venerdì 16 ottobre 2020

Rivoluzione 2020

 

 

di Angelo Codevilla

Come siamo arrivati sin qui (e come andrà a finire)? 

La comprensione della natura delle forze che stanno muovendo la rivoluzione che sta distruggendo la repubblica americana è un ottimo modo per prevedere le modalità con cui i risultati delle elezioni di quest’anno andranno ad impattare sul successo o meno della rivoluzione stessa. La questione basilare (che risponde alla domanda: “Chi la guida?”) è storicamente quella più gettonata; tuttavia ogni dissenso interno e ogni particolare interesse afferente alla rivoluzione stessa oscura la domanda principale, ossia: “Qual è il suo scopo?”. Quella di cui siamo testimoni è una rivoluzione guidata dalla nostra classe dirigente, una sorta di “rivoluzione dall’alto” e – di conseguenza – l’abbattimento di tutti gli ostacoli che si frappongono al potere di questa oligarchia è l’obiettivo primario. 

Tuttavia, la logica che è sottesa a questa rivoluzione ha un obiettivo totalmente diverso, un obiettivo che ha come vittima finale la civilizzazione stessa. 

Quello che segue descrive fino a che punto questa logica si è fatta strada ed ha conquistato gli Stati Uniti, non mancando inoltre di evidenziare la meta finale cui essa potrebbe portare a seconda del risultato delle elezioni. 

 

“Regime Change”

Nel quinto libro della “Politica”, Aristotele descrive il modo in cui le rivoluzioni spodestano i regimi che (come quello presente negli Stati Uniti) cercano di bilanciare gli interessi delle persone delle classi medio-basse con quelli dei benestanti, dei burocrati e di altri personaggi in primo piano. Dal momento che il punto di equilibrio tra istanze così diverse si sposta nel corso del tempo, il sistema che ne risulta si potrebbe trasformare in una sorta di mix tra democrazia, oligarchia e monarchia. La rivoluzione che consente questa trasformazione è a malapena percettibile, a riprova del fatto che coloro che finiscono per imporsi su tutti gli altri, siano essi provenienti da classi più alte o più basse, non fanno altro che aggiungere al danno la beffa. 

Tuttavia, se l’attore che prende il potere distrugge i legami che hanno unito le diverse parti prima della sua rivoluzione, anche degli incidenti di percorso di entità irrilevante possono tramutarsi in un potenziale processo cumulativo di violenza che consuma ogni cosa. La descrizione che Tucidide restituisce della rivoluzione che si consumò in Cocira durante la guerra del Peloponneso è esemplificativa. La rivoluzione francese, la guerra civile spagnola e molti altri episodi del genere fanno da eco a quell’episodio. Oggi la trasformazione verso un modello oligarchico della repubblica degli Stati Uniti sta seguendo lo stesso pattern, dal momento che essa sta diventando sempre più violenta. Aristotele, tuttavia, mostra come le oligarchie che si sono costituite in modo violento siano destinate a perire a causa della medesima violenza che le ha costruite, dal momento che esse tenderanno sempre di più a degenerare in una qualche forma di tirannia o comunque nella preminenza dei poteri di uno solo. La cosa più improbabile che avvenga è il ristabilimento di qualcosa che somigli al vecchio regime di stampo costituzionale. 

La Costituzione degli Stati Uniti ha messo in piedi e codificato un buon sistema di bilanciamento dei poteri appartenenti ai Molti [la democrazia nelle elezioni, ndt.], dei Pochi [l’esistenza di un parlamento, ndt.] e di quelli appartenenti ad uno solo [il presidenzialismo americano, ndt.] proprio come lo avrebbe immaginato Aristotele; e ciò armando i cittadini, gli Stati Federati ed il Governo Federale (mediante il decimo emendamento) con il giusto arsenale per mantenere questo bilanciamento. Gli Autori della stessa, tuttavia, non erano affatto illusi del fatto che questa Carta Costituzionale fosse pienamente efficace nel prevenire che degli interessi particolari favorissero il formarsi di fazioni che agissero contro il comune interesse. Durante il Diciannovesimo Secolo, interessi e opinioni nel Sud e nel Nord si sono fusi in classi dominanti antagoniste che hanno combattuto la guerra più sanguinosa di quel secolo. Nel secolo successivo, il Ventesimo, la nozione che il buongoverno derivasse dall’expertise scientifico dei suoi componenti (di pari passo la sempre crescente identità tra il “big government” e il “big business”) rese il terreno culturale fertile per la nascita, la crescita e lo sviluppo di una classe dirigente di matrice progressista. Tra gli Anni Trenta e il primo Ventunesimo Secolo, la centralizzazione dei poteri nelle mani della summenzionata classe è stato un elemento di primaria importanza nella trasformazione degli Stati Uniti da repubblica costituzionale (quale era nel momento in cui era stata creata nel 1776-1789) ad oligarchia. 


L’oligarchia progressista negli Stati Uniti

La suddetta classe dominante è stata capace di trasformare il regime di stampo costituzionale degli Stati Uniti grazie alla sua partigianeria di stampo collettivista, la quale è stata capace di creare un ponte tra tutte le divisioni che esistono tra le parti del Governo Federale, gli Stati e – in generale – tra il settore pubblico e quello privato. 

Negli Stati Uniti, così come in qualsiasi altra parte del mondo, l’intervento del governo nell’economia e la regolamentazione delle attività private si è tradotta sempre ed invariabilmente nella connivenza dei due. Il più grande effetto di questo fenomeno è stato il fatto che l’offuscamento dei confini di ciò che è da considerarsi pubblico e ciò che invece riguarda i privati – ossia quando il governo decide di redistribuire i compiti ed i relativi premi – ha spostato il fulcro del processo decisionale dal cittadino (che può esprimere la sua preferenza solo tramite il voto) al sistema burocratico e ad i suoi “stakeholder”. Questa operazione di ingegneria sociale delle società di stampo liberale classico è stata effettuata per la prima volta nel 1926 in Italia con la “Legge sulle Corporazioni”, la quale ha rappresentato un elemento caratterizzante il regime Fascista. Prima della Seconda Guerra Mondiale ogni Nazione Occidentale, inclusi gli Stati Uniti (grazie al “New Deal” rooseveltiano), adottò la sua personale versione di questa legge. Nel 1942 il libro di Joseph Schumpeter “Capitalismo, Socialismo e Democrazia” – un’analisi neo-marxista della società – ha descritto questa oligarchia come la conseguenza necessaria della modernità. 

Negli Stati Uniti, tuttavia, questa oligarchia aderisce ai criteri d’analisi di Aristotele (o di Marx) solo superficialmente. È vero, come vedremo poi, che i suoi poteri hanno sempre di più accentuato la crescente identità tra potere governativo e ricchezza privata, e quindi la limitazione dell'accesso alla ricchezza a chi è politicamente connesso; ma con il passare dei decenni è diventato sempre più chiaro che l'appartenenza alla classe dirigente degli Stati Uniti dipende principalmente dalla condivisione delle giuste opinioni socio-politiche.  

La tradizione europea che vuole come modello ideale di governo il potere detenuto da esperti va fatta risalire a prima di Napoleone ed Hegel, fino ai tecno-burocrati reali. Essendo essenzialmente amorale, tale tradizione politica tratta i trasgressori come ignoranti. Potrebbe punirli come ribelli, ma non come persone cattive. Ecco perché i fascisti, che facevano parte di tale tradizione, non sono mai diventati totalitari. Le persone, specialmente la Chiesa, rimanevano libere di esprimere opinioni diverse fintanto che si astenevano dall'opposizione aperta. La crescente oligarchia americana, tuttavia, ha sempre avuto una vena moralistica e puritana che accusa i dissidenti di essere persone cattive. Sempre di più la classe dirigente americana, plasmata e servita da un sistema educativo fintamente meritocratico (quando in realtà sempre più uniforme), rivendica per sé l'accesso monopolistico alla verità e al bene, e fa del disprezzo morale (oltre che tecnico-intellettuale s’intende) per il resto degli americani il capo della propria identità. Questo, insieme al potere amministrativo e materiale, ha reso la nostra classe dirigente il custode di ogni sorta di beni.

