coincidence.
— Bernie (@Artemisfornow) July 30, 2025
The head of Ofcom, Melanie Dawes, is a key member of WEF’s Global Coalition for Digital Safety, also pushing governments to censor anything labelled “misinformation” or “harm.”
The UK,… pic.twitter.com/IM9GE2U1pa
Sebbene la protezione dei minori sia un comodo pretesto per rimodellare Internet, la vera motivazione alla base di normative come l'Online Safety Act e il Chat Control dell'UE è, beh, il controllo, non solo per i minori, ma per tutti. Come scrive Juliet Samuel sul Times di Londra, i funzionari del Regno Unito hanno persino ammesso in un recente caso presso l'Alta Corte “che [l'Online Safety Act] ‘non mira principalmente a [...] la protezione dei minori’, ma riguarda la regolamentazione di ‘servizi che hanno un'influenza significativa sul dibattito pubblico’, un'espressione che tradisce la filosofia politica alla base della legge stessa”.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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