Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/bitcoin-non-gioca-piu-al-gioco-delloro)
Per anni Bitcoin è stato trattato come un asset puramente inerte: un caveau decentralizzato, economicamente passivo nonostante il suo programma di emissione fisso. Eppure oltre $7 miliardi in bitcoin generano già rendimenti nativi on-chain tramite i principali protocolli, quindi la premessa iniziale sta venendo confutata.
La capitalizzazione di mercato dell'oro, pari a circa $23.000 miliardi, rimane per lo più inattiva. Bitcoin, al contrario, ora guadagna on-chain mentre i possessori ne mantengono la custodia.
Man mano che nuovi livelli sbloccano rendimenti, Bitcoin supera una soglia strutturale: da meramente passivo a produttivamente scarso.
Questo cambiamento sta ridefinendo silenziosamente il modo in cui il capitale determina il rischio, il modo in cui le istituzioni allocano le riserve e il modo in cui la teoria del portafoglio tiene conto della sicurezza. La scarsità potrebbe spiegare la stabilità dei prezzi, mentre la produttività spiega perché miner, chi applica strategie di tesoreria e fondi d'investimento ora stanno parcheggiando asset in BTC invece di limitarsi a costruirci attorno.
Un asset custodito in un caveau che genera rendimento non è più oro digitale, ma capitale produttivo.
La scarsità è importante, ma la produttività è fondamentale
Il DNA economico di Bitcoin non è cambiato: la sua offerta rimane limitata a 21 milioni, il programma di emissione è trasparente e nessuna autorità centrale può gonfiarlo o censurarlo. Scarsità, verificabilità e resistenza alla manipolazione hanno sempre contraddistinto Bitcoin, ma nel 2025 questi fattori distintivi e unici hanno iniziato a significare qualcosa di più.
Con il tasso di emissione bloccato, e nonostante i nuovi livelli di protocollo consentano a BTC di generare rendimenti on-chain, esso sta guadagnando terreno grazie alle sue potenzialità. Una nuova serie di strumenti offre ai possessori la possibilità di ottenere rendimenti reali senza rinunciare alla custodia, senza affidarsi a piattaforme centralizzate e, soprattutto, senza modificare il protocollo di base. Lasciare intatti i meccanismi fondamentali di Bitcoin, ma cambiare il modo in cui il capitale interagisce con l'asset.
Stiamo già vedendo questo effetto nella pratica. Bitcoin è l'unica crittovaluta ufficialmente detenuta in riserve sovrane: El Salvador continua ad allocare BTC nelle sue casse nazionali e un ordine esecutivo statunitense del 2025 ha riconosciuto Bitcoin come asset di riserva strategica per le infrastrutture critiche. Nel frattempo gli exchange-traded fund (ETF) spot detengono ora oltre 1,26 milioni di BTC, ovvero oltre il 6% dell'offerta totale.
Anche sul fronte del mining, i miner non si affrettano più a vendere. Al contrario, una quota crescente alloca BTC in strategie di staking e rendimento sintetico per migliorare i rendimenti a lungo termine.
Sta diventando evidente che la proposta di valore originale si è evoluta in modo sottile nella progettazione, ma profondamente nei risultati. Ciò che un tempo rendeva Bitcoin affidabile ora lo rende anche potente: un asset un tempo passivo sta diventando un asset che produce rendimento. Questo getta le basi per ciò che verrà dopo: una curva dei rendimenti nativa che si forma attorno a Bitcoin stesso, per non parlare degli asset a esso collegati.
Bitcoin guadagna senza rinunciare al controllo
Fino a poco tempo fa l'idea di ottenere un rendimento dalle crittovalute sembrava irraggiungibile. Nel caso di Bitcoin, era difficile trovare un rendimento non-custodial, almeno non senza compromettere la sua neutralità di base. Ma questa ipotesi non è più valida: oggi nuovi livelli di protocollo consentono ai possessori di utilizzare BTC in modi un tempo riservati alle piattaforme centralizzate.
