venerdì 2 ottobre 2020

Il pianeta non è arrabbiato, ma la banda di urlatori Democratici è davvero pericolosa

 

 

di David Stockman

Se volete un'anteprima del nostro futuro distopico in un governo Kamala Harris/Sinistra progressiva, vi basta leggere le recenti dichiarazioni del governatore della California Gavin Newsom.

Quest'ultimo è il capobanda degli ideologi di sinistra che vogliono salire al potere se l'elettorato riterrà opportuno mettere Sleepy Joe nello Studio Ovale. Commentando gli incendi che stanno devastando lo stato, il flagello politicamente corretto dei razzisti, degli zoticoni di destra e dei negazionisti del clima ha decretato che il dibattito sul cambiamento climatico è finito e la realtà lo starebbe urlando.

Oh, ma la cattiva gestione forestale e la negligenza, che hanno trasformato gran parte della California in una discarica di legna secca, è esattamente il punto. Il presunto riscaldamento globale non ha nulla a che fare con questo.

E non credete a quello che dico io, perché quanto affermato proviene da Pro Publica finanziata da George Soros, che non è esattamente un personaggio di destra. Infatti si sottolinea che, nonostante gli allarmismi degli ambientalisti, gli incendi di oggi non sono che una frazione infinitesimale di ciò che Madre Natura stessa ha realizzato prima che arrivasse sulla scena la mano amica delle autorità politiche presumibilmente illuminate di oggi.

In breve, se non si pulisce il legname morto, si crea una polveriera che ha bisogno solo di una scintilla (un fulmine, una linea elettrica non riparata o l'incuria umana) per accendersi e dare vita ad un inferno.

Infatti trascurando migliaia di anni di conoscenza ecologica e gestione della terra praticate dalle popolazioni indigene prima dell'arrivo dei coloni europei, il governo degli Stati Uniti ha soppresso per anni quegli incendi che erano necessari per ripulire la vegetazione e mantenere le foreste in salute. Ha impedito una pratica, osservata in centinaia di tribù nella regione, di accendere piccoli fuochi per rinnovare il paesaggio e prevenire incendi più grandi e più distruttivi. Per decenni i californiani hanno anche costruito le loro case in paesaggi selvaggi particolarmente inclini agli incendi e continuano a farlo.

Né è una questione che le autorità odierne abbiano in qualche modo perso la conoscenza posseduta dagli antichi. Tim Ingalsbee è un veterano nella lotta agli incendi in California, nel 1980 ha iniziato a lavorare come vigile del fuoco e nel 1995 ha conseguito un dottorato in sociologia ambientale. Frustrato dall'enorme divario tra ciò che stava imparando sulla gestione degli incendi e l'esperienza sul campo, nel 2005 ha fondato Firefighters United for Safety, Ethics, and Ecology (FUSEE).

Inutile dire che FUSEE non è una coalizione di costruttori dediti a trasformare foreste e aree selvagge in giungle di cemento. Al contrario, ha esercitato pressioni sul Congresso e ha cercato di istruire chiunque ascolti sulla politica antincendio sbagliata che sta portando ai mega incendi di oggi.

In una frase concisa, il vigile del fuoco veterano Ingalsbee ha smentito le affermazioni infondate del governatore Newsom e della banca di urlatori ambientalisti che rappresenta: "C'è solo una soluzione, quella che sappiamo ancora evitare. Dobbiamo accendere un bel fuoco e ridurre parte del carico di carburante che alimenta i mega-incendi di oggi".

Andrea Widburg dell'American Thinker lo ha sintetizzato bene:

L'ambientalismo è il motivo per cui la California ha smesso di governare le foreste o di eseguire incendi controllati per sbarazzarsi del legname morto. È stato a causa dell'ambientalismo che PG&E ha investito tutti i suoi soldi nella costruzione di impianti di energia rinnovabile, come gli impianti solari che hanno fallito durante la recente ondata di caldo in California, e ha smesso di riparare le vecchie linee elettriche (alcune risalenti a 90 anni fa), o di ridurre il legname morto intorno a tali linee elettriche.