L'affermazione fondamentale del progressismo, che si basa sul fatto che lo stile di vita americano soffra di un'eccessiva libertà e di un'insufficiente elasticità per consentire agli esperti di programmare le vite di ognuno affinché si faccia ciò che è meglio per tutti, è la base intellettuale delle dimensioni, della ricchezza e del potere sempre crescenti dell'oligarchia. Il tema che gli Stati Uniti erano stati mal concepiti nel 1776-89 e dovevano essere ripensati è cominciato a circolare dal governo di Woodrow Wilson (1885) alle campagne di Franklin Roosevelt, John Kennedy, Barack Obama e Joseph Biden: “Ascoltate gli scienziati!”. Il punto principale della critica è sempre stato lo stesso: la concezione originale dell'America ha convalidato il diritto delle persone a vivere come vogliono e ha reso difficile schierarle per raggiungere gli scopi dei progressisti.

Ma la critica progressista aggiunge una base morale alle sue argomentazioni: l’insofferenza del popolo americano verso le proprie modalità di vita – ricerca dell’agio privato e delle comodità, l’attenzione alle famiglie, l’osservanza religiosa ed il patriottismo – ha reso possibile ogni peccato immaginabile da un punto di vista secolare: razzismo, sessismo, avidità, ecc. Dal momento che la maggior parte degli americani è razzista, sessista, non apprezza la vera virtù o la raffinatezza (questi due elementi sono in qualche modo messi insieme) e insiste sul fatto che loro sono i migliori, l'America è una società malata ed ha bisogno di essere punita mediante una riduzione delle sue libertà considerate altamente nocive.

Quindi la rivoluzione che ha creato l'oligarchia americana, nonostante i marxisti contemporanei analfabeti, non ha nulla in comune con l'originale concezione democratica (nel senso aristotelico) di Karl Marx, il quale intendeva tale termine come una rivoluzione "dal basso" (ad esempio, la sua Critica del programma Gotha del 1875) oltre a "rovesciare il pilastri della casa". La nostra è la rivoluzione oligarchica dall'alto centrata sul partito che Lenin ha delineato in “Che cosa bisogna fare?” (1902). Questo leninismo è il modello del regime sovietico e di ogni altro regime comunista, nessuno escluso. Anche nella nostra rivoluzione tutto, sempre ed ovunque, riguarda il Partito.

 

La costruzione della classe dominante

La critica di classe morale è stata sempre implicita, ciononostante è stata la forza alla base delle campagne per le riforme sociali dei progressisti a spese dei cittadini statunitensi durante gli Anni Trenta, ma soprattutto durante gli anni Sessanta. Questa classe dirigente cominciò col rimproverare gli statunitensi per il loro scarso interesse politico ed economico nei riguardi dell’istruzione, del benessere dei poveri e di coloro che sono lasciati indietro; così come nei confronti del possedere un ambiente sano, la salute pubblica, l’oppressione delle donne e – ultimo ma sicuramente non meno importante – nei confronti del razzismo. Le campagne messe in moto allo scopo di rimediare a questi fenomeni storico-sociali si sono sempre basate su proposizioni pronunciate dalle persone con il curriculum più lungo degli Stati Uniti, degli esperti la cui “perizia” viene certificata dal Governo degli Stati Uniti e che vengono visti dai media come degli scienziati depositari delle verità eterne, i cui oppositori sono trattati – al contrario – come nemici del Popolo. 

Ma ognuna di queste campagne non ha fatto altro che produrre risultati opposti agli obiettivi dichiarati, aumentando non solo il numero dei membri dell'oligarchia e la loro ricchezza e potere, ma anche dotandoli di clientele socio-politiche e di leve per manipolarle. Man mano che i poteri dei suoi membri crescevano, hanno sviluppato il gusto di disdegnare gli americani indipendenti e hanno acquisito fruste per punirli.

Nel 1950 gli americani a tutti i livelli di governo spendevano il 2% del PIL per l'istruzione primaria e lo 0,37% per l'istruzione superiore. Oggi spendiamo il 4,4% nella scuola primaria e l'1,9% nell'istruzione superiore, delle percentuali – queste – che vengono calcolate su un PIL che è circa dieci volte più grande di quanto era allora. In ogni caso, gli aumenti sono stati enormi. Questi numeri, nelle intenzioni, avrebbero dovuto elevare gli americani intellettualmente e (forse) moralmente. In realtà, quello che hanno fatto è stato ammutolire le coscienze della nazione fino alla realizzazione dell’analfabetismo di massa e, per giunta, hanno creato stormi di laureati ignoranti, altezzosi, prepotenti e indebitati, adatti solo a far rispettare le leggi che il governo promulga contro gli americani (che i summenzionati laureati disprezzano). Tuttavia il denaro ha costituito anche una classe di tecnocrati istruiti, ricchi, titolati e auto-referenti, per lo più amministratori. Le città universitarie degli Stati Uniti oggigiorno sono isole di lusso, agio e odio. Agiscono come guardiani culturali della classe dirigente.

Theodore Roosevelt e John Muir ricordarono agli americani di preservare la bellezza e la generosità del nostro Paese e della nostra terra. Ma a partire dagli anni '60 la classe dirigente iniziò ad usare la protezione dell’ambiente come scusa per limitare la vita pubblica e gli usi profittevoli che i privati facevano della terra. Ciò ha portato alla nascita di grandi sviluppatori, regolatori, politici e avvocati che hanno realizzato enormi fortune preservando la privacy e aumentando il valore dei luoghi in cui vivevano, ovviamente, a spese di tutti gli altri. (Ora vogliono mettere fuori legge la costruzione di nuove case unifamiliari ovunque.) Hanno anche raccolto miliardi di sussidi per la cosiddetta "energia rinnovabile", mettendo in evidenza la possibile correlazione, senza prove di causa, tra l’aumento della CO2 ed il "riscaldamento globale". Tutti gli altri invece ne hanno sofferto.

Nel 1965 il censimento nazionale categorizzava come “povere” circa 40 milioni di persone, quasi lo stesso numero di oggi. Nel mezzo secolo successivo, il governo federale ha speso circa $22.000 miliardi per far uscire le persone dalla povertà. Se quei soldi fossero stati divisi equamente tra tutti i poveri, ognuno sarebbe stato un milionario. Invece la “Guerra alla povertà” ha gonfiato e solidificato i numeri della classe povera. Dal momento che il governo offriva sussidi per sostenere le donne con figli finché non fossero state sposate, il matrimonio e la coesione familiare sono diminuiti. Con solo un bambino nero su otto che cresce fino all'età adulta con due genitori sposati, la comunità nera e l'America nel suo insieme sono state assalite da un circolo vizioso di giovinezza disfunzionale. Ciò ha portato alla reclusione a lungo termine di oltre un milione di persone. Le prigioni sono diventate un'industria, ma la Guerra alla povertà ha arricchito innumerevoli appaltatori, consulenti e membri delle "professioni di aiuto".

Queste iniziative sono truffe. Qualunque cosa fosse stata nelle loro intenzioni, il risultato delle loro azioni è quello di aver aumentato il numero di persone il cui sostentamento dipende dal governo federale. Dal 1965 il numero dei dipendenti diretti è più che raddoppiato a 22 milioni e la loro retribuzione supera quella delle persone che effettivamente svolgono servizi che le persone desiderano. La città di San Francisco, ad esempio, impiega 19.000 persone che paga più di $150.000 all'anno. Questo non conta gli innumerevoli appaltatori del governo, né i vantaggi per alcuni e gli svantaggi per tutti gli altri che il potere statale combinato con il potere delle imprese [il c.d. “crony capitalism” o “capitalismo clientelare” ndt.] porta con sé. Insomma, qualunque altra cosa abbiano avuto intenzione di fare, il risultato della loro implementazione è stato un aumento del clientelismo.

 

La piccola legge che ha divorato la Costituzione

Un'iniziativa in particolare, venduta all’opinione pubblica come ricerca della giustizia per i neri americani, ha conferito alla classe dirigente degli Stati Uniti un potere che trascende addirittura quello sul denaro. Più di tutte le altre campagne messe insieme, essa ha alimentato il senso di legittimazione dei suoi membri a governare i concittadini che riteneva moralmente inferiori. Quel senso dolce e inebriante di onnipotenza, non la solidarietà per gli afroamericani, è ciò che la guidava.

