venerdì 9 settembre 2022

Il caos pianificato della cricca di Davos e cosa succederà nel futuro prossimo

 

 

di Francesco Simoncelli

Settembre è un mese di confluenze. Non solo le elezioni di medio termine sono praticamente dietro l'angolo, ma a livello geopolitico molto sta per accadere. E questo non esclude, ovviamente, aspetti economici... sono quelli che contano davvero. La geopolitica è la risposta a problemi di natura economica, è sempre stato così. D'altronde, lo diceva anche Bastiat: dove non passano le merci passano gli eserciti. Con il mondo in riassestamento dal punto di vista di alleanze e strategie economiche per affrontare una crisi incalzante, il protezionismo e l'isolazionismo sono due processi che sono stati messi in campo per ostacolare e ritardare il più possibile le inevitabili conseguenze economiche di circa 50 anni di manipolazioni crescenti dell'offerta di denaro. Finché è stato possibile si è raddoppiata la dose, spinti dalla convinzione che "vivere al massimo col minimo sforzo" e "pagherà chi verrà molto dopo" fossero due proposizioni affidabili per costruire una società mansueta nei confronti di un'organizzazione top-down delle cose. Il welfare state ha reso le cose più semplici: promesse sontuose e briciole consegnate hanno annebbiato la vista della maggior parte delle persone, mentre la loro ricchezza reale veniva risucchiata verso l'alto in cambio di pezzi di carta senza valore.

Questo punto è importante: bisogna capire qual è la radice dell'impoverimento che, secondo la percezione della maggior parte delle persone, è arrivato d'improvviso nell'ultimo anno. L'inflazione dei prezzi non sta mordendo i portafogli delle persone da quando i notiziari ne hanno cominciato a parlare con una certa insistenza, questo ha rappresentato il punto di rottura. E come ogni cosa che si rompe, parliamo di un processo. La domanda non è "quando" si romperà qualcosa, bensì "come" si romperà. Questa consapevolezza permette a chi è preoccupato di capire come limitare o annullare del tutto quei comportamenti che condurranno inevitabilmente a un esito nefasto. Se ci si preoccupa del "quando", invece, si continuerà ad assecondare comportamenti sbagliati che infine avranno come esito la peggiore delle aspettative attese. Qual è quindi quel comportamento che la maggior parte delle persone dovrebbe limitare o annullare del tutto nell'attuale ambiente economico? La distruzione della ricchezza reale.

Cos'è ricchezza reale? Di certo non il denaro, esso è semplicemente uno strumento. È fondamentale non confonderlo con la ricchezza reale. Il denaro è uno strumento meraviglioso che gli esseri umani usano per facilitare gli scambi, la misurazione e il trasferimento di valore economico (cioè beni e servizi) attraverso il tempo e lo spazio. Il denaro, che si tratti di valuta fiat, oro, o Bitcoin, non è e non sarà mai ricchezza reale. Nemmeno le risorse naturali e minerarie sono ricchezza reale. La maggior parte delle nazioni sottosviluppate del mondo siedono su grandi quantità di risorse minerarie, eppure ciò non è correlato a crescita economica, sviluppo sociale e standard di vita elevati. Nella maggior parte dei casi vale il contrario. Sì, può essere vantaggioso avere tonnellate di risorse minerarie, ma sono solo ricchezza potenziale, non ricchezza reale. Una merce può essere estremamente preziosa oggi e priva di valore domani. Anche se si fosse fiduciosi che un determinato minerale non cesserebbe mai di essere raro e redditizio, sarebbe comunque sconsiderato incentrare la propria economia su una tale merce. Un modello simile lascia un'economia non diversificata, non competitiva e fortemente dipendente dalle importazioni e da altri input dall'estero per funzionare, oltre a essere vulnerabile a shock economici ed esterni.

L'URSS, ad esempio, era ricchissima di risorse naturali, ma esse erano totalmente in mano al governo centrale e sappiamo tutti com'è finita. Dubai, invece, oppure la Cina, hanno permesso al capitalismo di libero mercato di rilasciare (parzialmente) il suo potenziale e questo ha permesso a entrambe di prosperare. La povertà riguarda la privazione di beni e servizi che sono essenziali per il nutrimento, il benessere e la dignità umana, vale a dire case, vestiti, servizi sanitari di qualità, istruzione, servizi igienico-sanitari, acqua potabile, energia, ecc. La ricchezza, ovviamente, è l'opposto di tale privazione: l'abbondanza di beni e servizi. In termini socioeconomici, è la quantità e la qualità dei beni e dei servizi a cui le persone possono accedere. Comprendere che il denaro le risorse naturali sono ricchezza reale è di vitale importanza, in particolare dal punto di vista politico, perché nell'attuale mondo gestito da burocrati e tecnocrati, molti non hanno ancora afferrato questo concetto. Confondere denaro e risorse naturali con la ricchezza reale porta a politiche fuorvianti che si traducono in conseguenze rovinose.

