mercoledì 9 giugno 2021

Una fiumana di cambiamenti

 

 

di Alasdair Macleod

Esiste una relazione consolidata tra obbligazioni e azioni che fornisce un quadro di riferimento per la performance futura degli asset finanziari. Sarebbe un errore ignorarla, soprattutto in vista dell'imminente rialzo dei tassi d'interesse globali.

L'inflazione dei prezzi sta ruggendo e finora le banche centrali l'hanno negato, ma è sempre più difficile vedere come i pianificatori monetari centrali possano estendere la soppressione dei tassi d'interesse ancora per molto. Ci può essere un solo risultato: i mercati, cioè i prezzi determinati da attori non statali, costringeranno le banche centrali a capitolare in estate.

Poco notato è il fatto che la Cina stia deliberatamente frenando la sua economia, cosa che influenzerà il dollaro a meno che gli Stati Uniti non lo difendano alzando i tassi d'interesse. Come parte della sua strategia, la Cina sta portando la guerra finanziaria con gli Stati Uniti nel mercato dei cambi.

I rendimenti obbligazionari saliranno, con i titoli del Tesoro USA a 10 anni che si lasceranno alle spalle il 2%. I mercati azionari percepiranno il pericolo e potrebbe risultare che maggio sarà stato il mese del picco nei valori degli asset finanziari.


Introduzione

Il 10 maggio, che finora ha segnato il punto più alto dell'indice S&P 500, può aver segnato l'inizio della discesa, ma è troppo presto per dirlo. Tuttavia sappiamo che a seguito della diluizione senza precedenti del potere d'acquisto delle principali valute sin da marzo 2020, i prezzi delle materie prime sono saliti in modo sostanziale, la logistica globale è bloccata ed i prezzi al consumo stanno salendo rapidamente ovunque, una combinazione di eventi che è destinata a portare ad un rialzo tassi d'interesse. Ma come accade di solito in tempi come questi, i banchieri centrali e coloro che sono bullish stanno desiderando che questa realtà scompaia.

Solo la scorsa settimana il Federal Reserve Board ci ha detto che: "La commissione cerca di raggiungere la massima occupazione e un'inflazione al 2% nel lungo periodo. Con l'inflazione che scorre costantemente al di sotto di questo obiettivo di lungo periodo, la commissione mirerà a raggiungere un'inflazione moderatamente superiore al 2% per un po' di tempo, in modo che sia mediamente del 2% nel tempo e le aspettative d'inflazione a lungo termine rimangano ben ancorate al 2%. La commissione si aspetta di mantenere un atteggiamento accomodante riguardo la politica monetaria fino a quando questi risultati non saranno raggiunti".

2%, 2% e 2%. Chiaramente i pianificatori monetari centrali più potenti del mondo sono volontariamente ciechi di fronte alla realtà. In un'intervista con Greg Hunter di USAWatchdog.com, John Williams di Shadowstats.com, che calcola l'IPC USA su base non aggiustata, ha stimato l'inflazione dei prezzi correnti oltre l'11%. Se i suoi numeri sono più vicini alla realtà, si sta addensando un enorme shock sui tassi d'interesse che probabilmente colpirà i mercati senza molto preavviso.

Le banche centrali sono sempre riluttanti a lasciar salire i tassi d'interesse e di conseguenza sono terribilmente spiazzate. Non menzionato nella dichiarazione della FED sopra c'è lo stimolo mensile da $120 miliardi che sta ancora gonfiando le bolle finanziarie e che sta alimentando ancora più inflazione nel sistema. Inoltre la FED non può smettere di inflazionare: a meno che la soppressione dei tassi d'interesse ed il QE non vengano abbandonati, il risultato certo sarà l'iperinflazione. Probabilmente il dollaro è già su quella strada e il suo potere d'acquisto è in fase di declino.

L'idea che mantenere lo stimolo monetario ed i tassi d'interesse a zero aiuti l'economia è una pazzia. La FED ha due obiettivi non scritti che prevalgono sull'economia: finanziare la spesa pubblica nel modo più economico possibile e mantenere gonfiata la bolla degli asset finanziari. Pertanto non può permettersi di considerare gli orrori di un rialzo dei tassi d'interesse e di ridurre il pompaggio mensile di denaro, il cui obiettivo è continuare a gonfiare bolle finanziarie. In queste circostanze i mercati stessi alla fine spezzeranno il controllo sui prezzi degli asset finanziari da parte delle agenzie governative.

