martedì 28 ottobre 2025

Per ragioni di sicurezza nazionale, c'è bisogno di uranio estratto in America

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Ivan Maldonado

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/per-ragioni-di-sicurezza-nazionale)

Forse è ancora troppo presto per celebrare la rinascita dell'energia nucleare negli Stati Uniti, ma si sta verificando un'impennata di attività che dovrebbe portare alla diffusione di una nuova generazione di centrali nucleari avanzate e piccoli reattori modulari.

Ciò è particolarmente vero per i principali consumatori di energia industriale, tra cui ora rientrano anche i data center, dove esiste un forte incentivo economico a utilizzare maggiormente l'energia nucleare al posto del gas naturale e delle energie rinnovabili intermittenti.

In Illinois Meta ha di recente firmato un accordo a lungo termine per l'acquisto di energia nucleare dalla centrale nucleare di Constellation a Clinton, l'ultimo di una serie di accordi tra le grandi aziende tecnologiche e l'industria nucleare. Constellation ha anche dichiarato che avrebbe riavviato l'Unità Uno di Three Mile Island in Pennsylvania e venduto l'energia a Microsoft nell'ambito di un accordo ventennale. Anche Google ha accettato di finanziare lo sviluppo di piccoli reattori modulari, o SMR, in tre nuovi siti nucleari in Oregon. TVA prevede di costruire SMR nel suo sito di Clinch River e Kairos Power ha un progetto per un reattore avanzato a sali fusi. Inoltre Amazon, Google e Meta hanno firmato a marzo un impegno che prevede di triplicare l'energia nucleare a livello mondiale entro il 2050.

Aggiungere l'energia nucleare alla nostra lista di opzioni energetiche ha senso perché è l'unico modo per generare grandi quantità di elettricità a zero emissioni in modo affidabile per data center, veicoli elettrici e industrie alimentati dall'intelligenza artificiale. Ma la crescente domanda di elettricità e di energia nucleare evidenzia una questione seria: chi fornirà le enormi quantità di uranio necessarie per alimentare le centrali nucleari?

Attualmente il 95% dell'uranio utilizzato negli impianti nucleari statunitensi viene importato da altri Paesi, con la Russia e gli ex-stati sovietici che inondano il mercato mondiale e spingono gli altri fuori dal mercato. Anche la Cina sta rapidamente espandendo la sua influenza nella catena di approvvigionamento globale dell'uranio, ma la dipendenza americana dalle importazioni di uranio non è dovuta alla mancanza di risorse interne.

Infatti a metà degli anni '70 gli Stati Uniti erano l'unico fornitore di uranio arricchito in Occidente e gli affari prosperavano. Da allora i prezzi artificialmente bassi – e l'antagonismo politico nei confronti della produzione nazionale – hanno costretto i clienti statunitensi a cedere il passo alla concorrenza estera. Attualmente negli Stati Uniti sono operative solo cinque miniere di uranio, contro le diverse decine degli anni '70 e le 20 nel 2009.

Una crisi dell'uranio potrebbe non essere imminente, ma le implicazioni a lungo termine dell'acquisto di uranio estero a basso costo anziché dalle compagnie minerarie statunitensi sono preoccupanti, in particolare per la difesa nazionale, inclusa la flotta di portaerei e sottomarini nucleari della Marina. Anche la flotta nazionale di 94 centrali nucleari richiede una fornitura affidabile di uranio.

Le industrie americane, compresa la nostra base industriale della difesa, sono attualmente sottoposte a un'enorme pressione a causa delle restrizioni cinesi sulle esportazioni di commodity, comprese le terre rare. Sappiamo fin troppo bene che l'era dell'eccessiva dipendenza dalle importazioni di commodity deve finire. Questa è una vulnerabilità economica, energetica e di sicurezza nazionale che è diventata insostenibile.

Dato il rischio di un'interruzione delle importazioni di uranio, o di un'impennata del prezzo dello stesso,  c'è bisogno di una politica governativa per contrastare la minaccia alla sicurezza nazionale e all'economia americana. Il presidente Trump ha di recente affermato che l'amministrazione elaborerà raccomandazioni per rilanciare ed espandere la produzione di uranio statunitense. Questo è un buon primo passo, ma dobbiamo far coincidere le intenzioni con i fatti.

La dipendenza americana dalle commodity importate, in particolare da Paesi avversari, rappresenta una grave minaccia per la sicurezza nazionale. E causerà seri problemi a settori chiave della economia americana se non si interviene al più presto per incrementare la produzione interna. Per queste ragioni gli Stati Uniti si trovano ora ad affrontare una sfida monumentale: aumentare la produzione di uranio, diversificare le catene di approvvigionamento per proteggere la sicurezza nazionale e farlo in modo sostenibile.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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