martedì 10 maggio 2022

L'abominio da $33 miliardi di Sleepy Joe

 

 

di David Stockman

Esiste una cappa di follia politica che affligge Washington ed essa è ciò che sta dietro la discesa nell'attuale insensata febbre di guerra in Ucraina, un'esplosione di irrazionalità che fa impallidire l'isteria post-11 settembre.

Al centro di questa follia c'è Vladimir Putin, il Diavolo Incarnato. Prima del 24 febbraio aveva ottenuto tale appellativo nella Washington Imperiale non solo per i suoi metodi rozzi di governo in Russia, o per le piccole incursioni militari nella disputa Ossezia del Sud/Georgia del 2008, o per aver represso presunti terroristi in Cecenia, ma perché secondo la bufala RussiaGate c'era lui dietro l'elezione di Donald Trump nel 2016.

Di conseguenza per i successivi quattro anni l'apparato di Washington, compresi i media generailisti in combutta con la sicurezza nazionale, non ha cessato di diffamare Putin attraverso la bufala del RussiaGate, la falsa indagine Mueller, il procedimento di impeachment ed il continuo martellamento sui media generalisti di come la presenza di Trump fosse sgradita nello Studio Ovale. Il tutto grazie alle azioni nefaste di Putin.

Alla fine questa follia politica è diventata così virulenta e divorante all'interno della Beltway che la conseguente inimicizia nei confronti di Donald Trump è coincisa con la demonizzazione di Putin. Di conseguenza quando Trump è stato messo da parte dall'elettorato americano nel novembre 2020, la guerra di Washington contro di lui si è rifocalizzata con febbrile intensità su Putin. In sostanza, Putin è diventato il besaglio prediletto di Washington al posto di Donald.

Inutile dire che, con i politici di entrambi i partiti che avevano la bava alla bocca contro Putin, il Deep State e il complesso militare-industriale hanno vissuto una giornata campale quando hanno trasformato la Russia in una minaccia alla sicurezza nazionale.

Ciò include la perpetuazione di un budget follemente gonfio per la sicurezza nazionale ben oltre gli $813 miliardi, come richiesto da Biden per l'anno fiscale 2023; ostacolare le ragionevoli proposte della Russia di ripristinare gli accordi di sicurezza nell'Europa orientale, il che avrebbe precluso la devastazione che ora sta colpendo l'Ucraina; e, dopo il 24 febbraio, trasformare la disputa tra la Russia e il suo vassallo storico, l'Ucraina, in una presunta competizione tra la democrazia pacifica e l'autocrazia bellicosa, una lotta che giustifica una guerra delle sanzioni mondiale contro il sistema commerciale stesso su cui poggia precariamente la debole prosperità americana.

Come risultato, Washington è ora su un sentiero apocalittico che non ha un finale razionale tranne il rischio di una terza guerra mondiale, anche se i fatti oggettivi urlano nella direzione opposta. Vale a dire, in un mondo oggettivo e razionale, Washington non toccherebbe la disputa Russia/Ucraina nemmeno con un palo da 100 piedi perché essa non implica nulla di rilevante per la sicurezza della patria americana.

In primo luogo, la Russia non è una minaccia militare diretta per l'America nonostante alcune delle sue nuove armi fantasiose e missili ad altissima velocità. La difesa nucleare della triade americana è ancora completamente intatta ed è letale come sempre. Ciò significa che, poiché sul fronte nucleare tra Russia e Stati Uniti prevale ancora la distruzione reciproca assicurata, la Russia non lancerebbe mai un attacco nucleare contro l'America dato che Putin può essere qualsiasi cosa ma non un suicida.

Allo stesso modo, l'idea che la Russia rappresenti una minaccia militare credibile alla patria americana è sempre stata ridicola, ma ora è ancor più ridicola. In dieci settimane non è stata in grado di sottomettere un vicino debole con cui condivide un confine terrestre aperto di 1.900 Km (niente montagne, niente corsi d'acqua, niente muri!). Quindi da dove dovrebbe arrivare l'armata senza precedenti tra portaerei, enormi flotte aeree e infinite divisioni di carri armati e fanteria meccanizzata necessaria per invadere e occupare gli Stati Uniti visto che si trova a 8.000 km di distanza sul lato opposto dell'Eurasia centrale e oltre i grandi fossati dell'Atlantico e del Pacifico?

