lunedì 24 aprile 2023

Caos creditizio

 

 

di Alasdair Macleod

I colpi di scena quotidiani riguardo la crisi bancaria possono farci perdere di vista il quadro generale. È allettante pensare che le autorità bancarie abbiano il controllo e garantiranno l'integrità delle loro reti bancarie, ma il quadro generale è che il calo pluridecennale dei tassi d'interesse è finito, così come la bolla finanziaria gonfiata sulla sua scia. E dovremmo anche essere consapevoli del fatto che esiste un ciclo del credito la cui fase di bust è attesa da tempo. Questi due elementi si sono uniti per creare il caos nei mercati del credito

La realtà è che le banche centrali hanno già perso il controllo sulla politica monetaria e sui tassi d'interesse. Questi ultimi sono ora guidati dalla contrazione del credito bancario, non dalla politica monetaria. Il punto che comunemente non viene colto è che il credito in contrazione, in un momento in cui la domanda sta ancora aumentando, porta a tassi d'interesse più elevati e crediti incagliati.

Avendo perso il controllo sui tassi d'interesse, la FED è stata costretta a invertire la rotta, senza però abbassare i tassi, bensì offrendosi di acquistare debito del Tesoro e delle agenzie governative al valore nominale qualunque fosse il coupon e la maturità. Ciò ha salvato nell'immediato il comparto bancario che è vacillato sulla scia del fallimento di Silicon Valley Bank e rende più facile per il Tesoro degli Stati Uniti finanziare il suo deficit.

Ma tale strategia è altamente inflazionistica.

La FED ha deciso di salvare i mercati finanziari a spese della propria valuta. Ci si può aspettare che altre banche centrali seguano l'esempio, ma, nel processo, non faranno altro che condannare a morte le loro valute fiat.

 

Introduzione

Lo shock per il crollo della Silicon Valley Bank ha esposto quanto sia diventato instabile il sistema finanziario degli Stati Uniti. L'ironia è che mentre SVB era regolata come una banca, gli asset che l'hanno abbattuta non erano affatto nel settore bancario. Le banche sono rivenditori di credito, creando attivi (prestiti) e depositi corrispondenti (passivi) e SVB non faceva altro che prendere i depositi e poi investire gran parte di essi in obbligazioni. E negli ultimi anni anche le banche centrali hanno pagato fior di quattrini per le obbligazioni governative e quasi governative, solo per vedere i loro valori di bilancio crollare in negativo adesso.

È importante ricordare che esiste un ciclo di boom/bust nel credito bancario ed è questo ciclo alla base della teoria Austriaca del ciclo economico. La fase di boom si evolve nel tempo prima che la contrazione del credito crei un bust più improvviso. L'intero ciclo ha una media di circa un decennio sin dall'inizio del diciannovesimo secolo. Quando è moderato, vediamo che i tassi d'interesse salgono man mano che il credito bancario viene centellinato, soprattutto quando il desiderio di profitto dei banchieri si trasforma in paura di perdite; segue poi un aumento dei rendimenti obbligazionari, un mercato orso negli asset finanziari, aumenti della disoccupazione e alcune aziende falliscono. Quando il ciclo è più grave, vediamo fallimenti bancari che portano a conseguenze più catastrofiche.

L'ultima crisi è stata segnata dal fallimento della Lehman nell'agosto 2008, ma c'erano prove che il ciclo del credito bancario stava già virando verso la fase di bust nel settembre 2007, quando una banca britannica, Northern Rock, affrontò una corsa agli sportelli costringendola a rivolgersi alla Banca d'Inghilterra. Sebbene la situazione si fosse apparentemente calmata per alcuni mesi, Sterling Interbank aveva smesso di fare trading e nessuna banca sembrava essere disposta a prestare una sterlina ad altre banche. Il sentimento dell'intera coorte bancaria era molto fragile.

A differenza del mercato dei pronti contro termine collateralizzato, il mercato interbancario è il meccanismo in base al quale tutte le banche riequilibrano le loro posizioni nel giro di un giorno o una manciata di giorni. Le banche che hanno perso i depositi saranno bilanciate da coloro che li hanno guadagnati, ignorando i cambiamenti netti nella circolazione delle banconote. L'intero bilancio del sistema bancario rimane equilibrato, sebbene gli squilibri derivino dalle singole banche e devono essere risolti su base giornaliera. L'accesso a questa struttura è cruciale per qualsiasi banca e un drastico scarico di depositi suonerà come un allarme per tutte le altre.

