venerdì 17 settembre 2021

Un esperimento americano anarco-capitalista: il non poi così selvaggio Far West – Parte #1

 

 

di Terry Anderson & P. J. Hill

La crescita dello stato durante questo secolo ha attirato l'attenzione di molti studiosi interessati a spiegare tale crescita ed a proporre modi per limitarla. Come risultato di questa attenzione, la letteratura della public choice ha visto un aumento dell'interesse per l'anarchia e le sue implicazioni per l'organizzazione sociale.

Esempi a tal proposito sono il lavoro di Rawls e Nozick, due volumi a cura di Gordon Tullock, Explorations in the Theory of Anarchy ed un libro di David Friedman, The Machinery of Freedom. Gli obiettivi della letteratura sono variati: dal fornire un quadro concettuale per confrontarsi col Leviatano alla presentazione di una formula per il funzionamento della società in uno stato di anarchia. Ma quasi tutto questo lavoro ha un aspetto comune: esplora la "teoria dell'anarchia".

Lo scopo di questo saggio è di portarci dal mondo teorico dell'anarchia ad un caso di studio pratico. Per svolgere il nostro compito discuteremo prima cosa si intende per "anarco-capitalismo" e presenteremo diverse ipotesi relative alla natura di tale organizzazione sociale.

Queste ipotesi saranno poi verificate nel contesto del Far West americano. Esamineremo la formulazione e la protezione dei diritti di proprietà nell'ambito di organizzazioni volontarie come agenzie di protezione private, vigilantes, carovane e primi campi minerari. Sebbene il Far West non fosse completamente anarchico, riteniamo che lo stato come agenzia di coercizione fosse assente per un periodo abbastanza lungo da fornire approfondimenti sul funzionamento e la fattibilità dei diritti di proprietà in assenza di uno stato formale. La natura dei contratti per la fornitura di "beni pubblici" e l'evoluzione delle "leggi" occidentali dal 1830 al 1900 forniranno i dati per questo caso di studio.

Il Far West in quel periodo è spesso percepito come un luogo di grande caos, con poco rispetto per la proprietà o la vita. La nostra ricerca indica che non era così; i diritti di proprietà erano protetti e l'ordine civile prevaleva. Le agenzie private fornivano la base necessaria per una società ordinata in cui la proprietà era protetta ed i conflitti risolti.

Queste agenzie spesso non si qualificavano come governi, perché non avevano il monopolio legale sul "mantenere l'ordine". Presto scoprirono che la "guerra" era un modo costoso per risolvere le controversie e quindi iniziarono ad essere preferiti metodi di risoluzione a basso costo (arbitrato, tribunali, ecc.). In sintesi, questo saggio sostiene che una caratterizzazione del Far West americano come caotico è errata.


Anarchia: ordine o caos?

Sebbene la prima definizione di anarchia sul dizionario sia "non avere un governo", molte persone credono che la terza definizione, "confusione o caos in generale", sia più appropriata poiché è un risultato necessario della prima.

Se dovessimo impegnarci seriamente nel compito di smantellare lo stato così com'è negli Stati Uniti, non mancherebbero programmi da eliminare. Tuttavia man mano che lo smantellamento continua, le decisioni diventerebbero sempre più difficili, senza contare i programmi volti a definire e far rispettare i diritti di proprietà. Pensate alle seguenti due categorie di risposte a questo problema:

    1. La prima scuola la rappresenteremo come la scuola "costituzionalista" o "contrattuale sociale". Per questo gruppo la domanda importante è "come emergono i diritti e si guadagnano il rispetto? Come emergono 'leggi' che portano con sé il rispetto generale per la loro 'legittimità'?"[1] Questa posizione non ci permette di "sorvolare sulle questioni coinvolte nella definizione dei diritti delle persone".[2] In questo contesto l'azione collettiva è intrapresa come un passo necessario per stabilire un contratto sociale o un contratto costituzionale che specifichi questi diritti. Nella misura in cui i diritti potrebbero essere perfettamente definiti, l'unico ruolo per lo stato sarebbe la protezione di tali diritti, poiché la legge progettata per tale compito è l'unico bene pubblico. Se i diritti non possono essere perfettamente definiti, emergerà un ruolo produttivo per lo stato. Quanto maggiore sarà il grado in cui i diritti privati ​​non possono essere definiti perfettamente, tanto più l'azione collettiva sarà immersa "nell'eterno dilemma del governo democratico", ovvero "come può lo stato stabilire i confini legittimi dell'autocontrollo? E come può, invece, ritagliarsi quelle aree di intervento che saranno socialmente protettive e di utilità collettiva?"[3] La soluzione contrattualistica a questo dilemma è l'istituzione di una norma di diritto superiore o di una costituzione, la quale specifichi i ruoli protettivi e produttivi dello stato. Poiché il ruolo produttivo, a causa del problema degli scrocconi, richiede necessariamente la coercizione, allo stato verrà concesso il monopolio dell'uso della forza. Se così non fosse, alcuni individui sceglierebbero di non pagare i servizi da cui traggono beneficio.

