venerdì 24 marzo 2023

Bitcoin e l'ideale americano

 

 

di Alex Gladstein

Il 4 luglio del 1776 i Padri Fondatori americani dichiararono:

Noi [...] i rappresentanti degli Stati Uniti d'America [...] in nome e per autorità del buon popolo di queste colonie, pubblichiamo e dichiariamo solennemente che queste colonie unite sono e di diritto dovrebbero essere Stati liberi e indipendenti; che sono assolti da ogni fedeltà alla Corona britannica e che ogni legame politico tra loro e lo Stato della Gran Bretagna è e dovrebbe essere totalmente sciolto; e che, in quanto Stati Liberi e Indipendenti, hanno pieno potere di muovere guerra, concludere la pace, stringere alleanze, stabilire commerci e fare tutti gli altri atti e cose che gli Stati indipendenti possono di diritto fare.

Questa fu un'azione audace e rischiosa. Mai prima di quel momento uno stato coloniale aveva sconfitto il suo signore, specialmente uno all'apice del potere mondiale.

Contro ogni previsione, i Padri Fondatori crearono una giovane nazione e conquistarono la libertà. Il 4 luglio è ancora, quasi due secoli e mezzo dopo, motivo di grande orgoglio in tutti gli Stati Uniti. L'idea di America, e i valori su cui è stata fondata, animano lotte di resistenza in tutto il mondo. I principi di libertà di parola, diritti di proprietà, uguaglianza di opportunità, libertà individuale e controlli ed equilibri sul potere statale sono quelli per cui val la pena combattere.

Ma per alcuni, invece, il 4 luglio sembra una festa priva di significato; ormai l'ideale americano si è allontanata dalla realtà.

La nostra storia è per molti aspetti vergognosa: abbiamo ridotto in schiavitù gli afroamericani; abbiamo perseguito una conquista genocida dei nativi americani; abbiamo internato giapponesi-americani nei campi di prigionia; abbiamo invaso il Vietnam e l'Iraq e alimentato uno stato di “guerra infinita”; abbiamo appoggiato colpi di stato contro leader democraticamente eletti; abbiamo dichiarato guerra alla droga e un imbastito un complesso industriale carcerario; e abbiamo sviluppato un sofisticato stato di sorveglianza. Questi sono solo alcuni esempi di come ci siamo allontanati dalle parole mozzafiato della Dichiarazione d'Indipendenza.

Alla base della Statua della Libertà, nel porto di New York, c'è una targa di bronzo con le parole di The New Colossus, un sonetto della poetessa ebrea americana Emma Lazarus. Le ultime righe recitano:

Antiche terre — ella dirà con labbra mute
— a voi la gran pompa! A me date
 i vostri stanchi, i vostri poveri,
le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi,
i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate.
Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste,
e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata.

Come ha sottolineato il saggista Allen Farrington, gli Stati Uniti hanno, per molti versi, perso questo generoso spirito fondatore. Nel corso del tempo è stato sacrificato sull'altare degli schemi egoistici di politici ed élite e sui patti che i nostri leader hanno stretto con i dittatori per garantire il dominio finanziario degli Stati Uniti. Ma le lettere scarlatte sulla storia americana potrebbero essere oscurate da un nuovo atto di ribellione? Una dichiarazione d'indipendenza monetaria?

Se la dichiarazione del 1776 era un documento di libertà politica, nel 2009 è arrivato un documento di libertà monetaria: il white paper di Satoshi Nakamoto.

Come notato da Joseph J. Ellis in Founding Fathers, storia dei primi leader americani e che ha vinto il Premio Pulitzer: “La creazione di una nazione americana separata è avvenuta improvvisamente piuttosto che gradualmente, in modo rivoluzionario piuttosto che evolutivo; le idee e le istituzioni politiche dello stato emergente si sono tutte sviluppate con intensità dinamica durante l'ultimo quarto del diciottesimo secolo. Molti dei pilastri duraturi della società e del governo americani sono stati stabiliti nell'arco di pochi anni“”.

Sta accadendo ancora una volta: non con la politica, ma, questa volta, con il denaro. Come scrive Ellis, la struttura dell'America “è stata costruita in un improvviso spasmo d'ispirazione forzata e costruzione improvvisata”, come sta accadendo ora con Bitcoin.

La ricerca dei cypherpunk e di Satoshi per creare una forma di denaro digitale al di fuori del controllo dello stato è stata animata non dalla paura di un potere imperiale, ma dalla crescente minaccia dello stato di sorveglianza e dell'incombente perdita delle nostre libertà da quando siamo entrati nell'era digitale.

Nel 1961 il presidente Dwight D. Eisenhower tenne un bellissimo discorso di addio. Disse con orgoglio come l'America fosse “la nazione più forte, più influente e più produttiva del mondo”, ma descrisse anche come il complesso militare-industriale, cresciuto sulla scia delle guerre americane all'estero, ponesse pericoli esistenziali. Se uno avesse detto ai Padri Fondatori che, 150 anni dopo la loro scomparsa, le seguenti parole sarebbero state pronunciate da un leader americano al suo popolo, la cosa li avrebbe sì raggelati ma probabilmente non li avrebbe sorpresi:

Questa congiunzione tra un immenso complesso militare e una grande industria di armi è nuova nell'esperienza americana. L'influenza totale — economica, politica, persino spirituale — si fa sentire in ogni città, ogni casa, ogni ufficio del governo federale. Riconosciamo la necessità imperativa di questo sviluppo, tuttavia non dobbiamo mancare di comprenderne le gravi implicazioni. La nostra fatica, le nostre risorse e il nostro sostentamento sono tutti in gioco e anche la struttura stessa della nostra società. Nei consigli di governo dobbiamo guardarci dall'acquisire un'influenza ingiustificata, voluta o meno, da parte del complesso militare-industriale. Il potenziale per una disastrosa scalata al potere esiste e persisterà. Non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici. Non dobbiamo dare nulla per scontato.