Durante gli anni Sessanta gli stati federati, appartenenti all’ormai defunta Confederazione, avevano imposto una forma di segregazione razziale in alloggi separati. Nella causa del 1896 “Plessy v. Ferguson”, la Corte Suprema le dichiarò costituzionali nella misura in cui fossero state “uguali”. Tuttavia, molte di quelle che gli stati riservavano agli afroamericani erano decisamente di qualità inferiore. La lunga campagna per i “diritti civili” protestava contro questa ovvia negazione della garanzia data dal Quattordicesimo emendamento in merito alla “uguale protezione di fronte alla legge”. E sebbene i “liberal”[sono i nostri socialdemocratici, ndt.] combattevano la segregazione razziale imposta dallo stato, erano giunti ad equiparare la giustizia all'imposizione forzata dell'integrazione razziale risultante da innumerevoli scelte personali. La decisione della Corte Suprema “Brown contro il Dipartimento per l’Educazione” del 1954 – che mise fuori legge la discriminazione da parte dello stato – ebbe la conseguenza inintenzionale di dare forza a dei movimenti che desideravano riformare la società mediante la forza coercitiva della legge.

La decisione in sé eliminò la possibilità che questo processo avvenisse in una maniera disinteressata. Essa non si basò sul puro e semplice significato dell’espressione “uguale protezione di fronte alla legge” del Quattordicesimo emendamento. Nel 1896 il giudice John Marshall Harlan dissentì da Plessy, sostenendo che qualsiasi preferenza razziale – indipendentemente dal suo carattere particolare o dalla sua intenzione – implementata su base statale fosse contraria al Quattordicesimo Emendamento. Tuttavia Thurgood Marshall basò invece la sua decisione sulla scienza – ossia, l’opinione sempre cangiante della classe “qualificata”. Il sociologo Kenneth Clark affermò di aver dimostrato che i bambini afroamericani potevano sentire e apprendere normalmente solo in un ambiente eterogeneo. (Il movimento “Nero è bello” iniziò a contrastarlo immediatamente.) Rapidamente la saggezza convenzionale "scientifica" rese la "discriminazione correttiva" la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti. 

La decisione in “Brown contro il Dipartimento per l’Educazione” basata sulla “scienza” confondeva  anche la segregazione stabilita per legge con la segregazione che risulta dalle scelte personali. Questa confusione era alla base del Titolo II del Civil Rights Act del 1964, che metteva al bando la discriminazione negli "alloggi pubblici" sulla base della razza. Da quel momento in poi, la legge sui diritti civili non si occupò più di rimuovere le barriere legali alle scelte personali, aveva cominciato a forzare le scelte personali. L'approvazione della legge da parte della Corte Suprema come mera regolamentazione del commercio interstatale, era un pretesto. L'Atto si rivelò la piccola legge che ha mangiato la Costituzione e avvelenato la società americana.

Venne approvato principalmente dai voti repubblicani. I Democratici, considerando l'emancipazione di un collegio elettorale repubblicano (storico nel Sud) come un potenziale disastro, si affrettarono a combatterlo, sdoganando ogni reticenza da parte dei repubblicani come animosità razziale e attribuendo loro tutte le colpe del razzismo che ingiustamente piovve sugli afroamericani. Rapidamente le dinamiche della politica trasformarono i "diritti civili" in una rovinosa truffa socioeconomica.

Howard W. Smith, democratico segregazionista della Virginia, fu colui che prevedette meglio le dimensioni della truffa. Per garantire che la logica della legge sconvolgesse la vita dei suoi sponsor e dei suoi elettori, Smith, presidente del Comitato per le regole della Camera dei Rappresentanti, aggiunse il divieto alla discriminazione sulla base del sesso. L'elenco delle discriminazioni che vieta tale Legge (come modificata successivamente) non ha mai smesso di crescere: età, ogni tipo di disabilità, orientamento sessuale, ecc. Sotto il suo scudo, persino discorsi che alcuni potrebbero interpretare come non ostili sono diventati punibili sia civilmente che penalmente. Pertanto, volenti o nolenti, l'Atto ha stabilito ciò che la legge statunitense ha quindi riconosciuto come "categorie protette" di persone. Ciò nega il fondamento della repubblica americana: "Tutti gli uomini sono creati uguali". Invita chiunque si sente svantaggiato o disonorato a considerarsi parte di tale categoria e ad invitare lo stato a discriminare il suo nemico. Quando quest'ultimo si unisce alle liti di alcune persone contro altre, diventa fomentatore e partigiano di lotte senza fine.

La razza (e il sesso, ecc.) è solo parte di un'ampia serie di scuse per trasferire il potere alla classe dirigente. L'oligarchia non si preoccupa affatto della razza, dell'educazione, dell'ambientalismo, del sesso o di qualsiasi altra cosa. Si tratta di un potere ancora più discrezionale nelle mani dei suoi membri, per i quali non tutti i neri (o le donne, o chiunque altro) devono essere avvantaggiati, ma devono essere tali solo quelli che servono gli scopi della classe dirigente. Nell'istruzione, nell'occupazione e nella gestione del personale, l'obiettivo è la cooptazione di colleghi compatibili. Come ha detto succintamente Joseph Biden: se non voti per lui, "non sei afroamericano". Il risultato è una classe dirigente di qualità sempre più scadente.

I membri ed i tirapiedi che ricevono privilegi sono un numero esiguo rispetto ai clienti della classe dirigente. Per abbattere la resistenza dei loro clienti alla rivoluzione della classe dominante, è necessario indurli a condividere la logica dell'odio. Ciò a sua volta richiede il controllo sui canali di comunicazione. Google, Facebook e Twitter sono indispensabili per lo svolgimento di questo processo. Ma creare e mantenere un senso di identità tra gli oligarchi e la folla dei clienti è possibile grazie soprattutto alla dabbenaggine di questi ultimi.


La logica dell'odio

In altra sede ho fatto notare che questa logica rivoluzionaria non fa altro che portare a nessuna conclusione logica accettabile. Questo perché “la logica che muove la spirale rivoluzionaria è il desiderio – insaziabile ed inerente alla loro natura – dei progressisti statunitensi di esercitare il loro dominio su coloro che reputano inferiori”. “La forza di questa spirale”, come ho fatto notare, “non deriva dalle richieste di questi progressisti” quanto piuttosto “da ciò che fa nascere e muovere le loro richieste senza fine. È per tale motivo che si sentono intellettualmente e moralmente superiori, spirale che poi deve essere alimentata dall’esercizio della loro dominanza sugli altri: affermare la superiorità della propria identità mediante l’umiliazione di coloro che ritengono inferiori”. L'affermazione della propria superiorità umiliando coloro che si ritiene inferiori è un piacere che crea dipendenza. È una droga che richiede dosi sempre più forti e conferisce un piacere che va intrinsecamente oltre la soddisfazione.

In breve, gli sforzi sempre più intensi della classe dirigente progressista per opprimere coloro che ritengono inferiori non sono reversibili. Non è una linea d'azione, bensì la comprensione della propria identità: poteri e privilegi che sono loro di diritto. E il loro profondo risentimento, anzi, l'odio, per chi non si sottomette.

Non ci sono dubbi: l'attenzione della classe dirigente su Donald Trump è stata casuale. I potenti d'America non temono un settantenne grassoccio dai capelli arancioni. Temono i milioni di americani che detestano, che hanno votato per Trump, che ha dato al suo partito il controllo di Camera e Senato e che sicuramente voteranno per persone che questi potenti dovrebbero davvero temere.

 

L'innesco

La trasformazione degli Stati Uniti in oligarchia è stata portata avanti per decenni perché la classe dirigente ha avuto cura di non aggiungere la beffa al danno. Ma col passare del tempo, l’arbitrarietà nelle decisioni e l’arroganza dei suoi membri hanno messo sempre più a dura prova la pazienza della gente comune che ricercava a gran voce la moderazione costituzionale.

