venerdì 15 luglio 2022

Il prodotto civetta dell'interventismo: (presunta) stabilità economica, sociale e commerciale

 

 

di Francesco Simoncelli

È conoscenza popolare che il ruolo delle autorità centrali debba essere quello di rendere l'economia il più stabile possibile, ovvero, un'assenza di fluttuazioni eccessive. Secondo  questo modo di pensare, un ambiente economico stabile in termini d'inflazione dei prezzi stabile e crescita della produzione funge da cuscinetto contro vari shock, oltre a facilitare la vita delle aziende. Attraverso vari metodi quantitativi, i banchieri centrali hanno stabilito che bisogna mantenere l'inflazione dei prezzi al 2% e qualsiasi deviazione da tale cifra costituisce una deviazione dalla stabilità dei prezzi. Come ha ribadito anche il mese scorso la Lagarde, il ruolo attivo delle banche centrali nella ricerca della stabilità è imprescindibile. Ovviamente questa è una contraddizione in termini, poiché qualsiasi tentativo di manipolare il cosiddetto livello dei prezzi implica un'interferenza con i mercati e quindi porta a falsi segnali. La verità è che manipolare i tassi d'interesse, mediante il pompaggio monetario, non rafforza i fondamentali economici, ma al contrario, si peggiorano le cose.

Se immaginiamo, a parità di condizioni, che il cosiddetto livello dei prezzi inizia a deviare dall'obbiettivo ufficiale dichiarato, l'intervento della banca centrale è una risultante scontata e quindi inizia a stampare denaro che poi finisce nel sistema bancario. Anche se tale intervento porta infine a una stabilizzazione dei prezzi, il problema di base rimane: il pompaggio monetario mette in moto una deviazione di ricchezza reale da chi la crea a chi la spreca. Ciò che non si vede, perché è impossibile calcolarlo ex ante, è l'indebolimento del processo di creazione della ricchezza reale e il conseguente impoverimento economico. Le fluttuazioni nella crescita dell'offerta di denaro sono importanti, perché sono esattamente queste che mettono in moto il ciclo boom/bust, indipendentemente dal fatto che il livello dei prezzi sia stabile o meno.

Sebbene sia molto probabile che gonfiare l'offerta di denaro abbia come risultato aumenti generali dei prezzi, non sempre è così. I prezzi sono determinati da fattori reali oltre che monetari, di conseguenza può accadere che se i fattori reali spingono le cose in una direzione opposta ai fattori monetari, non potrebbe verificarsi alcuna variazione visibile dei prezzi. Chiaramente se dovessimo prestare attenzione al cosiddetto livello dei prezzi e ignorare i cambiamenti nell'offerta di denaro, giungeremmo a conclusioni fuorvianti sull'economia. Alla base delle politiche di stabilizzazione dei prezzi c'è l'idea che il denaro sia neutrale: le variazioni monetarie hanno solo un effetto sul livello generale dei prezzi, senza averne sui prezzi relativi di beni e servizi (se ad esempio il rapporto di prezzo tra mele e pere è 2:1, e questo a sua volta significa un tasso di cambio di €2 e €1, un aumento dell'offerta di denaro che ne va a dimezzare il potere d'acquisto avrebbe come effetto un raddoppio dei prezzi generali, ovvero €4 e €2, e non un cambiamento nel rapporto di prezzo relativo tra mele e pere).