Alcune piattaforme consentono ai possessori a lungo termine di puntare BTC nativi per proteggere la rete e generare rendimenti, senza dover “wrappare” l'asset o spostarlo tra le blockchain. A loro volta altre consentono agli utenti di utilizzare i propri bitcoin in app di finanza decentralizzata, guadagnando commissioni da swap e prestiti senza cederne la proprietà. Nessuno di questi sistemi richiede la consegna delle chiavi a terzi e nessuno si basa su quel tipo di giochi di rendimento poco trasparenti che hanno causato problemi in passato.
A questo punto è chiaro che non si tratta più di un progetto pilota. Inoltre strategie orientate ai miner stanno lentamente guadagnando terreno tra quelle aziende che applicano soluzioni di tesoreria senza abbandonare l'ecosistema Bitcoin. Di conseguenza sta iniziando a delinearsi una curva dei rendimenti nativa di Bitcoin e basata sulla trasparenza.
Una volta che il rendimento di Bitcoin diventa accessibile e auto-custodito, emerge un altro problema: come misurarlo? Se i protocolli diventano disponibili e accessibili, manca chiarezza. Perché senza uno standard che descriva i guadagni di BTC, investitori, chi applica strategie di tesoreria e miner si ritrovano a prendere decisioni al buio.
È il momento di confrontare il rendimento di Bitcoin
Se Bitcoin può generare un rendimento, il passo logico successivo è un modo semplice per misurarlo.
Al momento non esiste uno standard. Alcuni investitori considerano BTC come capitale di copertura; altri lo sfruttano e ne incassano i rendimenti. Tuttavia ci sono incongruenze su quale dovrebbe essere il benchmark effettivo per misurare Bitcoin, poiché non esistono asset realmente comparabili. Ad esempio, un team potrebbe bloccare le coin per una settimana ma non avere un modo semplice per spiegarne il rischio, oppure un miner potrebbe incanalare le coinbase in una strategia di rendimento ma trattarla comunque come una diversificazione del bilancio.
Consideriamo un'organizzazione autonoma decentralizzata di medie dimensioni con 1.200 BTC e sei mesi di stipendi da pagare. Deposita metà del capitale in un caveau a 30 giorni su un protocollo protetto da Bitcoin e ne ricava un rendimento. Senza una base di riferimento, però, il team non può dire se si tratti di una mossa cauta o rischiosa. La stessa scelta potrebbe essere elogiata come un'abile strategia di tesoreria, o criticata come una ricerca di rendimento, a seconda di chi analizza l'approccio.
Ciò di cui Bitcoin ha bisogno è un benchmark. Non un “tasso privo di rischio” nel senso del mercato obbligazionario, ma una base di riferimento: un rendimento ripetibile, autocustodito e on-chain che possa essere generato nativamente su Bitcoin, al netto delle commissioni, e raggruppato per durata (sette giorni, 30, 90 giorni). Una struttura sufficiente a trasformare il rendimento da una supposizione in qualcosa a cui fare riferimento e che possa essere utilizzato come benchmark.
Una volta che ciò esiste, è possibile costruire politiche, informative e strategie di tesoreria attorno a esso, e tutto ciò che supera una tale base può essere valutato per quello che è: un rischio che vale la pena correre oppure no.
Ed è qui che Bitcoin si scrolla di dosso la metafora dell'oro. Il metallo giallo non vi paga, ma un bitcoin produttivo sì. Più a lungo le strategie di tesoreria trattano BTC come un tesoro nascosto senza alcun ritorno, più è facile capire chi vuol trarre profitto dal capitale e chi lo vuole solamente conservare.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Questo articolo verte tutto su mettere a rendita BTC, ma non parla di come sia possibile farlo. e non mi sembra possibile se non mettendo a collaterale per prendere un prestito e fare altri investimenti rischiosi o vendendo opzioni.
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