sabato 24 dicembre 2011

Lo Stato Peccatore

«I santi padri facevano delle profezie intorno agli ultimi tempi: "Che cosa abbiamo fatto noi?", così si domandarono un giorno. E uno di loro, il grande Abate Ischirione diede una risposta: "Noi abbiamo osservato i comandamenti di Dio". Allora essi soggiunsero: "E quelli che saranno dopo di noi, che cosa faranno?" Ischirione rispose: "Questi arriveranno solo alla metà di ciò che abbiamo fatto noi". Insistettero ancora: "Che cosa sarà di quelli che verranno dopo di loro?" Ed egli disse: "Gli uomini di quest’epoca non saranno ricchi di opere buone. Però si alzerà contro di loro il tempo della grande tentazione e quelli che in questo tempo saranno trovati buoni, saranno più grandi di noi e dei nostri padri".» -- I Padri nel Deserto

(Grazie a
Luis Piz per l'apertura dell'articolo.)
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di Llewellyn H. Rockwell Jr.


[Speaking of Liberty (2003)]


Quasi nessuno parla della tavola delle virtù e dei vizi — che comprendono i sette peccati capitali — ma nel revisionarli, scopriamo che riassumono bene il fondamento dell'etica borghese, e forniscono una critica morale e solida allo stato moderno.

Ora, i libertari spesso non parlano delle virtù e dei vizi, soprattutto perché siamo d'accordo con Lysander Spooner che i vizi non sono crimini, e che la legge dovrebbe riguardare soltanto quest'ultimi. Allo stesso tempo, dobbiamo osservare che i vizi e le virtù — e la nostra concezione di ciò che costituisce un comportamento corretto e la cultura in generale — hanno un forte impatto sull'aumento e sulla diminuzione della libertà.

Lasciatemi illustrare. Un relatore in una conferenza al Mises Institute, due anni fa stava spiegando come i problemi del welfare, della carità, e del sostegno dei poveri potevano essere gestiti con mezzi volontari — cioè, attraverso la filantropia. La sua spiegazione era brillante, ma venne mossa un'obiezione.

Uno studente dall'India aveva una domanda. Che cosa succede se, disse, si vive in una società in cui la religione dice che la condizione di una persona nella vita è dettata da Dio, e quindi sarebbe un peccato cambiarla in un qualunque modo. I poveri, in questa prospettiva, si suppone che rimangano poveri, ed aiutarli violerebbe la volontà di Dio. Infatti, una persona caritatevole commetterebbe un crimine contro Dio.

Il relatore rimase lì in silenzio. Gli studenti nella stanza guardavano l'interrogante con le bocche aperte. Eravamo tutti sorpresi di fronte ad una realtà troppo spesso ignorata; e cioè, che l'etica che sorregge la nostra cultura, che noi spesso diamo per scontata, è essenziale per il funzionamento di ciò che chiamiamo una buona società, basata sulla dignità della persona, e sulla possibilità di progresso, di libertà e di prosperità.

Nel nostro paese e nel nostro tempo, un'economia produttiva di libero mercato, una sostenuta da un forte senso di responsabilità personale e da un impegno morale per la sicurezza dei diritti di proprietà, ha un grande nemico: lo stato interventista. È lo stato che tassa, regola, ed inflaziona, distorcendo un sistema che altrimenti funzionerebbe senza problemi, produttivamente, e per il grande beneficio di tutti, generando ricchezza, sicurezza e pace, e creando le condizioni necessarie per la fioritura di tutto ciò che chiamiamo la civiltà.

Il nome che Karl Marx diede a questo sistema fu capitalismo, perché credeva che il libero mercato fosse il sistema che dava potere ai proprietari di capitali — la borghesia — a scapito degli operai e dei contadini della classe proletaria.

Il nome capitalismo è un pò fuorviante, perché la libera impresa non è, infatti, un sistema di economia organizzato ad esclusivo beneficio delle classi possidenti. Eppure, i fautori del libero mercato non sono stati interamente insoddisfatti nel dover usare il termine capitalismo, proprio perché la proprietà del capitale e l'accumulo è davvero il motore che guida il funzionamento di un libero mercato produttivo.

