venerdì 30 gennaio 2015

Dalla Svizzera al QE di Draghi: Il mercato globale è pieno di bombe ad orologeria innescate





di Francesco Simoncelli


Giovedì scorso lo zio Mario ha infine accontentato chi si stracciava le vesti affinché implementasse misure straordinarie data la presenza di una situazione straordinaria che non vuole scomparire. Dopo tutte le promesse fatte sin dal suol discorso "whatever it takes", esse si sono in qualche modo concretizzate nell'ultima conferenza stampa in cui informava il pubblico che la BCE è ormai disposta ad inglobare nel suo bilancio circa un terzo del debito pubblico emesso da ogni Paese della zona Euro. Sebbene il rischio sugli asset acquistati sia stato ripartito sulle varie banche centrali nazionali, ha tenuto a ricordare che l'OMT è ancora in piedi e può essere usato in qualsiasi momento. Rassicurante. Viene da chiedersi come mai i vari giornalisti presenti alla conferenza stampa fossero preoccupati perlopiù del "risk sharing"... Basilea III non ci assicurava del contrario? Draghi ha glissato con sorrisi beffardi. In realtà sa che il debito dei Paesi europei, soprattutto quelli della periferia, sono solamente bombe ad orologeria finanziarie. I rendimenti ridicoli dei titoli di stato italiani, ad esempio, sono figli della repressione finanziaria attuata dalle varie banche centrali del mondo.

La ZIRP e i giri di quantitative easing della FED hanno assicurato un flusso continuo di risorse monetarie con cui gli speculatori di Wall Street, principalmente hedge fund e banche commerciali, hanno potuto pasteggiare azzerando il rischio connesso. L'oceano di liquidità partorito dalla FED è stato utilizzato da questi giocatori d'azzardo per fare offerte in lungo e in largo il mercato mondiale e raccattare tutti quegli asset che avevano rendimenti in grado di fornire loro carry trade sempiternamente proficui. Ogni intervento della banca centrale ha sortito una manipolazione sempre maggiore. I mercati sono drogati di denaro fiat, non ne possono fare a meno pena un dolore economico senza precedenti. Sono stati, quindi, rastrellati tutti quegli asset che a fronte di tassi di interessi monetari prossimi allo zero avrebbero garantito un ritorno positivo sugli "investimenti". Sin dal 2008 il price discovery all'interno dei mercati mondiali è stato severamente distorto, creando un ambiente economico in cui sono state piazzate varie bombe ad orologeria finanziarie.

Il primo settore a subirne le conseguenze è stato quello obbligazionario degli stati, i cui rendimenti sono stati abbassati artificialmente grazie agli interventi delle banche centrali, in particolare la FED, la PBOC e la BOJ. Fornendo benzina quasi gratis, è stato sovvenzionato azzardo morale per tenere in piedi un settore dell'economia che avrebbe avuto bisogno di una severa pulizia da parte delle forze di mercato. Invece, a seguito del crash immobiliare del 2008, le banche centrali hanno fatto quello per cui sono state create: preservare il cartello di cui sono a protezione e sostenere le finanze degli stati.




Infatti i primi due QE della FED sono serviti a puntellare i bilanci disastrati delle banche commerciali, le quali hanno potuto sopravvivere nonostante la mole di asset non performanti sui loro bilanci. Beh, poco male... anche perché a cosa servirebbe la doppia contabilità altrimenti? Se poi ci aggiungiamo che si può essere salvati da un cosiddetto prestatore di ultima istanza, le cose si fanno molto più semplici. Quindi per garantirsi un flusso continuo di rendimenti, i giocatori d'azzardo sopracitati si sono letteralmente lanciati nel mercato divorando qualsiasi cosa potessero acquistare. Nel caso dell'Europa, ha permesso alla BCE di respirare e tirare per un pò il freno a mano. Guardate il grafico qui sopra. Notate come nel 2013 i bilanci della FED divergano da quelli della BCE. I giocatori d'azzardo, attraverso i fondi elargiti generosamente dalla FED, hanno potuto rastrellare il pattume obbligazionario dei vari stati europei, affittando, in un certo senso, il debito pubblico della periferia dell'Eurozona. Se questa mossa è servita principalmente per ammorbidire i tedeschi riguardo l'implementazione di un QE attraverso la propaganda martellante di una "catastrofe deflazionistica", non lo so; sta di fatto che in questo modo la zona Euro ha comprato tempo.

