venerdì 6 maggio 2022

Due cambiamenti di paradigma a confronto: uno rumoroso, l'altro silenzioso

 

 

di Francesco Simoncelli

Sebbene non esista un elenco numerato accanto ai miei ultimi saggi, esiste invece un filo conduttore che li lega insieme. Infatti potremmo dire che questo è il quarto, sulla scia degli ultimi tre già pubblicati, che si inserisce in un discorso continuato che ha come protagonista la lotta tra Graned Reset e Grande Default. Il primo, infatti, rappresentava un'introduzione ad entrambi i concetti; il secondo descriveva come stesse avanzando il piano del Grande Reset e quali infrastrutture di comando/controllo stesse alimentando; il terzo invece analizzava un altro aspetto del Grande Reset: il piano di demolizione controllata attraverso le sanzioni "contro" la Russia e come le principali istituzioni rispettate dalla maggior parte delle persone in realtà son sempre state fucine del benessere di pochi a scapito dei molti. Oggi vedremo quali sono i "piani" a lungo termine del Grande Default, come le forze di mercato vanno a contrastare questi piani presumibilmente ben congegnati da parte dei pianificatori centrali ed inevitabilmente li porteranno al fallimento. Le meccaniche tecniche di questo esito furono descritte magistralmente da Mises in Economic Calculation in the Socialist Commonwealth. Detto in parole povere, emergono silenziosamente dei dettagli non visti dai pianificatori che nel tempo diventano sempre più importanti fino a causare il crollo di tutta quell'impalcatura di comando/controllo costruita per spostare l'economia di mercato verso il socialismo.

E sostanzialmente il Grande Reset non è altro che questo: socialismo. Coloro che lo hanno pensato, messo in pratica e continuano a sostenerlo sono amanti del socialismo e come ogni socialista apparso sulla faccia della Terra crede che il proprio piano è migliore di quello dei suoi predecessori. Credono d'aver appreso tutto dagli errori del passato e quindi possono riuscire laddove altri hanno fallito. Non è così, perché è un problema di conoscenza e la sua natura decentralizzata ne impedisce una concentrazione di una tale portata da soverchiare quella distribuita dei mercati. Di conseguenza la descrizione che verrà fatta degli eventi accaduti di recente non è la sponsorizzazione di una o l'altra parte nel conflitto attualmente in atto, bensì il riconoscimento che le forze di mercato agiscono attraverso le azioni umane, chiunque le effettui. Etica e morale qui non hanno spazio, in economia non hanno spazio; le lasceremo volentieri ai filosofi politici.


UN CAMBIAMENTO DI PARADIGMA RUMOROSO

La prima volta che ho ascoltato pubblicamente il concetto di Grande Reset era il 2014, durante una sessione di "domanda/risposta" del WEF da parte di Christine Lagarde. Allora c'era ancora molta confusione a riguardo nella mente di chi ascoltava, visto che questo concetto stesso era tenuto vago, ciononostante si poteva intendere cosa comportasse: maggiore centralizzazione delle forze economiche e sociali. Inutile dire che questo accadeva sulla scia della crisi del 2008, la quale aveva richiesto alle banche centrali occidentali di scendere lungo il sentiero della "repubblica delle banane" attraverso i vari giri di QE e ciò aveva anche comportato l'abbandono di qualsiasi freno. Fino a quel momento il sistema monetario fiat era riuscito ad andare avanti grazie, e soprattutto, ad un ambiente economico che non aveva subito forti scossoni, ma, come sappiamo dalla teoria Austriaca del ciclo economico, è solo una questione di tempo prima che gli errori economici del passato, spazzati sotto il tappeto, diventino bombe ad orologeria finanziarie destinate ad esplodere e deflagrare importanti porzioni dell'ambiente economico. Questo è ciò che accadde nel 2001 e successivamente con maggiore intensità nel 2008. Con l'introduzione dei quantiative easing, le banche centrali, pur di non perdere il controllo sull'economia, avrebbero alimentato uno stato di cose che infine avrebbe portato inevitabilmente alla disintegrazione del denaro fiat.