Eisenhower notò anche la rivoluzione tecnologica in corso e mise in guardia contro l'ascesa di una "élite scientifico-tecnologica" indifferente alle libertà fondamentali.

I cypherpunk hanno assistito alla realizzazione della visione oscura di Eisenhower, poiché negli anni '80 hanno visto insinuarsi lo stato di sorveglianza e porre le basi per la sua futura espansione. Hanno anche capito i limiti di ciò che si potrebbe ottenere alle urne. Sono emersi rendimenti decrescenti nel chiedere allo stato di proteggere le nostre libertà; alcune libertà dovrebbero essere riprese con il codice open source.

Bitcoin è l'istanza di un'idea rivoluzionaria: un sistema che non può discriminare; che non esercita violenza; che non ha regole speciali per i ricchi; che non richiede l'identificazione o un particolare stato o livello di ricchezza o razza o credo per essere utilizzato; e le cui regole non possono essere manipolate dagli stati. Satoshi ha preso le migliori idee da Thomas Jefferson, John Adams e dai loro colleghi e le ha regalate alle persone di tutto il mondo.

Come dice la Dichiarazione d'Indipendenza: “Quando una lunga serie di abusi e usurpazioni, le quali perseguono invariabilmente lo stesso Obiettivo, manifesta un disegno per ridurre [le persone] sotto il dispotismo assoluto, è loro diritto, è loro dovere, rovesciare tale governo, e fornire nuove guardie per la loro sicurezza futura”.

La nostra "nuova guardia" è Bitcoin. Non solo un documento di fondazione, ma una rete progettata per combattere il dispotismo delle banche centrali e della sorveglianza finanziaria, un dispotismo messo in moto centinaia di anni fa.

Un dibattito sul sistema monetario è stato al centro della fondazione dell'America. Uno dei più grandi rimpianti di Jefferson fu che, assicurandosi lo spostamento della capitale a sud da Filadelfia a Washington, raggiunse un compromesso con Alexander Hamilton e accettò di accorpare i debiti statali individuali in un debito nazionale, centralizzando il sistema finanziario americano. Questo slancio centralizzante è cresciuto nel corso dei decenni, manifestandosi infine nella legge che diede vita alla Federal Reserve che abbiamo oggi, la quale dà a burocrati non eletti il controllo del sistema monetario.

Un altro elemento che fece riflettere i Padri Fondatori fu il debole andamento delle valute fiat statali in epoca pre-rivoluzionaria (le quali videro un'inflazione dei prezzi compresa tra l'800% e il 2.300%) e il dollaro continental, stampato fino a morire e perse il 99,9% del suo valore durante la rivoluzione. Forse in quel caso, pensavano alcuni, valeva la pena svalutare una valuta per vincere una guerra, ma in futuro, la stessa azione avrebbe potuto stimolare nuove guerre non necessarie. Coloro che hanno seguito questa linea di pensiero avrebbero predetto con precisione l'attuale situazione dell'America: il fenomeno della "guerra infinita", in cui gli ultimi tre presidenti sono stati in guerra ogni giorno del loro mandato, anche se la nazione sembra essere rimasta in pace.

E se il nostro futuro monetario non continuasse lungo questo percorso di centralizzazione e svalutazione ma, piuttosto, seguisse un nuovo percorso di decentramento e valore crescente? L'odierna egemonia del dollaro fu progettata da Richard Nixon e Henry Kissinger. Domani la moneta d'America potrebbe basarsi sugli ideali gemelli dei Padri Fondatori e Satoshi Nakamoto.

A differenza degli Stati Uniti, che hanno perso la loro prima battaglia sulla centralizzazione solo pochi anni dopo la loro fondazione, Bitcoin ha vinto la sua prima battaglia sulla centralizzazione durante la cosiddetta Blocksize War, dove il controllo degli utenti e la libertà personale hanno sconfitto gli interessi commerciali e la concentrazione del potere.

Il 4 luglio 1821 il Segretario di Stato John Quincy Adams avvertì di un'America che sarebbe diventata un impero mondiale “alla ricerca di mostri da distruggere”. Un'America dove le “massime fondamentali della sua linea di politica” sarebbero “insensibilmente cambiate dalla libertà alla forza”, dove saremmo diventati “i dittatori del mondo”.

Forse Bitcoin può aiutare gli americani a riflettere sulla propria storia e ricordare che la vera gloria, nelle parole di Adams, non è “il dominio, ma la libertà” e che la vera marcia è quella “della mente” e non della spada.

Per riflettere su questi punti, ho parlato con due persone le cui famiglie hanno sopportato il peso della peggiore America e che hanno due prospettive sorprendentemente diverse. Hanno valutazioni contrastanti riguardo la storia americana e la sua storia fondante, ma entrambe possiedono un ottimismo sul futuro dell'America alimentato da Bitcoin.


BITCOIN E L'AMERICA NERA

Isaiah Jackson è un imprenditore e autore di Bitcoin and Black America, una feroce critica di come il sistema finanziario statunitense discrimini sistematicamente gli afroamericani. Il libro è anche un grido di battaglia affinché la comunità nera esplori l'uso di Bitcoin come via d'uscita da un sistema che avvantaggia ingiustamente le élite.

Jackson scrive: “Prima di Bitcoin non importava quanti soldi uno avesse raccolto per sostenere un piano d'indipendenza finanziaria, un movimento per i diritti civili o una marcia, alla fine bisognava sempre usare il sistema bancario [...] si continuava ad alimentare un sistema che non aveva a cuore i nostri migliori interessi. Tutti quei depositi arricchivano le banche che avevano incoraggiato il redlining, negato prestiti a richiedenti qualificati e mandato in bancarotta l'intero sistema finanziario nel 2008 [e poi] si sono date dei bonus per festeggiare”.