Cosa non si vede? Quando l'offerta di denaro subisce variazioni artificiali, l'Effetto Cantillon risultante fa sì che ci siano sempre primi destinatari che ne beneficiano. Questi attori di mercato, con più soldi a loro disposizione, possono acquistare una quantità maggiore di beni mentre i prezzi sono ancora invariati; man mano che poi questo denaro circola, i prezzi di beni/servizi iniziano a salire. I destinatari ultimi delle iniezioni artificiali di denaro ne beneficiano in misura minore, o potrebbero persino scoprire che la maggior parte dei prezzi è aumentata così tanto che ora possono permettersi meno beni/servizi. In sostanza, l'aumento dell'offerta di denaro porta a una ridistribuzione della ricchezza. Questo spostamento va ad alterare la domanda di beni/servizi da parte dei singoli attori di mercati e, a sua volta, ne altera i prezzi relativi. I cambiamenti nell'offerta di denaro, quindi, non possono essere affatto neutrali. Come scrive Rothbard nel Capitolo 11 di Man, Economy, and State (p. 849):

Poiché il valore di scambio generale, o PPM (potere d'acquisto del denaro), del denaro non può essere definito quantitativamente e isolato in nessuna situazione storica, e le sue variazioni non possono essere definite o misurate, è ovvio che non può essere mantenuto stabile. Se non sappiamo cos'è una cosa, non possiamo agire per mantenerla costante.

Avendo concluso che i cambiamenti nell'offerta di denaro non sono neutri, ciò significa che gli interventi della banca centrale manomettono i prezzi relativi, cosa che porta a una allocazione inefficiente delle risorse scarse: sovrapproduzione di alcuni beni e sottoproduzione di altri. Inutile dire, quindi, che ciò che conta per la prosperità economica non è la stabilità dei prezzi, bensì le libere fluttuazioni dei prezzi relativi. Ciò a sua volta consentirà alle aziende di rispettare i desideri dei consumatori, ovvero consentirà un'allocazione efficiente delle risorse scarse.

In sintesi, le politiche monetarie che mirano a stabilizzare il livello dei prezzi in realtà indeboliscono il funzionamento stesso dell'economia di mercato. In tal senso l'ex-Unione Sovietica non ebbe inflazione in termini di prezzi di beni/servizi, perché il meccanismo era mantenuto stabile per decreto statale; gli effetti collaterali, se così vogliamo chiamarli, furono carenze persistenti e standard di vita molto bassi.


INSTABILITÀ GENERALE

La questione del fallimento dei piani dei pianificatori centrali è una realtà che si ripresenta ormai da tempo immemorabile: hanno detto che avrebbero soppresso un virus, ma tutti l'hanno preso; hanno detto che avrebbero stampato e speso denaro e saremmo usciti dalla crisi, ma ora abbiamo inflazione più recessione; hanno detto che avrebbero minimizzato la carneficina sociale ed economica, invece è dilagata. Gli imprenditori in un libero mercato accolgono il fallimento come un modo per imparare dai propri errori e migliorare; i pianificatori centrali accolgono il fallimento come un modo per perseverare negli errori. Uno degli esempi più recenti è la cosiddetta green energy: l'ennesimo piano nato dalla presunzione di conoscenza di questa gente è sull'orlo del completo fallimento, fino al punto di causare blackout in serie pur di portarlo avanti. L'energia verde sta diventando non energia, zero emissioni equivale a zero energia. Senza contare che tutti i problemi passati adesso si stanno unendo in un singolo e gigantesco punto di deflagrazione, gonfiato in modo abnorme da irresponsabilità fiscale/monetaria, elevata inflazione dei prezzi, caos nelle supply chain, protezionismo commerciale, de-globalizzazione (BRICS & Occidente), dazi, ecc.

Quanto è grave la situazione? Molto, soprattutto se si considera che i pianificatori centrali quando le cose vanno male sono i primi a non prendersene la responsabilità. Invece mentono... spudoratamente. Un nuovo sondaggio negli USA, ad esempio, mostra che gran parte degli americani ha un secondo e un terzo lavoro solo per stare al passo con l'inflazione dei prezzi; un sondaggio di JPMorgan tra gli imprenditori medio/piccoli mostra un livello di pessimismo senza precedenti nei confronti del futuro. Ma la gravità dei tempi attuali è inchiodata dal seguente grafico che mostra il reddito delle famiglie in calo e un servizio del debito in aumento, sottolineando l'entità dell'impoverimento in atto.