Una società non ha bisogno di risorse minerarie per svilupparsi e diventare prospera, le basta commerciarle; una società ha bisogno di sistemi economici e monetari solidi per diventare prospera e rimanere tale. Un sistema economico superiore aumenta la quantità e la qualità dei beni/servizi disponibili riducendo costantemente il costo della vita, il che eleva gli standard di vita e rafforza la coesione sociale. La mente umana è la risorsa naturale più grande e più preziosa per creare ricchezza e prosperità socioeconomica. Non petrolio, gas e minerali preziosi. Il socialismo, attraverso il comando/controllo, riduce il potenziale della mente umana, riduce il raggio d'azione dell'azione umana. Tale compressione ha lo scopo di sopprimere i modi attraverso i quali gli individui possono fare a meno di organizzazioni top-down, a vantaggio invece di organizzazioni bottom-up. Senza contare che i socialisti sono anche malthusiani, alfieri di un pensiero che accarezza la riduzione delle menti pensanti. Meno persone, meno individualismo, meno creatività, più controllo.

Chiariti questi aspetti, c'è una maggiore consapevolezza del "come" l'ambiente economico è giunto a una rottura. La geopolitica, quindi, sta cercando di limitare le incrinature che via via si vanno formando, sacrificando al "dio" della correzione economica il proprio vicino.


UN MESE DI CONFLUENZE

Fine settembre è stata una data che, nel passato prossimo, è stata ripetuta fin troppo insistentemente. In primo luogo, ci sono le elezioni di medio termine che si avvicinano. La cricca di Davos, insieme ai suoi infiltrati nell'amministrazione Biden, sta accelerando il suo piano di takeover ostile degli USA attraverso un crescendo di tensioni con la Cina. Il viaggio della Pelosi il mese scorso a Taiwan era fondamentalmente intenzionato a questo scopo, per vedere la reazione cinese. La Cina, infatti, può vedere che la NATO ormai è una tigre di carta, incapace di offrire alcuna resistenza a un eventuale occupazione di Taiwan, quindi può giocare le sue carte con calma. La provocazione dei democratici serviva solo a riscaldare gli animi, creare una tensione crescente e distrarre dal castello di carte in caduta libera in Europa. Il blocco eurasiatico è compatto, intenzionato a resistere ai vecchi colonialismi del passato, i quali sono stati resuscitati con vigore sin da quando Obama è diventato presidente. Non solo, ma anche la Lega Araba è a bordo del treno euroasiatico e ha gli stessi obiettivi.

Poi c'è la Russia che organizzerà nuovi referendum in Ucraina nelle regioni del Donetsk e Lugansk (come in Crimea) per permettere alle persone di decidere se voler entrare nella sfera d'influenza russa oppure diventare indipendenti. Poi ci sono le elezioni inglesi, dove Johnson è stato letteralmente buttato fuori dall'ingerenza della cricca di Davos attraverso la City di Londra. Boris era un'assicurazione degli USA nel dopo Brexit. Poi ci sono le elezioni politiche italiane, dove Draghi è stato messo da parte dagli stessi USA come rappresaglia per il fato subito da Johnson. Conte, infatti, è sempre stato il portaborse della Merkel e più in generale dell'integrità dell'Eurosistema, ma non avrebbe fatto quel che ha fatto se non avesse avuto le spalle coperte da personaggi tanto potenti quanto quelli che compongono la cricca di Davos. Infatti il governo Draghi è stato fatto cadere sulla questione energetica.

