lunedì 15 ottobre 2018

La Behavioral Economics è una buona teoria economica?





di Frank Shostak


Di recente una teoria economica relativamente nuova chiamata Behavioral Economics (BE) ha iniziato a guadagnare popolarità. I suoi epigoni come Daniel Kahneman, Vernon Smith e Richard Thaler hanno ricevuto il premio Nobel per il contributo nel campo della BE.

La struttura della BE è emersa a causa dell'insoddisfazione nei confronti della teoria neoclassica in merito alle scelte dei consumatori. Un grosso problema nella teoria neoclassica è che essa avalla l'esistenza di una scala di preferenze ben radicata nella testa delle persone. Indipendentemente da qualsiasi altra cosa, questa scala rimane sempre la stessa.

I sostenitori della BE sostengono che questo sia un caso molto irrealistico. Quindi, per rendere il quadro mainstream più realistico, hanno suggerito di introdurre la psicologia nell'economia.

Si ritiene che lo stato emotivo delle persone influenzerà il loro processo decisionale. Pertanto, se i consumatori stanno diventando più ottimisti riguardo al futuro, questo rappresenterà un messaggio importante per le imprese in merito alle loro decisioni di investimento.

Secondo i ricercatori della BE, se i consumatori sono generalmente pazienti o impazienti ciò determina se sono inclini a spendere o risparmiare nel presente. Se sono più pazienti e risparmiano di più, ciò fornirà la base per generare fondi per i nuovi progetti di investimento degli imprenditori.

Gli economisti comportamentali sottolineano l'importanza della personalità. Una persona enfatica è considerata più propensa a fare scelte altruistiche. Le persone impulsive hanno maggiori probabilità ad essere impazienti e non così brave a risparmiare per il loro pensionamento. Le persone avventurose hanno maggiori probabilità di correre dei rischi — saranno più propense a giocare d'azzardo (vedi Behavioural Economics. A Very Short Introduction di Michelle Baddeley).

Mentre la critica della BE sull'economia mainstream è valida, ci chiediamo se la BE risolva il problema delle preferenze invariate dei consumatori e se presenti questi ultimi come persone reali e non come macchine.

La chiave qui è la definizione di ciò che sono gli esseri umani. Secondo la BE le persone non sono razionali, nel senso che usano la ragione in varie decisioni. Secondo i sostenitori della BE, il fattore chiave per le scelte dei consumatori sono le emozioni. Ad esempio, il premio Nobel Vernon Smith sostiene:
Alla gente piace credere che un buon processo decisionale sia una conseguenza dell'uso della ragione, e che qualsiasi influenza che le emozioni potrebbero avere è antitetica alle buone decisioni. Ciò che non è apprezzato da Mises e altri che si affidano similmente al primato della ragione nella teoria delle scelte, è il ruolo costruttivo che le emozioni svolgono nell'azione umana.[1]

Ovviamente una volta che l'importanza della ragione viene respinta, ciò che rimane è trattare gli esseri umani come oggetti. Secondo questo modo di pensare, l'azione umana non è guidata dalla ragione ma da fattori esterni che agiscono sugli esseri umani. Per mezzo di uno stimolo dato, si può quindi osservare varie reazioni umane e trarre ogni sorta di conclusione riguardante il ​​mondo dell'economia. Tuttavia, secondo Mises:
È impossibile descrivere qualsiasi azione umana se non si fa riferimento al significato che l'attore vede nello stimolo de a ciò a cui punta la sua risposta.[2]

Rifiutando l'importanza della ragione umana, gli economisti comportamentali e sperimentali considerano l'uomo come un semplice animale. Infatti alcuni degli economisti sperimentali stanno conducendo vari esperimenti su piccioni e ratti per verificare varie proposizioni dell'economia tradizionale.[3]



Perché l'introduzione della psicologia in economia non renderà l'economia più realistica

La psicologia è un elemento importante nell'economia comportamentale e sperimentale sulla base del fatto che l'azione umana e la psicologia sono discipline interconnesse. Tuttavia c'è una netta differenza tra economia e psicologia. La psicologia si occupa del contenuto dei fini e dei valori. L'economia inizia con la premessa che le persone perseguono una condotta intenzionale. Non si occupa del contenuto particolare dei vari fini.

Secondo Rothbard:
I fini di un uomo possono essere "egoistici" o "altruisti", "raffinati" o "volgari". Possono enfatizzare il godimento dei "beni materiali" e dei conforti, oppure possono sottolineare la vita ascetica. L'economia non è interessata al loro contenuto e le sue leggi si applicano a prescindere dalla natura di questi fini.[4]

Mentre:
La psicologia e l'etica si occupano del contenuto dei fini umani; si chiedono perché l'uomo scelga determinati fini, o quali scopi dovrebbero essere considerati primari.[5]

Pertanto l'economia si occupa di un dato fine e le implicazioni formali del fatto che gli uomini hanno fini e utilizzano mezzi per raggiungerli. Di conseguenza l'economia è una disciplina separata dalla psicologia.