Infatti un'impronta umana notevolmente più ampia nelle aree arbustive a rischio di incendio e nelle aree chaparral (alberi nani) lungo le coste, aumenta il rischio che i residenti appicchino gli incendi. La popolazione della California è quasi raddoppiata dal 1970 al 2010, da circa 20 milioni di persone a 39 milioni di persone, e quasi tutta lungo le zone costiere.

In quelle condizioni, i forti venti della California sono il principale colpevole che alimenta e diffonde le fiamme. I venti di Diablo a nord e quelli di Santa Ana a sud possono raggiungere la forza degli uragani. Quando il vento si sposta verso ovest sulle montagne della California e scende verso la costa, si comprime, si riscalda e si intensifica. I venti soffiano le fiamme e trasportano braci, diffondendo i fuochi rapidamente prima che possano essere contenuti. Ma questo, in realtà, non è niente che già non sapessimo.

Quest'anno c'è stata una confluenza particolarmente letale delle normali attività di Madre Natura, che non hanno nulla a che fare con il riscaldamento antropogenico. Queste forze naturali includono la tendenza periodica al raffreddamento di La Nina nelle acque del Pacifico, che a sua volta tende a portare un clima secco in parti della California e in gran parte del sud-ovest.

Successivamente una tempesta tropicale insolitamente grande nell'Oceano Pacifico ha provocato un enorme fronte di umidità verso la California, innescando una rara tempesta di fulmini che ha colpito la regione più di 10.800 volte in soli tre giorni, scatenando piccoli incendi nella Bay Area e nel nord California. Come ha ulteriormente spiegato The Guardian: "Poi l'umidità è calata e il vento si è intensificato, alimentando le piccole fiamme fino a sfociare in inferni in piena regola. Uno degli incendi nel nord della California ha generato un tornado di fuoco, un vortice fumoso di 9.000 metri frizzante di fulmini, spingendo il National Weather Service ad emettere un allarme meteorologico unico nel suo genere".

Il punto è che nessuna di queste forze naturali che alimentano il fuoco è sorta improvvisamente dopo il 1980 quando, dopo aver scoperto l'esistenza dei computer, Al Gore è venuto a conoscenza del "riscaldamento globale", una frode inventata sui modelli informatici bislacchi di Michael Mann.

Tra le altre prove che l'industrializzazione ed i combustibili fossili non sono i colpevoli c'è il fatto che, dimostrato dai ricercatori, quando la California era occupata da comunità indigene, gli incendi avrebbero bruciato circa 4,5 milioni di acri all'anno. È quasi 6 volte il periodo 2010-2019, quando gli incendi hanno bruciato una media di soli 775.000 acri all'anno in California.

Infatti i ricercatori hanno scoperto che prima dell'arrivo degli europei, gli incendi bruciavano la biomassa legnosa nelle foreste della California ogni 10-20 anni, prevenendo l'accumulo di combustibile (legname morto), e bruciavano gli arbusti ogni 50-120 anni.

Né è una semplice congettura. Le foreste di sequoie prima dell'arrivo degli europei bruciavano ogni 6-25 anni. Le prove provengono dalle cicatrici del fuoco sulle cortecce e dalle basi di enormi alberi secolari, scavate dal fuoco. Nell'esempio seguente, le cicatrici del fuoco degli anni di La Nina sono facilmente visibili, così come la ricrescita degli anni di El Nino, che sono stati più umidi e favorevoli alla crescita.

Inutile dire che negli ultimi 100 anni circa il servizio forestale degli Stati Uniti e le agenzie statali hanno spento la maggior parte degli incendi, provocando un vasto accumulo di legna da ardere. Un altro esperto, Mike Beasly, lo ha ribadito abbastanza bene. Poi c'è anche Nick Goulette, che è direttore esecutivo del Watershed Research and Training Center, il quale ha quantificato l'enorme divario tra gli incendi necessari e ciò che è stato fatto negli ultimi decenni, cosa che ha accumulato l'attuale enorme deposito di "carburante" in California. Ironia della sorte, una delle principali forze che contribuiscono al disastro ecologico della California non sono gli emettitori di inquinanti atmosferici industriali e automobilistici dello stato, compresa la CO2, ma i fanatici dell'aria pulita presso il California Air Resources Board (CARB).