Il secondo grafico, invece, mostra il livello dei depositi bancari americani. Dopo un'impennata innaturale sulla scia dei lockdown del 2020, le persone che credevano di essere diventate "ricche" grazie allo stimolo fiscale e sono uscite dalla forza lavoro hanno progressivamente intaccato le riserve messe da parte in una spirale inflazionistica sempre più profonda. Come ho già avuto modo di scrivere, È a dir poco esilarante assistere ad accademici e professori universitari che si lanciano in improbabili difese del denaro flessibile (fiat) affermando che grazie alla possibilità di aumentare la liquidità all'interno delle tubature finanziarie la vasca da bagno kaynesiana del PIL straborderà piena occupazione e prosperità per tutti. Il mondo, sin dagli anni '90, è cambiato: non è più l'economia che guida gli asset finanziari, ma viceversa. Soprattutto da quando sono state gonfiate le riserve in eccesso dal 2009 in poi per salvare il comparto bancario commerciale e permettere a quest'ultimo di piramidare su di esse la Everything Bubble. Questa mossa ha fatto aumentare la ricchezza netta personale in percentuale del PIL, la quale è schizzata oltre il 600% negli Stati Uniti. Ora che le banche centrali, FED in testa, vogliono in qualche modo sgonfiare il loro bilancio non ci sarà Curva di Phillips che tenga: inflazione e disoccupazione saliranno a braccetto. Lo stesso vale per la BCE e i titoli obbligazionari IG che ha allegramente spazzolato negli ultimi anni. La liquidità a profusione del sistema bancario centrale è la causa principale del dissesto economico incalzante.

È fondamentale ricordare che la crescita economica o la recessione, nell'attuale ambiente economico, non sono altro che cambiamenti nel credito bancario. Parte di tal credito viene impiegato in elementi non inclusi nel conteggio del PIL, come la negoziazione di asset finanziari, ciononostante una recessione è semplicemente una contrazione del credito bancario ritirato da quelle attività inserite nel PIL (supponendo che la banca centrale non riduca la sua emissione di banconote). Che la crescita e la recessione, come comunemente intese, siano misure del progresso o della regressione economica, è solo un presupposto per inferire che il credito sia sempre utilizzato in modo produttivo, il che è ovviamente falso. L'economia statunitense è diventata sempre più finanziarizzata da quando il Glass-Steagall Act è stato eroso e poi abrogato nel 1999, quindi il calo del credito a margine per la speculazione finanziaria è un segnale anticipatore di recessione. Senza contare, poi, lo shadow banking, le posizioni finanziate a leva dagli hedge fund da cui dipendono pile e pile di derivati e gli stessi trading desk delle grandi banche commerciali.

E, dulcis in fundo, dato il balzo nel credito circolante dovuto ai lockdown, le banche dovranno vedersela anche con un aumento del rischio di prestiti deteriorati.

L'unica domanda è fino a che punto dobbiamo tornare indietro nel tempo per vedere dove sono iniziati i problemi. Come ho avuto modo di scrivere più volte è il 2008. Invece di lasciare che la correzione facesse il suo corso, il sistema bancario centrale ha acquistato crediti inesigibili e ha sostenuto artificialmente attività che sarebbero dovute andare in bancarotta e quindi rilasciare energie che sarebbero state messe a miglior uso da attività neonate. Sulla scia dei quantitative easing io e molti altri scrittori Austriaci prevedevano un terribile esito inflazionistico, non è successo principalmente a causa del "trucco" di Bernanke: ha pagato gli istituti finanziari beneficianti affinché conservassero il denaro creato ex novo presso il sistema bancario centrale piuttosto che prestarlo.

