martedì 23 novembre 2021

Resistere alla tirannia significa avere il coraggio di non conformarsi

 

 

di Barry Brownstein

Lo psicologo Roy Baumeister inizia il suo libro Evil: Inside Human Violence and Cruelty, con una proposta che sarà controintuitiva per molti: “Il male di solito entra nel mondo perché non riconosciuto, le persone gli aprono la porta e lo lasciano entrare. La maggior parte delle persone che perpetra il male non vede che quello che sta facendo è un male”.

Definire "pazzi" chi fa del male è un tentativo di assolvere sia loro che voi dalle proprie responsabilità. Baumeister osserva: "Le persone diventano estremamente turbate e abbandonano l'autocontrollo, con risultati violenti, ma questa non è follia". Se solo le persone "pazze" commettono atti "cattivi", potreste pensare che non sia necessario rafforzare i muscoli spirituali e morali. Potreste saltare la riflessione, lo studio e la pratica che costruiscono la forza spirituale e morale.

Poi Baumeister pone delle domande: “Obbedireste agli ordini di uccidere civili innocenti? Aiutereste a torturare qualcuno? Rimarreste a guardare passivamente mentre la polizia trascina i vostri vicini nei campi di concentramento? La maggior parte delle persone dice di no. Ma quando tali eventi accadono la realtà è molto diversa". Oggi obbedireste all'ordine di sparare su persone che si rifiutano di rispettare gli obblighi sanitari?

In uno dei libri più istruttivi sulla Germania nazista, Ordinary Men: Reserve Police Battalion 101 and the Final Solution in Poland, lo storico Christopher Browning esplora il motivo per cui la maggior parte delle persone dice di sì e commette atti atroci anche quando gli viene data la possibilità di dire di no.

Gli uomini del Battaglione 101 non erano assassini psicopatici appositamente selezionati. Inizialmente il battaglione fu istituito per imporre il dominio nazista nella Polonia occupata. Alla fine la loro missione cambiò, portandoli ad essere gli assassini genocidi degli ebrei che erano stati accusati di rastrellare. Browning spiega: "La maggior parte degli assassini non furono appositamente selezionati ma estratti a caso da uno spaccato della società tedesca, e non uccisero perché costretti dalla minaccia di una punizione terribile per il rifiuto: perlopiù erano poliziotti di riserva di mezza età". La battaglia non aveva portato questi uomini alla depravazione, "non erano stati colpiti né avevano perso compagni".

Browning esplora una delle loro prime azioni omicide: "Sparare a circa 1.500 ebrei nel villaggio polacco di Józefów nell'estate del 1942". Il maggiore Wilhelm Trapp si rivolse ai suoi uomini prima dell'inizio della sparatoria: “Pallido e nervoso, con la voce soffocata e le lacrime agli occhi, Trapp faceva fatica a controllarsi mentre parlava. Il battaglione, disse lamentoso, doveva svolgere un compito spaventosamente spiacevole. Questo incarico non era di suo gradimento; anzi, era altamente deplorevole, ma gli ordini venivano dalle più alte autorità".

Trapp fornì una "giustificazione" per l'imminente massacro: gli ebrei stavano danneggiando la Germania e minacciando le truppe tedesche. Ma poi "fece un'offerta straordinaria: se qualcuno degli uomini più anziani tra loro non si sentiva all'altezza del compito che gli stava davanti, poteva farsi da parte". Il compito, sottolineò Trapp, era l'uccisione immediata di tutte le donne, i bambini e gli anziani.

Solo dodici dei circa 500 del battaglione inizialmente accettarono l'offerta di Trapp. Browning stima che "dal 10 al 20 percento di coloro assegnati ai plotoni di esecuzione" si fecero da parte "o chiesero di essere congedati dai plotoni di esecuzione una volta iniziato il massacro". Eppure, per la maggior parte della polizia, uccidere divenne una seconda natura: "Molti poliziotti di riserva che erano inorriditi nei boschi fuori Józefów [...] in seguito divennero volontari occasionali per numerosi plotoni di esecuzione e 'caccia agli ebrei'".

La ricerca di Browning fornisce approfondimenti sulle mentalità che alimentò l'obbedienza: "Chi avrebbe 'osato', diachiarò con enfasi un poliziotto, 'perdere la faccia' davanti alle truppe riunite?". Un altro disse: "Nessuno vuole essere considerato un codardo".

Non tutti coloro che eseguivano gli ordini mancavano di coscienza morale: "Un altro poliziotto, più consapevole di ciò che richiedeva veramente coraggio, disse: 'Sono stato codardo'".

Alcuni razionalizzarono le loro atrocità: “Per me era possibile sparare solo ai bambini. Chi mi stava vicino sparava alla madre e io sparavo al bambino che le apparteneva, perché ritenevo che dopotutto senza sua madre il bambino non poteva più vivere”.

