venerdì 21 novembre 2025

La rivoluzione di Satoshi e la possibilità concreta di dire di “No”

 


di Francesco Simoncelli

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-rivoluzione-di-satoshi-e-la-possibilita)

Quando ho contattato l'autrice del libro, La rivoluzione di Satoshi, e abbiamo iniziato una corrispondenza per email, è stato come fare il bagno in una vasca gelata: d'improvviso molte sfaccettature dell'ecosistema Bitcoin hanno preso una diversa forma. Ero interessato alla traduzione del libro proprio perché molte nuove consapevolezze erano esplose in me man mano che proseguivo nella lettura. Inutile dire che la volontà di condividere qualcosa con altri deriva sostanzialmente da ciò: la comprensione e l'inquadramento di un determinato fenomeno sotto un nuovo punto di vista, avvalorato e arricchito di una nuova dimensione di conoscenza. Infatti Bitcoin appare diverso a chiunque lo osservi, potremmo definirlo una moderna parabola dei ciechi e dell'elefante.

Agli economisti sembra una moneta di qualità inferiore, poiché non ha una risposta elastica dal lato dell'offerta. Agli occhi degli enti regolatori si tratta di un tentativo subdolo di riciclare denaro ed evadere le tasse. Per il grande pubblico sembra un'orribile creatura costituita da speculatori finanziari e tecno-chiacchieroni, e per questo motivo la maggior parte delle persone lo ignora.

Con La rivoluzione di Satoshi di Wendy McElroy le cose cambiano radicalmente. “Questo è stato uno dei miei progetti intellettuali più difficili e importanti che abbia completato”, mi ha detto l'autrice. È un libro calmo e serio, accessibile ai principianti curiosi e a coloro che non sono ancora convinti che Bitcoin sia una soluzione rapida a ogni problema sociale. Come direbbe qualcuno, tanto per aggiungere un po' di ironia al fenomeno, Bitcoin è “tutto ciò che non capite del denaro, combinato con tutto ciò che non capite dei computer”. Alcune spiegazioni tecniche sono inevitabili, ma il lettore non è soggetto a una valanga di tecnicismi incomprensibili, né a grida di protesta semplicistiche inserite solo per attirare l'attenzione, vendere una copia in più e non lasciare niente di costruttivo al lettore.

L'autrice lo ritiene apertamente un vantaggio per il mondo e questa confessione “partigiana” non dovrebbe sminuire le sue numerose argomentazioni. L'approccio di prendere in considerazione solo gli incentivi personali e scartare di conseguenza le idee è, nell migliore delle ipotesi, miope e, nella peggiore, stupido: “La critica di una presa di parte a priori è un errore di valutazione. Sostengo Bitcoin perché ci credo dopo anni di studio, pertanto le mie tesi reggono, o cadono, in base ai loro meriti”.

E di meriti ce ne sono in abbondanza. La McElroy non esagera, come molti bitcoiner sono soliti fare, ma contestualizza la sua argomentazione fin da subito: “Nonostante le speranze di molti irriducibili sostenitori del Bitcoin, esso non porrà fine alla guerra, non ripristinerà la famiglia tradizionale, né risanerà il mercato immobiliare. Non migliorerà la nutrizione, non ispirerà un ritorno all'arte rinascimentale, né farà rivivere l'architettura del XIX secolo. Bitcoin non risolve tutto; risolve alcuni problemi e ne distrugge persino altri”.

Ciò che molti credono di Bitcoin è vero: è per i criminali, ma è anche per chi combatte per la libertà, per coloro che sono tagliati fuori dal sistema monetario mondiale, per coloro che sono tenuti finanziariamente ostracizzati dalle leggi o dalle usanze dei loro Paesi, per i dissidenti russi o nigeriani che cercano di ricevere e spendere fondi, per le donne afghane sotto il regime patriarcale, per i rifugiati che cercano di attraversare un confine con i loro beni (finanziari) intatti, per gli occidentali che cercano di sfuggire alle peggiori conseguenze dell'inflazione, per i dispensari di marijuana negli Stati Uniti la cui attività è legale negli stati in cui operano ma illegale a livello federale (e quindi incapaci di utilizzare il sistema bancario che è sotto un pesante controllo centralizzato). In realtà tutti questi usi sono la stessa cosa: molte parti dello stesso elefante. La natura del denaro è quella di poter essere utilizzato tra nemici che altrimenti non potrebbero fidarsi, o costringersi a vicenda, a comportarsi bene (gli amici possono usare credito e favori, invece). È uno strumento al portatore che non richiede identificazione, un conto bancario, o il permesso di un sovrano.