La sfortunata conseguenza di quel “successo” è stata portare un'intera generazione di economisti a credere che non vi fosse alcun collegamento tra l'offerta di denaro e il tasso d'inflazione. Sono arrivati a credere che, fintanto che la crescita economica fosse stata in linea con l'obiettivo del sistema bancario centrale, i mercati avrebbero potuto assorbire qualsiasi quantità di denaro. Una presunzione altamente pericolosa, fatale come direbbe Hayek, ma è tipico dei nostri tempi a quanto pare, in cui le menti di alto livello sono capaci di credere praticamente a qualsiasi baggianata solo perché viene diffusa dal mainstream. L'apparente successo del 2008 ha instillato un'incredibile arroganza nei "maestri" del denaro e nelle loro cheerleader, portandoli tutti a credere che le regole ferree e apodittiche dell'economia non fossero più vere. Inutile dire che tutti, tranne gli Austriaci ovviamente, sono rimasti sorpresi dal fatto che l'inflazione dei prezzi non era affatto "transitoria" e che ha ancora molta strada da fare.

Anche se il sistema bancario centrale nelle varie parti del mondo si fa coraggio e lascia salire pesantemente i tassi di riferimento, il danno è già stato fatto. Vivremo con questa inflazione per molto tempo. Stiamo pagando un prezzo devastante per aver messo l'economia e la società nelle mani di terze parti presumibilmente affidabili. In più, come ho spiegato in un precedente articolo, mancano circa tre mesi alla dichiarazione di una recessione.


INSTABILITÀ ALIMENTARE

Se ciò non bastasse, ci sono anche gli allarmi riguardanti un'imminente carenza di cibo a corredo di tante altre. Molti Paesi in tutto il mondo hanno un grande deficit di cereali, elemento essenziale per nutrire il bestiame, e il principale colpevole è l'aumento dell'intervento statale che ha fatto salire i costi anche in periodi in cui i prezzi dell'energia erano bassi. Detto in parole povere, un livello insostenibile di legacci burocratici ha reso impossibile per gli agricoltori continuare a produrre grano.

Nel 2020 l'Ucraina produceva il 4% della produzione mondiale di grano e la Russia il 10%. Insieme producevano tanto grano quasi quanto l'intera UE, ma il motivo è che quest'ultima ha reso impossibile produrre grano in modo economico. L'aumento dei costi di produzione è stato causato dall'aumento degli oneri amministrativi, dalle pressioni ambientali e dall'aumento delle tasse per gli agricoltori nel bel mezzo di periodi meteorologici difficili. In Europa gli agricoltori hanno assistito all'aumento dei salari minimi e all'aumento delle tasse dirette/indirette, oltre all'aumento dei costi energetici alimentato dal moltiplicarsi del costo delle emissioni di CO2. Ciò ha fatto sì che i produttori marginali reagissero meno rapidamente alle variazioni di prezzo, portando molte aziende agricole a tirare i remi in barca. Non è un caso, infatti, che gli agricoltori olandesi stiano manifestando con veemenza in questi giorni.

Se l'attuale strategia dei pianificatori centrali non fosse stata quella di attuare una demolizione controllata dell'attuale sistema, avremmo visto un alleggerimento degli oneri amministrativi e fiscali sull'agricoltura per consentire al mercato di fornire flessibilità in tempi di stress per l'offerta. Invece abbiamo visto più rigidità, tasse e restrizioni burocratiche che hanno limitato la possibilità di allentare i problemi sulle supply chain. Una delle pistole fumanti di come l'eccessiva regolamentazione e l'interventismo sui mercati siano implementati di proposito è la linea di politica dell'amministrazione Biden riguardo i biocarburanti, la quale richiede che almeno il 10% di tutta la benzina statunitense provenga dall'etanolo da mais... quando milioni di persone potrebbero dover affrontare carenze alimentari.

Né la guerra in Ucraina né i bruschi cambiamenti climatici causerebbero una carenza alimentare mondiale in un ambiente di libero mercato. Se c'è un rischio di carenza di cibo esso deriva da anni in cui si sono limitate le possibilità degli agricoltori e aumentato continuamente i loro costi di produzione con tasse dirette/indirette.