Ecco perché non può essere ignorato un congelamento dei mercati interbancari. E questo avvenne nonostante la Bank of England sostenesse Northern Rock, cosa che fece fino a febbraio 2008 quando essa venne poi nazionalizzata. La situazione era già critica prima, ma esplose solo a settembre di quell'anno quando in America andò in bancarotta la Lehman.

È un errore supporre che la ciclicità delle crisi bancarie sia definita da un evento; essa avrà sempre un carattere evolutivo. E sono passati più di quattordici anni dalla grande crisi finanziaria, dicendoci che la prossima è ormai attesa. Infatti è stata ritardata dalle politiche monetarie inflazionistiche, che fino a poco tempo fa hanno continuato ad alimentare il credito a buon mercato nel sistema bancario globale. Ma senza un'iniezione sostanziale di capitale azionario, l'intero sistema bancario statunitense ha ora esaurito la propria capacità di bilancio dovendo affrontare la grana SVB. Tale problema è condiviso con l'intera rete bancaria americana, la quale deve affrontare le conseguenze dell'aumento degli interessi fissi e su altri investimenti finanziari, sia dentro che fuori dai bilanci come le garanzie sui prestiti. Senza contare che la cautela dei banchieri è ulteriormente solleticata dall'aumento dei crediti incagliati che giocoforza dovranno essere pareggiati dal capitale degli azionisti.

In passato le banche, per ridurre al minimo l'impatto della mancata corrispondenza delle maturità, hanno limitato i loro acquisti a obbligazioni a scadenze brevi. Il fallimento di SVB ha sottolineato il dramma delle scadenze considerevolmente più lunghe, acquisite in un momento in cui i tassi a breve termine erano minimi e le scadenze più lunghe offrivano un rendimento decente. SVB era in buona compagnia da questo punto di vista, dato che si credeva che i tassi d'interesse erano totalmente sotto il controllo della FED e non si sarebbero mai più rialzati. La tentazione è stata quindi utilizzare la leva finanziaria per trasformare un differenziale di rendimento del due percento in un rendimento lordo del venti percento sul capitale della banca.

Mentre il calo dei valori delle obbligazioni crea difficoltà per i bilanci, allo stesso tempo l'aumento dei tassi d'interesse fa salire il costo dei finanziamenti. La combinazione di questi due eventi e l'improvviso rialzo dei tassi d'interesse da parte della FED hanno agito come un boa constrictor sulla redditività dell'intero sistema bancario commerciale.

Essendo stata Silicon Valley Bank un campanello d'allarme, la reazione è stata un brusco calo delle azioni bancarie e poi altre due banche californiane sono crollate: Signature e Silvergate. E nell'universo finanziario più ampio, abbiamo già visto una banca importante a livello sistemico (G-SIB) nei guai: un pacchetto di salvataggio per Credit Suisse è stato insufficiente per ripristinare la fiducia in essa.

Sembra che non solo il ciclo del credito bancario abbia virato verso la fase di bust con una violenza inaspettata, ma ha superato a lungo il suo quadro ciclico di dieci anni. E sono presenti tutti i segni di una recessione grave: il grafico seguente mostra come M2 degli Stati Uniti, costituita per circa il 90% da depositi bancari, si sta già contraendo a un ritmo record.

Questa contrazione non è banale e ne abbiamo avuto un avvertimento precoce quando Jamie Dimon disse durante una conferenza dello scorso giugno che stava aggiornando la sua previsione di una tempesta economica a uragano. E guarda caso il cambiamento trimestrale in M2 stava diventando negativo.

Il fallimento di SVB, che è stato rapidamente seguito da quello di Signature Bank, ha ribaltato l'approccio iniziale di bail-in annunciato dalle autorità statunitensi tempo fa in uno di bail-out. Invece di seguire il classico approccio della FDIC, ovvero salvare i depositanti fino a $250.000 e spazzare via tutti gli altri, è diventato evidente che il bail-in avrebbe solamente allargato la crisi. La Banca d'Inghilterra/Tesoro inglese hanno seguito l'esempio FED/Tesoro statunitense, quindi è ragionevole aspettarsi che anche la Banca del Giappone e l'Eurozona facciano lo stesso.

Le procedure di bail-in sono state concepite a seguito del fallimento della Lehman, convenendo che "i contribuenti non avrebbero più pagato il prezzo dell'avidità bancaria e il loro fallimento", una risposta emotiva alle recessioni più che pratica poiché resta il fatto che è il dovere di una banca centrale è garantire l'integrità del sistema bancario commerciale nonostante le proteste di azzardo morale.


