mercoledì 21 settembre 2022

Le istituzioni di Bretton Woods e la trasformazione distopica dell'industria alimentare

 

 

di Birsen Filip

L'industria alimentare mondiale sta attraversando una profonda trasformazione in nome dell'evitare il “cambiamento climatico”, cosa che comporterà l'adozione di nuove tecnologie nel processo produttivo e la creazione di prodotti alimentari alternativi. Facilitare questa transizione è diventata una priorità di molte organizzazioni e istituzioni internazionali, tra cui il World Economic Forum (WEF), le Nazioni Unite e le istituzioni di Bretton Woods, che a loro volta consistono nella Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).

Tuttavia, mentre il ruolo del WEF nella “Grande Trasformazione Alimentare” ha attirato maggiore attenzione negli ultimi mesi, quello di FMI, Banca Mondiale e OMC è passato relativamente inosservato. Come il WEF, negli ultimi anni queste istituzioni hanno evidenziato gli effetti negativi del settore agricolo sul clima, principalmente "coltivazione di colture e allevamento di bestiame". Affermano inoltre che, oltre a essere dannosi per l'ambiente, la carne e i latticini sono alimenti "malsani". Secondo l'FMI, "ridurre le emissioni del bestiame" è tra le azioni chiave necessarie per raggiungere "l'obiettivo di neutralità climatica [noto anche come emissioni nette zero] entro il 2050", cosa che includerà anche "la sostituzione dell'energia inquinante a carbone, gas e petrolio con energia da fonti rinnovabili, come eolico o solare" in oltre 120 Paesi. Per quanto riguarda l'agricoltura, l'FMI consiglia di "diversificare dalla produzione di carne bovina, applicando pratiche di gestione aziendale rafforzate e nuove tecnologie".

Infatti l'FMI ha pubblicato un articolo nel 2019 in cui sollecitava cambiamenti radicali dal lato dell'offerta nella produzione alimentare al fine di ridurre le "emissioni in agricoltura". Nello specifico affermava che:

la produzione e il consumo globale di carne rossa (soprattutto manzo) e latticini dovranno essere ridotti di circa il 50%, sostituendoli con le proteine ​​fornite dalle piante. Un'azione urgente nei primi tre produttori di carne bovina (Stati Uniti, Brasile, Unione Europea) e latticini (Stati Uniti, India, Cina) è fondamentale. In secondo luogo, è necessario un passaggio su larga scala dall'agricoltura monocolturale convenzionale verso pratiche che supportino la biodiversità, come l'agricoltura biologica e mista, la gestione sostenibile del suolo e il ripristino dell'ecosistema. Danimarca e Paesi Bassi sono stati tra i primi Paesi ad annunciare ambiziosi piani di trasformazione organica.

Successivamente, nel 2020, l'FMI ha sottolineato l'importanza di aumentare i prezzi degli "alimenti ad alta intensità di terra (ad esempio la carne bovina)". Ciò avrebbe dovuto aiutare a ridurre il consumo di prodotti animali, spostando le "preferenze dei consumatori" lontano da articoli come carne, latte e prodotti a base di uova. In sostanza, l'FMI sostiene l'imposizione di nuove "tasse" su "carne, latticini e alimenti ultra-lavorati" al fine di "scoraggiare il loro consumo eccessivo":

Il prezzo medio al dettaglio negli Stati Uniti di un Big Mac, ad esempio, è di circa $5,60. Ma con tutte le spese nascoste della produzione di carne (inclusa assistenza sanitaria, sussidi e perdite ambientali) l'intero onere per la società è di ben $12, un prezzo che, se applicato, potrebbe più che dimezzare la domanda statunitense di hamburger [...]. Allo stesso modo, un gallone di latte costerebbe $9 invece di $3,50 e un pacchetto di costolette di maiale da due libbre acquistato in negozio passerebbe da $12 a $32.

Il WEF e l'FMI sia così impegnati a realizzare "una grande trasformazione alimentare" da approvare apertamente l'utilizzo di un sistema pianificato centralmente per impostare le quantità e i prezzi dei prodotti alimentari invece di consentirne la determinazione attraverso scambi volontari sul mercato. L'FMI sostiene anche misure volte a impedire alle persone di consumare "prodotti di origine animale a colazione o pranzo". Per incoraggiare l'accettazione di queste idee e cambiamenti, l'FMI ha chiesto di promuovere l'idea che tali "cambiamenti nella dieta comporterebbero benefici per la salute e risparmi sulla spesa pubblica".

Secondo l'FMI, il raggiungimento di "una grande trasformazione alimentare" richiederà anche il reindirizzamento dei sussidi statali e dei prestiti verso "aziende agricole sostenibili che producono proteine ​​vegetali per il consumo umano e incentivi per l'innovazione su proteine ​​alternative e tecnologie di agricoltura intelligente". Implicherebbe anche "rimuovere incentivi fiscali a favore di prodotti con intensità di emissioni", come i "prodotti lattiero-caseari/carne" e "fornire sostegno finanziario alle iniziative di ricerca e sviluppo sulla riduzione delle emissioni e la cattura dell'anidride carbonica in agricoltura". Inoltre l'FMI è del parere che impedire alle istituzioni finanziarie di "concedere prestiti a imprese agroalimentari non sostenibili" significherebbe "fornire un supporto essenziale per una Grande Trasformazione Alimentare".

