mercoledì 28 settembre 2022

Una Bretton Woods asiatica?

 

 

di Alasdair Macleod

La guerra finanziaria tra la Russia, con il tacito appoggio della Cina, da una parte e l'America e i suoi alleati della NATO dall'altra, si è intensificata rapidamente. Quando Putin ha lanciato l'attacco russo all'Ucraina, era già molti passi in avanti riguardo le strategie da adottare a livello geopolitico.

Abbiamo visto fallire le sanzioni, abbiamo visto la Russia raggiungere eccedenze record nelle esportazioni, abbiamo visto il rublo diventare la valuta più forte sui cambi.

Stiamo vedendo l'Occidente entrare in un nuovo ciclo d'inflazione monetaria per pagare le bollette energetiche di tutti. L'euro, lo yen e la sterlina stanno già crollando: il dollaro sarà il prossimo. Dal punto di vista di Putin, finora le cose vanno molto bene.

La Russia ha rafforzato il suo potere sulle nazioni asiatiche, tra cui la popolosa India e Iran. Ha convinto i produttori di petrolio e gas in Medio Oriente che il loro futuro risiede nei mercati asiatici e non in Europa. Sta sovvenzionando la rivoluzione industriale asiatica con energia a prezzi scontati. Grazie alle sanzioni dell'Occidente, la Russia è sulla buona strada per confermare le previsioni di Halford Mackinder fatte oltre un secolo fa: la Russia è il vero centro geopolitico del mondo.

C'è un pezzo nel puzzle di Putin ancora da mettere in atto: un nuovo sistema monetario per proteggere la Russia e i suoi alleati dall'imminente crisi monetaria occidentale. Questo articolo sostiene che grazie all'inettitudine geopolitica dell'Occidente, Putin sta ora assemblando un nuovo sistema multi-valuta coperto dall'oro.


Sviluppi monetari passati sotto traccia

Non riportati dai media occidentali, ci sono alcuni sviluppi interessanti in Asia sul futuro delle valute. All'inizio di quest'estate, è emerso che Sergei Glazyev, un economista russo di alto livello e ministro responsabile della Commissione economica eurasiatica (EAEU), è a capo di una commissione che progettava una nuova valuta commerciale per l'Unione economica eurasiatica.

Come proposto dai media russi e dell'EAEU, la nuova valuta deve essere composta da un mix di valute nazionali e merci. È stata suggerita una determinata ponderazione per riflettere l'importanza relativa delle valute e delle materie prime coinvolte. Allo stesso tempo, la nuova valuta commerciale sarà disponibile per qualsiasi altra nazione nell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai e per i membri in espansione dei BRICS. L'ambizione è che diventi un sostituto del dollaro in tutta l'Asia.

Più in particolare, lo scopo è quello di eliminare il dollaro per i regolamenti commerciali sulle transazioni transfrontaliere. Val la pena di notare che qualsiasi transazione in dollari si riflette nelle banche statunitensi attraverso il sistema bancario corrispondente, fornendo potenzialmente alle autorità statunitensi informazioni economiche e altre attività ritenute illegali o indesiderabili dalle stesse autorità statunitensi. Inoltre qualsiasi transazione che coinvolga dollari diventa una questione per il sistema legale statunitense, dando ai politici statunitensi l'autorità d'intervenire ovunque venga utilizzato il biglietto verde.

Oltre a rimuovere questi svantaggi, attraverso l'inclusione di un paniere di merci, sembra esserci un'accettazione che la nuova valuta commerciale debba essere più stabile in termini di potere d'acquisto rispetto al dollaro. Ciononostante non è esente da difetti. L'inclusione delle valute nazionali nel paniere non è solo una complicazione non necessaria, ma qualsiasi nazione che vi aderisca innescherà un riequilibrio globale della composizione della valuta.

Includere le valute nazionali è un suggerimento assurdo, così come suggerire che l'elemento commodity dovrebbe essere ponderato in base ai volumi degli scambi negoziati tra gli stati partecipanti. Invece una media non ponderata di energia, metalli preziosi e metalli di base avrebbe più senso, ma ancora non sarebbe abbastanza. Le ragioni sono illustrate dal seguente grafico.