A conferma della mia tesi abbiamo lo stop al QE da parte della FED. Oltre a confermare un certo grado di cooperazione tra le varie banche centrali, notiamo come l'inflazionismo monetario sia ormai cronico all'interno del panorama economico. Infatti, sebbene Draghi abbia ricordato giovedì scorso che le attuali misure sono in qualche modo temporanee e da terminare entro il settembre del prossimo anno, ha raccomandato che gli stati europei adottino riforme strutturali. Non lo faranno. Non l'hanno fatto finora e non possono farlo in futuro. Perché? Perché l'apparato statale conosce un solo verbo: spendere. Non sa fare altro. Prende coercitivamente da un gruppo e in qualche modo redistribuisce tale ricchezza pensando di poter indirizzare il mercato secondo il suo volere. Non funziona così. Non possedendo la capacità di effettuare un calcolo economico in accordo con i desideri del mercato, è destinato a imprimere sempre di più la sua volontà su quella del libero mercato. Questa influenza si estende nel breve termine. Si protrae nel medio termine. Muore nel lungo termine. Man mano che si va avanti, però, le informazioni da controllare si fanno così numerose che il brevissimo termine diventa la sola cosa che è possibile prevedere. E' insostenibile. E' per questo che il QE della BCE non si fermerà il prossimo settembre. O continuerà ad intervenire, o lo dovrà fare un'altra banca centrale. In entrmabi i casi il dado è ormai tratto.

Che sia attraverso un'inflazione di massa o una depressione, le manipolazioni delle banche centrali semplicemente non possono andare avanti all'infinito. Il mercato si aggiusta ai nuovi segnali, e per tenere in piedi le vecchie politiche è necessario intervenire di nuovo con maggiore veemenza. Ma, soprattutto, non è possibile smobilitare le vecchie politiche pena un panico generale con relativa perdita del controllo. Guardate infatti il bilancio della FED, è rimasto stazionario. Lo stesso vale per le riserve in eccesso create ed iniettate nelle banche commerciali: sono ancora tutte lì. Non c'è via di scampo. Le banche centrali si sono intrappolate. Infatti ritirare quelle riserve significherebbe esporre all'insolvenza tutti quegli istitituti che fino ad ora sono stati sorretti artificialmente dalle banche centrlai, e attraverso i quali è stata venduta a Main Street l'illusione di una ripresa nominale. La svendita dei titoli di stato sarebbe pressoché immediata causando buchi enormi sia nei bilanci delle banche commerciali, degli hedge fund e dei fondi pensione, sia in quelli delle banche centrali stesse. E' stato grazie ai primi che l'euforia è stata fatta passare dal settore obbligazionario statale a quello azionario.

Sebbene la maggior parte del denaro creato dalla FED è stato parcheggiato presso i suoi depositi, una modesta porzione di esso è finito in nuovi prestiti. A fronte di norme più stringenti da parte delle banche commerciali e di una maggiore richiesta di garanzie liquide, gli unici che potevano permettersi di accendere dei prestiti erano quelle figure che potevano mettere sul banco un grande ammontare di liquidità nel caso di default. E' in questo modo che i ricchi sono diventati più ricchi. Questi prestiti, però, non sono stati utilizzati per migliorare i prodotti creati dalle aziende o a sovvenzionare settori come la Ricerca & Sviluppo. No, questi fondi sono finiti nella bisca di Wall Street, andando a gonfiare altre bolle finanziarie.






Il risultato che abbiamo ottenuto è una stagnazione industriale e le varie grandi industrie forzate a ri-acquistare le proprie azioni invendute. Purtroppo per i pianificatori centrali, questi sono trucchi che funzionano una sola volta e come possiamo vedere dal grafico sulle entrate dell'IBM stanno già esauendo la loro magia. Poi entra di nuovo in gioco la realtà. Per prolungare la baldoria si lascia che entrino nel casinò anche gli investitori marginali, coloro il cui compito è venire spennati. Questi sono coloro che arrivano per ultimi alla festa e comprando ai massimi, sperano che il mercato continuerà a salire.