Durante il panico finanziario del 2008, mentre la classe dirigente progressista si arrabattava per salvare sé stessa ed i beni dei suoi “clientes”, i membri di questa oligarchia hanno inavvertitamente ostentato il loro disprezzo per il resto degli americani. Il presidente repubblicano George W. Bush, il candidato presidenziale repubblicano John McCain, la stragrande maggioranza dei politici e delle istituzioni repubblicane e i letterati dalla Nation alla National Review (post-Buckley) avevano le stesse idee del candidato democratico alla presidenza, Barack Obama, e dei politici democratici in merito alle misure da adottare (a cui tre quarti della popolazione s'è opposta, senza alcun risultato). Unita, questa classe dirigente ha deriso l'opposizione popolare.

Dopo aver risvegliato un numero considerevole di americani per le ferite inflitte loro, essi hanno cercato un modo per rispondere.

Ciò ha dato inizio ad un ciclo di recriminazione che ha messo a nudo le differenze che stavano crescendo tra i governanti americani ed i governati. A quel tempo scrissi che: “Le due classi hanno così poco in comune dal punto di vista culturale che ormai si detestano e incarnano stili di vita molto più diversi di quelli del nord e del sud nel XIX secolo; e all'epoca, come ricordò loro Lincoln, tutti ‘pregavano lo stesso Dio’. Al contrario, mentre la maggior parte degli americani prega il Dio ‘che ci ha creati e ci sostiene’, la nostra classe dirigente si ritiene essere la dea ‘salvatrice del pianeta’ e miglioratrice dell'umanità”.

Le persone che si uccisero a vicenda nella guerra del 1861-65 si rispettavano a vicenda come individui e condividevano standard di verità, giustizia e civiltà. Ma quando la nostra classe dirigente ha ridotto all’osso ciò che restava degli Stati Uniti, tutto quello che resta dell'amicizia tra i componenti della repubblica statunitense è svanito.

Nel 2016 la maggior parte degli americani preferiva Donald Trump o Bernie Sanders ai candidati alla presidenza della classe dirigente. E, naturalmente, si disprezzavano sempre più a vicenda. In breve, la base popolare per il controllo costituzionale aveva cessato di esistere da tutte le parti. Ma soprattutto la classe dirigente, non abituata ad opposizioni aperte alla sua presunzione di autorità, ha ritenuto illegittima la riluttanza degli elettori. È iniziata la fase attiva della rivoluzione.

A quel tempo ho scritto che, indipendentemente da chi avesse vinto le elezioni, gli Stati Uniti d'America avevano varcato la soglia di una rivoluzione e che, sebbene nessuno potesse sapere come sarebbe andata a finire, potevamo essere sicuri che il pacifico stile di vita americano che avevamo conosciuto non sarebbe mai più tornato. La vittoria di Hilary Clinton o di Donald Trump alle elezioni avrebbe semplicemente incanalato la rivoluzione su percorsi diversi. Potremmo guardare indietro a Hillary Clinton e Donald Trump come reliquie di un'epoca di moderazione.

 

L’identità rivelata

Gli eventi che sono accaduti dal 2016 in poi hanno sorpreso tutti a causa della velocità sempre crescente con cui si è esplicitata la logica di questa rivoluzione. L'affermazione di Hillary Clinton nel 2016, che Donald Trump potesse rifiutarsi di accettare di perdere le elezioni, sembrava un classico attacco da campagna elettorale. Anche se Trump avesse perso e non avesse accettato il risultato, la sua riluttanza non sarebbe servita a nulla. Nessuno immaginava che il Partito Democratico (il partito di riferimento del governo, dell'industria dell'intrattenimento, dell'establishment educativo, della magistratura, dell'America corporativa, il partito della classe dominante insomma), avendo perso le elezioni del 2016, avrebbe rifiutato di accettare il voto popolare e avrebbe lanciato  una “Resistenza” a tutto campo contro gli elettori che l'hanno punito. Ma è quello che è successo.

È necessaria una nota a margine per confrontare la perversione del linguaggio della politica rispetto alla realtà. La parola “resistenza” descrive ciò che la classe dirigente ha fatto rispetto ai risultati delle elezioni del 2016; ma l'impressione, invece, è che la classe dirigente stesse resistendo ad una sorta di assalto. Infatti il risultato delle elezioni era il risultato della resistenza della popolazione nei confronti della classe dirigente, rafforzando ulteriormente la sua oligarchia. Quindi l'auto-descritta “Resistenza” non era e non è null’altro che una continuazione della lunga rivoluzione oligarchica.

L'offensiva dell'oligarchia tesa a disabilitare con la forza gli elettori è iniziata come una semplice protesta, e scusa, contro il risultato delle elezioni del 2016. Ma, man mano che l’identità di questa rivoluzione si dispiegava secondo la sua logica di odio, s'è innestato un processo cumulativo in cui una cosa ha alimentato l’altra.

La confluenza ufficiale e non ufficiale della classe dirigente nelle file della Resistenza ha trasformato la menzogna del Comitato Nazionale Democratico del luglio 2016, secondo cui i russi avevano hackerato le sue e-mail, in un delirio nazionale di quattro anni sulla presunta cospirazione di Trump con Putin. I giudici della classe dirigente hanno sostenuto ogni atto di opposizione all'amministrazione Trump. Migliaia di voci identiche nei principali media hanno echeggiato ogni accusa, ogni insinuazione, senza sosta. La Resistenza ha reso ufficiale la politica della classe dirigente: Trump ed il "razzismo" dei suoi elettori, e una miriade di altri illeciti, li rendevano illegittimi. Nel 2016 Hillary Clinton aveva definito i suoi oppositori "deplorevoli". Nel 2018 la classe dirigente aveva posto i "deplorevoli" fuori dalla protezione delle leggi. In ogni confronto la classe dirigente ha ritenuto sistematicamente in errore questi presunti suprematisti bianchi. Nel 2020 molti individui potrebbero essere licenziati per una sciocchezza, picchiati per le strade e perseguiti con l'accusa di cattivi atteggiamenti, anche per essersi difesi.

Ciò è accaduto perché la Resistenza ha radunato ogni parte della classe dirigente per sostenersi reciprocamente. Niente incoraggia, amplifica e giustifica sentimenti estremi come l'essere parte di un coro unanime, una folla. Il successo li eccita. La Resistenza ha alimentato nei membri della classe dirigente la sensazione di essere nel giusto, di essere superiori e più titolati di quanto avessero mai immaginato. Ha fatto sentire milioni di persone più grandi e migliori che mai.

La violenza della classe dirigente è iniziata il giorno dell'insediamento nel 2017 ed è cresciuta incessantemente, inizialmente uno sfondo inquietante per ogni sorta di attacchi burocratici, oligarchici e mediatici ai vincitori delle elezioni. Ma si noti bene che i bruciatori vestiti di nero erano l'esatto opposto del proletariato e che, retorica marxista a parte, non hanno mai attaccato i ricchi o i potenti: non Wall Street, né le grandi corporazioni, certamente nessun governo, per non parlare di Google, Facebook o Twitter, i monopoli più potenti d'America o grandi funzionari aziendali. Invece hanno ricevuto contributi finanziari da queste fonti. I violenti erano come truppe al servizio dei potenti, pronti a schiacciare lo spirito dei sudditi ribelli. Alcuni dei quali addirittura marxisti!

Le elezioni del 2018 hanno messo alla prova l'efficacia tattica della Resistenza. Se il Partito Democratico non fosse riuscito a riconquistare la Camera dei Rappresentanti, la classe dirigente avrebbe potuto cercare una sorta di modus vivendi. Invece i Democratici hanno preso la Camera. Qualche persona ragionevole immaginava che non avrebbero usato fino all'ultimo pezzetto della sua legittima autorità e molto di più per spingere la Resistenza ad un livello superiore?

Ribadire gli sforzi della classe dirigente sin dal 2016 per sottomettere i potenziali elettori di Trump è superfluo. Innumerevoli voci hanno accusato e condannato Trump di ogni misfatto immaginabile, eppure, alla fine del 2019, la vivacità dell'economia statunitense e l'incompetenza con cui la classe dirigente aveva intrapreso una Resistenza che era diventata stancante, hanno reso molto probabile che Trump sarebbe stato rieletto.

Poi è arrivato il COVID-19 e le rivolte.

