martedì 21 settembre 2021

L'economia americana sta seguendo lo stesso percorso fallimentare di quella italiana

 

 

di Edoardo Cicchella

Nel 2015 sono venuto negli Stati Uniti dall'Italia per studiare all'Università dell'Indiana come parte di un programma di erasmus. Ricordo che un giorno fui particolarmente sorpreso di scoprire che lo stato dell'Indiana aveva un rating creditizio AAA. Mi sono quindi chiesto come fosse possibile che le persone nel vicino Illinois, dove la valutazione fosse poco al di sopra della spazzatura, continuassero a votare per politiche che facevano precipitare il Paese nella rovina finanziaria e non si trasferissero a frotte nell'Indiana.

Essendo italiano, pensavo di poter conoscere la risposta. L'Illinois era entrato nel circolo vizioso del clientelismo, delle tasse, della spesa pubblica sconsiderata e della spinta sindacale anti-lavoro, lo stesso ciclo che aveva fatto naufragare lo stato italiano dall'inizio degli anni Settanta. È una spirale da cui è difficile uscire: la spesa pubblica senza fondo assicura voti, mentre le esternalità negative sono spostate nel futuro e devono essere affrontate da coloro che verranno dopo.

Quando sono tornato negli Stati Uniti per lavorare nel 2019, mi consideravo una sorta di rifugiato economico. La disoccupazione giovanile italiana all'epoca era intorno al 40% (ora è ancora più alta dopo i lockdown per il Covid) e la maggior parte dei miei amici era disoccupata o sottopagata. Uno dei miei pochi conoscenti era riuscito ad aprire una società in Italia, ma poi ha rinunciato a causa della tassazione oppressiva (immaginate di pagare un tax rate effettivo del 60%) e si è trasferito fuori dall'UE. Il resto dei miei amici era disoccupato, ancora studente (a 27 anni), o bloccato in un ciclo infinito di stage.

Se si chiedete ai giovani italiani le ragioni della disastrosa situazione economica del Paese, la risposta è spesso qualcosa che ha a che fare col "neoliberismo", o la "disuguaglianza economica", o il "capitalismo".

Una tassa sul lavoro che obbliga i datori di lavoro a pagare il doppio di quanto porta a casa un dipendente è liberalismo? Un sistema pensionistico che paga pensioni ad individui che sono andati in pensione a 40 anni di età è capitalismo? Una tassa del 75% sulla benzina è un'economia di mercato libera? La loro risposta è spesso: sì (e "non possiamo permetterci il capitalismo!").

Ironia della sorte, l'Italia è il Paese non anglosassone più alto in classifica per il suo "Punteggio sull'individualismo" (Hofstede Cultural Dimensions) ma è stato governato dall'inizio degli anni '20 come uno dei grandi Paesi europei più orientati al collettivismo. Ora possiamo vedere i risultati. Non è un segreto che l'età d'oro del Rinascimento sia nata dalla competizione economica e culturale tra città-stato (la famiglia Medici de facto creò la finanza moderna, le banche e una prima versione del capitalismo mentre un altro italiano del periodo inventò la contabilità a partita doppia). Ma la centralizzazione del potere ci ha portato solo al fallimento economico, con diversi attori che vanno dallo Stato Pontificio al Regno d'Italia unificato del 1800 e all'invenzione italiana del fascismo nel 1921. Nonostante le prove, oggi gli italiani sono bloccati con lo status quo, il che significa un ciclo perenne di stagnazione economica e indebitamento economico crescente.

Gli Stati Uniti, pensavo, erano l'ultimo faro di una vera economia di libero mercato nel mondo. Nonostante i suoi evidenti difetti nell'istruzione e nella sanità (entrambi causati dall'ingerenza pubblica, ma questo è un argomento per un'altra volta), gli Stati Uniti rappresentano ancora una terra di opportunità per molti giovani europei.

È vero, i segni di una "europeizzazione" degli Stati Uniti stavano già emergendo durante il mio soggiorno in Indiana nel 2015: l'amministrazione Obama era appena riuscita ad introdurre un'espansione estremamente costosa ed inefficiente di Medicare e previdenza sociale, aveva salvato le banche di Wall Street moralmente e finanziariamente in bancarotta con denaro pubblico e la diseguaglianza di reddito era alimentata col QE. Ma la situazione pareva ancora sotto controllo, con il rapporto debito pubblico/PIL che si attestava intorno al 70%, ben lontano dal 120% dell'Italia finanziariamente in rovina.

Oggi la combinazione mortale di crisi sanitaria ed un governo degli Stati Uniti più di sinistra nella storia hanno creato squilibri economici a lungo termine che non possono essere risolti in un paio d'anni (nonostante si sottolinei la natura "temporanea" degli interventi dal governo e dalla FED). Il livello estremamente elevato della spesa pubblica e del welfare state creerà enormi sacche di popolazione completamente dipendenti dallo stato per la loro sopravvivenza. Questo può già essere osservato dalla recente difficoltà di coprire molti posti di lavoro vacanti negli Stati Uniti. Perché qualcuno dovrebbe trovare un lavoro? Le persone ora possono guadagnare l'equivalente di uno stipendio di $25 l'ora restando a casa. Nella maggior parte degli stati ora si può guadagnare anche più del doppio del precedente stipendio se si guadagnavano $10 l'ora.

