La traduzione in italiano dell'opera scritta da Wendy McElroy esplora Bitcoin a 360°, un compendio della sua storia fino ad adesso e la direzione che molto probabilmente prenderà la sua evoluzione nel futuro prossimo. Si parte dalla teoria, soprattutto quella libertaria e Austriaca, e si sonda come essa interagisce con la realtà. Niente utopie, solo la logica esposizione di una tecnologia che si sviluppa insieme alle azioni degli esseri umani. Per questo motivo vengono inserite nell'analisi diversi punti di vista: sociologico, economico, giudiziario, filosofico, politico, psicologico e altri. Una visione e trattazione di Bitcoin come non l'avete mai vista finora, per un asset che non solo promette di rinnovare l'ambito monetario ma che, soprattutto, apre alla possibilità concreta di avere, per la prima volta nella storia umana, una società profondamente e completamente modificabile dal basso verso l'alto.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/la-francia-sullorlo-del-baratro-spirale)
La Francia rimane paralizzata anche dopo l'ultimo rimpasto di governo. Il tempo stringe per consolidare le finanze pubbliche prima che i mercati obbligazionari si rivoltino contro Parigi.
La carica di Primo Ministro è diventata una porta girevole. In soli tre anni, il Presidente Emmanuel Macron ha bruciato cinque governi senza risultati visibili. Il Paese è intrappolato in uno shock politico, in una situazione di stallo parlamentare che sembra del tutto insanabile.
Emerge il super stato
Il 9 settembre, Sébastien Lecornu, del partito Rinascimento di Macron, ha ricevuto l'ennesimo calice politico avvelenato dal suo predecessore fallito François Bayrou. Come quelli prima di lui Bayrou era distrutto dall'incapacità strutturale della Francia di riformarsi. Il Paese sostiene uno dei sistemi di welfare più smisurati al mondo, con una spesa pubblica pari al 57% del PIL. Questo Stato sociale sovradimensionato agisce da sedativo per una società invasa dalle migrazioni, la quale si è trasformata in una gestione dell'economia di stampo socialista e che ora non riesce a trovare una via d'uscita.
La Francia compra la pace sociale con somme di denaro prese in prestito sempre più ingenti. Questa strategia lascia profondi buchi nei conti pubblici e nasconde a malapena le fratture di una società frammentata, dove il conflitto di classe si fa più aggressivo e le sottoculture islamiste prosperano. Con nuovi prestiti al 5,6% del PIL quest'anno e un debito totale al 114%, la Francia si trova di fronte al classico dilemma Ponzi: una volta che il vecchio debito non può più essere convertito in nuove emissioni, l'intero sistema crolla.
I mercati si concentrano sulle attività, non solo sui rapporti di debito
Tali crisi di solito iniziano con una perdita di fiducia, dovuta a un crollo politico, o alla consapevolezza che uno stato debitore non dispone delle risorse necessarie per coprire i propri debiti. Molti commentatori sottolineano il peso del debito americano, ma il paragone è fuorviante. Gli Stati Uniti sono la più grande economia del mondo, indipendenti dal punto di vista energetico e con una supremazia tecnologica senza pari. I futuri guadagni di produttività offrono a Washington un margine di manovra per stabilizzare il proprio debito. L'Europa, e in particolare la Francia, non possono fare lo stesso.
Pertanto uno dei pilastri fondamentali dell'UE si avvia verso uno scontro diretto con gli investitori. E, come sempre, la Banca Centrale Europea sarà costretta a intervenire come ultima linea di difesa per scongiurare il collasso sistemico.
Vigili del fuoco della BCE: ritorna il “Whatever It Takes”
La BCE ha sviluppato una serie di strumenti formidabili: acquisti di obbligazioni sovrane sui mercati secondari (SMP/OMT), massicce campagne propagandistiche sui media, iniezioni di liquidità nelle banche e manovre sui tassi di interesse. Ufficialmente tali interventi sono vincolati a requisiti di austerità, o riforme sotto la supervisione dell'UE o dell'FMI. In pratica tali condizioni vengono annacquate fino a diventare banalità. Il consolidamento fiscale è diventato un costrutto teorico, una dichiarazione rituale ai vertici, pensata per mascherare la realtà della perdita di controllo.