L'ingegneria finanziaria delle banche centrali ha, quindi, soppresso la maggior parte dei rendimenti all'interno del mercato mondiale, lanciando segnali rassicuranti secondo cui non c'è nulla di cui preoccuparsi. Proprio ora si sta festeggiando la pseudo-ripresa degli Stati Uniti. Sarebbero queste le basi? In realtà sono decisamente fragili. Allo stesso modo si festeggia anche in Europa per l'avvenuta conversione di Draghi al keynesismo sotto steroidi. Si presume che questa misura cambierà cinque anni di completo degradamento. Non succederà. Perché? Per lo stesso motivo per cui non ha funzionato negli Stati Uniti e in Giappone. Il denaro è semplicemente un mezzo di scambio e attraverso di esso facilitiamo le nostre interazioni con quegli individui con cui commerciamo. Pompare nuova moneta nell'economia non aiuta affatto a migliorare questa realtà, anzi mette in moto un processo in cui si viene scambiato qualcosa per niente. Coloro che ricevono per primi le nuove unità di denaro possono approfittarne per entrare in possesso di vantaggi che coloro che lo riceveranno per ultimi non avranno. In questo modo il beneficio dello scambio, che permette ad entrambe le parti che lo performano di stare meglio, viene sbilanciato a favore di una parte. Detto in parole povere, è la banca centrale che alimenta le disuguaglianze sociali ed economiche.

Nonostante tutte le chiacchiere sfornate dai media mainstream, i salari mediani delle famiglie statunitensi sono diminuiti negli ultimi 6 anni e il tasso di povertà è aumentato con 47 milioni di americani ora dipendenti dai food stamp e dai vari assegni sfornati dal governo federale. La stagnazione industriale e la ridondanza degli investimenti preclude una correzione dei mercati, permettendo così alle forze di mercato di direzionare le risorse matriali e umane verso quei bisogni più urgenti da soddisfare. Succederà altrettanto in Europa. Nonostante il QE, i fondamentali non cambieranno affatto. La lotta di Main Street non cambierà affatto. Questo significa che lo stato farà nuove promesse e continuerà a spendere. Non c'è modo di cambiare questa realtà: la pianificazione centrale dell'economia è destinata ad esplodere in faccia a coloro che credono di poterla utilizzare per direzionare l'economia. Essi agiscono in base ai loro modelli matematici, ignorando la volontà del mercato. Infatti l'attuale misura di QE è stata implementata facendo ricorso alla sciocca identità contabile enunciata da Irving Fisher: M*V=Y*P. In questa relazione si presume che la fotografia di scambi monetari effettuati in un certo momento nel tempo, possano fornire un qualche indizio su dove andrà l'economia e come poterla indirizzare. I monetaristi, nel caso specificio, affermano che V (velocità circolazione moneta) può essere considerata costante e che Y (prodotto nazionale lordo) non sia affatto influenzato dalle variabili monetarie e quindi assumenre che sia costante nel breve termine. In questo modo possono affermare che un qualsiasi aumento di M (massa monetaria) si ripercuoterà proporzionalmente in P (prezzi aggregati).

Arrivare ad una conclusione simile, però, è sbagliato. È molto importante capire chi riceverà la nuova moneta, come la spenderà e in quale lasso di tempo. Inoltre va considerato qual è il sentimento delle banche e dei consumatori (se sono, rispettivamente, disposti a prestare e a prendere in prestito), quali sono le aspettative per il futuro, ecc. Tutti elementi che in quella identità contabile spariscono, e quindi diviene facile affermare che i banchieri centrali possono essere in grado di "stabilizzare" i prezzi agendo sul lato della massa monetaria. Non è un caso se le due crisi economiche più devastanti dell’età contemporanea siano state precedute da un decennio in cui si riteneva che gli obiettivi di “stabilità dei prezzi” fossero stati rispettati.

Infatti, come abbiamo visto in un precedente articolo, i motivi per cui la stampa monetaria senza precedenti non si è materializzata in inflazione dei prezzi sono molteplici e non riconducibili a fredde operazioni matematiche. Ma non ottenendo i risultati desiderati, i banchieri centrali continuano a spingere sullo stesso tasto. E' una strada pericolosa quella su cui stiamo camminando, perché la presunzione di conoscenza da parte dei banchieri centrali sta tenendo in piedi un sistema sociale ed economico al collasso. Infatti la crisi che ancora perdura non è affatto di origine ciclica, ma è strutturale. I mercati del debito hanno raggiunto un punto di saturazione che sta lentamente consumando il bacino dei risparmi reali dell'Europa. Infatti le forze di mercato stanno spingendo per una recessione, visto che ce n'è bisogno, ma vengono contrastate dalle forze anticicliche delle banche centrali che hanno permesso un lieve deleveraging nel settore privato gonfiando a dismisura quello pubblico. Austerità? Non per lo stato. Deflazione? Nei sogni degli statalisti. Cosa mai potrebbe andare storto?