 

La teoria della cosiddetta “intersezionalità” batte eventuali cospirazioni

L’intera storia dell'epidemia COVID-19 e delle successive rivolte deve ancora essere raccontata ed è al di là della nostra portata. La prontezza e la facilità con cui la classe dirigente ha trasformato questi eventi in qualcosa di simile ad un colpo di stato potrebbe indurre ad immaginare una vasta cospirazione. Ma nessuna cospirazione avrebbe potuto realizzare ciò che ha fatto la risolutezza della classe dirigente. Illustra in realtà il potere di un odio così condiviso tra i diversi gruppi che ciascuno agisce in conformità ad esso, in modo più coerente di quanto sarebbe potuto accadere se uno staff generale li avesse coordinati.

È vero che nel gennaio 2017 il dott. Anthony Fauci aveva pubblicamente delineato uno scenario su come la prossima epidemia che avrebbe colpito l'America si sarebbe ridotta ad uno svantaggio per Trump sul piano politico. Indipendentemente da questo evento, altre figure della classe dirigente hanno ottenuto lo stesso effetto. Eppure nessuno poteva sapere con precisione come potesse colpire una simile epidemia. Quando è arrivata, l'hanno sfruttata, dapprima provvisoriamente, ma seguendo la logica che già possedevano. E sono stati in grado di farlo solo con l'aiuto di Trump.

Nel gennaio 2020, quando il COVID era arrivato negli USA e Trump ha interrotto i viaggi dalla Cina e dall'Europa, la classe dirigente lo ha incriminato di razzismo alle sue estreme conseguenze. Fauci e il CDC hanno affermato che il virus non era particolarmente contagioso per l'uomo ed i funzionari democratici hanno esortato le persone a partecipare a grandi raggruppamenti. Dopo che il contagio è diventato evidente i media, seguendo Fauci, non si sono scusati per i loro errori. Invece hanno diffuso stime secondo cui il virus avrebbe ucciso circa due milioni di americani, che gli ospedali statunitensi sarebbero stati sopraffatti e hanno insistito sul fatto che Trump esortasse gli americani ad evitare il contatto tra loro "per rallentare la diffusione ed appiattire la curva" dell'infezione. Nessuno ha suggerito che una qualsiasi misura già disponibile avrebbe potuto fermare il virus. Trump invece l'ha fatto: non necessario, ma forse politicamente necessario per calmare la situazione.

A quel punto, a metà marzo, nulla di straordinario era ancora accaduto tanto da cambiare gli equilibri del potere in America. Ma poi Trump si è lasciato convincere a bloccare a tempo indeterminato le attività, fatte salve le condizioni che il CDC avrebbe potuto creare per la "riapertura".

Pertanto, avendo fatto propria la strategia dei lockdown, Trump ha svalutato politicamente sé stesso, consentendo e legittimando la presa di poteri da parte della classe dirigente in stile 1984 di Orwell. Successivamente la classe dirigente (i media, specialmente i giganti dei social media, ogni funzionario politico e responsabile marketing associato al partito democratico e alle multinazionali americane) si è presentata come guardiana del popolo americano, come fece quel balordo di Woodrow Wilson prima della prima guerra mondiale. Il divieto di effettuare le messe e altre organizzazioni di volontariato, le interazioni tra i vicini, così come la chiusura di piccole imprese, hanno ridotto la circolazione di informazioni e idee in merito a qualunque cosa la classe dirigente potesse decidere, sostituendola invece con una trasmissione di informazioni a senso unico e dirigista.

L'oligarchia è riuscita così a convincere la popolazione a lasciarsi curare un virus il cui tasso di infezione/mortalità (circa lo 0,01%) è uguale o inferiore a quello della media delle influenze stagionali. Manco fosse la peste. Peggio ancora è riuscita a far sì che, per il bene della salute pubblica, la popolazione accettasse le restrizioni (come mettere in quarantena persone non infette e rimanere in casa) che invertono la logica sottesa alla quarantena.

L'uso da parte della classe dirigente del COVID-19 è un'assurdità medica. Ma i "lockdown" avevano perfettamente senso politico, perché svantaggiavano principalmente il tipo di persone che votavano conservatore. I lockdown hanno anche reso la gente comune più dipendente economicamente dallo stato, arricchendo al contempo coloro che vi sono meglio legati.

La cosa più notevole in tutta questa storia è stata la coerenza con cui ogni parte dell'entourage della classe dirigente si è unita alla narrativa ufficiale mentre mandava avanti le proprie priorità, con la compiacenza di tutti gli altri. Questo è il significato dell’espressione "intersezionalità". I sindacati degli insegnanti, ad esempio, hanno condizionato il ritorno in classe al divieto di far riaprire le “charter school”; Black Lives Matter (BLM) ha affermato che il "razzismo bianco" deve essere trattato come l'ennesima minaccia alla salute pubblica. Tutti gli altri componenti li supportavano. Tutto significava solidarietà nella richiesta che tutti gli americani indossassero mascherine all'aperto, affinché non fossero incarcerati tra l'altro. Nel frattempo s'è insistito affinché le persone condannate per stupro, rapina e omicidio fossero rilasciate. Il mondo è finito sottosopra.

Le rivolte che hanno iniziato a spopolare le principali città americane a fine maggio sono l'apoteosi della teoria dell'intersezionalità. Dal momento che gli afroamericani commettono omicidi cinque volte di più (mentre gli altri crimini violenti tre volte) il tasso dei bianchi, gli scontri tra criminali neri e polizia sono diventati quotidiani. Le reazioni violente a tali confronti sono comuni. Un gran numero di personalità e organizzazioni di spicco, per lo più nere, ha fatto fortuna e carriera sfruttandole, ad es. Al Sharpton di New York. A partire dal 2013 il BLM è diventato il più importante di queste organizzazioni, fondato come progetto di un'associazione comunista con sede a Cuba e finanziata generosamente da un'alta percentuale delle principali società americane. Nonostante i suoi obiettivi dichiarati di proteggere la comunità nera dalla brutalità della polizia, serve per mobilitare gli elettori neri per conto del Partito Democratico. Insieme ad Antifa, un'organizzazione di marxisti ed anarchici violenti, BLM ha organizzato il lato fisico della campagna di intimidazione della classe dirigente contro il popolo americano.

L'affermazione palesemente controfattuale che mesi di incendi, saccheggi e attacchi personali da parte di folle armate, schierate ed autorizzate fossero "proteste per lo più pacifiche", serve doppiamente la classe dirigente: avverte le vittime che sono sole e chi se ne risente è nel torto.

Ciononostante le rivolte possono essere la rovina della teoria dell'intersezionalità, perché ordinare alle persone di dirsi cose che sanno non essere vere è la più pericolosa delle prese di potere politico.

 

Un nuovo sistema?

Nel 2020 la classe dirigente si impone mediante regolamenti arbitrari dei funzionari democratici, nonché con ogni sorta di restrizioni aziendali al dissenso. Esigere che le persone si scusino per il loro candore e mostrino altri segni di sottomissione, pena il licenziamento, è diventata la routine. Nel 2016 sarebbe stato difficile immaginare quale livello avrebbe raggiunto quattro anni dopo la presunzione e la violenza della classe dirigente. Nel 2020 bande violente vagano per le città americane con la compiacenza delle autorità, agendo come ufficiali esecutori di poteri senza logica della classe dirigente.

Così, agendo in nome della salute pubblica e della giustizia sociale, la classe dirigente ha abrogato la Costituzione e le leggi degli Stati Uniti. Libertà di religione? Riempire chiese e sinagoghe, celebrare battesimi, matrimoni e funerali può ora farvi finire in prigione. Libertà di parola? Tutt'altro. Ora potreste essere puniti per non aver dichiarato ciò che vi è stato ordinato, anche se non ci credete, o anche per non aver partecipato ad una sessione di rieducazione politica o per non aver mostrato la dovuta deferenza. Libertà di riunione? Solo per quelli dalla parte della classe dirigente. Proprietà? Se la difendete con la forza contro la mafia, gli stati controllati dai Democratici vi sbatteranno in prigione. Vi perseguiranno anche per aver difeso la vostra vita.

Niente di tutto questo è stato fatto con le leggi approvate dai rappresentanti eletti. Tutto è stato fatto da ogni sorta di editti di burocrati e da azioni discrezionali sostenute dai media. Senza leader, il popolo americano ha obbedito ad un sistema che era diventato un'oligarchia servita da migliaia di suoi clienti, desiderosi di ferire gli avversari finanziariamente, socialmente e fisicamente.