Inutile dire che gli incendi del presente non prestano alcuna attenzione alle regole di combustione del CARB che incatenano le mani dei gestori delle foreste.

Al di là dello scontro spiacevole di tutte queste forze naturali del clima e dell'ecologia con le politiche governative sbagliate riguardo foreste e arbusti, esiste in realtà una pistola fumante ancora più impressionante, per così dire.

Stranamente i fanatici ambientalisti non hanno ancora abbracciato l'assurdità che le temperature presumibilmente in aumento del pianeta abbiano preso di mira lo Stato Blu della California per una punizione speciale. Tuttavia quando guardiamo i dati dall'inizio dell'anno per gli incendi boschivi, scopriamo che a differenza della California e dell'Oregon, gli Stati Uniti nel loro insieme stanno vivendo uno degli anni più deboli sin dal 2010.

Proprio così. Al 24 agosto di ogni anno, il consumo medio su 10 anni è stato di 5,114 milioni di acri negli Stati Uniti, ma quest'anno è stato inferiore del 28% a 3,714 milioni di acri.

Infatti ciò che mostra la tabella qui sopra è che su base nazionale non c'è stato alcun trend di peggioramento durante l'ultimo decennio, solo enormi oscillazioni di anno in anno alimentate non da un grande vettore di calore planetario, ma dal cambiamento delle condizioni meteorologiche ed ecologiche locali.

Non si può passare da 2,7 milioni di acri bruciati nel 2010 a 7,2 milioni di acri nel 2012 e poi tornare a 3,9 milioni di acri l'anno scorso e 3,7 milioni di acri quest'anno, e poi sostenere insieme a Nancy Pelosi che il pianeta è arrabbiato.

Al contrario, l'unica vera tendenza evidente è che su base decennale negli ultimi tempi la superficie media degli incendi boschivi in ​​California è aumentata lentamente, a causa del triste fallimento delle politiche di gestione forestale del governo. Ma anche la tendenza media in lieve aumento delle superfici incendiate dal 1950 è un errore di arrotondamento rispetto alle medie annuali della preistoria, che erano quasi 6 volte maggiori rispetto al decennio più recente.

Inoltre la tendenza leggermente aumentata dal 1950 non deve essere confusa con la falsa affermazione dei fanatici ambientalisti sui cambiamenti climatici, secondo cui gli incendi della California sono "diventati più apocalittici ogni anno", come riportato dal New York Times.

Infatti stanno confrontando gli incendi sopra la media di quest'anno con il 2019, che ha visto una quantità insolitamente piccola di superficie bruciata – solo 280.000 acri rispetto a 1,3 milioni e 1,6 milioni nel 2017 e nel 2018 rispettivamente, e 775.000 in media nell'ultimo decennio.

Alla fine ciò che sta realmente accadendo in California è che l'oppositore naturale moderno agli incendi incontrollati che devastano lo stato, è in realtà il disboscamento industriale e la raccolta del legname. Quest'ultimo in particolare ha come risultato uno sgombero regolare che riduce la densità delle foreste, e la costruzione di strade e aree di sosta fungono anche da "porte" tagliafuoco.

Non sorprende che ciò che è correlato all'aumento del livello di incendi boschivi incontrollati (barre rosse) negli Stati Uniti occidentali non sia la cosiddetta tendenza all'anomalia della temperatura (linea nera) annunciata dai feticisti ambientalisti, ma il livello del legname raccolto (linea blu), parametro dimezzato sin dalla fine degli anni '80.

Quindi, quando si combina il crollo della raccolta del legname con un calo simultaneo delle pratiche di gestione attiva delle foreste, l'area bruciata da un incendio è diventata progressivamente più grande con l'aumento del carico di "carburante" naturale, non perché Madre Terra si è riscaldata. La cosiddetta variazione della temperatura è inizialmente instabile, come spiegato di seguito, ma dal 1990 non ha mostrato alcun cambiamento di tendenza significativo.