EVENTI IMPREVISTI: LA THAILANDIA, LA SVIZZERA E LA GRECIA

I banchieri centrali sono esseri umani. Non c'è bisogno quindi di "divinizzarli". Sono come voi e me, e possono commettere errori stupidi come voi e me. Inoltre, sempre come voi e me, possono cercare testardamente di riparare ai loro sbagli cercando di mettere toppe qua e là nella speranza di poter aggiustare laddove è stato commesso l'errore. Diversamente da voi e me, però, essi sono in grado di influenzare il resto dell'economia attraverso le loro azioni. Se io, ad esempio, dovessi commettere un errore con la mia azienda e cercassi di correggerlo, nel caso fallissi ci rimetterei solo io. Il mercato mi sostituirebbe con un altro attore in grado di imparare dai miei sbagli. Nel caso dei banchieri centrali, invece, essi possono deturpare i segnali di mercato all'interno del panorama economico attraverso la politica monetaria. Se falliscono, quindi, chi ci rimette è una grande fetta della popolazione che invece non è responsabile.

E' per questo motivo che gli Austriaci, e in particolare Ron Paul, ha sempre sostenuto la possibilità di chiudere una volta per tutte la FED. E' per questo che io ho sempre sostenuto la chiusura di una qualsiasi banca centrale sul suolo europeo. Infatti i banchieri centrali, essendo umani come noi, credono testardamente di poter raddrizzare le cose facendo riferimento al set di strumenti a loro disposizione per contrastare situazioni presumibilmente contrarie all'economia. Entra in gioco anche un fattore psicologico: non vogliono fare la figura degli incompetenti così come non la vorrebbe fare un qualsiasi imprenditore a capo di un'azienda. Entrambe le figure perseverano fin quando la situazione non diviene praticamente insostenibile e devono gettare la spugna. Nel caso dei banchieri centrali, però, ciò apre la porta a tutta una serie di conseguenze non volute. Un esempio recente lo ritroviamo nella volontà della BNS di togliere il tasso di cambio ancorato con l'euro a 1.20 CHF.

Nel 2009, a seguito della crisi scoppiata in Grecia, gli investitori spaventati dalle conseguenze che i conti greci truccati avrebbero potuto generare, decisero di diversificare i loro asset puntando sul franco svizzero. La frenesia legata a questo trading ha inizialmente fatto salire il valore del CHF rispetto all'euro. Sebbene i grandi esportari si lamentassero nei confronti della BNS, c'era anche un altro settore che stava iniziando a subire perdite: le banche commerciali. Le loro attività guardano principalmente all'estero e hanno asset denomianti in euro e passività in franchi. Se, ad esempio, A prende in presito euro dalla banca svizzera B e l'euro nel corso del tempo si svaluta, tale svilimento andrà a favore di A facendo crollare il valore del prestito sul bilancio di B. Se invece C prende in prestito franchi (e la sua fonte di guadagno è denominata in euro) dalla banca svizzera D e il franco si rivaluta nel corso del tempo rispetto all'euro, per un po' D avrà un vantaggio su C. Ma a lungo andare l'onere del debito potrebbe farsi troppo gravoso per C e potrebbe andare in default. Quest'ultimo scenario sarebbe peggiore rispetto al primo.

In entrambi i casi i bilanci delle banche commerciali si erodono. La BNS, quindi, ha pensato di agganciare il franco svizzero all'euro ad un cambio fisso, in modo da garantire un certo "equilibrio". In questo modo la BNS si è impegnata a stampare franchi e venderli per comprare euro e altre valute estere.