È come se la legge della domanda e dell'offerta non esistesse più. Di sicuro non sembra che esista nello stato di Washington, dove i sussidi di disoccupazione sono saliti a $30 l'ora, o circa $62.000 all'anno.

Non c'è bisogno di essere un premio Nobel per vedere cosa spinge i Paesi alla rovina. L'Argentina era il Paese più ricco del mondo nel 1900, ma sperperò tutto con sussidi, spesa pubblica e tasse. L'Italia è stata il quarto Paese al mondo per PIL aggregato negli anni Sessanta e di nuovo negli Ottanta, ma in quest'ultimo caso la ricchezza privata era stata costruita sulle spalle dei disavanzi pubblici (vi suona familiare?). Oggi la mobilità sociale in Italia è così bassa che le famiglie più ricche ai vertici della scala economica sono le stesse che c'erano ai tempi di Lorenzo de Medici circa 600 anni fa.

Negli Stati Uniti, invece, abbiamo ora individui disgustosi ed anti-americani al servizio del Congresso che in realtà sono solo la punta dell'iceberg. Ma anche il partito repubblicano è quasi del tutto perso. Alcuni repubblicani potrebbero essere leggermente meno ipocriti di Pelosi, ma entrambe le parti sono complici di questo pasticcio. Dov'erano i repubblicani quando Trump aveva un deficit di $500 miliardi in un'economia in espansione?

La gente pensa che non abbiamo visto la nostra parte di Alexandria Ocasio Cortez, Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Jay Pritzker nell'Europa meridionale? Nessuna di queste persone sta portando idee “nuove”, “rivoluzionarie”, o addirittura “progressiste”. Le loro idee sono sempre le stesse e sono già state sperimentate in altri Paesi del mondo nel corso dei secoli, portando sempre a devastanti bancarotte e sofferenze economico-sociali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Quando le bolle scoppiano, gli eccessi precedenti vengono sgonfiati: i prezzi scendono fino a quando la domanda non si riconnette con l'offerta. Investitori e produttori, che hanno giudicato male la situazione subiscono perdite. È quello che successo in America dopo il 1929. L'industria privata si era espansa nei ruggenti anni Venti e negli anni '30 produceva molte più automobili ed elettrodomestici di quanti il ​​mercato ne potesse assorbire. I prezzi, per le azioni, così come per gli articoli di consumo, crollarono. Ci vollero 25 anni, una Grande Depressione e la seconda guerra mondiale affinché i prezzi si riprendessero.

    Una cosa simile è successa più di recente, quando la miracolosa economia giapponese andò in crisi nel 1989. Anche i giapponesi avevano investito molto per soddisfare le richieste dei consumatori mondiali. Il Giappone era fiorente negli anni '70 e '80, ma alla fine degli anni '80, sebbene fosse sul pinnacolo del mondo, crollò a terra.

    Molto probabilmente la Cina di oggi seguirà lo stesso percorso. È un'economia che è cresciuta investendo enormi quantità in miglioramenti di capitale: fabbriche, infrastrutture, centri commerciali e abitazioni. Ora la sua capacità in eccesso deve incontrare il giudizio del mercato, il che significherà prezzi molto più bassi per quasi tutto. Deflazione, in altre parole, ma non la fine del mondo.

    Gli Stati Uniti di oggi, invece, sono diversi. Non sono un'economia in crescita come quella del 1929, il Giappone nel 1989 o la Cina di oggi. Sono un'economia in declino. e negli ultimi 20 anni hanno vissuto in un mondo di bolle. Invece di investire denaro in nuove imprese, nuove tecnologie e nuove infrastrutture, hanno sperperato migliaia di miliardi di dollari in progetti inutili, riacquisti di azioni, burocrazia e guerre.

    C'è una grande differenza tra la bolla del debito negli Stati Uniti e la bolla del debito in Cina. Evergrande ha costruito case, centri commerciali ed edifici commerciali; ora che l'offerta per queste cose è maggiore della domanda i prezzi scenderanno. Cosa ha prodotto l'America? Fabbriche? No. La produzione statunitense è in declino da 40 anni. Case? No. Negli anni '50, l'America costruì 21 milioni di nuove case ma nel decennio 2010-2020 ne sono state costruite meno di 6 milioni. Auto? No, gli Stati Uniti hanno prodotto circa 9 milioni di veicoli l'anno scorso, quasi nessun aumento rispetto alla cifra di 10 anni fa. Tutti i suoi maggiori investimenti negli ultimi 50 anni sono stati perdenti.

    Sì, il ciclo economico si espande e si contrae, dopo un periodo di inflazione dei prezzi segue un periodo di deflazione dei prezzi. Ma cosa è particolarmente gonfiato negli Stati Uniti? I prezzi degli asset finanziari. Queste sono le cose che la Federal Reserve ha gonfiato e queste sono le cose che si sgonfieranno nella prossima crisi. Ed un ribilanciamento, se non ostacolato, richiede che altri pezzi salgano...

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