Inoltre il PIL della Russia è di $1.600 miliardi contro i $24.000 miliardi degli Stati Uniti e, nel bene e nel male, un attacco russo all'America metterebbe in gioco l'articolo 5 della NATO, mobilitando così $43.000 miliardi di PIL totale della NATO, che è 27 volte superiore a quello della Russia; e anche $1.200 miliardi in budget militare NATO, che è 18 volte il budget militare di $65 miliardi della Russia.

Quindi, no, non c'è alcuna minaccia militare russa alla patria americana, il che significa che la storia spaventosa di Washington deriva interamente dal regno immaginario della lurida propaganda di guerra.

Ad esempio, c'è l'idea infondata che l'Ucraina sia solo un trampolino di lancio nel grande piano di Putin per ricreare l'ex-Unione Sovietica; e senza ostacoli in Ucraina, non esiterebbe a invadere la Polonia, i Paesi baltici e i Balcani, ricreando un impero che alla fine dominerà anche l'Europa occidentale, lasciando gli Stati Uniti da soli, rannicchiati dietro le coste dell'Atlantico e del Pacifico.

Ahimè, qualsiasi cosa che sia lontanamente orientata in questa direzione equivale alla pura ciarlataneria di ufficiali militari in pensione e statalisti vari che sono pagati dai think tank e dai media generalisti per spaventare la popolazione e i politici.

Ed è anche così che vengono giustificati gli $813 miliardi in budget militare che non sono solo uno spreco colossale, ma una fonte di minacce che in realtà indeboliscono la sicurezza nazionale. Il colpo di stato di Maidan del febbraio 2014, sponsorizzato da Washington e che ha fratturato la fragile politica ucraina inaugurando la guerra civile contro il Donbas di lingua russa e che ora si è trasformata in un preludio alla Terza Guerra Mondiale, è solo l'ultimo esempio.

Il fatto è che Putin è uno storico a livello di Churchill e la leadership russa ha ancora memoria dell'epoca sovietica. Sanno che la Polonia, i Paesi baltici e gran parte dei Balcani non serbi sono focolai di un profondo sentimento anti-russo: qualsiasi tentativo di conquista finirebbe in un fiasco sanguinoso ed economicamente prosciugante.

Putin potrebbe non fare appello alla sensibilità di coloro che fanno ricorso ai trucchetti da Guerra Fredda 2.0 al Council on Foreign Relations, ma la sua metodica repressione della resistenza ucraina dimostra che lui è il freddo calcolatore dell'era presente. In quanto tale, non ha intenzione di innamorarsi di imprese irrimediabilmente impossibili come la ricostruzione della vecchia Unione Sovietica.

Al contrario, la sua operazione in Ucraina non è il preludio a ricreare l'Unione Sovietica, ma la coda di un lavoro incompiuto nei 1300 anni di storia della Russia e delle sue "terre di confine", termine quest'ultimo che è il significato russo della parola "Ucraina".

Di conseguenza il fronte di battaglia in Ucraina, quello che si trova sul lato controllato dai russi a est e lungo le coste del Mar Nero e del Mar d'Azov, è la cosiddetta "Novorossiya" ("Nuova Russia") e la ritroverete su qualsiasi mappa realizzata tra il 1764 e il 1917.

Anche qui, non è stato il rozzo revanscismo russo a motivare l'invasione del 24 febbraio, bensì la frustrazione di Mosca per l'incessante spinta dell'Ucraina nella NATO e l'assalto implacabile alle popolazioni di lingua russa del Donbas che negli otto anni dopo il colpo di stato del febbraio 2014 hanno portato a oltre 14.000 morti tra i civili e la totale distruzione di Paesi e città nelle Repubbliche separatiste. Non sono questi fatti altrettanto orribili quanto le storie di guerra sui media generailisti riguardo i bombardamenti russi?

