mercoledì 12 aprile 2023

Assicurazione sui depositi e credito facile: l'azzardo morale per eccellenza

 

 

di David Stockman

Perché uno dovrebbe gettare la spugna adesso? Mi riferisco alla tardiva battaglia della FED contro l'inflazione, la quale mostra ancora pochi segni di successo.

Eppure questo è ciò che il gregge di Wall Street chiede a gran voce. Come al solito vogliono che gli indici azionari inizino a risalire dopo una lunga siccità e usano come pretesto la presunta "crisi finanziaria" delle banche più piccole.

Beh, no, non c'è nessuna crisi nel settore delle piccole banche. Come abbiamo dimostrato riguardo a SVB e Signature Bank ieri, e queste sono solo la punta dell'iceberg, i cowboy spericolati che gestivano queste istituzioni hanno messo a rischio i loro depositanti non assicurati e ora dovrebbero ottenere ciò che meritano.

Vale a dire, le stock option dei dirigenti nel settore sono crollate o sono diventate prive di valore, ed è esattamente così che dovrebbe funzionare il capitalismo. Allo stesso modo, in un mercato libero e onesto, anche i loro grandi depositanti negligenti dovrebbero subire perdite.

Del resto, chi ha mai detto a questi ultimi che lo Zio Sam gli avrebbe garantito 100 centesimi al dollaro? Quindi era loro compito, non responsabilità dello stato, vigilare sulla sicurezza dei loro soldi.

Se il popolo americano voleva davvero salvare i pezzi grossi, il Congresso ha avuto decenni sin dalla crisi dei risparmi e prestiti negli anni '80 per legiferare una rete di sicurezza per tutti i depositanti. Ma non l'ha fatto per la buona ragione: le garanzie al 100% sui depositi avrebbero rappresentato una ricetta per speculazioni sconsiderate da parte dei banchieri; e anche perché non c'era consenso affinché si mettessero i contribuenti in pericolo a favore di aziende Fortune 500, piccole imprese, hedge fund, depositanti facoltosi e un assortimento di capitalisti di ventura, start-up e miliardari della Silicon Valley, tra innumerevoli altri degli immeritevoli.

Senza dimenticare la sciocchezza dei salvataggi che non costano un centesimo ai contribuenti perché vengono pagati dalle banche tramite pagamenti di premi assicurativi sul fondo FDIC. Ebbene sì, quando il Congresso vuole mascherare una tassa la chiama "premio assicurativo", come se le sue vittime avessero facoltà di scegliere la copertura o meno. Ma quando $18.000 miliardi in depositi vengono chiamati in causa per salvare i grandi depositanti negligenti che non hanno prestato attenzione a ciò che stava accadendo ai loro soldi, allora questa è una tassa onerosa mascherata con un altro nome.

Di conseguenza il salvataggio di Washington dei $9.000 miliardi di depositi non assicurati e detenuti da grandi e piccole aziende, hedge fund e clienti facoltosi non è stato niente di meno che un regalo agli immeritevoli. E ora scopriamo che le due banche che sono state esplicitamente finanziate al 100% dallo zio Sam — SVB e Signature Bank — erano profondamente impegnate in investimenti dettati dalla cosiddetta cultura woke. Ciò rende il salvataggio di Janet Yellen & Co. particolarmente irritante.

A dire il vero, è così che il veleno dei criteri woke ed ESG si è diffuso a macchia d'olio tra le aziende americane. Quest'ultime avrebbero dovuto incarnare un baluardo di valori conservatori e buon senso, ma anni di credito ultra-facile da parte della FED e il precedente dei salvataggi dagli anni '80 in poi hanno permesso ai dirigenti di distogliere il naso dalla sicurezza e redditività sostenibile a favore di un'agenda puramente politica.

In ogni caso l'inflazione continua a infuriare e i lavoratori se la prendono in quel posto. Nel mese di febbraio i salari reali sono scesi per il 23° mese consecutivo, quindi la FED deve deve rimanere sul suo copione anti-inflazione, qualunque cosa accada. Ciò significa anche che deve continuare a rialzare i tassi fino a quando il loro livello al netto dell'inflazione non sarà significativamente positivo, il che non è ancora il caso.

Infatti, a differenza di Paul Volcker alla fine degli anni '70, il quale ereditò rendimenti del decennale statunitense al -2,0% e li vide salire fino a +10% negli anni successivi, i tassi d'interesse reali sono ancora profondamente sommersi, come mostrato di seguito. Le grida per fermare i rialzi dei tassi, quindi, sono solo sciocchezze.