Mentre il sistema non funziona ad esclusivo beneficio dei capitalisti, è certamente vero che la proprietà privata dei mezzi di produzione, e la creazione di questa classe di cittadini, è fondamentale affinché noi godiamo di tutte le glorie che un'economia produttiva dona alla società.

Insieme alla creazione di questa classe arriva la formazione di quella che viene chiamata l'etica borghese — un termine usato per descrivere ironicamente le abitudini della classe finanziaria. I Marxisti usano ancora la parola come se descrivesse una classe sfruttatrice. Più comunemente, è utilizzata dagli intellettuali per identificare un certo tipo di somoglianza e come prevedibile manca di un apprezzamento per l'avanguardia.

Di solito è usata per descrivere persone che hanno un affetto per la città natale, la fede e la famiglia, ed uno stile di vita sperimentale e comportamenti che costeggiano le norme culturali comunemente accettate. Ma coloro che usano il termine in modo derisorio non apprezzano generalmente la misura in cui l'etica borghese rende possibile lo stile di vita di tutte le classi, compresa la classe intellettuale.

La borghesia è una classe di risparmiatori e custodi del contratto, persone che sono preoccupate per il futuro più che del presente, persone con un attaccamento alla famiglia. Questa classe di persone si preoccupa di più del benessere dei propri figli, del lavoro e della produttività, piuttosto che del tempo libero e dell'indulgenza personale.

Le virtù della borghesia sono le virtù tradizionali della prudenza, della giustizia, della temperanza e della fermezza d'animo. Ognuno ha una componente economica — molte componenti economiche, infatti.

La prudenza sostiene l'istituzione del risparmio, il desiderio di ottenere una buona istruzione per prepararsi al futuro e la speranza di trasmettere una eredità ai nostri figli.

Con la giustizia viene il desiderio di proteggere i contratti, a dire la verità nei rapporti commerciali, ed il risarcimento per coloro che hanno subito un torto.

Con la temperanza viene la voglia di frenarsi, di lavorare prima che di giocare, il che dimostra che la prosperità e la libertà sono in ultima analisi, supportate da una disciplina interna.

Con la forza d'animo viene l'impulso imprenditoriale di mettere da parte la paura eccessiva e di andare avanti di fronte alle incertezze della vita. Queste virtù sono il fondamento della borghesia, e la base delle grandi civiltà.

Ma l'immagine speculare di queste virtù mostra come il lato virtuoso del comportamento umano trova il suo opposto nelle politiche pubbliche impiegate dallo stato moderno. Lo stato si erge contro l'etica borghese e la indebolisce, e il declino dell'etica borghese permette allo stato di espandersi a spese della libertà e della virtù.

Nella tradizione religiosa Occidentale, i Sette Peccati Capitali non sono gli unici. Vengono definiti Mortali dall'insegnamento tradizionale, poiché la loro conseguenza è la morte spirituale. Analizziamoli uno alla volta.



Vanagloria

Si parla anche di orgoglio, o, più precisamente, di orgoglio eccessivo o sproporzionato. Sappiamo che cosa significa per una persona essere eccessivamente vanagloriosa o orgogliosa. Vuol dire che mette i suoi interessi prima di quelli di chiunque altro, anche se ciò può provocare danni ad un altro. E' la sovrastima del valore di se stessi e degli interessi e dei diritti a scapito degli altri.

Nelle politiche pubbliche, possiamo pensare a molti gruppi di pressione che credono che i loro interessi siano più importanti di quelli di chiunque altro. Infatti, questo tratto di vanagloria descrive il clamore spaventoso per ogni sorta di nuovi diritti. Abbiamo lobbisti sulla disabilità che credono di avere diritto a violare i diritti di proprietà e la libertà di tutti gli altri.

Lo stesso vale per molti gruppi identificati da diverse categorie razziali e sessuali. Essi sono convinti dal loro orgoglio che debbano essere riconosciuti loro privilegi speciali. La legge e la sua eguale applicazione viene distorta dalle esigenze dei pochi contro i molti.

