venerdì 17 ottobre 2025

Spazio, simboli e sospetti

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Joshua Stylman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/spazio-simboli-e-sospetti)

Di recente mi sono imbattuto nella stimolante serie di articoli di Fadi Lama intitolata, Mass Psychology in Geopolitics, in particolare nella sua analisi sull'allunaggio del 1969 e del suo legame con i cambiamenti geopolitici. L'introduzione di Meryl Nass al lavoro di Lama ha evidenziato diverse questioni chiave sull'allunaggio che hanno trovato riscontro nella mia ricerca. Mi ero reso conto che Fadi aveva già commentato il mio Substack in precedenza, sempre con domande e idee provocatorie. Questo mi ha ispirato a rivisitare una storia che avevo condiviso su Instagram circa un anno fa e a raccogliere i dati in un'analisi più completa della NASA e delle sue attività.

Il seguente saggio trae spunto da quegli appunti, ora ampliati con ulteriore contesto tratto dal lavoro di Lama. Sebbene il saggio di quest'ultimo sia in linea con gran parte di ciò che ho ricercato in modo indipendente, le mie osservazioni sono nate da una discussione online in cui mi sono imbattuto sulla regressione nei sistemi complessi. Qualcuno si è chiesto: “La NASA potrebbe far atterrare di nuovo gli astronauti sulla Luna in sicurezza?” L'ipotesi era che forse evitasse di provarci perché un potenziale fallimento potrebbe rivelare quanto la scienza e le agenzie governative siano regredite in cinque decenni.

Questa prospettiva, pur stimolante, scalfisce solo la superficie. Quando iniziamo a esaminare le origini e le peculiarità che circondano la NASA, emerge un quadro diverso, che suggerisce che la nostra comprensione dell'esplorazione spaziale potrebbe essere costruita su una narrazione attentamente costruita.


Le origini nazi-Disney

Pochi immaginerebbero che il celebre programma spaziale americano sia stato fondato da quello che sembra l'improbabile cast di un thriller storico: un ex-ingegnere missilistico delle SS naziste, un occultista che si definiva l'Anticristo e l'amato creatore di Topolino. Eppure sono proprio queste le figure intrecciate alle fondamenta della NASA. Werner von Braun, uno scienziato nazista giunto negli Stati Uniti tramite l'Operazione Paperclip subito dopo il processo di Norimberga, ebbe un ruolo determinante nella fondazione della NASA. Ancora più curioso, von Braun lavorò a stretto contatto con Walt Disney per contribuire a ottenere il sostegno pubblico per la neonata agenzia spaziale, come dimostrano le loro documentate collaborazioni e apparizioni televisive.

La NASA non fu solo fondata da von Braun, ma fu guidata da altri ufficiali nazisti delle SS, come Kurt Debus, che supervisionò i lanci di razzi dal Kennedy Space Center dopo aver sfruttato il lavoro forzato nella Germania nazista. Questa concentrazione di ex-scienziati nazisti e funzionari ai massimi livelli del programma spaziale americano solleva seri interrogativi sui suoi veri obiettivi e sulla sua lealtà.

Un'altra figura chiave in questa storia è Jack Parsons, un influente scienziato missilistico che ebbe un forte impatto sul lavoro di von Braun. Parsons, che contribuì a fondare il Jet Propulsion Laboratory, era anche noto per essere un devoto occultista e discepolo di Aleister Crowley. Molti credono che il personaggio della Marvel, Tony Stark, tragga ispirazione dal genio eccentrico di Parsons. Come Crowley, egli si concentrò sull'introduzione dell'“Eone di Horus” o dell'“Era dell'Acquario” – concetti occulti che sembrano fuori luogo nel contesto di un programma spaziale governativo.

Parsons non era solo interessato all'occulto: ne era profondamente immerso. Diresse la Loggia Agape, la branca californiana dell'Ordo Templi Orientis (OTO) di Crowley, e quest'ultimo lo nominò personalmente a capo di essa. Nel 1946 Parsons e L. Ron Hubbard (che in seguito fondò Scientology) condussero una serie di rituali noti come “Operazione Babalon”, i quali incorporavano la magia sessuale nel tentativo di manifestare un “Figlio della Luna”, un'incarnazione della dea thelemica Babalon. Parsons si dichiarò persino l'Anticristo nei suoi scritti: “Io, Anticristo Belarion, nell'anno 1949 del dominio della Fratellanza Nera chiamata Cristianesimo, dichiaro la mia fedeltà all'Amato Padre Lucifero”. L'FBI indagò su Parsons per queste attività, contribuendo infine alla sua perdita dell'autorizzazione di sicurezza, il tutto mentre stava sviluppando una tecnologia che sarebbe diventata fondamentale per il programma spaziale della NASA.