Il grafico in cima mostra panieri di diverse categorie di materie prime indicizzate e prezzate in dollari. Questi panieri sono notevolmente meno volatili rispetto ai loro singoli componenti. Ad esempio, da aprile 2020 il petrolio è passato da una cifra negativa distorta a un massimo di $130, mentre il paniere energetico è aumentato solo di 6,3 volte, perché altre componenti non sono aumentate tanto quanto il petrolio greggio e alcune componenti potrebbero aumentare mentre altre potrebbero scendere. Le materie prime agricole sono costituite da cotone, legname, lana, gomma e pellami, non soggette a stagionalità indesiderate. Ma la media delle quattro categorie è notevolmente più stabile delle sue componenti (linea nera).

Ci stiamo muovendo verso la stabilità dei prezzi. Tuttavia tutte le materie prime hanno un prezzo in dollari, il che, per quanto indesiderabile, non può essere evitato. Il prezzo dell'oro risolve questo problema, perché può essere impostato rispetto alle valute partecipanti. Il prezzo delle materie prime in oro e la loro media sono mostrati nel grafico in basso.

Dal 1992 la media (linea nera) è variata tra 0,37 e 1,66, ed è attualmente a 0,82, ovvero il 18% in meno rispetto a gennaio 1992. Questo valore è stabile e anche questa bassa volatilità sarebbe inferiore se il dollaro non fosse di per sé così volatile e il prezzo dell'oro non fosse manipolato dalle autorità occidentali. Per illustrare ulteriormente questi punti, il seguente grafico mostra la volatilità del dollaro in termini di petrolio greggio.

Prima dell'abbandono di Bretton Woods nel 1971, il prezzo del petrolio non cambiava quasi mai. Da allora, misurato in oro, il dollaro ha perso il 98% del suo potere d'acquisto. Inoltre il grafico mostra che è il dollaro a essere estremamente volatile e non il petrolio, perché il prezzo di quest'ultimo in oro è relativamente costante (in calo solo del 20% rispetto al 1950), mentre in dollari è in rialzo di 33,6 volte con alcune oscillazioni selvagge.

Pertanto Glazyev dovrebbe eliminare completamente le valute dal paniere proposto e sforzarsi di prezzare un paniere di materie prime non stagionali in oro, o in alternativa fare riferimento alla nuova valuta con l'oro impostandone il rapporto giornalmente. E come confermano i grafici sopra, non ha senso usare un paniere di materie prime quotate in dollari od oro quando è molto più semplice per le nazioni EAEU, e per chiunque altro desideri partecipare alla nuova valuta commerciale, utilizzare una valuta commerciale direttamente legata al prezzo dell'oro. Si tratterebbe di una nuova versione asiatica degli accordi di Bretton Woods e non avrebbe bisogno di ulteriori aggiustamenti.

Dalle recenti dichiarazioni del presidente Putin è chiaro che ha una migliore comprensione delle valute fiat e dei problemi inflazionistici dell'Occidente rispetto agli economisti occidentali. Ha da tempo dimostrato di apprezzare il rapporto tra denaro sano/onesto, ovvero l'oro, e valuta e credito. La sua profonda conoscenza è ulteriormente dimostrata dal suo insistere affinché i "non amici" paghino l'energia in rubli, permettendo alla Russia di controllare il mezzo di scambio con cui si acquista l'energia.

In breve, Putin sembra capire che l'oro è denaro e che il resto è credito inaffidabile. Quindi perché non ordina semplicemente la creazione di una nuova valuta commerciale coperta dall'oro?


Entra in scena il nuovo gold standard di Mosca

La logica suggerisce che una valuta coperta dall'oro sarà il risultato delle deliberazioni della commissione EAEU di Glazyev, soprattutto sulla scia di un successivo annuncio da parte di Mosca di un nuovo mercato russo dei metalli preziosi.