E, cosa più importante, la nuova decisione della FED riguardo i tassi d'interesse. Inutile dire che chi si aspetta un'inversione di marcia non ha capito a che gioco sta giocando Powell. Gli ultimi due anni, infatti, ci hanno dimostrato che il grande monolite che raggruppava i pianificatori centrali, e che li faceva agire all'unisono come dimostrato dall'era di grande coordinamento della politica monetaria da parte delle principali banche centrali, si è infranto e si è principalmente diviso in due: da un lato il clan mafioso di Davos e dall'altro il clan mafioso del sistema bancario commerciale statunitense (non esistono solo questi due ovviamente, c'è anche la City di Londra, i BRICS, la Lega Araba, ecc.; insomma siamo di fronte a una guerra tra bande mafiose che si contendono il privilegio di governare sulle pecore che riconoscono il loro potere). Da un lato abbiamo una visione del mondo in cui il comando/controllo è pervasivo e capillare, un socialismo su larga scala come quello dell'URSS ma implementato "meglio" da coloro che hanno presumibilmente un piano migliore e "hanno imparato" dagli errori del passato. Per quanto possa essere un ossimoro, l'Europa doveva essere un laboratorio di socialismo liberale, ovvero la ricerca spasmodica da parte dei pianificatori centrali di un compromesso tra socialismo ed economia di mercato. La fantomatica "terza via". Inutile dirlo, s'è dimostrato un esperimento fallito, così come tutti i suoi predecessori che vogliono a tutti i costi trovare una ragion d'essere all'interventismo economico. L'Eurosistema e l'euro, infatti, si sono fondati sull'interventismo economico come cuore pulsante della loro vita e, adesso, della loro sopravvivenza, ma il risultato è stato solamente un incalzante e progressivo degrado economico/sociale.

Dall'altro lato abbiamo una visione del mondo che crede ancora nella formazione del capitale come volano per una crescita sostenibile dell'ambiente economico. L'introduzione di una CBDC metterebbe fine all'influenza che può esercitare il sistema bancario commerciale, spazzato via da quello centrale. In una società come quella americana questo non accadrà mai, soprattutto perché esso ha ancora un'influenza non indifferente a livello locale. Senza contare che "private equity" Powell è diverso da Bernanke e dalla Yellen. Non è il migliore dei mondi, ovviamente, ma è pur sempre un passo in avanti rispetto alla distopia lugubre avanzata dalla cricca di Davos attraverso il suo nuovo feudalesimo. Mi rendo conto che sarebbe ideale arrivare presto e subito verso un ambiente economico in cui la libertà è totale e in linea (senza censura) con i desideri degli individui, ma è qualcosa invece che funziona per gradi ed è l'economia di mercato stessa che trova nuovi modi per riaffermare la sua presenza (con Bitcoin ad esempio e la comprensione del suo funzionamento). Perché da questo punto di vista non esistono alternative: solo uno spostamento netto verso l'economia di mercato permette di avere prosperità e standard di vita elevati per tutti. E dato che il miglioramento è una delle aspirazioni più pulsanti nelle azioni degli individui, esisteranno incentivi crescenti a sfuggire a una situazione che invece peggiora le proprie condizioni di vita. Ecco perché, sostanzialmente, il socialismo e l'accentramento dei poteri sono sempre una ricetta per il fallimento.

 

SENZA ESCLUSIONE DI COLPI

Come scritto già in precedenza, le azioni della FED sono indirizzate a mandare in bancarotta la cricca di Davos attraverso un prosciugamento del mercato degli eurodollari. Il rialzo dei tassi da parte della FED sta invertendo quei carry trade assurdi che avevano portato nel passato recente i decennali italiani, ad esempio, a rendere meno dei loro omologhi statunitensi. Inutile dire che se questa realtà è stata resa possibile, i meriti sono sicuramente dei tassi negativi alimentati dalla BCE, ma non bisogna dimenticare altresì che indirettamente è stata la FED a garantire questo schema garantendo l'apertura senza limiti dei mercati degli eurodollari. Questo, ovviamente, prima che arrivasse Powell, che la FED iniziasse a tirare il freno a mano e che le grandi banche statunitensi rifiutassero di usare bond europei come garanzia nel mercato pronti contro termine. Nel 2019, infatti, era diventato chiaro a tutti che l'insostenibilità pratica di suddetto schema avrebbe portato allo sfacelo l'economia statunitense in tempi da record, ma questo avrebbe significato anche guai seri prima per l'euro e il sistema bancario commerciale europeo. L'indebitamento di bilancio di quest'ultimo è nettamente superiore alla sua controparte statunitense e un suo crollo avrebbe significato sicuramente lo sfacelo anche degli stati europei. L'illusione di rendimenti ridicoli nei titoli di stato europei, Italia in primis, sarebbe svanita in un respiro e con esso la fine repentina dell'intero progetto socialista europeo.

Sebbene anche le banche centrali possano andare in bancarotta, esse possono essere ricapitalizzate attraverso una partita di giro mediante i relativi Ministeri del Tesoro. Certo, la credibilità poi sarebbe persa, ma dal punto di vista formale tornerebbero a essere operative. Questo però non si applica alla BCE, la quale è l'unica banca centrale che non godrebbe di questo schema di ricapitalizzazione. A causa delle sue azioni passate e la zuppa di acronimi usati in sostituzione di "stampa di denaro per salvare Paesi derelitti", la BCE ha fatto incetta di titoli di stato di dubbia qualità reale. Non è un caso che nell'ultima riunione sia stato inaugurato il TPI, o per meglio dire Tentiamo di Proteggere l'Italia.