Queste insolite intersezioni tra scienziati nazisti, l'impero dell'intrattenimento Disney e pratiche occulte alla nascita del nostro programma spaziale sollevano interrogativi sulla vera natura e sullo scopo della NASA.


La questione del firmamento

È interessante notare che la lapide di Werner von Braun reca l'iscrizione del Salmo 19:1: “I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l'opera delle sue mani”.

Il concetto di firmamento – una barriera cosmica che separa le acque celesti dalla Terra – compare in numerose culture antiche.

Mentre la scienza moderna rifiuta ufficialmente questa nozione, alcuni organi di informazione generalisti come Fox News hanno riportato la scoperta di uno “scudo invisibile terrestre in stile Star Trek” e pubblicazioni scientifiche hanno fatto riferimento a “barriere protettive invisibili che circondano la Terra”, facendo paragoni con i campi di forza della fantascienza.

La Reuters e altri fact-checker hanno negato categoricamente l'esistenza di una cupola o di un firmamento che copra la Terra. Ho sviluppato un'utile euristica negli ultimi anni: quando i fact-checker diventano particolarmente insistenti su qualcosa, di solito è un segnale che è necessario approfondire. Sebbene nulla sia conclusivo, queste operazioni tendono a essere messe in atto dalle stesse strutture di potere che affermano di voler esaminare i fatti, rendendo le loro presunte confutazioni ancora più interessanti.

Il concetto di Terra come sfera ha origini antiche, risalenti ai filosofi greci del VI-III secolo a.C. Pitagora e i suoi seguaci, che formarono una confraternita filosofica segreta con insegnamenti mistici, furono tra i primi sostenitori di una Terra sferica. Sebbene Pitagora non fosse un massone (poiché la Massoneria emerse millenni dopo), le moderne tradizioni massoniche onorano esplicitamente lui e altri antichi filosofi greci. I massoni sono stati storicamente determinanti nella diffusione della conoscenza scientifica, compresi i concetti astronomici. Questa relazione tra antiche società segrete e la Massoneria moderna ha portato alcuni ricercatori a individuare conoscenze riservate sulle verità cosmologiche.

Il rapporto tra la NASA e la Disney si estendeva oltre la mera pubblicità. Il “Club 33” di Walt Disney a Disneyland – l'unico luogo del parco in cui si servono alcolici – avrebbe ospitato von Braun e altri funzionari della NASA come ospiti abituali. Questo club esclusivo, con i suoi presunti legami massonici, offriva un luogo discreto in cui queste figure si incontravano, mentre Tomorrowland della Disney veniva progettato in collaborazione con la NASA, forse come una forma di programmazione predittiva per i concetti di viaggio spaziale.

In una coincidenza particolarmente strana, von Braun scrisse Project Mars: A Technical Tale, un libro del 1949 sulla colonizzazione di Marte da parte di un leader chiamato “Elon”.

Questo è un dettaglio singolare considerando che l'attuale imprenditore dello spazio condivide questo nome e sembra favorire approcci tecnocratici, allineandosi con suo nonno, una figura chiave del partito della Tecnocrazia in Canada quasi un secolo fa. La sua difesa delle tasse sull'anidride carbonica e l'idea di una “Tecnocrazia di Marte” alludono a un filo conduttore ideologico persistente, sollevando interrogativi sull'influenza della filosofia tecnocratica sugli sforzi di colonizzazione spaziale.

In alcune culture Marte era chiamato “Horus dell'Orizzonte” o “Horus il Rosso”, collegandolo alla divinità egizia associata al cielo e alla guerra, aggiungendo un ulteriore strato di significato mitologico alla nostra narrativa sull'esplorazione spaziale.


La coincidenza della CGI

Anche la tempistica della fondazione della NASA desta perplessità. L'agenzia fu fondata nel 1958, lo stesso anno in cui le immagini generate al computer (CGI) apparvero per la prima volta sullo schermo in La donna che visse due volte di Hitchcock, quando Alfred Hitchcock assunse il pioniere dell'animazione al computer John Whitney per creare la sequenza iniziale. Questo parallelismo tecnologico continua ancora oggi, con la NASA che riconosce apertamente che molte immagini che vediamo dallo spazio sono create o migliorate utilizzando strumenti digitali.

Robert Simmon, noto come “Mr. Blue Marble” alla NASA, ha spiegato pubblicamente sul sito web ufficiale della NASA cosa comporta il suo ruolo: “Trasformo i dati in immagini. Cerco nuovi e interessanti eventi che i satelliti della NASA hanno visto o che sono nascosti nei dati più recenti”. Questa ammissione non è solo suggestiva: è un riconoscimento esplicito che ciò che percepiamo come fotografie dallo spazio sono in realtà visualizzazioni di dati. La NASA ha persino affermato di affidarsi a “ingegneri e scienziati per produrre i dati”, sollevando seri dubbi sull'autenticità di ciò che stiamo vedendo. Perché avrebbero bisogno di “trasformare i dati in immagini” se hanno delle fotografie vere e proprie?

