mercoledì 15 ottobre 2025

Lo smantellamento sistematico dello Stato amministrativo

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Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Jeffrey Tucker

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lo-smantellamento-sistematico-dello)

Nel 1883 quando fu approvato il Pendleton Act, il quale istituiva la pubblica amministrazione statunitense, non doveva sembrare un granché. Il presidente era il dimenticato Chester A. Arthur. La paura di essere assassinato come il suo predecessore, James Garfield, lo convinse a sostenere quella legge. Le ragioni per l'approvazione: lo stato ha bisogno di professionisti con competenze istituzionali. I tecnici stavano cambiando il mondo, quindi perché non anche lo stato?

Scienza e ingegneria andavano di moda – elettricità, ponti d'acciaio, comunicazioni telegrafiche, combustione interna, fotografia – quindi sicuramente gli affari pubblici necessitavano dello stesso livello di competenza. Chi poteva negare che la pubblica amministrazione potesse fare un lavoro migliore dei cugini e soci in affari dei politici di professione?

È così che tutto è iniziato. Quello che un tempo veniva chiamato governo del popolo, dal popolo e per il popolo, fu deriso come uno “spoil system” irrimediabilmente corrotto, un'espressione che rifletteva una linea di marketing geniale. Così fu rovesciato a favore di assunzioni “meritevoli” nell'esecutivo, uno staff non ancora permanente o numeroso, ma il proverbiale cammello ora aveva infilato il naso nella tenda.

Attraverso due guerre mondiali, la Grande depressione e poi la Guerra fredda, ciò che accadde fu qualcosa che i Padri Fondatori della Costituzione non avrebbero mai immaginato: enormi sistemi di governo, costituiti da gigantesche burocrazie gestite da dipendenti che non potevano essere licenziati. Spettava a loro applicarle le cose, ma in realtà hanno creato il quadro operativo per l'intera società civile.

Uno stato nello stato, con molti livelli, incluso ciò che era ed è classificato.

L'industria e i media da tempo si sono resi conto che la pubblica amministrazione è una fonte di informazione e di continuità istituzionale più affidabile rispetto ai rami eletti, o nominati, di un governo. Servire in essa è diventato un segno di credibilità nell'industria e quindi la porta girevole tra di loro ha continuato a girare. I ​​media e lo Stato profondo, compresi i suoi settori militare e di intelligence, hanno sviluppato un rapporto reciprocamente vantaggioso che ha aperto alla manipolazione dell'opinione pubblica.

L'aspetto migliore del nuovo sistema era che quasi nessuno nella vita pubblica lo capiva veramente. Agli studenti veniva insegnato che ci sono tre rami del governo, con pesi e contrappesi tra di essi. La vita pubblica è stata a lungo dominata dalle elezioni, con feroci battaglie ideologiche che alla fine sono diventate più simili a una facciata, i cui risultati non avevano molta importanza per gli affari pratici dello stato. Era l'illusione della democrazia.

Una volta svelato il meccanismo, e posta un'attenzione critica alla sua legittimità, il disfacimento era inevitabile. Il motivo è piuttosto ovvio: l'intera faccenda è incoerente con l'idea di un governo del popolo. I Padri Fondatori combatterono una guerra per rovesciare la burocrazia, non per istituirne un'altra. La Dichiarazione d'Indipendenza affermava chiaramente: è diritto di un popolo rovesciare qualsiasi governo e istituirne uno nuovo.

Quest'idea è il postulato più radicato nell'intera vita civica americana. Ha molta più legittimità nell'opinione pubblica delle rivendicazioni della pubblica amministrazione, o delle richieste che i suoi complotti e macchinazioni rimangano segreti al popolo.

Durante tutto il periodo delle conquiste amministrative dello stato, la Corte Suprema non è mai stata chiamata a pronunciarsi chiaramente sulla sua legittimità. Ci sono state piccole decisioni lungo il percorso che ne hanno consolidato il funzionamento, ma nulla che dicesse chiaramente: questo è o non è coerente con la legge che governa un popolo libero.

Quest'anno, e soprattutto perché l'amministrazione Trump ha deciso di mettere in discussione l'intero modello, il meccanismo ha iniziato a funzionare male e a sgretolarsi. C'è ancora molta strada da fare, ma finalmente abbiamo la risposta alla domanda sulla legittimità di questo quarto potere: non è legittimo, non lo è mai stato.

Il libro, Is the Administrative State Unlawful? (2014), di Phillip Hamburger ha gradualmente innescato un enorme dibattito letterario a favore e contro, oltre a un crescente esercito di podcaster che lo hanno capito nel corso degli eventi successivi. È stato un classico caso di presa di coscienza: una volta che si vede una cosa, non si può più non vederla.