Poi c'è anche questo: combattere gli incendi estivi/autunnali è un grande affare redditizio sia per i dipendenti di Cal Fire che per gli appaltatori esterni.

Prima del 1999 Cal Fire non spendeva più di $100 milioni all'anno. Nel 2007-2008 questa cifra è salita a $524 milioni, poi $773 milioni nel 2017-18 e quest'anno potrebbe essere la prima stagione da $1 miliardo. E oltre a tutto ciò c'è il denaro statale ed i fondi federali per le catastrofi.

Allo stesso modo, anche i vigili del fuoco del personale di Cal Fire sono molto ben compensati, soprattutto rispetto alle migliaia di detenuti della prigione californiana che prestano servizio nelle squadre di vigili del fuoco per pochi spiccioli. Come riportato dal California Policy Center nel 2017: "Il pacchetto di risarcimento mediano, che include paga base, paga speciale, straordinari e benefici, per i vigili del fuoco Cal Fire a tempo pieno di tutte le categorie è di oltre $148.000 all'anno".

Detto in modo diverso, la mobilitazione su vasta scala contro gli incendi da 2 milioni di acri è molto più redditizia per tutte le parti interessate rispetto agli incendi mirati e controllati di 20.000, 40.000 o anche 100.000 acri a stagione. Come in tutte le cose, quindi, seguite i soldi, non i politici isterici come il governatore Newcom, Kamala Harris e la loro banda di allarmisti sul cambiamento climatico.

Infine c'è la piccola questione che a parte le forze normali che guidano i modelli climatici planetari e il cambiamento di temperatura su lunghi intervalli di tempo, Madre Terra non si sta riscaldando a causa dell'impatto relativamente scarso delle attività industriali dell'umanità intorno al pianeta.

Per quanto riguarda in particolare la California, uno studio sulla temperatura degli Stati Uniti presentato al Meeting autunnale 2015 dell'American Geophysical Union ha indicato che l'andamento della temperatura a 30 anni secondo i dati ufficiali della National Oceanic and Atmospheric Administration è sostanzialmente esagerato.

Ciò è dovuto alla massiccia invasione urbana sui siti delle stazioni meteorologiche. Solo 410 delle 1.218 stazioni meteorologiche negli Stati Uniti non sono state disturbate da strutture di concentrazione del calore come i parcheggi costruiti accanto a quella che una volta era una stazione meteorologica situata in un campo in erba. Da Pro Publica: "L'effetto del calore urbano non ha risparmiato le stazioni meteorologiche in California e Nevada. In tali stati dal 1979 al 2008 è stato registrato un aumento della temperatura per decennio di 0,04 gradi centigradi quando si utilizzano siti imperturbati, rispetto all'aumento ufficiale di 0,24 gradi, una differenza di sei volte".

Naturalmente nello schema più ampio della storia planetaria, anche questa probabile esagerazione di sei volte delle temperature recenti non ha niente di significativo. Questo perché l'equilibrio climatico preindustriale non è mai esistito.

Ciò che c'è stato sono 4 miliardi di anni di evoluzione geologica oscillante e spesso violenta, squilibrio climatico a causa di molteplici cause naturali che vanno dalla tettonica delle placche, ai bombardamenti di asteroidi, alla successione di centinaia di milioni di anni delle ere glaciali e agli intervalli di riscaldamento intermedi.

Anche semplici estratti di History Channel ci ricordano che ciò che potrebbe o non potrebbe essere accaduto alla temperatura globale da quando è iniziata a salire di nuovo intorno al 1980 equivale ad un errore di arrotondamento rispetto al grande schema delle cose.