INSTABILITÀ FISCALE

L'esito è solo uno: l'interventismo messo in campo cresce di dimensioni fino a inghiottire l'intera società. Esso, infatti, sottrae ricchezza presente e futura all'economia attraverso la stampa di denaro, la tassazione, la spesa pubblica e il debito, ma ogni volta queste politiche portano a risultati nefasti richiedendo una loro maggiorazione nella vana speranza che funzioneranno. Non succede mai, in realtà ciò che si ottiene è solo un comando/controllo sempre più capillare. Lo stato prende dal cosiddetto 99% per dare finanziamenti svalutati al 45% della popolazione e nel processo gonfia una burocrazia asfissiante per amministrare il tutto. Ecco una regola generale: lo stato prende sempre 3 quando promettono 1. L'enorme accumulo di debito pubblico sarà pagato dal 99% tramite inflazione, tasse o entrambi.

Stati e banche centrali continueranno a imporre politiche dal lato della domanda con la scusa che è meglio per tutti, ma soprattutto perché ciò riuscirà a prevenire una recessione. L'incentivo è immenso, perché quando non funziona incolpano le imprese, la geopolitica, i ricchi o chiunque altro. Se i cittadini credono che lo stato possa creare ricchezza attraverso la stampa di denaro, esso si presenterà come la soluzione al problema che il suo interventismo ha creato. La maggior parte delle persone ha ricevuto, soprattutto negli ultimi due anni, una vagonata di elargizioni del welfare state come sollievo alla crisi sanitaria e ora lo sta pagando... con gli interessi anche! Le banche centrali e gli stati hanno esaurito tutte le politiche dal lato della domanda a spese della classe media, erodendo i salari reali e i risparmi della gente; l'interventismo ha rinforzato la spirale inflazionistica sulla scia di tutti i pacchetti di "sostegno pandemico" anche dopo le riaperture. I pianificatori centrali si aspettavano uno spettacolare aumento della domanda aggregata e l'hanno ottenuta; il risultato è una maggiore inflazione dei prezzi e una minore crescita economica (in particolar modo quando si considerano i sostituti d'imposta, la cui assenza è una delle dimostrazioni di contrazione economica più lampanti).

Ora i keynesiani vedono che c'è solo un modo per frenare l'inflazione dei prezzi: arginare la domanda aggregata. Ma gli stati non ridurranno né la spesa né le tasse, quindi la "riduzione della domanda aggregata" renderà tutti più poveri nel settore privato. L'inflazione dei prezzi è stata creata utilizzando i lockdown per aumentare in modo massiccio le dimensioni dell'interventismo di stati e banche centrali.

Detto in parole povere, la spesa pubblica e la stampa di denaro sono un processo di espropriazione. Lo stato espande le sue dimensioni a spese del resto della popolazione, in particolare di coloro che difendono i programmi di spesa pubblica. Le politiche dal lato della domanda espropriano la ricchezza in tre modi: disavanzi pubblici incontrollati, il che significa tasse più alte in futuro; tasse più alte per "ridurre il deficit"; inflazione dei prezzi. Il peso dell'interventismo nell'economia aumenta in tutte e tre le fasi, poi, quando fallisce, la giostra riparte.

Chi voleva più stato, è questo che significa avere più stato: meno crescita, prezzi fuori controllo e cittadini più poveri.


BITCOIN: LA VERA PROMESSA DI STABILITÀ

Il fiat standard è la causa principale dell'attuale instabilità economica. Ciò che conta non è tanto il ritmo di crescita dell'offerta di denaro in quanto tale, ma il suo potere d'acquisto. Con un'espansione della ricchezza, a parità di altre condizioni, il potere d'acquisto della moneta salirà e ogni detentore acquisirà più ricchezza. Come ha scritto Rothbard nel Capitolo 12 di Man, Economy, and State (p.990):

L'inflazione, in questo manoscritto, è definita per escludere l'aumento dello stock di metallo. Sebbene questi aumenti abbiano effetti simili all'aumento dei prezzi delle merci, differiscono nettamente per altri effetti: (a) i semplici aumenti nel metallo non costituiscono un intervento nel libero mercato, penalizzando un gruppo e sovvenzionandone un altro; (b) non innescano il ciclo economico.