La popolazione svizzera non ne ha affatto goduto e ha dovuto sopportare il fatto di ritrovarsi per le mani un mezzo di scambio svilito. Situazione che si sarebbe acuita poiché nell'aria aleggiava già lo spettro di un QE europeo, cosa che avrebbe costretto la BNS a seguire la BCE in una svalutazione competitiva senza fine. Detto in modo diverso, la BNS avrebbe dovuto espadnere a dismisura un bilancio già incredibilmente gonfio stampando franchi svizzeri e comprando valute estere. D'altro canto questo sarebbe stato un enorme pasto gratis agli speculatori sui carry trade, i quali avrebbero potuto prendere in prestito franchi svizzeri a tassi di interesse ribassati e investire in valute estere con tassi di interesse più alti. Fino al 15 giugno scorso questo carry trade ha retto e dato che trading simili vengono effettuati con una forte leva finanziaria, la decisione di togliere il peg ha causato non poche vittime nel mondo finanziario. Soprattutto a causa della rivalutazione repentina da parte del franco svizzero. Sono, quindi, fioccate le margin call e parecchi trader si sono ritrovati pesantemente esposti a perdite ingenti: prendete ad esempio Everest Capital's Global Fund, FXCM, ecc.

Anche le banche commerciali e la stessa BNS sono rimaste vittima di perdite di bilancio, poiché le passività in franchi erano superiori agli asset (a causa della continua perdita di valore dell'euro). E' molto probabile che la BNS abbia voluto fermarsi ora puntando tutto sull'apprezzamento del dollaro in modo da tamponare le perdite. Sebbene sia molto difficile che una banca centrale possa dichiarare bancarotta, la BNS ha preferito non seguire nell'oblio l'euro e ingurgitare ora la pillola amara del dolore economico. I controlli dei prezzi, di qualsiasi tipo, distorcono il caclolo economico e favoriscono un'allocazione errata delle risorse.

Nel 1997 il thai baht venne sganciato dal suo peg con il dollaro. Il tasso di cambio artificiale aveva creato investimenti improduttivi in tutta l'area del sud-est asiatico, e quando venne smobilitato la stessa regione sprofondò in crisi. L'anno successivo il panico si diffuse in Russia, mandando in default la nazione per il suo debito. C'era un hedge fund statunitense estremamente esposto al mercato obbligazionario russo che a causa di questa crisi era ad un passo dal fallimento: Long-Term Capital Management (o LTCM). Se questo hedge fund fosse fallito, non avrebbe più potuto pagare i suoi obblighi nei confronti delle banche di Wall Street, le quali si sarebbero ritrovate grossi buchi di bilancio. LTC venne quindi salvata da JPM, Citibank e Goldman Sachs con la complicità della Federal Reserve che tagliò i tassi di interesse e aprì le porte alla bolla dot-com.

I banchieri centrali credevano di avere tutto sotto controllo, invece la loro presunzione di conoscenza è esplosa loro in faccia circa 7 anni dopo quando scoppiò il mercato dei mutui subprime. Vennere spiazzati perché puntellarono gli hedge fund e si ritrovarono per le mani una bomba ad orologeria finanziaria da un'altra parte. Quindi corsero ai ripari, proveddendo ad espandere l'offerta di moneta della nazione ad un livello mai visto prima per salvaguardare i "big player" e ad implementare misure più restrittive per la concessione di nuovo credito. Ma come è accaduto in quegli anni, stanno ignorando da dove arriverà il prossimo colpo alla loro presunta onniscienza: il falso boom nel mercato dell'olio di scisto. L'espansione artificiale dell'offerta di denaro e la ZIRP hanno contribuito a creare un'euforia senza precedenti nel mercato petrolifero, inducendo varie imprese ad investire in tale settore credendo che il prezzo del petrolio sarebbe rimasto "per sempre" tra gli $80-100/bbl. Non solo, ma i mercati emergenti hanno scommesso anche su un dollaro debole, invece si sta rafforzando a seguito del QE in pausa e di un probabile aumento dei tassi di interesse. Così come accaduto nel 1997 e successivamente nel 2007, le crisi sono scoppiate a seguito di eventi presumibilmente "insignificanti" che hanno messo in moto un domino di eventi i quali sono culminati con una crisi. La Svizzera, quindi, con la sua recente decisione di togliere il peg con l'euro potrebbe aver messo in moto quella che sarà la prossima crisi. I mercati mondiali sono saturi di debito e distorsioni da parte delle banche centrali, e se la storia è una maestra di vita tra un anno o due potremmo osservare le tremende cosneguenze dell'esplosione di queste bombe ad orologeria finanziarie.