Una banca dopo l'altra, sottolinea Jackson, è stata multata per aver tenuto i neri a standard diversi rispetto ai bianchi. Secondo uno studio recente “i mutuatari nei quartieri neri ad alto reddito hanno il doppio delle probabilità rispetto ai proprietari di case nei quartieri bianchi a basso reddito di rifinanziarsi con un prestito subprime”. Come risultato dell'eredità della schiavitù e di pratiche come queste, “le famiglie nere hanno la ricchezza mediana più bassa in America”.

Il suo piano per cambiare il destino della sua comunità? Per spargere la voce su “come Bitcoin potrebbe innescare una rivoluzione tra le persone della classe operaia, ho mostrato come potremmo rifiutare la valuta fiat, utilizzare Bitcoin e avviare o possedere economie locali [...]. Propongo di costruire le nostre fondamenta di cambiamento sociale e protesta spostando costantemente i nostri fondi fuori dal sistema bancario”.

Grazie a Bitcoin, la dipendenza forzata da un sistema che discrimina i neri non è più l'unica opzione: “Si spera che durante il periodo del più grande trasferimento di ricchezza nella storia umana, la comunità nera non sarà quella che rimarrà col cerino in mano”.

Ho contattato Jackson per avere una sua prospettiva sul 4 luglio come festa americana e i suoi pensieri sull'idea di America contro la storia dell'America.

Jackson è per metà afroamericano e per metà nativo americano, con un albero genealogico che risale in parte agli schiavi venduti dall'Africa alle Barbados e poi nella Carolina del Sud, e in parte ai nativi americani perseguitati in Florida e Oklahoma.

Dice che “crescendo, in una famiglia nera, festeggiamo il 4 luglio, ma non è esattamente una festa patriottica. Hot dog, grigliate e fuochi d'artificio sono divertenti, ma per me si tratta di stare con la famiglia e godermi il tempo libero, non rendere omaggio ai Padri Fondatori”.

Jackson afferma che il 4 luglio è diventato un "memoriale consumistico" e non qualcosa che abbia un significato profondo, che risuoni di più.

Anche sull'ideale di America, Jackson dice che era “la loro idea di America. Se avessero permesso ai neri o alle donne di partecipare alla creazione della Costituzione, non avremmo dovuto aspettare decenni per il 13° o il 19° emendamento”.

No, in pratica, dice Jackson, l'America non è la "terra dei liberi".

“Siamo a un punto della storia in cui ce ne siamo completamente allontanati”.

Jackson dice che milioni di americani hanno subito il lavaggio del cervello da parte del sistema scolastico pubblico, definendolo "Pocahontizzazione della storia", dove molti alunni pensano che il rapporto tra i coloni europei e i nativi americani fosse come nei film Disney, in contrasto con la brutale conquista che è realmente avvenuta.

“Come ex insegnante di scuola pubblica e come qualcuno la cui madre e nonna erano insegnanti di scuola pubblica”, dice, “lasciami solo dire: non abbiamo insegnato agli alunni la vera storia dell'America”.

Jackson racconta un aneddoto risalente alla sua giovinezza, quando aveva 14 anni e il governo degli Stati Uniti invase l'Iraq. Ricorda di aver guardato la TV e di aver visto le stime secondo cui l'operazione militare sarebbe costata più di mille miliardi di dollari (ad oggi gli Stati Uniti hanno speso più di $6.000 miliardi nella Guerra al Terrorismo). Era a dir poco sbalordito.

“Mille miliardi di dollari? Ero in un quartiere pieno di gente povera, non avevamo infrastrutture, l'istruzione era terribile, l'assistenza sanitaria non ne parliamo. Anche da ragazzino sapevo che avremmo dovuto usare quei soldi a livello nazionale, invece di usarli per distruggere un altro Paese”.

Jackson dice di avere uno zio che "non crede a niente di quello che dicono i telegiornali". Tutti pensavano che fosse pazzo per mettere in discussione la guerra in Iraq, che era molto popolare all'epoca, ma lui disse a Jackson che la guerra non sarebbe mai finita, e che anche se avevano promesso che sarebbe stata breve, sarebbe stata lunga invece, e che esisteva una volontà specifica di rimanere in guerra.

“Pensavo fosse un folle, ma aveva ragione. È successo 18 anni fa e stiamo ancora combattendo in Iraq oggi”.

Jackson si ritiene un privilegiato a vivere in America: “Qui diamo per scontato l'impianto idraulico interno, l'aria condizionata, un robusto sistema di trasporto e persino una valuta relativamente stabile. A molte persone in tutto il mondo mancano tutte queste cose”. Però si ferma prima di dire che è orgoglioso di essere americano.

Nonostante il passato, è fiducioso per il futuro grazie a Bitcoin.

Bitcoin, dice, è “più americano della torta di mele. Si basa sui nostri ideali originali, dove abbiamo iniziato con una rivoluzione, un rovesciamento degli oppressori, sfidando la tirannia. Bitcoin sta facendo la stessa cosa, solo però a livello mondiale”.

Bitcoin potrebbe davvero garantire la libertà laddove un pezzo di carta ha fallito?

“Il motivo per cui il sogno rivoluzionario rimane irrealizzato”, dice, “è perché il denaro è imperfetto. Dobbiamo sistemare il sistema monetario”.

Sebbene Jackson non senta alcun legame profondo con il 4 luglio, festeggia il 3 gennaio, il compleanno del software Bitcoin. In realtà ha contribuito a sostenere la celebrazione di questa data, per ricordare agli utenti di Bitcoin di ritirare i fondi dagli exchange e tenerli in un wlalet dove si posseggono le chiavi private.