Infatti in un qualsiasi mondo sano e onesto questi non sarebbero nemmeno definiti "rialzi", bensì una normalizzazione attesa da tempo dei tassi d'interesse che sono stati assurdamente bloccati a zero per più di un decennio.

E la FED sicuramente non dovrebbe gettare la spugna sui suddetti rialzi a causa di una "crisi" proclamata da Wall Street nel settore delle piccole banche. Questo è il grido di lunga data della classe di speculatori accampata nei canyon digitali di Wall Street.

Sì, le banche regionali stavano giocando con il denaro dei depositanti, ma anche la più grande di queste non era niente di fronte al PIL nazionale da $25.000 miliardi. Come mostrato ieri, sia SVB che Signature Bank rappresentavano ciascuna appena la metà dell'uno percento dei $30.000 miliardi di attività nel sistema bancario della nazione.

Se c'è da chiudere qualche altra banca locale e regionale, dunque, ben venga. Prima o poi il conto deve essere pagato.

Variazione annua dei guadagni orari reali, da marzo 2021 a febbraio 2023

In mancanza di dubbi, ecco l'andamento della variazione annua dell'IPC negli ultimi due anni. Nei 18 mesi successivi al gennaio 2021 è passato dall'1,9% al 7,1%. Tuttavia, nonostante la presunta campagna anti-inflazione della FED dal marzo 2022, non c'è stata alcuna ritirata significativa dal picco del giugno 2022. Cioè, quando togliete gli "effetti di base" dall'equazione, è chiaro che da allora l'IPC è rimasto bloccato ai massimi di 40 anni a questa parte al 7,0%.

Variazione annua dell'IPC negli ultimi due anni:

• gennaio 2021: 1,9%;

• giugno 2021: 2,9%;

• gennaio 2022: 4,5%;

• giugno 2022: 1%;

• luglio 2022: 6,8%;

• agosto 2022: 6,7%;

• settembre 2022: 6,8%;

• ottobre 2022: 7,0%;

• novembre 2022:7,0%;

• dicembre 2022: 6,8%;

• gennaio 2023: 7,0%;

• febbraio 2023: 0%.

Né è questa la portata dei segnali d'allarme inflazionistici nella relazione sull'IPC di febbraio. Ad esempio, si supponeva che il calo dei prezzi delle auto usate e il rollover degli affitti richiesti avrebbero salvato la baracca, riportando rapidamente l'IPC principale verso il sacro obiettivo del 2,00%.

Ma non sta accadendo, almeno non nel mondo reale. In materia di veicoli usati non c'è niente di più autorevole dell'indice delle aste di auto usate di Manheim e questo indice del mondo reale sta risalendo di nuovo, anche se i voli pindarici del BLS insistono sul fatto che i prezzi dei veicoli usati stanno ancora scendendo.

Variazione dell'indice dei veicoli usati di Manheim rispetto all'indice dei veicoli usati nell'IPC

• Un mese (febbraio): +4,3% & -2,8%;

• Tre mesi: +7,8% & -5,3%;

• Sei mesi: +2,0% & -11,0%

Alla fine, ovviamente, il BLS effettuerà revisioni e aggiustamenti per mettersi al passo con il mondo reale, il che significa che il presunto impatto anti-inflazione dei prezzi delle auto usate si trasformerà presto in un'impennata.

Allo stesso modo, l'indice IPC per gli immobili a febbraio è salito quasi al record dello 0,8% su base mensile e dell'8,1% rispetto a febbraio dell'anno scorso. Come si evince dal grafico qui sotto, questa componente, che rappresenta il 24% del peso nell'IPC e il 40% nell'IPC di base, è ancora in accelerazione, non in raffreddamento.

Variazione dell'indice IPC per gli immobili, mensile (viola) e annuo (nero), dal 2021 al 2023

Come sottolineato in precedenza, la tesi secondo cui gli "affitti richiesti" sono diminuiti durante la seconda metà del 2022 è errata. Questo perché gli "affitti richiesti" sui nuovi contratti rappresentano al massimo solo 1/12 del mercato degli affitti e i numeri riportati dalle società immobiliari private non sono destagionalizzati.

Com'è evidente dal grafico qui sotto, i canoni di locazione scendono sempre durante l'autunno, per poi tornare a ruggire in primavera e all'inizio dell'estate. Infatti, puntualmente, la relazione di febbraio della Lista Appartamenti è tornata in territorio positivo.

In ogni caso, ciò che cattura l'attenzione nell'indice IPC per gli immobili è l'aumento progressivo del canone totale, non solo i nuovi contratti. Ciò significa che almeno per il bilancio di quest'anno, anche se il mercato immobiliare complessivo continua a indebolirsi, gli affitti medi saranno significativamente più alti su base annua.