In un altro curioso sviluppo, l'anno scorso la NASA ha firmato un accordo con Nikon per sviluppare la fotocamera Lunar Artemis. Stranamente il giorno successivo all'annuncio di questa partnership, Nikon ha ritirato dal mercato la sua unica fotocamera con mega-zoom, portando alcuni a mettere in discussione i tempi e lo scopo di questo accordo.


Le domande sul Challenger

Forse l'aspetto più sconcertante della storia della NASA riguarda il disastro del Challenger e quella che è una straordinaria anomalia statistica. Non la presento come una conclusione, ma come un vero e proprio enigma che merita seria considerazione. Ciò che segue è una prova che mi ha lasciato sinceramente confuso e alla ricerca di spiegazioni che possano conciliare queste osservazioni con la comprensione convenzionale.

I ricercatori hanno documentato uno schema straordinario: sette astronauti che sarebbero morti sul Challenger avevano dei sosia di età simile con lo stesso nome, un'improbabilità statistica che sfida ogni spiegazione. Il comandante Francis Richard Scobee era identico all'amministratore delegato Richard Scobee di Cows in Trees, Ltd.; la specialista di missione Judith Resnik aveva una sorprendente somiglianza con la professoressa Judith Resnik della Yale Law School; la somiglianza di Sharon Christa McAuliffe con la professoressa di giurisprudenza di Syracuse Sharon A. McAuliffe era meno pronunciata rispetto alle altre (è interessante notare che era l'insegnante che la maggior parte degli americani ricorda dalla missione); lo specialista di missione Ronald McNair sembrava un gemello di Carl McNair (identificato come “fratello di Ronald McNair”); persino lo specialista del carico utile Ellison Onizuka aveva una controparte quasi identica in Claude Onizuka (anch'esso dichiarato fratello); lo specialista di missione Michael J. Smith aveva un sosia con lo stesso nome che lavorava come professore.

Sebbene queste affermazioni rimangano indimostrate, le straordinarie somiglianze facciali e di nome tra gli astronauti del Challenger e i loro presunti sosia mettono in discussione ogni probabilità di base. Anche se liquidiamo le somiglianze facciali come soggettive, dobbiamo comunque affrontare una straordinaria questione statistica: quali sono le probabilità che più astronauti del Challenger avessero dei sosia con gli stessi identici nomi, in posizioni di influenza, ancora in vita decenni dopo? Se si trattasse semplicemente di persone che per caso assomigliavano agli astronauti del Challenger, le probabilità che condividessero anche nomi identici sarebbero infinitesimali.

Non presento queste prove per dimostrare una teoria specifica, piuttosto le offro come una sincera sfida intellettuale: quale spiegazione rende meglio conto di queste notevoli somiglianze, pur rimanendo coerente con la nostra comprensione della probabilità e del comportamento umano? L'improbabilità statistica sembra richiedere una qualche forma di spiegazione che vada oltre la mera coincidenza.

Coloro che sono inclini a mettere in discussione i resoconti ufficiali – i critici potrebbero chiamarli “complottisti”, anche se io preferisco “ricercatori della verità” – potrebbero chiedersi: il disastro del Challenger potrebbe aver contribuito a far apparire i viaggi spaziali pericolosi agli occhi della popolazione? Un simile spettacolo potrebbe spiegare perché la NASA non abbia potuto continuare le missioni lunari o consentire l'osservazione civile dello spazio, chiudendo di fatto la porta al controllo pubblico delle proprie attività.

Avendo assistito personalmente all'esplosione del Challenger da bambino in televisione, ho riflettuto su come questo evento abbia creato un trauma collettivo per un'intera generazione di studenti. Se considerato insieme ad altri eventi traumatici nazionali come l'assassinio di JFK, l'11 settembre e la pandemia di COVID-19, emerge un modello di impatti psicologici a livello sociale che rimodella la coscienza e le priorità pubbliche. In ogni caso il trauma collettivo apre a importanti cambiamenti nelle politiche, nelle strutture di potere e nell'accettazione pubblica di cambiamenti precedentemente impensabili, il tutto verso un maggiore controllo e una minore trasparenza.

Queste sorprendenti somiglianze sono state presentate in una convincente testimonianza pubblica presso il tribunale della contea di Brevard (sede di Cape Canaveral) da Justin Harvey, che ha esposto metodicamente le prove con notevole chiarezza e coraggio. La sua presentazione è stata così approfondita e ben documentata che la reazione della corte è stata significativa: l'hanno subito interrotta, sostenendo di non avere giurisdizione sulla questione. Consiglio vivamente di guardare l'intera testimonianza di sei minuti, poiché presenta le prove in modo molto più convincente di quanto possa riassumere qui.