Jackson racconta storie di persone nella comunità nera che grazie a Bitcoin hanno visto cambiare la propria vita. Una delle sue preferite è quella di un ragazzo di 15 anni che è venuto a una delle sue conferenze nel 2016. La mamma pensava che quella cosa fosse interessante, ma è stato il figlio a chiamarlo ogni giorno per un mese intero dopo la conferenza. Quel ragazzino ha poi acquistato bitcoin dopo aver svolto piccoli lavori e quando aveva 17 anni poteva pagarsi il college. Ora ha 22 anni e gestisce la sua società di sviluppo web.

Un'altra storia che Jackson racconta è quella del suo amico Justin, che è finito in prigione per due anni, ma poi quando è uscito Bitcoin gli ha cambiato la vita. Ha imparato a conoscere la media del costo in dollari, il mining, il trading e ha persino avviato un'attività a Charlotte in cui vendeva cibo in cambio di bitcoin. Cinque anni dopo Justin ha scritto un libro, ha la sua serie su Clubhouse e un programma per aiutare i detenuti a guadagnare bitcoin mentre sono in prigione.

“Alla gente non piace parlare del sistema carcerario”, dice Jackson, “ho un cugino e un amico che sono entrambi in prigione. Sono intrappolati, ma hanno i cellulari e possono scambiare bitcoin".

Justin ha aiutato molti carcerati a trovare un futuro attraverso Bitcoin. Le guardie carcerarie perquisiscono gli effetti personali dei detenuti, ovviamente, ma a molti è permesso avere telefoni cellulari e le guardie non sempre setacciano le loro app telefoniche.

“Da quando abbiamo avuto le pattuglie degli schiavi”, dice Jackson, “abbiamo sempre avuto la polizia che era lì per tenere le classi inferiori lontane dalle classi superiori. Questo ha finito per diventare una questione razziale. Abbiamo bisogno della nostra polizia, perché la comunità nera è stata vittima del doppio standard delle leggi sul crack e la cocaina, le quali mettono in prigione i neri per 40 anni mentre danno solo 1 anno ai bianchi. Oggi ci sono milioni di neri nelle carceri americane per reati di droga non violenti. Non mi dispiacerebbe che i bitcoiner supportino queste persone”.

Anche se ciò non accade, dice Jackson, stanno lo stesso trovando supporto grazie a Bitcoin: “Ogni leader della comunità nera sa che abbiamo bisogno di alleati; con Bitcoin abbiamo alleati ovunque”.

Jackson vede Bitcoin come un rimedio ad alcuni dei peggiori aspetti dello sciovinismo e del nazionalismo, i quali hanno afflitto l'America nel corso dei decenni, sia che si tratti dello stato di guerra o del complesso carcerario-industriale. Nella sua mente, Bitcoin può aiutarci a raggiungere una maggiore connessione con il mondo che ci circonda.

“Tecnicamente”, dice Jackson, indicando la sua discendenza nativa americana, “la mia gente è arrivata qui per prima. Qualunque cosa fosse questo appezzamento di terreno, non si chiamava America. E potrebbe non essere l'America per sempre”.

Bitcoin, dice, lo ha aiutato a cambiare la sua prospettiva: “Se guardate una mappa del mondo, la maggior parte delle linee sono state tracciate da un gruppo di colonizzatori molto tempo fa”.

“Queste linee”, dice, “non hanno niente a che fare con me o con la mia generazione. Ma ora sono un cittadino del mondo e quelle linee non contano più”.


DA BAGHDAD A BITCOIN

“La mia prima introduzione all'America”, dice Faisal Saeed Al Mutar, “è stata un carro armato davanti a casa mia”.

Al Mutar è nato durante la prima guerra del Golfo e il suo primo contatto con gli americani è stato durante l'invasione del suo Paese nel 2003, quando aveva 12 anni.

Cresciuto sotto la dittatura di Saddam Hussein, in un sistema istruttivo il cui obiettivo era "creare quante più persone ignoranti possibile", gli è stato insegnato solo "come essere leali al presidente". Dice che dovevi sempre adorare e dire che Saddam aveva ragione, qualunque cosa accadesse.

Per illustrare il clima di paura in cui è cresciuto, Al Mutar dice: “Diciamo che vostro padre era contro il presidente [...] avrebbe chiesto al figlio di uccidere il padre con una pistola e di pagare il prezzo del proiettile. Questo è il modo in cui instillava paura nel figlio e [lo costringeva a] mostrare la sua lealtà al presidente”.

Al Mutar non poteva accedere a Internet o guardare più di due stazioni televisive controllate dallo stato sotto Saddam: "È stato un inferno", dice.

Ma alla fine Al Mutar ha sfondato il firewall, accedendo così a Internet e al "mercato nero" per la conoscenza, cosa che lo ha aiutato a sviluppare un ragionamento basato su “prove e metodi scientifici d'indagine, piuttosto che sulla fiducia e il misticismo, in quella costante ricerca di soluzioni ai problemi umani”.

Il primo testo di politica estera in cui s'è imbattuto è stato Age of Reason di Thomas Paine. Al Mutar l'ha trovato, insieme agli scritti di Orwell, su un sito di heavy metal e questa era la sua tana del bianconiglio per scoprire la libertà. L'ispirazione è cresciuta e ha aperto un blog in cui esplorava idee secolari, permettendogli poi di distribuire addirittura copie della Carta dei diritti americana ai compagni di classe.

Al Mutar attribuisce a suo padre il merito di aver instillato in lui i valori del pensiero critico: se voleva formarsi una convinzione, allora avrebbe dovuto cercare eventuali prove a sostegno di quella convinzione. Non si può credere ciecamente a qualcosa. Da queste parole, Al Mutar ha detto di aver seguito “una vita di apprendimento e non di odio”.