Questo non è certo il percorso per una pace sociale di lungo termine. Considerate il problema della discriminazione nelle assunzioni. Non riesco a capire perché qualcuno debba voler lavorare per un datore di lavoro che in realtà non lo vuole assumere. In un mercato competitivo, i datori di lavoro sono autorizzati a discriminare, ma i costi di assunzioni discriminatorie sono interamente a carico del datore di lavoro, il cui successo o fallimento è determinato dal consumatore.

Visto che i datori di lavoro sono in concorrenza tra loro, tutti possono trovare un posto per sé stessi all'interno della vasta rete di divisione del lavoro. L'orgoglio che porta a cortocircuitare questo processo non è nell'interesse a lungo termine della società.

Lo stesso vale per le nazioni. Non c'è niente di male ad avere un orgoglio naturale e normale per la propria nazione. Ma essere vanagloriosi e sopravvalutare il merito della propria nazione può avere cattivi effetti economici. Tra questi effetti negativi ci possono essere lo sciovinismo e l'aggressività in politica estera, così come il mercantilismo nella politica commerciale internazionale.

Se, per esempio, siamo così convinti che l'acciaio Americano è molto meglio dell'acciaio estero così da punire qualsiasi straniero che tenterebbe di venderci acciaio, siamo colpevoli di vanagloria. Stiamo anche danneggiando noi stessi economicamente, costringendo i consumatori di acciaio — in tutte le fasi della produzione — a pagare prezzi più elevati per acciaio di qualità inferiore a quella che prevarrebbe in un libero mercato.

Questo è uno stato di cose insostenibile. Qualsiasi settore che è protetto dalla concorrenza diventa sempre meno efficiente. La nazione che viene a praticare questa forma di mercantilismo può finire per produrre ogni sorta di cose inefficientemente, e scacciare nuove linee di produzione che sarebbero efficienti, ma viene impedito loro di emergere.

L'orgoglio nella politica pubblica può comportare un mancato utilizzo dell'intelligenza critica nel valutare il nostro sistema di governo. Potremmo dire, per esempio, che gli Stati Uniti sono la più grande nazione della terra. Ma questo significa che le nostre politiche fiscali e normative sono quello che dovrebbero essere e che a criticarle è in qualche modo anti-Americano? Assolutamente no. Affermare una cosa simile significa essere colpevoli di vanagloria.

La verità è che il sistema di governo degli Stati Uniti è gravemente viziato e tristemente in contrasto con la maggior parte di quello che i padri fondatori speravano di portare quando insediarono un nuovo governo.

Non avrebbero mai immaginato una cosa come il mostruoso Department of Homeland Security, o una tassa sul reddito, o una Federal Reserve, o un vasto impero militare che spende più della maggior parte delle altre nazioni del mondo messe insieme.

Queste istituzioni e il cambiamento della politica pubblica della cultura, in generale, hanno creato lo stato più vanaglorioso nella storia del mondo, soprattutto sotto la guida dell'attuale presidente, i cui discorsi e dichiarazioni danno un nuovo significato alla parola messianico.



Rabbia

La civiltà occidentale nel corso degli ultimi 2,000 anni ha considerato la rabbia come un vizio grave, perché porta alla distruzione piuttosto che alla pace e alla produttività. Da questa considerazione l'istituzione di tribunali per gli affari interni e della diplomazia per gli affari esteri.

Ma nel nostro paese, il tabù contro la rabbia negli affari pubblici è venuto ad essere violato, in particolare nei crimini di guerra degli eserciti federali durante la guerra civile. I civili vennero presi di mira deliberatamente. Le case vennero saccheggiate, le colture vennero bruciate, il bestiame ucciso. Questa era l'espressione della rabbia.

L'istituzionalizzazione della rabbia ha persistito sin da allora, in massacri di civili nelle Filippine, nel blocco della fame della Prima Guerra Mondiale, nel bombardamento delle città nella Seconda Guerra Mondiale, nella distruzione di chiese nella guerra in Serbia, e nella guerra in Iraq, 11 anni consecutivi.

Quando i funzionari dicono di essere arrabbiati e programmano di scatenare l'Inferno su qualche paese straniero, sono partecipi di questa morsa mortale, che ha anche effetti culturali.