Il frettoloso silenziamento di questa linea di indagine la dice lunga: se gli ultimi anni mi hanno insegnato qualcosa, è di prestare molta attenzione alle persone censurate. Per chi fosse interessato ad approfondire questa ricerca, Harvey ha elaborato in dettaglio le sue scoperte durante un'apparizione al podcast di Sam Tripoli, dove presenta ulteriori prove e collega queste osservazioni a modelli più ampi.

Quando le è stata contestata la sua somiglianza e il suo identico nome con l'astronauta del Challenger alla Yale University, Judith Resnik è andata nel panico ed è scappata via dalle telecamere (guardate il segmento che inizia da questo minutaggio). Questa reazione è molto più rivelatrice di una semplice negazione, sollevando ulteriori interrogativi su cosa ci fosse esattamente da nascondere.

A peggiorare i sospetti, Robert F. Overmyer, il capo investigatore dell'esplosione del Challenger, morì in un incidente aereo il 22 marzo 1996, una data associata alla misteriosa società Skull and Bones. Che sia una coincidenza o meno, questi schemi di silenzio e morti inaspettate hanno alimentato ulteriori speculazioni su cosa sia realmente accaduto al Challenger e al suo equipaggio.


Le peculiarità dell'allunaggio

L'allunaggio, il massimo successo della NASA, porta con sé una serie di curiosità. Buzz Aldrin, il secondo uomo sulla Luna, ha un background insolito: il cognome da nubile di sua madre era Marion Moon, la quale si tolse tragicamente la vita un anno prima che Buzz camminasse sulla superficie lunare. Suo padre era un dirigente della Standard Oil e, sorprendentemente, vendette tutte le sue azioni appena due mesi prima del crollo di Wall Street del 1929.

Ancora più significativo, il padre di Buzz Aldrin, Edwin Eugene “Gene” Aldrin Sr., fondò la scuola di ingegneria a McCook Field, Ohio, che in seguito divenne l'Air Force Institute of Technology (AFIT) presso la base aeronautica di Wright-Patterson. Ciò crea un legame familiare diretto con una delle installazioni militari più segrete d'America: la base aerea di Wright-Patterson fu il sito principale degli scienziati dell'Operazione Paperclip, del Progetto Bluebird (precursore degli esperimenti di controllo mentale MK Ultra) e di un'ampia ricerca sugli UFO (che le valse il soprannome di “vera Area 51” tra i ricercatori). La base ospitò anche Winfried Otto Schumann, il fisico che scoprì la risonanza di Schumann, la frequenza elettromagnetica terrestre spesso associata agli studi sulla coscienza e alle tecnologie avanzate. In uno strano colpo di scena che esemplifica le bizzarre direzioni di ricerca della base, il Laboratorio Wright (precursore del centro di ricerca di Wright-Patterson) propose persino un'arma chimica, la “bomba gay”, nel 1994, che avrebbe suscitato l'attrazione sessuale tra le truppe nemiche. Questo legame diretto tra la famiglia di Buzz Aldrin e il fulcro dell'integrazione scientifica nazista e della ricerca non convenzionale aggiunge un'ulteriore dimensione alla storia della NASA.

Aldrin è un massone del 33° Rito Scozzese e uno Shriner. Portò una bandiera massonica sulla Luna e la Gran Loggia del Texas gli consegnò un diploma ufficiale che lo dichiarava “il primo Massone sulla Luna” e rivendicava la giurisdizione territoriale massonica sulla Luna.

Questa affiliazione massonica non era esclusiva di Aldrin: un numero sproporzionato di primi astronauti della NASA, in particolare quelli coinvolti nei programmi Mercury, Gemini e Apollo, erano Massoni di alto rango. John Glenn, Gordon Cooper, James Irwin, Thomas Stafford e molti altri erano tutti Massoni confermati, spesso provenienti da logge importanti.

Molti astronauti sono stati fotografati mentre facevano distintivi segni massonici con le mani e diversi altri hanno celebrato rituali massonici durante le missioni spaziali. L'astronauta e Massone di 33° grado, Leroy Gordon Cooper, portò persino una bandiera massonica nello spazio durante la missione Gemini 5, percorrendo una distanza stimata di 3.300.000 miglia – il numero 33 appare ripetutamente nella numerologia della NASA.

Perché così tanti astronauti che presumibilmente sono stati “nello spazio” erano massoni? Perché hanno piantato una bandiera massonica sulla Luna? E perché Buzz Aldrin ha un diploma massonico che lo dichiara “il primo massone sulla Luna”? Queste non sono solo strane coincidenze: suggeriscono un modello che collega l'esplorazione spaziale a questa società segreta.