Quando Saddam cadde, iniziò a sostenere la separazione tra religione e stato. “Ho sostenuto molto i diritti umani, i diritti delle donne, i diritti LGBT”, ha detto, “e non è una cosa facile da fare in Medio Oriente”.

A quel tempo, Al Mutar pensava spesso: “Perché l'America ci ha invaso e noi non abbiamo invaso loro?”

Dopotutto, viene da Baghdad, che un tempo era la capitale del califfato ababaside nell'età d'oro dell'Islam. Ad un certo punto, molto tempo fa, il suo popolo invase e controllava un'enorme percentuale del pianeta, dall'Oceano Atlantico all'India.

“Cosa diavolo è successo?” si chiedeva Al Mutar. “Come siamo passati da una superpotenza a uno stato fallito? Come siamo passati da occupanti a occupati?”

Quando l'impero arabo raggiunse il suo apice, dice Al Mutar, costruì il suo potere sulla scienza e sulla ricerca. L'algebra, l'orologio, la macchina fotografica, le mappe cartacee e la chirurgia devono i loro natali alla cultura musulmana durante la sua età dell'oro. Allora, dice Al Mutar, era quando c'erano apertura, ricerca, libero pensiero, scienza e ragione e separazione dei poteri. E poi c'è stata una lunga decadenza nel dogma religioso.

Al Mutar dice di aver visto alcuni di questi stessi attributi nei testi dei Padri Fondatori e questo è il motivo per cui gli Stati Uniti stanno ancora dominando il mondo oggi.

Durante l'occupazione, Al Mutar andava dai soldati americani e faceva molte domande.

“Stavano seduti su un humvee e tenevano in mano M16”, dice, “ma non avevo paura. C'era dell'umanità in loro. Alcuni pensavano che quello che stavano facendo fosse nobile, altri lo facevano solo per soldi. Ma dopo aver parlato con tanti di loro, non li vedevo come mostri che volevano solo uccidere gli iracheni. Era la guerra e in guerra non ci sono buoni e cattivi, c'è molto grigio su chi è buono e chi è cattivo”.

Crescendo Al Mutar è diventato ateo, ha fondato il Global Secular Humanist Movement ed è diventato un bersaglio per gli islamisti. “Sono sopravvissuto a tre rapimenti”, dice. Sciita di nascita, Al Mutar e la sua famiglia sono entrati in possesso di documenti falsi sunniti e superare i posti di blocco tenuti da Al-Qaeda nel loro quartiere.

Il suo migliore amico è stato ucciso dai radicali, forse perché lo avevano scambiato per Al Mutar stesso, tanto che riceveva minacce di morte da Al-Qaeda e dall'Esercito del Mahdi. Suo fratello e suo cugino sono stati uccisi a causa della violenza settaria.

Nel 2012 Al Mutar è riuscito a fuggire dall'Iraq ed è stato ammesso negli Stati Uniti come rifugiato. Negli ultimi dieci anni ha lavorato presso una varietà di organizzazioni per collegare gli attivisti di società chiuse con gli americani, e anche per rendere la conoscenza e le informazioni accessibili alle persone nel mondo arabo, che sono, secondo Al Mutar, circondate da propaganda e fake news.

Più di recente Al Mutar ha fondato l'organizzazione no profit Ideas Beyond Borders insieme alla giornalista di Singapore, Melissa Chen. Insieme hanno impiegato più di 100 giovani per tradurre in arabo opere sulla libertà, diritti umani, filosofia e scienza, per un totale di decine di libri e decine di migliaia di pagine su Wikipedia. Al Mutar ha trovato l'ispirazione grazie alla memoria della Bayt al-Hikma, o Casa della Saggezza, la leggendaria biblioteca di Baghdad che contribuì a illuminare l'età dell'oro araba.

Al Mutar racconta la storia di una famosa libreria che ancora oggi è in attività in Giordania, dove all'esterno sono esposti con orgoglio il Mein Kampf, i Protocolli dei Savi di Sion e il Manifesto del Partito Comunista. Oltre al Corano, ha detto, questi sono i tre testi più popolari nella regione. “Questa”, dice, “è la roba a cui le persone hanno accesso. Forse le persone dell'Università americana di Beirut non sarebbero d'accordo, ma per la persona media nel mondo arabo, questi sono i testi a cui possono accedere. È esattamente questo che crea un clima di odio”.

Al Mutar afferma che il suo obiettivo è “prevenire in primo luogo le crisi dei rifugiati, piuttosto che occuparsi dei rifugiati”. Sottolinea il fatto che meno dell'1% dei contenuti Internet è disponibile in arabo: “Le idee e la conoscenza sconfiggono l'ignoranza e l'estremismo in modo più efficace di quanto potrebbero mai fare carri armati e armi”.

Nonostante la sua introduzione all'America attraverso un'invasione della sua terra natale, Al forse Mutar è diventato un grande fan degli USA ed è immensamente orgoglioso di essere diventato cittadino statunitense il 26 giugno 2019.

“L'America”, dice, “ha fornito a me e a molti altri molte opportunità e occasioni. Non credo che un altro Paese avrebbe potuto fare altrettanto. Ho vissuto in Europa e in Asia e c'erano sempre restrizioni, sempre ostacoli. Non è una sorpresa che gli immigrati possano avere successo in America rispetto piuttosto che in altri posti”.

“Potrei concentrarmi sugli aspetti negativi”, dice Al Mutar, accennando alla discriminazione anti-araba, “ma ci sono un sacco di persone che mi mandano lettere d'amore. Se pensate sempre a voi stessi come a una vittima, vi concentrererete solo sul lato negativo. Cerco di non farlo”.