Quindi, in un mondo non infatuato dalla follia politica, la linea d'azione alternativa sarebbe semplice: nessuna sanzione; nessuna presa di posizione nella guerra civile ucraina e nelle controversie secolari tra la Russia e il suo vassallo; nessuna fornitura di armi all'esercito ucraino, cosa che prolunga solo la guerra; e una completa rinuncia da parte di Washington a qualsiasi interesse nell'estendere la NATO all'Ucraina o ad altre ex-Repubbliche sovietiche, insieme a un ritiro delle forze statunitensi e delle installazioni missilistiche dai Paesi dell'ex-Patto di Varsavia che ora sono membri della NATO.

È esattamente questo che dovrebbe fare Washington in nome della sicurezza interna, oltre a porre fine alla guerra e all'inutile distruzione dell'Ucraina.

Inutile dire che, in questo scenario favorevole, Joe Biden non chiederebbe al Congresso $33 miliardi di ulteriori finanziamenti per la guerra in Ucraina, inclusi più di $20 miliardi in "sicurezza e assistenza militare", $8,5 miliardi in aiuti economici e $3 miliardi in "assistenza generica". E, naturalmente, suddetta cifra si aggiunge ai $4,6 miliardi di assistenza alla sicurezza che gli Stati Uniti hanno fornito all'Ucraina sin dal gennaio 2021, inclusi $3,7 miliardi da quando le forze russe hanno invaso il Paese a febbraio.

Tutto ciò è un abominio. Eppure la verità è che la sicurezza della patria americana non richiede che   venga speso un solo centesimo per l'Ucraina!

Allo stesso modo, sicuramente non richiede che un singolo cowboy o cowgirl del Congresso visiti un angolo remoto della Terra che non ha niente a che fare con la sicurezza, la libertà e la prosperità del popolo americano.

L'entourage nella foto di seguito ha trascorso poco più di tre ore a Kiev conducendo un glorificato servizio fotografico. La delegazione includeva un branco di democratici analfabeti, nessuno dei quali aveva la minima idea di dove si trovasse o capiva che la sciocca marionetta con cui si incontravano non aveva altro in mente che trascinare l'America in una guerra mondiale.

Infatti, in tempi diversi da quelli attuali in cui la follia politica dilaga, la dirigenza democratica non sarebbe mai andata in gita a Kiev, ma sarebbe andata alla Casa Bianca chiedendo la fine della Guerra delle Sanzioni alla Russia, l'arresto del flusso distruttivo di armi dalla NATO e il ritorno urgente al tavolo della conferenza per negoziare la fine della carneficina, anche se ciò avesse significato la spartizione dell'Ucraina, che dopo tutto ciò che è ora accaduto non può comunque essere ricostituita come uno stato unitario.

La delegazione includeva: Rep. Gregory Meeks di New York, che presiede la commissione per gli affari esteri alla Camera; Adam Schiff della California, presidente della commissione dell'intelligence alla Camera; Jim McGovern del Massachusetts, che guida la House Rules Committee; Bill Keating del Massachusetts, Barbara Lee della California e Jason Crow del Colorado.

Queste persone non avrebbero dovuto preoccuparsi. Non erano impegnati in una seria missione di politica estera, ma erano giunti alla virtù del segnale che odiano ancora Donald Trump con tutto il cuore e sono disposti a iniziare la terza guerra mondiale facendo guerra al suo avatar di Mosca.

Poi, in un momento quanto mai inaspettato, Nancy Pelosi ha liberato la sua migliore idiozia: "Vi stiamo visitando per ringraziare la vostra lotta per la libertà e la vostra lotta è una lotta di tutti. E quindi il nostro impegno è di essere qui per voi fino a quando la battaglia non sarà finita".