Gli attori non statali includono investitori sia stranieri che nazionali e devono essere considerati separatamente perché le loro motivazioni sono diverse. Secondo le statistiche TIC del Tesoro degli Stati Uniti, la proprietà estera di asset finanziari e depositi bancari denominati in dollari ammonta a $30.000 miliardi e rappresenta una volta e mezza il PIL americano. Il settore privato da solo è di $22.000 miliardi. Se il trade weighted index del dollaro può essere una guida, agli occhi di questa classe di investitori il dollaro sta perdendo potere d'acquisto, non solo misurato rispetto alle materie prime industriali e alle materie prime in generale, ma anche rispetto alle valute rivali. Questo trend continuerà ancora di più quando gli stranieri inizieranno a liquidare sul serio gli asset finanziari denominati in dollari, comprese le azioni.

Finora, oltre alle materie prime, potrebbero non vedere una valuta alternativa che offra chiari vantaggi rispetto al dollaro, ma ciò cambierà con una prospettiva guidata dall'inflazione. Sta anche cambiando con la volontà cinese di limitare la creazione di credito, una politica monetaria in netto contrasto con quella dei governi occidentali.

Fu William Shakespeare ad inventare la frase "fiumana di cambiamenti" come sostituto dell'inversione di tendenza ne La tempesta. La battuta che seguì fu "in qualcosa di ricco e strano". Gli hodler di Bitcoin si identificheranno come strani molto probabilmente.


L'errore di stampare denaro per preservare la ricchezza

Il precedente su come distruggere una valuta fiat perseguendo politiche monetarie per gonfiare i valori degli asset ci è stato fornito da John Law, il proto-keynesiano che, nel 1720, tentò di sostenere la sua bolla Mississippi stampando moneta. Grazie al dominio del dollaro USA, la FED sta ripetendo la storia di Law su scala globale, apparentemente ignara delle conseguenze. Nel 1720 la compagnia di Law sopravvisse, anche se il prezzo delle azioni dell'impresa Mississippi crollò da un massimo di 12.000 livree a circa 3.000. Quello che non sopravvisse fu la moneta, il livre francese che in circa sei mesi dal picco della bolla divenne completamente senza valore. Sembrerebbe che la FED e altre banche centrali siano ora bloccate in una versione moderna e globale dell'esperienza di John Law.

Coloro che devono ancora capire perché i mercati e il dollaro sono destinati a cadere insieme dovrebbero considerare come si svilupperanno le cose da qui. Senza dubbio i mercati finanziari sono diventati sopravvalutati e il loro futuro sta diventando binario, ma entrambi i risultati sono negativi. Supponiamo che gli ottimisti abbiano ragione su una ripresa sostenibile post-lockdown. In tal caso i tassi d'interesse si "normalizzeranno", i rendimenti obbligazionari saliranno e le valutazioni azionarie saranno indebolite. Ogni mercato ribassista in un normale ciclo del credito si evolve da queste condizioni.

In alternativa, supponiamo che la ripresa post-lockdown sia ostacolata dall'aumento dei prezzi, la conseguenza della mancanza di produzione per soddisfare la spesa gonfiata con mezzi monetari e l'incapacità di correggere questo squilibrio con politiche produttive nel più grande disastro logistico globale mai registrato. A ciò si aggiunge una carenza di credito bancario per finanziare la produzione, perché le banche hanno esaurito la loro capacità di bilancio.

Entrambi i risultati vedranno un indebolimento dei valori finanziari, perché in comune portano ad una maggiore inflazione dei prezzi ed inevitabilmente a tassi d'interesse più alti. Ma la FED, la BCE, la BoJ e la BoE sono tutte impegnate a mantenere gonfiate le loro bolle obbligazionarie e azionarie. Il primo segnale di una crisi d'inflazione può sfociare in una sola risposta: iniettare ancora più denaro nei mercati finanziari per mantenerli a galla e per compensare un riluttante rialzo dei tassi d'interesse. Se le banche centrali non riusciranno ad aumentare il ritmo dell'inflazione monetaria mirata agli asset finanziari, i rendimenti obbligazionari ed i tassi d'interesse continueranno a salire e la bolla azionaria scoppierà. Senza altra scelta che continuare a sostenere i mercati e il loro effetto ricchezza, un aumento del tasso d'interesse naturale porterà semplicemente ad un'accelerazione dell'inflazione monetaria. Il fantasma del crollo di Wall Street del 1929-32 perseguiterà i pianificatori monetari centrali se non agiranno abbastanza rapidamente per fornire valuta extra.