In realtà era un destino già segnato sin dal 1913 e, inutile dirlo, ha rappresentato un takeover ostile sulla società mediante dosi crescenti di socialismo. Comunque ai pianificatori centrali interessava, in quel momento di inaspettata crisi, di calmare le acque e l'unico modo era inaugurare politiche monetarie senza precedenti nel mondo occidentale. E così è iniziato il capitolo finale della storia del denaro fiat, poiché non esiste altra via d'uscita: "Inflate or die". Una volta acquietate le acque quindi, la via d'uscita dei pianificatori centrali avrebbe visto una demolizione controllata dello status quo socio-economico per crearne uno nuovo ad immagine e somiglianza di quello precedente e riciclare al comando i precedenti pianificatori nonostante tutti i loro fallimenti.

Nello stesso anno in cui la Lagarde parlava di Reset, Schwab introduceva il concetto di quarta rivoluzione industriale, ovvero un mondo in cui la globalizzazione veniva sostituita dal globalismo: non un'economia di mercato che collegasse gli attori economici attraverso il commercio, ma un'architettura di comando/controllo globale che ingessasse la società in una staticità prolungata. Non più il dinamismo per stimolare una crescita organica, ma un congelamento di tutte le meccaniche di mercato per permettere a persone con una presumibile conoscenza superiore di guidare tutti verso lidi di presunta prosperità. Inutile dire che Hayek l'avrebbe definita arroganza fatale di ingegneri sociali, perché è esattamente questo. Le tesi di Schwab, infatti, ammettono che l'avvento del globalismo non può avvenire senza un periodo di decostruzione economica in cui le persone ed i governi devono scegliere tra il sacrificio per motivi di stabilità o il dolore continuo in nome del mantenimento del "vecchio ordine". Il Grande Reset significa agire o cedere al caos e la quarta rivoluzione industriale è il risultato previsto o "ordine" pianificato, vale a dire, un nuovo ordine creato da un caos ingegnerizzato.

E cos'altro ci si potrebbe aspettare dalla pianificazione centrale? Maggiore centralizzazione, ovviamente. In sostanza, ciò equivale a quanto ci dice Mises in Planned Chaos, dove, attraverso l'interventismo nella filiera del latte, evidenzia l'inevitabile discesa nel comando/controllo dell'intera economia in base alla fallacia dei costi irrecuperabili. È una giustificazione che è stata molto utilizzata negli ultimi due anni, così come molte altre volte nel corso del tempo per far abituare gli individui ad una perdita costante e progressiva dell'economia di mercato. E sostanzialmente è questo ciò che vogliono adesso i pianificatori centrali: attuare il loro "Piano" senza la necessità di giustificarlo agli occhi di "esseri inferiori" che non lo capirebbero. Non è più sufficiente manipolare in segreto le economie utilizzando le banche centrali, quello che vogliono è smettere di nascondersi ed uscire allo scoperto come i "magnanimi governanti" che credono di essere. L'obiettivo finale della piena centralizzazione è cancellare l'idea stessa di libero mercato e consentire ad una manciata di persone di microgestire ogni aspetto del commercio e degli affari. Come? Attraverso lo strumento che li interconnette: il denaro.

Non è un caso che l'FMI parli da anni di utilizzare i suoi diritti speciali di prelievo come base per una valuta globale, Finestra di Overton che si è aperta sin dal 2000; malgrado ciò negli ultimi tempi questa idea è stata abbandonata, perché incapace di abbattere la decentralizzazione ancora esistente sul suolo americano e rappresentata dal forte ascendente del sistema bancario commerciale medio/piccolo sulla popolazione americana, oltre che dal federalismo statale e dei governi locali. Il Grande Reset mira anche a depotenziare tale decentralizzazione ed ecco perché abbiamo visto nascere e poi supportare progressivamente l'idea delle CBDC. In tal modo ogni individuo dipenderebbe da una valuta digitale centralizzata e rimuoverebbe tutta la privacy. Tutte le transazioni sarebbero tracciate e le banche centrali non dovrebbero spiegare il tracciamento, perché è il funzionamento stesso delle CBDC che lo richiede.