    2. La seconda scuola può essere etichettata come "anarco-capitalista" o "anarchica della proprietà privata". Nella sua forma estrema, questa scuola sostiene l'eliminazione di tutte le forme di azione collettiva, poiché tutte le funzioni dello stato possono essere sostituite da individui che possiedono diritti privati. In questo sistema tutte le transazioni sarebbero volontarie, tranne nella misura in cui la protezione dei diritti individuali e l'esecuzione dei contratti richiedessero la coercizione. La domanda essenziale che questa scuola deve affrontare è come possono essere forniti la legge e l'ordine, che richiedono una certa coercizione, senza che alla fine un fornitore di quei servizi detenga il monopolio della coercizione, cioè lo stato. Se una società o un'associazione di protezione dominante dovesse emergere, avremo lo stato minimo come definito da Nozick e ricadremmo nel mondo del "costituzionalismo". Il punto di vista dell'anarchico della proprietà privata, secondo cui i mercati possono fornire servizi di protezione, è riassunta come segue:

    Il motivo del profitto farà in modo che i fornitori più efficienti di arbitrati di alta qualità salgano al vertice e che la polizia inefficiente e orientata alla corruzione perda il lavoro. Insomma, il mercato è in grado di fare giustizia al prezzo più conveniente. Secondo Rothbard, affermare che questi servizi sono "beni pubblici" e non possono essere venduti a individui in quantità variabili significa affermare qualcosa che in realtà ha poche basi di fatto.[4]
      Quindi gli anarco-capitalisti ripongono fiducia negli imprenditori in cerca di profitto per trovare la dimensione e il tipo ottimale di servizi di protezione per impedire l'instaurazione di un monopolio nella fornitura di tali servizi.

Ci sono essenzialmente due differenze tra le due scuole discusse sopra. In primo luogo, c'è la questione empirica se la concorrenza possa effettivamente fornire i servizi di protezione. Dal lato anarco-capitalista c'è la convinzione che sia così. Dal lato costituzionalisti o "stato minimo", c'è il seguente argomento:

Possono verificarsi conflitti ed un'agenzia vincerà. Le persone che sono state precedentemente clienti di agenzie perdenti diserteranno ed inizieranno ad acquistare la loro protezione dalle agenzie vincitrici. In questo modo una singola agenzia o associazione di protezione finirà per dominare il mercato dei servizi di polizia su un territorio. Le persone indipendenti che rifiutano di acquistare protezione da chiunque possono rimanere al di fuori dell'ambito di applicazione dell'agenzia dominante, ma a tali indipendenti non può essere consentito di punire i clienti dell'agenzia. Devono essere costretti a non punire. Per legittimare la loro coercizione, queste persone devono essere risarcite, ma solo nella misura in cui la loro privazione lo giustifica.[5]

Il secondo problema è più concettuale che empirico, e quindi non può essere interamente risolto attraverso l'osservazione. Questo problema è incentrato sulla questione di come i diritti siano determinati in primo luogo; come ottenere un punto di partenza con tutte le sue caratteristiche di status quo.

Buchanan, uno dei principali costituzionalisti, critica Friedman e Rothbard, due importanti anarchici della proprietà privata, perché "saltano la serie di questioni coinvolte nella definizione dei diritti delle persone".[6] Per il costituzionalista, il concetto lockiano di mescolare lavoro e risorse per arrivare ai "diritti naturali" non è sufficiente. L'approccio contrattualista suggerisce che il punto di partenza è determinato dal processo di contrattazione iniziale che poi sfocia nel contratto costituzionale.