Se l'allunaggio è stato un risultato puramente scientifico per tutta l'umanità, come ha affermato la NASA, perché è stato commemorato con rituali e simboli massonici invece che con onorificenze puramente scientifiche, nazionali, o umanitarie? L'importanza del simbolismo massonico suggerisce che la missione sulla Luna aveva un significato diverso per gli iniziati rispetto al grande pubblico. Questo solleva una domanda scomoda: il programma Apollo serviva contemporaneamente a due narrazioni diverse: una scientifica rivolta al pubblico e una esoterica compresa solo da chi apparteneva a certi ambienti?

Buzz ha rilasciato diverse dichiarazioni sconcertanti sullo sbarco sulla Luna che sollevano seri interrogativi. In un'intervista con una bambina che gli chiedeva perché non fossimo tornati sulla Luna, ha risposto: “Non ci siamo andati [...]. È successo e non è successo”.

In un'altra intervista, quando gli è stato chiesto del momento più spaventoso del suo viaggio sulla Luna, Buzz ha stranamente risposto: “Non è successo. Avrebbe potuto essere spaventoso”. Questo schema di strane risposte sulla missione lunare appare costantemente in tutte le sue apparizioni pubbliche.

Forse l'ammissione più sorprendente proviene da un ingegnere della NASA che ha dichiarato in un'intervista: “Avevamo la tecnologia per andare sulla Luna, ma l'abbiamo distrutta, ed è un processo complesso ricostruirla”.

Quando mai l'umanità ha “dimenticato” una tecnologia di questa portata? Sappiamo ancora come costruire acquedotti romani, cattedrali gotiche e macchine a vapore. Persino tecnologie antiche come il fuoco greco, o l'acciaio di Damasco, sebbene difficili da replicare perfettamente, hanno lasciato tracce sufficienti per comprenderne i principi di base. Immaginate se gli ingegneri di oggi affermassero di aver “perso” la tecnologia per costruire grattacieli, o aerei di linea, e di dover ricominciare da zero. L'idea che la NASA abbia in qualche modo perso i mezzi per ricreare il suo più grande trionfo è più improbabile che mettere in discussione aspetti dell'allunaggio stesso. Nessun'altra civiltà ha mai raggiunto un apice tecnologico solo per poi perdere completamente quella conoscenza, tranne, a quanto pare, in questa occasione.

Quando è apparso nel programma di Conan O'Brien, Buzz ha fatto un altro commento interessante sulle persone che guardavano “ l'animazione” dell'allunaggio piuttosto che il filmato vero e proprio. Per usare le sue parole: “Avete guardato l'animazione [...] avete associato ciò che avete visto a [...]”.

Quando ho condiviso la clip non modificata sui social media l'anno scorso, è stata rapidamente segnalata e rimossa come “disinformazione”, nonostante non contenesse alcun mio commento, solo le parole inalterate di Buzz. A quanto pare far sentire alla gente ciò che un astronauta ha effettivamente detto senza un'interpretazione ufficiale in sovraimpressione costituisce “disinformazione”. Pensate alle implicazioni: le dichiarazioni di un astronauta sull'allunaggio sono ora considerate troppo pericolose per essere lette dal pubblico. Se non c'è nulla da nascondere, perché è necessario un controllo così aggressivo? Questo non è fact-checking, è controllo del pensiero.

Quando un giornalista gli chiese di giurare sulla Bibbia di aver camminato sulla Luna, Buzz reagì in modo decisamente difensivo. In un'altra occasione, quando un altro giornalista insistette con domande simili, Buzz gli diede un pugno in faccia: una reazione estrema per qualcuno che si supponeva sicuro dei suoi successi storici.

Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna, mostrò un disagio simile quando gli venne posta la stessa domanda. In una rara intervista, quando gli fu chiesto della sopraccitata esperienza, Armstrong apparve visibilmente a disagio, evitando il contatto visivo e dando risposte vaghe e incerte, stranamente disconnesse da quello che avrebbe dovuto essere il coronamento della sua vita. Il suo linguaggio del corpo durante le apparizioni pubbliche dopo l'allunaggio contrastava nettamente con il pilota sicuro e composto che era noto per essere prima della missione Apollo.


