martedì 30 agosto 2022

L'Africa ha bisogno di energia convenzionale, non pale eoliche e pannelli solari

 

 

di Manuel Tacanho

Gli obiettivi energetici e climatici che i gli occidentali, le Nazioni Unite e altre organizzazioni stanno spingendo sull'Africa costituiscono un duro colpo per le sue economie. Essendo il continente meno sviluppato, l'Africa dovrebbe dare priorità allo sviluppo economico. Si potrebbe pensare che in mezzo alla povertà energetica in Africa, i governi occidentali e le istituzioni di "sviluppo" dovrebbero dare la priorità alla sicurezza energetica rispetto alla transizione energetica.

I Paesi africani devono disporre di energia affidabile, abbondante ed economica (ad esempio combustibili fossili) per accelerare lo sviluppo economico. I combustibili fossili alimentano le economie e la vita delle persone, negare a questi Paesi la possibilità di svilupparsi con i combustibili fossili imponendo obiettivi climatici che lo stesso mondo occidentale non riesce a raggiungere è ipocrita e dannoso.


Allarmismo climatico e ipocrisia energetica

Molti esperti dell'ambiente e dell'energia riconoscono l'imperativo di affrontare il cambiamento climatico, ma ribadiscono che non c'è bisogno di allarmismi apocalittici. Bjørn Lomborg è uno di questi esperti. Nel suo libro False Alarm sostiene che il panico climatico costa migliaia di miliardi di dollari e danneggia in modo sproporzionato le persone nei Paesi sottosviluppati.

Con 194 firmatari, l'Accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici, il patto più costoso nella storia umana, dovrebbe comportare costi per circa $1.000-$2.000 miliardi all'anno entro il 2030. Con sempre più nazioni che promettono di diventare carbon neutral nei prossimi decenni, questi costi potrebbero aumentare fino a decine di migliaia di miliardi di dollari all'anno nei prossimi anni.

Qualsiasi risposta al cambiamento climatico costerà denaro (se affrontare il problema producesse denaro, farlo non sarebbe controverso e lo faremmo già). Se una politica a costi relativamente bassi potesse risolvere la maggior parte del problema, potrebbero essere soldi ben spesi. Tuttavia l'Accordo di Parigi, nel migliore dei casi, raggiungerà solo l'1% di ciò che i politici hanno promesso (impedire alle temperature di salire oltre 1,5 °C) e a costi enormi. È semplicemente un pessimo affare per il mondo.

Peggio ancora, come la maggior parte degli stati, quelli africani sono tecnicamente insolventi e quindi dipendono dagli aiuti sistemici (cioè, prestiti e sovvenzioni) per rimanere a galla. Gli oneri fiscali dell'Africa sono già piuttosto pesanti. Più debito, spesa in deficit e tasse più pesanti danneggiano ulteriormente le economie africane. Anche la stampa di denaro fiat non può aiutare. In breve, gli stati africani non possono permettersi gli obiettivi di transizione climatica ed energetica imposti dall'Occidente/ONU.

Un'altra voce del genere è Michael Shellenberger, un ambientalista veterano e autore di Apocalypse Never: Why Environmental Alarmism Hurts Us All. Shellenberger ha scritto una lettera in cui, a nome di tutti gli ambientalisti, si scusa per il falso allarmismo climatico. Una parte della lettera recita:

A nome degli ambientalisti di tutto il mondo, vorrei scusarmi formalmente per lo spavento climatico che abbiamo creato negli ultimi 30 anni. Il cambiamento climatico è reale, ma non è la fine del mondo e non è nemmeno il nostro problema ambientale più grave. Posso sembrarvi strano a dirvi tutto questo. Sono un attivista per il clima da 20 anni e un ambientalista da 30, ma come esperto di energia, nominato dal Congresso affinché fornisca una testimonianza obiettiva e invitato dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) affinché io sia revisore esperto del suo prossimo rapporto di valutazione, sento il dovere di scusarmi per quanto noi ambientalisti abbiamo fuorviato le persone.