Col rialzo dei tassi e la rimozione della garanzia di salvataggio chiamata "FED", la BCE è finita sotto pressione. Il suo bilancio, essendo pingue di titoli che adesso sono in netta perdita, è diventato negativo e allo stesso modo quello delle banche centrali nazionali europee. Infatti la FED non sta affatto combattendo l'inflazione con la sua politica di rialzo dei tassi, altrimenti avrebbe già dovuto lasciarli salire ben oltre il 10% (ecco perché tra le altre cose la stampa generalista parla di "pericolo basso di recessione"). No, sta cercando di non agitare le acque sui suoi lidi e al contempo mandare in bancarotta l'euro e l'Eurosistema aumentando le attenzioni sulla bolla obbligazionaria in UE; questo a sua volta sta mettendo pressione sulle banche commerciali europee anch'esse pesantemente invischiate nel trading di bond sovrani europei. Non solo, ma questo sviluppo farà tirare loro i remi in barca per quanto riguarda la concessione di prestiti, cosa che a cascata metterà pressione sull'economia più ampia e il settore commerciale (già gravemente incapacitato da caos nelle supply chain e inflazione dei prezzi).

Non sorprende quindi che l'euro sia precipitato sul mercato dei cambi raggiungendo la parità (e molto probabilmente raggiungerà i 95-90 centesimi) e che la fuga di capitali abbia trovato appetibile il dollaro. L'isolazionismo del sistema bancario commerciale statunitense, iniziato nel settembre 2019 con JPMorgan che mandò in crash il mercato dei pronti contro termine rifiutando come collaterale bond sovrani europei, sta fomentando tale processo. Tale isolazionismo è anche facilitato dal fatto che la ricaduta di un fallimento bancario negli USA sarebbe meno impattante rispetto alla controparte europea. Infatti la creazione del credito in quest'ultimo caso è più ad appannaggio delle banche commerciali e quando un'azienda va fallita si porta dietro anche il bilancio del creditore, ovvero la banca; negli Stati Uniti, invece, il credito viene principalmente creato attraverso il mercato del debito corporativo, quindi se un'azienda va fallita chi viene direttamente intaccato è il suo stesso bilancio. Suddetto indebitamento di bilancio di cui soffre ormai cronicamente il sistema bancario commerciale europeo, e di riflesso il tessuto industriale europeo, è figlio diretto del mercato degli eurodollari: il gearing di bilancio delle banche europee in termini di dollari è il modo in cui l'Eurosistema ha esercitato pressione sulla polita monetaria statunitense. E anche qui c'è una frattura: se prima si faceva leva sul LIBOR per sfruttare il meccanismo degli eurodollari, adesso non è più possibile con l'entrata in vigore negli USA del SOFR.

Non è un caso infatti che oltre all'entrata in vigore del SOFR, la FED abbia avviato un nuovo facility per quanto riguarda il mercato dei pronti contro termine in modo da attutire eventuali ricadute negative sul sistema bancario commerciale statunitense. Ovvero, detto in parole povere, ha appoggiato la decisione di JPMorgan e altri player dello stesso livello (es. Goldman Sachs, Wells Fargo) di mandare in bancarotta l'euro e la BCE. Come non aspettarsi, quindi, che i fondi non si spostino in massa negli USA? Ecco perché il mercato azionario statunitense sta reggendo il colpo e continuerà a reggerlo fino a tassi di riferimento della FED a circa il 6%. A questi livelli il Dow Jones può permettersi benissimo una nuova correzione del 10%, ad esempio. Da qui, però, emergono due domande: la cricca di Davos rimarrà a guardare? Come reagirà la FED alla contromossa della cricca di Davos?