La dimensione cinematografica

Il rapporto tra la NASA e Hollywood merita un'analisi approfondita. Fin dalla sua nascita la NASA ha collaborato a stretto contatto con l'industria dell'intrattenimento, radicandosi nell'immaginario collettivo attraverso film, televisione e parchi a tema. Questo va ben oltre le tipiche relazioni pubbliche: rappresenta un'integrazione sistematica dei concetti spaziali nei media di intrattenimento. Gli astronauti dell'Apollo 11 hanno una stella sulla Hollywood Walk of Fame, un onore insolito per gli esploratori scientifici piuttosto che per gli artisti. Questo ci spinge a porre una domanda chiave: la NASA ha plasmato le nostre convinzioni sullo spazio attraverso la narrazione e le immagini tanto quanto attraverso la scienza? Questo spiegherebbe i continui e stretti rapporti della NASA con i registi e perché l'intrattenimento a tema spaziale rafforza costantemente narrazioni specifiche sulle nostre capacità e limitazioni cosmiche.

Una delle prove più strane proviene dalla conferenza stampa post-allunaggio. Al loro ritorno sulla Terra gli astronauti dell'Apollo 11 – Armstrong, Aldrin e Collins – parteciparono a quella che avrebbe dovuto essere una celebrazione trionfale del più grande successo esplorativo dell'umanità. Eppure il loro comportamento racconta una storia diversa. Gli astronauti appaiono stranamente cupi, quasi abbattuti, senza mostrare la naturale euforia che ci si aspetterebbe da uomini che hanno appena compiuto l'impossibile. Siedono rigidi, rispondendo alle domande con parole esitanti e attentamente misurate, spesso evitando il contatto visivo.

Questo comportamento diventa ancora più sorprendente se confrontato con quello di altri esploratori storici. Si pensi a Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay dopo la loro storica scalata dell'Everest. Nonostante la stanchezza fisica, i loro volti irradiano autentico orgoglio e gioia. Gli astronauti dell'Apollo, al contrario, si comportano come se fossero a un funerale piuttosto che a una celebrazione, sollevando interrogativi su quale peso psicologico potessero portare.

Alcuni ipotizzano che Stanley Kubrick abbia diretto le riprese dell'allunaggio. Il suo film, Shining, contiene numerosi e presunti riferimenti al programma Apollo, tra cui il ragazzino che indossa un maglione dell'Apollo 11, motivi dei tappeti che richiamano la disposizione della rampa di lancio dell'Apollo e le gemelle che rappresentano il programma spaziale Gemini.

Questa teoria sul coinvolgimento di Kubrick non è solo una speculazione su internet. In quella che pare proprio la testimonianza di un informatore, una fonte interna spiega con notevole nonchalance: “Stanley e gli altri hanno creato un filmato di backup dello sbarco sulla Luna, nel caso in cui avessimo fallito; così avremmo potuto dimostrare di esserci arrivati e di esserci riusciti”. La fonte prosegue riconoscendo che “molte delle immagini del nostro atterraggio sono state realizzate in studio” e che “abbiamo molte immagini false”. Forse la cosa più significativa è il riferimento al documentario Room 237, il quale analizza il film di Kubrick, Shining, come la sua confessione in codice sulle riprese dell'allunaggio, osservando che “le prove sono pressoché innegabili sul coinvolgimento di Kubrick”.

Il rapporto tra Kubrick e le immagini spaziali è più profondo di una semplice speculazione. Il suo capolavoro del 1968, 2001: Odissea nello spazio, ampiamente considerato la rappresentazione più realistica dei viaggi spaziali dell'epoca, è stato sviluppato con un ampio contributo di esperti aerospaziali e affiliati alla NASA. Solo un anno dopo, nel 1969, il mondo assistette all'allunaggio dell'Apollo 11, con immagini che alcuni osservatori hanno ritenuto sorprendentemente simili alle tecniche cinematografiche di Kubrick. Questa tempistica è particolarmente interessante se si considera che l'ultimo film di Kubrick, Eyes Wide Shut – un'opera che smaschera le società segrete d'élite – uscì il 16 luglio 1999, esattamente 30 anni dopo il lancio dell'Apollo 11. Kubrick morì improvvisamente prima dell'uscita del film, il che ha alimentato speculazioni sul fatto che la sua morte potesse essere collegata all'eccessiva rivelazione di interessi potenti attraverso la sua narrazione simbolica.

In particolare, il 16 luglio 1999 fu anche il giorno della morte di JFK Jr. – un'altra strana coincidenza che collega l'esplorazione spaziale, l'eredità presidenziale e le morti inaspettate.

Altri film hanno fatto esplicito riferimento alle cospirazioni sugli allunaggi, come il film di James Bond, Una cascata di diamanti, dove c'è una scena in cui Bond corre attraverso quello che sembra essere un set di allunaggio.