Il confronto attivo è iniziato durante il primo mandato di Trump. Arrivò a Washington aspettandosi di essere il capo del potere esecutivo, probabilmente perché questo è ciò che la Costituzione stabilisce all'Articolo 2, Sezione 1. Scoprì rapidamente il contrario. Tutto ciò che voleva cambiare era stato dichiarato off-limits. Per quanto ne sapeva, l'intera città concordava sul fatto che l'incarico fosse puramente cerimoniale.

Questo non gli andava giù. La tradizione, tipica dello Stato profondo, di ignorare il presidente a meno che non lo infastidisse, irritava non poco Trump. Alla fine si stancò dei complotti, degli intrighi e dei tentativi di indebolire l'autorità presidenziale – che considerava simili a quelli di un amministratore delegato, ma nessun altro era d'accordo – e decise di fare un test: licenziò James Comey da capo dell'FBI. Washington andò fuori di testa.

La persona a cui toccò il compito di licenziarlo fu il giudice Rod Rosenstein, la cui sorella lavorava al CDC. Si trattava di Nancy Messionier, la quale convocò la prima conferenza stampa sulla questione di un nuovo virus proveniente dalla Cina che, a suo dire, avrebbe richiesto cambiamenti radicali nella vita americana. Il suo ruolo fu rivelato per la prima volta dal giornalista del New York Times, che in seguito affermò di essere stato ingannato.

Nessuno al CDC si prese la briga di verificare con Trump. Quando gli fu chiesto di firmare per i lockdown, un mese dopo l'annuncio iniziale del CDC, l'impresa era stata praticamente compiuta. Scelse di prendere il toro per le corna piuttosto che essere divorato vivo dai media generalisti, pronti a incolparlo di ogni morte. Trascorse gli otto mesi successivi a emanare proclami sui social media – inizialmente pessimi, poi sempre migliori – ma fu quasi completamente ignorato dallo Stato amministrativo che aveva scatenato.

Poco prima di lasciare l'incarico nel 2020, Trump emise un ordine esecutivo che avrebbe riclassificato una parte del personale pubblico come dipendente con mansioni soggette a licenziamento. Ogni sede che si occupava di affari federali fu colta da un'ondata di panico per le conseguenze che questo avrebbe avuto sul futuro del racket centenario che avevano gestito. L'ordine fu rapidamente revocato dal nuovo presidente al momento del giuramento, un'azione che ha dato il via alla grande battaglia del futuro: Washington contro il popolo.

Dopo quattro anni di esilio Trump e il suo team hanno pianificato la loro vendetta. Era chiaro a tutti che la questione era fondamentale. Avrebbe dovuto rischiare tutto sottoponendo la questione alla Corte Suprema. Lo ha fatto emanando un numero record di ordini esecutivi riguardanti il ​​ramo esecutivo, tutti presupponendo che potesse agire come un presidente.

Il team di Trump aveva previsto una raffica di cause legali seguite da ingiunzioni, molto simile a quanto accaduto nel 2019-2020. Questa volta avrebbe dato battaglia a livello giudiziario e avrebbe portato la questione in cima alla sua lista. È stata una scommessa rischiosa, ma ha pagato. Sapeva che la struttura dello status quo era completamente indifendibile da un punto di vista costituzionale.

Il colpo più recente allo Stato amministrativo tocca il cuore della questione. Nel caso Trump contro l'American Federation of Government Employees (8 luglio 2025), la Corte Suprema ha sostenuto il diritto del presidente di procedere a licenziamenti di massa di dipendenti federali. C'è stato un solo voto contrario da parte della giudice Ketanji Brown Jackson, la quale aveva annullato altri ordini di Trump quando era giudice distrettuale di Washington.

Il dissenso della Jackson cerca di dare un senso al quarto ramo del governo. “Secondo la nostra Costituzione, il Congresso ha il potere di istituire agenzie amministrative e di specificarne le funzioni”, ha scritto, “pertanto, nel corso dell'ultimo secolo, i presidenti che hanno tentato di riorganizzare il governo federale hanno prima ottenuto l'autorizzazione dal Congresso”. In mancanza di tale autorizzazione, ha affermato, la Corte dovrebbe abbracciare il “mantenimento dello status quo per ridurre i danni”.

“Questa azione esecutiva promette licenziamenti di massa, cancellazione diffusa di programmi sociali e servizi federali, e lo smantellamento di gran parte del governo federale così come lo ha creato il Congresso. Ciò che una persona (o un Presidente) potrebbe definire ingombrante burocrazia è la prospettiva di un agricoltore di ottenere un raccolto sano, la possibilità di un minatore di carbone di respirare senza problemi di polmonite, o l'opportunità di un bambino in età prescolare di apprendere in un ambiente sicuro”.