La BCE può anche tagliare i tassi di interesse ufficiali, o inondare le banche di liquidità a breve termine per prevenire crisi del credito e contagi, ma questo crea una trappola più profonda: ogni intervento erode ulteriormente la stabilità monetaria e la disciplina fiscale. L'Eurozona ora sopravvive solo in una permanente anestesia monetaria.
Il calice politico avvelenato
Dall'estate del 2024 la Francia è sottoposta a procedura di deficit da parte dell'UE, unendosi ad altri sei Paesi che hanno violato le regole di Maastricht. Ma la procedura è inefficace. Nessuno a Bruxelles, o a Parigi, finge più che il vecchio patto di stabilità conti. L'UE è diventata un'unione del debito. La sua classe politica dà per scontato che la stampante monetaria della BCE coprirà i loro deficit a tempo indeterminato.
Le “riforme” sono sempre le stesse: aumenti delle tasse invece di cambiamenti strutturali. Il governo francese prevede di ridurre il deficit dal 5,4% nel 2025 a meno del 3% entro il 2029. Per raggiungere questo obiettivo Parigi punta a €44-50 miliardi di “risparmi”: €30 miliardi di contenimento della spesa e €20 miliardi di nuove imposte. L'abrogazione delle imposte sulle società è stata prorogata fino al 2030. Un'imposta speciale colpirà i redditi più alti (€250.000 per i single, €500.000 per le coppie). I consumatori di energia dovranno affrontare costi più elevati per elettricità, gas e viaggi aerei. Anche le multinazionali dovranno affrontare nuove sovrattasse.
Questo è il “consolidamento” in senso europeo: maggiore estrazione di entrate, non una vera riforma. La strategia mira a ottenere la calma sociale rassicurando al contempo i mercati obbligazionari: un gioco di equilibrismi impossibile.
I mercati stanno già segnalando problemi
È a dir poco improbabile che una tale strategia possa dare risultati politici. I mercati obbligazionari stanno già votando: i rendimenti dei titoli decennali francesi, negativi fino al 2020, ora si aggirano intorno al 3,57%, il livello più alto degli ultimi dieci anni. Gli spread rispetto ai Bund tedeschi sono schizzati a 75-80 punti base, da meno di 30 di pochi anni fa. Gli investitori vedono un rischio crescente nei titoli francesi, riflesso del caos fiscale e della paralisi politica.
Escludendo l'inflazione (ufficialmente circa il 3%, ma realisticamente più alta), l'Eurozona si trova ora ad affrontare tassi reali positivi dopo anni di politica monetaria pari a zero o negativa. Ciò mette a nudo la zombificazione delle sue economie. Anni di sostegno monetario artificiale hanno lasciato i settori pubblico e privato troppo deboli per sostenere il debito in condizioni di mercato reali.
Economia zombi senza futuro
Il modello dell'Eurozona – controllo centralizzato, debito infinito, intervento permanente della BCE – sta raggiungendo il suo limite. La Francia ne è l'esempio lampante: uno Stato sociale ipetrofico, una competitività al collasso e un debito che può essere rinnovato solo finché i mercati non diranno “basta”.
Non aspettatevi che Washington salvi l'Europa. Le linee di swap in dollari della FED sono riservate ad alleati chiave come il Giappone. L'Europa non è più vista come un partner privilegiato, soprattutto dopo l'ostilità di Bruxelles nei confronti degli USA col Digital Services Act e il Digital Markets Act. A Washington, Bruxelles sembra più un mendicante che un alleato.
Il comportamento europeo è semplice: ignorare i rischi reali per un tempo sufficiente, mascherarli con la morfina monetaria e garantire un'esplosione spettacolare. La Francia sembra il punto di innesco più probabile: una crisi sistemica che si diffonderà a macchia d'olio in tutta l'Eurozona.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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