Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/limportanza-pluridecennale-della)
Durante tutta la mia vita la Groenlandia era fuori dai radar della maggior parte degli americani.
Se gli americani sapevano qualcosa della Groenlandia, era che si trattava della risposta alla domanda banale: “Qual è l'isola più grande del mondo?”
Negli ultimi decenni i fanatici del clima hanno ripetutamente lanciato allarmi su allarmi riguardo il fatto che i livelli globali del mare sarebbero aumentati pericolosamente a causa dello scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia e della vasta copertura del ghiaccio artico.
Purtroppo per gli allarmisti, il famoso ghiacciaio Petermann della Groenlandia ha continuato ad accumulare ghiaccio negli ultimi dodici anni, crescendo di quasi 16 chilometri in lunghezza dal 2012 al 2024. Infatti, negli ultimi dodici anni, la perdita di ghiaccio in Groenlandia si è ridotta complessivamente di due terzi, pari allo 0,0005% della copertura glaciale totale, una quantità non sufficiente a modificare la tendenza a lungo termine dell'innalzamento del livello globale del mare a un tasso di 3 centimetri ogni decennio.
Nel 2025 la Groenlandia diventa improvvisamente una notizia di grande attualità. Il presidente Donald Trump, citando la posizione strategica dell'isola come vitale per la sicurezza statunitense e internazionale, insieme alle ricchezze minerarie in gran parte inutilizzate, ha parlato apertamente dell'annessione dell'isola agli Stati Uniti, suggerendo persino la possibilità di ricorrere alla forza.
Anche se potremmo rabbrividire di fronte all'indelicata proposta di Trump di un'occupazione forzata di un protettorato danese con una popolazione di soli 57.000 abitanti, ha perfettamente ragione nel dire che la Groenlandia è strategicamente importante, e lo è da molto tempo. Lo so sin dalla metà degli anni '50.
Qui devo addentrarmi in un capitolo ampiamente dimenticato della storia della Guerra Fredda. Negli anni '50, con lo sviluppo dei missili balistici intercontinentali (ICBM) dotati di testata nucleare, gli Stati Uniti cercarono di escogitare modi per difendersi dalla minaccia sovietica. Le tattiche difensive spaziavano dalle esercitazioni nelle scuole elementari, che ci costringevano a ripiegarci in patetiche palline di carne nascoste sotto i banchi, alla costruzione della Linea di Allarme Precoce a Distanza (DEW), una serie di decine di installazioni radar all'estremità settentrionale del continente nordamericano che si estendeva verso est fino alla Groenlandia.
Sebbene potesse sembrare controintuitivo per chi pensasse che i sovietici ci avrebbero lanciato i loro missili balistici intercontinentali attraverso l'Atlantico, la realtà geografica del nostro globo è che la distanza più breve tra le rampe di lancio nucleari russe e gli obiettivi negli Stati Uniti era ed è ancora sopra la regione polare e l'Oceano Artico. I radar DEW dovevano darci tempo sufficiente per lanciare un contrattacco e (si sperava) intercettare almeno alcuni dei missili in arrivo.
Ho avuto modo di dare un'occhiata dall'interno alla Linea DEW. “Pop”, lo zio che ha dato una casa a me e a mia madre vedova, aveva eccellenti capacità ingegneristiche e costruttive. Lavorava per la Michigan Bell, parte del Bell System, il principale appaltatore che collaborava con il Dipartimento della Difesa per la costruzione della Linea DEW.
Per farla breve su “Pop”: nonostante avesse servito il suo Paese per tre anni nella Marina degli Stati Uniti a metà degli anni '20, rimanendo nella riserva da allora fino alla Seconda guerra mondiale e prestando servizio attivo per cinque anni in essa (quattro dei quali sulla portaerei Essex nel Pacifico), all'età di cinquant'anni non aveva ancora finito di servire il suo Paese. Si offrì volontario (cosa che fece davvero infuriare mia zia!) per servire nell'Artico e fu nominato sovrintendente assistente responsabile della costruzione dei radar. Il suo superiore diretto si occupò della contabilità in patria, mentre “Pop” visse nell'Artico per due anni (1955-1957) e supervisionò personalmente la costruzione di ognuna di quelle installazioni radar.
Lavorare alla Linea DEW non era per i deboli di cuore. “Pop” copriva spesso due turni da 10 ore nello stesso giorno. C'erano bagni con secchi a temperature di -30 gradi sotto zero; c'erano le lunghe ore di buio in inverno. In più di un'occasione le squadre spalarono la neve per una settimana per preparare una pista di fortuna per gli aerei in arrivo che trasportavano attrezzature e rifornimenti necessari, solo per vedere poi scatenarsi una tempesta di vento il giorno della consegna prevista, vanificando l'intera settimana di lavoro e vanificando così la consegna sperata. Ho ancora una scatola piena di diapositive fotografiche che mostrano oltre una dozzina di aerei gravemente danneggiati durante l'atterraggio sul ghiaccio irregolare, alcuni dei quali erano aerei su cui “Pop” era stato passeggero. Ricordo di aver sentito parlare di una vittima: un uomo caduto in un crepaccio. Costruire la Linea DEW, quindi, era tutt'altro che un compito facile, con il solo vantaggio principale di vedersi raddoppiare lo stipendio.
Come accennato in precedenza, la Groenlandia, come l'Alaska e il Canada, era un sito di installazioni della Linea DEW. Infatti, uno dei regali che “Pop” portò dall'Artico fu un gagliardetto dalla “Base Aerea di Narsarsuak” in Groenlandia. Sono sicuro di essere stato l'unico bambino della mia scuola ad aver mai sentito parlare di Narsarsuak (oggi si scrive “Narsarsuaq”). Curiosità: la pista di Narsarsuaq è in salita verso est, quindi invece di decollare controvento, gli aerei decollano tutti in discesa verso ovest.
La Linea DEW è stata chiusa nel 1993. I satelliti possono rilevare i lanci di missili molto prima dei radar terrestri, con linee di vista limitate dalla curvatura terrestre. Ciononostante la Groenlandia rimane strategicamente importante. Rappresenta un terreno fertile per le malefatte russe e cinesi. E, dato il potenziale economico dei giacimenti minerari sull'isola, è comprensibile che Trump la voglia avvicinare all'orbita statunitense. Spero solo che le sue dichiarazioni schiette non facciano naufragare un buon accordo con i groenlandesi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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