Per quanto riguarda la prima domanda, e per quanto paradossale possa sembrare la risposta, il modo in cui può comprare tempo passa dall'oro. I più grandi possessori d'oro al mondo risiedono prevalentemente in Europa e una rivalutazione del metallo giallo potrebbe tappare i buchi di bilancio che si stanno formando nel bilancio della BCE e delle banche centrali nazionali. Se ci pensate bene, le direttive di Basilea 3 sono state promulgate praticamente per questo motivo. Infatti Basilea 3 è un tentativo di via d'uscita dal caos dei derivati sull'oro, da quel mercato sintetico che per anni ne ha manipolato al ribasso il prezzo spot. La seconda domanda, invece, ha avuto risposta in passato perché gli USA, sebbene possano guadagnare tempo sfruttando la bancarotta dell'UE e della cricca di Davos che la parassita, hanno problemi in materia fiscale e monetaria importanti. Prima o poi dovranno essere affrontati, soprattutto se il livello dei federal funds raggiungerà un livello critico (come il 6% ad esempio) e il dollaro raggiungerà un apprezzamento tale da invertire il flusso d'investimenti in entrata. Beh, è lecito dire che tornare a investire in Europa sarà possibile solo quando WEF e istituzioni satellite saranno andate in bancarotta. Ciononostante i flussi d'investimento sono come la marea: non continueranno a fluire solo in una direzione. Ecco perché era già in cantiere l'idea di finanziare il debito USA e il bilancio del governo federale attraverso l'emissione di un bond a 50 anni, come disse Judy Shelton un paio di anni fa. Ovviamente nessuno verrebbe attratto da questa prospettiva, visto che si tratterebbe solo di carta... ma se il coupon dell'obbligazione avesse anche un claim del 5%-10%, ad esempio, sull'oro del Ministero del Tesoro statunitense? Basilea 3 si trasformerebbe da una strategia per tentare di ricapitalizzare la BCE a un volano per il sistema bancario commerciale statunitense al fine di riaffermare il proprio dominio.

A tal proposito Russia e Cina non sono state ingenue ad accumulare ingenti quantità d'oro negli ultimi dieci anni e adesso a tentare di scalzare l'Occidente nel primato monetario attraverso un nuovo gold exchange standard.


TRANSIZIONE... AUREA

Non si tratta di divinazione, sono semplicemente le logiche conseguenze dell'economia keynesiana: alla fine il "lungo termine" è arrivato e qualcuno deve pagare il conto adesso. Felici di aver creduto alle frottole di chi ci ha preceduto in questo carosello? Se si consegna volontariamente il proprio corpo e i propri fondi, anche se raggirati, il contratto è valido e lo schema Ponzi è legittimo: ci si merita di essere derubati. Perché? Perché si è talmente ingenui da screditare le voci critiche, come hanno sempre fatto gli Austriaci, e anche di fronte alla realtà delle cose si continua a negare l'evidenza. Ancora una volta, è la natura di tutti gli schemi Ponzi e quello del denaro fiat non fa eccezione. Anni e anni di distorsioni economiche hanno creato economie grottesche a livello planetario e la Cina non fa eccezione. La sua gigantesca bolla immobiliare è sempre stata analizzata su queste pagine e la recente bancarotta di Evergrande ha rappresentato il primo tassello del domino di questo enorme castello di carte. E cosa cerca una nazione che praticamente vede in faccia il dissesto economico? Energia. Solo attraverso un'immissione proporzionale di energia per contrastare la dissipazione di quella utilizzata per alimentare progetti fallimentari, tale nazione può essere in grado di resistere alla rappresaglia di conseguenze negative.

Il piano del WEF e della cricca di Davos era quello di destabilizzare a tal punto la Russia affinché essa non solo si sarebbe ritirata subito dal conflitto, ma che avrebbe visto salire al comando un governo fantoccio connivente con la loro strategia di risucchiare risorse dalla ricca regione artica e quindi stabilizzare quanto più possibile la situazione traballante in Europa. La cricca di Davos non era pronta a una resistenza così strenue da parte dei russi, così come non era pronta a una FED così decisa a rialzare i tassi e impedire la scalata ostile di questa gente alla società statunitense. L'Europa, nei grandi schemi del WEF, sarebbe dovuta essere il nuovo punto di riferimento mondiale; acquisirà di certo questo interesse, ma come cratere di macerie economiche fumanti.

La Cina, quindi, è ben felice di stringere una forte alleanza con la Russia e, soprattutto, deliziarsi con tutte le risorse energetiche a sconto che può prendere da tale nazione in modo da tenere a bada i malumori interni. E nonostante tutto il controllo che si può immaginare per quanto riguarda la società cinese, "essere ricchi" porta con sé il desiderio di continuare a esserlo. Questo a sua volta vuol dire che le persone non prenderanno tanto alla leggera la possibilità che i loro risparmi o investimenti possano scomparire dalla sera alla mattina in un clic di mouse. Tenere a bada tali malumori interni è ancora più cruciale in un momento in cui la Cina sta cambiando il suo "modelli business", passando da una nazione incentrata sull'export a una in cui fornisce servizi al proprio interno. L'attuale mandato di Xi, infatti, è maturo per permettere alla nazione cinese d'intraprendere finalmente quel fatidico passo che la porterebbe ed emanciparsi dall'Occidente e ad avere voce in capitolo autorevole sul tavolo della geopolitica. Non è un caso, infatti, che la Cina stia vendendo a ritmo progressivo e costante i suoi titoli denominati in dollari. Inutile dirlo, vuole essere il punto di riferimento nell'alleanza nascente dei BRICS, ma, diversamente dagli USA, non vuole dominare il tavolo. Un player autorevole, non autoritario. È questo il motivo anche per cui l'India fa affari con la Cina: non vuole una replica del modello che per tanto tempo ha "garantito" promesse, sulla carta, e poi non le ha mai mantenute. Di conseguenza, in questo processo di transizione in cui le enormi bolle gonfiate sinora scoppieranno, avere un supporto energetico sicuro e a basso costo è fondamentale. Farà la differenza, permettendo anche eventuali allentamenti monetari per tentare un atterraggio morbido.