In conformità con le sanzioni occidentali, il London Bullion Market ha rifiutato di accettare l'oro estratto e lavorato dalla Russia. È stato quindi naturale per quest'ultima proporre un nuovo mercato dell'oro con sede a Mosca e con i propri standard. È altrettanto sensato che Mosca istituisca una commissione per l'impostazione dei prezzi, replicando quella della LBMA. Ma invece di essere la base per un conto di deposito in oro non allocato supervisionato da banche russe, sarà un mercato prevalentemente fisico.

Con sede a Mosca e chiamato Moscow International Precious Metals Exchange, esso incorporerà alcune delle caratteristiche della LBMA, come buone liste di consegna con impostazioni giornaliere o due volte al giorno. Il nuovo mercato dei metalli preziosi verrà quindi promosso come una logica sostituzione della LBMA.

Ma potrebbe essere una copertura e il vero obiettivo sarebbe quello di fornire un collegamento aureo alla nuova valuta commerciale pianificata dalla commisione di Glazyev? Il tempismo suggerisce di sì, ma lo sapremo con certezza solo man mano che gli eventi andranno avanti.

Dato che la Cina è il partner a lungo termine della Russia, è probabile che l'unità standard sarà rapportata alle barre da un chilo. L'adozione dello standard cinese nel nuovo mercato dei metalli preziosi a Mosca semplificherà il rapporto con la Shanghai Gold Exchange e snellirà la fungibilità tra contratti, arbitraggio e consegna.

La geopolitica suggerisce che la proposta alla base dell'istituzione di un nuovo mercato dei metalli preziosi a Mosca si adatterà a un più ampio piano transasiatico. Non ci sono dubbi che tutto questo porterà a un cambiamento sismico nella politica dell'oro per il partenariato russo-cinese. I cinesi in particolare hanno dimostrato una pazienza infinita che si addice a una nazione con il senso della sua lunga storia e del suo destino. Putin invece, avvicinandosi ai settant'anni, non può permettersi di essere così paziente e sta dimostrando la determinazione di assicurarsi un'eredità come grande leader russo. Mentre la Cina ha mosso i primi passi nella corsa all'oro, Putin ora sta tirando la volata.

Prima dell'invasione russa dell'Ucraina, la strategia era quella di lasciare che l'Occidente facesse tutti gli errori geopolitici e finanziari. Dal suo punto di vista la lezione era chiara: i nemici della Russia finiscono per sconfiggersi da soli, come accaduto a Napoleone, Hitler e in Afghanistan dove la NATO a guida americana è stata conquistata dalla sua stessa arroganza senza che Putin dovesse alzare nemmeno un dito. Ecco perché la Russia è l'Area Cruciale dell'Isola Mondo di Mackinder. Non può essere attaccata dalla marina e i requisiti delle linee di rifornimento per gli eserciti rendono la sconfitta della Russia quasi impossibile.

Dopo l'invasione dell'Ucraina, la strategia finanziaria di Putin è diventata più aggressiva ed è potenzialmente in contrasto con la politica economica cinese. Essendo tagliato fuori dai mercati occidentali, Putin è ora proattivo, mentre la Cina che esporta loro beni rimane più cauta. Ma la Cina sa che l'Occidente trasporta i semi della propria distruzione, il che significa la fine del dollaro e delle altre principali valute fiat. Una politica economica basata sulle esportazioni sarebbe una fase transitoria.

La politica della Cina sull'oro è una polizza assicurativa contro il crollo del dollaro, rendendosi conto che non era necessario che venisse incolpata della distruzione finanziaria dell'Occidente nel caso avesse annunciato un gold standard per lo yuan. Una tale scelta sarebbe equivalsa ad una guerra finanziaria nucleare, solo un'azione da intraprendere come ultima risorsa.

Gli sviluppi in Russia hanno cambiato le carte in tavola. È chiaro ai russi, e molto probabilmente anche ai cinesi, che l'inflazione del credito sta ora spingendo il dollaro verso una crisi l'anno prossimo o due. I preparativi per proteggere il rublo e lo yuan dal crollo del dollaro devono includere una nuova valuta commerciale come banco di prova per le valute nazionali in Asia, oltre a essere impostata in modo tale da consentire agli stati membri di adottare gold standard per le proprie valute nazionali.