Infatti gli scienziati hanno registrato cinque ere glaciali significative nel corso della storia della Terra. Ci sono stati lunghi periodi di riscaldamento globale nel mezzo ed è ovvio che ora siamo all'ultimo di questi:

  • Uroniano (2,4-2,1 miliardi di anni fa)
  • Criogeniano (850-635 milioni di anni fa)
  • Andino-sahariano (460-430 milioni di anni fa)
  • Karoo (360-260 milioni di anni fa)
  • Quaternario (2,6 milioni di anni fa-presente)

Come History Channel ha ulteriormente spiegato riguardo all'era quaternaria più recente:

Il riscaldamento della Terra e il ritiro glaciale sono iniziati circa 14.000 anni fa. Il riscaldamento fu brevemente interrotto da un improvviso raffreddamento intorno al 10000–8500 a.C. noto come Younger-Dryas. Il riscaldamento riprese nell'8.500 a.C. L'evento dei Younger-Dryas è significativo perché mostra che anche durante un periodo altrimenti tranquillo (l'attuale interglaciale), possono ancora verificarsi rapidi cambiamenti climatici.

Dal 5000 al 3000 a.C. le temperature medie globali hanno raggiunto il loro livello massimo durante l'Olocene ed erano da 1 a 2 gradi Celsius più calde di quanto non siano oggi. I climatologi chiamano questo periodo l'Ottimo climatico, o l'Olocene ottimale.

Durante il clima ottimale molte delle grandi civiltà antiche della Terra iniziarono la loro storia e prosperarono. In Africa il fiume Nilo aveva tre volte il suo volume attuale, indicando una regione tropicale molto più grande. 6.000 anni fa il Sahara era molto più fertile di oggi e ospitava grandi mandrie di animali, come testimoniano gli affreschi del Tassili N'Ajjer in Algeria.

Dal 3000 al 2000 a.C. si è verificata una tendenza al raffreddamento. Questo raffreddamento ha causato grandi cali del livello del mare e l'emergere di molte isole (Bahamas) e aree costiere che sono ancora oggi sopra il livello del mare.

Una breve tendenza al riscaldamento si è verificata dal 2000 al 1500 a.C., seguita ancora una volta da condizioni più fredde. Le temperature più fredde tra il 1.500 e il 750 a.C. hanno causato una rinnovata crescita del ghiaccio nei ghiacciai continentali e alpini e un calo del livello del mare compreso tra 2 e 3 metri al di sotto dei livelli attuali.

Il periodo dal 750 a.C. all'800 d.C. vide un riscaldamento fino al 150 a.C. Le temperature, tuttavia, non sono diventate calde come L'Ottimo climatico. Durante il periodo dell'Impero Romano (150 a.C. - 300 d.C.) iniziò un raffreddamento che durò fino al 900 d.C. circa, sebbene la temperatura media globale rimase relativamente calda fino al 600 d.C. circa.

Dal 600-900 d.C. (il "Medioevo"), le temperature medie globali erano significativamente più basse di quelle odierne. Al suo apice, il raffreddamento causò il congelamento del fiume Nilo (829 d.C.) e del Mar Nero (800-801 d.C.).

Il periodo 1100–1300 d.C. è stato chiamato il Piccolo ottimale climatico, o il periodo caldo medievale. Rappresenta il clima più caldo dall'Ottimo climatico.

Durante questo periodo, i vichinghi stabilirono insediamenti in Groenlandia e Islanda. Il limite della neve nelle Montagne Rocciose era di circa 370 metri sopra i livelli attuali.

Un periodo di clima fresco e più estremo ha seguito il Piccolo ottimo climatico. Ci sono registrazioni di inondazioni, grandi siccità e fluttuazioni climatiche stagionali estreme fino al 1400 d.C. Orrende inondazioni devastarono la Cina nel 1332 d.c. (secondo quanto riferito, avrebbero ucciso diversi milioni di persone).

Una grande siccità nel sud-ovest americano si verificò tra il 1276 e il 1299 d.C. Durante questo periodo si verificò l'abbandono degli insediamenti nel sud-ovest degli Stati Uniti, compresi quelli nel Chaco Canyon e Mesa Verde. L'analisi degli anelli degli alberi ha identificato un periodo di "assenza" di pioggia tra il 1276 e il 1299 d.C. in queste aree.