Per spiegare meglio questo punto, immaginiamo una società che vive con un Bitcoin standard e un miner X qualunque mina 6 bitcoin (in base alla coinbase attuale). Il motivo è perché c'è un mercato spontaneo per la rete Bitcoin e quindi li scambia per vari beni/servizi, potenziandone il valore marginale rispetto al resto delle merci e quindi rinforzandone l'utilizzo come mezzo di scambio. È importante sottolineare che Bitcoin fa parte del bacino della ricchezza reale e promuove il benessere degli attori di mercato, questo a sua volta significa che ogni qual volta c'è uno scambio intermediato da Bitcoin le parti stanno trasferendo ricchezza reale per ricchezza reale (win-win, o reciprocamente vantaggiosi).

Il denaro fiat, invece, è completamente slegato da qualsiasi sottostante che abbia un riscontro nell'economia reale e la sua intermediazione negli scambi stimola un gioco a somma zero (win-lose), deviando sostanzialmente risorse economiche scarse da chi le crea a chi le spreca. Il grado di falsificazione del denaro fiat è molto alto, come già descritto all'inizio di questo saggio, e la ridistribuzione risultante alimenta un meccanismo di produzione artificioso la cui domanda è sostenuta dal processo stesso di creazione di denaro dal nulla. In assenza di denaro fiat, tale domanda non potrebbe esistere e quindi verrebbe spontaneamente direzionata altrove. Bastiat, nella sua famosa fallacia della finestra rotta, l'avrebbe etichetta come "domanda per i servigi del vetraio a scapito di quella per il calzolaio" ed è quella stessa domanda artificiale che Keynes difese a spada tratta nella General Theory con la sua donchisciottesca crociata contro la Legge di Say.

Il problema con questo modo di pensare è che esso ritiene omogeneo il capitale, mente invece l'eterogeneità della struttura di produzione impedisce a un singolo uomo (o gruppo ristretto di essi) di affermare la propria volontà su di essa e quindi direzionarla centralmente verso lidi di presunta prosperità. Emergono inevitabilmente mismatch progressivamente più grandi che richiedono un interventismo ancora più intensivo e capillare per impedire che degenerino, solo che tale "soluzione" rallenta solo l'inevitabile: crisi economica. La domanda artificiale per determinati beni è vero che innesca un boom, ma esso è insostenibile perché suddetta domanda non è supportata dal resto dell'ambiente di mercato. Il risultante bust non è altro che l'esplosione della domanda naturale verso quei beni che invece sono maggiormente richiesti dagli attori di mercato; più la soddisfazione di quest'ultima domanda viene rimandata, più cresce il desiderio d'immediatezza dei beni a essa legati. Questo a sua volta significa che emerge uno spostamento delle preferenze temporali nelle menti degli attori di mercato: da basse ad alte, portandosi dietro anche l'architettura dei tassi d'interesse di riferimento delle banche centrali i quali sono sottoposti a una pressione al rialzo che non può essere ignorata.

Mentre è probabile che aumenti nell'offerta di bitcoin (la cui inflazione nel lungo periodo sarà zero e ciò sarà un fattore di predictability straordinario per gli imprenditori) causino fluttuazioni nell'attività economica, queste ultime sono fisiologiche e non causano l'impoverimento di chi crea ricchezza reale.