Il possesso di oro fisico è fondamentale

Il passaggio dalle valute fiat occidentali alle valute asiatiche coperte dall'oro richiede come minimo una significativa proprietà di lingotti d'oro. Gli unici membri, associati e partner di dialogo dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai e dell'EAEU le cui banche centrali non hanno aumentato le loro riserve auree sin dal fallimento della Lehman, sono molto pochi. Sin da allora, tra loro, hanno aggiunto 4.645 tonnellate alle proprie riserve, mentre tutte le altre banche centrali solo 781 tonnellate in riserve auree aggiuntive.

Ma le riserve delle banche centrali sono solo una parte della storia, poiché le nazioni gestiscono altri conti nazionali di metalli preziosi, spesso segreti, non inclusi nelle riserve ufficiali. L'appendice a questo articolo mostra perché e come la Cina ha quasi certamente accumulato una quantità non dichiarata di lingotti, circa 25.000 tonnellate nel 2002 e probabilmente tale cifra sarà più alta ora.

Dal 2002, quando lo Shanghai Gold Exchange è stato inaugurato e ai cittadini cinesi è stato permesso per la prima volta di possedere oro, il metallo giallo consegnato in mani pubbliche ha totalizzato un ammontare di oltre 20.000 tonnellate. Sebbene la maggior parte di questi siano gioielli e alcuni siano stati restituiti allo SGE sotto forma di rottami per la rifinitura, è chiaro che le autorità hanno incoraggiato i cittadini cinesi a detenere l'oro per sé stessi, che tradizionalmente in Cina è sempre stato denaro reale.

Secondo Simon Hunt di Simon Hunt Strategic Services, oltre a riserve dichiarate di 2.301 tonnellate, la Russia detiene anche lingotti d'oro nel suo Gosfund (il Fondo statale della Russia) portando le sue disponibilità fino a 12.000 tonnellate. Questa cifra è significativamente superiore alle 8.133 tonnellate dichiarate dal Tesoro degli Stati Uniti, su cui ci sono ampi dubbi sulla veridicità della sua vera quantità.

Ovviamente la partnership asiatica ha un punto di vista sull'oro molto diverso dall'egemone americano. Inoltre negli ultimi mesi le prove hanno confermato ciò che i gold bug hanno sempre affermato: la Banca dei regolamenti internazionali e le principali bullion bank, come JPMorgan Chase, hanno intensificato lo schema di repressione dei prezzi per scoraggiare la proprietà fisica dell'oro e per deviare la domanda di lingotti in conti di oro sintetico non allocati.

La segretezza che circonda la segnalazione delle riserve auree all'FMI solleva ulteriori sospetti sulla vera posizione. Inoltre ci sono contratti di locazione e swap tra banche centrali, BRI e dealer di metalli preziosi che portano a un doppio conteggio e i metalli preziosi sono registrati come in possesso dei governi e delle loro banche centrali ma sono detenuti da altre parti.

Già nel 2002, quando il prezzo dell'oro era a circa $300 l'oncia, Frank Veneroso, che come noto analista ha speso molto tempo per identificare swap e locazioni delle banche centrali, ha concluso che 10.000-15.000 tonnellate di riserve auree di governi e banche centrali erano stati affittati o scambiati, ovvero fino a quasi la metà delle riserve auree mondiali ufficiali in quel momento. Il suo discorso è disponibile sul sito web del Gold Antitrust Action Committee, ma questa è l'introduzione:

Iniziamo con una spiegazione dell'oro nelle banche e dei derivati sull'oro.