Il dibattito su questo problema continuerà, senza dubbio, ma anche Buchanan è d'accordo sul fatto che

se si stabilisce la distribuzione o l'imputazione dei diritti delle persone (diritti a fare le cose, sia rispetto ad altre persone che alle cose fisiche), allora tutto a posto. E a parte le differenze su alcuni aspetti specifici (che possono essere importanti ma relativamente suscettibili di analisi, ad esempio, l'efficacia di accordi di mercato per il mantenimento della pace), dovrei accettare molte delle riforme proposte da questi sostenitori.[7]

Il nostro scopo in questo saggio è discutere, in un contesto storico, alcune delle questioni importanti che Buchanan dice siano suscettibili di analisi. Non abbiamo in programma di discutere la questione del punto di partenza, ma esamineremo "l'efficacia di accordi simili a quelli di mercato per il... mantenimento della pace".[8]

Per il periodo e l'area geografica che stiamo esaminando, c'è stata una distribuzione dei diritti che è stata accettata o per consenso generale in base ad alcuni precetti fondamentali del diritto naturale, o perché gli abitanti del Far West provenivano da una società in cui determinati diritti erano ben definiti e applicati.

Tale punto di partenza è indicato come Punto di Schelling, un punto di comunanza che esiste nella mente dei partecipanti in alcune situazioni sociali.[9] Anche in assenza di un meccanismo di imposizione, la maggior parte degli abitanti del Far West conveniva che esistevano certi diritti di usare e controllare la proprietà. Quindi, quando un minatore sosteneva che un posto era suo perché "era arrivato lì per primo", quella rivendicazione aveva più peso rispetto ad una pretesa basata sulla mera forza.

I gusti, la cultura, l'etica e numerose altre influenze conferiscono caratteristiche di Punto di Schelling ad alcune rivendicazioni, ma non ad altre. Il lungo periodo di conflitti tra gli indiani ed i coloni può essere attribuito alla mancanza di tali Punti di Schelling. Ci concentreremo sugli accordi per il mantenimento e l'applicazione della pace che esistevano tra la popolazione bianca non indigena.

Nelle pagine seguenti descriveremo l'esercizio privato dei diritti nel Far West tra il 1830 e il 1900. Questa descrizione permetterà di verificare alcune delle ipotesi avanzate su come potrebbe funzionare l'anarco-capitalismo.

 Questa analisi è pur sempre "limitata", perché una caratteristica necessaria di un tale sistema è l'assenza di un monopolio sulla coercizione.[10] Esistevano ancora varie agenzie coercitive, ma nessuna aveva un monopolio legittimato sull'uso di tale coercizione. Sebbene per gran parte del periodo succitato non fossero presenti agenzie governative formali per la protezione dei diritti, esse erano sempre in agguato sullo sfondo; pertanto nessuno dei mezzi di tutela privati ​​operava in modo del tutto indipendente dall'influenza dello stato.

Inoltre bisogna stare attenti nel descrivere sempre le agenzie private come "non governative" perché, nella misura in cui si sviluppano e diventano l'agenzia di coercizione legittimata, si qualificano anche come "governative". Sebbene esistano numerose descrizioni di tali agenzie private, è spesso difficile determinare quando aumentano la concorrenza e quando la riducono.

Malgrado ciò il Far West è un utile banco di prova per molte delle ipotesi specifiche su come potrebbe funzionare l'anarco-capitalismo. Usiamo The Machinery of Freedom di David Friedman come base per la formulazione di ipotesi sul funzionamento dell'anarco-capitalismo, perché è decisamente non utopico e stabilisce, in una forma abbastanza specifica, i meccanismi effettivi in ​​base ai quali opererebbe un sistema di agenzie di protezione non governative. Le principali proposizioni sono:

  1. L'anarco-capitalismo non è caos. I diritti di proprietà saranno tutelati e prevarrà l'ordine civile.
  2. Le agenzie private forniranno le funzioni necessarie per la conservazione di una società ordinata.
  3. Le agenzie di protezione private scopriranno presto che la "guerra" è un modo costoso per risolvere le controversie e ne risulteranno metodi di risoluzione a basso costo (arbitrato, tribunali, ecc.).
  4. Il concetto di "giustizia" non è un concetto immutabile che deve solo essere scoperto. Le preferenze variano tra gli individui: regole accettate per il quieto vivere ed il prezzo che sono disposti a pagare per tali regole. Pertanto potrebbero esistere differenze significative nelle regole in varie società.
  5. Non ci sono economie di scala abbastanza significative nel crimine affinché le grandi organizzazioni "mafiose" evolvano e dominino la società.
  6. La concorrenza tra le agenzie di protezione e gli organi di giudizio servirà da sani controlli sui comportamenti indesiderabili. I consumatori disporranno di informazioni migliori rispetto allo stato e le utilizzeranno per giudicare tali agenzie.


