Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-fermo-avvertimento-di-david-hume)
Il Trattato sulla natura umana di David Hume è stato definito “uno dei libri fondamentali della filosofia occidentale”, “il documento fondante delle scienze cognitive” e forse “l'opera filosofica più importante” in lingua inglese.
Nel mio precedente saggio su David Hume ho analizzato come le sue idee anticipassero le neuroscienze moderne.
Per coloro che credono di essere governati dalla ragione, un'analisi più approfondita della filosofia di Hume mette a nudo la loro arroganza.
“Nulla è più consueto nella filosofia, e perfino nella vita comune”, scrisse nel suo Trattato, che affermare la “preminenza della ragione sulle emozioni”.
Per emozioni Hume intende le nostre predisposizioni, il pensiero carico di significato e le emozioni generate da convinzioni di cui spesso non siamo consapevoli. Egli sostiene che “la ragione da sola non può mai produrre alcuna azione, né dare origine alla volizione. Deduco che la stessa facoltà [la ragione] è altrettanto incapace di impedire la volizione, o di contestarne la preferenza a qualsiasi passione o emozione”.
Hume sostiene che le nostre “emozioni” vengono prima e solo dopo usiamo la “ragione” per giustificare ciò che le nostre emozioni hanno deciso. Pensiamo che la ragione guidi il nostro autobus decisionale, ma spesso essa è solo un passeggero.
Quando si assimilano tutte queste implicazioni, la mente dovrebbe fermarsi completamente. Hume contesta l'assunto secondo cui possiamo affidarci alla ragione per gestire le nostre emozioni.
I politici autoritari sanno che suscitare emozioni intense, come paura e odio, è molto più efficace per galvanizzare l'opinione pubblica rispetto a un dibattito ragionato. Il presidente Biden, ad esempio, durante il suo mandato, ha fatto del suo meglio per censurare le diverse opinioni sui vaccini contro il COVID, promettendo al contempo un “inverno di [...] morte” per i non vaccinati.
Allo stesso modo un vostro amico, un vostro collega o un vostro familiare, guidato dalle proprie emozioni, potrebbe non rispondere mai alla ragione finché non sareste voi a stimolare le loro emozioni.
Il ricordo che Hume aveva dei suoi “errori passati” e delle sue “innumerevoli infermità [mentali]” gli faceva “temere” la possibilità di commettere ancora più errori. Anche noi commettiamo un errore dopo l'altro, e la ragione non ci impedisce di cedere alle nostre emozioni erranti.
Hume avanza quella che definisce un'affermazione “straordinaria”: “La ragione è, e dovrebbe essere, solo schiava delle emozioni, e non può mai pretendere di avere altro compito che quello di servirle e obbedirle”. Quindi, cosa potremmo fare, lui o noi, per separarci dai dettami disfunzionali delle nostre passioni? Cosa affina o tempera le nostre emozioni?
Hume ammette che per prima cosa dobbiamo “percepire la falsità di ogni supposizione”, la quale suscita le nostre emozioni.
Nel suo saggio successivo “Lo scettico”, nel volume “Saggi, morali, politici e letterati, parte 1”, Hume delinea una soluzione per migliorare la nostra programmazione condizionata. L'obiettivo è raggiungere “un vivo senso dell'onore e della virtù, con emozioni moderate”. Allora la nostra “condotta sarà sempre conforme alle regole della moralità; o se [ci] allontaniamo da esse, [il nostro] ritorno sarà facile e rapido”.
Tuttavia non tutti perseguono la virtù. Hume scrive di queste persone, infatti:
Quando un individuo nasce con una disposizione d'animo perversa, con una disposizione insensibile, da non provare alcun gusto per la virtù e l'umanità, nessuna simpatia per i suoi simili, nessun desiderio di stima e applausi, allora bisogna ammettere che è del tutto incurabile e non c'è alcun rimedio nella filosofia.
Il ritratto che Hume fa dell'uomo non virtuoso è fosco: “Non prova alcun rimorso nel controllare le sue inclinazioni viziose: non ha nemmeno quel senso o gusto che è necessario per fargli desiderare un carattere migliore”.
Lo stesso Hume si chiedeva cosa si potesse fare per riformare una persona del genere: “Dovrei parlargli della soddisfazione interiore che deriva da azioni lodevoli e umane, del delicato piacere dell'amore e dell'amicizia disinteressati, dei piaceri duraturi di un buon nome e di un carattere consolidato?”
