giovedì 15 gennaio 2015

Gli stati dovrebbero imporre normative più stringenti sulle grandi imprese?





di Frank Shostak


L'economista francese Jean Tirole dell'Università di Tolosa, ha vinto l'ultimo (in ordine temporale) Premio Nobel per l'Economia grazie all'elaborazione di metodi più efficienti per la regolamentazione di quei settori dominati da poche grandi imprese. Secondo Tirole, le grandi imprese indeboliscono il buon funzionamento dell'economia di mercato poiché hanno la possibilità di influenzare i prezzi e la quantità di prodotti.

Di conseguenza questo indebolisce il benessere degli individui nell'economia. Secondo questo modo di pensare, l'inefficienza presuppone una deviazione da uno stato ideale di mercato come quello descritto nel quadro della "concorrenza perfetta".



Il Modello della "Concorrenza Perfetta"

Nel mondo della concorrenza perfetta, un mercato è composto dalle seguenti caratteristiche:

  • Sul mercato ci sono molti compratori e venditori
  • Vengono commerciati prodotti omogenei
  • Acquirenti e venditori sono perfettamente informati
  • Non ci sono ostacoli o barriere all'entrata nel mercato

Nel mondo della concorrenza perfetta, acquirenti e venditori non hanno alcun controllo sul prezzo del prodotto. Devono accettare quello che viene proposto loro.

Presupporre l'informazione perfetta, e così l'assoluta certezza, implica che non vi è più spazio per l'attività imprenditoriale perché nel mondo della certezza non ci sono rischi e quindi non c'è bisogno di imprenditori.

Se le cose stessero così, chi introdurrebbe nuovi prodotti e in che modo? Secondo i sostenitori del modello della concorrenza perfetta, qualsiasi situazione reale che si discosta da questo modello è considerata non ottimale per il benessere dei consumatori. Essi raccomandano, quindi, che lo stato intervenga ogni volta che si palesa tale deviazione.

Contrariamente a questo modo di pensare, la concorrenza non scaturisce da un gran numero di partecipanti in quanto tali, ma è il risultato di una grande varietà di prodotti.



Concorrenza sui Prodotti, Non sulle Imprese

Maggiore è la varietà, maggiore sarà la concorrenza e quindi più benefici ci saranno per il consumatore.

Quando un imprenditore introduce sul mercato un nuovo prodotto — l'esito del suo sforzo intellettuale — acquisisce il 100% della nuova nicchia di mercato che si viene a costituire.

Seguendo la logica del modo di pensare comune, tuttavia, questa situazione non dovrebbe accadere perché non farà altro che indebolire il benessere dei consumatori. Se questo modo di pensare (ad esempio, il modello della concorrenza perfetta) venisse rispettato rigorosamente, non emergerebbero più nuovi prodotti. In un ambiente del genere, la gente lotterebbe per rimanere in vita.

Una volta che un imprenditore introduce sul mercato un nuovo prodotto e ne trae profitto, attira la concorrenza. Si noti che ciò che dà origine alla concorrenza è la volontà dei consumatori di acquistare il nuovo prodotto. I produttori dei vecchi prodotti devono sfornare nuove idee e nuovi prodotti per catturare l'attenzione dei consumatori.

Il punto di vista popolare, secondo cui un produttore che domina un mercato potrebbe sfruttare la sua posizione aumentando il prezzo al di sopra del livello competitivo, è errato.

L'obiettivo di ogni azienda è quello di fare profitti. Questo, tuttavia, non può essere raggiunto senza offrire ai consumatori un prezzo adatto.

E' nell'interesse di ogni uomo d'affari garantire un prezzo a cui la quantità che viene prodotta può essere venduta con profitto.

Nel fissare questo prezzo, il produttore-imprenditore dovrà considerare quanti soldi i consumatori sono propensi a spendere per il suo prodotto. Dovrà prendere in considerazione i prezzi dei vari prodotti della concorrenza. Dovrà anche prendere in considerazione i suoi costi di produzione.

Se il cosiddetto produttore dominante non terrà conto di questi fatti, subirà perdite.

Ma al di là di ciò, i funzionari statali come possono stabilire se il prezzo di un prodotto sia al di sopra del cosiddetto livello competitivo dei prezzi? Come possono sapere quale dovrebbe essere il prezzo competitivo?

Se i funzionari statali cercano di far rispettare un prezzo più basso, quest'azione potrebbe spazzare via l'incentivo a produrre il prodotto stesso.

Quindi, piuttosto che migliorare il benessere dei consumatori, le politiche dello stato serviranno solo a peggiorare le cose. (A tal proposito non esistono metodi matematici, per quanto sofisticati, che possano dirci quale dovrebbe essere il livello competitivo dei prezzi. Coloro che sostengono che le teorie dei giochi potrebbero farcela, sono sulla strada sbagliata.)

Contrariamente al modello della concorrenza perfetta, ciò che dà luogo ad un ambiente più competitivo non è un gran numero di partecipanti in un particolare mercato, bensì una grande varietà di prodotti competitivi. Le politiche dello stato, nello spirito del modello della concorrenza perfetta, distruggeranno la differenziazione dei prodotti e dunque la concorrenza.



I Prodotti Sono Eterogenei

L'idea che i vari fornitori possano offrire un prodotto omogeneo non è sostenibile. Infatti, se avvenisse una cosa del genere, perché mai un acquirente dovrebbe preferire un venditore ad un altro? (L'idea di far rispettare l'omogeneità del prodotto, al fine di emulare il modello della concorrenza perfetta, non porterà ad alcuna concorrenza.)

Dal momento che la differenziazione dei prodotti è l'essenza della libera concorrenza di mercato, significa che ogni fornitore di un prodotto ne ha il controllo al 100%. In altre parole, è un monopolista.