Le conseguenze future per i tassi d'interesse

Ci siamo abituati ai tassi d'interesse non impostati dai mercati ma saldamente sotto il dito delle banche centrali. Tendiamo a dimenticare che il tasso d'interesse è un accordo tra una banca e un mutuatario, determinando una condizione di un prestito, e che il tasso è impostato dall'accordo reciproco. Per quanto riguarda i tassi di deposito, senza dubbio la coorte bancaria accoglierà felicemente una politica monetaria che li va ad abbassare fintanto che ciò va a migliorare i margini di prestito. Oltre a questo punto, se la banca centrale sopprime troppo i tassi e i margini di prestito si comprimono, le banche commerciali limiteranno le loro attività di prestito.

I tassi d'interesse negativi in Giappone e nell'Eurozona equivalgono a un'imposta sulle riserve bancarie, scoraggiando l'espansione del credito. Ciò è evidente nel prossimo grafico: prestiti bancari ad aziende e consumatori nella zona Euro.

Il picco c'è stato nel 2008, a €15.468 miliardi, e la struttura del tasso di deposito della BCE si attestava al 3,25%. Era il momento in cui la BCE ha tirato fuori tutti i suoi conigli dal cilindro per incoraggiare la crescita del PIL, che non è altro che l'espansione del credito bancario rivolto all'economia non finanziaria. Nel quarto trimestre del 2016 i prestiti non finanziari erano diminuiti di un terzo, a €10.433 miliardi, e anche la struttura del tasso di deposito della BCE era scesa a -0,4%. Sebbene vi sia stato un successivo recupero nei prestiti bancari, in particolare per supportare le imprese e i consumatori durante i lockdown, essi stanno diminuendo di nuovo.

Tanti saluti alla convinzione comune che una banca centrale possa gestire i risultati economici manipolando i tassi d'interesse. La questione ora è se continuerà a essere perseguita la strategia di fermare l'inflazione e salvare la valuta, oppure salvare il sistema bancario commerciale e uccidere la valuta. Indipendentemente da ciò che le banche centrali fanno con i tassi d'interesse, non possono sfuggire al fatto che il ciclo del credito bancario stia accelerando verso la fase di recessione e ci sono buone ragioni affinché un banchiere riduca la sua esposizione al credito di fronte a un aumento dei rischi di controparte.

Tutti i banchieri sono ora consapevoli che la loro attività è sempre più guidata dalla paura delle perdite: c'è il calo dei valori degli asset finanziari che ha portato al fallimento di SVB, c'è il rischio di prestito esacerbato dalla leva finanziaria e ora c'è anche un rischio di controparte nel sistema di compensazione.

Si prevede che la FED abbandonerà il targeting dell'inflazione e il rialzo dei tassi di interesse, forse anche tagliandoli leggermente. Ciò aiuterebbe sicuramente con i finanziamenti bancari sul lato dei depositi e ridurrebbe le perdite sul debito da interesse fisso. Ma per quanto tempo? Come possiamo vedere dal passato, ciò non fermerà il declino nel credito bancario, a meno che le banche non possano essere persuase a smettere di pensare al rischio. Quindi il credito bancario continuerà a contrarsi e le banche coglieranno l'opportunità di liquidare gli asset quando possono; inoltre saranno pronte a liquidare anche le garanzie a copertura dei prestiti. Come illustra il grafico seguente, la contrazione del credito per gli asset finanziari è già ben avviata.

Cercare di controllare la marea del credito è come stare sulla traiettoria di un treno in deragliamento. La carenza di credito bancario aumenterà e se la sua disponibilità è limitata mentre la domanda sale (o rimane costante), il costo degli interessi per i prestiti non farà altro che salire. E se questi ultimi salgono, è inutile aspettarsi che i rendimenti obbligazionari possano scendere. Anzi il differenziale tra i rendimenti delle obbligazioni statali e societarie si allargherà e qualsiasi calo dei rendimenti obbligazionari statali da parte degli investitori nazionali in cerca di un rifugio sicuro, aumenterà il rischio dei rendimenti per i detentori esteri di asset finanziari.

Questi ultimi sono tra i primi a liquidare le loro posizioni, guidati dalla paura di un calo dei valori degli asset e dalle conseguenze per il tasso di cambio della valuta. Sopprimere i tassi d'interesse per ripristinare l'ordine sistemico può essere solo una benda temporanea su un sistema finanziario incancrenito ed equivale a voler proteggere il sistema finanziario e i suoi valori a spese della valuta fiat.