È un'idea semplice, semplice. Le banche centrali hanno lingotti d'oro in un caveau. Può essere il caveau della Banca d'Inghilterra, il caveau della FED di New York. Gli costa soldi per l'assicurazione – gli costa soldi per lo stoccaggio – e l'oro non rende alcun interesse. Guadagnano interessi sui loro titoli di stato, come i buoni del Tesoro statunitensi. Vorrebbero avere anche un ritorno sul loro oro "sterile", quindi tirano fuori i lingotti dal caveau e li prestano a una bullion bank. Quest'ultima ha una passività in oro fisico nei confronti della banca centrale, quindi, e paga interessi su questo prestito dell'1% circa. Cosa se ne fanno con quest'oro? Finisce nel loro di caveau e gli costa in stoccaggio e assicurazione? No, non pagheranno l'1% per un prestito da una banca centrale solo per ritrovarsi uno spread negativo del 2% a causa di costi di assicurazione e stoccaggio aggiuntivi sull'oro fisico. Sono intermediari: fanno soldi con l'intermediazione finanziaria. Quindi prendono l'oro fisico e lo vendono a pronti, ottenendo in cambio denaro. Mettono quei contanti in deposito o acquistano buoni del Tesoro. Ora si ritrovano un asset finanziario – non un qualcosa di fisico – sul lato degli attivi del loro bilancio che gli rende un interesse – 6% rispetto a quell'1% di costo in interessi sul prestito dalla banca centrale. Che fine ha fatto quell'oro fisico? Ebbene, quell'oro fisico finisce in una raffineria che lo fonde e lo trasforma in diversi tipi di lingotti, i quali poi finiscono nelle gioiellerie. I gioielli creati vengono venduti a privati. Ecco dove finiscono quelle barre fisiche, che finiscono per adornare le donne del mondo...

Abbiamo ottenuto, anche se grezze, stime dei prestiti in oro da più di 1/3 di tutte le bullion bank. Siamo andati da dealer di lingotti e abbiamo chiesto: "Si tratta di grandi bullion bank, medie o piccole?" Li abbiamo classificati di conseguenza e da ciò abbiamo estrapolato un ammontare totale di prestiti in oro dal nostro campione. Tale esercizio ci ha portato esattamente alla stessa conclusione di tutte le altre nostre prove e deduzioni, ovvero qualcosa come 10.000-15.000 tonnellate di oro preso in prestito.

Le scoperte di Veneroso sono state sbalorditive, ma due decenni dopo non abbiamo idea della posizione attuale. Il mercato è cambiato sostanzialmente dal 2002 e oggi si pensa che gli swap e le locazioni avvengano spesso tramite registrazioni contabili piuttosto che consegna fisica di metalli preziosi. Ma le implicazioni sono chiare: se la Russia o la Cina volessero dichiarare la loro vera posizione e si muovessero per coprire le loro valute con l'oro, o collegarle all'oro in modo credibile, sarebbe catastrofico per il dollaro e le valute fiat occidentali in generale. Si tratterebbe di una massiccia pressione ribassista sulla politica occidentale di lunga data riguardo il prezzo dell'oro. E ricordate che l'oro è denaro, mentre il resto è credito, come disse John Pierpont Morgan nel 1912. Non stava esprimendo solo la sua opinione, ma un fatto conclamato.

In una crisi finanziaria, la manipolazione dei mercati dei metalli preziosi andata avanti sin dagli anni '70 corre un rischio significativo di svanire. Lo squilibrio nelle disponibilità di lingotti tra il campo russo/cinese e l'Occidente genererebbe l'equivalente di un evento nucleare finanziario. Questo è il motivo per cui è così importante capire che invece di essere una polizza assicurativa di lunga durata, la pianificazione di una nuova valuta commerciale per le nazioni asiatiche, in coincidenza con l'introduzione di un nuovo gold standard a Mosca, sta anticipando gli sviluppi finanziari in Occidente. Stando così le cose, sta per essere lanciata una bomba nucleare finanziaria.


Appendice


La politica cinese sull'oro

La Cina ha compiuto il suo primo passo verso l'eventuale dominio del mercato dell'oro nel giugno 1983, quando le norme sul controllo dell'oro e dell'argento furono approvate dal Consiglio di Stato. I seguenti articoli espongono gli obiettivi in ​​modo molto chiaro:

Articolo 1. Il presente Regolamento è formulato per rafforzare il controllo sull'oro e l'argento, per garantire il fabbisogno di oro e argento dello Stato, per il suo sviluppo economico e per bandire il contrabbando di oro e argento e le attività di speculazione e lucro.