Infine, oltre alla decisione improvvisa della Svizzera che ha inflitto numerose perdite, c'è da considerare la Grecia la quale rappresenta ancora una mina vagante all'interno dell'Eurozona. Se gli eventi messi in moto dalla BNS sono lenti a dipanarsi, un improvviso default della Grecia accelererebbe il tutto. Il Paese ellenico è esposto a circa €300 miliardi di debiti nei confronti del FMI, degli altri paesi della zona Euro, della BCE e di creditori privati. Dato che i pianificatori centrali vogliono tenere in piedi un'economia insostenibile basata sugli eccessi pre-crisi, la Grecia dovrà andare in default per gran parte di questo debito. Questo è il motivo per cui nessuno smetterà di gettare denaro in questa dolina economia. Questo è il motivo per cui tutti i moniti del nord Europa nei confronti del sud Europa sono un bluff. Sono tutti sulla stessa barca. Un piccolo cambiamento nello status quo potrebbe mettere in moto eventi che manderebbero repentinamente fuori controllo la presa della pianificazione centrale sull'economia europea.

Quindi questo teatro Kabuki andrà avanti, con una parte che premerà per riforme strutturali e l'altra che continuerà a ricevere denaro non facendole. Quando mai è stato possibile risolvere una crisi del debito aggiungendo ancora più debito?



CONCLUSIONE

Quello che ormai si vede regolarmente sui mercati è una continua corsa per seguire trend fasulli che si pensa possano continuare per sempre. Una volta che si invertono gli sciocchi rimangono con un pugno di mosche in mano. Non capiscono come le banche centrali siano delle abili manipolatrici, o se lo comprendono lo ignorano e cercano di fare front-running alle loro decisioni. Ma quando le inversioni di trend stabiliti sono repentine, le perdite sono enormi ed impreviste. Allo stesso modo, pochi oggi si aspettano un aumento dei tassi di interesse e dell'inflazione nei prezzi. Quando ciò accadrà, perché è inevitabile che accada, allora tutto quello in cui si è creduto finora cadrà a pezzi. I fondamentali delle varie economie sono distorti ed è per questo motivo che le stesse forze che hanno costretto la BNS ad invertire il suo controllo dei prezzi, agiranno anche sulle altre banche centrali del mondo. Le forze di mercato sono inesorabili.

La lezione che a questo punto avremmo dovuto apprendere dai recenti sconquassi finanziari, è che gli apologeti dello stato e i banchieri centrali non sono degni di fiducia. Non imparano dai loro errori, e i loro presunti tentativi di aggiustare le cose finiscono per peggiorarle. L'unico modo per proteggersi dalla loro follia crescente e dalle bombe finanziarie sparse in tutto il mercato globale, è possedere oro.


11 commenti:

  1. le bolle che scoppiano, come il parco buoi che ci rimette le penne in borsa, servono a ripristinare la solvibilità attraverso un operazione che abbassando i crediti (i soldi persi dagli investitori) abbassa i debiti (il sistema bancario deve meno soldi). come i fallimenti devono avvenire quando ancora in tempo ad evitare il fallimento sistematico, le bolle - di per sé fatto non positivo - devono scoppiare prima che siano enormi. magari relazionata, poi avanti a fisarmonica. ma se la cosa scappa di mano, e la bolla si fa troppo grossa, il gioco finisce. e mi pare che ultimamente abbiamo fatto un accelerazione in tal senso.

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  2. Complimenti.

    Il calcolo economico è obsoleto e succube del calcolo politico.
    Il sistema delle banche centrali conta come un pezzo importante degli instruments regni come l'apparato militare, i mass media principali (scuola pubblica compresa), i sistemi implementati di sorveglianza, ...
    È in crisi il sistema di potere che regge e si identifica con l'Occidente. La spinta propulsiva è la reiterazione degli stessi mezzi: fiatmoney, guerra, propaganda, controllo.

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    1. E se l'idea che l'Occidente è in crisi fosse solo una false flag per compattarci come un gregge e tosarci per bene?

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    2. hehehe... a che intuizioni abduttive si arriva. non è preregrina l'ipotesi

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    3. Ciao a tutti.