Casi dal Far West

Prima di passare a specifici esempi di istituzioni anarco-capitalistiche nel Far West americano, è utile esaminare la leggendaria caratterizzazione del "selvaggio West". Il caos è una delle principali obiezioni alla fiducia nel mercato per l'applicazione dei diritti, e molte storie sul Far West sembrano avvalorare questa tesi. Queste storie descrivono l'epoca come una fucina di scontri a fuoco, furti di cavalli e generale mancanza di rispetto per i diritti umani.

Il gusto per il drammatico nella letteratura e in altre forme di intrattenimento ha portato a concentrarsi sull'apparente disparità tra il desiderio di ordine ed il disordine prevalente. Se l'immagine hollywoodiana del Far West non bastasse a contaminare il nostro punto di vista, gli studiosi della violenza hanno contribuito con citazioni come le seguenti: "Possiamo affermare con una certa sicurezza che rispetto ai giorni della frontiera c'è stata una diminuzione significativa dei crimini di violenza negli Stati Uniti".[11]

Esami più attenti delle condizioni esistenti fanno dubitare dell'accuratezza di questa percezione. Nel suo libro, Frontier Violence: Another Look, W. Eugene Hollon affermò "che la frontiera occidentale fosse un luogo molto più civilizzato, più pacifico e più sicuro di quanto lo sia la società americana odierna".[12] Il mito del "selvaggio West" sopravvive nonostante la scoperta di Robert Dykstra che in cinque delle principali città dedicate al commercio di bestiame (Abilene, Ellsworth, Wichita, Dodge City e Caldwell) dal 1870 al 1885 sono stati segnalati solo 45 omicidi (una media di 1,5 per stagione commerciale).[13]

Ad Abilene, una delle città più selvagge nel commercio delle vacche, "nessuno venne ucciso nel 1869 o 1870. Infatti nessuno fu ucciso fino all'avvento degli ufficiali della legge, impiegati per prevenire gli omicidi".[14] Solo due città, Ellsworth nel 1873 e Dodge City nel 1876, videro 5 uccisioni in un anno.[15] Frank Prassel, nel suo libro A Legacy of Law and Order, afferma che "se si può trarre una conclusione dalle recenti statistiche sulla criminalità è che quest'ultima frontiera non lasciò un'eredità significativa di reati contro la persona rispetto ad altre sezioni della Paese".[16]

Inoltre anche se i tassi di criminalità fossero stati più alti, va ricordato che la preferenza per l'ordine può variare nel tempo e tra le persone. Dimostrare che il Far West era più "senza legge" della società odierna dice molto poco, a meno che non sia disponibile una certa misura di "domanda di legge e ordine". "Mentre la società di frontiera può sembrare aver funzionato nonostante molte violazioni della legge, a volte rifletteva i costumi comunitari in conflitto con standard superficiali e talvolta estranei".[17]

I comitati di vigilanza, sorti in molte delle città minerarie del Far West, forniscono ottimi esempi di questo conflitto. Nella maggior parte dei casi questi comitati emersero dopo l'organizzazione dello stato. Dimostrarono che la concorrenza era utile nei casi in cui lo stato era inefficace, come nel caso di San Francisco nel 1850,[18] o dove lo stato diventava la provincia dei criminali che usavano il suo monopolio della violenza per perseguire i propri fini, come a Virginia City, Territorio del Montana nel 1860.[19]

Tuttavia, anche in questi casi la violenza non era il modus operandi standard. Quando il comitato di vigilanza di San Francisco fu ricostituito nel 1856, "il gruppo rimase in azione per tre mesi, portando i suoi membri a più di ottomila. Durante questo periodo, San Francisco ebbe solo due omicidi, rispetto a più di cento nei sei mesi prima che si formasse il comitato".[20]

Per capire come legge e ordine venivano erogati nel Far West americano, passiamo ora a quattro esempi di istituzioni che si avvicinavano all'anarco-capitalismo. Questi casi di studio (a) club per la rivendicazione delle terre, (b) associazioni di allevatori, (c) campi minerari e (d) carovane forniscono supporto alle ipotesi presentate fin qui e suggeriscono che i diritti privati ​​prevalevano sul presunto caos.