La garanzia del supporto è inutile

I mercati finanziari dipendono da ogni parola proferita dai governatori delle banche centrali e dalle commissioni di politica monetaria. Peggio ancora, la loro ingerenza lascia un elenco di fallimenti e declino che metterebbero in imbarazzo i loro predecessori, ma come con tutti i dogmi arriva un momento in cui vengono screditati e possiamo essere certi che anche le contraddizioni della macroeconomia moderna porteranno alla sua fine.

Una versione precedente del keynesismo la ritroviamo nelle teorie di John Law, che nel 1717-1720 gonfiò una bolla finanziaria in Francia. Mentre la bolla del Mississippi si stava gonfiando, Law era considerato un genio. Come Keynes, aveva teorizzato che un'economia avesse bisogno dello stimolo del credito, prodotto non da un sistema bancario indipendente e guidato da fattori di mercato, ma gestito da una banca centralizzata e statalista. La sua Banque Generale divenne la Banque Royale, una banca centrale con il mandato di saldare i debiti del re.

Ma come avrebbe scoperto Law con la sua proto-banca centrale, quando una bolla alimentata dallo stato si sgonfia, distrugge l'intero sistema finanziario e con esso la valuta. Ciò era evidente nel contrasto tra la bolla Mississippi e la contemporanea bolla South Sea a Londra, dove la Banca d'Inghilterra, che era la banca del governo inglese, non venne coinvolta. Quando scoppiò la bolla South Sea, la Banca d'Inghilterra sopravvisse e continuò a sostenere le sue banconote; quando scoppiò la bolla di Law, ricorse all'estrazione violenta di metallo e oggetti di valore da chiunque fosse sospettato di possederli. La sua impresa sopravvisse alla debacle, ma la valuta no.

Seguendo simili teorie stataliste del credito, i nostri equivalenti contemporanei della Banque Royale hanno promosso una versione mondiale e più duratura della bolla Mississippi. Oltre a emettere credito per finanziare i deficit statali, le banche centrali moderne hanno soppresso in modo aggressivo i tassi d'interesse, di conseguenza la bolla mondiale di oggi fa impallidire quella di Law. Come gli speculatori guidati dall'avidità ai tempi di John Law, oggi commettiamo lo stesso errore di non riconoscere la bolla del credito per quello che è e gli investitori commettono l'errore d'ignorarlo. Peggio ancora, il coordinamento globale assicura che i guardiani di tutte le principali valute siano vincolati a un pensiero di gruppo, commettendo gli stessi errori fatali.

Quando l'abbassamento dei tassi d'interesse non è stato più sufficiente, tutte le nostre banche centrali hanno iniziato contemporaneamente a stampare credito definendolo allentamento quantitativo. A differenza del credito delle banche commerciali, l'espansione del credito della banca centrale si è rivelata impossibile da invertire, come stiamo scoprendo ora. La FED ha tentato brevemente di farlo nel 2019, il che ha portato a un crollo dei valori delle azioni con l'indice azionario S&P 500 sceso di un terzo tra febbraio e marzo dell'anno successivo. La bolla ha quindi dovuto essere rigonfiata aumentando il QE, un'azione giustificata dalla crisi sanitaria.

Nel 2022 le valute fiat delle nazioni occidentali hanno iniziato a perdere potere d'acquisto a un ritmo accelerato e i tassi d'interesse, che non erano più sotto il fermo controllo della banca centrale, hanno iniziato a salire; e con l'aumento di quest'ultimi, il valore dei titoli di stato e delle agenzie governative ha iniziato a crollare. Il risultato è che le banche centrali sono tutte in patrimonio netto negativo, il che è solo un altro modo per dire che sono tecnicamente fallite.

Come la valuta fiat di John Law, i dollari, gli euro, gli yen e le sterline sono tutti valute fiat. È con riferimento a loro che viene misurato tutto il credito nelle rispettive giurisdizioni; il loro valore dipende interamente dalla fiducia della popolazione nel debito incorporeo, non nei metalli corporei. Ora ci troviamo di fronte alla prospettiva che tale fiducia venga minata dall'incapacità delle banche centrali di stabilizzare il potere d'acquisto del loro credito che è ancorato al nulla.