Come ho avuto modo di scrivere già, il fatto che Powell stia volontariamente smembrando il mercato degli eurodollari e mandare in bancarotta l'UE (e a sua volta la cricca di Davos), non lo rende un alleato della gente comune. Vuole prendere due piccioni con una fava: impedire l'OPA ostile della cricca di Davos nei confronti degli USA e allo stesso tempo forzare una fase recessiva sull'economia statunitense per ripulirla quanto possibile dai malinvestment che si sono accumulati furiosamente negli ultimi 13 anni. Il dolore economico, quindi, viene completamente scaricato sulle spalle di Main Street con le scuse più ridicole, ma la realtà è che lo zio Sam deve disintossicarsi dalle politiche di denaro facile. Così si spiega meglio come mai i salari cinesi abbiano praticamente raggiunto quelli statunitensi. Mentre l'economia cinese ha continuato a evolversi verso una che guarda sempre più al proprio interno e alle nazioni su cui ha influenza (es. BRICS), l'economia statunitense ha invece percorso un sentiero diverso: un'involuzione pianificata a tavolino, una demolizione quanto più controllata possibile. Questo in attesa del prossimo salvatore di turno che permetta la nascita di una nuova "speranza", che permetta a questa ruota per criceti di continuare a girare.

La potenza di Bitcoin risiede proprio in questo singolo fatto: ha la capacità di rompere suddetto circolo vizioso, in cui le manette del denaro fiat tengono imprigionata la maggior parte delle persone in un ciclo punitivo e ripetitivo. Sono, in sostanza, coloro che permettono a un gruppo ristretto d'individui di vivere al massimo col minimo sforzo, un desiderio ancestrale del genere umano. Per quanto possa essere capillare il controllo adoperato per far confermare la maggior parte delle persone a tale visione del mondo, rimane sempre un gioco di specchi, un gioco basato sulle percezioni. I pianificatori centrali possono solo influenzarle, ecco perché tutta la confusione, le menzogne e le illazioni riguardo la crisi sanitaria, la crisi energetica e la crisi bellica. La trasparenza e l'immutabilità di Bitcoin contrastano apertamente tale visione del mondo; chi lo usa ha una e una sola percezione del mondo, impossibile da diluire attraverso una narrazione arbitraria. Nel mondo di Bitcoin 2+2 farà sempre 4, proprio perché la sua determinazione è scandita dalla matematica e l'inossidabilità delle sue leggi.

Ecco perché sono emerse tutta una serie di narrazioni incentrate sulla magnificenza della Defi, il "Prossimo Bitcoin" e le diatribe Pow-Pos: diluire suddetta percezione unica del mondo. Se si vuole speculare su queste idee si è liberi di farlo, ma siate consapevoli che sono mode passeggere, trucchi per gonzi. Chi anela al vero cambiamento di paradigma, a riscrivere infine la storia, allora non deve far altro che studiare e usare Bitcoin.


CONCLUSIONE

I cicli boom/bust sono il risultato delle politiche delle banche centrali volte a stabilizzare l'economia. In passato la presunta instabilità delle economie a causa del gold standard era dovuta all'emissione selvaggia di ricevute coperte a livello nominale ma scoperte a livello reale. La credibilità del gold standard è stata intaccata dalle azioni del sistema bancario centrale, fuorviando la percezione degli individui attraverso una narrativa fraudolenta che spacciava l'interventismo come risoluzione dell'instabilità del gold standard. La creazione di denaro pianificata a livello centrale non è mai neutrale: avvantaggia in modo sproporzionato i primi destinatari di suddetto denaro (lo stato e i suoi clientes), e ha un impatto negativo su stipendi fissi, pensioni e risparmiatori. Niente al mondo può cancellare il fatto che una massiccia spesa in deficit finanziata con denaro fiat distrugge i poveri e la classe media.

Dopo oltre un decennio di pacchetti di stimolo in serie e tassi artificialmente bassi, l'idea di una demolizione controllata o di un "atterraggio morbido" è impossibile, fondamentalmente per tre motivi: economia reale debole, indebitamento sistemico e spesa pubblica fuori controllo. L'idea di un "atterraggio morbido" è smentita anche dalla realtà delle banche europee: la forza del dollaro sta già creando enormi buchi finanziari negli attivi di un sistema finanziario che ha costruito il più grande carry trade degli ultimi decenni sul presupposto di un biglietto verde sempiternamente debole. È quasi impossibile calcolare le perdite nominali e reali dei fondi pensione e delle istituzioni finanziarie riguardo gli asset finanziari, gli investimenti "socialmente" responsabili e il private equity. I mercati hanno perso quasi $10.000 miliardi di capitalizzazione quest'anno a fronte di un rialzo dei tassi ancora modesto da parte della Federal Reserve, cosa che nel terzo trimestre porterà a una stretta creditizia se la FED continuerà su questa strada.