(a) Club per la rivendicazione delle terre

Per i pionieri la definizione e l'applicazione dei diritti di proprietà sulle terre che rivendicavano era sempre un problema.

Questi coloni di frontiera (squatter, come venivano chiamati) erano al di là del governo costituzionale. Nessuno statuto del Congresso li proteggeva nei loro diritti sulle rivendicazioni che avevano scelto e sui miglioramenti che avevano apportato. Secondo la legge erano trasgressori, mentre invece erano agricoltori onesti.[21]

Il risultato fu la formazione di organizzazioni "extra legali" per la protezione e la giustizia. Questi club o associazioni di rivendicazione si trovavano in tutto il Middle West, come in Iowa. Benjamin F. Shambaugh suggerisce di considerare questi club "come un tipo illustrativo di organizzazione politica di frontiera extra-legale ed extra-costituzionale, in cui si riflettono alcuni principi della vita e del carattere americani".[22] Per Frederick Jackson Turner queste associazioni di squatter fornivano un ottimo esempio del "potere dei pionieri di unirsi per un fine comune senza l'intervento delle istituzioni statali".[23]

Ciascuna associazione adottava il proprio statuto, eleggeva funzionari per il funzionamento dell'organizzazione, stabilivale regole per la risoluzione delle controversie e stabiliva la procedura per la registrazione e la protezione dei crediti. La costituzione della Claim Association nella contea di Johnson, Iowa, offre uno dei pochi documenti relativi al funzionamento di quel tipo di club. Oltre al presidente, al vicepresidente e al cancelliere, quella costituzione prevedeva l'elezione di sette giudici, cinque dei quali potevano comporre un tribunale per risolvere le controversie, e l'elezione di due marescialli incaricati di far rispettare le regole dell'associazione. La costituzione specificava la procedura in base alla quale sarebbero stati definiti i diritti di proprietà sulle terre, nonché la procedura per l'arbitrato delle controversie sui crediti. I diritti d'utenza erano utilizzati per coprire le spese di arbitrato.

In tal caso, il luogo e l'ora in cui si tiene tale tribunale e convoca tutti i testimoni che una delle parti può richiedere urgono che l'attore ed il convenuto depositino una somma di denaro sufficiente nelle loro mani per sostenere le spese di suddetta causa o i relativi costi; e se una delle parti rifiuta di depositare tale somma di denaro, il tribunale può emettere una sentenza contro tale persona che si rifiuta di farlo.[24]

Come sanzione contro coloro che non seguivano le regole dell'associazione, la violenza era un'opzione, ma la seguente risoluzione suggerisce che erano utilizzati anche mezzi meno violenti.

Risoluti, che più nello specifico significa sostenere i coloni nelle loro giuste pretese secondo l'usanza del vicinato, oltre a prevenire difficoltà e discordie nella società. Impegniamo reciprocamente i nostri onori ad osservare rigidamente le seguenti risoluzioni. Che non assoceremo, né sosterremo coloro che non rispettano le pretese dei coloni e inoltre che non saremo né vicini a loro [...]. Alcun commercio sarà più effettuato con loro.[25]

Il fatto che le costituzioni, i regolamenti e le risoluzioni di tutti i club di rivendicazione delle terre non fossero uguali suggerisce che le preferenze tra gli occupanti abusivi variassero e che fossero disponibili forme alternative di protezione e giustizia. La giustificazione più comune per i club era espressa come segue:

Considerando che è diventata una consuetudine negli stati occidentali, non appena il titolo indiano sulle terre pubbliche viene estinto dal governo generale per i cittadini degli Stati Uniti che vogliono stabilirsi e migliorare suddette terre, e finora il miglioramento e la rivendicazione dei coloni misura 320 acri, esso viene anche rispettato sia dai cittadini che dalle leggi dell'Iowa.[26]