Il fatto è che l'uso dell'inflazione monetaria per manipolare i mercati richiede un'accelerazione della svalutazione per mantenere viva l'illusione, ma nella migliore delle ipotesi il sacrificio della valuta ritarda solo temporaneamente le cose. Questo è ciò che elaborò nel 1719 Richard Cantillon, il banchiere franco-irlandese contemporaneo di John Law: il modo più sicuro per trarre profitto dall'implosione di una bolla non era quello di shortarla, ma shortare invece la valuta scoperta, cosa che fece a Londra e Amsterdam in cambio di metalli preziosi.

Oggi non ci sono valute alternative coperte dai metalli preziosi, il supporto per tutte è il dollaro USA, che affronta lo stesso destino della livrea di Law. Un'altra importante lezione dalla fallacia della "stampa di denaro per preservare la ricchezza gonfiando gli asset finanziari" è che non ci vuole una perdita incrementale e accelerata del potere d'acquisto attraverso una politica di svalutazione continua per indebolire la valuta, come invece supporrebbero i monetaristi. Il crollo delle valute fiat, piuttosto che essere alimentato dall'aumento dei prezzi di beni e servizi, è legato a quello degli asset finanziari. Invece di un processo evolutivo ha il potenziale per essere molto più improvviso, legato ad un travolgente crollo del mercato azionario.

Mentre gli eventi si svolgono contemporaneamente, è dopo una crisi finanziaria che i principali utilizzatori di una valuta al collasso subiscono tutti gli effetti. Non solo vedono aumentare i prezzi degli elementi essenziali, che potrebbero erroneamente attribuire alla precedente crisi finanziaria, ma salgono anche i tassi d'interesse. Gli economisti tradizionali diranno a tutti che tassi d'interesse più alti stanno riducendo la domanda e che senza ulteriori stimoli le imprese falliranno in numero ancora maggiore. L'inflazione risultante sarà solo temporanea a causa del calo della domanda e solleciteranno le autorità a mantenere e persino incrementare il tasso di creazione di moneta per rilanciare l'economia e impedire che entri in crisi.

Ciò che economisti, investitori e la persona comune non riescono a capire fino a quando non è troppo tardi è che il problema principale è uno: il crollo del potere d'acquisto di una valuta scoperta, fenomeno che richiede una soluzione completamente diversa.

Dopo che i detentori stranieri vendono, sono gli utenti effettivi di una valuta scoperta che pagano, gli ultimi a rendersi conto che essa è destinata a collassare completamente e che dovrebbero sbarazzarsene in cambio di qualsiasi altra cosa. Questo risultato finale è certo, finché la banca centrale continua con le sue politiche inflazionistiche.

È a questo punto che l'economia sperimenta un crack-up boom. Quando e se possono permetterselo, le persone comprano anche azioni ed immobili, semplicemente per uscire dalla valuta fiat. Ma entrambe queste classi di asset saranno sostanzialmente calate di valore se misurate in una valuta in rapido deprezzamento prima che questa condizione sia manifesta.


I tassi d'interesse stanno già salendo

Nella nostra analisi abbiamo identificato tassi d'interesse più alti come l'innesco che farà scoppiare la bolla degli asset finanziari. Mentre le banche centrali occidentali continuano a sopprimere i tassi d'interesse a brevissimo termine, nella misura in cui riflettono il costo del prestito essi stanno già salendo, come mostra il grafico dei titoli del Tesoro USA a 10 anni.

L'aumento iniziale dallo 0,48% a marzo 2020 non ha ancora frenato l'entusiasmo ai mercati azionari. Questo è un comportamento ciclico normale, perché i rendimenti obbligazionari di solito salgono durante l'ultima tappa di un mercato azionario bullish. E l'attuale e probabile tappa finale per l'aumento delle azioni statunitensi è iniziata solo pochi giorni dopo il rendimento più basso registrato il 9 marzo 2020.

La psicologia degli investimenti per le azioni diventa positiva in questi momenti. Un moderato aumento dei rendimenti obbligazionari è considerato una prova del miglioramento delle prospettive economiche e non un segnale di pericolo. Un istituto d'investimento che guarda all'indietro non teme ancora l'inflazione, che ingenuamente considera un semplice aumento dei prezzi. La partecipazione della popolazione aumenta nella certezza che il mercato è in rialzo e ciò si riflette nell'indebitamento per sfruttare i rendimenti rialzisti, la cui posizione attuale è mostrata nel seguente grafico.