Per sfuggire alla colpa morale, altri misero la scusa di quale differenza avrebbero potuto fare: "Senza di me [sparare], gli ebrei non sarebbero comunque sfuggiti al loro destino". Quanti imprenditori dicono oggi, che differenza posso fare? Se non licenzio i non vaccinati, lo farà qualcun altro.

Browning continua: “La preoccupazione degli uomini per la loro posizione agli occhi dei loro compagni non era accompagnata da alcun senso di legame umano con le loro vittime. Gli ebrei si trovavano al di fuori della loro cerchia di obblighi e responsabilità umane”. Oggi gli amministratori ospedalieri stanno licenziando i lavoratori con una robusta immunità naturale i quali hanno servito fedelmente durante la pandemia però rifiutano il vaccino. Come gli uomini del battaglione, questi amministratori stanno solo eseguendo gli ordini.

Cosa sarebbe successo quel terribile giorno del 1942 se più poliziotti avessero riconosciuto l'umanità dell'“altro” e avessero avuto il coraggio di non conformarsi? Oggi cosa accadrebbe se più aziende, come In-N-Out Burger, si rifiutassero di obbedire ai diktat dello stato? A ottobre Stephen Davis, un capo del battaglione dei vigili del fuoco della Florida, "è stato licenziato per essersi rifiutato di sanzionare i dipendenti del dipartimento indicati come non vaccinati". Cosa accadrebbe se più manager avessero il coraggio di Davis? Senza obbedienza, la tirannia fallisce.

In questo periodo possiamo apprendere importanti lezioni dal libro di Browning su come trattiamo le persone che fanno scelte diverse dalle nostre. Possiamo notare quando non riusciamo a vedere l'umanità negli altri; possiamo diventare consapevoli quando giustifichiamo una mentalità noi contro loro; possiamo mettere in discussione le nostre percezioni. Aspettare che Biden o Fauci cambino per primi significa ignorare il nostro potere di scelta.


Lezioni apprese

Browning riflette sulle azioni del Battaglione 101 e chiede: "Se l'obbedienza agli ordini per paura di una punizione terribile non è una spiegazione valida, che dire della cosiddetta 'obbedienza all'autorità' nel senso più generale usato da Stanley Milgram?"

Browning si chiede se esista “una 'tendenza comportamentale profondamente radicata' a conformarsi alle direttive di coloro che si trovano gerarchicamente in alto, fino al punto da compiere azioni ripugnanti in violazione delle norme morali 'universalmente accettate'”.

Le nozioni di "lealtà, dovere, disciplina", che richiedono prestazioni competenti agli occhi dell'autorità, diventano imperativi morali che prevalgono su qualsiasi identificazione con la vittima. Gli individui normali entrano in uno "stato agente" in cui sono lo strumento della volontà di un altro. In tale stato, non si sentono più personalmente responsabili del contenuto delle loro azioni, ma solo di quanto bene si comportano.

Browning continua: “Milgram faceva riferimento diretto alle somiglianze tra il comportamento umano nei suoi esperimenti e sotto il regime nazista. Concluse: 'Gli uomini sono portati ad uccidere con poca difficoltà'”.

È importante sottolineare che "lo stesso Milgram nota che le persone invocano molto più frequentemente l'autorità che il conformismo per spiegare il loro comportamento, poiché solo il primo sembra assolverli dalla responsabilità personale". Tuttavia nel caso del Battaglione 101: "Molti poliziotti hanno ammesso di aver risposto alle pressioni del conformismo – come sarebbero stati visti agli occhi dei loro compagni? – non all'autorità". Sulla base della sua ricerca, Browning conclude: "A Józefów la conformità assunse un ruolo più centrale rispetto all'autorità".

La Covidiocrazia esige che tutti ci conformiamo e svergogna coloro che fanno scelte diverse. Browning spiega i pericoli insiti in una cultura della vergogna: “La cultura della vergogna, facendo del conformismo una virtù primaria, spinse i tedeschi in uniforme a commettere crimini terribili piuttosto che subire lo stigma della codardia, della debolezza e della 'morte sociale' per isolamento ed alienazione rispetto ai loro compagni”.

La segregazione degli ebrei era un fattore che spronava ad azioni malvagie. Browning sottolinea il pervasivo bando degli ebrei dalla società tedesca “e la conseguente esclusione delle vittime ebree da qualsiasi terreno comune con i perpetratori rese ancora più facile per la maggior parte dei poliziotti conformarsi alle norme della loro comunità (il battaglione) e la loro società in generale (la Germania nazista)”.

Per alcuni poliziotti che non spararono, i legami commerciali modellarono la loro visione degli esseri umani. Uno affermò: “Attraverso la mia esperienza aziendale, soprattutto perché estesa all'estero, avevo acquisito una visione migliore delle cose. Inoltre attraverso le mie precedenti attività commerciali conoscevo già molti ebrei”.