Un'altra coincidenza storica, se così la vogliamo chiamare, è l'estrema debolezza dell'Europa che permetterà l'ascesa dei BRICS. Sorpresa delle sorprese, la debolezza è arrivata prorompente sui lidi tedeschi rendendo, quindi, la Germania l'ultima base della cricca di Davos. Un Paese in crisi energetica non approva una nuova spesa da €500 milioni il giorno prima per "aiutare" l'Ucraina e poi, il giorno dopo, piange miseria affermando che la popolazione deve stringere la cinghia sottoponendola a ridicole e vergognose umiliazioni. Inutile dirlo ci stanno provando anche in Italia, ma "fortunatamente" questo Paese ancora gode di una certa scorribanda d'influenze estere, una tra queste quella degli Stati Uniti che gli ha permesso di tirare una boccata d'aria per quanto riguarda il gas (guardate la banca dati di Snam e fate il confronto tra le previsioni per ottobre tra i dati di giugno, poi quelli di luglio e infine quelli del mese corrente). Purtroppo il vassallaggio dell'Italia di fronte alla sfera d'influenza UE è troppo grande, a confronto di quello rispetto agli USA che invece ha delle pastoie più lasche, e questo la porterà a fondo insieme all'euro e all'UE stessa. L'emancipazione dell'Italia passerebbe da accordi economici con il nord Africa fondamentalmente e in particolar modo la Lega Araba la quale, nel prossimo futuro, diventerà un centro finanziario importante. E questo significa scalzare anche la City di Londra, la quale, senza le assicurazioni delle navi cargo che trasportano risorse energetiche dall'Asia all'Europa, è praticamente defunta. Ma la City è anch'essa a bordo del treno della cricca di Davos, quindi non aspettiamoci grossi cambiamenti di casacca a riguardo.

Discorso diverso sono gli Stati Uniti, i quali a livello energetico non sono così messi male. Sebbene l'amministrazione Biden, fantoccio della cricca di Davos, abbia fatto di tutto per mettere a repentaglio la sicurezza energetica nazionale, gli USA trattengono ancora una certa indipendenza. Inoltre il proprio sistema bancario commerciale non è così disastrato come quello europeo e giapponese. Questo a sua volta significa che, per quanto gli errori economici denominati in dollari debbano essere corretti, la loro portata è inferiore a quelli che affrontano quelle nazioni che nel tempo hanno sfruttato il sistema eurodollaro per attingere indirettamente alla fonte della FED. Il prosciugamento del mercato degli eurodollari, infatti, sta mandando in bancarotta tutte quelle nazioni che hanno stiracchiato il ciclo del credito a loro favore attraverso la compiacenza della FED. In sintesi, gli Stati Uniti si sono ritirati sulle proprie sponde per mettere a posto una situazione degenerata a livello socioeconomico e vogliono prima di tutto scrollarsi di dosso le infiltrazioni della cricca di Davos e in secondo luogo ripulire l'ambiente economico di tutti quegli errori accumulati finora. Per quanto possano essere duri anche per gli USA i tempi che verranno, hanno le carte in regola per riemergere da questa situazione senza troppe ossa rotte. Soprattutto perché stanno comprendendo come la sicurezza energetica passi anche dall'efficientamento di questo settore e dell'energia esistente attraverso il mining di Bitcoin.

A maggior ragione, quindi, Cina e Russia possono sedersi comode nel frattempo, nonostante anch'esse abbiano guai economici da affrontare, e aspettare che sulla riva del fiume passino i cadaveri dei Paesi concorrenti. Con gli USA che devono mettere ordine nella propria casa e l'Europa destinata a sfaldarsi, il blocco dei BRICS coglierà l'occasione per affermarsi sulla scena mondiale. Ma la sola energia non basta: è vero che è utile per attutire i contraccolpi del ciclo del credito, ciononostante esiste anche un dopo. Ovvero, si tornerà a commettere gli stessi errori? Oltre alla sicurezza energetica, ai BRICS serve credibilità e affidabilità sulla scena mondiale. Attualmente è quello che sta perdendo l'Occidente e che gli ha garantito il successo per tutti questi anni. Mises scrisse più volte come il denaro malsano/disonesto, o fiat, fosse altrettanto importante, forse più importante, di tutte le altre macchinazioni della pianificazione centrale. A pagina 455 in The Theory of Money and Credit troviamo la seguente citazione:

È impossibile cogliere il senso di denaro sano/onesto se non ci si rende conto che esso è stato concepito come strumento di tutela delle libertà civili contro le incursioni dispotiche da parte degli stati. Ideologicamente parlando, appartiene alla stessa classe delle costituzioni e della carta dei diritti.