Allarmismo climatico, appunto.

Nel suo articolo "The Reason Renewables Can’t Power Modern Civilization Is Because They Were Never Meant To", Shellenberger osserva anche che:

Tra il 2000 e il 2019, la Germania ha aumentato le energie rinnovabili dal 7% al 35% della sua capacità elettrica. E la maggior parte dell'elettricità rinnovabile tedesca proviene dalla biomassa, che gli scienziati considerano inquinante e degradante per l'ambiente, e dal solare. Dei 7.700 nuovi chilometri di linee di trasmissione necessari, solo l'8% è stato costruito, mentre lo stoccaggio di elettricità su larga scala rimane inefficiente e costoso. "Gran parte dell'energia utilizzata viene persa", notano i giornalisti di un progetto di gas idrogeno molto pubblicizzato, "e l'efficienza è inferiore al 40% [...]. Da tutto questo non è possibile sviluppare un modello di business praticabile".

Nel frattempo i sussidi ventennali concessi a eolico, solare e biogas dal 2000 inizieranno a scadere il prossimo anno. "Il boom dell'energia eolica è finito", conclude Der Spiegel.

Tutto ciò solleva una domanda: se le rinnovabili non possono alimentare la Germania a costi bassi, uno dei Paesi più ricchi e tecnologicamente avanzati del mondo, come potrebbe mai una nazione in via di sviluppo come il Kenya aspettarsi che le consentano di “scavalcare” i combustibili fossili?

Sebbene la Germania possa essere uno dei Paesi più colpiti nel mondo sviluppato, la crisi energetica è senza dubbio mondiale. Pertanto Germania, Stati Uniti, Cina e altri Paesi stanno cercando di aumentare la produzione di energia elettrica a carbone per mitigare la crisi. Negli Stati Uniti l'amministrazione Biden soffoca la produzione interna di combustibili fossili, ma chiede all'Arabia Saudita di aumentare la propria. Allo stesso modo l'Europa stringe accordi con l'Africa e altri Paesi per garantirsi l'accesso al gas naturale, mentre si allontana dall'energia russa.

Quindi l'Occidente sviluppato sta guardando ai combustibili fossili per risolvere i suoi problemi energetici, ma l'Africa sottosviluppata dovrebbe passare al solare e all'eolico?

Questo ci porta alla parte dell'ipocrisia. Lomborg ha scritto:

La risposta del mondo sviluppato alla crisi energetica mondiale ha messo in mostra il suo atteggiamento ipocrita nei confronti dei combustibili fossili. I Paesi ricchi ammoniscono quelli in via di sviluppo spingendoli a utilizzare le energie rinnovabili. Il mese scorso il G7 è arrivato al punto di annunciare che non avrebbe più finanziato lo sviluppo dei combustibili fossili all'estero. Nel frattempo l'Europa e gli Stati Uniti stanno implorando le nazioni arabe affinché espandano la produzione di petrolio. La Germania sta riaprendo le centrali a carbone e la Spagna e l'Italia stanno spendendo molto per la produzione di gas africano. Tanti Paesi europei hanno chiesto al Botswana di estrarre più carbone, tanto che la nazione raddoppierà le sue esportazioni.

Nel frattempo il Sud Africa sta ricevendo denaro dai Paesi occidentali per eliminare gradualmente il carbone, mentre gli stessi Paesi occidentali cercano di aumentare la produzione di elettricità alimentata a carbone. L'esibizione dell'ipocrisia è palese e indebolirà gravemente lo sviluppo economico dell'Africa. Ma sebbene l'ingerenza occidentale sia stata dannosa, se oggi le economie africane sono ancora sottosviluppate e in uno stato precario – oltre cinquant'anni dall'"indipendenza" – lo devono alla propria leadership.