Il programma di finanziamento temporaneo della FED

Sebbene tutte le principali banche centrali siano tecnicamente fallite, sono ancora responsabili del mantenimento dei relativi sistemi creditizi. Mentre i commentatori mainstream sottolineano l'azzardo morale con il salvataggio delle banche commerciali per proteggere i depositanti, è un dato di fatto che le banche centrali abbiano il dovere primario di garantire l'integrità del sistema bancario commerciale. Di conseguenza faranno tutto il necessario per adempiere a questo obbligo ed è questo che alimenta il lato oscuro della bolla del credito: il valore delle stesse valute fiat misurate non l'una rispetto all'altra, ma in beni e servizi.

Non dobbiamo sottovalutare gli interessi acquisiti sia delle autorità monetarie che delle grandi banche per garantire che il sistema attuale, con tutti i suoi difetti, sopravviva. Abbiamo già visto l'offerta della FED di accettare obbligazioni al valore nominale come garanzia in una nuova linea di prestito (il Bank Term Funding Program — BTFP) per un anno. Ad esempio, un'obbligazione del Tesoro USA con scadenza decennale ed emessa con una cedola dello 0,5% nell'agosto 2020, sarà accettata come garanzia collaterale alla pari senza alcun haircut, nonostante sia attualmente valutata sul mercato a $77,90... uno sconto del 22,1% al rimborso.

Nel suo comunicato stampa la FED ha dichiarato che non prevede di dover attingere a una struttura creata a tale scopo come l'Exchange Stabilization Fund, infatti la sua speranza è che le banche non usufruiscano di questo strumento in modo che essa possa raggiungere il suo vero scopo: garantire che la liquidazione forzata di titoli di stato e di altro tipo non ne faccia salire i rendimenti. Ma un po' come il QE che si è dimostrato impossibile da invertire, il BTFP potrebbe diventare un albatross sul collo della FED. Dopotutto qualsiasi banca che ha una perdita sui suoi investimenti obbligazionari può ora ottenere cento centesimi a dollaro, rinviando la sua perdita per un anno. E sappiamo tutti che l'anno prossimo la FED dovrà rinnovare la promessa piuttosto che ritirarla e scatenare una crisi che ha solo rinviato.

Per le banche commerciali tutto questo è meraviglioso, anche supponendo che non provino a ingannare il sistema acquistando obbligazioni sul mercato e mascherarlo quindi come un aumento di bilancio grazie al BTFP. Questa è un'opportunità che fa venire l'acquolina in bocca quando ci si rende conto che il prestito annuale della FED è effettivamente perpetuo.

Ciò la porterà quasi certamente a espandere il proprio bilancio in base a quanto le banche attingeranno nell'ambito di questa agevolazione. Secondo il modulo H.8 della FED, le banche commerciali hanno $4.532 miliardi in titoli del Tesoro statunitensi/agenzie governative e altri $2.732 miliardi in titoli garantiti da ipoteca. La maggior parte, se non quasi tutte queste obbligazioni, sarà sommersa, la cui profondità dipende dalla loro cedola e scadenza. Questa generosa offerta porterà sicuramente a consistenti usi delle obbligazioni per ottenere credito dal sistema bancario centrale.

Gli attivi della FED devono riflettere questi prestiti BTFP e non possono essere deviati in una nuova struttura simile a Maiden Lane. È probabile che il suo utilizzo diventi considerevole, portando rapidamente il bilancio della FED ben oltre i $10.000 miliardi

Il vero scopo dietro il BTFP è quello di supportare i valori di tutti gli asset finanziari legati ai rendimenti obbligazionari, un obiettivo vitale se si vuole mantenere la fiducia economica. Avendo perso il controllo sui tassi d'interesse, si sta ora tentando di controllare i rendimenti obbligazionari ed è stato fatto anche un passo importante per garantire il contenimento della spesa del governo federale.


Conseguenze per il dollaro

L'impegno per un'accelerazione dell'inflazione del credito a livello di sistema bancario centrale è destinato a minare il potere d'acquisto del dollaro anche più di quanto sia stato attribuito a eventi recenti come la crisi sanitaria, l'interruzione delle catene di approvvigionamento e il contraccolpo delle sanzioni contro la Russia.

In primo luogo ci sono i detentori esteri, i quali saranno quasi certamente più sensibili a questi problemi rispetto agli investitori americani. Inoltre c'è l'ostinato presupposto che i tassi d'interesse siano sotto il controllo della FED quando eventi recenti hanno dimostrato il contrario, altrimenti con la sua insistenza sul fatto che l'inflazione dei prezzi al consumo fosse transitoria, avrebbe potuto sedersi e tenere i tassi a zero.