Articolo 3. Lo Stato perseguirà una politica di controllo unificato, acquisto monopolistico e distribuzione di oro e argento. Le entrate e le spese complessive in oro e argento degli organi statali, delle forze armate, delle organizzazioni, delle scuole, delle imprese statali, delle istituzioni e delle organizzazioni economiche collettive urbane e rurali (di seguito denominate unità domestiche) devono essere incorporate nel piano statale per la incassi e spese di oro e argento.

Articolo 4. La Banca popolare cinese è l'organo statale responsabile del controllo dell'oro e dell'argento nella Repubblica popolare cinese.

Articolo 5. Tutto l'oro e l'argento detenuti dalle unità domestiche, ad eccezione delle materie prime, delle attrezzature, degli utensili domestici e dei souvenir che la Banca popolare cinese ha autorizzato a conservare, devono essere venduti alla Banca popolare cinese. L'oro e l'argento non possono essere smaltiti o conservati personalmente senza autorizzazione.

Articolo 6. Tutto l'oro e l'argento legalmente acquisiti da individui sono sotto la protezione dello Stato.

Articolo 8. Tutti gli acquisti di oro e argento devono essere effettuati tramite la Banca popolare cinese. Nessuna unità o individuo potrà acquistare oro e argento a meno che non sia autorizzato o incaricato in tal senso dalla Banca popolare cinese.

Articolo 12. Tutto l'oro e l'argento venduti da privati ​​devono essere venduti alla Banca popolare cinese.

Articolo 25. Nessuna restrizione è imposta alla quantità di oro e argento introdotta nella Repubblica popolare cinese, ma la dichiarazione e la registrazione devono essere presentate alle autorità doganali della Repubblica popolare cinese al momento dell'ingresso.

Articolo 26. Ispezione e sdoganamento da parte della Dogana della Repubblica popolare cinese di oro e argento prelevato o ripreso all'estero sono effettuati in conformità dell'importo indicato sul certificato rilasciato dalla Banca popolare cinese o sulla dichiarazione originale e sul modulo di registrazione all'ingresso. Tutto l'oro e l'argento sprovvisti di certificato di copertura o eccedenti l'importo dichiarato e registrato all'ingresso non possono essere portati fuori dal Paese.

Questi articoli chiariscono che solo la Banca popolare cinese era autorizzata ad acquistare o vendere oro per conto dello stato, senza limitazioni, e che i cittadini che possedevano o acquistavano oro non erano autorizzati a farlo e dovevano venderlo alla PBOC.

Inoltre la Cina ha sviluppato la sua produzione di miniere d'oro indipendentemente dai costi, diventando di gran lunga il più grande produttore al mondo. Le raffinerie statali raffinano questo oro insieme al doré importato da altrove. Praticamente niente di questo oro lascia la Cina, cosicché il metallo giallo posseduto oggi tra lo stato e gli individui continua ad accumularsi.

Gli articoli sopra citati hanno formalizzato il monopolio dello stato su tutto l'oro e l'argento che passa attraverso la Banca popolare cinese; viene consentita la libera importazione di oro e argento, ma si tiene sotto stretto controllo le esportazioni. L'intento alla base di quegli articoli non è quello di stabilire o consentire il libero scambio di oro e argento, ma di controllarli nell'interesse dello stato.

Stando così le cose, la crescita delle importazioni cinesi di oro registrate come consegne al pubblico sin dal 2002, quando è stata istituita la borsa dell'oro di Shanghai e alla popolazione è stato quindi permesso di acquistare oro, è solo la prova più recente di un atto politico intrapreso trentanove anni fa. La Cina aveva accumulato oro per diciannove anni prima di consentire ai suoi cittadini di acquistarlo. Inoltre i lingotti erano disponibili, perché in diciassette di quei suddetti diciannove anni, l'oro si trovava in un mercato ribassista alimentato da un'offerta proveniente dalle cessioni delle banche centrali, dal leasing e dall'aumento della produzione mineraria, che secondo me ammontavano a circa 59.000 tonnellate. I due maggiori acquirenti di tutto questo oro sono stati Medio Oriente e il governo cinese, con una domanda aggiuntiva identificata tra India e Turchia. La composizione di tali fonti e la probabile domanda sono individuate nella tabella seguente.