Transizione energetica? Non esattamente

In teoria sta avvenendo una traslazione energetica; in realtà non sta accadendo nulla del genere. L'odierna crisi energetica mondiale dimostra che il mondo ha un disperato bisogno di più, non meno, combustibili fossili. Prendiamo in considerazione il caso della biomassa, la prima fonte di energia utilizzata dall'uomo. Nonostante gli enormi progressi tecnologici e l'esistenza di carbone, petrolio e gas naturale, la biomassa fa ancora parte del mix energetico odierno. Stando così le cose, non ha senso nemmeno parlare di eliminazione graduale dei combustibili fossili, i quali soddisfano quasi l'80% del fabbisogno energetico mondiale. Pensare diversamente è assurdo.

Non esiste alcuna transizione energetica, quello che abbiamo è accumulo di fonti di energia. L'umanità ha iniziato la sua storia con la biomassa e nel tempo ha aggiunto carbone, idroelettrico, petrolio, gas naturale, nucleare, eolico e solare. Oggi possiamo utilizzare queste fonti di energia combinate.

Una transizione dall'energia fossile all'energia eolica e solare è irraggiungibile per motivi materiali, tecnologici e ambientali, tra i tanti altri. La produzione combinata di energia di tutti i parchi eolici e solari esistenti non fornisce nemmeno il 5% del fabbisogno energetico mondiale, eppure il loro danno ambientale è già evidente. Ad esempio, i parchi eolici finanziati dall'Occidente in Kenya minacciano l'avifauna, comprese le specie in via di estinzione. Lo stesso negli Stati Uniti, dove le turbine eoliche hanno ucciso aquile e altri uccelli rari.

Solo una fonte di energia può consentire all'umanità di eliminare gradualmente carbone, petrolio e gas naturale: il nucleare. L'energia nucleare può fornire energia pulita, affidabile, abbondante ed economica per tutti e per il futuro prossimo. Quindi se prendiamo sul serio le emissioni nette a zero e la protezione ambientale, dobbiamo abbracciare l'energia nucleare. Sì, è sicura e può essere resa ancora più sicura.


La via d'uscita dell'Africa dalla povertà energetica

Prima che io nascessi, l'Angola era già impantanata in gravi e cronici problemi energetici. Sto arrivando ai quarant'anni e l'Angola è ancora impantanata in questi problemi.

Il governo controlla la produzione e la distribuzione di prodotti e servizi energetici attraverso società di cui è interamente o parzialmente proprietario. Innegabilmente il governo non è riuscito a fornire agli angolani beni e servizi energetici affidabili, abbondanti ed economici. Il governo dell'Angola non è l'unico governo africano che non è riuscito a fornire prosperità energetica al suo popolo. I problemi energetici sono radicati in tutto il continente. Anche in Sud Africa, lo stato energetico più sviluppato dell'Africa, la situazione energetica sta andando di male in peggio.

Gli stati africani dovrebbero farsi da parte, il minimo che potrebbero fare dopo decenni di fallimenti politici e lasciare che la libera impresa e il libero scambio regnino nella produzione e distribuzione di energia. Chiunque sia in grado e disposto a produrre, distribuire e vendere beni e servizi energetici dovrebbe essere libero di farlo. Le montagne di regolamenti e misure burocratiche devono essere rimosse.

I politici non sono riusciti a fornire prosperità energetica, quindi dovrebbero avere l'umiltà di lasciare che i mercati compiano il loro miracolo economico. Il libero mercato è l'approccio più rapido ed efficace per rendere le società africane ricche di energia in modo sostenibile.


Conclusione

Il cambiamento climatico è reale, così come l'allarmismo climatico, l'ecocolonialismo e l'ipocrisia energetica occidentale. Le politiche ambientali ed energetiche basate sulla pseudoscienza e sulle relazioni esagerate stanno spingendo anche le economie avanzate, come la Germania e la California,  verso la precarietà energetica e potenziali blackout. Ma ciò impallidisce in confronto al danno che l'ecocolonialismo può fare, e infatti sta facendo, alle economie e alle vite africane. Per quanto ipocriti e dannosi possano essere i sistemi occidentali, la responsabilità dell'abbondanza di energia e dello sviluppo economico spetta interamente agli africani.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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