Non esiste una soluzione facile, non esiste un possibile percorso di normalizzazione indolore: dopo una sbornia monetaria senza precedenti, non può esistere un leggero dopo-sbornia. Gli enormi interventi monetari/fiscali post-2008 hanno creato il risultato peggiore: un'inflazione di massa insieme a un indebolimento della crescita economica. Ci sono solo due possibilità: affrontare veramente il problema e rischiare una crisi finanziaria peggiore di quelle finora vissute, o lasciar correre l'inflazione e accelerare la fine del denaro fiat. Chiunque pensasse che la creazione di denaro non fosse un problema, compresi i pianificatori centrali presumibilmente aventi una conoscenza "superiore" e in possesso delle lezioni passate della storia monetaria, non ha fatto i conti con l'accumulo di rischio, gli errori economici e le distorsioni/deformazioni che inevitabilmente erodono i piani interventisti. C'è effettivamente un grande reset in corso, ma non è quello che hanno in mente i pianificatori centrali.


1 commento:

  1. Sebbene questo pezzo sia di qualche anno fa permette di capire il vero motivo per cui la BCE è finita in una situazione comma-22 quando si tratta d'invertire la politica monetaria. In una parola, essa, come tutte le altre banche centrali, "lavora" sulle costanti trascurando volontariamente un fattore imprescindibile in economia: il fattore umano. Essendo una variabile imperscrutabile ex ante, viene quindi convenientemente ignorata. Il denaro quindi diventa "neutrale", così come il tasso d'interesse. Ovvero, qualsiasi intromissione da parte di burocrati con la formazione naturale di domanda/offerta riguardo suddetti parametri è giustificata dal fine-tuning dell'economia nel suo complesso.

    Il problema con le curve di domanda/offerta proposte dal sistema bancario centrale è che sono costrutti immaginari degli economisti. Come diceva Mises nel Capitolo 16 dell'Azione Umana: "È importante rendersi conto che non abbiamo alcuna conoscenza o esperienza riguardo alla forma di tali curve". Non esiste niente di statico o in equilibrio in economia, bensì un dinamismo sottostante che guida flussi d'informazione da assecondare... non controllare. All'epoca di quando è stato scritto suddetto articolo la BCE si aspettava circa 10 anni di tassi bassi, invece, a metà strada, deve ricredersi.

    Perché? Perché il tasso d'interesse di mercato è impostato dalle preferenze temporali individuali degli attori di mercato, che, sebbene possano essere influenzate dall'ambiente esterno e quindi anche da una manipolazione delle percezioni da parte del sistema bancario centrale, rimangono un fattore principalmente interno. Questo significa che la necessità di soddisfare un particolare desiderio da parte degli individui si fa sempre più incessante man mano che tale soddisfazione viene posticipata. Inoltre la stampa di denaro straordinaria post-2020 ha spostato nettamente le preferenze temporali al presente e questo, a sua volta, ha messo pressione al rialzo sui tassi obbligazionari... cosa che sta mettendo indicibile pressione sulla BCE affinché smetta di armeggiare coi tassi e, soprattutto, con qualcosa che va al di là della sua portata. Così come Powell ha ammesso che le banche centrali non hanno praticamente capito niente dell'inflazione, la Lagarde dovrà ammettere di non capire niente di teoria monetaria, tassi d'interesse e preferenze temporali. In sintesi, la bancarotta intellettuale del keynesismo è quasi completa.

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