“Bitcoin”, scrive l'autrice in modo efficace e conciso, “è capacità di dire di no”: un modo monetario per sottrarsi, per evitare ostacoli. Non c'è da stupirsi che piaccia anche ai criminali. Questo non è un libro ideologico che sostiene aprioristicamente Bitcoin o riflette sul “crollo” del dollaro; libri del genere esistono già, mentre invece la McElroy di creare qualcosa di più grande: non indaga se le cose che Bitcoin rompe valgano la pena di essere rotte, ma “se dovremmo preferire un mondo con Bitcoin a un mondo senza Bitcoin”. Lo fa con prudenza e scrupolosità, usando lo strumento filosofico del velo dell'ignoranza di John Rawls.

Supponendo che non sappiate chi siate, in quale Paese siate nati e quali siano le vostre competenze, i vostri interessi e le vostre opportunità (ovvero, se cercaste di privare i lettori dei loro privilegi monetari e finanziari), sosterreste ancora l'esistenza di Bitcoin?

Nell'ambito di questo velo, La rivoluzione di Satoshi, cerca di presentare argomentazioni il più possibile ineccepibili a favore di Bitcoin. Un tale esercizio oltre a essere ammirevole è anche prezioso. Non vedere un problema nella censura e nell'oppressione finanziaria equivale a credere che solo le Persone Cattive™ abbiano problemi con le autorità (benevolenti). In realtà “anche i buoni vengono spesso censurati”.

La rivoluzione di Satoshi vi invita a guardare più lontano nel tempo e più in generale in tutto il mondo: “Se poteste immaginare di trovarvi nella posizione di aver bisogno di una forma di denaro resistente alla censura, o di dover insegnare a qualcun altro come usarlo, sarebbe saggio studiare Bitcoin”. Questa è la realtà per circa quattro miliardi di persone che vivono sotto il tacco di governanti autoritari che limitano, catturano, opprimono, o puniscono in altro modo i dissidenti per aver fatto, o detto, cose sbagliate. Bitcoin, come qualsiasi altra rivoluzione nella storia, non dissipa le leggi ingiuste, né fa sparire i governanti malvagi, ma niente può farlo; queste “ingiustizie” vivranno finché vivrà l'essere umano. L'uso di Bitcoin rende la spesa e il trasferimento di denaro molto più difficili da censurare per tali governanti.

Si tratta di un miglioramento evidente, un vantaggio per l'umanità. Bitcoin è denaro della libertà, una via di fuga dal pesante stivale di un tiranno. Dietro il velo, abbiamo alte probabilità di essere una di quelle persone. Questo libro alimenta le aspettative e di conseguenza stimola la creatività. La sola speranza di avere per le mani uno strumento di difesa efficace per qualsiasi situazione tirannica o di censura è di per sé uno strumento che permetterà a una pletora crescente di individui di organizzarsi diversamente. La sola esistenza, concreta, di questa possibilità è quanto basta per proiettare le persone nel futuro e, dapprima, far immaginare loro alternative, poi realizzarle. Ecco perché Bitcoin è speranza.

Gli economisti, tuttavia, ridurrebbero il tutto al seguente quadro di riferimento: ampliare il set decisionale e le opportunità disponibili non fa altro che avvantaggiare gli utenti (indipendenza da alternative irrilevanti). Più opzioni ci sono, meglio è. Date le diverse preferenze e circostanze individuali, la situazione mondiale con Bitcoin rappresenta un miglioramento per alcuni ed è quindi piuttosto banale concludere che per queste persone sia meglio avere accesso a Bitcoin piuttosto che non avercelo.

Un mondo con Bitcoin ha i suoi costi, però: ci sono casi di riciclaggio di denaro, ransomware e mancato pagamento delle tasse se qualcosa come Bitcoin non fosse mai stato inventato (beh, scoperto...). L'autrice ammette che tali fenomeni, nella misura in cui sono resi possibili da Bitcoin, sono negativi, ma che non rappresentano “una seria minaccia al beneficio netto complessivo di Bitcoin per il mondo”. In un certo senso, La rivoluzione di Satoshi, fa anche eco a Money and the Rule of Law di Pete Boettke: “Per quanto riguarda le istituzioni monetarie, Bitcoin porta lo stato di diritto nel mondo del denaro ed è un'alternativa attraente, perché apre alla possibilità di creare un consenso con cui dire ‘No’ soprattutto per i miliardi di persone che soffrono sotto pessimi governanti e con le tecnologie analogiche sono intrappolati in un loop terrificante da cui non ci sarebbe uscita”.

Inoltre la McElroy è piuttosto fiduciosa riguardo alle implicazioni di questa istituzione monetaria: “Bitcoin è un'istituzione monetaria che punta alla prevedibilità e alla disintermediazione sistematiche. Esiste non per perseguire la stabilità dei prezzi, o la piena occupazione, ma per eliminare del tutto la necessità di creatori di denaro centrali, mediatori e gestori”.

Abbiamo bisogno di libri seri su Bitcoin e sull'ecosistema che lo circonda, soprattutto dal punto di vista intellettuale, e La rivoluzione di Satoshi è proprio uno di questi.


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