Il male inerente al globalismo è stato subito evidente durante i recenti lockdown e la violenta spinta alla tirannia medica. Nonostante il Covid avesse solo un tasso di mortalità mediano dello 0,27% secondo dozzine di studi ufficiali, il contingente di politici e leader mondiali del WEF ha proclamato che la sola esistenza di questa malattia dava loro il diritto di prendere totale controllo della vita delle persone. E, coincidenza delle coincidenze, Klaus Schwab ed il WEF hanno annunciato che la pandemia era l'inizio del "Grande Reset" e della quarta rivoluzione industriale, affermando inoltre che la crisi sanitaria rappresentava una perfetta "opportunità" di cambiamento. I lasciapassare vaccinali devono essere intesi come un primo passo verso qualcos'altro: l'inizio di un sistema di credito sociale molto simile a quello già utilizzato in Cina. Se pensate che la cancel culture sia un incubo, immaginate cosa accadrebbe se un burocrate da qualche parte in uno stanzino buio possa revisionare ogni tot. tempo il vostro conto di credito sociale; immaginate se avesse il potere di bloccare la vostra capacità di trovare un lavoro, di fare acquisti nei negozi e persino di impedirvi l'accesso ai vostri soldi. Senza il rispetto della collettività, l'accesso alle normali necessità di sopravvivenza diventerebbe impossibile. Questo è ciò che vogliono i pianificatori centrali e la cricca di Davos, come hanno ammesso apertamente all'inizio della pandemia, ed i lasciapassare vaccinali sono stati un'introduzione all'orrore tecnocratico che si intende scatenare sulla società.

In sostanza quello che abbiamo qui è essenzialmente un'economia comunista, ma distillata in un bizzarro minimalismo che non esisteva nemmeno nell'Unione Sovietica. La struttura è descritta come una specie di società basata su una comune in cui le persone vivono in cubicoli, con cucine condivise, bagni condivisi e privacy assente. Tutta la proprietà è affittata o presa in prestito, tutte le auto vengono prese in prestito e condivise, la maggior parte dei trasporti è di massa, gli oggetti personali di base come computer, telefoni e persino utensili da cucina sono condivisi o presi in prestito. Inutile sottolineare che questo downshifting forzato è propagandato attraverso la fanfara del "cambiamento climatico", nonostante nell'ultimo secolo le temperature del mondo intero siano salite solo di un misero grado. Un ritorno al feudalesimo potremmo chiamarlo, anche se all'epoca i contadini potevano possedere un lembo di terra, ad opera degli stessi ingegneri sociali che hanno causato il danno in prima istanza. È questa la vera ironia di tutta la storia del Grande Reset: coloro i cui piani del passato, presumibilmente ben congegnati, hanno causato progressiva devastazione economica nel tessuto sociale ed industriale, adesso si ergono a latori di soluzioni "sostenibili" per i danni che loro stessi hanno causato.


UN CAMBIAMENTO DI PARADIGMA SILENZIOSO

Per quanto possano essere diabolici e presumibilmente ben architettati questi piani, essi si scontrano sempre e comunque con una mina vagante, una scheggia impazzita che trasforma un sassolino in un macigno. Può essere un'azione inintenzionale, oppure può essere un evento che indirettamente andrà a scatenare una slavina in futuro. Nel nostro caso particolare, una scheggia impazzita può essere rappresentata dai primi e timidi segnali di un ritorno ad un barlume di gold standard. La scelta della Russia di legare in qualche modo il rublo all'oro e alle materie prime in generale rappresenta un cambio di paradigma importante all'interno di un mondo economico per cui vale solo la finanza fiat. Infatti se, ad esempio, la coppia di farabutti LBMA/COMEX tenterà di manipolare al ribasso (come ha sempre fatto attraverso le posizioni short delle bullion bank) il prezzo dell'oro in dollari, dovrà altresì cercare di abbassarlo in rubli altrimenti la manipolazione sarà evidente a tutti... anche a chi finora non ha voluto vedere nonostante questo sia solo un segreto di Pulcinella. Inoltre, con il nuovo legame oro-rublo, se il rublo continua a rafforzarsi (ad esempio a causa della domanda creata dai pagamenti per l'energia), ciò si rifletterà anche in un prezzo dell'oro più forte.

La mossa della Russia potrebbe rappresentare un enorme cambio di paradigma nella finanza globale. Molti Paesi hanno cercato di perseguire questo obiettivo per anni, poiché gli Stati Uniti hanno reso un'arma il dollaro. Per di più, visto che la Russia insiste sul pagamento del gas naturale in rubli e ha collegato il rublo all'oro, il gas è ora indirettamente collegato all'oro; i russi possono fare lo stesso con il petrolio. Di conseguenza la Banca di Russia ed il Cremlino stanno alterando lo status quo del sistema commerciale globale accelerando un cambiamento nel sistema monetario globale. Un'ondata di acquirenti in cerca di oro fisico per pagare merci reali potrebbe far esplodere i mercati dell'oro sintetico della LBMA e del COMEX.