Non solo un'ulteriore contrazione del credito bancario farà salire i tassi d'interesse, indipendentemente dalle politiche monetarie, ma un nuovo ciclo d'inflazione del credito porterà inevitabilmente a tassi più elevati richiesti dal mercato per compensare la perdita di potere d'acquisto che ne deriva. Con circa $12.000 miliardi in asset statunitensi di proprietà straniera, oltre a $4.000 miliardi in obbligazioni societarie, $7.600 miliardi in titoli del Tesoro USA/agenzie governative e altri $7.500 miliardi in asset a breve termine come cambiali e depositi bancari, c'è un enorme margine di manovra per la liquidazione estera di dollari e asset denominati in dollari, una volta svaniti gli effetti iniziali di un salvataggio del sistema finanziario in crisi.

Che una corsa contro una valuta inizi con la liquidazione estera è perfettamente normale, come confermerà chi ha una lunga esperienza con la sterlina. Per troppo tempo i cittadini statunitensi si sono abituati al continuo acquisto estero di dollari e asset denominati in dollari, nonostante il suo status di valuta di riserva mondiale e nonostante i deficit commerciali e di bilancio degli Stati Uniti. La distruzione di questa fiducia è ora una realtà conclamata.


I problemi di solvibilità bancaria sono ovunque

La situazione delle altre principali valute fiat differisce principalmente nei dettagli. Dato il pensiero di gruppo comune tra le banche centrali, la tentazione per altre giurisdizioni di seguire il BTFP della FED potrebbe rivelarsi irresistibile.

Finora, ad eccezione dei problemi ampiamente pubblicizzati di Credit Suisse, l'attenzione si è concentrata sul sistema bancario statunitense e sulla risposta immediata delle autorità. È un fatto triste che le normative di Basilea abbiano affrontato i problemi di liquidità dei bilanci, ma non siano riuscite a controllare l'espansione del credito bancario rispetto al capitale degli azionisti. Di conseguenza le autorità di regolamentazione nell'Eurozona e in Giappone hanno tollerato rapporti tra attivi e capitale proprio di oltre venti volte per le loro banche d'importanza sistemica, quando in passato rapporti da dieci a venti volte erano ritenuti estremamente elevati. È probabile che la contrazione del credito bancario sia più catastrofica in queste giurisdizioni che negli Stati Uniti, dove i rapporti per le G-SIB sono generalmente inferiori a dodici volte.

La stima dei rapporti di bilancio non racconta l'intera storia, però. Esistono anche fattori fuori bilancio, principalmente passività nei mercati regolamentati e over the counter che per le G-SIB sono più grandi dei loro interi bilanci messi insieme. Secondo la Banca dei regolamenti internazionali alla fine del 2022 l'open interest nei futures regolamentati ammontava a $36.600 miliardi e nel giugno dello scorso anno il valore nozionale dei derivati OTC si attestava a ulteriori $632.200 miliardi, per un totale approssimativo di $670.000 miliardi. Banche, assicurazioni e fondi pensione sono le controparti di queste transazioni e il fallimento di una controparte importante che opera in questi mercati potrebbe far crollare l'intero sistema finanziario occidentale.

Il quadro generale è quello di una bolla finanziaria che è giunta al termine e secondo qualsiasi standard si tratta di quella più grande nella storia finora registrata. È probabile che la situazione sia resa più critica da un nuovo fattore: quasi quattro miliardi di persone che si stanno rapidamente industrializzando sotto la guida di Cina e Russia. Le prove suggeriscono che vedono le questioni monetarie in modo simile all'autore di questo articolo e che ora sono pronte ad agire per proteggersi da un imminente collasso delle valute occidentali.

Non abbiamo ancora sentito i dettagli, ma gli egemoni asiatici stanno progettando una nuova valuta di saldo commerciale, molto probabilmente basata sull'oro. La prospettiva degli egemoni asiatici che assicurano valore di credito al denaro giuridico, ovvero l'oro, che è fisico e non ha alcun rischio di controparte, è destinata ad attirare attenzioni in contrasto con le debolezze e gli errori dietro le valute fiat.

Per quelli di noi sotto il giogo del credito fiat c'è solo una via di fuga da un sistema bancario che ora sta implodendo: possedere il più possibile denaro giuridico, che sia per legge antica che per abitudine umana è l'oro sotto forma di lingotti e monete. L'argento fisico, invece, è il denaro per piccoli acquisti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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