“L'esperienza degli immigrati in America oggi”, afferma, “è ampiamente positiva per le opportunità che esistono e per i valori su cui è stato fondato questo Paese”.

“Guardate i diritti dei gay”, dice Al Mutar, “negli ultimi 50 anni c'è stato un enorme cambiamento di mentalità a favore del matrimonio gay. Confrontate tutto ciò con i Paesi in Africa o in Asia o nel mondo musulmano, dove ci sono ancora posti che hanno la pena di morte solo se uno è gay”.

“Nonostante tutti i suoi difetti, il mondo è in un posto molto migliore grazie alla leadership americana. Il fatto che si possa non solo protestare, ma addirittura cambiare politica, non è un'opzione disponibile per quelle persone che invece vivono sotto regimi autoritari in tutto il mondo”.

“La gente non era d'accordo con Bush, quindi ha votato per Obama. Questa opzione non è disponibile per coloro che vivono sotto Xi Jinping o Vladimir Putin. I russi che erano contrari alla guerra in Siria hanno potuto fare qualcosa a riguardo? No, non hanno questo diritto. L'America è imperfetta ma il sistema permette un cambiamento diverso dai modelli delle altre superpotenze. Vivremmo in un mondo peggiore se i sovietici avessero vinto la Guerra Fredda”, dice Al Mutar.

Guardando indietro alla storia dell'America, Al Mutar dice che i mali che esistono negli Stati Uniti non sono eccezionalmente americani, e che esistono in tutto il mondo, e si può sostenere che l'America sia una delle pochi nazioni che abbia cercato di allontanarsene.

“Sì, i Padri Fondatori avevano degli schiavi”, ha detto Al Mutar, “ma hanno anche sancito il concetto di libertà individuale. L'America ha avuto successo grazie ai suoi principi fondanti. Per me questi principi sono come il metodo scientifico e ci aiutano come nazione ad autocorreggerci”.

“Durante la loro era”, dice Al Mutar, “i pensieri dei Padri Fondatori erano assolutamente rivoluzionari. Il concetto di diritti individuali era rivoluzionario. Il mondo non aveva mai visto niente del genere”.

“L'America”, dice, “è stata fondata sul principio che il governo dovrebbe temere il suo popolo, non il contrario e questo è l'opposto della società in cui sono cresciuto”.

Di recente Al Mutar ha sviluppato un interesse per il modo in cui Bitcoin può svolgere un ruolo nell'aiutare a liberare le persone in tutto il mondo. La sua organizzazione ha supervisionato la traduzione in arabo di The Little Bitcoin Book e ha esplorato come pagare i traduttori di tutto il mondo arabo in bitcoin.

“Bitcoin”, dice, “è uno strumento che potrebbe diffondere i valori americani in modo più efficace di qualsiasi guerra o intervento. Ho visto come può potenziare i rapporti umani e connettere le persone”.

Una tale combinazione d'innovazione, anti-censura e apertura è quello che ha reso grande l'ideale americano.

Mentre il mondo continua a cambiare geopoliticamente, Al Mutar afferma che dovremmo considerare come Bitcoin possa giovare a società più aperte e libere come l'America, che nonostante i suoi difetti si basa su valori positivi, e come possa causare problemi fatali per i sistemi dittatoriali.

“Bitcoin espande la libertà di parola, i diritti di proprietà, la sovranità individuale, apre i mercati dei capitali e pone limiti al potere dello stato. L'America è stata fondata su questi valori e può prosperare grazie a essi. Il Partito Comunista Cinese, la dittatura di Putin in Russia o il Regno dell'Arabia Saudita? Per loro è una nemesi”.

Quando gli viene chiesto chi fosse il suo padre fondatore preferito, risponde immediatamente: “Thomas Jefferson”. La prima cosa che fece Al Mutar quando arrivò in America fu andare a Monticello. Per lui Jefferson è particolarmente stimolante sul tema della libertà di religione e confronta la sua spinta per la separazione tra chiesa e stato con la spinta di Satoshi per la separazione tra denaro e stato.

“Jefferson non era perfetto”, dice Al Mutar, “ma chi lo è?” La schiavitù e lo spopolamento dei nativi americani sono i "peccati originali" degli Stati Uniti, ma “queste storie devono essere insegnate e ricordate senza però giudicare i valori di coloro che vivevano tre secoli fa o confrontarli con i valori di coloro che vivono oggi”.

“Tra 100 anni”, dice, “potremmo guardare indietro ai tempi di oggi e dire che le magliette che tutti indossiamo ci rendevano immorali perché fatte con il lavoro degli schiavi. Quindi siamo più morali dei padri fondatori? Considerate che nella mia parte del mondo, la Mauritania non ha bandito la schiavitù fino al 1980, e oggi gran parte delle città del Golfo sono costruite dagli schiavi, comprese le infrastrutture per la coppa del mondo. Alcuni dicono che Martin Luther King Jr. fosse omofobo: è su questo che dovremmo giudicarlo?”

“No”, dice Al Mutar, “Dovremmo separare il male e il bene”.


SELLE E CAVALIERI

Nel 1935 il poeta afroamericano Langston Hughes scrisse Let America Be America Again. Ecco le ultime righe:

Oh, lasciate che l'America sia di nuovo America — La terra che non è mai stata ancora — E tuttavia deve essere — la terra dove ogni uomo è libero. La terra che è mia — del povero, dell'indiano, del negro, mia — che ha creato l'America, il cui sudore e sangue, la cui fede e il cui dolore, la cui mano alla fonderia, il cui aratro sotto la pioggia, deve riportare di nuovo alla ribalta il nostro potente sogno. Chiamatemi con qualsiasi brutto nome scegliate — L'acciaio della libertà non si macchia. Da coloro che vivono come sanguisughe sulla vita delle persone, dobbiamo riprenderci la nostra terra, America! Oh, sì, lo dico chiaramente, l'America non è mai stata l'America per me, eppure giuro che lo sarà! Fuori dal tormento e dalla rovina della nostra morte da gangster, Lo stupro e il marciume della corruzione, e furtività, e menzogne, Noi, il popolo, dobbiamo riscattare La terra, le miniere, le piante, i fiumi. Le montagne e la pianura sconfinata — Tutto, tutto di questi grandi stati verdi — E ricostruire di nuovo l'America!