Il grafico qui sopra è un riflesso allarmante della mentalità rialzista degli investitori, ma pochissimi vi prestano attenzione. Inoltre l'iniezione mensile di QE da parte della FED nei mercati finanziari dà a tutti un'enorme fiducia che continuerà.

È l'inversione di questa follia che alimenta sempre un successivo mercato ribassista. La causa è in bella vista: è in atto un secondo aumento dei rendimenti obbligazionari, alimentato dall'aumento dei prezzi dei beni. Ed è quasi sempre il secondo aumento dei rendimenti obbligazionari che innesca mercati ribassisti ciclici. Ma il mercato azionario statunitense non è il solo: dei loro $30.000 miliardi, gli stranieri hanno $10.700 miliardi investiti in azioni statunitensi. Tenendo presente i messaggi dei grafici precedenti, anche loro sono profondamente colpiti dal messaggio di quello successivo qui sotto.

Dalla fine di marzo 2020, quando il TWI del dollaro è sceso, i guadagni del 90% sull'indice S&P 500 sono stati compensati da un calo del 12,6% nel TWI. E alla luce delle politiche di spesa elevata del presidente Biden, il grafico suggerisce che gli investitori stranieri dovranno affrontare un'importante rottura al ribasso nel TWI e che l'aumento ciclico dei rendimenti obbligazionari che ne consegue inevitabilmente porterà ad una doppia perdita sulle loro partecipazioni delle azioni statunitensi. A meno che non si muovano rapidamente, gli stranieri potrebbero incappare in sonore perdite.

Il TWI del dollaro è fortemente ponderato a favore dell'euro, quindi anche le prospettive per quest'ultimo sono importanti. Nell'Eurozona la domanda dei consumatori sta crescendo al ritmo più veloce da prima della grande crisi finanziaria, senza una produzione sufficiente per rifornirla. Di conseguenza le prospettive d'inflazione dei prezzi sono pericolose almeno quanto per il dollaro. La differenza è che la BCE mantiene ancora un tasso sui depositi negativo, quindi i rendimenti obbligazionari ed i tassi d'interesse hanno una base più bassa da cui salire. È questa prospettiva che renderà sicuramente un dollaro sovra-posseduto vulnerabile ad un euro relativamente sotto-posseduto. Una situazione simile si verifica per lo yen giapponese.

Ma forse il tasso di cambio più importante sarà quello con lo yuan cinese. Lo scorso settembre la Cina ha avviato un progressivo giro di vite sull'eccesso di credito che continua ancora oggi. I pochi analisti occidentali che ne sono a conoscenza attribuiscono questa politica a fattori ciclici, un tentativo di prevenire il surriscaldamento dell'economia cinese dopo i primi stimoli. Sono anche consapevoli che una posizione monetaria più ristretta in Cina si rifletterà in uno yuan più forte, destabilizzando potenzialmente i tassi di cambio.

Inoltre ha anche senso che la Cina attiri flussi d'investimenti attualmente sovraesposti al dollaro, inviando un chiaro segnale che lo yuan è la valuta più forte. Sarebbe la risposta della Cina al tentativo americano di distruggere la rotta Hong Kong-Shanghai per gli investimenti interni. E priverebbe anche i mercati dei capitali statunitensi di fondi esteri, forzando un aumento anticipato dei tassi d'interesse del dollaro nel tentativo delle autorità statunitensi di prevenire un crollo del biglietto verde.

La conclusione può essere solo che il cambiamento epocale che sta per colpire i mercati dei capitali sarà sia ampiamente inaspettato che improvviso. Il suo grado di violenza finanziaria rifletterà la differenza accumulata tra la crescente manipolazione dei mercati da parte degli stati insieme alle illusioni economiche/monetarie. I tassi d'interesse non smetteranno di salire di pochi punti percentuali: prendendo come punto di partenza la stima di John Williams di un'inflazione dei prezzi all'11%, i mercati porteranno i tassi d'interesse verso livelli correlati. Prima di allora, fasce di imprese indebitate saranno minacciate di fallimento, cosa destinata a riflettersi nelle valutazioni del mercato azionario. Il mito di vecchia data secondo cui le azioni offrono protezione dall'inflazione verrà profondamente ridimensionato.