I freddi inverni della piccola era glaciale sono stati registrati in dipinti olandesi e fiamminghi come Hunters in the Snow di Pieter Bruegel (c. 1525-69)

Dal 1550 al 1850 d.C. le temperature globali furono ai massimi dall'inizio dell'Olocene. Gli scienziati chiamano questo periodo la Piccola era glaciale.

Durante il periodo dal 1580 al 1600 d.C., gli Stati Uniti occidentali hanno vissuto una delle più lunghe e gravi siccità degli ultimi 500 anni. Il freddo in Islanda dal 1753 al 1759 d.C. ha causato la morte del 25% della popolazione a causa degli scarsi raccolti e della carestia. I giornali del New England definirono il 1816 l'anno senza estate.

Durante il periodo caldo medievale (1100-1300 d.C.), le temperature medie globali erano solo 1° C (o meno) più calde rispetto al 1900, ma in Europa i Vichinghi stabilirono una colonia in Groenlandia (dove) l'agricoltura era produttiva (e non lo sarebbe stata di nuovo da quel momento in poi). La vite era coltivata in Inghilterra e il grano era coltivato in Norvegia (64° di latitudine nord), ma adesso non è più possibile.

Alla fine del periodo, la colonia vichinga era spacciata a causa dell'espansione del ghiaccio marino e l'ultimo inverno dei coloni rimasti sfociò in cannibalismo come hanno documentato gli archeologi riguardo ai resti dell'insediamento nella foto sotto.

Inutile dire che, per quanto cruento possa essere stato il cannibalismo, dimostra che i vichinghi non erano daltonici quando chiamarono il ghiacciaio bianco di oggi, la Groenlandia.

Molto prima dell'era industriale, la Groenlandia era così calda, umida e fertile che una grande colonizzazione avvenne dopo il 980 d.C. in concomitanza con il periodo del riscaldamento medievale. Al suo apice includeva oltre 10.000 coloni, agricoltura estensiva, numerose chiese cattoliche e un parlamento che alla fine votò per l'unione con la Norvegia.

Al contrario, durante la piccola era glaciale (1550-1850 d.C.), che spazzò via gli insediamenti della Groenlandia, le temperature medie globali divennero sostanzialmente più fredde.

In Europa i ghiacciai scesero dalle montagne, coprendo così case e villaggi nelle Alpi svizzere, mentre i canali in Olanda si congelarono per tre mesi consecutivi, un evento raro prima o dopo. Anche la produttività agricola diminuì in modo significativo, diventando addirittura impossibile in alcune parti del Nord Europa.

Questo ci porta a Michael Mann, dottore di ricerca diventato l'investigatore principale dell'IPCC (International Panel on Climate Change) e fautore di quella che è diventata la famosa prova del riscaldamento globale.

Quest'ultima, ovviamente, è stata la palese frode incorporata nell'immagine che Al Gore rese famosa nel suo film propagandistico intitolato "Una scomoda verità" nel 2006. Basti dire che lo scopo era quello di cancellare tutte le prove riassunte sopra.

Cioè, al posto delle oscillazioni climatiche del pianeta, l'IPCC ha posto una tesi del tutto opposta. Vale a dire, che per il millennio preindustriale prima del 1900, le temperature globali erano piatte come una tavola.

Di conseguenza solo quando l'era industriale ha preso il sopravvento e ha raggiunto il pieno vigore dopo il 1950, le temperature odierne sono apparse per la prima volta, o almeno così è stato affermato. Il suggerimento, ovviamente, era che fosse in corso un aumento incontrollato della temperatura e che un disastro planetario fosse proprio dietro l'angolo.


L'unico problema è che il grafico di Mann era tanto fasullo quanto l'Uomo di Piltdown che fu creato in Inghilterra nel 1912 e convenientemente "scoperto" da un antropologo dilettante che sosteneva che fosse l'anello mancante nell'evoluzione umana. Alla fine fu dimostrato che il fossile era un falso; consisteva in un moderno cranio umano e una mascella di orango con i denti limati.

Nel nostro caso il professor Mann ed i suoi complici dell'IPCC hanno falsificato le prove, utilizzato dati fuorvianti dagli anelli degli alberi degli Stati Uniti sudoccidentali al posto di abbondanti dati alternativi che mostravano il contrario, e hanno modificato i loro modelli al computer per generare risultati preconcetti.