Più di recente Hollywood ha prodotto film sulla creazione di falsi allunaggi, suggerendo una forma di “soft disclosure” su ciò che è realmente accaduto. Il film del 2023, Fly Me to the Moon, con Scarlett Johansson e Channing Tatum, mostra la NASA che assume un direttore di marketing per inscenare un finto allunaggio come piano di riserva. La cosa notevole è che questa premessa fittizia si allinea perfettamente con le reali testimonianze di informatori provenienti dalla NASA, i quali hanno affermato di aver ricevuto istruzioni di creare filmati di riserva “nel caso in cui avessimo fallito” o “non fossimo mai andati sulla Luna”. Ancora una volta, Hollywood confeziona la verità come intrattenimento, permettendo al pubblico di digerire vere cospirazioni sotto la confortante etichetta di finzione.

Persino il personaggio per bambini, Buzz Lightyear, nel film Toy Story, sembra contenere un messaggio segreto. La battuta ricorrente secondo cui Buzz non è un vero space ranger, non sa volare e non è mai stato nello spazio assume un nuovo significato se vista attraverso la lente della cosiddetta “rivelazione del metodo”, un concetto che suggerisce che le verità nascoste vengono rivelate attraverso l'intrattenimento. L'immagine di Buzz Aldrin in persona con in mano un giocattolo di Buzz Lightyear aggiunge un ulteriore livello a questa rivelazione simbolica.

Anche le domande tecniche persistono: chi ha filmato i primi passi degli astronauti sulla Luna dall'esterno del modulo lunare? Come ha fatto una foglia d'acero ad apparire così vicina alla Luna?

Come ha potuto Richard Nixon chiamare gli astronauti da un telefono fisso nel 1969, quando ancora oggi perdiamo il segnale cellulare nelle aree remote?


Curiosità linguistiche

A volte il linguaggio offre spunti inaspettati. Cercando etimologia e significati in diverse lingue, ho scoperto che la parola ebraica “nasa” (נָשָׂא - Strong's Hebrew 5377) significa “ingannare” o “sviare”. La definizione completa tratta dal Lessico Ebraico di Strong recita: “Una radice primitiva; sviare, cioè ingannare (mentalmente), o sedurre (moralmente): ingannare, sedurre”. Si potrebbe liquidare questa affermazione come una coincidenza, ma il parallelismo linguistico è sorprendente.

Allo stesso modo il mio amico che cerca schemi nelle parole ha sottolineato che “NASA” contiene le stesse lettere di “Satan” meno la “T”, il che è reso ancora più intrigante dal fatto che la NASA abbia coniato il termine “T-meno” per i conti alla rovescia. Come prevedibile, i fact-checker si sono affrettati a smentire questa osservazione, insistendo sul fatto che non ci sia alcuna relazione – una risposta che, date le mie precedenti osservazioni sull'affidabilità dei fact-checker, non fa che stuzzicare ulteriormente la mia curiosità. Sebbene non affermi che questo gioco di parole dimostri qualcosa di definitivo, date le associazioni occulte già stabilite con i personaggi fondatori della NASA, questi parallelismi linguistici assumono un significato potenziale che va oltre la mera coincidenza.

Al di là di parole e simboli, dovremmo esaminare le prove visive effettive che la NASA ha presentato nel corso della sua storia. Si consideri, ad esempio, il filmato presumibilmente proveniente dallo “spazio” trasmesso al telegiornale della sera nel 1966. Per gli standard odierni, è comicamente poco convincente – sembra più qualcosa che uno studente di cinema potrebbe creare per un film di serie B con un budget di $50. Se la NASA presentasse lo stesso filmato oggi, la maggior parte degli spettatori lo deriderebbe ed etichetterebbe come un falso palese. La qualità primitiva e l'aspetto chiaramente inscenato sollevano una domanda che fa riflettere: se oggi possiamo facilmente riconoscere che tutto ciò è discutibile, cosa suggerisce questo riguardo al filmato che accettavamo senza riserve allora? E cosa potremmo accettare acriticamente oggi che le generazioni future troveranno altrettanto assurdo?

Sebbene le prove visive sollevino interrogativi su ciò che stessimo vedendo, la tempistica di quelle conquiste spaziali suggerisce che dovremmo anche considerare il motivo per cui le stavamo vedendo e a quali obiettivi più ampi potevano servire.


La correlazione con il denaro fiat

La tempistica dell'allunaggio assume un nuovo significato se vista attraverso la lente della politica monetaria. Solo due anni dopo la missione Apollo 11, nel 1971, gli Stati Uniti abbandonarono completamente il gold standard, inaugurando l'era della moneta fiat. Come sottolinea ICE-9 (a cui Lama attribuisce il merito del suo lavoro), questa transizione richiese un'operazione psicologica senza precedenti: “Se l'America può fare l'impossibile, allora tutti possono accettare denaro garantito dalla ‘piena fiducia e credito’ nell'America”.