Per coloro che non attribuiscono valore alla virtù, Hume ammetteva: “La mia filosofia non offre alcun rimedio in un caso del genere, né potrei fare altro che lamentarmi dell'infelice condizione di questa persona”. In breve nessuna supplica li convincerà a coltivare la virtù per moderare le proprie passioni. Hume non si faceva illusioni sul fatto che un buon consiglio avrebbe trasformato rapidamente chiunque.
A coloro tra noi che, secondo le parole di Hume, sono “abbastanza virtuosi”, egli consigliava di approfondire la comprensione delle condizioni in cui le emozioni diventano più virtuose: “È certo che una seria attenzione alle scienze e alle arti liberali ammorbidisce e umanizza il temperamento e nutre quelle belle emozioni in cui consistono la vera virtù e l'onore”.
Man mano che la persona “abbastanza virtuosa” studia, sviluppa “una maggiore sensibilità per tutti i doveri e le convenienze della vita. Percepisce più pienamente una distinzione morale nei caratteri e nei comportamenti”.
Supponiamo che io sia agitato dalla velocità con cui un commesso di un supermercato passa in rassegna i prodotti alimentari. Sebbene la ragione trovi una scusa per i miei pensieri poco caritatevoli, le mie emozioni non virtuose guidano la mia reazione. Più studio e rifletto sull'umanità in tutte le persone, meno è probabile che io noti tali sciocchezze. Come scrive Hume, non appena scopro la “falsità della [mia] supposizione” (in questo caso che il commesso sia un mero oggetto per me), il mio giudizio su di lui svanisce.
Secondo Hume i nostri studi ci insegneranno che “la mente non è del tutto ostinata e inflessibile, ma ammetterà molte alterazioni rispetto alla sua conformazione e struttura originali”.
Hume consigliava allo studioso della virtù di “proporsi il modello di un carattere” e di “prendere familiarità con quei particolari in cui il suo carattere si discosta da esso”.
Hume prescriveva una pratica continua per coloro che volevano evitare errori provocati da emozioni tendenti alla gelosia: “Che egli vigili costantemente su sé stesso e orienti la sua mente, con uno sforzo continuo, dai vizi verso le virtù; e non dubito che, col tempo, troverà, nel suo temperamento, un cambiamento in meglio”.
In breve le “esortazioni” non bastano. Invece impegnandosi per migliorare le proprie abitudini e per una “riforma” personale, è possibile sviluppare “buone disposizioni e inclinazioni”:
Un uomo che persegue una condotta di sobrietà e temperanza odierà la sommossa e il disordine: se si dedica agli affari o allo studio, l'indolenza gli sembrerà una punizione; se si costringe a praticare la beneficenza e l'affabilità, presto aborrirà tutti i casi di orgoglio e violenza.
Leggendo Hume è difficile non disperare per il futuro dell'umanità. Le emozioni sfrenate sono la norma nei campus universitari e i canoni della filosofia morale della civiltà occidentale sono stati eliminati dai programmi scolastici.
Nel suo libro, “The Soul of Civility”, Alexandra Hudson mette in evidenza l'abbandono dell'educazione classica nelle scuole e nelle università pubbliche odierne: “Le arti liberali e le discipline umanistiche erano le forme di educazione che rendevano una persona libera e idonea alla cittadinanza”. Tale educazione, scrive la Hudson, permetteva di coltivare “l'amore per la virtù e la polis, e promuovendo la ragione e l'autogoverno [...] stimolava le persone ad andare oltre l'essere dominate dalle proprie emozioni”.
La Hudson raccomanda “lo studio della filosofia e della letteratura, le quali ci espongono alla bellezza, alla bontà e alla verità”. Tali studi ci aiutano ad “apprezzare la nostra umanità e quella degli altri”. Tali programmi di studio smussano “gli spigoli più pungenti della nostra natura umana, insegnando a coloro che l'hanno studiata come perseguire la pace e l'armonia con gli altri ed evitare crudeltà, violenza e conflitti”.
Seguiremo le sagge prescrizioni di Hume e della Hudson prima che sia troppo tardi? Un popolo senza virtù, guidato da emozioni sfrenate, non sarà mai libero.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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