Cioè, i modelli sono stati ricercati con un obiettivo preciso da parte di Mann e dei suoi collaboratori, in modo da "dimostrare" la tesi del riscaldamento artificiale. In sostanza, sono usciti fuori incollando semplicemente i dati moderni sulla temperatura che mostrano aumenti costanti in cima ad una linea di base pre-industriale che non è mai avvenuta.

La falsa linea di base pre-industriale è rappresentata dall'area gialla nel grafico qui sotto per il periodo 1400-1900. L'impennata senza precedenti che si vede nello spazio giallo dopo il 1900 rappresenta il presumibile aumento della temperatura causato dall'uomo dall'inizio dell'era degli idrocarburi.

Al contrario, la versione corretta è in blu. In questa versione, che coincide con la storia delle oscillazioni climatiche sopra citate, non c'è una impennata senza precedenti proprio perché non è mai l'unica; è stata inventata da manipolazioni di modelli al computer, non calcolata in base a dati scientifici abbondanti su cui si presumeva si basasse lo studio Mann.

Ancora più importante, quando il periodo di 600 anni nel grafico sopra viene inserito in un quadro storico più lungo di 12.000 anni, come nel grafico sotto, la presunta impennata senza precedenti scompare completamente. Di conseguenza, molto prima dell'età del ferro (dal 1200 al 700 a.C.) o addirittura dell'ascesa delle grandi civiltà fluviali (3000 a.C.) che per la prima volta fecero uso di un'ampia combustione artificiale, le temperature erano spesso ben più elevate di quelle odierne.

Questa è la vera "scienza". E il disastro economico da $30.000 miliardi noto come Green New Deal progettato per invertire il cosiddetto cambiamento climatico antropogenico sostenuto dal governatore Newsome e dal Kamala Harris, è tanto inutile quanto l'affermazione che gli incendi odierni in California sono "una dannata emergenza climatica ".


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Se da guadagnare c'era poco nell'implementare un lockdown, data la tremenda incertezza che ne scaturisce, perché farlo? Gli anziani sono di gran lunga più a rischio di contrarre il virus C rispetto ai giovani (e hanno molte più probabilità di morire per qualcosa di diverso dal virus C). Perché non proteggere solo e semplicemente loro? Perché terrorizzare nazioni intere quando solo una frazione della popolazione aveva qualcosa di cui preoccuparsi? Ma più di tutto: perché così tante cose hanno lo stesso tipo di impostazione quando le si deve affrontare?

    Ogni nuovo spauracchio innesca una nuova crisi isterica: molti soffrono e solo pochi beneficiano. La Guerra al Terrore ha avvantaggiato il complesso militare/industriale; è costato solo agli Stati Uniti più di $6.000 miliardi. L'anti-razzismo guadagna miliardi; mette tutti gli altri ai ferri corti. La Guerra alla Povertà ha fatto guadagnare ricchezza e status a chi sui media appare come paladino di questa crociata; i poveri sono poveri come sempre. La ZIRP della Federal Reserve ha spostato migliaia di miliardi nelle tasche delle persone più ricche e "ben connesse"; i poveri e la classe media non hanno ottenuto nulla.

    Questa è la proverbiale Palude, l'establishment (sistema bancario centrale, gruppi d'influenza sui governi, ONG, think tank, media generalisti), che continua a drenare la forza vitale della società a favore di una classe dirigente presumibilmente onnisciente. I numeri dell'articolo di Bloomberg pare non destino preoccupazione nella popolazione generale, proprio perché acclamano suddetta onniscienza fino all'accettazione della sua inevitabile trasformazione finale: il totalitarismo. A quel punto, però, la linfa vitale finisce e con essa i "sogni di conquista" dell'establishment. Non si scappa all'apodittismo delle leggi economiche.

    E il bello è che ci si chiede ancora, con un certo grado di sbigottimento, come abbiano fatto comunismo e nazismo a guadagnare consensi nel corso della storia...

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