Esaminando più da vicino questa cronologia, emerge una sequenza strategica di eventi:

• 1958: la NASA viene fondata, lo stesso anno in cui la CGI appare per la prima volta nei film;

• 1961: il Presidente Kennedy annuncia l'obiettivo di raggiungere la Luna;

• 1968: l'Apollo 8 testa con successo il razzo Saturn V (che Lama nota essere essenzialmente un sistema di lancio di un carico nucleare intercontinentale);

• Luglio 1969: l'allunaggio dell'Apollo 11 crea un impatto psicologico mondiale;

• Agosto 1971: il Presidente Nixon pone fine alla convertibilità del dollaro in oro.

Questa sequenza suggerisce una transizione attentamente orchestrata. Come osserva ICE-9 in una ricerca a cui Lama fa riferimento: “Mai nella storia umana il denaro è stato privo di valore intrinseco o non convertibile in denaro di valore intrinseco: un'impresa che fino a quel momento era considerata impossibile nella storia umana”. L'allunaggio ha fornito quella base psicologica, rendendo la popolazione ricettiva a un sistema economico che altrimenti sarebbe sembrato inverosimile.

Le conseguenze di questo cambiamento sarebbero state profonde: globalizzazione, finanziarizzazione dell'economia, inflazione e quello che Lama descrive come “impoverimento delle masse e guerre senza fine”. La possibilità di stampare moneta senza il vincolo della copertura in oro permise una spesa pubblica senza precedenti, in particolare per le operazioni militari, dando origine al moderno panorama geopolitico.

L'impatto psicologico dell'allunaggio potrebbe essere stato deliberatamente calcolato per affermare la supremazia tecnologica americana e, per estensione, giustificare la fiducia nel suo sistema finanziario, proprio mentre quel sistema subiva una trasformazione radicale che sarebbe stata altrimenti difficile da accettare per la popolazione.

Meryl Nass pone domande pertinenti: come hanno potuto i funzionari della NASA affermare di aver perso i piani per raggiungere la Luna? Perché gli astronauti erano così visibilmente a disagio durante la conferenza stampa? Perché non si vedevano stelle nelle fotografie? Queste domande evidenziano potenziali incongruenze che meritano una seria considerazione.


Conclusione

Come scrisse Shakespeare: “Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori”. Se si considerino queste osservazioni come prove convincenti, o semplici coincidenze, dipende in gran parte dalla propria disponibilità a mettere in discussione le narrazioni consolidate.

I Beatles (con il direttore d'orchestra immaginario Billy Shears della Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, che ammicca scherzosamente al Bardo stesso) forse lo hanno espresso meglio: “Vivere è facile ad occhi chiusi, fraintendendo tutto ciò che si vede”. Nell'esplorare queste domande, non pretendo di fornire risposte definitive, ma invito gli altri a esaminare le prove disponibili e a trarre le proprie conclusioni.

Per coloro che sono inclini a respingere queste osservazioni in toto, chiedo solo questo: cosa potremmo imparare se fossimo aperti a mettere in discussione anche le nostre convinzioni più care su scienza, spazio e conquiste umane? Come suggerisce la ricerca di Lama, le implicazioni si estendono ben oltre l'esplorazione spaziale, influenzando il nostro sistema economico, le strutture di potere globali e la realtà collettiva.

Se queste affermazioni vi sembrano eccessive, vi incoraggio a esaminare personalmente le immagini e i filmati. Ho raccolto le prove in un unico luogo non per convincervi di una particolare prospettiva, ma per invitarvi a mettere in discussione quella che vi è stata fornita. La vera domanda non è se la NASA occasionalmente inganni la popolazione, ma se la nostra intera concezione dell'esplorazione spaziale sia stata costruita su un fondamento di deliberato inganno.

Siamo stati addestrati a classificare determinati argomenti come “scienza consolidata” e “storia consolidata”, escludendoli dall'ambito della legittima indagine. Ma se la NASA, una delle nostre istituzioni più affidabili, è stata fondata da nazisti, occultisti e Walt Disney, ha falsificato il suo massimo successo e continua a fabbricare ad hoc immagini dello spazio, allora quali altre questioni “risolte” meritano un nuovo esame?

Questo schema di costruzione della realtà, in cui le narrazioni sostituiscono le verità osservabili, si estende ben oltre la NASA. Come ho documentato nella serie, Ingegnerizzare la realtà, gli stessi meccanismi che possono inventare un allunaggio possono manipolare le nostre percezioni in scienza, medicina, economia e storia.

Forse è ora di riaprire libri che pensavamo chiusi, riesaminare verità che credevamo consolidate e riconsiderare possibilità che ci erano state dette impossibili. Dopotutto, come ci ricorda la lapide di Werner von Braun, “i cieli” potrebbero essere più di quanto ci è stato fatto credere.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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