Il rapporto proprietà/patrimonio

Un'altra classe di asset che si ritiene offra protezione contro una valuta in declino è la proprietà immobiliare. Infatti vengono comunemente citati sia i terreni agricoli che gli immobili residenziali, ma possederli richiede risorse aggiuntive per garantire il loro continuo possesso attraverso una crisi inflazionistica. E le risorse necessarie dipenderanno a loro volta dalle caratteristiche e dalla durata dell'interruzione dell'attività economica.

Durante un normale ciclo del credito, nelle prime fasi dell'aumento dell'inflazione dei prezzi le azioni si dimostrano più sensibili alla minaccia di un aumento dei tassi d'interesse rispetto agli immobili residenziali. I singoli investitori tendono a credere che le azioni offrano poca o nessuna protezione contro una minaccia di inflazione, perché i rialzi dei tassi d'interesse da essa innescati sono ritenuti negativi per le prospettive aziendali, ma non abbastanza da indebolire i valori di asset non finanziari. Ci sono alcune eccezioni, come le azioni minerarie, ma per il resto questa affermazione è vera.

Di conseguenza le persone si rivolgono ad asset non finanziari per proteggersi dall'inflazione e la più importante di queste è la proprietà immobiliare: principalmente immobili residenziali e terreni agricoli. Inoltre ci sono vantaggi incoraggianti come l'assenza di imposte sulle plusvalenze per i proprietari di immobili residenziali; e gli acquirenti per la prima volta sono spesso sovvenzionati dallo stato.

La proprietà immobiliare residenziale è già esplosa sulla scia di tassi d'interesse molto bassi e un desiderio diffuso di uscire dalle principali conurbazioni, fenomeno innescato dai lockdown. In molte giurisdizioni il lavoro da casa per almeno una parte della settimana lavorativa è considerato il futuro, aumentando il tempo trascorso e quindi l'importanza relativa della propria casa. Per la classe media si accumulano fondi non spesi e dietro a tutto ciò c'è stato il prestito ipotecario alimentato dalla soppressione dei tassi d'interesse da parte della FED e dal QE.

Le prospettive per i mercati degli immobili residenziali cambiano quando i tassi sui mutui sono costretti a salire notevolmente, in linea con l'aumento dei tassi d'interesse. L'erosione del potere d'acquisto di una valuta, che alimenta l'aumento dei prezzi al consumo, spinge i tassi d'interesse più in alto di quanto la maggior parte dei mutuatari possa permettersi di pagare. Chi ha mutui a tasso fisso ottiene un po' di sollievo, ma i nuovi acquirenti sono scoraggiati. Inoltre l'inflazione mette in moto un trasferimento distruttivo di ricchezza dall'economia produttiva, impoverendo gli attori economici a vantaggio dello stato. Inevitabilmente la produzione ne soffre e la disoccupazione aumenta. Molti proprietari di case con mutui sono spinti in un patrimonio netto negativo e non possono più permettersi le rate del mutuo.

Questo ciclo è diverso in quanto la corsa agli immobili residenziali si è verificata prima che la minaccia dell'inflazione si fosse materializzata a sufficienza da indebolire i valori degli asset finanziari e non finanziari. È quindi probabile che il rialzo dei tassi d'interesse e degli oneri finanziari che possiamo aspettarci nei prossimi mesi indebolirà i prezzi degli immobili residenziali in concomitanza con la fine del mercato azionario bullish.

Ma fintanto che i proprietari di case possono pagare le rate del mutuo, riusciranno a superare la crisi inflazionistica. Se riescono a resistere, la loro situazione potrebbe essere salvata da un crollo quasi totale del potere d'acquisto della valuta fiat, eliminando gran parte o tutte le loro passività ipotecarie in termini reali. I mutui che hanno le risorse per mantenere i pagamenti eviteranno la crisi, mentre invece le perdite finiranno a carico di coloro che li forniscono e dei risparmiatori.

Solo allora la proprietà immobiliare residenziale darà il meglio di sé offrendo un grado di protezione contro un crollo monetario.


Il ruolo dei metalli preziosi

Abbiamo fatto riferimento alla saggezza di Richard Cantillon quando vendette la valuta scoperta di John Law a Londra e Amsterdam in cambio di alternative coperte, principalmente sterline e fiorini.

Per inciso, quando crollò l'impresa Mississippi, portando con sé la livrea, la South Sea Bubble subì lo stesso destino; ma lo scellino d'argento sopravvisse. Oggi non ci sono valute coperte da metalli preziosi; invece sono quasi tutte scoperte e il dollaro è al centro del nostro problema. Dove va il dollaro, dovremmo presumere che andranno tutte le altre valute.