L’altro lato

La questione principale che riguarda la rivoluzione oggetto della nostra analisi è la comprensione di come essa abbia influenzato la destra americana. Da quando gli appartenenti alle parti conservatori della società statunitense hanno cominciato a capire che l'oligarchia della classe dirigente li circondava (comprensione, questa, che si è cominciata ad esplicitare intorno al 2008), i conservatori hanno cercato di tenerla a bada. Nel 2010, grazie al movimento “Tea Party”, questi conservatori hanno eletto un Congresso con una maggioranza repubblicana tra le più ampie che si sono mai viste in una sola generazione. Ma i repubblicani che vennero eletti per lo più si unirono alla classe dirigente. Piuttosto che votare per uno di loro, Mitt Romney nel 2012, molti elettori conservatori sono rimasti a casa.

Poi, nel 2016, intuendo che i nemici barbari erano alle porte, questi stessi conservatori si sono dati da fare a liquidare chi non avrebbe denunciato i repubblicani con la stessa asprezza dei democratici ed hanno eletto il più rumoroso denunciante tra di loro: Donald Trump. Nel 2020, nonostante Trump, i barbari si sono dimostrati i migliori guardiani. Ne hanno intimidito gli elettori, li hanno puniti per convincerli che sono malvagi e isolati, li hanno privati ​​dei normali rapporti sociali e li hanno resi dipendenti dai media che hanno spinto la realtà politicamente corretta ai loro estremi limiti.

Gli elettori di Trump si sono arrabbiati. E allora?

Perché i conservatori hanno per lo più obbedito all'autorità? La classe dirigente ha avuto successo? La rivoluzione è finita? Una minoranza sembra credere che l'esempio possa portare la sinistra ancora una volta a riconoscere gli uguali diritti dei loro oppositori. In breve, sono conservatori che desiderano ardentemente preservare qualcosa che è già andato perso. Questa è gente che è rivoluzionaria solo per la propria causa.

La maggior parte si è sentita costretta dalla reazione verbalmente combattiva (ma in realtà inconsistente) di Donald Trump e del Partito Repubblicano in qualità di controffensiva alla rivoluzione oligarchica. La base conservatrice del Partito Repubblicano ha aspettato invano che l’Amministrazione Trump ed i suoi fedeli usassero i dispositivi attivi e passivi a disposizione di qualsiasi presidente o camera del Congresso (l’imposizione o la proibizione per mezzo di legge, assunzioni e licenziamenti, premi e punizioni, l‘accreditare e lo screditare per punire le violazioni della libertà di parola, religione e dei diritti civili fondamentali) per privare la classe dirigente dei suoi poteri derivati ​​dal governo stesso. Invece questi burocrati hanno in gran parte dato un pasto gratis al regime oligarchico. I privati ​​non possono difendersi facilmente, mentre i propri funzionari pubblici sì. Ora non si preoccupano più di quali potrebbero essere stati i calcoli dell'amministrazione Trump.

Oggi le imposizioni dell'oligarchia a seguito dell'epidemia COVID-19 e le rivolte che ne sono seguite hanno rimosso gli equivoci dei conservatori costringendo milioni di persone prive di protezione a guardare oltre la leadership e le categorie convenzionali. Hanno fatto scelte esistenziali, espresse principalmente a familiari e amici, ma sempre più evidenziate dall'azione nelle manifestazioni.

Milioni di persone si sono trasferite dalle città e dagli stati governati dai Democratici, e altri milioni vogliono farlo. Eppure sempre più persone hanno intasato le strade degli Stati Uniti quasi come se volessero prendere una boccata d'aria fresca. Innumerevoli persone il cui lavoro o carriera erano stati rovinati sono stati costretti a cercare modi per vivere il resto della loro vita. La maggior parte degli statunitensi che sono stati accusati di razzismo ed altre cose, e che hanno intuito l’esistenza di forze politiche che si sono coalizzate contro di loro, considerano tali poteri come nemici.

Nessuno poteva sapere con certezza se l'oligarchia fosse riuscita a tenere nascosto il risentimento della gente comune oppure se – molto più probabilmente – lo avesse infiammato. Il fatto che circa due terzi degli intervistati abbiano detto ad alcuni sondaggisti che hanno paura di esprimere pubblicamente le proprie opinioni suggerisce molto.

Qualunque cosa accada, si può dire con certezza che, nella fetta sociale dei conservatori statunitensi, il conservatorismo convenzionale è morto, così come la moderazione politica.

 

2020: A chi crederete?

Le elezioni del 2020 sono il primo dei modi in cui questi cambiamenti che abbiamo descritto si manifesteranno. L'elezione, indipendentemente dal suo esito, non può di per sé diminuire la presa dell'oligarchia sulle istituzioni americane né alterare la logica della rivoluzione, né estinguere il resto degli impegni dell'America verso sé stessa, né riportare l'America a quella che era stata la normalità.

Quando il popolo americano voterà il 3 novembre, ogni suo componente, come il proverbiale marito che coglie la moglie in flagrante, sceglierà se credere a ciò che gli viene detto o a ciò che gli dicono gli occhi.

L'ubiquità, la profondità e la veemenza della denigrazione nei confronti di Donald Trump da parte della classe dirigente è tale da rendere superfluo ogni altro dettaglio. Basti notare che non è passato un giorno in quattro anni senza che i mezzi d'informazione andassero in iperventilazione o rimuginassero su alcune accuse di illeciti o comportamenti illeciti di Trump. Per cosa? Basti dire che, nella misura in cui si dipende dalla narrativa dei media, non si può fare a meno di credere che Donald Trump sia il nemico di tutte le cose buone, che nulla di ciò che ha fatto sia stato di buono, che sia responsabile di tutto ciò che è male.

Né i media hanno perso occasione per proteggere, promuovere e abbellire le narrazioni a sostegno di ogni membro della coalizione "intersezionale" e per escludere o denigrare le alternative. Etichette agli eventi che vengono classificati come “fake news”, o atteggiamenti come "incitamento all'odio" ma che in realtà sono fatti e argomenti che contrastano le loro  narrazioni: poiché la classe dirigente può essere certa del sostegno incondizionato dei media, non deve preoccuparsi della verità.

Ad esempio, i medici in America e nel mondo usano con successo l'idrossiclorochina contro il virus C? Sì, corretto, ma essa viene bandita come se tale fatto fosse falso, perché politicamente scorretto. Rivolte, incendi dolosi e saccheggi stanno portando così tanti a trasferirsi dalle principali città americane da causare posti vacanti nelle città e un boom edilizio nel Paese? È un fatto, ma politicamente scorretto, anzi razzista. Ripeto: “Sono delle proteste per lo più pacifiche, per lo più sono proteste pacifiche".

Per vincere le elezioni del 2020, le forze oligarchiche hanno dispiegato tutta la loro potenza di fuoco e hanno messo in gioco la sua legittimità. Non può immaginare di perdere. Tuttavia, che vinca o perda, queste elezioni hanno cambiato la politica americana in un modo non del tutto amichevole con l'oligarchia.

Per la classe dirigente il problema elettorale è che le azioni e le richieste della coalizione intersezionale hanno reso fin troppo esplicito che schiacciare Donald Trump è solo un obiettivo secondario: schiacciare lo spirito di indipendenza nella popolazione "deplorevole" americana è quello principale. Quanti americani sono disposti ad unirsi ai privilegiati nel confessare i peccati dei loro vicini in cambio della speranza di essere considerati "alleati" delle persone che opprimono piuttosto che rimanere tra gli oppressi? Quanti sono contenti che il reparto risorse umane della loro azienda ora decida promozioni, retrocessioni e licenziamenti indipendentemente dalla competenza professionale? La maggior parte degli americani crede davvero che le autorità dovrebbero avere i poteri che hanno mostrato durante l'affare COVID, e vedono le "proteste per lo più pacifiche" come parte di un futuro più luminoso per sé stesse?