Introducendo la psicologia in economia, si cancella la generalità della teoria. Questo è esattamente ciò che stanno facendo lo psicologo Daniel Kahneman, premio Nobel per l'economia, ed i suoi seguaci.

Attraverso vari test che ha condotto, Kahneman ha concluso che le persone non si comportano sempre in modo razionale, cioè in accordo con le premesse dell'economia mainstream. Ciò che Kahneman ha scoperto non ha nulla a che fare col fatto che le persone sono razionali o meno. Ha a che fare con la premessa imperfetta dell'economia popolare: le preferenze della gente sono costanti. In breve, le persone sono come macchine che non cambiano mai idea.

Contrariamente al pensiero tradizionale, la Scuola Austriaca ha sempre sostenuto che le valutazioni non esistono da sole indipendentemente dalle cose da valutare. Su questo Rothbard ha scritto: "Non ci può essere valutazione senza cose da valutare".[6]

In altre parole, la valutazione è il risultato della mente che valuta le cose. È una relazione tra la mente e le cose.

Se le preferenze sono costanti, allora è possibile comprimere queste preferenze in una formulazione matematica, cioè, si può catturare i desideri delle persone per mezzo di una formula. Ciò viene etichettato dall'economia mainstream come funzione di utilità. Curiosamente il presupposto della costanza è etichettata come un'importante caratteristica della razionalità dall'economia popolare.

Ovviamente le persone cambiano idea, quindi non sorprende se Kahneman abbia "scoperto" che il comportamento delle persone reali possa deviare sistematicamente da quello della cosiddetta "macchina uomo", come illustrato dall'economia mainstream.[7]

Piuttosto che ignorare il presupposto delle preferenze costanti, Kahneman sostiene questa ipotesi e ha solo modificato la formulazione matematica delle preferenze del consumatore, vale a dire, la funzione di utilità, al fine di portare più realismo nel modello dell'economia mainstream. Nel suo lavoro altamente elogiato, Kahneman ha scritto:
Quindi la funzione di valore derivata (utilità) di un individuo non riflette sempre atteggiamenti "puri" nei confronti del denaro, poiché potrebbe essere influenzata da ulteriori conseguenze specifiche. Tali perturbazioni possono facilmente produrre regioni convesse nella funzione di valore per i guadagni e regioni concave nella funzione di valore per le perdite. Quest'ultimo caso può essere più comune in quanto grandi perdite spesso richiedono cambiamenti nello stile di vita.[8]



Il quadro misesiano delle scelte dei consumatori

Seguendo la struttura del pensiero di Mises, possiamo accertare la caratteristica distintiva e il significato dell'azione umana. Ad esempio, si può osservare che le persone sono impegnate in una varietà di attività. Ad esempio, possono svolgere lavori manuali, guidare automobili, camminare per strada o cenare nei ristoranti. La caratteristica distintiva di queste attività è che sono tutte propositive.

Inoltre possiamo stabilire il significato di queste attività. Pertanto il lavoro manuale può essere un mezzo per guadagnare denaro, il che a sua volta consente di raggiungere vari obiettivi come comprare cibo o vestiti. Mangiare in un ristorante può essere un mezzo per stabilire relazioni d'affari. Guidare una macchina può essere un mezzo per raggiungere una destinazione particolare.

In altre parole, le persone operano all'interno di un quadro di fini e mezzi; usano vari mezzi per raggiungere i fini. Possiamo anche stabilire che le azioni sono consapevoli e propositive.

La consapevolezza che l'azione umana sia consapevole e propositiva è certa. Chiunque cerchi di opporsi a questo fatto si contraddice, perché rappresenta un'azione intenzionale e consapevole nel voler sostenere che le azioni umane non sono consapevoli e propositive.

Sono valide anche varie conclusioni che derivano da questa conoscenza dell'azione consapevole e intenzionale, il che implica che non è necessario sottoporle a vari test di laboratorio come avviene nell'economia sperimentale. Per una conoscenza che è certa, non è richiesto alcun test empirico.

Gli economisti comportamentali e sperimentali, come il premio Nobel Vernon Smith, respingono l'idea che le azioni umane siano consapevoli e intenzionali. Così ha scritto Smith:
Lui (Mises) vuole affermare che l'azione umana sia intenzionalmente propositiva. Ma questa non è una condizione necessaria per il suo sistema. I mercati sono là fuori a fare le loro cose indipendentemente dal fatto che la molla dell'azione umana implichi o meno una scelta deliberata autocosciente. Sottolinea enormemente i processi mentali inconsci. La maggior parte di ciò che sappiamo non ricorda l'apprendimento, né il processo di apprendimento è accessibile alla nostra esperienza cosciente, la mente. [...] Anche i problemi decisionali importanti che affrontiamo vengono elaborati dal cervello sotto l'accessibilità consapevole.[9]



Mezzi/fini e le scelte dei consumatori

L'azione intenzionale implica che le persone valutino vari mezzi a loro disposizione in base ai loro fini. I fini individuali stabiliscono lo standard per le valutazioni umane e, quindi, le scelte. Scegliendo un particolare fine, un individuo stabilisce anche uno standard di valutazione dei vari mezzi.