L'uomo dietro al bombardamento del palazzo federale di Oklahoma City ha sviluppato il suo gusto per la rabbia durante la prima Guerra del Golfo. Molti degli assassini che hanno sparato nelle scuole pubbliche si sono rivelati in seguito degli ossessionati dai mezzi militari e dalle guerre.

Quale lezione sta imparando l'ultima generazione dai discorsi e dagli atteggiamenti della classe dirigente attuale e dalla sua sete di sangue? Rabbrividisco al pensiero.

L'arsenale militare moderno, combinato con una frantumazione di tutte le restrizioni su ciò che è ammissibile e inammissibile in guerra, ha scatenato sul mondo lo stato arrabbiato. La sua modalità implacabile in politica estera è la vendetta, ed il suo prodotto principale è la sofferenza umana e la morte.



Invidia

Ancora una volta, questa è una parola che non si sente quasi più. L'invidia non è la stessa cosa della gelosia. La gelosia è semplicemente il desiderio di godere della proprietà e dello status di un altro. L'invidia è il desiderio di nuocere a qualcun altro solo perché in possesso di qualche qualità, virtù, o proprietà. E' il desiderio di distruggere il successo o la fortuna di un altro.

Oggigiorno, temo che l'invidia venga scatenata nei confronti delle persone a causa delle loro realizzazioni personali. E vediamo il risultato dell'invidia nel welfare redistribuzionista.

Alcuni dicono che ciò che conta di più non è che il welfare aiuti i poveri, ma piuttosto che faccia male ai ricchi. Anche con la tassa di successione, che raccoglie poche entrate, ma causa grave danno alle aspiranti dinastie familiari.

Quanti discorsi del Congresso contro la classe finanziaria ed i ricchi sono guidati da questo peccato mortale? Troppi. Le politiche di antitrust che cercano di distruggere un'impresa solamente perché è grande e di successo sono il risultato dell'invidia. Ricordo un articolo di Michael Kinsley diversi anni fa sulla rivista Slate, che onestamente sollevò questa domanda: cosa c'è di sbagliato nell'invidia?

Niente, concluse. Infatti, osservando giustamente, è il fondamento di gran parte della politica pubblica moderna. Anche così, è un peccato mortale. E' una cosa che distruggerà la società se si lascia sfogare completamente. E in nessun luogo si può scatenare meglio se non all'interno della cultura dello stato, che attacca in ogni modo il successo negli affari e nella vita privata.

Un secolo fa, molte dinastie private avevano più ricchezza a disposizione del governo federale. Lo Stato Invidioso moderno avrebbe tollerato una cosa simile? Non credo proprio. Ogni ricchezza tranne quella dello stato è in palio, ma soprattutto la ricchezza dinastica.



Avarizia

Anche il peccato relativo al desiderare di agguantare quello che appartiene ad un altro, attraverso qualsiasi mezzo si possa immaginare, è socialmente dannoso. Attraverso i programmi di tassazione e di welfare, lo stato sta in effetti benedicendo il peccato di avidità.

Ora, cerchiamo di essere chiari. Desiderare qualcosa non è la stessa cosa del desiderio innocente di migliorare la propria sorte nella vita. Questo è un buon impulso, che spinge le persone ad avere successo. La cupidigia è diversa perché non gli importa quale mezzo viene utilizzato per raggiungere i propri obiettivi.

Invece dello scambio produttivo, la cupidigia ricorre al furto, privato o pubblico che sia. Abbiamo visto la cupidigia rivolgersi al clamore pubblico dopo il crollo dei prezzi delle azioni nel 2000 e successivamente, quando il popolo ha chiesto che la FED facesse qualcosa per fare in modo che i loro investimenti non andassero a gambe all'aria.

Anche qui, vediamo che il desiderio per il denaro supera la considerazione morale di come questo denaro debba essere acquisito. E quanto più lo stato alimenta il peccato dell'avarizia, tanto più ne vedremo, e l'etica borghese cadrà maggiormente in disuso.

Lo stato moderno non è altro che un avaro. Ha il suo sguardo costantemente fisso sulla nostra libertà, privacy, ricchezza e indipendenza, e li vuole prendere con ogni mezzo possibile. Nello stato avaro, la libertà è sempre in calo, la percentuale di ricchezza soggetta a tassazione sempre in crescita, e la possibilità per le istituzioni e per gli individui di prosperare al di fuori della benedizione del governo sempre in dubbio.