Inutile ricordarlo, è il collegamento dell'oro ai pagamenti dell'energia l'evento principale. Mentre l'aumento della domanda di rubli dovrebbe continuare a rafforzare il tasso /$ (sistema bancario centrale permettendo, ovviamente) e far salire prezzo dell'oro, se la Russia iniziasse ad accettare l'oro direttamente come pagamento per il petrolio ed il gas, allora questo sarebbe un cambio di paradigma non più silenzioso ma anch'esso rumoroso in quanto il prezzo del petrolio verrebbe collegato direttamente al prezzo dell'oro. Se poi la maggioranza del sistema commerciale internazionale inizia ad accettare i rubli per i pagamento di merci, ciò potrebbe spingere il rublo a diventare una delle principali valute globali. In altre parole, se la Russia inizia ad accettare pagamenti in oro per l'energia, altri Paesi potrebbero sentire il bisogno di seguire l'esempio: Iran, Cina, Arabia Saudita, India, Emirati Arabi, Qatar. Ovviamente anche i BRICS ed i Paesi eurasiatici stanno seguendo questa vicenda molto da vicino.

Sin dal 1971 lo status di riserva mondiale del dollaro è stato sostenuto dal petrolio e l'era del petrodollaro è stata possibile solo grazie all'uso continuo di dollari nel commercio di petrolio ed alla capacità degli Stati Uniti di soffocare la concorrenza. Quello che stiamo vedendo in questo momento sembra l'inizio della fine di tale sistema e la nascita di un nuovo sistema monetario multilaterale coperto dall'oro e dalle materie prime. Il congelamento delle riserve monetarie russe all'estero è stato il fattore scatenante. Gli Stati Uniti ed altre potenze occidentali hanno cercato di bloccare anche l'oro della Russia, ma come spiega questo articolo su MarketWatch ciò è praticamente impossibile.

Nonostante alcune ipotesi ridicole, secondo cui l'Occidente potrebbe in qualche modo sanzionare "l'oro russo", non c'è modo di risalire all'identità, alla nazionalità o alla provenienza dei lingotti. Le monete American Eagle o Krugerrand sudafricane possono essere fuse in lingotti. L'oro è oro, e qualcuno lo prenderà sempre. Portate un Krugerrand in qualsiasi grande città del mondo e troverete persone disposte e desiderose di prenderlo in cambio di qualsiasi altra valuta voi vogliate.

La mossa della Banca di Russia, collegare il rublo all'oro ed i pagamenti di merci al rublo, è un cambio di paradigma che i media occidentali non hanno ancora colto (o ignorato volutamente). Questo evento potrebbe avere diversi riverberi: aumento della domanda di oro fisico, implosione dei mercati dell'oro sintetico, un prezzo dell'oro rivalutato, diversificazione dal dollaro, aumento del commercio bilaterale di merci tra contee non occidentali in valute diverse dal dollaro, ecc. Parlare di un gold standard a tutti gli effetti è ancora prematuro, ma un rublo coperto dall'oro può essere qualcosa che la Banca di Russia ha preso in considerazione.


BRETTON WOODS III

E adesso vedrete che tutti i Paesi europei si appresteranno a rimpatriare il "loro" oro, l'unico modo per garantirsi anni di energia e cibo prima che il prezzo del metallo giallo salga vertiginosamente. Dopo la seconda guerra mondiale l'idea era di tenere al sicuro i lingotti d'oro dell'Europa lontano dall'ex-Unione Sovietica, così i Paesi europei hanno depositato la maggior parte del loro oro in custodia presso la BoE a Londra. Inutile dire che ora il Regno Unito userà come arma l'approvazione delle richieste di rimpatrio dell'oro e altre questioni relative all'oro come strumento di contrattazione per tutti quegli affari ancora incompiuti legati alla Brexit.

Le ostilità esploderanno nell'istante in cui gli stati membri dell'UE, individualmente o collettivamente, richiederanno un audit dettagliato dal punto di vista funzionale e completamente indipendente, ancora inesistente, dell'oro presumibilmente in "custodia" presso la BoE. I mercati dell'oro e dell'argento di Londra sono sempre stati "opachi" senza alcuna segnalazione significativa di transazioni o posizioni. Nessun dato è stato mai fornito né sui conti correnti di banche commerciali presso la BoE, né sull'identificazione tecnica precisa delle custodie auree, per non parlare di quelle appartenenti ai membri dell'UE. Poiché il Venezuela lo sa fin troppo bene, e gli stati membri dell'UE potrebbero essere i prossimi, chi può o non può essere riconosciuto come un valido creditore di qualsiasi cosa sepolta in Threadneedle Street è un argomento aperto lasciato alla classe politica londinese, non a quella dell'UE. Lo stesso vale per le enormi passività in oro e argento delle cosiddette bullion bank.