Per esempio, se il mio scopo è quello di fornire una buona educazione a mio figlio, allora esplorerò varie istituzioni educative e le classificherò in accordo con le mie informazioni sulla qualità dell'educazione che queste istituzioni forniranno. Il mio standard per classificare queste istituzioni è il mio fine, quello di fornire a mio figlio una buona educazione.

O, per esempio, se la mia intenzione è quella di acquistare un'auto, ci sono tanti tipi di auto disponibili sul mercato, quindi devo specificare a me stesso i fini specifici che l'auto mi aiuterà a raggiungere. Per esempio, un fattore che potrei dover considerare è se pianifico di percorrere lunghe distanze, o solo una breve distanza da casa mia alla stazione ferroviaria e poi prendere il treno. Il mio fine definirà come valuterò le varie auto. Forse concluderò che per un breve tratto una macchina di seconda mano sarà buona. Poiché i fini di un individuo determinano le sue valutazioni dei mezzi, e quindi le sue scelte, ne consegue che lo stesso bene sarà valutato in modo diverso dall'individuo a seguito di cambiamenti nei suoi fini.

In qualsiasi momento le persone hanno un'abbondanza di fini che vorrebbero raggiungere. Ciò che limita il raggiungimento dei vari fini è la scarsità dei mezzi. Quindi, una volta resi disponibili i mezzi, è possibile accogliere un numero maggiore di fini, o scopi, e gli standard di vita delle persone miglioreranno.

Un altro limite al raggiungimento dei vari scopi è la disponibilità di mezzi adeguati. Quindi per placare la mia sete nel deserto, avrò bisogno di acqua. I diamanti in mio possesso non saranno di alcun aiuto in questo senso.

La struttura mezzi/fini è l'essenza di ogni azione umana, sia che l'azione sia in accordo con ciò che è considerato come condotta razionale, oppure no.

Inoltre una volta accettato che le azioni umane sono consapevoli ed intenzionali, non avrà molto senso estrapolare le preferenze in un laboratorio, o tramite questionari, dal momento che solo qualcosa che è costante può essere estratto. Quindi i vari risultati ottenuti dai test di laboratorio, o dai questionari, non faranno avanzare la nostra comprensione dell'azione umana per quanto riguarda l'economia, ma al contrario ci impediranno di acquisire una conoscenza significativa.



Conclusioni

Seminando dubbi sulla nozione che la ragione sia la principale facoltà che guida le azioni umane, l'economia comportamentale enfatizza l'importanza delle emozioni come fattore chiave che guida le azioni umane.

Attraverso l'analisi psicologica, i sostenitori dell'economia comportamentale hanno presumibilmente dimostrato che la condotta delle persone è irrazionale.

Di conseguenza i sostenitori dell'economia comportamentale potrebbero aver involontariamente gettato le basi per l'introduzione di controlli statali per "proteggere" gli individui dal loro comportamento irrazionale.

Ad esempio, ampie fluttuazioni nei mercati finanziari possono essere attribuite a comportamenti irrazionali che possono danneggiare l'economia. Quindi avrà senso frenare questa irrazionalità con un dosaggio di regolamenti restrittivi.

L'economia comportamentale, pur criticando l'economia tradizionale per non essere realista riguardo alle scelte umane, tratta gli esseri umani come automi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Vernon L. Smith, “ Reflections on Human Action after 50 years,” Cato Journal 19, no.2 (Fall 1999): 200.

[2] Ludwig Von Mises, The Ultimate Foundation of Economic Science. Si veda il capitolo 2.

[3] Frances K. McSweeney & Samantha Swindell, “Behavioral Economics and Within-Session Changes in Responding,” Journal of the Experimental Analysis of Behavior 72, no.3 (November,1999): 355–71.

[4] Murray N. Rothbard, Man, Economy and State, p. 63.

[5] Ibid., p. 63.

[6] Murray N. Rothbard, Towards a Reconstruction of Utility and Welfare Economics.

[7] Daniel Kahneman & Amos Tversky, “Prospect Theory: An analysis of decision under risk.” Econometrica 47, no. 2 (March, 1979).

[8] Ibid.

[9] Vernon L. Smith, “ Reflections on Human Action after 50 years,” Cato Journal 19, no. 2 (Fall 1999): 200.

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2 commenti:

  1. Questi studiosi sognano un fiatpeople conforme alle loro teorie.
    Così come il PD sogna di eleggersi un proprio elettorato. Visto che quello reale non li vota più ed è, quindi, irrazionale, cieco, volgare, ignorante, becero, razzista, xenofobo, fascista, ecc ecc

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  2. invece i comportamenti dei regolatori sono esenti da derive irrazionali, sono vulcaniani

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