Come scrisse poi anche in Economic Policy (pag. 65), tutti i governi, siano essi repubbliche democratiche o stati totalitari, sono suscettibili al dispotismo della stampa di denaro. Da questo punto di vista il gold standard ha un'enorme virtù: l'offerta di denaro è indipendente dalle politiche degli stati e dei partiti politici. Questo è il suo principale vantaggio, è una forma di protezione contro gli stati spendaccioni. Ma vicino a tale punto di forza ce n'è un altro altrettanto critico: basta un livello di autoritarismo blando per bandirlo. A differenza di Bitcoin, invece, dove è necessario un livello di autoritarismo estremo, quasi impossibile, per rendere (solo) scomodo il suo utilizzo. Di conseguenza il blocco euroasiatico si sta esponendo ad una sorta di gold standard, o commodity standard, rivisitato per acquisire credibilità agli occhi del mondo. Sulla stessa scia, stanno nascendo nuove compagnie di assicurazione in India quando si tratta di navi cargo e altri mezzi di trasporto via mare e terra. I BRICS, inutile dirlo, approfittando della situazione geopolitica emergente vogliono scalzare l'Occidente come polo esclusivo nell'affidabilità e credibilità dello stato di diritto. La City di Londra ha i giorni contati da questo punto di vista. Non solo, ma l'Iran di recente è stato accettato come membro dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, e ci ha informati che l'organizzazione sta stabilendo una nuova valuta per aggirare il dollaro e quindi regolare il commercio tra i suoi membri. A questo proposito Alasdair Macleod ha scritto un ottimo saggio che ci permette di capirne meglio gli sviluppi:

L'Unione economica eurasiatica (EAEU), costituita principalmente da un sottoinsieme di Paesi dell'Asia centrale e membri dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO), ha annunciato piani per una valuta di regolamento commerciale coperta da un misto di materie prime e valute degli Stati membri.

[...] una valuta di regolamento commerciale può essere estesa dalle nazioni EAEU sia agli altri membri della SCO che ai membri BRICS non nella SCO. Potrebbe anche essere un sostituto accettabile del petrodollaro per i pagamenti delle esportazioni di petrolio in Medio Oriente.

I membri della SCO stanno commerciando tramite questa nuova valuta, ma il punto importante è che avrà una componente molto ampia basata sulle materie prime, compreso l'oro. Lo stesso Iran, però, sa benissimo che i fenomeni di mercato spontanei ed emergenti non possono essere ignorati, soprattutto quando si tratta di crescere in modo sostenibile e concorrenziale con Paesi già affermati e aventi una storia relativamente solida di affidabilità e credibilità. Ecco perché ha aperto la porta anche al commercio mediante Bitcoin.

L'oro può tornare ad avere un ruolo in questa schermaglia tra nazioni emergenti e cadenti grazie al suo valore storico, utilizzato come mezzo per trattenere e conquistare il denaro della pianificazione centrale: la fiducia. Questo esito è stato necessario non solo perché i danni della stampa di denaro sono diventati pervasivi e abnormi, quindi necessitanti pulizia, ma soprattutto perché il libero mercato ha partorito qualcosa di più drastico per mettere un freno alla devastazione economica degli ultimi 13 anni in particolare: Bitcoin.


CONCLUSIONE

Esistono due livelli di osservazione al giorno d'oggi: uno strettamente economico e l'altro geopolitico. Quest'ultimo è una storia che permette di comprendere meglio le scelte di politica monetaria cui abbiamo assistito oggi. Non si tratta di prudenza, perché per la prima volta il sistema bancario centrale non può fare nulla riguardo l'evoluzione del ciclo del credito, neanche dare l'illusione che possa "gestire" la situazione. Quello che si sta dispiegando è un trend primario, una correzione inevitabile che deve ripulire l'ambiente economico di tutti quegli errori che nel tempo sono stati accumulati. Un processo doloroso, ma da cui non si può sfuggire. Infatti quando il mercato del lavoro e quello immobiliare cedono, le famiglie devono aprire i loro salvadanai, accendere prestiti, o tagliare le spese. Le prove suggeriscono che stanno facendo tutte queste cose: i risparmi sono in calo, il debito è aumentato e le scorte di merce invenduta si stanno accumulando nei Walmart.

