giovedì 24 giugno 2021

Joker, individualismo e narrativa culturale

 

 

di Aaron Pomerantz

Joker di Todd Phillips ha ricevuto critiche controverse. Sebbene il film abbia vinto il Leone d'Oro come miglior film al Festival di Venezia, molti recensori lo hanno definito "pericoloso", temendo che il protagonista potesse ispirare persone disagiate affinché lo imitassero. Altri hanno condannato "l'atmosfera triste" del film e la sua "vacuità paralizzante", mentre altri ancora hanno visto un legame tra la rappresentazione del personaggio di Joaquin Phoenix ed il supporto al "risentimento contro il maschio bianco".

Se fossi uno psicologo clinico, la mia attenzione si focalizzerebbe sulla psicoanalisi della recitazione di Phoenix degna dell'Oscar. Tuttavia, come psicologo sociale, sono molto più interessato al commento di Joker sulla società stessa in quanto specchio del fenomeno della "massificazione dell'individuo". Quello che ho visto è stato un film in cui il male da temere è una società distrutta e frustrata che si aggrappa ad atti di violenza casuali, quasi senza scopo, e li usa come punto di partenza per la violenza di massa e la brutalità. Joker non è un film politico ma psicologico, che mostra i pericoli dell'azione di gruppo e il potere delle narrazioni di gruppo.


Società e violenza di massa in Joker

Gotham City in Joker è una società fondamentalmente distrutta. È interessante notare che la responsabilità di ciò non può essere affibbiata a nessuna classe o gruppo. Arthur Fleck è un fallito sotto ogni aspetto; viene aggredito e picchiato da una banda di ragazzini, brutalizzato da giovani banchieri, abbandonato in mezzo al degrado dal sistema pubblico dell'assistenza sanitaria e permanentemente deluso dalla sua stessa famiglia. Tuttavia ogni classe della società in Joker cerca di dare la colpa a qualcun altro: i ricchi denigrano la classe operaia, mentre la classe operaia disumanizza i ricchi. Un conduttore televisivo (interpretato da Robert De Niro) prende in giro senza pietà Arthur e tutte le classi partecipano a tale derisione.

Su questo palcoscenico, nel loro disperato bisogno di trovare qualcuno da incolpare, le masse di Gotham condannano "l'uno percento" e quando un Arthur disperato commette un omicidio la società eleva questo atto di violenza senza scopo in un atto di ribellione sociale. Nonostante non sappia nulla dell'omicidio, né i motivi, né le circostanze, né l'identità dell'autore, la popolazione di Gotham gli conferisce un significato condiviso e indossa maschere da clown per imitare Fleck, elevandolo ad eroe.

Al culmine del film, in cui Arthur appare per la prima volta come Joker e le orde di manifestanti sono già pronte alla rivolta, commette un altro omicidio senza scopo che scatena disordini. Nel film Arthur intende uccidersi in diretta televisiva, ma all'ultimo momento ci ripensa e in un uragano di rabbia incolpa le élite per lo stato in cui versa Gotham, rivendica gli omicidi precedenti e decide di commettere un ultimo atto di violenza insensato.


Massificazione dell'individuo e dinamiche di gruppo

Da un punto di vista psicologico, Joker è la rappresentazione più realistica e dannosa delle dinamiche di gruppo. Il Joker di Joaquin Phoenix è molto diverso dall'anarchico interpretato da Heath Ledger nel 2008 in The Dark Knight, o dal narcisista di Jack Nicholson in Batman del 1989. Non ha piani, motivi reali, nessun punto generale da mettere in evidenza; è tanto vittima delle circostanze quanto della sua rabbia.

A differenza di Ledger o Nicholson, il Joker di Phoenix non manipola né usa altre persone per raggiungere i suoi scopi, molto probabilmente perché lui stesso non ha praticamente obiettivi da raggiungere. È la società che lo rende quello che è, non nel modo in cui lo tratta (perché in questa rappresentazione di Gotham tutti sono con tutti) ma nel modo in cui mitizza le sue azioni prive di scopo.

La rappresentazione di questo processo è così in linea con la ricerca in campo psicologico che mi sono chiesto se Todd Phillips avesse consultato la letteratura sulla massificazione dell'individuo mentre stava girando il film. Mentre molti (specialmente in un'epoca in cui entrambe le parti dello spettro politico fanno appello al populismo) sembrano intenzionati a supporre che grandi gruppi di persone abbiano una sorta di elevatura morale superiore rispetto agli individui, la verità è che tali situazioni spesso generano azioni pericolose, persino violente.

La massificazione dell'individuo fa riferimento al fatto che le folle spesso assumono un'identità collettiva, disperdono la responsabilità individuale tra loro e sono disposte a commettere anche atti atroci. La massificazione dell'individuo è collegata a tutto, dalle rivolte di massa al linciaggio, ed è un potente monito contro l'idea che i numeri possano equivalere in qualche modo ad un'azione morale. Le identità collettive possono sfociare in ricordi ed interpretazioni di eventi che, a loro volta, creano una violenza orribile.

Questo è esattamente ciò che accade in Joker. Tutto ciò che Arthur Fleck fa è commettere omicidi senza scopo e dare sfogo ad una rabbia incoerente. Il vero cattivo del film è la società che si aggrappa a queste azioni e conferisce loro un significato inesistente per giustificare i propri crimini.


Analizzare Joker secondo la sfera politica di oggi

Le forze socio-psicologiche rappresentate in Joker sono tanto in gioco nella realtà quotidiana quanto nell'ambientazione immaginaria del film. Nella ricerca di uno scopo in un clima politico sempre più polarizzato e ostile, i gruppi si riuniscono e creano mostri. Gli assassini di massa come Che Guevara e Mao Zedong sono elogiati da molti a sinistra, la loro brutalità viene ignorata a favore delle virtù mitizzate del socialismo e del comunismo. Nel frattempo le stesse ideologie nazionaliste che hanno portato così spesso a tragedie in passato, sono lodate dalla destra. La revoca di un qualche diritto ed il risentimento stanno producendo folle violente, da Antifa ai "Proud Boys".

È questo fenomeno è magistralmente raffigurato in Joker, che sospetto sia alla base del disagio provato da molti dei suoi spettatori. Ci piacciono i cattivi semplici, quasi da cartone animato, che non ci costringono a fare alcuna auto-riflessione. Vogliamo cattivi il cui male possa permetterci di spazzare via i nostri avversari ideologici piuttosto che pensare al nostro comportamento immorale. Come le orde di Gotham, cerchiamo di maltrattare coloro che non sono d'accordo con noi, chiudendo un occhio sul comportamento dei nostri pari. Tali circostanze rendono ancor più probabili casi di violenza di massa e massificazione dell'individuo.

Joker non è quindi un film politico, ma psicologico: parla dei pericoli della massificazione dell'individuo. Abbiamo bisogno di tali esempi perché altrimenti li vedremmo sui titoli di giornale, dalle rivolte di Antifa a casi simili a quelli di Charlottesville. Pensando criticamente a film scomodi come Joker, possiamo vedere i pericoli non solo della retorica con cui non siamo d'accordo, ma anche di come le forze psicologiche apolitiche possano far sì che tutti noi ci trasformiamo nei clown senza volto del film.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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