Ad esempio, la Germania ha dovuto aspettare 5 lunghi anni per rimpatriare solo una parte del suo oro dalla BoE e non ha mai recuperato nessuno dei lingotti d'oro originariamente depositati, il che spiega chiaramente il ritardo. Le odierne transazioni in derivati ​​dell'oro costituiscono un vero e proprio schema di Ponzi che supera di molte volte il numero di lingotti fisici alla base, probabilmente con un rapporto di 100 a 1 o superiore. Comunque vada, l'oro presumibilmente ancora custodito a Londra innescherà un conflitto interno alla NATO visto che mancano audit sui numeri di serie dei lingotti d'oro, i dati sulla qualità e sulla purezza, i costi di custodia scaduti, trasporto e assicurazione, ecc.

In questo contesto la frammentazione dell'UE è inevitabile, come detto molte volte, ed ecco perché ogni Paese sta rimpatriando oro. I grandi piani della cricca di Davos si infrangeranno sullo scoglio della necessità di energia e sebbene abbia creduto alle sue stesse menzogne, come accade in ogni schema di Ponzi, la realtà della Legge di Say e delle leggi economiche in generale è implacabile: bisogna pagare dazio per aggirarle ed a questo giro è avvenuto attraverso la necessità di accedere all'energia. La "fase 2" del Grande Reset era la guerra per avere influenza diretta sulla Russia e le sue risorse, invogliando la Cina a seguire l'occidente; Putin non si è dimostrato un incompetente agli occhi di Xi e quindi la Cina è rimasta "amica" lanciando un segnale all'Europa il mese scorso quando ha ritirato importanti capitali da Deutsche Bank ad esempio, facendola crollare in borsa del 40%. I grandi piani di assicurarsi energia a prezzi scontatissimi in Medio Oriente e Russia si è scontrata con la realtà delle cose: i piani presumibilmente ben congegnati da parte dei pianificatori centrali finiscono sempre per soffrire di dettagli che alla fine li mandano all'aria. Infatti è importante sottolinearlo, la cricca di Davos non ha un valido sostituto all'energia russa, che si tratti di petrolio, carbone o gas, che è in grado di sostenerla nel frattempo. Ed era solo una questione di tempo prima che questa gente iniziasse a sbattere contro il muro di mattoni della realtà.

Per Putin essere il miglior vicino possibile, nonostante le ovvie provocazioni, era la migliore strategia. Questo è il motivo per cui si è rifiutato di chiudere il gas all'UE. Inoltre i costi eocnomici e politici per Bruxelles sarebbero stati enormi e le chiacchiere sulla possibilità di fare a meno del gas russo hanno causato la frattura nella fragile coalizione di governo tedesca. Inoltre ha danneggiato la popolarità di Emmanuel Macron in Francia ed il prossimo anno costerà a Mario Draghi il suo governo. Naturalmente, per allora, la distruzione dell'Italia come Paese sarà quasi completa (a meno che gli italiani non mostrino un sussulto di orgoglio). Ma il più grande motivo di imbarazzo per l'UE è stata la rielezione di Orban in Ungheria.

In sintesi, qualunque cosa accada la realtà è che una nuova Europa è all'orizzonte. Proprio come l'Ucraina viene rapidamente ridotta in pezzi dalla Russia, anche l'UE farà la stessa fine (iniziando da Romania, Bulgarie ed Ungheria) frantumata dall'impossibilità di garantire un futuro energetico affidabile al suo popolo. E poiché il rublo è ora lascamente legato all'oro fisico, sono finiti i giorni in cui l'euro poteva sfidare il dollaro come valuta di riserva mondiale; questo fatto è ulteriormente dimostrato dall'insolita forza che stanno manifestando le valute dei BRICS e lo yen. I russi non sosterranno più il mercato dell'eurodollaro riciclando il proprio surplus commerciale nel sistema bancario europeo, anche perché l'UE ha seguito gli Stati Uniti sequestrando le riserve monetarie della Russia. Gazprombank trasformerà gli euro ricevuti in oro fisico e li aggiungerà al bilancio del Paese, rendendolo ancora più forte. Ciò garantirà che l'euro stesso diventi una valuta cattiva, in termini di Legge di Gresham, e costringerà la BCE a restare sulla strada verso l'inflazione di massa.