La differenziazione del prodotto è garantita dalla varietà di idee e talenti che possiede ogni imprenditore. Questa differenza di idee e talenti si manifesta nel modo in cui è fatto il prodotto, nel modo in cui viene confezionato, nel luogo in cui viene venduto, nel modo in cui viene offerto al cliente, ecc.

Per esempio, un hamburger che viene venduto in un bellissimo ristorante è un prodotto diverso da un hamburger che viene venduto in un negozio da asporto. Quindi, se il proprietario di un ristorante guadagna consensi dalla vendita di hamburger, qualcuno dovrebbe porre dei limiti alle sue attività? Dovrebbe, quindi, modificare il suo modo di operare e convertire il suo ristorante in un negozio da asporto al fine di conformarsi al modello della concorrenza perfetta?

Tutto ciò con cui abbiamo a che fare è la preferenza individuale dei vari consumatori: preferiscono cenare al ristorante piuttosto che nel negozio da asporto. Allora, cosa c'è di sbagliato?

Supponiamo ora che i consumatori abbiano completamente abbandonato i negozi da asporto e acquistino hamburger solo al ristorante, questo significa che lo stato debba intervenire?

L'intera questione di un monopolio dannoso non ha alcuna rilevanza nel contesto del libero mercato. Un monopolista dannoso rischia di emergere quando lo stato, per mezzo di licenze e autorizzazioni, limita la varietà di prodotti in un determinato mercato. (I burocrati statali decidono quali prodotti devono essere forniti sul mercato.)

Imponendo restrizioni e limitando la varietà dei beni e dei servizi offerti ai consumatori, lo stato limita le scelte dei consumatori riducendo così il loro benessere.



Sintesi e Conclusione

Suggeriamo che l'idea dello stato che regola le grandi imprese, al fine di promuovere la concorrenza e difendere il benessere delle persone, sia un errore. Tale intervento soffoca solamente la concorrenza di mercato e abbassa il tenore di vita. L'obiettivo di Alfred Nobel era quello di premiare gli scienziati le cui invenzioni e scoperte miglioravano la vita delle persone e il loro benessere. Rafforzare i controlli statali nei mercati è in contrasto con lo spirito del Premio Nobel.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


7 commenti:

  1. da noi un Bill Gates non avrebbe potuto neppure cominciare... il garage non avrebbe avuto l'ok della asl...
    lo stato protegge lo status quo. innovazione? maddeche?

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    1. Ciao Dna.

      L'innovazione è la nemesi dello stato. Quella tecnologica è in geado di arginare il potere strabordante di questo apparato di coercizione. Sebbene esso cerchi di contrastare l'avanzare della tecnologica con le vecchie tecniche con cui per tutti questi anni ha concentrato il potere nelle mani di una ristretta cerchia di individui, le informazioni del libero mercato hanno trovato il modo di aggirare le loro barriere. In verità, lo trovano sempre. La tecnologia opensource, le criptovalute, Internet stesso, rappresentano tutti dei piccoli tasselli che stanno decentraldo il potere con cui l'apparato statale vigilava sulla società.

      Brevetti, proprietà intellettuale, antitrust, tutti mezzi messi in campo per arrestare in qualche modo l'avanzamento inesorabile dell'anacronismo dello stato. Sono barriere e privilegi di monopolio eretti dallo stato che imprigionano le idee e creano valore d’impresa dal nulla. Lo stato ha cercato di persuadere gli individui con la "ricerca di rendita", in modo che distogliessero lo sguardo dall'innovazione. Con alcuni ha funzionato, con altri no.

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  2. più oltre, o accettiamo la distruzione creatrice ed i disequilibri alla shumpeter ed alla mcclskey. o siamo per una sorta di distributismo, sempre relativo ed abbastanza capitalistico, sicuramente più morale ma probabilmente meno creativo ed innovativo, che sarebbe l esito necessario della giusta abolizione di alcuni istituti. come le imprese diventano grandi? l istituì della holding non nasce in natura. essa sta al diritto societario come la riserva frazionaria sta al sistema monetario.

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  3. Ottobre, tempo di Nobel. Per l'economia si parla di Bernanke. Proprio adesso che in molti criticano gli esiti dei QE. Fosse per me lo darei direttamente a Goldman-Sachs.

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    1. Se volete sganasciarvi dalle risate cercatevi l'intervista a Galimberti sul nuovo premio Nobel per l'economia ad un tale scozzese. Intervista tratta dal radio giornale Effetto Giorno delle 13.15 di radio24. Nel caso migliore... Imbarazzante.

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    2. http://scholar.princeton.edu/deaton/publications?page=2

      Pubblicazioni di Angus Deaton. Se dai titoli ci si può fare una idea di come ha passato il tempo questo arzillo settantenne... Gli proporrei di misurare gli effetti quantitativi delle sue scempiaggini lapalissiane sulla progettazione del bene comune devoluta alle elite autoreferenziali attraverso il voto democratico aggregato.

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    3. http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-10-12/deaton-se-stato-e-debole-paese-e-povero-180521.shtml?uuid=ACLmPrEB

      Come volevasi dimostrare. Premiato un altro difensore della pianificazione centrale. Sistema autoreferenziale.

      Intanto, pare che un tal Ben Carson, che molto presto finirà nel dimenticatoio dell'irrilevanza, abbia detto qualcosa di sensato su fiatmoney e gold standard. Peraltro, in politica estera sembra un neocon.
      https://mises.org/blog/bishop-ben-carson-upsets-washington-post-questioning-fiat-money
      Argomenti completamente sconosciuti in Europa. Mai sentito un qualsiasi politico od un qualsiasi esperto di cose economiche accennarvi.

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