Altre giustificazioni "enfatizzavano la necessità di protezione contro 'sconsiderati e lupi invidiosi in forma umana', o la necessità 'di una maggiore sicurezza contro aggressioni esterne ed interne'."[27] Alcune associazioni venivano costituite appositamente allo scopo di opporsi agli "speculatori" che tentavano di ottenere il titolo sulla terra. Le costituzioni di questi club, come evidenziato dal documento della Contea di Johnson, regolavano specificamente la quantità di miglioramenti che dovevano essere apportati alla rivendicazione. Altre associazioni incoraggiavano la speculazione non imponendo tali requisiti. Queste associazioni volontarie ed extra legali fornivano protezione e giustizia senza violenza e sviluppavano regole coerenti con le preferenze, gli obiettivi e le doti dei relativi partecipanti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


👉 Qui il link alla Seconda Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2021/10/un-esperimento-americano-anarco.html

👉 Qui il link alla Terza Parte: https://www.francescosimoncelli.com/2021/10/un-esperimento-americano-anarco_0110767752.html


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Note

[1] James M. Buchanan, "Before Public Choice," in G.Tullock, ed., Explorations in the Theory of Anarchy (Blacksburg, Va.: Center for the Study of Public Choice, 1972), p. 37. 

[2] James M. Buchanan, "Review of David Friedman, The Machinery of Freedom: Guide to Radical Capitalism," The Journal of Economic Literature, Vol. X11, No.3 (1974), p. 915. 

[3] E.A.J. Johnson, The Foundations of American Economic Freedom (Minneapolis: University of Minnesota Press, 1973), p. 305. 

[4] Laurence S. Moss, "Private Property Anarchism: An American Variant," in G.Tullock, ed., Further Explorations in the Theory of Anarchy (Blacksburg, Va.: Center for the Study of Public Choice, 1974), p. 26.

[5] James M. Buchanan, Freedom in Constitutional Contract (College Sta., Tex.: Texas A&M University Press, 1977), p. 52. 

[6] Buchanan, "Review of Machinery of Freedom," p. 915.

[7] Ibid., corsivo aggiunto.

[8] Ibid.

[9] Per una discussione più approfondita sui Punti di Schelling, si veda Thomas C. Schelling, The Strategy of Conflict (Cambridge: Harvard University Press, 1960), pp. 54–58; Buchanan, "Review of Machinery of Freedom," p. 914; David Friedman, "Schelling Points, Self-Enforcing Contracts, and the Paradox of Order," (unpublished MS, Center for the Study of Public Choice, Virginia Polytechnic Institute).

[10] David Friedman, The Machinery of Freedom: Guide to Radical Capitalism (New York: Harper & Row, 1973), p. 152. 

[11] Gilbert Geis, "Violence in American Society," Current History, Vol. LII (1976), p. 357. 

[12] Eugene W. Hollon, Frontier Violence: Another Look (New York: Oxford University Press, 1974), p. x. 

[13] Robert A. Dykstra, The Cattle Towns (New York: Alfred A. Knopf, 1968), p. 144. 

[14] Paul I. Wellman, The Trampling Herd (New York: Carrick and Evans, 1939), p. 159. 

[15] Hollon, Frontier Violence, p. 200. 

[16] Frank Prassel, The Western Peace Officer (Norman, Okla.: University of Oklahoma Press, 1937), pp. 16–17. 

[17] Prassel, Western Peace Officer, p. 7. 

[18] Si veda George R. Stewart, Committee on Vigilance (Boston: Houghton Mifflin Co., 1964); Alan Valentine, Vigilante Justice (New York: Reynal and Co., 1956). 

[19] Thomas J. Dimsdale, The Vigilantes of Montana (Norman, Okla.: University of Oklahoma Press, 1953). 

[20] Wayne Gard, Frontier Justice (Norman, Okla.: University of Oklahoma Press, 1949), p. 165. 

[21] Benjamin F. Shambaugh, "Frontier Land Clubs, or Claim Associations," Annual Report of the American Historical Association (1900), p. 71. 

[22] Shambaugh, "Frontier Land Clubs," p. 69. 

[23] Frederick Jackson Turner, The Frontier in American History (New York: Henry Holt and Co., 1920), p. 343. 

[24] Shambaugh, "Frontier Land Clubs," p. 77. 

[25] Ibid., pp. 77–78. 

[26] Citato in Allan Bogue, "The Iowa Claim Clubs: Symbol and Substance," in V. Carstensen, ed., The Public Lands (Madison, Wisc.: University of Wisconsin Press, 1963), p. 50.

[27] Ibid.

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