Tutti gli schemi di Ponzi inducono l'ideatore a credere di essere "superiore" o "più furbo" rispetto a coloro che acquistano il suo prodotto fasullo; allo stesso modo l'Europa ha creduto che senza di essa come acquirente, la Russia sarebbe stata alla sua mercé. Nel mondo iper-finanziarizzato di Bretton Woods II era così, ma in quello nuovo di Bretton Woods III non più.


CONCLUSIONE

Il piano della cricca di Davos, ovvero il modello UE come riferimento tecnocratico per il resto del mondo, non è qualcosa di avulso dalle leggi economiche. Anch'esso, infatti, è soggetto a quelle stesse forze che regolano la vita di tutti gli individui e, nel caso particolare, la Legge dei Rendimenti Marginali Decrescenti. Finché il sistema che viene mandato avanti sforna accordi "win-lose" i pianificatori centrali vanno d'accordo, o per meglio dire, tutte quelle bande di criminali che sorreggono i vari Deep State trovano accordi soddisfacenti tra di loro per non agitare le acque e parassitare la popolazione più ampia. Nel momento in cui la distorsione dei mercati, perché già la tramutazione degli accordi "win-win" in "win-lose" è qualcosa di insostenibile, arriva ad un punto in cui si sfocia inevitabilmente in accordi "lose-lose", ognuno cerca di saltare alla gola dell'altro e si assiste ad una classica lotta tra bande mafiose. La cricca di Davos ha venduto alle altre bande l'idea del Grande Reset, ma mano mano che l'attuale sistema si sgretola assistiamo a "tradimenti" e cambi di casacca che rendono il quadro generale un po' sfumato. Ciò non cambia la sua natura sottostante: impossibilità di resistere alla prova del lungo periodo.

A tal proposito non sorprende che, ad esempio, Capitol HIll sia a bordo del Grande Reset mentre invece una parte della Federal Reserve non lo sia. Powell è un uomo del sistema bancario commerciale americano, mentre la Yellen è una cheerleader di Davos. Non è un caso infatti che Powell non sia stato consultato quando il Congresso ha approvato il secondo giro di assegni a pioggia e che a giugno dello scorso anno abbia rialzato il tasso dei pronti contro termine inversi di 5 punti base, inducendo i mercati a drenare dollari e mettendo fine al momento bullish dell'euro. Se c'è una cosa che sta molto a cuore alla cricca di Davos, questo è il mercato dei capitali, soprattutto quello europeo, e la mossa di Powell ha fatto perdere il 3% in un solo giorno al cambio EUR/USD.

La minaccia di un nuovo gold exchange standard rappresenta un altro di questi cambi di casacca. In questo contesto non bisogna assolutamente "tifare" per nessuno degli attori in primo piano, ma solo utilizzare gli eventi che si susseguono per trarne vantaggio personale. Infatti il compianto North ci ricordava l'anno scorso di come anche Putin si inserisse in qualche modo nel disegno della cricca di Davos, ma poi, come elaborato dal sottoscritto, i piani reali prevedevano altro per la Russia quindi essa adesso deve giocare una partita contro tale gente. Con la Russia che vuole legare il rublo all'oro e sia gli Stati Uniti che l'UE che trasformano in armi i mercati offshore del dollaro, la percezione errata del potere d'acquisto del denato viene messa a nudo: la rivalutazione delle commodity rispetto al denaro fiat. Il risultato è una spirale negativa per l'euro e l'eurodollaro ed una positiva invece per l'oro fisico e le commodity.


4 commenti:

  1. Analisi chirurgica che non sentiremo mai sui media mainstream, la domanda è:
    Per proteggere i pochi risparmi che rimangono dove investire? Oro, Immobili? ....

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    1. Salve Anonimo.
      Oro, Bitcoin e metalli preziosi/commodity sono uno scudo necessario in questo periodo di turbolenze. Nel medio termine, comunque, non bisogna disdegnare il chopping del mercato azionario il quale potrebbe offrire flussi di rendimento interessanti. Se le interessa, poi, una consulenza 1-a-1 può consultare il mio calendario su Calendly.

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  2. Come sempre analisi perfetta

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  3. Mi piacerebbe che, pur non essendo un argomento sulla cresta dell'onda, si ritornasse a parlare in qualche articolo del Giappone e dello yen, con aggiornamenti sulla attuale situazione.

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