L'indice delle ore totali di lavoro nell'economia statunitense è ora a 119, esattamente dove era a marzo 2020, il che significa che non c'è stata crescita negli ultimi due anni. Se ci sono più posti di lavoro, significa solo che il reddito viene diviso tra più lavoratori e nel frattempo i salari orari hanno subito il calo più grande degli ultimi 15 anni: 3,9% aggiustato all'inflazione. Per quanto riguarda gli immobili il cosiddetto "affordability index" è tornato ai livelli di 14 anni fa e i costruttori sono riluttanti a costruire nuove case, il cui relativo indice è ai minimi da 14 mesi (in calo del 6% anno/anno). E le vendite di nuove case sono diminuite del 43% rispetto al massimo del 2020, per non parlare di quelle esistenti le cui vendite sono ai livelli più bassi da giugno 2020. I prezzi sono ancora vicini ai massimi storici, ma le relazioni più recenti ci dicono che stanno iniziando a calare. Il prezzo medio delle nuove case è sceso del 12% negli ultimi due mesi: a gennaio quasi 7 case su 10 avevano offerte d'acquisto; a giugno 4 su 10.

Questo è ciò che accade in una recessione.

Gli USA devono ancora fare i conti con $90.000 miliardi tra debito pubblico e privato. Allo stato attuale dell'IPC, una FED intenzionata a combattere l'inflazione dei prezzi significherebbe tassi d'interesse intorno al 10%. E se applicato a tutto il debito, ciò costerebbe all'economia $9.000 miliardi all'anno, ovvero più di un terzo del PIL totale. Di conseguenza la tesi proposta in questo articolo diventa più plausibile e coerente: la FED sta invertendo anni e anni di salvataggi indiretti a danno della propria economia (nel lungo termine), esponendo i cadaveri di tutte quelle realtà che ne hanno beneficiato e quindi comprare tempo per sé. E l'Europa è la prima tra coloro che più hanno parassitato il canale degli eurodollari. Quello che vedremo è qualcosa che non abbiamo più visto da molti anni: una guerra tra offerte d'acquisto, ma non per le case, per le azioni, o per il gas, bensì per il credito in dollari sempre più scarso. Infatti la FED sta facendo al mercato del credito statunitense quello che i russi stanno facendo al mercato europeo del gas: tagliare le forniture.


2 commenti:

  1. Chi segue il mio blog già lo sapeva, ma adesso è ammesso anche a livello ufficiale: le varie banche centrali nazionali europee sono insolventi. I bond acquistati tramite il QE sono la loro proverbiale spada di Damocle, senza contare poi la crisi di liquidità che si sta sviluppando nei mercati dei pronti contro termine europei sulla scia del tightening della BCE e gli squilibri crescenti nel sistema TARGET2. Ma ecco un'altra cosa che i lettori del mio blog già sapevano: per far fronte a tale situazione si sta pensando di rivalutare le riserve auree, lasciando quindi che il prezzo spot dell'oro possa trovare il suo vero target distaccato dal cadavere a cui è attaccato (es. oro sintetico).

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  2. Chi segue il blog, e in particolar modo dall'ultimo anno, non è rimasto sorpreso dal fatto che la FED abbia continuato il suo cammino di rialzo dei tassi. Il target, come detto in tempi non sospetti in questo articolo, era del 6-7% nonostante tutte le chiacchiere dei media generalisti che strillavano a favore di un'inversione di marcia (pivot). Probabilmente ci sarà successivamente al raggiungimento di tale livello, ma non si ritornerà mai più allo zero.

    L'inflazione dei prezzi non scomparirà, anche perché quando supera l'8% di solito va più in alto. Anche le banche centrali lo sanno. Ciò porterà inevitabilmente a prezzi delle azioni più bassi, rendimenti obbligazionari più elevati e una recessione. Per farla breve, la FED deve continuare a rialzare i tassi fino a quando non si verifica una delle due cose: o il tasso d'inflazione scende (al di sotto del tasso di riferimento della FED), o tassi d'interesse più alti provocano la rottura di qualcosa... all'estero. La mia ipotesi è che il rialzo dei tassi è funzionale a quest'ultima cosa piuttosto che la prima. I mercati finanziari europei vengono lentamente fatti a pezzi finché la fonte di finanziamento attraverso gli eurodollari non viene prosciugata.

    C'è molta polvere accumulata sotto i tappeti finanziari mondiali...

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