      Sebbene io non creda che possa essere un false flag, se dovessi ammettere per assurdo che lo sia allora la mia risposta sarebbe questa: anche in questo caso le conseguenze non intenzionali sarebbero sempre dietro l'angolo. Questa è un'eventualità da cui non si può scappare. Perché? Perché siamo umani, e questo comporta avere tutti i pregi e difetti del caso. Una di queste conseguenze non intenzionali, ad esempio, potrebbe essere la fiducia che lo stato possa controllare tutto e tutti attraverso le varie elemosine di cui si fa elargitore. Come ho riportato nell'articolo di oggi, le persone che ricevono assegni di disabilità negli USA sono ai massimi di sempre.

      Orbene, queste stesse politiche che sono servite ad accalappiare così tanti sostenitori dell'aparato statale, si stanno tramutando nel veleno che infine lo uccideranno: Many disabled people can work. Washington prevents them, at ruinous cost. L'Economist quindi stima che il trust fund alla base di suddetti pagamenti finirà i soldi l'anno prossimo. Medicare e Previdenza Sociale sono già in deficit.

      Poi c'è la storia del rialzo dei tassi di interesse previsto per il prossimo giugno, nonostante la FED sia ancora molto nebulosa sulla questione. Ora, se non li alzerà dovrà avere una buona ragione per non farlo perché al momento l'economia statunitense sta sperimentando una ripresa (nominale). Questo significa che ci si aspetta dalla FED una normalizzazione dell'ambiente economico. Se invece li alzerà, gli asset e i carry trader che hanno goduto dell'inflazionismo monetario degli ultimi sei anni dovranno essere pronti a subirne le (amare) conseguenze. Questo significa che dopo un breve periodo di dissesto, zia Janet tornerà ad utilizzare la stampante proprio come sta accadendo in Russia dopo che il mese scorso furono alzati i tassi di interesse al 17%. L'esempio russo è il classico canarino nella miniera per capire cosa faranno le altre banche centrali del mondo quando si troveranno nella stessa situazione.

      I tassi di interesse vengono stabiliti dal mercato, non da un manipolo di pianificatori centrali. Questo significa che qualunque cifra raggiungeranno i tassi negli USA, non sarà mai quella di un mercato non ostacolato e le forze di mercato spigneranno ancora per una recessione, poi una depressione. Quando una banca centrale inflazione l'offerta di moneta crea un boom artificiale, quando smette apre la porta al bust. E' economicamente inevitabile. Una cosa è certa: verrà tosato chiunque si farà trovare impreparato. Sono del parere che le misure straordinarie post-2008 siano state implementate solo per comprare tempo con cui escogitare una via di fuga da questo sistema sul quale le banche centrali perderanno il controllo. E' inevitabile. Ma nel frattempo verranno spennati tutti coloro che avranno fiducia nel denaro fiat. Ricapitolando, quindi, le misure straordinarie sono state implementate (secondo me) perché si prepara all'orizzonte una grande tosatura dovuta al fatto che alla fine le banche centrali perderanno il controllo.

      Semmai questo sia un false flag, è un false flag partorito dalla mente di keyensiani. Credevano di essere più furbi del libero mercato e invece sono rimasti intrappolati. Il keynesismo, infatti, instupidisce le persone.

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    4. Non ho dubbi neanche io. La crisi di sistema è reale e inattesa conseguenza di una pianificazione scellerata ed illusoria. Ma la suggestione intellettuale ci stava. Brainstorming. Verificata non regge, ma è stata utile.
      Il crollo fiatmoney lascerà in piedi per un po' gli altri pilastri del Potere: guerra, propaganda e sorveglianza. Scenario autoritario. Ma saranno fragilissimi. O no?

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    5. A supporto di quanto dicevo ecco questo allegro articoletto su Zerohedge in cui Plosser ammette chiaro e tondo che se la situazione continua su questi binari la pressione sui banchieri centrali sarà costì forte che farà perdere loro il controllo: "We Can't Do This Forever," Fed Admits "Market Will Overwhelm Us".

      «[...] One of the things I’ve tried to argue is look, if we believe that monetary policy is doing what we say it’s doing and depressing real interest rates and goosing the economy and we’re in some sense distorting what might be the normal market outcomes at some point, we’re going to have to stop doing it. At some point the pressure is going to be too great. The market forces are going to overwhelm us. We’re not going to be able to hold the line anymore. And then you get that rapid snapback in premiums as the market realizes that central banks can’t do this forever. And that’s going to cause volatility and disruption.»