Lo psicologo di Harvard, Gordon Allport, sviluppò la sua famosa ipotesi di contatto negli anni '40: "L'aumento dell'esposizione ai membri del gruppo esterno migliorerà gli atteggiamenti verso quel gruppo e diminuirà i pregiudizi e gli stereotipi". I legami commerciali uniscono le persone.

Oggi i politici fanno gli straordinari demonizzando, deridendo e punendo i "membri fuori dal gruppo" che non obbediscono ai loro dettami.


Una storia di anticonformismo

Di recente Tim, un lettore e imprenditore della Nuova Zelanda, mi ha inviato la sua testimonianza in un'e-mail:

Cinquant'anni fa, da bambino, andavo alla Ranui Primary School nella periferia di Auckland. C'erano due ragazzi Māori di 9 anni nella mia classe. A volte durante il giorno si scambiavano brevi commenti in Māori.

Se l'insegnante li avesse sentiti, avrebbe tenuto tutta la classe in punizione dopo la scuola per 15-30 minuti. Era una cosa che odiavo, perché uno dei ragazzi era mio amico e mio compagno di giochi abituale dopo la scuola. L'altro, anche lui tornava a casa da scuola con me, ed erano entrambi miei amici.

Ma la maggior parte della classe li incolpava perché tutti avrebbero potuto essere rinchiusi dopo la scuola. Alla maggior parte dei ragazzi non piacevano e li bullizzavano.

Io proprio non ce la facevo; non riuscivo a ritenerli antipatici perché erano miei amici. Forse già allora potevo vedere cosa stava facendo il nostro maestro: stava usando il resto della classe come un'arma contro quei due ragazzi incoraggiando atteggiamenti dispettosi e discriminatori nei loro confronti.

La scelta di Tim di non conformarsi alla pressione sociale fece la differenza per i suoi amici Māori. La capacità di Tim di vedere l'umanità negli altri lo ha aiutato a diventare un imprenditore di successo? Dopotutto, gli imprenditori hanno successo quando aiutano a soddisfare i bisogni degli altri.

Tim ha continuato:

Oggi, 50 anni dopo, mi sento di nuovo nello stesso modo in cui mi sentivo nella mia classe della scuola elementare Ranui. L'insegnante ci sta dicendo che continueremo ad essere rinchiusi fino a quando il 90% (o qualsiasi altro numero) del Paese non sarà vaccinato. E poi ci viene detto che la colpa è del 20% (circa) che finora ha scelto di non accettare di farsi siringare.

Come Paese siamo tutti incoraggiati ad incolpare e odiare chiunque abbia deciso di non vaccinarsi.

Indipendentemente dal mio stato di vaccinazione, ho amici e familiari che mi rifiuto di odiare o incolpare.

Do la colpa esattamente a chi appartiene: all'insegnante di scuola elementare per le nostre punizioni, non ai miei due amici d'infanzia; al nostro Primo Ministro per le sue regole di lockdown, non ai miei amici e famigliari che hanno scelto di rifiutare un'iniezione di cui non si fidano, a torto o a ragione.

Siate come Tim, siate come il 10-20% del Battaglione 101 che non si conformò. Il nostro disprezzo dovrebbe essere verso coloro che pretendono la nostra obbedienza e dividono l'America in un gruppo interno ed uno esterno. Diventate più consapevoli quando permettete al vostro pensiero di essere dirottato dalla propaganda.

Molti nel battaglione non capirono i loro crimini fino a decenni dopo la fine della guerra. Non aspettate di riflettere finché il futuro non scriverà un libro su come avete sostenuto la tirannia anteponendo la conformità ai diritti umani.

Oggi Charles Eisenstein dice: “Molte persone si fidano delle autorità e rispettano volentieri le loro regole. Non affrontano alcun dilemma, nessun momento iniziatico, nessun punto di scelta che si autodefinisce e crea il mondo, non ancora”.

Conformarsi, mancare di coraggio, non vi risparmierà dalle scelte che la vita vi richiederà. Eisenstein ci mette alla prova: “Mentre le narrazioni delle autorità si trasformano in assurdità e le loro regole in oppressione, sempre più di noi affrontano questa scelta: [...] fare ciò che sapete essere giusto, o cedere alla pressione consolandosi con le parole 'non ho scelta'?"

Abbiamo tutti la responsabilità personale di preservare la libertà. Il prezzo per abdicare alla nostra responsabilità è alto. Come afferma Browning, i tedeschi hanno pagato un prezzo alto tra il 1933 e il 1945 per "aver riposto fiducia acritica nella 'ferma leadership' di un'autorità politica apparentemente ben intenzionata".


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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