Infine c'è un'ulteriore componente nella relazione di febbraio che si fa beffe della tesi secondo cui l'IPC si sta preparando a scendere e che la FED può quindi togliere il piede dal collo degli scommettitori di Wall Street: oltre il 60% dell'IPC è rappresentato da tutti servizi meno quelli energetici, e questa componente è aumentata del 7,3% su base annua, segnando il più grande aumento di questo tipo in 41 anni!

Quindi la FED deve continuare a sostenere la narrativa anti-inflazione. Non è neanche lontanamente vicina a poter invertire la tendenza.

Variazione su base annua dell'IPC per i servizi meno energia, dal 2000 al 2023

Quanto alla questione delle banche gestite imprudentemente, non è finalmente giunto il momento che tutte le parti interessate – compresi i grandi depositanti – paghino lo scotto della loro sconsiderata indifferenza al rischio finanziario?

Come promemoria, lo sviluppo dei mercati finanziari durante il 2022 è stato un clamoroso campanello d'allarme sul fatto che i portafogli bancari erano un incidente in attesa di accadere. Dopotutto, l'anno scorso il trentennale statunitense è crollato del 39,2%, segnando il più grande calo di un anno dal, beh, 1754!

Allo stesso modo il decennale è sceso del 17,8%, un'altra vaporizzazione record nel valore. Ecco perché le perdite non realizzate dei portafogli bancari sono passate da $15 miliardi nel quarto trimestre del 2021 a $650 miliardi nel quarto trimestre del 2022. E nessuno nascondeva niente: ogni centesimo di queste potenziali perdite è stato riportato nei documenti trimestrali per la SEC.

Eppure, eppure, dirigenti di banca e depositanti non assicurati si sono seduti con le mani in mano perché questi rischi crescenti venivano ignorati e quindi causavano un ulteriore calo dei prezzi delle azioni bancarie. La teoria alla base di questa gigantesca esplosione di negligenza era che tutti i titoli del Tesoro e e debito di agenzie governative sarebbero stati trattenuti fino alla scadenza e rimborsati per intero.

Ahimè, ciò era valido solo nella misura in cui i depositanti non assicurati si sarebbero seduti permanentemente con le mani in mano e che persone imprudenti come Peter Thiel e Ken Griffin non avrebbero mai gridato "al fuoco!".

Invece è andata diversamente e poi gli stupidi di Washington hanno promulgato una garanzia per $9.000 miliardi di depositi nel corso delle deliberazioni alla Casa Bianca domenica 12 marzo.

Quindi ora che tutti i depositi bancari statunitensi, per un valore di $18.000 miliardi, sono diventati carne da cannone grazie ai geni di Washington, come si fa a impedire ai dirigenti bancari di scatenarsi ulteriormente con l'ingegneria finanziaria?

Dopotutto hanno già fatto quello che volevano con denaro non loro.

Infatti la bancarotta di Signature Bank è un manifesto di quello che vuol dire coniare falsi profitti da pericolosi bilanci. Non molto al di sotto della superficie troviamo lo stesso vecchio colpevole del fallimento bancario: riserva frazionaria che va ad alimentare l'acquisto di asset altamente rischiosi.

Pertanto nel 2022 Signature Bank ha guadagnato in media il 3,11% sui suoi $114,3 miliardi di attivi, mentre il suo costo di finanziamento è stato solo dello 0,88% sui suoi $103,4 miliardi di depositi. In termini di dollari, gli attivi hanno generato $3,56 miliardi di reddito lordo, mentre la banca ha pagato solo $0,913 miliardi sui suoi depositi.

Se questo fosse stato un business sostenibile, le cifre di cui sopra sarebbero ammontate a un margine lordo del 74%. E i risultanti $2,54 miliardi di margine netto non sono stati divorati neanche dalle spese amministrative e generali. Le spese operative nette/commissioni attive ammontavano a soli $700 milioni, rendendo Signature Bank un'apparente miniera d'oro nel 2022.

E poi, come capita con tutti i miraggi, svaniscono!

Il motivo è che il suo conto economico era troppo bello per essere vero. La banca si occupava principalmente di operazioni commerciali in diritto, d'immobiliare e di altri servizi professionali. Di conseguenza, come nel caso di SVB, il 90% della sua base di depositi non era costituito da conti di risparmio assicurati dalla FDIC, ma consisteva nei saldi di cassa operativi delle sue aziende clienti.