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    6. E d'altronde che altro può fare uno con una stampante a disposizione?
      Non ci sono novità da parte dei pianificatori centrali. Non ci sono idee nuove. Solo la ripetizione delle stesse. Sclerosi ideativa. Segno di vecchiaia.
      Guardate chi sono andati a ripescare dalle nostre parti per farne il proprio capo. Fa anche ridere questa situazione. Perché è palese che un sistema vecchio non ha futuro e pertanto guarda solo indietro. Il declino è inarrestabile. Idee nuove verrano certamente da ambiti diversi da quelli spadroneggiati dall'attuale sistema di potere. Hai voglia con propaganda e sorveglianza! Alla fine gli resterà solo l'ultima carta da giocare.
      Non è partita breve, ma il finale mi pare scontato. Vedremo.

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  3. In questi giorni hanno celebrato l'anniversario della nascita del Prof. Federico Caffè. Maestro keynesiano di tutti gli economisti statalisti del dopoguerra, compresi Draghi e Visco. Entrambe banchieri centrali. Scriveva su il Manifesto e credeva nell'intervento politico in economia. Si laureò nel 1936 e si perfeziono' in Inghilterra. Un economista figlio del Novecento, il secolo dell'illusione statosocialista. Il secolo che non è ancora tramontato.

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    1. >"Un economista figlio del Novecento, il secolo dell'illusione statosocialista."

      Mai parole furono più vere. Sto traducendo un pezzo di Stockman che riguarda proprio questa frase. Però oggi vorrei farvi riflettere su una cosa che pare essere sfuggita alla maggior parte degli analisti: il target della BCE per un'inflazione al 2%. Quando questo obiettivo dovrebbe essere soddisfatto, oltre all'ulteriore perdita di potere d'acquisto dell'euro nel corso del tempo, c'è da considerare il rendimento dei vari decennali europei. Voglio dire, quello italiano oggi rende l'1.62% e in un panorama di inflazione al 2% il rendimento reale sarebbe negativo. Cioè, gli "investitori" pagherebbero per possedere pattume obbligazionario italiano. Quando dico "pattume" intendo il fatto che il debito pubblico sale nonostante le chiacchiere socnclusionate su una presunta austerità. Un onesto price discovery non esiste più per quanto riguarda il debito pubblico, o per meglio dire, è stato fortemente soppresso.

      Ma lo stesso discorso potremmo farlo per Spagna, Francia e gli altri della banda dei PIIGS. Sono stati che viaggiano verso l'insolvenza ma il mercato dice che sono "sanissimi". Quanto può durare una cosa del genere (con la NIRP che pian piano sostituirà globalmente la ZIRP) prima che qualcuno inizi a premere nervosamente il pulsante "vendere"?

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  4. A quanto pare la BNS continua a promuovere la propria fede keynesiana: Swiss National Bank Scraps Hard Franc Ceiling, Replaces With Soft Ceiling Instead Local Press Reports.

    I keynesiani, infatti, non sopportano una valuta forte. Amano un'inflazione dei prezzi generata dalle politiche espansive della banca centrale. Ora che la BNS aveva apparentemente smesso di sostenere un controllo dei prezzi sulla sua valuta continuando a svilire il franco, gli svizzeri avrebbero potuto godere di una divisa con cui poter acquistare più beni. Gli europei, sostenendo un euro più debole, avrebbero concesso uno sconto sulle loro merci se acquistate con franchi svizzeri. Però si dice che il settore dell'export ne risentirebbe. La mia risposta è questa: "E quindi?" Però il mercato azionario ne ha risentito in modo acuto. La mia risposta è questa: "E quindi? Quando una banca centrale interviene attivamente nei mercati, è questo quello che si ottiene. E' quello in cui consiste il ciclo economico Austriaco." Però si dice che i consumatori verrebbero danneggiati. La mia risposta è questa: "In che modo? In che modo verrebbero danneggiati i consumatori in grado di poter acquistare più beni? Il libero mercato serve proprio a questo: ri-orientare la produzione verso quei settori in cui c'è una magggiore domanda dei consumatori."

    Il keynesismo non è altro che mercantilismo. Invoca l'inflazionismo della banca centrale per direzionare l'economia. Verso dove? Il paradiso keynesiano: debito infinito, piena occupazione, spesa in deficit perenne.

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