Dal 2016 la classe dirigente si è concessa il lusso di comportarsi come se i deplorevoli fossero sacchi da boxe senza vita. Il 3 novembre scopriranno fino a che punto potrebbe non essere così. I suoi leader hanno già scoperto che i loro entourage "intersezionali" non sono completamente controllabili. Dopo le elezioni, i politici che si candidano per la leadership dei conservatori faranno sembrare Trump un timidone. Mentre la classe dirigente cerca di sopprimerli, dovrà anche trattare con alleati incontrollabili, la cui violenza spingerà i conservatori ad una resistenza più accanita.

La rivoluzione ha già distrutto il sistema repubblicano e costituzionale istituito nel 1776-89. I risultati alternativi delle elezioni influenzeranno fortemente il modo in cui gli Stati Uniti si evolveranno in un nuovo sistema.

 

Cosa accadrà se vincerà la classe dirigente?

La vittoria per il Partito Democratico condurrà a conflitti violenti.

La mancanza di autorità morale-politica a capo della classe dirigente è stata senza dubbio il fatto più importante e meno notato della vita pubblica nell'America del XXI secolo. In modo sempre più evidente dal 2008, i suoi leader hanno denigrato gli americani comuni e richiamato l'attenzione sulle loro posizioni elevate nel governo e nella società, oltre a corteggiare gruppi guidati dall'odio interclassista.

Dopo una vittoria elettorale, questi leader (i funzionari pubblici eletti, i burocrati del “deep state”, i capi delle corporazioni e di tutti i centri finanziari) saranno in grado di esercitare il potere in tutti gli ambiti da essi controllati. Moderare e combinare questi requisiti contrastanti sarebbe difficile anche per persone eccezionalmente astute e potenti. Ma né Joe Biden né Kamala Harris hanno talento, seguito personale o autorità morale. Quindi i vincitori sarebbero ostaggi della guerra che i loro stessi attivisti avrebbero intrapreso contro il resto dell'America e della resistenza degli elettori di Trump.

Per la maggior parte della classe dirigente, la vittoria elettorale è il l’obiettivo primario della rivoluzione. Preferirebbe reprimere i deplorevoli riducendo al minimo i disagi dell'economia ed evitando la violenza. Per questi capi umiliare i conservatori loro avversari è soprattutto uno strumento di guerra. Ma per gli attivisti è proprio questo l'obiettivo della rivoluzione, la sua logica. Per loro, la vendetta è la prerogativa principale della vittoria elettorale.

Da parte loro i conservatori non accetterebbero la legittimità della vittoria della sinistra nel 2020 più di quanto la sinistra abbia accettato la vittoria della destra nel 2016. Perché dovrebbero? Privi di ogni speranza di protezione a livello federale, si ritirerebbero dietro i mezzi di resistenza statali, locali e privati ​​che potrebbero avere, mentre cercherebbero un'efficace leadership nazionale. Intuendo che la disobbedienza fino alla violenza diventerebbe l'unico mezzo di difesa efficace, risponderebbero con la forza. La logica della rivoluzione si svilupperebbe in una serie di confronti e la fase successiva della rivoluzione dipenderà dai risultati di questi confronti.

Comprendere questi scontri richiede di riconsiderare ciò che è accaduto in America dopo il 2016, e specialmente nel 2020. I funzionari pubblici eletti della sinistra hanno agito indipendentemente dalla legge federale, secondo il principio "Fermami se puoi". La passività dell'amministrazione Trump ha convalidato le loro decisioni. Ogni burocrate, funzionario aziendale ed impiegato (in verità chiunque esercitasse un qualsiasi tipo di autorità) è arrivato a credere di avere il diritto e il dovere di vigilare, comandare e punire chiunque offendesse la loro sensibilità.

Questo fenomeno ricorda la pratica sociale in Unione Sovietica, Cina, Cuba, Corea del Nord, Germania orientale, ecc. Il senso di autorità arbitraria da esercitare sui nemici del sistema è un segno distintivo del totalitarismo. I presunti reati contano poco e la verità per niente. Anche dopo che le accuse si sono rivelate bufale, tutto ciò che conta è l'utilità della narrazione e l'essere dalla parte giusta. La destra è stata lenta ad imparare la lezione, ma alla fine l'ha appresa.

Esistono gruppi di attivisti riguardanti ogni aspetto della vita per creare più problemi possibili a chiunque sia diverso da loro. Dopo la vittoria della sinistra nel 2020, i procuratori generali, i potentati delle agenzie, i sindaci e i funzionari aziendali che fanno parte o sono appartenenti a questi gruppi vedrebbero più a loro vantaggio che mai agire contro i conservatori: indagini per molestie, cause legali per bancarotta, arresti per diffamare, sequestri di proprietà, licenziamenti, cancellazioni, ordinanze restrittive, affidamento di bambini. Non c'è limite a come le persone possano essere ferite da usi intenzionali del potere.

Dal momento che questi attivisti sono stati aizzati durante il periodo successivo al 2016, i loro adepti sono diventati più indipendenti man mano che sono diventati più radicali. Quanto sopra descritto sicuramente fa presagire attacchi contro i conservatori sempre più pervasivi, imprevedibili e violenti. Inoltre ai deplorevoli non resta altra alternativa che rispondere allo stesso modo.

In sintesi, è probabile che la destra emuli la resistenza della sinistra 2016-20 al meglio delle sue capacità e ai limiti dei suoi poteri. E poiché è probabile che una sinistra pienamente autorizzata sia molto più cinica nella sua risposta a tale Resistenza di quanto non fosse Trump, scontri violenti sarebbero inevitabili.

A tutti i livelli, i funzionari degli stati a guida repubblicana sono la prima linea di difesa dei conservatori. E in effetti, durante il periodo successivo al 2016, alcuni di questi funzionari hanno utilizzato tattiche simili ai loro omologhi di sinistra: rifiutandosi di applicare i dettami dall'alto e dichiarando le loro giurisdizioni "santuari" per l'una o l'altra causa. Costoro hanno ritenuto che proprio come l'amministrazione Trump non avrebbe inviato l'esercito in California per far rispettare le leggi sull'immigrazione, nessuno avrebbe eccepito alcunché nei confronti del potere che essi hanno nelle loro giurisdizioni.

Se la sinistra vincesse nel 2020, questa sicumera verrebbe messa alla prova. Ogni agenzia statunitense ha un team SWAT. Gli incaricati dell'amministrazione Biden/Harris vorrebbero sicuramente usare questa potenza di fuoco per schiacciare la resistenza conservatrice fino a ridurla ad un numero esiguo e quindi renderla politicamente ininfluente allo scopo di approvare senza resistenze le loro leggi. Tra le questioni più interessanti che riguardano una simile amministrazione c'è fino a che punto essa cercherebbe di trattenere i suoi membri dall’ingaggiare delle grandi polemiche con gli stati a guida repubblicana e con gruppi ​​di elettori di Trump.

Anche se l'equilibrio materiale delle forze vedrebbe un baricentro fortemente spostato dalla parte della sinistra, tale fatto non pregiudicherebbe i risultati semplicemente perché gli agenti del governo non sono abituati all'opposizione: costoro sono dei mercenari abituati a vedersi accreditati assegni piuttosto che eroi disposti a subire danni per una causa. Non credendo in nulla, è improbabile che vadano oltre le scaramucce iniziali nella guerriglia contro una popolazione armata che lotta per mantenere un certo stile di vita.

Eppure non c'è dubbio che una simile amministrazione mancherebbe del potere e dell'inclinazione a frenare i molteplici atti di vendetta repressi che la sua energica base scatenerebbe sui conservatori. Alcuni hanno suggerito che una simile amministrazione potrebbe tenere a bada quella base offrendo regalie in cambio di calma, e che solo la mancanza di denaro limiterebbe la sua capacità di acquistarla. Rimane il dubbio che il denaro estinguerebbe il gusto per la smania di potere a cui tanti si erano abituati nel 2020. Quindi scontri violenti, in tutto il Paese, sarebbero praticamente una certezza.

Dove condurranno questi scontri dipenderà da come la destra americana si organizzerà politicamente dopo l'eventuale sconfitta di Trump. La lezione inequivocabile nelle primarie repubblicane del 2016 è stata il rifiuto totale da parte degli elettori dell'establishment del Partito Repubblicano. Due candidati su diciassette, Trump e Cruz, erano delle alternative serie perché correvano contro entrambe le parti. Niente di ciò che è accaduto da allora, o che accadrebbe se Trump fosse sconfitto nel 2020, renderebbe i repubblicani dell'establishment meno disgustosi per gli elettori conservatori.