In un altro contesto, il costo delle 25.000 tonnellate di oro della Cina equivale a circa il 10% delle sue esportazioni nel periodo sopraccitato e gli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta in particolare hanno visto anche enormi afflussi di capitali quando le multinazionali stavano costruendo fabbriche in Cina. Tuttavia l'accumulo di oro della Cina è nella migliore delle ipotesi un'ipotesi ben elaborata. Ma data la determinazione dello stato ad acquisire oro espressa nei regolamenti del 1983 e dalle sue successive azioni, è chiaro che la Cina abbia accumulato una significativa scorta non dichiarata nel 2002.

Finora i piani a lungo termine della Cina per l'acquisizione di oro hanno raggiunto obiettivi importanti. Ad oggi, le consegne aggiuntive al pubblico tramite lo SGE ammontano a oltre 20.000 tonnellate.


Le motivazioni della Cina

I motivi della Cina per prendere il controllo del mercato dei lingotti d'oro si sono evoluti. I regolamenti del 1983 hanno senso come parte di un piano lungimirante per garantire che alcuni dei benefici dell'industrializzazione si accumulassero come un bene nazionale privo di rischi. Questo ragionamento è simile a quello delle nazioni arabe che hanno capitalizzato la manna del prezzo del petrolio solo dieci anni prima, cosa che le ha portate ad accumulare il loro tesoretto a beneficio delle generazioni future. Tuttavia, col passare del tempo, il mondo è cambiato sia economicamente che politicamente.

Il 2002 è stato un anno significativo per la Cina, quando sono entrate in scena considerazioni geopolitiche. Non solo la Banca popolare cinese ha istituito lo Shanghai Gold Exchange per facilitare le consegne agli investitori privati, ma quello fu l'anno in cui l'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai adottò formalmente il suo statuto. La fusione di sicurezza ed interessi economici ha legato Russia e Cina, insieme a un certo numero di stati asiatici ricchi di risorse, in un blocco economico. Quando si uniranno anche India, Iran, Mongolia, Afghanistan e Pakistan, la SCO coprirà più della metà della popolazione mondiale. E inevitabilmente i membri della SCO sono alla ricerca di un sistema di settlement commerciale alternativo al dollaro.

Ad un certo punto la Cina con il suo partner SCO, la Russia, potrebbe far salire il prezzo dell'oro come parte di una strategia monetaria. Da un punto di vista economico il possesso di oro a un prezzo corretto darà loro un dominio finanziario sul commercio globale in un momento in cui le valute fiat si stanno disintegrando, o più semplicemente non ha senso possedere un asset soppresso il valore per sempre. Dal 2002 si è sviluppata anche una tesi geopolitica: sia la Cina che la Russia, avendo inizialmente voluto abbracciare il capitalismo americano e quello dell'Europa occidentale, non hanno più cercato di farlo, vedendoci invece come deboli nemici. La popolazione cinese è stato quindi incoraggiata, anche dalla pubblicità del servizio pubblico, ad acquistare oro, contribuendo a spogliare l'occidente delle sue rimanenti scorte di metalli preziosi e a fornire liquidità al mercato in Cina.

Ciò che è veramente sorprendente è che l'establishment economico e politico occidentale abbia respinto l'importanza dell'oro e ignorato tutti i segnali di avvertimento. Non sembrano rendersi conto del potere che hanno dato a Cina e Russia di creare il caos finanziario come conseguenza della repressione del prezzo dell'oro. È solo una questione di tempo e poi il sistema a riserva frazionaria dei conti in oro non allocati a Londra crollerà, lasciando Shanghai come l'unico grande mercato fisico.

Questo è probabilmente l'ultimo anello della strategia di lunga data della Cina e, attraverso di essa, un dominio pianificato dell'economia globale in collaborazione con la Russia e le altre nazioni della SCO. Ma come notato sopra, solo gli eventi recenti hanno portato avanti questo esito.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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