Gola

Pensiamo alla gola come esclusivamente legata al cibo. Ma può anche significare il desiderio eccessivo di comfort, lusso, e tempo libero a scapito del lavoro e della produttività. Le lobby dei cittadini anziani, quando richiedono che il pubblico fornisca un ambiente confortevole per tutti i settuagenari a scapito dei giovani lavoratori, stanno cadendo nel peccato mortale della gola.

Il problema non affligge solo gli anziani. E' un problema tra i poveri, che sono stati condizionati dal welfare a credere che hanno il diritto di vivere bene senza guadagnare i loro soldi. È interessante notare che i tassi di obesità tra i poveri superano di gran lunga quelli tra la borghesia.

La pervasività della gola si mostra anche nel carico spaventoso di debito dei consumatori. Questo implica un desiderio di consumare ora a prescindere dalle conseguenze successive. Al consumatore goloso non interessa il lungo termine, basta che il suo appetito venga soddisfatto oggi.

La Federal Reserve incoraggia questo peccato mortale, attraverso politiche di credito accomodanti e salvataggi, che creano l'illusione che non ci sia uno svantaggio a vivere nel presente a scapito del futuro. La stessa cosa con la politica di inflazione, che ci spinge a spendere denaro oggi perché avrà meno potere d'acquisto domani. L'inflazione istituzionalizza il peccato della gola e lo fa apparire razionale.

Basta solo un rapido sguardo ad una mappa dettagliata di Washington DC, per vedere la dimostrazione ultima della golosità, per la terra, il denaro ed il potere. Dal punto di vista dello stato, non ha mai abbastanza terra, denaro e potere. Mangia e mangia, cresce sempre più grasso, e si corre un rischio al solo palesare questa realtà.



Accidia

La storia di come il welfare abbia creato una classe accidiosa è vecchia, quasi non più contestata, ma non meno vera. La promessa di qualcosa in cambio di niente a spese di altri ha corrotto i poveri, ma anche gli anziani ed anche un altro gruppo: gli studenti di età compresa tra i 18 ed i 25 anni.

Per quanto riguarda i vecchi, è patetico vedere come una classe di persone che dovrebbe capeggiare la società con saggezza e con esperienza, ai più alti ideali, sia diventata un gruppo di vacanzieri con sempre più rughe in volto. Cerchiamo di essere chiari: in una società libera, non esiste un diritto alla pensione, e certamente nessun diritto ad una pensione confortevole. Tale concetto venne inventato alla fine del New Deal. Prima di allora, la pigrizia era qualcosa che doveva essere acquistata con i propri soldi. Ora, la si può godere attraverso lo stato tassatore.

Per quanto riguarda gli studenti, il nostro sistema scolastico li ha socializzati facendoli credere che più credenziali ufficiali si guadagnano, più si ha il diritto a ricevere qualcosa dalla società, un pagamento in cambio della benedizione della propria semplice presenza nel mondo. Parlate con chi è nel business delle assunzioni in questi giorni. Egli vi dirà che è estremamente raro trovare un giovane che capisce che l'occupazione non è un tributo pagato ma uno scambio tra il lavoro ed un salario. Tutte queste tendenze sono peggiori in Europa, dove il welfare scolastico è più generoso — ma stiamo recuperando terreno.

Il sovvenzionamento della pigrizia crea un circolo vizioso. Più lo stato premia il non lavorare, meno le persone avranno una vita indipendente dallo stato tramite risorse personali e finanziarie. I pigri sono naturalmente inclini a sviluppare dipendenze, che è esattamente ciò che vuole lo stato.

Nel frattempo, considerate la pigrizia dello stato stesso. Non c'è classe più avversa al rischio a quella burocratica. Che sia la fase di approvazione dei farmaci da parte della FDA o il dipartimento d'approvazione dei prestiti al HUD, far lavorare i burocrati è come far correre una una gara a dei maiali.