Le banche centrali stanno pianificando le proprie valute digitali e l'intenzione è di usarle per accelerare ancora di più le loro politiche monetarie fallimentari. Fortunatamente è improbabile che le CBDC vedano la luce, data l'imminenza e la potenziale portata di una crisi finanziaria e monetaria.

E questo ci porta ai metalli preziosi come base di una futura moneta e come accaduto sempre nel corso della storia. L'oro è l'unico asset monetario posseduto dalla maggior parte delle banche centrali che non sia fiat: solo 24 su 130 banche centrali hanno dichiarato di non detenere oro o di non aver segnalato una partecipazione al FMI alla fine dello scorso anno. Dopo il fallimento del denaro fiat, l'unico modo in cui un banchiere centrale ed i suoi padroni politici possono essere pagati sarà con una valuta coperta. E anche in questo caso, a meno che ciò non venga eseguito correttamente, sarà probabilmente poco più di una soluzione temporanea.

Un errore spesso ostentato è che l'oro non abbia un tasso d'interesse, pertanto si dice che il rialzo dei tassi d'interesse penalizza i possessori di oro. Ma questo significa fraintendere il ruolo dei tassi d'interesse: essi compensano un prestatore che rinuncia al possesso del proprio denaro, compensano qualsiasi cambiamento previsto del potere d'acquisto durante la durata del prestito e compensano il rischio di essere un creditore. Con una valuta fiat, la cui svalutazione è ovvia per un prestatore, ci si può aspettare che la combinazione di questi fattori porti ad un tasso d'interesse alto, che, come detto in questo articolo, porterà a tassi d'interesse ancora più alti per impedire che gli stranieri vendano dollari.

Come le banconote fiat, l'oro fisico posseduto non ha tassi d'interesse, ma come denaro viene regolarmente prestato e scambiato. Questo non accadrebbe se l'oro non fosse denaro. Grazie alla sua stabilità innata, il tasso d'interesse dell'oro è basso ed il seguente grafico ne illustra il motivo.

Viene mostrato il prezzo mensile del rame misurato in dollari e oro sin dal 1990. Il rame è considerato dagli analisti delle materie prime come un riferimento per la domanda industriale di metalli, e quindi come un riflesso della domanda economica globale.

Negli ultimi tre decenni il prezzo in dollari del rame ha oscillato tra un minimo del 58% nel gennaio 1990 ed un massimo del 418% nel 2011, un livello che oggi stiamo vedendo di nuovo. Il valore medio su tutti i 31 anni è stato del 186% nel 1990.

Il prezzo del rame in oro è variato tra il 45% ed il 192%, arrivando oggi all'8% rispetto all'inizio del periodo. Il suo prezzo medio per tutti i 31 anni è aumentato dello 0,8% rispetto al prezzo del 1990, praticamente invariato.

Non solo l'oro è stato una forma di denaro molto più stabile negli ultimi trent'anni per gli utilizzatori di rame, ma si è dimostrato stabile per periodi molto più lunghi rispetto a qualsiasi cosa, dalle materie prime comuni ai prodotti finiti a bassa tecnologia. La stabilità dei prezzi è stata un importante motore della rivoluzione industriale, perché permise agli imprenditori di calcolare i costi di produzione ed i ritorni degli investimenti. L'investimento nella produzione tendeva anche a ridurre i prezzi al consumo, aumentando il tenore di vita.

Pertanto possiamo affermare inequivocabilmente, e senza dover approfondire la teoria monetaria, che solo l'oro può essere la base del futuro sistema monetario non fiat. I successi ed i fallimenti delle future valute coperte dall'oro non ci riguardano ancora: ci sono molte cose da fare prima di arrivarci. Il nostro interesse attuale è cercare protezione dalle follie accumulate dalle banche centrali e dalle loro politiche inflazionistiche. In questo senso l'oro rimane il nostro legame principale con un futuro post-crisi.

Deve essere il metallo fisico, perché qualsiasi altra cosa trasmette rischio di controparte, e questa è l'ultima cosa che vorreste in una crisi finanziaria. Quando l'importanza dell'oro verrà di nuovo compresa, c'è un rischio significativo di confisca da parte dello stato ed è qui che l'argento entra in scena. Le banche centrali non ne possiedono, o almeno nessuna di cui siamo a conoscenza, quindi nel caso in cui gli stati se la prendessero con l'oro, l'argento diventerebbe molto più prezioso.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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