In breve, l’ala conservatrice della politica americana cercherà leader desiderosi di fare alla sinistra ciò che la sinistra ha fatto loro, leader che siano capaci di organizzare una resistenza efficace e che offrano una prospettiva per salvare lo stile di vita ed i valori su cui esso si basa.

La corsa alla leadership vedrebbe una campagna elettorale che si concentrerebbe sulla situazione di assedio dei conservatori. Ciò significherebbe che potrebbe essere proposta l’organizzazione di misure a livello nazionale come scioperi fiscali e altre azioni, allo scopo di protestare o paralizzare le principali decisioni dell'amministrazione. Significherebbe anche nazionalizzare l'opposizione alle istanze locali di ingiustizia, forse interponendo funzionari eletti conservatori tra i cittadini presi di mira dall'ingiustizia ed i loro aguzzini. Significherebbe promuovere e condurre campagne di disobbedienza civile.

Dopo il 2016 la sinistra aveva finto di essere spaventata dal populismo. Spetterebbe a chiunque condurrà l’ala conservatrice della vita americana dopo il 2020 dare loro dei veri motivi per temere quello che ora i loro avversari intuiscono solamente.

Poiché guidare un partito significa indicare la via verso il successo elettorale, i contendenti alla leadership devono distinguere ciò che è possibile fare e ciò che non lo è più. Dovrebbero riconoscere lo stato in cui mezzo secolo di dominio della classe dominante ha ridotto la proporzione di persone che credono che "Tutti gli uomini sono creati uguali" e che nessuno può imporre scelte a qualcun altro se non convincendolo con delle argomentazioni persuasive e logiche. Quindi, ora, dovrebbero partire dal fatto che la vita repubblicana è possibile solo tra questi americani, e non possibile che essa possa essere condotta assieme a persone insensibili ad ogni sorta di concetto e nozione di libertà.

Allo scopo di non vedersi imposte le priorità della classe dirigente di sinistra, per evitare una guerra civile in cui le forze armate nazionali devono essere l'arbitro, chiederebbero ai loro elettori di sostenere piani per un governo decentralizzato; ossia per un federalismo che lasci molto potere alle amministrazioni diverse da quella federale, per garantire il loro diritto a vivere il tipo di vita che gli altri americani non sono più disposti o in grado di vivere.

Se, in caso di vittoria della sinistra alle elezioni del 2020, la destra non si presenterà con tale leadership, l'incapacità della classe dirigente di controllare gli inevitabili scontri tra gli attivisti di sinistra e gli elettori conservatori rischia davvero di portare ad una guerra civile alla quale solo le forze armate nazionali potranno mettere fine. Ciò potrebbe porre fine alla rivoluzione nei soliti termini: l'interesse del più forte è la sola cosa che conta.

 

Che succede se perdono?

La rielezione di Donald Trump ridurrebbe un po' la fiducia degli attivisti di sinistra e darebbe ai conservatori un po' più di libertà nella scelta di una nuova leadership. In questa atmosfera leggermente più tranquilla, l'inizio del ciclo elettorale del 2024 aprirebbe una serie di possibilità.

Ma non porrebbe fine alla nostra rivoluzione più di quanto farebbe la vittoria della classe dirigente. Il nocciolo essenziale della rivoluzione rimarrebbe e la sua logica continuerebbe a svilupparsi. La classe dirigente, avendo fallito pacificamente nel creare l'oligarchia, rimarrebbe comunque pressata dai conservatori da una parte e dai suoi attivisti/burattini dall’altra. Non oserebbe scendere dalla tigre che cavalca.

I conservatori hanno cercato nel 2016 di far nascere un Partito per alleviare l'oppressione della classe dirigente e, nonostante Trump, sono finiti oppressi dagli attivisti di sinistra più di quanto avessero mai immaginato. Nel 2020, nonostante Trump, questi ultimi sono più forti di quattro anni fa. Ma il potere delle intersezionali è un'espressione della classe dirigente e nel 2020, nonostante il suo enorme potere sul denaro e sulle istituzioni, manca di energia e legittimità propria e deve prenderle in prestito dagli attivisti di sinistra. La rielezione di Trump non pone ostacoli alla loro esaltazione. Senza ostacoli sotto l’amministrazione Trump I, suddetto ingrandimento continuerebbe sotto l’amministrazione Trump II.

Dopo il giorno delle elezioni 2020 Trump, anche vittorioso, è un fuoco di paglia che avrà esaurito il carburante. Dal giorno in cui ha dichiarato la sua candidatura fino al 2018 ha incarnato le speranze di salvezza dei conservatori. Da allora in poi fino alle elezioni del 2020, ha incarnato la certezza che la sua sconfitta avrebbe significato la scelta tra sottomissione e guerra.

Pochissimi dei suoi elettori si sono illusi che il suo secondo mandato sarà migliore del primo, durante il quale hanno perso più del loro Paese che nel mezzo secolo precedente. Ma il destino dei conservatori è legato a Donald Trump, fino al giorno delle elezioni del 2020. La mattina dopo l'agenda dei conservatori tornerà al 2016, con la differenza fondamentale che tutti gli appuntamenti si presenteranno con maggior urgenza. Sì, i conservatori hanno bisogno di un loro veicolo politico per il futuro. Ma, cosa più urgente, hanno bisogno di un'attenzione e di un'organizzazione nazionali per proteggere le loro libertà oggi. Ciò significa cercare immediatamente una nuova leadership e sostenerla con forza e urgenza.

Avendo Donald Trump vaccinato i conservatori contro quella che Theodore Roosevelt definiva "la lingua sfrenata e la mano non pronta", i nuovi candidati conservatori dovranno presentarsi guidando i loro compagni a resistere e ribaltare ciò che la politica ufficiale dei potenti di alto e basso rango sta facendo, e ha fatto, per sporcare così tanto la cultura ed i valori della vita americana.

Non c'è alcuna differenza sostanziale tra il tipo di leadership che i conservatori richiederanno sulla scia della rielezione di Trump da ciò che avrebbero chiesto dopo la sua sconfitta. I problemi sono gli stessi. In entrambi i casi dovrebbero condurre proteste, azioni legali, boicottaggi, campagne per legittimare o delegittimare ogni sorta di potentati, oltre a spiegare come ristabilire lo stile di vita americano su basi solide per coloro che vogliono viverlo come tale. La differenza sta nelle circostanze. Sulla scia della sconfitta elettorale, gli atti di oppressione più energici e diffusi della sinistra dovranno impostare l'agenda difensiva della destra. Ma avendo vinto alle urne e avendo un'amministrazione nominalmente amichevole, i leader dei conservatori avrebbero il lusso di affrontare le loro battaglie con coerenza strategica.

La rivoluzione da tempo ha distrutto nelle menti, nei cuori e nelle abitudini di una massa acritica di cittadini la repubblica statunitense come originariamente concepita. Non vogliono né sono più in grado di vivere come avevano vissuto gli statunitensi fino a tempi recenti. Ad alta voce, dichiarano che il resto di noi è razzista, ecc., indegno di godere delle nostre libertà. Nessuno può riportare indietro questo processo. Le probabilità sono contro di noi, quindi non dovremmo aspettare che la rovina arrivi da sé. Più a lungo fingiamo di vivere esattamente sotto le stesse leggi, più è probabile che finiremo per ucciderci a vicenda. Non dobbiamo farlo. Eppure, nonostante le differenze regionali, siamo per lo più mescolati. Ordinare noi stessi in gruppi compatibili fa parte del genio e della tradizione statunitense. Se vogliamo vivere in pace, come dovremmo, dobbiamo accettare di non essere d'accordo con chi ci governa.

Il più grande vantaggio che deriverebbe dalla sconfitta della sinistra nelle elezioni del 2020 è la possibilità che diventi possibile convincere la classe dirigente, se non gli attivisti, che tale sistemazione è il miglior accordo che possono ottenere. Ma gli intersezionali sono nemici violenti, che devono essere affrontati come tali. Fortunatamente ci sono più bambini viziati tra loro che eroi.

 

[*] traduzione di Giordano Felici per Francesco Simoncelli's Freedonia: https://www.francescosimoncelli.com/


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