Eccoci qui: il cuore stesso della bestia della pianificazione centralizzata è a rischio. Almeno lei capisce la posta in gioco.

Quest'ultima sentenza – a cui probabilmente seguiranno molte altre – arriva sulla scia di una serie di decisioni simili, tra cui: Loper Bright Enterprises contro Raimondo (28 giugno 2024), che ha annullato la Deferenza Chevron (1986) riducendo l'autorità interpretativa delle agenzie governative e trasferendo il potere da queste ultime ad altri rami (rispettivamente giudiziario ed esecutivo); SEC contro Jarkesy (27 giugno 2024), che ha limitato l'uso di decisioni interne da parte delle agenzie governative rafforzando il controllo giudiziario; Corner Post, Inc. contro Federal Reserve (1° luglio 2024), che ha ampliato le possibilità di contestare vecchie normative; Ohio contro EPA (27 giugno 2024), che ha imposto una rigorosa conformità all'APA limitando l'eccesso di potere normativo; Garland contro Cargill (14 giugno 2024), che ha limitato le interpretazioni statutarie delle agenzie governative; Trump contro CASA (27 giugno 2025), che ha limitato le ingiunzioni a livello nazionale rafforzando l'azione esecutiva; City and County of San Francisco contro EPA (4 marzo 2025), che ha ridotto l'ambito normativo della stessa EPA.

Tutto questo è accaduto con una rapidità sorprendente: nel giro di un solo anno. Il regime durato cento anni è improvvisamente cambiato radicalmente per adattarsi a quanto progettato dai Padri Fondatori. Si tratta di un contro-colpo di stato contro la tirannia degli esperti e i sistemi di coercizione/controllo da loro attentamente costruiti. Anche se non ne sentiamo ancora gli effetti, il terreno ci è crollato sotto i piedi.

È un mito che i tribunali si limitino a esaminare la legge e a giudicare i casi in base al merito. Sono soggetti alle pressioni dell'opinione pubblica e si sono inchinati di fronte all'ethos del tempo. Quest'ultimo è cambiato, improvvisamente e drasticamente... perché?

Dal 2020 al 2023, con le ricadute che continuano ancora oggi, lo Stato amministrativo, che si era a lungo tenuto lontano dagli occhi della gente comune, ha insinuato profonde intrusioni negli affari privati ​​di ogni americano. Ha chiuso scuole, chiese e aziende; ha emesso ordini di restare a casa; ha sequestrato persone in strutture sanitarie, impedendo qualsiasi contatto con i familiari; ha poi imposto l'iniezione a moltitudini di persone con un vaccino sperimentale che non ha fatto altro che causare feriti e morti.

È una misura dell'arroganza e dell'egemonia di questa macchina burocratica – che si estende dalle agenzie governative alle aziende, dal mondo accademico al settore non-profit – il fatto che così tanti al suo interno credano di poterla fare franca con tutti questi oltraggi senza conseguenze. La rabbia pubblica è scoppiata, esprimendosi in ogni modo possibile e chiedendo un cambiamento. Quel cambiamento è iniziato: e ci sono le condizioni anche per uno molto più radicale, che potrebbe avvenire più in là nel tempo o forse prima.

Le intricate reti di influenza, corruzione, do ut des e furtivo saccheggio delle risorse e del potere del popolo si credevano invulnerabili, un po' come i governanti del vecchio impero sovietico nei mesi precedenti al suo crollo. Ogni vecchio regime si è creduto al sicuro fino al momento in cui i suoi leader hanno cercato rifugio e i suoi tirapiedi sono fuggiti sulle colline.

Con la risposta al Covid lo Stato amministrativo ha superato il limite, ha fatto il passo più lungo della gamba, ha tirato fuori il mattoncino Jenga sbagliato, o qualsiasi altro cliché si voglia scegliere. È stato l'evento scatenante, l'evento che ha smascherato il tutto. Viene in mente la guerra alla vodka di Mikhail Gorbaciov, che fece più della Glasnost o della Perestrojka per porre fine al regime e minare l'ultimo brandello di credibilità del governo del partito.

Per molti anni ci siamo chiesti come sarebbe stata la rivoluzione una volta tornati a casa. Ne abbiamo avuto un assaggio la scorsa settimana, quando le fotocamere degli iPhone hanno ripreso migliaia di dipendenti del Dipartimento di Stato mentre portavano i loro averi in scatole fuori dalle porte d'ingresso del palazzo che era stato a lungo la loro casa. Vivi secondo gli editti amministrativi; muori secondo gli stessi editti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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