Ahimè, potrebbe avere ragione, ma non nel modo in cui immagina.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Se c'è una cosa che lo stato adora, quelli sono i free ride. Negli ultimi mesi, infatti, gli USA ne hanno goduto a iosa vedendo giustificata l'ennesima guerra per interposta persona che hanno innescato e che continuano a fomentare. Questo free ride è riassunto nell'affermazione secondo cui essi, visto che sono stati i "liberatori" nella seconda guerra mondiale, allora possono permettersi qualsiasi linea di politica a livello mondiale perché hanno rappresentato l'araldo della libertà e della liberazione (presunta). Se proprio dovessimo rimanere nell'epoca storica del secondo conflitto mondiale, il revisionismo storico ha fatto un buon lavoro nel descrivere come, ad esempio, i semi del nazismo vennero piantati a Versailles, oppure come gli stessi "liberatori" attuarono l'operazione Paperclip. Quel free ride, poi, è perdurato avallando agli occhi del mondo nefandezze come la Corea, il Vietnam, l'Iraq, la Serbia, la Somalia (e altri Paesi africani), l'Afghanistan, la Siria e infine l'Ucraina (senza contare le varie rivoluzioni "colorate" in giro per il mondo e i governi fantoccio). Quali sarebbero i principi liberali, libertari o di qualsiasi altra natura filosofica che rasenta minimamente la gestione autonoma di un Paese alla base di questi safari bellici?

    Il problema vero degli italiani, inutile dirlo, è la memoria. Ricordate Sigonella, il Cermis, l'uranio impoverito nei Balcani, o Nassiriya? In tutte le guerre d'interferenza statunitense, il lealismo italiano nei confronti di un non ben precisato ideale di libertà di fronte agli USA ha mandato al macello vagonate di militari. Quindi prima di dire "io sto con X e non con Y" perché il primo ha una storia di liberalismo mentre l'altro invece no, uno dovrebbe interrogarsi sui principi di liberalismo. Il romantico innamoramento nei confronti della costituzione USA può dirsi definitivamente morto dopo lo schifo giuridico cui abbiamo assistito negli ultimi due anni e, a eccezione di una manciata di stati USA, tutta la nazione s'è votata anima e corpo a distruggere i diritti individuali. Si può stare meglio in alcuni stati degli USA, certo, ma adagiarsi sugli allori e sperare che l'apparato statale continui a essere magnanimo ha rappresentato la causa principale per cui sono stati realizzabili obbrobri come lockdown, mascheramenti e obblighi vari.

    Senza contare che fanno tenerezza coloro che, in questo periodo storico in particolare, osannano gli USA quando essi sono guidati dalla feccia Dem che più e più volte s'è dimostrata un pozzo nero di corruzione, fanatismo per la guerra e disprezzo per la popolazione autoctona. I padri fondatori si sono rivoltati nella tomba già nel 1913, quando vennero fatte passare le leggi che istituivano la FED e l'imposta sui redditi. I valori dell'Occidente sono stati frantumati con l'inizio della prima guerra mondiale, a opera di quelle stesse istituzioni che oggi godono di un free ride passando per liberali, liberaliste o altra etichetta vuota simile.

    Se ancora non è chiaro, schierarsi con lo stato X e contro quello Y, o viceversa, fa emergere tutta l'ingenuità e l'idiozia che ancora albergano nella testa di chi è talmente sciocco da credere che esistano "buoni" o "cattivi". In questa storia possono esistere solo alleati temporanei e nemici temporanei, al limite, ma fare il gioco dello stato, il quale prospera dalle divisioni, significa andare al macello col sorriso... salvo poi scoprire l'amara verità all'ultimo secondo. Gli USA, così come qualsiasi altro stato sulla faccia della Terra, sono opportunisti e i pianificatori centrali che stanno al comando pensano solo al loro di benessere. Quindi, cari lettori, se non pensate voi al vostro benessere, nessun altro lo farà. Di conseguenza non esiste alcuna patina di umanità o pietà negli interventi statunitensi o russi o di qualsiasi altra nazione, solo l'avanzamento di una agenda il cui punto centrale è il continuo accentramento dei poteri, socializzazione delle perdite, furto e assassinio delle pecore belanti "io sto con l'Occidente e la democrazia".

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