Le parole di Hughes parlano del tema di questo saggio: c'è una tensione costante nell'esperienza americana tra l'ideale originale — così nobile — e la realtà — così imperfetta.

Per celebrare il 50° anniversario della Dichiarazione d'Indipendenza nel 1826, Thomas Jefferson scrisse:

Tutti gli occhi sono aperti di fronte ai diritti dell'uomo. La diffusione generale della luce della scienza ha già aperto la strada alla verità: l'umanità non è nata con una sella sulle spalle che poteva essere cavalcata da pochi favoriti, trascinandola così fuori dalla Grazia di Dio. Questi sono motivi di speranza per gli altri; per noi stessi, lasciate che questo giorno rinfreschi per sempre il nostro ricordo di questi diritti e rievochi una devozione sempiterna nei loro confronti.

Ma oggi abbiamo ancora selle e cavalieri.

Le stesse parole di Jefferson riflettono la continua imperfezione dell'esperimento americano, nato dagli ideali ma offuscato nell'esecuzione. L'autore principale di "tutti gli uomini sono creati uguali" — e anche la mano dietro la penna che ha inserito una dura condanna riguardo la schiavitù nella Dichiarazione d'indipendenza, poi rimossa da altri — ridusse in schiavitù più di 600 persone nella sua vita e non liberò nessuno di loro alla sua morte.

L'idea nebulosa di America continua ancora oggi a sfidare la semplice classificazione in bianco e nero. Anche se Al Mutar è in grado di difendere la grandezza della visione e della libertà dell'America, Jackson mostra come la nazione abbia un grande marciume interno e ci chiede di pensare a come i suoi sistemi siano fondamentalmente marci per tanti cittadini.

In una sorprendente coincidenza, Thomas Jefferson e John Adams morirono entrambi il 4 luglio 1826, esattamente 50 anni dopo la firma della Dichiarazione d'Indipendenza. Non avrebbero potuto prevedere le lotte che affrontiamo oggi, più di 200 anni dopo, né come i compromessi che hanno fatto per far decollare l'America si sarebbero evoluti nel tempo in guerre civili, occupazioni straniere e un sistema finanziario sempre più centralizzato.

Ciò su cui forse Jefferson, Adams, Al Mutar e Jackson potrebbero concordare è che, mentre ci addentriamo nel futuro digitale, la Dichiarazione d'Indipendenza originale non è sufficiente.

Serve una nuova dichiarazione, uno radicata nella libertà personale, nella prosperità, nell'opportunità, nei diritti di proprietà e nella libera espressione; una contrario alla schiavitù, alla discriminazione, al furto, ai doppi standard, alla confisca e alla censura.

Una dichiarazione che possa cambiare l'America, così come la sua stessa gente l'ha cambiata da un luogo fondato sulla schiavitù a uno dove la schiavitù è stata bandita.

Una dichiarazione che possa rafforzare la comunità nera, così come aiutare gli immigrati a connettersi con le loro famiglie in patria.

Una dichiarazione che possa rivendicare un posto accanto alla Statua della Libertà, accanto a Emma Lazarus che accoglie le masse accalcate, desiderose di respirare libere.

Alla fine Bitcoin potrebbe essere quella dichiarazione, nella tradizione americana originale di anti-autoritarismo e libertà personale, in grado di liberarci finalmente dalle nostre selle e dai nostri cavalieri.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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6 commenti:

  1. Salve Francesco, leggendo i tuoi articoli lasci intuire più o meno velatamente che Bitcoin potrebbe trovare terreno fertile su cui prosperare proprio negli USA. Continui a pensarla in questo modo anche dopo la recente notizia secondo cui Il Congresso ha introdotto il RESTRICT Act, che potrebbe "in casi estremi, bloccare l'accesso degli americani a strumenti o protocolli open source (come Bitcoin)? Grazie

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    1. Salve Anonimo.
      Sì, sono convinto che Bitcoin troverà terreno fertile negli USA e la legislazione di alcuni stati va esattamente in questa direzione. Non solo, ma c'è da dire che, ad esempio, Powell non ha niente contro Bitcoin mentre invece la sua "crociata" è contro le stablecoin le quali non sono altro che l'ennesimo modo che ha il sistema degli eurodollari per riciclarsi nel mondo finanziario mondiale. È altresì noto che una parte del Congresso è polarizzata con le idee della cricca di Davos e farà di tutto per portare a termine la scalata degli USA (ormai improbabile grazie alle azioni della FED) da parte di suddetta banda di criminali.
      Per il momento, comunque, è ancora un disegno di legge, ma anche se dovesse passare ci sono due aspetti da tener presente: 1) una tale legislazione potrebbe essere ancora contrastata dai singoli stati; (2) la cinesizzazione degli Stati Uniti, sebbene possa rappresentare una grossa sfida per Bitcoin, avrà lo stesso risultato che abbiamo visto Cina quando due anni fa è stato bandito il mining (senza contare che nonostante il diktat cinese, il mondo delle criptovalute non è stato affatto intaccato da quello sfoggio di inutile violenza statale).
      In conclusione, ritengo che il disegno di legge abbia la chiara intenzione di portare allo scontro gli USA con la Cina (mediante la sciocca crociata contro TikTok, tra le altre cose) e che gli spillover possano ricadere anche su Bitcoin. Ma è anche utile ricordare la resilienza/resistenza di quest'ultimo, oltre alla sua aintifragilità, e che non tutti negli USA sono schierati dalla stessa parte in questa guerra.