Allo stesso tempo, $70,2 miliardi dei suoi $114,3 miliardi di attivi consistevano in prestiti commerciali, mutui e leasing, i quali rappresentavano $2,80 miliardi dei suoi $3,56 miliardi di reddito lordo con un rendimento medio del 4,0% su questo lato del portafoglio.

Quindi al centro delle sue operazioni c'era un rendimento patrimoniale del 4% abbinato a un costo di deposito dello 0,88%. E anche un portafoglio di asset altamente illiquidi (ad esempio, prestiti a start up e mutui per abitazioni a basso reddito) abbinato a depositi potenzialmente mobili nel caso in cui i titolari non assicurati si fossero innervositi ritirando i propri soldi.

Così è andata, infatti, e in un minuto a New York la macchina sforna-profitti di Signature Bank è andata in mille pezzi. E questo per non parlare del suo portafoglio obbligazionario che è stato drasticamente sommerso a causa del bagno di sangue nel mercato del reddito fisso dello scorso anno.

L'unica cosa che mancava nel quadro finanziario di Signature Bank è che non era una delle 30 SIFI troppo grandi per fallire (istituzioni finanziarie d'importanza sistemica) a cui Dodd-Frank hanno dato una garanzia backdoor per assicurare i propri depositanti. Se fosse stata inclusa in quell'elenco, come JP Morgan, i suoi costi di deposito sarebbero stati ancora più bassi e i suoi falsi profitti ancora più alti.

A partire dalle 18:15 del 12 marzo ogni banca ha ora la rete di sicurezza al 100% per i depositi non assicurati. Ciò significa che le 5.000 banche ancora in vita avranno tutte le opportunità per ignorare i loro depositanti e giocare ancora più forte sui disallineamenti tra i loro attivi e passivi.

In altre parole, le banche sono state dannatamente troppo redditizie grazie alla folle repressione finanziaria della FED e al dilagante azzardo morale alimentato dai sistemi di regolamentazione bancaria e di assicurazione dei depositi. La prima mezza dozzina di banche SIFI ha fatto registrare più di $1.000 miliardi in reddito netto negli ultimi otto anni, esattamente perché i geni di Washington hanno ridotto drasticamente i loro costi di deposito.

La risposta standard a tutto questo, sia da parte di Washington che di Wall Street, è stata di non preoccuparsi, perché i nuovi poteri ai regolatori bancari impediranno ai cowboy di avere per le mani nuove SVB e Signature Bank.

Bene, ecco cosa ha detto il 16 marzo Michael Barr, il principale regolatore bancario del Federal Reserve Board, quando l'incendio alla SVB stava già infuriando: “Le banche che regoliamo sono ben protette dalle corse agli sportelli attraverso una solida serie di requisiti di vigilanza”.

O, come avrebbe detto Elon Musk, finanziamenti assicurati!

Quindi, alla fine della fiera, non esiste una crisi finanziaria che si possa prevenire. Quello che c'è equivale a una parodia finanziaria che risale alla sistematica deformazione del mercato monetario sin dalla vigilia della crisi finanziaria nel 2008, insieme al male dell'assicurazione dei depositi, sia de jure che de facto.

Per quanto riguarda la prima, ripeto il punto di vista sottolineato già ieri: la linea di politica della Federal Reserve, misurata dal livello aggiustato all'inflazione del suo tasso di riferimento, è stata quella a far saltare in aria il sistema bancario inondandolo di sporcizia finanziaria e azzeramento del rischio.

Infatti nei 180 mesi trascorsi dalla crissi della Lehman, ci sono stati solo sette mesi in cui il tasso reale è stato positivo; e anche allora è stato positivo solo per un pelo, come rappresentato dalle barre blu che spuntano sopra la linea dello zero nel grafico qui sotto.

Tasso di riferimento della FED aggiustato all'inflazione, 2008-2023

Allo stesso modo dovrebbe essere ormai evidente che l'assicurazione sui depositi non ha nulla a che fare né con il denaro sano/onesto, né con un'industria bancaria prudente. È rimasta in vigore per decenni perché è una linea di politica sociale – la protezione dei piccoli – che si presenta come una misura di stabilizzazione finanziaria.

Ma non stabilizza alcunché: è destabilizzante invece, com'è stato implicito in ogni crisi finanziaria durante l'ultimo mezzo secolo.

Quindi se vogliono una "linea di politica sociale" per i pesci piccoli, date a queste persone l'accesso a un conto di risparmio governativo da $250.000 che paga 50 punti base in interessi. Per tutti gli altri, lasciate che siano essi stessi i cani da guardia del proprio denaro.

Questo è il vero presupposto di un sistema bancario stabile e di una prosperità sostenibile  e di libero mercato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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