Alcuni anni fa, un burocrate federale ci inviò il seguente articolo, a cui si rifiutò di allegare il suo nome. Evidenziava:

Cosa attira le persone a lavorare per il governo? Cosa li tiene lì per tutta una vita? E' semplice: la sovracompensazione, enormi vantaggi, e grandi condizioni di lavoro. E' attraente iscriversi e quasi impossibile lasciarlo [...]. Cosa perderei se lasciassi il governo? La settimana lavorativa corta [...]. In questo momento, posso spendere l'8.7% del mio tempo di lavoro in vacanza. Ovvero, sei settimane all'anno in perpetuo [...]. Potrei anche dimenticare l'appellativo "bennies": per esempio, faccio un'ora di jogging al giorno, seguita da una doccia ed un piacevole pranzo. Mi mantiene in ottime condizioni per le mie vacanze. E sono sempre possibili escursioni per fare shopping durante il lavoro. Lo stress? Se il relax allungasse la vita, i burocrati vivrebbero fino a 150 anni.

Eppure, in quest'area, forse dovremmo esserne grati. L'unica cosa peggiore dello stato pigro è uno stato eccitato che si sveglia presto per toglierci la nostra libertà.



Lussuria

Si pensa che questo sia un problema personale. Ma vediamo la sua distruttività al lavoro in ogni politica del governo che non riesce ad apprezzare la famiglia come fondamento della società borghese. Nella vita pubblica di oggi, presumiamo che la famiglia sia superflua, quando invece è il baluardo fondamentale tra l'individuo e lo stato.

Economisti intelligenti come Ludwig von Mises e Joseph Schumpeter sostenevano che la famiglia è il terreno di formazione dell'etica del capitalismo. E' qui che impariamo a conoscere il male del furto e il rispetto per la proprietà altrui, a risparmiare ed a pianificare per il futuro, a mantenere la nostra parola data.

Non è un caso che i Marxisti abbiano a lungo cercato di distruggere la famiglia come istituzione, e ridurre tutta la società ad individui atomizzati che deficitano delle risorse per fornire sicurezza a sé stessi e quindi si rivolgono inevitabilmente allo stato, invece che ai genitori ed ai parenti, per un aiuto.

Questi sono i Sette Peccati Capitali, ed in ogni caso, ed in cento altri modi che non ho menzionato, la politica attuale del governo li incoraggia a scapito dell'etica borghese, che è l'etica del libero mercato, di una società che è produttiva, tranquilla ed affrancata dal potere arbitrario.

Perché sentiamo parlare così poco dei Sette Peccati Capitali? Forse perché nessuna istituzione è più golosa, avara, orgogliosa, o arrabbiata come lo è lo stato. Nel settore privato, le istituzioni di mercato correggono questi abusi nel corso del tempo. Nello stato, senza test di mercato e nessun controllo sui comportamenti non etici, questi peccati capitali prosperano nella vendetta.

Sono davvero molto preoccupato per il futuro della borghesia. Se ci fosse stato il pericolo che questa classe avrebbe potuto essere distrutta, circa 60 anni di politiche governative destinate ad ucciderla avrebbero raggiunto il loro obiettivo, ormai.

Eppure, non dobbiamo diventare compiacenti. Nella stessa misura in cui le lotte politiche attuali sono ridotte ad un conflitto di culture, il nostro miglior mezzo per combattere è quello di vivere e praticare l'etica borghese nelle nostre case, nella comunità e nelle imprese.

Cerchiamo invece di ricordare le quattro grandi virtù borghesi della prudenza, della giustizia, della temperanza e della fermezza d'animo, e, così facendo, faremo la nostra parte per costruire la libertà e la prosperità, anche nel nostro tempo. Che queste basi culturali della nostra civiltà non siano mai date per scontate.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. prego Johnny! :)

    Io l'ho scopiazzata da "Vita e detti dei Padri del deserto", Luciana Mortari, Città Nuova.

    Potrebbe essere Una bella idea regalo dell'ultim'ora! ;)

    Grande articolo, quello dell'etica e dei valori è un discorso importantissimo, tant'è che la demolizione della religiosità tradizionale ha aperto la strada allo strapotere dello stato moderno.

    La "laicissima" francia ne è un esempio lampante... eprobabilmente il più interessante, dal punto di vista storico.

    Buon Natale a tutti!

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