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    2. Mi chiedo dunque, cosa dia alla cricca di Davos tanto potere, tanta influenza sugli Stati e quindi sulla società. Come mai tutte le "assurdità" propugnate che escono da Davos trovano apertura da parte di così tanti governi? Perchè in pochi vanno contro WEF? cosa rende il WEF così potente ed influente? Come riesce il WEF ad avere una ramificazione così estesa e capillare? Grazie

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    3. Può immaginare la cosiddetta cricca di Davos come un conglomerato di "intellettuali" in grado di risolvere un annoso problema che attanagli stati e relative agenzie: come uscire fuori dalla trappola del debito e dell'interventismo progressivo senza perdere al contempo la base di consenso/potere tirata su fino a quel momento e continuare ad avere una società basata su denaro fiat e organizzazione top-down? La risposta è stata appaltata a questi presunti intellettuali che ogni anno, col meeting di gennaio, segnalavano i loro progressi. La presidenza Obama, nonché la gestione della FED sotto Bernanke e Yellen, ha dimostrato che gli USA erano a bordo di questo treno. Ma i piani della cricca di Davos andavano oltre ciò, perché il vero obiettivo era scalare i vertici della società americana e asiatica e far emergere l'Europa come polo di rifertmento a livello mondiale. La Brexit prima e l'elezione di Trump poi hanno incrinato tale piano, ma ciò che l'ha mandato in frantumi è stata la scelta dei alcune grandi banche statunitensi di smettere di accettare collaterale europeo come garanzia per i prestiti nei mercati pronti contro termine statunitensi nel 2019. Da lì i piani della cricca di Davos sono accelerati, con tutto il caos a cui abbiamo assistito negli ultimi 3 anni in particolare.

      Quando, ad esempio, si assiste a dichiarazioni come quella di ieri della Yellen, si capisce che è una pledging allegiance nei confronti di chi ha quel tipo di agenda. E come sanno bene i lettori di questo blog, l'agenda climatica e l'isterismo per il clima è in realtà un paravento per quello che in realtà è maggiore comando/controllo.

      Lo stesso vale per l'agenda dietro le valute digitali delle banche centrali. La premessa è la stessa che finora ho presentato anche in altri commenti: negli USA non ci sarà alcuna CBDC, mentre invece c'è un'alta probabilità che spunteranno fuori in Asia e in Europa. Il progetto annunciato lo scorso autunno dalla NYFED è qualcosa che avverrà in un circuito di banche che, già in tempi non sospetti, ho opportunamente segnalato come "agganci" della cricca di Davos negli USA. Si tratta di un test e nulla più (come anche specificato nell'annuncio), che secondo me non avrà alcun seguito negli Stati Uniti. Inutile dire che ci sono infiltrati anche nel sistema Federal Reserve e la linea di politica di Powell è servita anche a evidenziarli. Come Lael Brainard, ad esempio, che se non fosse stato per lo sbarramento di Trump e la protezione dei NY Boys a quest'ora avrebbe già scalzato Powell come presidente della FED. E lui, quando ha potuto, ha sempre ribadito che non è nell'interesse della FED avere una CBDC, a differenza dell'Europa invece. Ecco anche quello che diceva due anni fa il vice-presidente di Powell.

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    4. Perché una CBDC ha più probaiblità di nascere in Europa e non negli USA? Perché il piano del Grande Reset studiato dalla cricca di Davos prevede un default sui debiti ormai ingestibili degli stati e il mantenimento dello status quo attraverso maggiore comando/controllo, in modo da non creare panico tra la gente.Le CBDC e l'identità digitale sono un ricatto per far ingoiare a forza il nuovo assetto distopico e totalitaristico che hanno in mente questi psicopatici. Negli USA, invece, il comparto bancario commerciale ha ancora una forte influenza a livello locale e, sapendo che con le CBDC la loro esistenza è a rischio, hanno escogitato un piano per uscire da questa trappola e al contempo tornare ad avere un mercato dei capitali di nuovo funzionante.

      La cricca di Davos ha lavorato molto nel tempo per fare in modo che i suoi accoliti s'infiltrassero all'interno dei vari tessuti sociali e raggiungessero le cosiddette alte sfere, come lo stesso Schwab confermava in questo segmento video. Poi, per capire come fanno a fare in modo che così tanti chinino la testa, è utile vedere il documentario Out of the shadows, soprattutto la parte finale. Per farla breve, se un personaggio diventa scomodo o lo si vuole reclutare, ecco che spuntano fuori dossier dal nulla oppure scandali sessuali o stupri di gente a caso. Basti pensare ai casi di Ross Ulbricht, Cody Wilson, Bradley Manning, Julian Assange, Edward Snowden, il Russiagate, il caso Epstein, ecc.

      In parole povere, funziona come la mafia. Anche perché coloro che fanno parte di queste bande in lotta, per quanto possano essere definite istituzionali, sono semplicemente dei criminali che si spartiscono il bottino: la vita e la ricchezza delle persone normali. Nessuna di queste bande è nostra amica; alleati temporanei al massimo, come lo è adesso la FED ad esempio. E da qui il motivo per cui Bitcoin sarà, seppure indirettamente, adottato negli USA: contrastare la valuta emergente di saldo internazionale dei BRICS, succhiare capitale finanziario dall'Europa e abbattere le stablecoin che non sono altro che l'ennesimo escamotage per permettere al sistema eudodollaro di riciclarsi nel mondo digitale.

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  2. grazie per la profonda disamina. Apprezzo.

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