La crisi alimentare mondiale è stato uno dei principali argomenti di discussione alla 12ͣ Conferenza ministeriale dell'OMC, tenutasi a Ginevra, in Svizzera, dal 13 al 15 giugno, alla quale hanno partecipato i ministri del Commercio dei suoi 164 stati membri. È interessante notare che l'attuale direttore generale dell'OMC, Ngozi Okonjo-Iweala, è anche un collaboratore/sostenitore dell'agenda del WEF. Inoltre è stata presidente del consiglio del Gavi, l'alleanza sui vaccini fondata nel 2000 grazie ai contributi della Bill and Melinda Gates Foundation. Gli sforzi del Gavi per garantire "l'accesso a vaccini nuovi per milioni di bambini più vulnerabili" sono supportati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, dall'UNICEF e dalla Banca Mondiale. Okonjo-Iweala ha di recente dichiarato alla BBC che "una crisi alimentare iniziata con la guerra in Ucraina potrebbe durare per anni se non si interverrà". Ciò detto, ritiene che “l'OMC possa essere parte della soluzione” alla “crisi alimentare incombente”, la quale vede i “Paesi a basso reddito” affrontare “una situazione catastrofica se non si interviene a livello nazionale e internazionale”. La conferenza si è conclusa con l'adozione da parte dell'OMC di una "dichiarazione sulla risposta emergenziale all'insicurezza alimentare", in base alla quale fornirà a qualsiasi Paese membro "assistenza tecnica e finanziaria" per trasformare la sua industria alimentare affinché possa affrontare la crisi e allo stesso tempo essere più resiliente in futuro. Con ogni probabilità l'OMC utilizzerà questa "dichiarazione" per costringere i suoi Paesi membri a nutrire le relative popolazioni affamate con nuovi alimenti alternativi, come le carni coltivate in laboratorio e le proteine ​​degli insetti.

Nel dicembre 2021 Juergen Voegele, vicepresidente per lo sviluppo sostenibile presso la Banca Mondiale, ha affermato che “le risorse naturali del mondo non possono sostenere l'attuale impronta di anidride carbonica dell'agricoltura, soprattutto quando si tratta di mangimi per animali. Per invertire le tendenze attuali, abbiamo bisogno di un modello di produzione alimentare fortemente dirompente e resiliente”. Sostiene fermamente l'allevamento d'insetti come una potenziale soluzione. Secondo la Banca Mondiale, l'allevamento d'insetti può “far risparmiare denaro agli agricoltori e ai governi diminuendo le importazioni e gli acquisti di cibo, mangimi e fertilizzanti. È possibile avviare operazioni su piccola scala a basso costo, aprendo opportunità per lavori resilienti al clima”. In quest'ottica è probabile che la Banca Mondiale sosterrà sempre di più la creazione di fondi che saranno utilizzati per finanziare investimenti in progetti agricoli volti a "combattere il cambiamento climatico", con particolare attenzione all'introduzione e alla promozione di nuovi prodotti alimentari, nonché alla riduzione dei prodotti animali.

Dati i loro precedenti, non è affatto irragionevole chiedersi perché istituzioni come FMI, Banca mondiale e OMC siano coinvolte nell'affrontare i problemi ambientali. Nel corso delle rispettive storie, le azioni delle istituzioni di Bretton Woods hanno contribuito a degradare l'ambiente, a espandere il potere autoritario delle multinazionali e a esacerbare la disuguaglianza sociale ed economica, le bancarotte, l'indebitamento, l'insicurezza alimentare, la malnutrizione e la fame in molti Paesi poveri. Lo hanno fatto utilizzando "la loro notevole influenza per facilitare" l'adozione di riforme economiche, politiche e accordi commerciali in "Paesi di tutti i continenti, il che ha consentito alle società transnazionali di ottenere un controllo significativo sull'economia mondiale" (si veda Birsen Filip, The Rise of Neo-liberalism and the Decline of Freedom [Cham, Svizzera: Palgrave Macmillan, 2020], pp. 230).

Dalla metà degli anni '90, molti degli accordi internazionali e delle riforme economiche promosse dalle istituzioni di Bretton Woods hanno contribuito direttamente a tagliare i redditi dei piccoli e medi agricoltori di tutto il mondo, portando molti di loro al fallimento. Nel caso dell'India, ciò ha provocato il suicidio di circa "182.936" agricoltori "tra il 1997 e il 2007". Inoltre uno studio del 2020 dei Centers for Disease Control and Prevention ha rivelato che "gli agricoltori sono tra i più propensi a morire per suicidio, rispetto ad altre occupazioni" e che "i tassi di suicidio nel complesso sono aumentati del 40% in meno di due decenni" tra gli agricoltori statunitensi. In particolare la brevettazione di semi e piante consentita dall'accordo OMC sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPS), firmato nel 1994, ha distrutto i mezzi di sussistenza di molti agricoltori, avvantaggiando nel contempo gli interessi di grandi società e imprese.

Nessuno dovrebbe illudersi che dietro le misure proposte da FMI, Banca Mondiale e OMC ci siano fini nobili intenzionati a combattere il "cambiamento climatico". Ciò è dimostrato dagli impatti negativi delle politiche e delle regole approvate che queste stesse istituzioni hanno progettato e promosso per governare la produzione e il commercio degli alimenti. Non sono i salvatori delle masse che vogliono farci credere di essere, bensì attori cardine nel portare a compimento "il Grande Reset". In sostanza, vogliono eliminare l'ordine spontaneo a favore di una società ordinata artificialmente in cui le masse isolate e senza terra che non possiedono alcuna proprietà dovrebbero sopportare una vita di schiavitù sotto i diktat di un governo mondiale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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